SPURIO MARIA GRAZIA Recensione Titolo: “Introduzione alla psicologia dello sviluppo sociale “ Autori: Petruccelli Irene. N .° pagine: 187 Argomento trattato: La progressione individuale delle capacità sociali e delle competenze specifiche nelle diverse fasi dello sviluppo. L’autrice pone l’accento sull’individuo e sulla progressione delle sue competenze di interazione sociale nel corso della crescita e dello sviluppo come attore sociale. Si parte, con il primo capitolo, da una panoramica sulle differenti teorie di riferimento della psicologia dello sviluppo sociale del ventesimo secolo. Il comportamentismo, o psicologia comportamentale, è un approccio proposto dallo psicologo John Watson agli inizi del Novecento, e si basa sull'assunto che il comportamento esplicito dell'individuo rappresenta l'unica unità di analisi scientificamente studiabile della psicologia. Il punto di partenza dell’osservazione dello studioso, pertanto, è rappresentato esclusivamente da ciò su cui si può condurre una osservazione diretta, senza procedere per analogia. Il campo di osservazione dello psicologo ricomprende l’ambiente nel quale si muove l’attore sociale, in quanto da esso si è direttamente influenzati. Il paradigma di base di Watson prevede che ad un dato stimolo S si può prevedere la risposta (S—R) e viceversa, infatti egli mise a punto una serie di esperimenti che coinvolgevano bambini, nei quali essi venivano indotti a reagire ad uno stimolo condizionato con una risposta condizionata. Sebbene in questo tipo di approccio possano ravvisarsi dei limiti quali quello di studiare unità comportamentali troppo limitate, esso ha il merito di aver condotto studi significativi, sui quali altri studiosi come Skinner e Pavlov si sarebbero ispirati per studiare il meccanismo S – R, sul comportamento degli animali. Le teorie dell'evoluzione di Darwin si erano infatti mosse nella direzione di affermare che fra l'uomo e le altre specie animali non vi era una differenza dicotomica per la presenza o meno di un'anima. Pertanto, era possibile condurre ricerca psicologica anche con animali, con una serie di incomparabili vantaggi: avere libertà nelle procedure (sperimentazioni lunghe e stressanti) allo scopo di controllare variabili concomitanti (alimentazione, riposo, attività, condizioni di vita), ed avere la possibilità di conoscere e di controllare l'influenza dell'esperienza passata sulle azioni compiute. Sulla base dell'esame del comportamento osservabile dall'esterno, il cosiddetto "comportamento manifesto", Watson affermò che «la vera psicologia degli animali doveva semplicemente considerare il loro comportamento, dato che questo è l'oggetto di studio della psicologia». Ciò è verificabile considerando ad esempio l'apprendimento. Un ratto addestrato a percorrere un labirinto apprendeva una sequenza di movimenti piuttosto che una nozione su come agire. Questo, secondo Watson, questo era lo stesso meccanismo che regolamentava l’apprendimento umano. Sulla stessa linea di pensiero, Pavlov associò ad uno stimolo incondizionato di tipo naturale, uno condizionato di tipo artificiale, secondo il paradigma del condizionamento classico. Di condizionamento operante parlò invece Skinner, che con l’ esperimento del piccione in gabbia, volle dimostrare che era possibile invertire le fasi del condizionamento classico, con una Risposta precede lo Stimolo che funge da Risposta. Dott. M. Grazia Spurio Recensione n.9 “Introduzione alla psicologia dello sviluppo sociale “ Pagina 1 Bandura invece, con l’apprendimento imitativo, sottolineò che l’apprendimento dei comportamenti può anche avvenire per osservazione di rinforzi ricevuti da altri. Punto focale nella teoria comportamentista, è il meccanismo di premi e punizioni che rinforzano un dato comportamento e che sono tutti propri dell’ambiente in cui è inserito l’individuo.Il neo – comportamentismo supera in parte le posizioni del comportamentismo introducendo fattori medianti tra lo stimolo e la risposta e riconsegnando all’individuo una complessità emotiva e di pensiero di cui era stato privato con il comportamentismo classico. Il modello Stimolo – Risposta (S –R) diviene quindi Stimolo – Organismo – Risposta (S – O – R). Ricompense e punizioni influiscono sugli atteggiamenti (la tendenza psicologica espressa misurando il grado di favore o sfavore nei confronti di una data azione) ma anche sui sentimenti interni che generano le azioni. Tolman propone di studiare questo meccanismo scomponendo l’agire individuale in singoli episodi di comportamento. Essi vengono analizzati allo scopo di comprendere il movente, o origine dell’azione, ed il suo ‘fine’, cioè lo scopo verso cui si tende. Il modello S – O – R è destinato però ad arricchirsi di ulteriori elementi. Il cognitivismo, infatti, pone di nuovo al centro dell’attenzione l’individuo con le sue capacità cognitive di elaborazione della realtà, di stimoli esterni, ma parallelamente, di stimoli interni. Marcus e Zajonc propongono il modello Organismo – Stimolo – Organismo – Risposta (O –S – O – R). Il modello di funzionamento è assimilato metaforicamente a quello di un software che elabora informazioni provenienti dall'esterno restituendo a sua volta informazioni sotto forma di rappresentazione della conoscenza , organizzata in reti semantiche e cognitive. Il modello nasce quindi in parziale contrapposizione con il comportamentismo; i maggiori esponenti della sua prima fase di sviluppo sono Lewin – Heider – Asch, così come anche Kohler e Koffka, tutti autori influenzati dalle teorie della Gestalt, la quale afferma che noi non vediamo le cose come esse sono oggettivamente, ma attraverso una nostra interpretazione. Essi pertanto, studiarono i meccanismi grazie ai quali i processi interni degli individui danno forma al mondo esterno. In questa stessa direzione, colui che può definirsi padre della psicologia sociale moderna, Kurt Lewin, recepì l'idea che la nostra esperienza non è costituita da un insieme di elementi puntiformi che si associano, ma da percezioni strutturate di oggetti e/o reti di relazioni, e che solo in questo campo di relazioni trovano il loro significato. Egli fu tra i primi ricercatori a studiare le dinamiche dei gruppi e lo sviluppo delle organizzazioni. Il concetto base di Lewin è quello di ricerca- azione, esso identifica una sequenza epistemologica composta da pianificazione dell'azione e verifica dei suoi possibili effetti. Tale sequenza, sviluppandosi nel tempo secondo un movimento a spirale, caratterizza il percorso scientifico. Suo grande merito è stato quello di sviluppare una teoria generale del comportamento umano, che va sotto il nome di teoria del campo, secondo la quale la rappresentazione del mondo è il fattore responsabile delle azioni degli uomini e il modo in cui ci costruiamo il mondo, e varia a seconda dei nostri scopi e bisogni. Bruner aggiunge un’attenzione particolare agli stimoli interni ( scopi, bisogni, paure) nello studio dei meccanismi che regolano la percezione e l’attività cognitiva. La loro influenza è così forte, secondo Bruner, che può cambiare finanche la percezione degli oggetti fisici. I fattori motivazionali perdono successivamente di importanza nella seconda fase del cognitivismo, nota con il nome di social cognition, o cognitivismo sociale, in favore dello studio della percezione interpersonale. Vengono definiti ‘freddi’ i processi cognitivi che riguardano il comportamento sociale, ‘caldi’ quelli che sono influenzati da fattori motivazionali. Un elemento importante è costituito dalle esperienze pregresse dell’individuo nella sua formulazione di giudizi sociali. Il comportamento umano viene preso in esame come un meccanismo mediato dai significati che gli attori sociali attribuiscono alla situazione, secondo l’interazionismo simbolico, sottolineando la natura pluralistica della società ,il relativismo culturale e sociale delle norme e delle regole etiche e sociali e la visione del sé come socialmente strutturato. Esso si occupa principalmente dell'interazione sociale che ha luogo nella vita quotidiana della gente. Dott. M. Grazia Spurio Recensione n.9 “Introduzione alla psicologia dello sviluppo sociale “ Pagina 2 L’interazione, ed il significato che ciascuno attribuisce ad essa, determina il giudizio che si ha di sé e degli altri. I bambini, tramite il gioco di ruolo, imparano a collocarsi nella prospettiva dell’ “altro generalizzato”. Mead ha osservato come gli esseri umani iniziano a conoscere il mondo sociale tramite il "gioco" e la "competizione". I bambini assumono nel gioco i diversi ruoli che osservano nella società "adulta" e interpretandoli giocando essi cercano di acquisire una comprensione dei differenti ruoli sociali. Per esempio, il bambino diventa prima poliziotto e poi ladro durante il gioco di "guardie e ladri", diventa anche prima dottore e poi paziente quando fa il gioco del "Dottore". Come risultato i bambini imparano a diventare soggetto ed oggetto e iniziano a costruire il proprio sé. Tuttavia, manca ancora un senso generale e organizzato di se stesso. Infatti nel gioco semplice il bambino può anche assumere i ruoli delle persone che fanno parte della sua vita, parlando a se stesso nel modo in cui secondo lui, parlerebbe il soggetto che sta interpretando. Il gioco organizzato, invece, fa sì che il bambino acquisisca la capacità di assumere in contemporanea i ruoli di tutti quelli che partecipano con lui a quella attività, in modo che il suo ruolo sia coordinato a quello degli altri. In questa fase si costruisce “l’altro generalizzato” con cui s’intende la comprensione di una data attività e del posto occupato dagli attori in quella data attività dalla prospettiva di tutti gli altri esercitanti quell'attività. Attraverso la comprensione di "l'altro generalizzato" il bambino costruisce il proprio sé, mentre l'individuo adulto capisce che tipo di comportamento è previsto, appropriato e così via, in differenti contesti sociali. Il meccanismo di prospettiva preso insieme agli atti sociali è lo scambio di posizioni sociali. Nella teoria dell’attaccamento, l’ esperienza quotidiana che il bambino ha con il caregiver (colui che si prende cura di lui), determina lo sviluppo della sua personalità futura. Bowlby distingue tra diverse tipologie di attaccamento: legame, sistema, comportamento. La Ainsworth, sua allieva, utilizzò l’espressione “base sicura” per capire se un bambino ha sviluppato un legame di attaccamento. La valutazione viene fatta attraverso otto episodi ( da lei stessa messi a punto da lei stessa nella “Strange Situation” cioè nella osservazione dell’interazione tra madre e bambino) ciascuno della durata di tre minuti, dove il bambino veniva sottoposto a situazioni potenzialmente generatrici di "stress relazionale”.La Strange Situation permette una classificazione dei bambini in tre tipologie di attaccamento: attaccamento sicuro, attaccamento insicuro-evitante, attaccamento insicuro-ambivalente. • sicuro: il bambino esplora l'ambiente e gioca sotto lo sguardo vigile della madre con cui interagisce. Quando la madre esce e rimane con lo sconosciuto il bambino è visibilmente turbato. Al ritorno della madre si tranquillizza e si lascia consolare. • insicuro-evitante: il bambino esplora l'ambiente ignorando la madre, è indifferente alla sua uscita e non si lascia avvicinare al suo ritorno. • insicuro-ambivalente il bambino ha comportamenti contraddittori nei confronti della madre, a tratti la ignora, a tratti cerca il contatto. Quando la madre se ne va e poi ritorna risulta inconsolabile. Attraverso queste sperimentazioni con la strange situation, Mary Ainsworth e John Bowlby hanno potuto notare come il comportamento di attaccamento, osservato tra la madre e il suo bambino, quando riesce a costituire una "base sicura" a cui il bambino potesse ritornare in qualsiasi momento, gli consentiva di avere un senso di fiducia in se stesso, favorendone progressivamente l'autonomia e permettendo così di esplorare serenamente l’ ambiente circostante.La social cognition, di cui Bandura è il principale esponente, si basa su un modello causale di lettura dell’azione. Esso prende in considerazione: l’ ambiente, il contesto, la persona con le sue caratteristiche fisiche, cognitive ed affettive, comportamento e condotta, il tutto secondo il “determinismo triadico reciproco”. Secondo tale teoria, l’azione è il risultato di un’interazione tra fattori ambientali, cognitivi, affettivi, biologici, e la condotta. L’apprendimento, pertanto, avviene a seguito dell’osservazione, l’insegnamento e l’imitazione del modello. Dott. M. Grazia Spurio Recensione n.9 “Introduzione alla psicologia dello sviluppo sociale “ Pagina 3 I concetti chiave per l’apprendimento nella teoria social cognitiva sono l’autoefficacia, l’autoregolazione, il disimpegno morale e l’apprendimento osservativo. Anche l’integrazione ha delle implicazioni cognitive, in quanto vengono riorganizzati comportamenti appresi in precedenza. Il volume approfondisce ampiamente il tema dello sviluppo delle dimensioni sociali del Sé. Nell’ottica sociale, il sé si costruisce attraverso l’interazione, grazie all’identificazione/differenziazione dagli altri e contestualmente orienta l’atteggiamento ed il comportamento dell’individuo nei confronti degli altri. William James parlò di Sé empirico, articolato in un Sé materiale (il proprio corpo, i genitori, i vestiti, la casa), un sé sociale ( cioè come gli altri mi vedono), un Sé spirituale (il proprio essere interiore, le proprie capacità personali, etc.). Piaget afferma che la conoscenza è un processo di costruzione continua, ed in questo processo la socializzazione e lo sviluppo psicosociale sono parti integranti. Il bambino diventa gradualmente un uomo grazie alle attività, inizialmente determinate da riflessi innati, che successivamente creano delle modificazioni nell’attore sociale grazie agli scambi con l’ambiente. Anche Mead sosteneva l’idea che il Sé andasse costruito nel tempo e non esistesse automaticamente alla nascita, in quanto intrinsecamente legato a due condizioni: la capacità di produrre degli stimoli e la capacità di assumere gli atteggiamenti degli altri. Pertanto, in base a questa teoria, solamente quando un individuo riesce a far riferimento a simboli e oggetti dell’ambiente che lo circonda, potrà definire il Sé perché si mette in relazione ad essi, mentre il linguaggio rappresenta uno strumento che permette di partecipare ad un atto sociale. Erikson ha affermato che il Sé si sviluppa, dall’ dall’infanzia alla vecchiaia, attraverso fasi di sviluppo che però non seguono uno schema evolutivo costante in quanto ogni individuo segue ritmi evolutivi differenti. Secondo Bronfenbrenner il progressivo adattamento tra l’individuo che cresce e l’ambiente circostante è centrale, il suo si definisce infatti un modello ecologico. Bandura , invece, ritiene che per costruire e successivamente conservare una buona idea di Séil soggetto adotta strategie di mantenimento. Il Sé nasce quindi attraverso l’interazione con gli altri, e successivamente vengono messi in atto processi di autoregolazione e autocontrollo che costituiscono il processo di cognitive self-management. Legato al concetto del Sé, troviamo il concetto di autoefficacia, ossia la percezione che una persona ha della propria competenza nell’ambiente. Essa influenza la scelta dei comportamenti e viene costruita gradatamente nella vita di ognuno, a partire dall’esperienza passata ed incide sulle capacità di problemsolving. Il terzo capitolo parla dell’influenza sociale, dei gruppi sociali e della loro importanza nella formazione dell’identità della persona. Il gruppo, definito da Shaw l’insieme di due o più persone che interagiscono e comunicano e da Lewin come totalità dinamica basata sull’interdipendenza e non sulla somiglianza, fissa i criteri che definiscono atteggiamenti, credenze, comportamenti, distribuisce premi e punizioni. Si genera pertanto una vera e propria dipendenza, sulla quale Deutsch e Gerard hanno elaborato una teoria, determinata da una influenza di tipo normativo – si desidera evitare conseguenze negative e si desidera ottenere conseguenze positivo, e di tipo informativo – si traggono informazioni sulla realtà attraverso il comportamento altrui. In base a questa teoria c’è una forte spinta verso l’uniformità, che ci salva dal dubbio. Il conformismo, infatti, si ha quando l’individuo cede alle pressioni sociali per il raggiungimento degli scopi del gruppo. La dimensione e la coesione del gruppo, l’ unanimità della maggioranza, la rilevanza dell’argomento, il prestigio della maggioranza, l’ ambiguità dello stimolo, prospettive di interazione futura, sono tutti fattori che rinforzano la spinta al conformismo. I gruppi sono classificabili in estesi e ristretti o, in base alle caratteristiche della relazione tra i membri, in gruppi primari e i gruppi secondari. Status e ruoli sociali determinano le modalità di interazione tra i membri di ogni gruppo. Per status definiamo la posizione che una persona occupa in un gruppo sociale, mentre il ruolo sociali è la ‘parte’ dagli altri attribuita. I gruppi sono regolamentati da norme, ossia abitudini, tradizioni, regole, valori e mode. Tra i fenomeni di gruppo maggiormente studiati e documentati troviamo la pigrizia sociale, la presa di decisione del gruppo, il pensiero di gruppo. Dott. M. Grazia Spurio Recensione n.9 “Introduzione alla psicologia dello sviluppo sociale “ Pagina 4 Dall’esame del rapporto tra individuo e gruppo o società sono derivati assunti molto diversi tra loro. Per citarne alcuni, per Tarde e Allport i gruppi sono la somma degli individui che li compongono e per questo i fenomeni sociali vanno spiegati sulla base dei processi psicologici individuali. Per Durkeim i gruppi hanno invece una realtà indipendente da quella degli individui. Mead e Aschhanno superato la contrapposizione tra le due tesi, ammettendone la rispettiva validità in quanto i singoli individui sono inseriti contemporaneamente in più sistemi di forze sociali.Il quarto capitolo del testo si occupa della rappresentazione del mondo sociale in età evolutiva. Secondo Kant la conoscenza è soggettiva, in quanto la mente raccoglie dati ed informazioni ai quali poi attribuisce un senso. Questo approccio cognitivo è alla base della psicologia della Gestalt. La motivazione è ciò che spinge un individuo ad agire, egli interpreta la realtà valendosi di strutture cognitive sue proprie. Attore sociale è colui che agisce socialmente, ed al tempo stesso diventa spettatore non solo del comportamento degli altri, ma anche del proprio. Secondo il modello descrittivo dell’economizzatore delle risorse cognitive”, lo spettatore può comunque incorrere in errori di giudizio e di ragionamento sociale per motivi cognitivi, in quanto si ricorre spesso a scorciatoie di pensiero. Alcuni autori hanno messo in evidenza come la percezione della realtà esterna viene costruita in base a degli schemi preesistenti rispetto agli stimoli che da essa acquisiamo. Questi schemi organizzano le informazioni, con lo scopo di facilitare i processi di conoscenza, secondo un processo dall’alto verso il basso (top-down), e quindi partendo da conoscenze e teorie già presenti nella nostra memoria, o secondo processi di conoscenza bottom-up, nei quali l’analisi si basa su dati appena raccolti attraverso la percezione. Gli schemi possono essere di persona, di Sé, di ruolo, o di eventi. Le persone tendono anche ad effettuare delle categorizzazioni sociali degli altri, utilizzando il ‘filtro’ degli ideali, attivisti sociali e persone religiose. Per rappresentazioni sociali invece si intende una forma di conoscenza, socialmente elaborata e condivisa, avente un fine pratico e concorrente alla costruzione di una realtà comune. Sono costituite da elementi diversi: informativi, cognitivi, normativi, credenze, opinioni, valori, ecc… e rendono familiare ciò che è estraneo e lontano dalle esperienze delle persone avendo come riferimento il rapporto del singolo individuo con gli altri. Centro d’interesse della cognizione sociale sono le strutture e i processi che permettono alle persone di accumulare conoscenza sulla loro realtà e trasformarla per adattarla ai propri bisogni. Per atteggiamento invece, si può definire la disposizione di ogni persona di produrre risposte emotive, sentimentali, comportamentali, determinate dall'ambiente familiare, sociale o lavorativo, riguardo a situazioni, gruppi o oggetti. IL modo di vedere, quindi, che si forma attraverso l’esperienza e che nel tempo può cambiare ma anche produrre particolari tipi di atteggiamenti che costituiscono una modalità di interpretazione della realtà: i pregiudizi e gli stereotipi. Infine, il quinto capitolo affronta il tema dell’antisocialità e prosocialità nello sviluppo. L’antisocialità può diventare una vera e propria patologia, nel disprezzo del soggetto per le regole e le leggi della società, caratterizzato da un comportamento impulsivo e dall'incapacità di assumersi responsabilità con un sentimento di indifferenza nei confronti dei sentimenti altrui. Al contrario, fenomeni di pro socialità vengono rintracciati nel ruolo dell’empatia, quello specifico modo di sentire dentro, che crea un forte legame interpersonale e al tempo stesso costituisce un potente mezzo di cambiamento. L’ultimo argomento trattato dal capitolo quinto è il bullismo, illustrando le diverse forme sotto cui si presenta il fenomeno e gli stili genitoriali che costituiscono fattori di rischio perché possono favorire l’insorgere di questo comportamento antisociale. Esistono tuttavia anche dei fattori protettivi, che prevengono l’insorgere del fenomeno, tra i quali troviamo la resilienza, ossia una funzione psichica che aiuta a far fronte in maniera positiva agli eventi traumatici di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà. È la capacità di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza perdere la propria umanità Le persone resilienti riescono a fronteggiare efficacemente le contrarietà, dando al tempo stesso nuovo slancio alla propria esistenza fino al punto di raggiungere mete importanti. Dott. M. Grazia Spurio Recensione n.9 “Introduzione alla psicologia dello sviluppo sociale “ Pagina 5 Tesi sostenuta: E’ impossibile pensare all’individuo prescindendo dal gruppo sociale di cui esso fa parte. Sin dall’infanzia infatti, il Sé nasce e si sviluppa in stretta connessione all’interazione sociale. L’apprendimento stesso è determinato socialmente. Nell’analisi storica degli orientamenti psicologici l’autrice pone l’accento su come l’individuo, con le proprie strutture e capacità cognitive, abbia via via acquisito un ruolo sempre più centrale nella costruzione della realtà, affrancandosi così dall’originario modello S – O in favore di un modello più complesso, ed al tempo stesso più affascinante, che chiama in causa un modo di porsi assolutamente diverso per ogni individuo. Gli stessi schemi di comportamento e di crescita vengono relativizzati a motivo delle diversità contestuali e personali. Considerazioni personali: L’argomento della Psicologia Sociale viene trattato in modo approfondito ma al tempo stesso avvincente. Le tesi dei diversi autori vengono presentate in maniera cronologica e riproposte in relazione ai diversi concetti spiegati per illustrare il loro personale apporto in relazione ad essi. I molteplici rimandi agli esperimenti pratici ed agli studi sul campo permettono al lettore di afferrare pienamente il significato di ognuno degli orientamenti psicologici rappresentati. L’argomentazione del quarto capitolo sulla rappresentazione del mondo sociale in età evolutiva risulta particolarmente efficace con riferimento alle prospettive di sviluppo. Significativo anche l’interconnessione evidenziata tra il saper fronteggiare il fenomeno del bullismo e la funzione psichica della relienza. Dott. Maria Grazia Spurio Dott. M. Grazia Spurio Recensione n.9 “Introduzione alla psicologia dello sviluppo sociale “ Pagina 6