LA COMUNICAZIONE CON I BENEFATTORI ALCUNE PREMESSE 1. La comunicazione coi benefattori risale alle origini del nostro Istituto. P. Dehon stesso l’ha sviluppata tramite la corrispondenza. È celebre il suo impegno per raccogliere fondi tramite la questua per estinguere le spese dell’erigendo tempio di Cristo Re in Roma. Leggiamo nel diario: «Faccio fare e invio 4.000 lettere di questua in Francia e in Belgio per l’opera di Roma. Le risorse vengono, modeste e lente» (NQXLIII, 122: luglio 1920). 2. Nella nostra Congregazione la modalità della “segreteria dei benefattori” si è sviluppata da subito per sostenere le case di formazione e le missioni; in seguito, per qualche altra finalità. 3. Anche oggi, nonostante una certa contestazione, la quasi totalità delle nostre Province, Regioni e Distretti utilizzano il collegamento coi benefattori per avere un aiuto economico. 4. La “segreteria” rimane una risorsa e una opportunità. I benefattori infatti rimangono un bacino di utenza non indifferente sia per avere da essi un sostegno economico sia per offrire ad essi contenuti di formazione e di informazione. Certamente rimane un ambito per sensibilizzare alle problematiche della chiesa e del mondo, per partecipare e condividere progetti in favore di urgenze locali e missionarie, per formare alla fede e alla spiritualità dehoniana. Richiama quanto si legge in Rom 15,26 e 1Cor 16,1, per cui diventa realtà di sana provocazione alla solidarietà e all’unità ecclesiale. 5. Nell’attuale momento storico per l’Occidente, in cui la finalità originaria della “segreteria” viene meno per la chiusura delle case di formazione - almeno per diverse case delle Province -, rimane ancora una risorsa valida come aiuto alle missioni e per nuove finalità apostoliche (animazione vocazionale, catechesi, progetti apostolici…). 6. Gli strumenti di comunicazione coi benefattori sono una realtà composita e ricca di espressioni non solo nella Congregazione, ma anche all’interno delle singole ProvinceRegioni-Distretti (bollettini, sussidi per la preghiera e la formazione, fogli di collegamento, lettere personalizzate e comuni…), per cui è difficile fare un discorso univoco: vanno tenute presenti le differenze culturali, sociali e di approccio. Quanto dirò, perciò, intende essere una comunicazione, dal sapore della testimonianza, di quanto si sta facendo in Italia del Nord (IS) e, nel contempo, un contributo alla riflessione di questo incontro. 1 LO STILE DELLA COMUNICAZIONE: il “come” comunicare Ritengo che lo stile della comunicazione richieda di conoscere il pubblico a cui ci si rivolge: chi sono i nostri benefattori, quale il loro livello culturale, quale la disposizione di fronte a quanto proponiamo. Mi sembra di individuare due risposte: 1. I nostri benefattori sono persone sensibili a quanto proponiamo loro, quindi ben disposte a sostenere le nostre idealità e le nostre attività-opere; persone di fede e di accentuata sensibilità ecclesiale e sociale, soprattutto missionaria. 2. È un universo composito per età, per formazione, per ceto sociale. In Italia - pur non mancando persone benestanti - la maggioranza sono persone anziane, di bassa o media cultura, di modesto reddito, spesso con la sola pensione. Sta tuttavia emergendo una fascia generazionale più preparata culturalmente e attenta alle nuove problematiche e bisogni odierni. Ne consegue che lo stile sia alla loro portata: semplice e coinvolgente. I temi e le problematiche vanno presentati con termini accessibili, con argomentazioni chiare e discorsive. Parlando poi a persone in sintonia con le nostre idealità, è bene che sia uno stile ispirato alla condivisione della fede, al tono della familiarità e anche della giusta provocazione. Certamente va fatta una distinzione tra riviste e corrispondenza. La rivista deve adottare una modalità più professionale sia nel modo di presentare gli argomenti sia nell’impaginazione. Tuttavia l’attenzione deve mirare a far passare il messaggio, e questo è garantito con il modo e il tono “piano”, della comunicazione semplice. Meglio avere la preoccupazione per la persona non colta che per l’erudita, perché se il messaggio arriva alla prima, certamente arriva anche alla seconda, ma non è vero il contrario. La corrispondenza invece è opportuno che abbia il tono della familiarità, della personalizzazione, dell’empatia e della risposta appropriata al singolo. Meglio privilegiare le risposte personalizzate su quelle standard. Su queste, poi - che è bene variare almeno mensilmente - fare in modo che vengano inseriti elementi che fanno riferimento al caso individuale. Se di stile si deve parlare, è pure importante tenere conto che la rivista e la corrispondenza arrivano in famiglia e viene letta dai vari componenti il nucleo familiare. Se la persona anziana si accontenta di ricevere la rivista a cui è affezionata, e non sempre la legge per difficoltà di vista o di salute, ci sono gli altri familiari che la leggono. Per cui lo stile deve mirare ad un equilibrio che esclude gli estremi: il difficile e il prosaico; così pure i contenuti. I CONTENUTI DELLA COMUNICAZIONE: il “che cosa” comunicare Essendo noi i gestori del materiale che si invia ai benefattori, abbiamo la possibilità di scegliere a piacere i contenuti. Il rischio è l’esser qualunquisti, l’essere guidati dalla 2 preoccupazione di riempire le pagine. Diceva un confratello, scherzando, che il bravo giornalista è colui che sa usare bene la forbice e la colla: il taglia-incolla. Il discernimento, perciò, diventa un fattore importante, sia che si pubblichi un semplice foglio o una rivista. Da tempo ci si è posti la domanda: «È il singolo incaricato che sceglie i contenuti e redige la rivista o è la comunità o il gruppo redazionale?». Nel passato è sempre prevalso il lavoro individuale, ma ultimamente si è mirato ad un lavoro di équipe. Certamente il gruppo redazionale favorisce una programmazione più articolata, mirata e condivisa e impedisce il personalismo. Nella scelta dei contenuti, ritengo sia importante contemperare due versanti: il formativo-informativo e l’operativo. 1. Formare e informare A noi è offerta l’opportunità di comunicare con un vasto e assortito pubblico di migliaia di persone. La prima preoccupazione che ci guida, ancora prima di quella economica, è quella di offrire ai benefattori contenuti che li aiutino a crescere nella fede, a vivere la testimonianza cristiana, a conoscere la realtà della Chiesa e della società, e di informare e sensibilizzare sulla realtà della nostra casa-comunità e delle nostre missioni… L’utilizzo della rivista, perciò, può essere duplice: o la modalità monotematica (affrontare di volta in volta un singolo tema) o la suddivisione degli spazi in rubriche. Nella Provincia IS sono presenti ambedue. Nel secondo caso, trova uno spazio più continuativo anche la presentazione della nostra realtà dehoniana sia nell’aspetto del carisma e della spiritualità sia della conoscenza delle nostre attività e opere. Certamente ritengo fondamentale tenere viva l’attenzione alla evangelizzazione: anche la realtà umana e cristiana dei nostri benefattori ha bisogno di essere sostenuta dalla catechesi, dalla missionarietà, dalla sensibilità e apertura al mondo. Dobbiamo cogliere nella segreteria dei benefattori un vero e proprio ministero di formazione e di informazione. 2. Proporre collaborazione Veniamo a capire sempre di più l’importanza anche del versante operativo. Lo facciamo attraverso la presentazione delle finalità dell’opera e la proposta di microprogetti. I benefattori si dimostrano molto sensibili nel dare il loro contributo economico per necessità legate alla formazione e socialmente emergenti, soprattutto in terra di missione. Buona parte delle loro offerte, oltre che per la celebrazione di sante messe, è devoluta per quanto si prospetta loro. È il modo più efficace e “veritiero” per chiedere il loro aiuto. Ed è anche la modalità più concreta per farli sentire partecipi della nostra missione apostolica. Qualcuno definisce questo coinvolgimento un “permettere ai benefattori di fare la carità”. 3 LE MODALITÀ DELLA COMUNICAZIONE: il “che cosa” utilizzare Nella nostra provincia, il modo di comunicare con i benefattori è molteplice e tale è anche in Congregazione. Dipende dalle normative dello Stato, dalle possibilità economiche delle Province-Regioni-Distretti o delle comunità con segreteria, dalla sensibilità di chi tiene i contatti… Mi sembra che per comunicare in modo efficace sia opportuno tenere presenti queste attenzioni: - Presentare un prodotto attraente, qualsiasi sia (rivista, fascicoli, fogli, lettere…). L’ideale è una rivista ben curata, a colori, periodica. Questo rende gradevole la lettura, coinvolge e permette di sviluppare un legame “affettivo” che si prolunga nel tempo. - Scegliere argomenti che interessano, provocano, coinvolgono, sia di contenuti che di attualità. - Equilibrare i temi, dando spazio sia a quelli di carattere spirituale, ecclesiale, sociale, sia all’informazione “di casa”, delle nostre realtà locali e di congregazione, in particolare le missioni. Per quanto possibile, suddividere la rivista in rubriche e mantenere una certa continuità nello sviluppo dei temi. È opportuno spaziare dal “dare formazione e informazione” al “raccontare il noi dehoniani”. Nel caso della rivista delle tre comunità che collaborano e di cui sono redattore, la suddivisone in rubriche è così pensata: spiritualità dehoniana, formazione cristiana, dossier centrale, testimonianza, orizzonte missionario (problematiche varie, lettere dei missionari, informazione…), la corrispondenza coi benefattori, inserto di preghiera per le vocazioni, microprogetto. - Dare importanza anche alla corrispondenza. Rispondere sempre alle offerte ricevute, per un riscontro e per far percepire il nostro ringraziamento. Se sono offerte ordinarie, basta una lettera standard mensile; se sono straordinarie o accompagnate da lettera con contenuti particolari, privilegiare la risposta personalizzata. La corrispondenza risulta uno specifico ministero, che possiamo definire “del consiglio, della consolazione, della evangelizzazione…”. - Nella corrispondenza privilegiare la forma personalizzata (lettera con bollo, contenuto adattato al caso individuale…). La modalità che richiama lo stile industriale sa troppo di artefatto e di impersonale e la lettera rischia di essere cestinata o non consegnata dal postino, e non permette di avere un riscontro nel computo statistico. - Servirsi anche del telefono e delle email. Facilitano l’immediatezza della risposta e il legame più diretto e stretto. - Privilegiare la collaborazione redazionale sia per un “sentire condiviso” sia per arricchire i contenuti. - Utilizzare anche la propaganda per incrementare il numero dei benefattori. Diversamente, soprattutto nel contesto occidentale, si rischia di avere un calo a picco essendo la maggioranza dei benefattori anziani - senza le necessarie sostituzioni 4 (familiari dei defunti) e nuove adesioni. Questo è un lavoro di pazienza e di costanza, ma che garantisce il futuro delle segreterie. I TEMPI DELLA COMUNICAZIONE: il “quando” comunicare Prescindendo dal tipo di pubblicazione (rivista, fascicolo, foglio, lettera), ritengo che sia importante tenere tempi ravvicinati e continuativi di comunicazione. Il legame si stabilisce con la frequentazione. L’esperienza insegna che i benefattori attendono i nostri scritti. Se non li ricevono, chiedono spiegazione, segno che hanno stabilito un legame affettivo. La saltuarietà dà l’impressione della disattenzione, del disinteresse e attiva un certo distacco. È regola del marketing la sollecitazione per tenere vivi l’attenzione, l’interesse e la risposta. Nella corrispondenza teniamo in debita considerazione i momenti significativi della vita dei benefattori: gli anniversari (onomastico, compleanno, matrimonio…), situazioni familiari… Diventano opportunità per rendersi presenti in circostanze significative per gli interessati e per rafforzare il reciproco legame. Si constata l’efficacia di tale attenzione. LE NUOVE FORME DI COMUNICAZIONE Ritengo che la comunicazione via cartaceo mantenga il suo valore, tenendo conto che buona parte delle persone a cui giungono i nostri bollettini non sono familiari ai nuovi mezzi di comunicazione sociale. È vero tuttavia riconoscere l’importanza assunta da internet e dalla posta elettronica. È opportuno investire maggiormente su queste forme di comunicazione. Inserire sul sito della propria Provincia-Regione-Distretto e comunità i contenuti della rivista-fascicolofoglio diventa una opportunità per raggiungere molte altre persone oltre ai nostri abituali benefattori. In tutti i casi si offrono loro dei contenuti validi e la possibilità di conoscere la nostra realtà e spiritualità dehoniana. COMUNICARE LA NOSTRA SPIRITUALITÀ Un aspetto che aiuta a personalizzare le nostre pubblicazioni con i benefattori, a far crescere in essi il legame al carisma e alla spiritualità, a coinvolgerli nel senso del “noi congregazione” è la presentazione di tematiche tipicamente dehoniane. Quali scegliere e come trasmetterle? È possibile fare una scelta articolata, attingendo dal nostro “deposito” dehoniano. Nell’allegato presento la scaletta degli argomenti seguita in questi ultimi anni. Per esemplificare: i temi spirituali (Dio amore-misericordia, Sacro Cuore, Immolazione, Eucaristia, Adorazione, Regno di Dio…), temi sociali (ultimi, formazione, cultura, missione-missioni, …), gli atteggiamenti dehoniani (disponibilità, abbandono, misericordia, ricerca dell’unità, attenzione agli ultimi, zelo, amore alla Chiesa…), le parole chiave della nostra spiritualità (Ecce venio, Ecce Ancilla, Adveniat regnum tuum, 5 Ut unum sint…), la recordatio misteryorum, i nostri patroni, le pie pratiche , le virtù dehoniane, la vita di consacrazione… Noi abbiamo scelto di presentarle in riferimento alla vita di p. Dehon e all’oggi, in modo speculare: un articolo di presentazione del tema e uno di riferimento a p. Dehon: come p. Dehon ha vissuto quel determinato valore. Anche la presentazione delle realtà apostoliche tipicamente dehoniane contribuisce a trasmettere la sensibilità che ci anima e ad infondere un sentire che sia in sintonia. In questi anni mi sono proposto di presentare tutte le nostre Province-Regioni-Distretti dehoniani e realtà connesse. CONCLUSIONE Il contatto con i benefattori è un mosaico molto articolato e interessante, ed è un valore e una ricchezza. Si trova la rivista di impostazione tipicamente missionaria, quella a rubriche che spazia dal religioso-dehoniano-sociale-missionario, a quella che focalizza la vita della Provincia-Regione-Distretto, della singola comunità e dell’opera. Inoltre fascicoli, fogli e lettere dalle molteplici espressioni. La scelta dell’impostazione varia a seconda della sensibilità e della finalità di chi invia la pubblicazione. Guardando all’insieme della congregazione, si rileva pure la molteplicità di coordinamento. Alcune riviste hanno una redazione centralizzata che gestisce in modo diversificato le singole riviste delle case, altre sono concentrate per gruppi di case con un’unica redazione, altre sono gestite dalle singole comunità… In tutti i casi ci troviamo di fronte a un patrimonio non indifferente, da valorizzare. Ci permette di raggiungere moltissime persone (molte migliaia) e di donare loro messaggi di fede, di sensibilità ecclesiale e sociale, di diretta collaborazione tramite l’apporto economico. È, nel contempo, un crescere nell’affidamento alla Provvidenza e un fare spazio alla gratuità e alla condivisione dei beni spirituali e materiali. Comunicare nel modo più idoneo, perciò, diventa una chance di grande importanza e dal conseguente ritorno vantaggioso. -----------------------------------------------------------------------------------------------DOMANDE PER LA RIFLESSIONE 1. Quali altri aspetti ritenete che vadano posti in risalto o soprattutto rimarcati? 2. Quali forme di collaborazione, e in quali modalità, si possono attuare a livello di Congregazione: - nel conoscere quanto si fa nelle Province-Regioni-Distretti? - nello scambio e utilizzo di materiale? 6