Quando c`è cultura del gender e sesso esplicito nel

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DOMENICA 4 MAGGIO 2014
I TITOLI
1. Papa Francesco: “Io ho pianto quando ho visto sui media “la notizia” di cristiani crocifissi
2. Sbarchi e accoglienza di immigrati: è tutto da ripensare
3. E’ morto Don Francesco Salvarani docente in seminario e nelle scuole statali
4. Domenica 11 maggio ordinazione di quattro diaconi avviati al ministero sacerdotale
5. Suor Silvia Scaravelli di Boretto ha emesso i voti perpetui nelle Francescane dell’Immacolata di
Palagano
6. Concerto in Cattedrale nel decennale della scomparsa di Maria Vittoria Visconti Spallanzani,
(Joio) cofondatrice della Mensa del Vescovo
7. La buona notizia: L’Irlanda del Nord dice no al matrimonio fra omosessuali
TERZA PAGINA: Quando c’è cultura del gender e sesso esplicito nel libro da leggere in classe…
NOTIZIE IN BREVE
PRIMA PAGINA
1. “Io ho pianto, ha detto il Papa, quando ho visto sui media “la notizia” di “cristiani crocifissi in
un certo Paese non cristiano. Anche oggi – ha sottolineato - c’è questa gente che, in nome di Dio,
uccide, perseguita. E anche oggi" vediamo tanti che, "come gli apostoli”, sono “lieti di essere stati
giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù”.
Così si è espresso Francesco all’omelia nella Cappella della Casa Santa Marta venerdì 2 maggio.
Non è certo uomo incline al sentimentalismo, ma non ha avuto remore a confessare le sue lacrime.
Si riferiva alla testimonianza di alcuni supplizi fatta una decina di giorni fa da una religiosa siriana,
suor Raghida, ripresa dalla Radio Vaticana e da Avvenire. Racconta la religiosa che alcuni cristiani
del suo Paese sono stati crocefissi per aver rifiutato di abiurare il loro credo e abbracciare l'Islam. In
questo modo la suora ha denunciato atrocità commesse dai ribelli jihadisti nelle città e nei villaggi
da loro occupati.
"A Maalula - ha detto la religiosa - hanno crocefisso due ragazzi perché non hanno voluto recitare la
shahada (formula con cui i musulmani dichiarano la loro fede. Allora i jihadisti hanno detto: "Voi
volete morire come il vostro maestro nel quale credete? A voi la scelta: o recitate l'abiura, oppure
sarete crocifissi". Uno è stato crocefisso - ha continuato la religiosa siriana - davanti al suo papà,
che poi è stato ucciso a sua volta.
Ad Abra, nella zona industriale, alla periferia di Damasco: appena entrati in città i jihadisti hanno
cominciato a uccidere gli uomini, le donne e i bambini. E dopo il massacro, prendevano le teste e ci
giocavano a calcio. Per quanto riguarda le donne incinte, prendevano i loro feti e li impiccavano
agli alberi con i cordoni ombelicali". Fin qui la testimonianza di suor Raghida.
Il Papa venerdì scorso l'ha implicitamente commentata: "Anche oggi c'è questa gente che, in nome
di Dio, uccide, perseguita. Ci sono tanti padroni delle coscienze". "Oggi ce ne sono tanti! - ha
proseguito - Pensate che in alcuni Paesi, soltanto per portare il Vangelo, vai in carcere. Tu non puoi
portare una croce: ti faranno pagare la multa.".
Riguardo invece ad altre immagini di uomini crocefissi diffuse su Internet, provenienti dalla città di
Raqqa nel Nord della Siria, l'identità non è certa. Secondo lo studioso Aymenn Jawad Al-Tamimi,
("Ginsburg Fellow" al Middle East Forum) esperto di gruppi jihadisti in Siria e in Iraq, "c'è una
piccola possibilità che essi siano cristiani, e in ogni caso sono stati puniti perché ritenuti colpevoli
d'avere compiuto attentati contro l'Isis" (il cosiddetto Stato islamico d'Iraq e del Levante, un gruppo
rinnegato di Al Qaeda che da mesi controlla Raqqa e la provincia, dove ha creato un emirato).
A giudicare dalle fotografie, è probabile che gli uomini siano stati torturati e uccisi prima d'essere
crocifissi. L'Isis non esita a ricorrere a ogni tipo di tortura. Ritengono di essere uno Stato islamico,
il rappresentante di Dio e del Profeta Maometto, dei quali credono d'incarnare la volontà. Perciò,
chiunque intraprenda una guerra contro l'Isis, secondo la loro ideologia conduce la guerra contro
Dio e il Profeta Maometto. E va punito applicando quanto stabilito dal Corano, al capitolo 5, verso
33: "Il castigo per chi muove guerra ad Allah e al suo Messaggero, e lotta con forza e sparge
misfatti e corruzione sulla terra è: esecuzione o crocifissione o amputazione di mani e piedi di lati
opposti o l'espulsione dalla terra (ossia l'esilio): questa è la loro ignominia in questo mondo e
subiranno una terribile punizione nell'altro. In questo caso però la crocifissione non ha alcun legame
con il simbolo cristiano".
Le lacrime del Papa, comunque, sono per tutti gli uomini, cristiani o no, torturati e barbaramente
uccisi. Francesco si appresta, alla fine di maggio, a una delicata missione in Medio Oriente,
visitando Israele, Territori palestinesi e Giordania. Ma sarà un viaggio che non mancherà di
affrontare la guerra in Siria e le sofferenze dei cristiani perseguitati. Ha detto venerdì il Segretario
di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin: "La presenza del Papa in Terra Santa certamente sarà
uno stimolo e un richiamo alla pace: questo l'hanno sempre fatto, i Papi, ogni volta che sono andati
in Terra Santa. Sarà uno stimolo e un impulso anche al negoziato tra israeliani e palestinesi".
2. Arrivano centinaia di immigrati in Sicilia. Sul molo di Palermo il 1° maggio si fa fronte
all’emergenza: ambulanze, medici specialistici, un pacchetto con il pranzo e le scarpe per tutti.
Riunioni fino a tarda sera giovedì scorso per trovare a ciascuno un luogo dignitoso dove trascorrere
le prime notti sotto un tetto, dopo tanto, troppo tempo in fuga.
C’è la consapevolezza che una parte consistente di quei migranti che finalmente hanno toccato terra
non vuole stare qui un minuto più del necessario. Lo dicono gli operatori della Caritas e degli enti di
accoglienza; lo pensano e lo sussurrano a mezza voce le forze dell' ordine, che li vedono andare via
nell' arco di poche ore.
«Ma che accoglienza è questa? Serve una linea comune di tutta l' Europa. Noi facciamo di tutto per
offrire loro un' accoglienza adeguata, ma in tantissimi se ne vanno prima ancora di arrivare nei
centri a cui sono destinati», afferma Mario Sedia, vicedirettore della Caritas diocesana di Palermo,
mentre con tutti gli operatori si sbraccia per consegnare a ciascuno dei 358 migranti giunti nel porto
del capoluogo siciliano un sacchetto con pane, succo di frutta, acqua e le scarpe. Un contributo di
assistenza importante, grazie ai fondi dell' 8 per mille, a cui si aggiunge anche l' accoglienza di 40
fra donne e minori in una struttura della Caritas nel cuore del centro storico.
Giovedì erano state mandate da Trapani altre 20 donne e il giorno prima 32, tutte nigeriane ed
eritree, ma se ne sono andate via. Gli altri migranti vengono trasferiti in pullman in alcune strutture
della provincia di Palermo.
Nonostante la difficoltà di fornire una risposta concreta alla grande emergenza immigrazione che
preme dal Mediterraneo sulle coste della Sicilia, gli operatori, i volontari e le istituzioni continuano
senza sosta a dare l' esempio. Mentre al molo Pontone, lentamente, scendono dalla nave Libra i 358
migranti di diversa nazionalità (Nigeria, Belize, Ghana, Mali, Sudan, Siria, Palestina, Egitto,
Somalia) accolti da tutte le autorità, al porto di Augusta, negli ultimi mesi avanguardia dell'
accoglienza assieme a Pozzallo.
I numeri raccontano da soli la situazione di collasso delle strutture di accoglienza siciliane. Tra i
358 richiedenti asilo giunti a Palermo, ci sono anche 43 donne, una delle quali nigeriana in
gravidanza di otto mesi e 24 bambini, di cui uno di appena nove mesi. Sono loro, quei piccoli
africani che riescono a trovare il modo di giocare anche in mezzo al mare, tra scialuppe e gomene, i
protagonisti della giornata. Si mettono in posa per i fotografi, corrono dal ponte coperto dove si
trovano le loro mamme a quello scoperto di poppa dove trovano i papà.
Ad accogliere i migranti circa quaranta operatori sanitari dell' Azienda sanitaria di Palermo, col
commissario straordinario Antonino Candela, e 8 mediatori culturali. «Palermo si conferma città
dell' accoglienza», afferma il sindaco Leoluca Orlando. «Dobbiamo essere solidali con questi nostri
fratelli che stanno cercando di crearsi una prospettiva di vita migliore», aggiunge l' arcivescovo,
cardinale Paolo Romeo. «C' è stata una totale collaborazione fra tutti i soggetti coinvolti», assicura
il prefetto Francesca Cannizzo.
Venerdì 2 maggio anche Messina si è ritrovata con l' arrivo di 266 profughi, tra cui 45 minori e 69
donne di cui 6 in gravidanza.
La tendopoli allestita dalla prefettura a Palanebiolo, però, accoglie già oltre 300 persone. E il primo
maggio a Trapani sono arrivati 362 eritrei, 47 nigeriani, 11 siriani, 2 tunisini, un etiope e un
maliano, una decina di neonati e 27 bambini. E, mentre le forze dell' ordine indagano sulla presenza
di eventuali scafisti, un egiziano di 28 anni, riconosciuto dagli stessi migranti, è stato arrestato a
Pozzallo, nel ragusano, perché ritenuto lo scafista che ha pilotato un barcone con 327 eritrei.
Nonostante gli sforzi compiuti l’accoglienza è tutta da ripensare e l’Europa non può scaricarla
sull’Italia.
3. Alle 3 di notte di martedì 29 aprile, nella Casa della Carità di Scandiano, è morto don Francesco
Salvarani, sacerdote dalla vasta cultura e dalla profonda spiritualità.
Era nato a Pratissolo il 19 gennaio 1926 e aveva ricevuto l’ordinazione presbiterale nel 1949.
Successivamente era stato inviato come vicario cooperatore per periodi di un anno a Rubiera,
Regina Pacis e Masone, poi per un biennio a Rivalta (1952-1954), quindi a Gavassa (1954-1955), di
nuovo a Rivalta (1955-1957), a San Terenziano di Cavriago (1957-1961) e a Fogliano (1962-1976).
Nel frattempo aveva assunto per un anno gli incarichi di vice assistente diocesano della Gioventù
Femminile di Azione Cattolica (1955-1956) e di assistente diocesano dei Maestri cattolici (19621963).
Soprattutto, fin dagli anni Cinquanta del secolo scorso don Salvarani avviò una lunga attività di
insegnamento in campo letterario e filosofico: per vent’anni (1952-1972) nel Seminario Urbano,
divenendo preside delle Scuole dello stesso Seminario dal 1965 al 1968, così pure nelle scuole
statali (1966-1986), nella scuola media dell’Istituto San Vincenzo de’ Paoli (1977-1980), nonché
nel corso di propedeutica alla teologia, nell’Istituto di Scienze Religiose e nella Scuola di
Formazione Teologica (1972-2006).
A livello pastorale, è stato impegnato nel servizio festivo in diverse parrocchie (1977-2001) nonché
come aiuto al cappellano del Cimitero monumentale di Reggio Emilia (2002-2009), come
confessore ricercato in particolare a Fogliano, dove ha prestato un lungo servizio domenicale.
Uomo di cultura e d’ingegno,dal carattere schivo e risoluto, don Salvarani era molto attento alle
vicende della Chiesa, e in particolare di quella diocesana. Lettore indefesso, possedeva migliaia di
libri, parzialmente già donati alla Biblioteca Comunale di Carpineti.
Nel 2009, dopo anni di studio, don Francesco Salvarani pubblicò per l’editrice Ares un volume di
oltre 500 pagine intitolato “Edith Stein. La grande figlia d'Israele, della Chiesa, del Carmelo”.
Nelle conversazioni emergeva la sua cultura umanistica e una ricca interiorità. La liturgia di
commiato è stata presieduta dal vescovo Massimo Camisasca giovedì 1° maggio alle 10 nella chiesa
di Pratissolo.
Don Francesco in otto pagine dattiloscritte ha lasciato indicazioni precise anche per la Messa
funebre, indicando il luogo (chiesa parrocchiale di Pratissolo “non avendo alcun motivo né alcun
titolo per un rito da celebrarsi altrove”. Con queste parole escludeva una chiesa più importante
come la Cattedrale di Reggio o la chiesa grande di Scandiano.
Ha indicato tutte le parti della celebrazione: atto penitenziale, colletta,, prima lettura, salmo
responsoriale, Vangelo (Giovanni cap. 11, versetti 17-27). Qualcosa di simile aveva fatto Mons.
Guerrino Orlandini; ma don Francesco è andato oltre: ha scritto anche l’omilia con l’intento che non
si parlasse di lui assolutamente, ma di Cristo risorto e della vita dopo la morte.
Ha premesso questa precisazione:
“Non è un atto di sfiducia verso chi, ben più abile e autorevole di chi scrive, chiunque egli sia, avrà
l’incarico del servizio funebre, ma solo un voler alleviare, per quanto è possibile, la sua peraltro
meritoria fatica”.
Toccante è l’aggiunta finale a conclusione dell’omilia.
“Il presente rito di suffragio riguarda voi, che avete la bontà di esser presenti e di pregare per me,
ma riguarda particolarmente me perché si tratta di un rito di addio davanti al Signore e - lo dico
con grande trepidazione mentre scrivo - , del rito del definitivo ingresso nella vita eterna.
Mentre voi pregate e ascoltate queste parole, io sono nelle Mani del Signore a invocare e
contemplare la Sua misericordia. Devo aggrapparmi alla Sua misericordia – e l’ho sempre fatto –
perché non so valutare le mie infedeltà, le mancanze di una piena dedizione al Signore e alle
anime.
Quel “potevo fare di più e meglio” mi risuona dentro e mi scotta sotto la penna pensando alla
misura che userà il Signore nei miei riguardi: che non sia commisurata alle povere misure della
mia modestissima vita”.
E Don Francesco conclude con una preghiera: “Signore Gesù, confido in te!” Maria SS.ma,
invocata ogni giorno come Madre della Chiesa per offrire la mia povera giornata al Cuore di
Gesù per mezzo del tuo Cuore immacolato, mi affido ancora una volta, e con la più grande
fiducia, alla tua materna intercessione. Sia lodato Gesù Cristo”.Ha poi indicato cinque intenzioni
per la preghiera dei fedeli, e tutte le parti della celebrazione.
Il Vescovo, presiedendo la liturgia funebre nella chiesa di Pratissolo giovedì 1° maggio, ha
rispettato scrupolosamente la volontà del sacerdote espressa in data marzo 2009. Lui stesso,
senz’alcun commento, ha letto l’omilia.
Don Francesco ha pensato anche al testo da scrivere sul ricordino funebre, che porta la data 8
settembre 2008. Lo riproduciamo.
“Lux perpetua luceat ei, Domine. Quando si leggerà il presente ricordino, sarò già stato giudicato
dall'infinita misericordia di Dio, e chiedo la carità di una preghiera. Il Signore benedica ciascuno
dei presenti, le tante persone che mi hanno aiutato nella vita, particolarmente coloro che son
rimasti delusi del poco che ho fatto e che hanno intensamente lavorato per la crescita del Regno di
Dio. Don Francesco”.
Alla fine della Messa è stato letto il messaggio di partecipazione da parte del Card. Camillo Ruini.
Poi Don Emilio Landini, su richiesta dei familiari, ha ringraziato il Vescovo, il presbiterio e tutti i
presenti.
Ha solo aggiunto che i luoghi che caratterizzano la figura di Don Salvarani sono: la cattedra
dell’insegnamento in seminario e alle scuole statali, dove era molto apprezzato da colleghi e alunni,
la cappellina del seminario dove celebrava l’Eucaristia partecipata al sabato da qualche
seminarista, poi la stanza intasata di libri non solo acquistati ma letti, diventata la sua cella
monastica. L’ultima svolta della vita di Don Francesco è avvenuta con la perdita della vista. Se per
tanti anni ha percorso il lungo corridoio al terzo piano del seminario, attiguo alla sua stanza
pregando con il breviario, perduta la vista, camminava tenendo la corona del Rosario, che gli è
rimasto tra le mani in ogni momento della giornata fino alla morte.
Don Landini ha aggiunto che Don Francesco, amante della sua autonomia e preoccupato di non
disturbare altri, non senza interiore disagio, si è consegnato alle mani premurose di chi, soprattutto
negli ultimi mesi, lo assisteva. Visto il grave peggioramento delle proprie condizioni di salute, Don
Salvarani a un certo momento ha desiderato che sorella morte ponesse fine alla sua vita. Però con
grande fede fino all’ultimo giorno, ha sempre ripetuto: “Sia fatta la volontà di Dio”.
Il breve intervento si è concluso con l’invito ai presenti a portare con sé il libretto della celebrazione
liturgica, che, pur con un formato più ridotto, riproduceva esattamente anche nella grafica quanto il
sacerdote aveva scritto per la liturgia funebre.
Il libretto sul momento ha sorpreso, ma subito si è compreso che rivelava la sensibilità di Don
Francesco, riluttante a discorsi d’occasione alieno e da riferimenti personali. Ed è stato richiesto da
sacerdoti e laici che non hanno potuto partecipare al funerale.
4. Domenica prossima 11 maggio alle 16, 30 in cattedrale Mons. Camisasca presiederà
l’ordinazione di quattro diaconi avviati al ministero sacerdotale. Gli sarà al fianco. Mons. Ignazio
Bedini, benedettino, Arcivescovo di Esfahan in Iran.
Questi i nomi degli ordinandi:
- Armando Caramaschi, parrocchia di S. Maria Assunta in Reggiolo
- Armìn Eshaghpoor, Arcidiocesi di Esfahan dei Latini in Teheran (Iran)
- Matteo Galaverni, parrocchia di Gesù Buon Pastore in Reggio Emilia
- Domenico Reverberi, parrocchia di Sant’Eulalia in Sant’Ilario d’Enza (Comunità Sacerdotale
Familiaris Consortio)
In preparazione a queste ordinazioni diaconali e alla 51° Giornata Mondiale di preghiera per le
vocazioni, giovedì 8 maggio alle ore 21 nella chiesa della Ss.ma Consolata a Sassuolo si svolgerà la
Veglia di preghiera.
La celebrazione di domenica 11 maggio alle 16,30 sarà trasmessa in diretta dalla nostra emittente e
da Teletricolore.
5. Un migliaio di fedeli, nella mattinata di giovedì 1° maggio, ha preso parte alla celebrazione per la
professione perpetua di due suore del convento di Palagano (Modena). Nella chiesa parrocchiale
San Giovanni Evangelista, suor Silvia Scaravelli di Boretto e suor Chiara Cavazza di Bologna
hanno confermato i loro voti perpetui.
Le due religiose, appartenenti alla comunità delle suore Francescane dell'Immacolata di Palagano,
sono state accompagnate, in questo importante momento, dalla cittadinanza, dalle autorità locali,
oltre che dai familiari, dalle sorelle dell'ordine, dai parroci delle parrocchie vicine e dall'arcivescovo
di Modena e Nonantola, monsignor Antonio Lanfranchi, che ha presieduto la celebrazione religiosa.
Suor Luisa Vecchi, superiora generale della comunità di suore francescane, ha accolto con gioia le
due nuove sorelle: «Ringrazio suor Chiara e suor Silvia, che abbiamo accompagnato lungo il loro
percorso formativo e che ora entrano definitivamente nella nostra famiglia.
L'enorme partecipazione a questo importante rito, ha proseguito la superiora, dimostra una Chiesa
realmente viva e ci incoraggia ad andare avanti. È una grazia enorme che la nostra comunità, per
quanto piccola e povera, possa continuare a essere feconda e che possa così proseguire le sue opere,
sempre orgogliosa della sua appartenenza a Palagano, con la speranza che anche il paese sia
altrettanto orgoglioso della nostra presenza».
Tutti i partecipanti hanno poi proseguito i festeggiamenti nel piazzale accanto al convento, tra
regali, foto, congratulazioni e un maxi rinfresco.
6. La sera del primo Maggio in Cattedrale è stato eseguito un magnifico concerto in memoria di
Maria Vittoria Visconti Spallanzani nel decennale della sua morte, avvenuta improvvisamente il 24
luglio 2004.Sono intervenuti solisti filarmonici italiani, che suonano nelle maggiori orchestre
italiane. Le musiche erano soprattutto composizioni di Bach e di Vivaldi.
Molto numerosa è stata la partecipazione del pubblico richiamato dalla grande figura di Maria
Vittoria Visconti Spallanzani conosciuta come “Joio”, presidente dal 1990 della Mensa del
Vescovo, succeduta alla madre Alma Visconti, la quale nel 1964 era stata, assieme al vescovo
Mons. Beniamino Socche, la fondatrice di quella Mensa.
Al posto della Joio nel 2004 è subentrata la sorella prof. Maria Chiara Visconti, che tuttora dirige
questa opera caritativa di enorme rilevanza ecclesiale e sociale.
7. E ora passiamo alla Buona notizia. Viene dall’Irlanda del Nord, dove martedì 29 aprile
l’assemblea legislativa di Belfast ha respinto per la terza volta in 18 mesi la legge che vorrebbe
introdurre il matrimonio fra persone dello stesso sesso. Sono stati i due partiti di estrazione
protestante, il Democratic unionist party e l’Ulster unionist party, ad opporsi al same sex marriage,
già approvato in Inghilterra, Galles e Scozia. Tra le motivazioni addotte dai due partiti c’è la
necessità di non minare la difficile convivenza fra le due comunità, quella cattolica e quella
protestante. E questo, nonostante il parere del Sinn Fèin, lo storico partito di ispirazione cattolica,
che, contravvenendo alle indicazioni della Chiesa, si era dichiarato non contrario al matrimonio fra
omosessuali.
Alle indicazioni della Chiesa avevano invece aderito gran parte dei cittadini nordirlandesi, a
prescindere dall’appartenenza religiosa. Almeno, stando alle dichiarazioni di un importante
esponente del Democratic unionist party, Mervyn Storey, che ha difeso il suo voto contrario al
disegno di legge sul matrimonio fra omosessuali, ricordando che “sin dagli albori della creazione” il
matrimonio è l’impegno di unione tra un uomo e una donna che dura per tutta la vita. “Molti
protestanti, molti cattolici, molte persone di altre confessioni non vogliono alcun cambiamento della
definizione di matrimonio”, ha aggiunto il deputato.
Quello del 29 aprile è stato il terzo tentativo vano, nell’ultimo anno e mezzo, di introdurre il
matrimonio tra persone dello stesso sesso in Irlanda del Nord. Esattamente un anno fa, un disegno
di legge analogo era stato respinto con 53 voti contro i 42 favorevoli. Un buon segnale, insomma,
viene da Belfast, che continua a resistere alla dittatura del “pensiero unico”.
TERZA PAGINA
Quando c’è cultura del gender e sesso esplicito nel libro da leggere in classe…
Ha fatto scalpore, in questi giorni, la vicenda del Liceo Giulio Cesare di Roma, dove alcuni
insegnanti hanno proposto ad una classe di quinta ginnasio, età 15-16 anni, la lettura integrale
dell’ultimo libro di Melania Mazzucco “Sei come sei”. Lo scalpore non è nato dal fatto che la
protagonista del romanzo è una ragazzina figlia di due padri omosessuali (avuta a pagamento in
Armenia tramite un cosiddetto “utero in affitto”). Ma piuttosto dalla pagina in cui l’autrice descrive
con dovizia di particolari un episodio di sesso orale fra due ragazzi maschi.
La denuncia di alcuni genitori – colpiti dalla descrizione esplicita dell’episodio, ritenuto
“pornografico” – ha fatto scattare giornali e commentatori, che, in nome della lotta all’omofobia e
al bullismo, hanno difeso a spada tratta i docenti in questione e l’autrice del romanzo. Ci
permettiamo, in questa sede, di esprimere sottovoce qualche riflessione.
La prima riguarda la lettura in classe di opere integrali. Si tratta certamente di un fatto oltremodo
positivo. Lo sostiene con forza, sulle pagine de La Stampa, Alessandro D’Avenia, giovane docente
di liceo, autore del notissimo best-seller “Bianca come il latte, rossa come il sangue”. Purché,
osserva, queste opere siano dei capolavori, abbiano cioè al massimo grado il carattere della
bellezza, e siano capaci di “intercettare la maturazione di un ragazzo”. Ora, il libro della Mazzucco
non è certamente un capolavoro, non ha il carattere della bellezza. Neppure in grado mediocre.
Casomai, altre sue opere sono ben più degne di essere lette, come ad esempio il romanzo Vita
(nonostante le pagine plagiate da Guerra e Pace di Tolstoi). E soprattutto non si presenta come una
lettura capace di “intercettare la maturazione di un ragazzo”. C’è da chiedersi allora le ragioni della
scelta didattica di proporre ad una classe di ginnasio proprio quest’opera: non sarà, per caso, la
vicenda di una famiglia particolare, con una ragazzina figlia, si fa per dire, di due padri? e dunque,
l’opportunità di far rientrare dalla finestra la cultura del gender, quella proposta dalla lobby Lgtb
(lesbo, gay, bi e transex), che si era tentato di diffondere con i famosi e famigerati opuscoli
allontanati dalle scuole? Qui sta il vero problema, nella proposta di questa cultura, prima ancora che
nella lettura di una pagina di sesso esplicito.
La seconda riflessione riguarda, allora, proprio la lettura di una pagina che descrive esplicitamente
un episodio di sesso gay. È vero che oggi non ci sono limiti, soprattutto in internet, ma anche nelle
edicole e nelle librerie, nelle possibilità di accesso ad immagini o a testi esplicitamente pornografici.
E che i ragazzi, purtroppo, di fatto vi accedono, spesso senza filtri. Ma questo non giustifica che una
pagina di questo tipo sia proposta a scuola. Pur con tutte le spiegazioni, le contestualizzazioni e le
discussioni. Non c’è bisogno di pensare al Manzoni e al suo “La sventurata rispose” (circa la tresca
fra la monaca di Monza e il suo amante), per ricordare che certi argomenti possono essere affrontati
con ben altro stile (a proposito di “bellezza”) e con ben altro rispetto (a proposito dell’ “intercettare
la maturazione” dei ragazzi). Culto della bellezza e impegno educativo non possono essere così
pesantemente disattesi, a scuola.
La terza riflessione tira in ballo il rapporto scuola-famiglia. Nella vicenda in questione sono stati
pesantemente criticati i genitori che hanno denunciato quanto accaduto ai loro ragazzi. Eppure, era
evidente che il romanzo della Mazzucco propone temi – una certa immagine della sessualità,
dell’omosessualità e dei rapporti sessuali – che hanno proprio nei genitori i primi responsabili
educativi. Qualsiasi progetto didattico che abbia esplicitamente al suo interno questi temi – e
l’iniziativa del Liceo di Roma non c’è dubbio che questi temi li contemplasse – deve
necessariamente prevedere il preventivo coinvolgimento dei genitori circa contenuti, modalità e
strumenti con cui proporli. Già è negativo che questo non sia stato fatto. Che poi i genitori che si
sono ribellati siano anche oggetto non solo di critica, ma soprattutto di pesanti accuse di omofobia e
di discriminazione… è davvero troppo.
NOTIZIE IN BREVE
* L’agenda del Vescovo Massimo della prossima settimana prevede un importante appuntamento.
Dopo una domenica impegnata a percorrere la diocesi, da Poviglio a San Martino in Rio, a San
Valentino, per presiedere l’Eucaristia e amministrare il sacramento della Cresima, mons. Massimo
Camisasca accompagnerà il pellegrinaggio a Roma della Congregazione Mariana delle Case della
Carità nei giorni di martedì 6 e mercoledì 7 maggio.
Martedì 6 maggio il vescovo Massimo celebrerà la santa Messa per i pellegrini reggiani nella
Basilica di San Paolo a Roma, e mercoledì parteciperà con loro all’udienza generale che Papa
Francesco tiene ogni mercoledì in Piazza S. Pietro.
* Passiamo agli altri appuntamenti della settimana
* Martedì 6 maggio, dalle ore 18.30 alle 22, a Reggio presso l’Oratorio Don Bosco, a Santa Croce,
partono i corsi - “Base” e “Avanzato” - per animatori di campi estivi, promossi dal Servizio di
Pastorale Giovanile.
* Mercoledì 7 maggio, alle ore 21, presso il Convento Cappuccini di via Ferrari Bonini 4 a Reggio,
Sala “Padre Daniele”, si svolgerà un incontro in cui fra’ Antonello Ferretti dialogherà con don
Paolo Cugini, autore del libro “Rivoluzione”.
* Giovedì 8 maggio, alle ore 21, a Sassuolo, nella parrocchia della Consolata ci sarà la veglia di
preghiera in preparazione alla Giornata mondiale per le Vocazioni. Il tema di quest’anno è «Apriti
alla Verità, porterai la Vita».
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