Ufficio Nazionale della CEI per l’educazione, la scuola e l’università Consulta Nazionale Pastorale della Scuola PROGRAMMAZIONE 2005-2006 (Mons. Bruno Stenco) I PARTE Priorità per la pastorale dell’educazione e della scuola 1. Il contesto pastorale Leggiamo negli Orientamenti pastorali dell’episcopato italiano per il primo decennio del 2000: «Se comunicare il Vangelo è e resta il compito primario della Chiesa, guardando al prossimo decennio […] intravediamo alcune decisioni di fondo capaci di qualificare il nostro cammino ecclesiale. In particolare: dare a tutta la vita quotidiana della Chiesa, anche attraverso mutamenti nella pastorale, una chiara connotazione missionaria; fondare tale scelta su un forte impegno in ordine alla qualità formativa, in senso spirituale, teologico, culturale, umano (cf. Christifideles laici, 5763); favorire, in definitiva, una più adeguata ed efficace comunicazione agli uomini, in mezzo ai quali viviamo, del mistero del Dio vivente e vero, fonte di gioia e di speranza per l’umanità intera» (Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, 44). Questo è l’impegno che ci attende in questo decennio: una pastorale chiaramente missionaria, fondata su una formazione di qualità, per una comunicazione del mistero di Dio come speranza per l’umanità. La scelta pastorale che viene proposta parte dal ribaltamento, o se si vuole dalla “conversione”, della pastorale da conservazione dell’esistente a proiezione missionaria, passa attraverso la consapevolezza di un bisogno formativo all’altezza del mistero che ci viene affidato e all’altezza dei tempi in cui siamo chiamati a vivere, ma si qualifica essenzialmente in forza della finalità di far risplendere in questo mondo la ricchezza del mistero di Dio come vera speranza dell’uomo. Considerando che - la missione ecclesiale deve oggi realizzarsi in un contesto culturale che ha profondamente modificato i rapporti tra agenzie educative, crescita personale e sviluppo democratico della nostra società, - la “missione” investe la responsabilità di tutti i membri della Chiesa, è molto urgente avviare un comune cammino di riflessione. 2. La pastorale della scuola nella pastorale della Chiesa Quale può essere l’identità di una pastorale della scuola all’interno di una comunità ecclesiale che si rinnova in senso missionario così come sollecitata dai recenti -2- documenti pastorali dei Vescovi italiani “Comunicare il vangelo in un mondo che cambia”(2001) e “Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia” (2004) e in vista del Convegno ecclesiale di Verona (2006). C’è una comune assunzione di responsabilità educativa che, pur nella distinzione dei due soggetti (scuola e comunità cristiana) e nel rispetto delle rispettive finalità, va richiamata, sollecitata e anche certamente aggiornata. 2.1 La comunicazione della fede nel mondo dell’educazione, dell’istruzione, della formazione: esigenza di un unico progetto Oggi questa una missionarietà finalizzata alla proposta di un’antropologia compiuta e carica di speranza rivolta al “sistema di istruzione e di formazione” del nostro Paese deve tenere conto di almeno tre elementi conseguenti allo sviluppo istituzionale riformatore e a quello dei processi e delle dinamiche educative. a. È lo stesso processo di riforma del sistema di istruzione e di formazione professionale che chiama in causa in modo inedito la società civile e religiosa e richiede nuove forme di corresponsabilità educativa. C’è in particolare un elemento dinamico che è costituito dalla riforma dell’autonomia scolastica. E quindi va individuata anche in chiave pastorale la possibile “novità” dell’autonomia in quanto essa, ridisegnando progressivamente la scuola nel contesto del territorio, propone un’ottica nuova e nuovi appelli per la missione della Chiesa nei confronti della scuola considerando soprattutto il principio della sussidiarietà. La questione di grande attualità e urgenza per le Chiese particolari è la seguente: se è vero che la comunità cristiana è chiamata ad essere presente all’interno della scuola (nelle forme e nei modi che ne rispettano la laicità), come far sì che la scuola sia presente dentro la vita ordinaria delle nostre comunità a partire da quella delle parrocchie? Spesso non c’è traccia della scuola nei percorsi educativi catechistici e dell’iniziazione cristiana, nella predicazione, nella pastorale familiare e in quella giovanile. b. Esiste una frammentazione tra agenzie culturali ed educative che indebolisce (se non rende impossibile) il riferimento ad una possibile progettualità personale e comunitaria. Così ci ha interrogati il Card. Ruini di recente in un Convegno dedicato a “Le sfide dell’educazione”: «È possibile ricomporre la frammentazione individualistica e la frattura tra pubblico e privato, evidenziare possibili percorsi di continuità educativa tra famiglia, scuola, territorio e comunità cristiane?». E ha tradotto l’interrogativo in un impegno: «Nel contesto culturale odierno è urgente chiedersi come attivare le migliori condizioni per garantire l’unità dell’atto educativo che, nella coscienza della persona e nelle istituzioni, permetta di porre in rapporto di continuità dinamica e critica le dimensioni della fede, quelle della cultura e quelle della vita» 1. È dunque opportuno approfondire e verificare l’obiettivo di comporre insieme, nel contesto pastorale locale, tre ambiti da mettere in rete con la comunità cristiana del territorio: quello scolastico, quello culturale e quello familiare. c. Le trasformazioni culturali che sono anzitutto trasformazioni dell’ethos. Non è sufficiente rinnovare i percorsi catechistici intraecclesiali. Occorre creare le condizioni pubbliche e personali di possibilità, plausibilità, bellezza di una vita cristiana e/ocompiutamente umana. In tal senso la questione dei laici diventa la questione della identità missionaria della Chiesa. Altrimenti diventa piccolo gregge… d. Una rinnovata comunione finalizzata a tale contesto missionario richiede che sia superata la concezione pastorale che separa eccessivamente il momento della C RUINI, “Educare oggi. Sfide e compiti della Chiesa Italiana alla luce dell’antropologia cristiana”. Prolusione, n.4, Convegno Nazionale “ Le sfide dell’educazione”, 12 febbraio 2003. 1 -3- crescita ad intra della comunità rispetto a quello dell’annuncio e della testimonianza. “La trasmissione della fede non può essere divisa in due canali separati: rilanciare le comunità assopite e dare consistenza ai gesti di profezia di cui abbiamo bisogno per incontrare coloro che sono lontani, fanno parte di uno stesso progetto pastorale; un unico progetto pastorale, quello della comunicazione della fede nella comunità e verso tutti coloro che stanno ai margini o fuori di essa. Quindi né piccoli gruppi intensivi né confronto di masse, ma conversione missionaria dell’intera vita ecclesiale, al suo interno e verso l’esterno: la coerenza di un progetto pastorale che non separa due azioni, quella del rafforzamento interno alla comunità e quella della sua testimonianza all’esterno, ma si propone come una presenza di comunione nel mondo, segno di speranza per l’intera umanità”2. 2.2 Rimotivare la pastorale della scuola Alla luce di queste esigenze va “rimotivata” la pastorale della scuola. In che senso? Da sempre è stata intesa come una specifica forma di pastorale d’ambiente espressione del contributo qualificato dato dal mondo cattolico alla riflessione pedagogica, alla sperimentazione educativa e quindi al rinnovamento della scuola e del sistema nazionale di istruzione e di formazione professionale. Essa è stata ed è essenzialmente azione del laicato configurata come “animazione cristiana dell’ordine temporale”. Soggetti attivi e diretti sono stati e sono i laici e in particolare gli studenti, i genitori e i docenti e le associazioni laicali, professionali, familiari e studentesche che li rappresentano e che operano nella e per la scuola. Troppo spesso però gli operatori e i soggetti operanti nella scuola e nei percorsi regionali della formazione professionale si sono sentiti isolati e viceversa la stessa comunità cristiana non ha potuto arricchirsi veramente dell’elaborazione culturale ed educativa che proviene dal vissuto della scuola. Pertanto la pastorale della scuola dovrà basarsi sulla diffusa consapevolezza ecclesiale di alcune priorità: - il riconoscimento (da parte della comunità cristiana) della specificità vocazionale e ministerialità di chi opera nella scuola (docenti) o ne è soggetto pienamente titolare e attivo (genitori e studenti); - l’attivazione di specifici percorsi formativi di sostegno e accompagnamento; - il raccordo tra il livello diocesano (dove è presente quale struttura unitaria la Consulta di pastorale della scuola e dove si attivano collaborazioni trasversali con gli altri Uffici diocesani ) e il livello locale parrocchiale e interparrocchiale3. Tutto questo va attivato non dimenticando che la pastorale della scuola è esigente e complessa e richiede rigore di competenza e grandissima abnegazione. Infatti per essere tale la pastorale della scuola dev’essere: completa perché deve farsi carico di tutto ciò che in concreto “fa essere” la scuola e la formazione e cioè innanzitutto le persone (alunni, genitori, docenti, dirigenti, personale non docente), ma anche i metodi educativi, i contenuti culturali, le strutture, i livelli di competenza secondo la linea della sussidiarietà verticale (Stato, Regioni, Province, Comuni, istituzioni autonome) ecc; G.BETORI, I laici corresponsabili e partecipi nella pastorale e nella costruzione della città dell’uomo, Pordenone, 10 settembtre 2003. 3 Sulle finalità e la composizione della Consulta diocesana cfr. CEI, Fare pastorale della scuola…, nn. 45-48. 2 -4- organica o perché deve correlarsi e sollecitare l’intervento insieme competente, specifico e originale dei soggetti che la costituiscono come “comunità educativa di apprendimento” ossia come espressione della società civile dentro le norme generali dettate dallo Stato; grande abnegazione, ad esempio, sono costate all’associazionismo cattolico dell’UCIIM, dell’AIMC, dell’AGE la presenza attiva e la partecipazione agli organi collegiali della scuola pubblica statale per permettere alle diverse componenti di esprimersi secondo la propria specifica titolarità costitutiva del docente, dello studente, del genitore; o perché pur continuando a configurarsi come tipica pastorale d’ambiente, tuttavia, alla luce di quanto finora esposto, dovrebbe darsi una struttura intermedia che non prescinda dalla parrocchia, per quell’opera previa di sensibilizzazioneinformazione-supporto e per quell’opera di più diretta assunzione di responsabilità che oggi si richiede; o perché pur esprimendosi nella testimonianza personale, nell’annuncio e nella carità personale e di gruppo, esige unità di orientamenti e articolazione di interventi; articolata o in quanto, esprime a diversi livelli di soggettività e di responsabilità l’intero popolo di Dio (pastori, sacerdoti, religiosi, laici), anche se è stata ed è essenzialmente azione del laicato configurata come “animazione cristiana dell’ordine temporale” (A.A., 7 e 13)4; o in quanto vede impegnati nella propria legittima autonomia federazioni, associazioni, gruppi e movimenti ecclesiali e di ispirazione cristiana; o in quanto, nel rispetto della natura formale dell’istituzione istruttiva e formativa, cerca raccordi di continuità educativa con i percorsi dell’educazione informale e non formale presenti nel territorio e nella stessa comunità ecclesiale (pastorale giovanile, pastorale del lavoro, gruppi e associazioni operanti nel campo dello sport, dell’animazione culturale ecc.). Ma se un impegno nuovo e qualificato attende la comunità cristiana, allora è necessario che essa si attrezzi con capillarità territoriale (perché capillare è anche la scuola) a valorizzare, a riconoscere e a formare i ministeri educativi. 3. I soggetti: genitori, studenti, docenti Premesso che come si è detto il soggetto principale è la comunità cristiana, occorre soffermarsi sul riconoscimento, promozione, valorizzazione di coloro che sono i soggetti componenti della comunità educativa di istruzione e di formazione: docenti, genitori, studenti. “Pastori e fedeli laici per la scuola. La pastorale della scuola è un compito che rifluisce, in momenti e modi diversi, su tutta la comunità della Chiesa; sui Pastori, a cui spetta "enunciare con chiarezza i principi circa il fine della creazione e l'uso del mondo" (AA n. 7); ma soprattutto sui fedeli laici (docenti, genitori, alunni) che direttamente vivono e "fanno" la scuola, ai quali è chiesta una responsabilità personale ma anche la valorizzazione di forme associate di presenza. Spetta ad essi, in modo del tutto particolare, esercitare nella scuola, nelle forme opportune, il carisma profetico, sacerdotale e regale: annunciare il messaggio cristiano, anche utilizzando i richiami e le aperture offerte dalla cultura; offrire con spirito soprannaturale la fedeltà di un servizio competente e generoso e la testimonianza della carità. Inoltre, poiché vivono dall'interno la realtà della scuola, spetta soprattutto ad essi animare e perfezionare con lo spirito evangelico questo specifico settore temporale nella molteplicità dei fattori che la costituiscono: la sua concezione e la sua cultura, i suoi ordinamenti e la sua pedagogia, le sue stesse strutture organizzative” (CEI, Fare pastorale della scuola oggi in Italia, n.26). 4 -5- Una seria pastorale della scuola non può che essere il risultato della convergenza e del coordinamento dell’azione pastorale di associazioni, gruppi, movimenti ecclesiali e di ispirazione cristiana operanti nella scuola e in particolare delle associazioni specifiche che rappresentano in particolare le categorie dei docenti, dei genitori e degli studenti. Esse rispondono all’esigenza di sostenere la specifica e inalienabile titolarità educativa ecclesiale e civile dei soggetti sul piano spirituale, morale, apostolico. L’esigenza della missionarietà si manifesta urgente, perché ciò che è entrato in crisi non è questo o quel particolare del quadro culturale e quindi ecclesiale, ma proprio il suo insieme, così che le tessere rimaste faticano a collegarsi tra loro e a riconoscersi. Proprio a partire dalla vita ordinaria della Chiesa, dalla celebrazione dell’Eucaristia, dal raccordo con la pastorale familiare e con i percorsi catechistici e dell’iniziazione cristiana nasce la missione ecclesiale dei genitori che poi si traduce in animazione cristiana della scuola e della scuola cattolica. Occorre che i genitori e le loro associazioni (AGE, AGESC) riservino particolare cura alla formazione andando alla radice dell’essere testimoni. Il tema della professionalità del docente cattolico dev’essere posta con forza all’interno della comunità cristiana ed è da considerarsi in se stessa al di là del tracciato del percorso storico che ha portato in Italia a distinguere tra associazioni, tra scuole – statali e non statali –, tra livelli e gradi della istruzione e formazione (AIMC, UCIIM, Diesse, DISAL). Si deve affrontare la questione previa: dove si forma l’educatore cattolico che sa mediare tra scienza e sapienza, tra fede, cultura e vita? come contribuire alla sua formazione? come promuovere e riconoscere dentro la comunità cristiana la sua specifica vocazione? Lo stesso può dirsi delle associazioni degli studenti (MSAC, GS, MSC) che devono essere aiutate a costituirsi in forum possibilmente in ogni provincia. PROPOSTE Il tema dell’associazionismo educativo cattolico (genitori, docenti; studenti) va messo al centro dell’attenzione per l’anno 2005/2006 in ogni diocesi Al di là delle legittime distinzioni che contrassegnano l’azione del laicato e la storia dell’associazionismo nei rispettivi ambiti della scuola statale e della scuola cattolica (AGE, AGeSC, FAES, UCIIM, AIMC, Diesse, MSAC, GS, MSC, ecc.), una forte ripresa dell’associazionismo educativo potrà avvenire solo se la comunità cristiana nel suo insieme ritrova, nelle attuali e mutate condizioni socio-culturali, l’istanza missionaria e comunionale del suo slancio apostolico. Accanto ad un discernimento esterno o civile (vedi i forum dei genitori o le associazioni professionali dei docenti) c’è bisogno per tutti che si crei un momento di discernimento intraecclesiale sulla qualità ecclesiale dell’azione apostolica del laicato educativo associato. A livello nazionale si ricorda l’incontro per le associazioni dei soggetti educativi, Abano Terme (PD) 1-3 dicembre 2005. 4. I direttori degli uffici diocesani di pastorale della scuola In non poche diocesi c’è una situazione per cui il direttore si trova oberato di molte altre incombenze (parrocchiali o di altri uffici diocesani). L’Ufficio Nazionale non è ancora riuscito a completare un monitoraggio completo della situazione. Il monitoraggio va completato anche a livello di regioni ecclesiastiche dove la verifica dev’essere effettuata sotto la responsabilità del vescovo delegato del settore. -6- La difficoltà maggiore denunciata da molti è quella di rispondere alle incombenze derivanti dall’essere insieme incaricato diocesano di pastorale della scuola e dell’IRC. Nel corso del 2005 si è dovuto soprattutto rispondere alle incombenze urgenti e pressanti dell’IRC dopo l’immissione in ruolo degli IdR, il concorso e l’applicazione dell’intesa sulle nomine. In molte diocesi nel corso del 2005 non si è tenuto alcun convegno sui temi della riforma, della scuola, dei soggetti educativi. L’associazionismo laicale non è diramato in tutte le diocesi e non sempre è in grado di svolgere un ruolo propulsivo. Anche il coordinamento regionale è di fatto piuttosto difficile da realizzare. È evidente che la situazione della pastorale della scuola necessita di essere esaminata anche dalle conferenze episcopali regionali. PROPOSTE - 3 Incontri Interregionali (NORD, CENTRO, SUD) per direttori diocesani di pastorale della scuola: NORD: Brescia, 12-13 gennaio (Centro Paolo VI, Via Gezio Calini, 30 – 25121 Brescia) CENTRO: Roma, 19-20 gennaio (Casa Bonus Pastor, Via Aurelia, 208 – 00165 Roma) SUD: Napoli, 25-26 gennaio (Centro di spiritualità “S. Ignazio” - Cappella Cangiani, Viale S.Ignazio, 51 – 80131 Napoli) - Convegno nazionale di pastorale della scuola (Viterbo, 30 marzo-1 aprile 2006) 5. La scuola cattolica La pastorale della scuola deve aiutare le comunità, gli stessi responsabili diocesani e i Superiori religiosi a porre l’attenzione sul tema della presenza e del significato della scuola cattolica sia dal punto di vista civile che ecclesiale. Come evidenzia il sussidio pastorale “Per una politica educativa di istruzione e di formazione” non ci può essere politica educativa efficace senza porre con forza il tema della persona e del suo diritto di scelta educativa. Il documento stesso è testimonianza di una sensibilità che dovrà essere fatta propria dalle associazioni laicali (AC, ACLI ecc.), dai movimenti ecclesiali e tradotto in iniziative di sensibilizzazione dell’opinione pubblica ecclesiale. È essenziale che l’opinione pubblica ecclesiale di una diocesi sia adeguatamente formata sul tema che non riguarda le “scelte private” di alcune famiglie che scelgono la scuola cattolica, ma di un diritto e soprattutto della possibilità per tutti di costruire comunità educative e scolastiche a partire dal basso aderenti alla visione della vita che si ispira al Vangelo. Che cosa proporre? Vengono realizzati convegni diocesani? Marce di sensibilizzazione? Specifiche giornate? PROPOSTA In ogni diocesi un progetto educativo di scuola cattolica Il progetto educativo diocesano è l’indicazione dei Vescovi contenuta nella lettera inviata da parte della Commissione Episcopale nel 2001. A parte le questioni relative alla gestione di reti collaborative (tra istituti o gradi diversi dell’offerta formativa) mediante la creazione di fondazioni o consorzi o altro (che si stanno diffondendo) occorre sollecitare tutte le diocesi a camminare in questa direzione. Ci sono in alcune diocesi esperienze interessanti che vanno raccolte e socializzate. -7- II PARTE Da cattolici nell’attuale processo di riforma del sistema di istruzione e di formazione linee per il discernimento ecclesiale delle associazioni e dei soggetti Premessa La riforma del sistema di istruzione e di formazione del nostro paese è responsabilità di tutti. È un processo troppo importante e delicato ed esige di essere accompagnato dall’impegno quanto più possibile convergente dell’intera società civile, del mondo politico, del mondo sindacale e di quello degli stessi mass-media. È una questione di interesse così generale che non può andare soggetta a mutazione ad ogni cambiamento di Governo. Anche le comunità cristiane sono coinvolte a causa di quel nesso intrinseco che esiste tra l’annuncio del vangelo e la promozione dell’uomo. Nell’attuale fase del cammino sociale, culturale, economico del nostro paese, in un contesto politico bipolare segnato da forti contrapposizioni, c’è bisogno di guardare al bene comune e proporre “criteri di discernimento” pastorale che permettano a quanti operano nel settore dell’istruzione e della formazione, agli educatori, ai genitori, agli stessi giovani di capire quali valori sono in gioco. 1. Di fronte al cammino delle riforme C’è un filo di continuità che lega il cammino delle riforme in Italia nell’arco di tempo che va dall’introduzione della riforma dell’autonomia (Legge 59/97), passando attraverso la Legge sulla parità scolastica (Legge 62/2000), quella della riforma costituzionale (Legge 3/2001), fino all’attuale Legge 53/2003, ma vanno individuati i temi di fondo, i principi portanti per una lettura che consenta un cammino intenzionale e condiviso considerando anche il contesto europeo. Principi che per il laicato cattolico rimandano alla dottrina sociale della chiesa e che quindi, una volta consapevolmente riconosciuti, possono dar vita ad una iniziativa congiunta più convinta e vigorosa da parte della pastorale della scuola e del lavoro. C’è un dovere da parte nostra, in qualità di responsabili diocesani di pastorale della scuola o di membri delle Consulte Diocesane, di non far mancare una corretta e aggiornata informazione. 2. La formazione professionale Duplice punto chiave: - puntare alla diversificazione ed alla personalizzazione dei percorsi formativi, superando l’illusione che la scuola possa da sola risolvere tutti i problemi sociali e ciò porta alla tentazione anacronistica di un obbligo scolastico omologante per tutti fino ai 18 anni. Una soluzione di questo genere, infatti, rischierebbe di produrre più danni che vantaggi, confinando la scuola in un’area indistinta tra assistenza e socializzazione giovanile ed impedendo di contro di valorizzare approcci diversificati ma di pari -8- dignità, in grado quindi di incontrare meglio le variegate domande e culture della popolazione specie giovanile; - in questo quadro di pluralismo di offerta, in una logica di pari dignità, va promosso un forte recupero della cultura del lavoro e della istruzione e formazione professionale entro il quadro dell’educazione permanente avendo al centro il valore della crescita personale nella più ampia cornice di responsabilità educative da parte della comunità locale. PROPOSTE - In ogni diocesi un incontro sul tema della FP e riforma del II ciclo tra Consulta di pastorale della scuola e Ufficio per i problemi sociali e il lavoro. - Offrire sul tema una informazione adeguata ai genitori e anche una sensibilizzazione delle parrocchie. - Prevedere almeno un seminario o un convegno diocesano sulla riforma (I e II ciclo) sottolineando per i diversi soggetti le opportunità e responsabilità. - Un’attenzione particolare è da dedicare ai FO.R.A.G.S e ai FO.P.A.G.S delle Associazioni dei genitori perché sono un supporto organizzativo già ben costituito in ogni provincia. III PARTE Le reti e le sfide educative 1. Chiesa, educazione, territorio. Soggetti educativi in rete Nel contesto culturale odierno è urgente chiedersi come attivare le migliori condizioni per garantire l’unità dell’atto educativo che, nella coscienza della persona e nelle istituzioni, permetta di porre in rapporto di continuità dinamica e critica le dimensioni della fede, quelle della cultura e quelle della vita. Nel ricercare la risposta siamo stati subito indirizzati verso il concetto di “rete”, cioè verso la consapevolezza di dover comporre insieme tre ambiti: quello istruttivo/formativo, quello culturale e quello familiare. 2. I temi educativi Nel corso del 2003 e del 2004, con la collaborazione dei responsabili regionali di pastorale della scuola e il coinvolgimento di un cospicuo numero di pedagogisti e teologi, l’Ufficio ha cercato di riflettere sul carattere di sfida educativa (per l’annuncio della fede e la sua forza umanizzante) di alcuni processi culturali di importanza cruciale per la nostra convivenza civile e il suo sviluppo. Si è trattato di quattro seminari focalizzati sui seguenti temi: “Manipolazione e artificializzazione” (28/29 marzo 2003), -9- “La costruzione dell’identità” (20/21 giugno 2003), “Economia e lavoro” (26/27 settembre 2003); “Interculturalità” (7/8 novembre 2003). Nel modo di impostare questi seminari si è cercato di tenere conto sia dei contenuti tematici (raccordo tra teologia e pedagogia alla luce dell’antropologia cristiana) sia dei soggetti (in particolare genitori, educatori, docenti, catechisti) in grado di mettere in rete sul territorio la scuola, l’extrascuola (enti locali, famiglia, parrocchia) e i media. È chiara la centralità della pastorale della scuola e dell’offerta culturale ed educativa di quest’ultima, ma in un’ottica di integrazione con le agenzie educative che operano nelle aree considerate: bioetica, delle tecnologie informatiche, dell’orientamento vocazionale, della formazione professionale, dell’educazione interculturale e interreligiosa. Dunque l’impegno è stato quello di riuscire a collocare i temi della scuola e della sua riforma in un contesto di autentica sfida che richiede una rinnovata consapevolezza ecclesiale e nuove forme di coordinamento pastorale. Occorre adesso passare alla fase operativa in un momento di grande responsabilità per i cattolici dato l’iter laborioso e anche controverso della riforma del secondo ciclo. Proprio per questo è stato predisposto un dossier e uno strumento di lavoro che sarà presentato al Convegno insieme alla proposta di un documento unitario sulle politiche educative e sul secondo ciclo sottoscritto dalle associazioni del mondo dell’istruzione scolastica e della formazione professionale. PROPOSTA La costituzione dei centri o dei laboratori territoriali di supporto all’azione educativa - Essi vanno intesi come centri di raccordo delle diverse presenze dei cattolici: centri propulsori di iniziative educative nell’ambito scolastico ed extra scolastico, veri e propri luoghi di elaborazione e di qualificazione delle proposte formative. - Questi centri fanno riferimento alle Conferenze Episcopali Regionali e alle Consulte regionali e diocesane e si possono collegare anche al Progetto culturale orientato in senso cristiano, ma nella loro costituzione e gestione sono aggregazioni frutto di un libero consenso tra associazioni/movimenti laicali (associazioni laicali che danno vita ad un consorzio di II livello per affrontare sul piano culturale, pedagogico, educativo alcune tematiche di forte emergenza educativa) e di conseguenza non dipendono direttamente dalla Consulta Diocesana. - Perseguendo questo obiettivo, si riuscirebbe a costruire un ponte tra la comunità cristiana, con tutte le sue articolazioni, e la scuola presente sul territorio. Va valorizzata la pluralità di gruppi, movimenti, aggregazioni o istituzioni, diffusamente e variamente presenti sul territorio, tanto quelli che già operano nella scuola quanto le altre realtà che esprimono la propria vivacità in diversi campi (pensiamo ad esempio allo sport, alla musica, al teatro, agli ambiti della assistenza e della carità, ai gruppi di animazione di vario genere, all’attenzione verso il mondo della natura e dell’ambiente, al dialogo interculturale o interreligioso, alle tematiche della bioetica ecc.). In questa complessità di esperienze vanno evidenziati gli elementi trasversali e le costanti che sono riconducibili alla prospettiva della formazione e che possono arricchire l’impianto e l’articolazione del progetto. - Le elaborazioni di questi centri si orientano in tre direzioni: la scuola, la società civile, la comunità cristiana.