Cada Die Teatro L’ultima regia di Hoffmann Sandor di Luigi Alcide Fusani con Alessandro Mascia e Pierpaolo Piludu disegno luci Giovanni Schirru regia Silvestro Ziccardi realizzazioni scenografiche Mario Madeddu, Marilena Pittiu, Anna Sedda in collaborazione con la Società Umanitaria di Cagliari Luigi Alcide Fusani ha scritto questo testo dopo un’esperienza di alcuni anni di insegnamento in Ungheria dove è venuto a conoscenza dello sterminio di circa un milione di ebrei, di cui quattromila nella sola città di Pécs, nel 1944. Ciò che ha turbato maggiormente l’autore è stata la rimozione di quell’evento. Lo scenario de “L’ultima regia di Hoffmann Sandor” sono i campi di sterminio nazisti. Fusani concentra la sua attenzione sul ruolo della propaganda: il protagonista, Karl Von Hessen, giovane regista cinematografico, viene incaricato di girare un film in un campo di sterminio. Il film deve mostrare che i campi sono abitati da volontari di tutte le età che accettano con entusiasmo di lavorare per il trionfo della Germania nazista. Karl, durante le riprese, riconosce, tra i deportati, il regista Hoffmann Sandor, un ebreo ungherese, suo amico e maestro. I due decidono di avventurarsi in un’impresa estremamente rischiosa: realizzare contemporaneamente due film, quello voluto dalla propaganda e un altro che documenti la vera realtà dei campi... Luigi Alcide Fusani (Carrara) Direttore artistico della stagione comunale del teatro di Abbiategrasso; nel ‘96 ha fatto nascere il festival internazionale di teatro urbano della Provincia di Milano, che ha diretto per dodici edizioni. Dal 2003 al 2008 ha diretto il centro teatrale universitario “Aula 441” dell’Università di Pécs, in Ungheria. Qui ha cominciato a scrivere i suoi testi teatrali più significativi, tra cui l’Hoffmann Sandor. Teatro delle Albe La canzone degli F.P. e degli I.M. con Alessandro Argnani, Luca Fagioli, Roberto Magnani, Alessandro Renda ideazione e regia di Marco Martinelli promozione a cura di Silvia Pagliano, Francesca Venturi produzione Ravenna Teatro Il testo di La canzone degli F.P. e degli I.M. è contenuto nel volume Il mondo salvato dai ragazzini di Elsa Morante, Einaudi, Torino, 1968. Elsa Morante da sempre ci accompagna nel nostro lavoro. Ora, a vent’anni dalla morte, di lei si parla poco. Quello che ci ha toccato è che, oltre ad aver previsto la grande omologazione e il regno degli “Infelici Molti”, possedeva una sorta di “premura rivoluzionaria”. C’è una lettera a Goffredo Fofi in cui questa sua sensibilità è evidente: il mondo va a rotoli, è sempre più orribile, e lei si preoccupa della diffusione gratuita dei suoi libri. “È il mio modo di fare la rivoluzione culturale (questo te lo dico per ridere, cioè: magari la mia rivoluzione fosse così semplice e facile! Invece si tratta di una rivoluzione permanente, la mia, forse disperata)”. Il pensiero delle Albe corre anche a Martin Luther King quando diceva: “Se anche sapessi che domani sarà gettata la bomba atomica, oggi pianterei lo stesso il melo nel mio giardino”. È su questo che abbiamo fondato la nostra po-etica, in una costellazione dove brillano il gesto irriducibile di Luther King e la premura rivoluzionaria di Elsa Morante. Marco Martinelli Teatro delle Albe (Ravenna) Compagnia teatrale fondata nel 1983 da Marco Martinelli, Ermanna Montanari, Luigi Dadina e Marcella Nonni. Muove i suoi primi passi in ambito teatrale a partire dal concetto di «asinità», preso a prestito da Giordano Bruno, ovvero una «forma di apertura all’illimitato». Martinelli, guida del gruppo, ha spesso scritto i testi in collaborazione con i propri attori, considerandoli co-autori degli spettacoli e definendo la drammaturgia che ne scaturisce «teatro di carne». Giulio Cavalli e Cisco L’innocenza di Giulio - Andreotti non è stato assolto di Giulio Cavalli con la collaborazione di Giancarlo Caselli e Carlo Lucarelli regia di Renato Sarti musiche originali di Stefano “Cisco” Bellotti una produzione Bottega dei Mestieri Teatrali e Teatro della Cooperativa Speravamo bastasse esercitarla, la memoria, perché non ci scippassero la Storia. Oggi ci tocca smentirla. Giulio Andreotti è stato al centro della scena politica italiana per tutta la seconda metà del XX secolo. Sempre presente nell’Assemblea costituente e poi nel Parlamento dal 1948; la storia umana di Giulio Andreotti si lega alla storia della politica italiana. Oggi Andreotti è l’icona di un “martirio giudiziario” con oscuri fini politici che ce lo raccontano assolto. Nella sentenza si legge: «Quindi la sentenza impugnata, al di là delle sue affermazioni teoriche, ha ravvisato la partecipazione nel reato associativo non nei termini riduttivi di una mera disponibilità, ma in quelli più ampi e giuridicamente significativi di una concreta collaborazione». Se la sentenza definitiva fosse arrivata entro il 20 dicembre 2002 (termine per la prescrizione), Andreotti avrebbe potuto essere condannato in base all’articolo 416. La storia, comunque, dice che Andreotti si è seduto al tavolo della Mafia. E come, dove, con chi e “presumibilmente perché”, va raccontato. Giulio Cavalli (Milano) Fondatore della compagnia Bottega dei Mestieri Teatrali e direttore artistico del Teatro Nebiolo, dopo le prime regie, debutta come attore nel 2006 con lo spettacolo Kabum!..come un paio di impossibilità! – spettacolo sulla Resistenza in Italia con la supervisione artistica di Paolo Rossi. I suoi spettacoli si ispirano al presente, tenendo fede ad un’idea di teatro come mezzo per mantenere vive pagine importanti della nostra storia. Assume quindi sempre maggiore importanza la fase di ricerca preliminare alla stesura dei testi d’indagine sui temi più oscuri e controversi della storia contemporanea italiana. Babilonia Teatri The End di Valeria Raimondi e Enrico Castellani con Valeria Raimondi, Enrico Castellani, Ilaria Dalle Donne, Luca Scotton con la collaborazione artistica di Vincenzo Todesco scene Babilonia Teatri/Gianni Volpe luci e audio Babilonia Teatri/Luca Scotton costumi Babilonia Teatri/Franca Piccoli organizzazione Alice Castellani produzione Babilonia Teatri, CRT Centro di Ricerca per il Teatro in collaborazione con Operaestate Festival Veneto e Santarcangelo 40 con il sostegno di Viva Opera Circus Ci guardiamo e proviamo a fotografarci. Ad interrogarci sulle ragioni che ci portano a vivere la morte come un corpo estraneo. Violento. Traumatico. Un evento con cui non convivere e non riconciliarci. Di sicuro vedere un corpo morto per la prima volta a vent’anni è diverso da averlo sempre visto. Vedere un animale morire. Ucciderlo. È diverso da trovarlo sezionato e confezionato. Incontrare la morte quotidianamente oggi è un’ eccezione. Ma la regola continua a volerci mortali. Il modo in cui viene affrontata e trattata la morte oggi è profondamente bruciante e carico di contraddizioni. È una combustione lenta e sotterranea, forse per questo più dolorosa e non cicatrizzabile. Ogni tanto riesce a zampillare all’esterno prima di tornare a scorrere sotto traccia. Coperta da una cenere che non è mai in grado di spegnerla. Ma che si ostina a relegarla nell’alveo di un individualismo che nega una sua elaborazione collettiva. Babilonia Teatri (Verona) Compagnia di teatro sperimentale, nata nel 2006, ha all’’attivo sei spettacoli e tre premi nazionali. E’ un gruppo eterogeneo dove competenze diverse si fondono, si potenziano. I linguaggi si distruggono e si sporcano. La scelta dei temi di lavoro attraversano l’elaborazione di testi e suggestioni da parte degli attori, di alcuni oggetti e di un possibile uso dello spazio da parte di scenografi e tecnici, di alcuni suoni per quanto riguarda i musicisti, di gesti codificati e immagini, senza trascurare il lavoro di improvvisazione. Teatro Invito La colonna infame con Luigi Maniglia, Luca Radaelli, Valerio Maffioletti luci di Michele Napiones suoni di Luigi Maniglia consulenza musicale di Angelo Rusconi collaborazione alla regia di Antonio Pizzicato regia e drammaturgia di Luca Radaelli Si tratta di un commento agli atti di un processo, quello intentato ai presunti untori della peste nel 1630. “Ciò che si racconta è realmente accaduto, e noi ci immedesimiamo kafkianamente nei poveri malcapitati che vengono presi nell’ingranaggio, capri espiatori da dare in pasto a un popolo terrorizzato e furente”. L’incubo ha inizio. Un leggio, una sedia e tre piantane di metallo che alludono a patiboli, macchine da tortura, croci. Sullo sfondo l’attualità: pesti che ciclicamente ci minacciano; la “pazza paura di un attentato che ha la trista virtù di far prendere per colpevoli degli sventurati”. Torture, ingiustizie, processi sommari in corso anche oggi in varie parti del mondo. Perché “le istituzioni più assurde hanno sostenitori finché non sono morte del tutto, e spesso anche dopo, per la ragione stessa che sono potute vivere”. Teatro Invito (Lecco) La compagnia, fondata nel 1986, è riconosciuta dal Mininstero dei beni e delle attività culturali come Compagnia di teatro per l’infanzia e la gioventù. La compagnia è caratterizzata dall’uso di una drammaturgia originale che, anche se ispirata dalla letteratura e dall’iconografia, attinge sopratutto dall’improvvisazione dell’attore. In questo processo diventa importante la “poetica della memoria”, marcata dall’uso del dialetto, dall’esperienza autobiografica, dagli eventi storici. Scuola di Arti Sceniche La Vetreria Storie Clandestine spettacolo nato da un laboratorio teatrale diretto da Pierpaolo Piludu con Alessandro Congeddu, Benedetta Deriu, Marcella Manconi, Sergio Massenti, Marianna Meles, Cinzia Mocci, Antonino Meloni, Rosalba Pillai, Monica Porcedda, Daniela Scotto nella parte dei migranti e con Rita Anedda, Clara Belfiori, Salvatore Cao, Patrizia Congia, Riccarda Curreli, Paola Ferro, Matteo Masala, Antonella Matta, Carlo Onnis, Rosalba Palla, Angela Palmas, Serenella Palmas, Maria Antonietta Pinna, Susanna Pinna, Massimo Pisano, Rita Safina, Ines Sanna, Mariella Vella, Ida Ximenes nella parte degli onorevoli per niente onorevoli costumi di Fulvia Sanna ed allieve dell’istituto “Pertini” di Cagliari fonica di Giampietro Guttuso - disegno luci di Giovanni Schirru Raccontiamo storie dolorose, simili a quelle vissute, non tanto tempo fa, dai nostri genitori e dai nostri nonni: in scena un gruppo di donne e uomini che varcano frontiere, rischiano la vita attraversando il deserto e il mare, per fuggire da guerre, miseria... o semplicemente perché esseri umani liberi. A fare da contraltare, un gruppo di onorevoli per niente onorevoli: ascoltano le storie dei migranti come se stessero assistendo a una simpatica telenovela, e ridono, ridono di gusto! Scuola di Arti Sceniche La Vetreria - progetto Migranti Not(t)e migrante direzione Alessandro Mascia, Mario Madeddu e Alessandro Lay regia Alessandro Mascia scene e costumi Mario Madeddu e Marilena Pittiu collaborazione drammaturgica Alessandro Lay e Mario Madeddu luci Giovanni Schirru musiche Giampietro Guttuso tecnico audio Giorgio Del Rio in scena: Samantha Ancis, Anna Rita Cardia, Cristiano Coro,Maria Bonaria Contu, Michele Dessì, Alessandra Frongia, Carla Garau, Alessandro Lay, Gabriele Lixia, Mauro Marini, Francesca Maxia, Andrea Melis, Manuela Meloni, Mauro Mereu, Francesco Mocco, Diego Usai, Maurizio Perniciano, Silvia Podda, Manuele Sanna ...e altri ancora… Incontro “semiserio” sul tema Salute e cultura. Un’ occasione per riflettere su come la cultura possa concorrere alla salute dell’uomo e promuovere la sua auto determinazione.