Inizio lavori ore 12.38 - Consiglio Regionale della Campania

CONSIGLIO REGIONALE DELLA CAMPANIA
III Commissione Consiliare Permanente
(Attività produttive, Programmazione, Industria, Commercio, Turismo, Lavoro ed altri settori produttivi)
Audizione
IX Legislatura
21 ottobre 2010
Audizione n. 14
LA LOGICA DI SISTEMA NEL PIANO LAVORO
Presidenza del Presidente Pietro Diodato
Inizio lavori ore 12.38
PRESIDENTE: Buongiorno a tutti! Ringrazio l’Assessore Nappi per la sua
disponibilità a
partecipare ad un’audizione che, ovviamente, non vuole essere la duplicazione degli incontri che ci
sono stati nella presentazione del piano di azione per il lavoro, né del dibattito svolto dal Consiglio
regionale, ma vuole fare un passo in avanti.
Preliminarmente ringrazio i rappresentanti della Confcooperative, della Confindustria Campania, della
Clai, Confartigianato, Casartigiano, Confai, Unimpresa, UGL Campania, AGC Campania, CISL e
CGIL Campania.
L’Assessore Nappi, che ringrazio perché, è doveroso sottolinearlo, è un passo avanti rispetto agli altri
componenti della Giunta, per i quali si aspetta ancora che vengano fuori quegli importanti
provvedimenti legislativi di cui questa Regione necessita.
In questa ottica, è stato celere nel presentare, soprattutto nel farlo diventare oggetto di confronto e di
discussione, il piano lavoro. Questa mattina ci occuperemo della “valutazione della logica di sistema”
che emerge dal piano lavoro. Noi intendiamo procedere a tappe forzate per dare dei chiari segnali alle
nostre Comunità, soprattutto a quelle che soffrono maggiormente la crisi economico-finanziaria che è
crisi di sistema.
Alle prime ore dell’alba, il Consiglio regionale e lo stesso Assessorato sono state oggetto di un’altra
azione oltraggiosa, non violenta, ma profondamente offensiva nei confronti dell’istituzione.
Nel piano lavoro sono inseriti molti dati che danno il quadro chiaro della situazione campana, ma per
la discussione di stamattina, il riferimento va ad alcuni di essi, in particolare, quello che riguarda
donne e giovani che, secondo l’ordine che io stesso ho citato, rappresentano le categorie più
svantaggiate nella fascia di età 25 – 35 anni.
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Abbiamo, com’è riportato nel piano lavoro, dati positivi che riguardano, per esempio, le province di
Avellino e di Salerno, ove, maggiormente, secondo gli studi fatti, incidono le industrie manifatturiere,
e, seppure nella loro stagionalità, l’agricoltura ed il turismo. Quello che, però, maggiormente spaventa
è il dato della disoccupazione delle fasce di età prima citate.
L’indice medio della disoccupazione è del 15 per cento circa, ma per i giovani, sale quasi al 40 per
cento e supera il 40 per cento per le donne.
Il nostro intendimento consiste nel puntare e valorizzare il capitale umano con gli inserimenti formativi
nelle imprese, con l’individuazione di settori produttivi specializzati, i quali ci consentono di
fronteggiare efficacemente l’aggressione delle economie emergenti: Cina, India, che hanno
letteralmente conquistato ampie fette di mercato, soprattutto nella nostra Regione. Puntiamo, quindi,
sulla creazione di nuove imprese, facendoci anche carico di misure che prima, ad esempio, erano
appannaggio di Sviluppo Italia, mentre oggi sono state inserite nel piano lavoro della Regione
Campania e, soprattutto, con i finanziamenti per la creazione di microimprese che non sono solo
strumenti operativi, in quanto si avvalgono anche di un dato culturale nuovo che è quello di investire
sulla creatività, sulla capacità dei giovani di avviare delle attività con l’aiuto della Regione per poi
puntare sulla crescita del tessuto produttivo. E’ una relazione importante tra la scuola, l’università e le
imprese, perché uno degli obiettivi è quello di creare una rete d’impresa. Creare un’azione di sistema o
più azioni di sistema, coinvolgendo sempre di più e poi stabilire, nella fase operativa, con
l’Assessore… nella fase formativa. Non sono per nulla soddisfatto del lavoro che hanno svolto gli Enti
formatori in questa Regione. Non era il mio periodo, allora ero Consigliere comunale a Napoli, ma per
quello che è stato il lavoro prodotto ed i risultati ottenuti dagli enti formatori, sono pervenuto alla
conclusione che molti di questi fondi sono stati sprecati. Questa volta, però, si punta sulle imprese,
poiché in tal modo, si possono non solo formare veramente giovani e donne specializzati, ma si può
capitalizzare il contributo in termini di know how delle imprese e l’esperienza consolidata di tanti
lavoratori in grado di trasferirla. Una conoscenza che si estende anche alla sicurezza sul lavoro ed è per
ciò in grado di fornire ai giovani un quadro di ciò che significa stare in un’impresa. Tale approccio
testimonia una nuova e costruttiva solidarietà nei confronti di quei lavoratori che sono stati
definitivamente espulsi dal circuito produttivo. Il coinvolgimento di questi importanti segmenti del
mondo della produzione, in un’ottica di formazione e di avviamento al lavoro nelle imprese di questi
giovani, è cosa importante, così come credo che non ci si possa limitare a questo. La Commissione per
le attività produttive, dovrà monitorare, non solo la spesa dei fondi comunitari, ma anche vigilare
acciocché l’accesso ai fondi comunitari sia reso possibili solo per l’esistenza di requisiti oggettivi.
La logica dei contratti di programma che in certe occasioni hanno avuto anche una natura consociativa,
bisogna limitarla ad un ambito residuale.
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Le imprese devono misurare la loro capacità di stare sul mercato e, quindi, accedere ai fondi
comunitari in presenza di requisiti oggettivi, di indicatori chiari, certi, terzi, rispetto ai quali, saranno
poi, le leggi di mercato, la concorrenza, la capacità di avviare produzioni in linea con le esigenze del
mercato stesso a sostanziare e giustificare la presenza stessa delle imprese. Con queste sintetiche note
introduttive cedo, quindi, la parola all’Assessore Nappi, ringraziandolo ancora una volta per la sua
disponibilità che non è mai venuta meno in ogni occasione in cui la Commissione ha avuto bisogno di
chiarimenti.
Dopo aver ascoltato gli altri colleghi, lasceremo la parola ai rappresentanti sindacali e di categoria che
hanno inteso accogliere il nostro invito e sono qui presenti. Grazie!
NAPPI, Assessore al lavoro e formazione: Voglio ringraziare, il Presidente e i componenti della
Commissione che sono qui stamattina, per l’invito, oltre a salutare le parti sociali che sono qui, ma con
loro ci vediamo più spesso, in realtà, ho apprestato anche il taglio dell’invito del Presidente della
Commissione, perché non parliamo di tutto il piano, ma c’è il tentativo di iniziare ad analizzarne i
pezzi, perché questo possa servire, innanzitutto, nelle politiche attive che dobbiamo porre in campo, a
dare ulteriori indicazioni. Quindi, il senso della mia presenza qui è quello soprattutto di ascoltare, poi,
segnalare uno sforzo che abbiamo iniziato a mettere in piedi, con difficoltà oggettive che sono
collegate anche ai fondi, alla necessità di costruire un ragionamento interassessoriale che è sicuramente
la prospettiva sulla quale stiamo lavorando ma che impone anche dei tempi diversi e che,
naturalmente, si coniuga con la necessità di tenere dentro tempistiche differenziate. Da un lato
abbiamo un mercato del lavoro campano che è in difficoltà, dall’altro lato abbiamo la necessità di
programmare, però, un pezzo lo abbiamo già cominciato a fare, c’è un pezzo del piano lavoro che si
chiama “Qualità e innovazione per l’occupazione” per cui iniziamo ad individuare delle prospettive di
intervento sul piano della relazione tra le imprese, nella prospettiva di fondo alla quale, io
personalmente credo e mi pare che su questo ci sia una condivisione abbastanza generalizzata,
collegata al fatto che dobbiamo aiutare le imprese, in particolare quelle medie e piccole, a stare
insieme tra loro per rafforzarsi. Perché è uno strumento attraverso il quale si può costruire una più
solida rete d’ imprese sul territorio campano che ha bisogno di essere interlocutore sia rispetto ai
grandi committenti, perché si pone in relazione di forniture sia rispetto, in generale, al mercato, quindi,
puntare alla coesione tra le imprese è uno strumento che dovrebbe servire, nella nostra prospettiva, a
lavorare per rafforzare il tessuto campano in un versante che non sempre ha trovato attenzione per
questa parte decisiva, perché, poi, i numeri della Campania, per quanto riguarda le piccole imprese,
sono tra i più alti del Paese, quindi, c’è anche il segnale che in qualche modo è contraddittorio, tra una
vitalità straordinaria, nonostante la crisi, nonostante le difficoltà, nonostante una scarsa attenzione
relativamente a questo pezzo del mercato del lavoro, allora, la prospettiva sulla quale iniziamo ad
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investire e capire insieme se è la strada giusta è relazionarci, attraverso l’identificazione di forme di
collegamento, ci sono alcune misure che puntano a favorire la congiunzione tra le imprese attorno al
dato che è caratteristico e appartiene specificamente all’Assessorato al lavoro che è, appunto, il
capitale umano, quindi, si accede al beneficio a condizione che si utilizzino, congiuntamente, figure
professionali unitarie, cioè la stessa in più imprese oppure figure complementari in una catena
produttiva oppure, in alternativa, puntando a valorizzare quelle professionalità più elevate, più
specifiche, che possono servire a trasformare un’idea in un’impresa oppure a migliorare l’impresa
esistente.
Accanto a questo, sul versante della costruzione della microimpresa c’è una misura di sostegno
all’attività che nasce, che deve servire, in un territorio particolarmente complicato come il nostro,
anche a far emergere le imprese che stentano ad esistere, quindi, l’incentivazione può servire a farle
uscire dal nero, può servire a costruire nuove imprese, può servire, in particolare, ai giovani della
Campania, ma anche i disoccupati, le donne, a chi ha voglia di investire su se stesso, di trovare un
sostegno.
Tutto questo, incidentalmente, cerchiamo di costruirlo sulla fase di queste settimane, nelle quali spero
di incontrarvi ancora, insieme alla Commissione e con tutti sui vari terreni, spero di costruirla insieme
al tessuto dei rappresentanti le parti sociali, perché c’è un terreno importante che è quello degli enti
bilaterali, cioè, il terreno del confronto con coloro che agiscono soprattutto sul piano della formazione
continua, perché sono tutti strumenti accessori che devono servire a contribuire, a costruire un nuovo
mercato del lavoro e una qualità del lavoro che spesso è l’altro elemento mancante della Campania.
Sono qui con la Commissione per capire cosa migliorare qui dentro.
PRESIDENTE: Grazie all’Assessore Nappi.
VIOLA, Segreteria CGIL Campania: Intanto vorrei ringraziare l’Assessore e la Commissione per
l’opportunità e anche associandomi alla condanna per le azioni di cui l’Ente Regione è stata oggetto
nel corso della notte, quindi, nella condanna di tutte le azioni irrispettose, irriguardose delle nostre
istituzioni.
Farò due considerazioni, una sulla parte introduttiva, di quadro, entro cui è inquadrato il piano della
Regione Campania, che, in qualche modo, l’Assessore, ma il Presidente della Commissione ha
chiarito.
Ci troviamo di fronte ad una delle crisi più drammatiche della nostra Regione, dentro un quadro
generale di crisi che noi sappiamo e che a me pare che la parte introduttiva alla proposta colga solo in
parte, nel senso che abbiamo un andamento del Pil dal 2000 al 2009 che se lo esaminiamo nella fase
2000 – 2007, prima dell’acutizzarsi della crisi, il Pil della Campania è aumentato del 6,4 per cento.
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L’aumento del Pil della Campania, dentro questa fase, è aumentato per effetti diversi, congiunturali per
la spesa del quadro comunitario europeo 2000 – 2006, in paratore del vecchio quadro comunitario 94/
99.
Se esaminiamo gli ultimi due anni, 2008/2009, abbiamo una perdita secca del Pil Campania del 7,4 per
cento, quindi, la crisi ha inciso sull’economia, sulla ricchezza regionale, facendo ritornare la Campania
alla fase precedente del 2000, questo è il dato di andamento dell’economia campana. Se esaminiamo il
dato con la configurazione del Pil della Campania, il 2,6 per cento agricoltura, il 17,1 per cento è
industria, il resto è servizio, quindi, abbiamo un Pil Campania che il 70 per cento ruota intorno alla
spesa pubblica, questo è il dato strutturale dell’economia campana.
Rispetto a questo quadro di riferimento, abbiamo messo in campo, nel corso di questi anni, perché
credo che sia necessario, perché dobbiamo ragionare su uno strumento che serve, che sta dentro una
prospettiva di sviluppo.
Credo che, giustamente, l’Assessore, ma anche il Presidente, abbiano sottolineato il rapporto
interassessoriale, cioè, la necessità di collocare lo strumento dentro un progetto di sviluppo, altrimenti
rimane uno strumento fine a stesso. Credo che questo manchi almeno nella parte d’ impostazione di
quadro strategico generale perché abbiamo alcuni strumenti, mi permetto di sottolineare rispetto alle
cose che ha detto il Presidente della Commissione.
Noi abbiamo il contratto di programma che si inserisce nell’unico strumento che ha il Ministero…
Industria 2015, non mi pare ce ne siano altre e il contratto di programma è incardinato nel quadro di
industria 2015 dentro cui sono accompagnati strumenti mie guardano il credito d’imposta, le borse
lavoro, un contratto che coglie proprio l’elemento strutturale dell’apparato produttivo campano che è
fatto di piccole imprese che si devono associare per stare dentro una competizione che assume
l’innovazione all’elemento centrale e siccome l’innovazione la si fa nelle piccole e piccolissime
imprese, non ci sono le disponibilità a finanziarie, la risposta al primo bando sugli 8 assi strategici
individuati nell’industria 2015 delle attività produttive regionali, la si misura, il dato strutturale,
purtroppo, ad oggi, e che questo apparato produttivo regionale non riesce a stare dentro la crisi che
stiamo attraversando. Lo vediamo anche dai dati delle casse integrazioni ordinarie e straordinarie in
deroga che ci avete fornito e che conosciamo abbastanza bene.
Ecco perché penso che sul piano strettamente metodologico avremmo preferito definire, ma partendo
dalle specificità territoriali, perché in riferimento al libro bianco o alle questioni del piano per il
Mezzogiorno che non ha ancora gli elementi articolati, almeno quello che è stato presentato nei giorni
scorsi, il libro bianco di Sacconi si muove dentro un modello lombardo – veneto che non è il nostro,
per cui rischiamo di fare un’operazione imitativa che non coglie la specificità del contesto territoriale.
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Ecco perché avremmo preferito, prima della presentazione, ma proprio sul piano strettamente
metodologico che ha delle implicazioni sulla sostanza delle questioni, definire nel quadro della
concertazione nazionale che è stato fatto e che riprende il documento nella parte d’impostazione,
l’accordo quadro nazionale sul sistema istruzione formazione lavoro e impresa di febbraio 2010,
dentro cui potevamo collocare un percorso per aggredire le questioni che abbiamo in Campania,
partire dalle specificità territoriali e incardinare le 29 misure che avete individuato nelle specificità
territoriali regionali.
Credo che vada recuperato questo pezzo, altrimenti rischiamo di ragionare su un’impostazione che,
probabilmente, non coglie gli elementi di specificità territoriale pure all’interno delle questioni di
quadro più generale.
Non è che operiamo all’interno della Regione dove le esperienze sul rapporto istruzione – formazione
lavoro non si siano consumate né possiamo dire che tutte le esperienze che abbiamo sperimentato fino
a questo punto in Campania non abbiano avuto al centro l’impresa, perché proprio nella
configurazione formale i bandi avevano al centro sempre e comunque l’impresa sia quando abbiamo
sperimentato il post diploma, sia quando abbiamo sperimentato gli FTS, sia quando abbiamo
sperimentato l’area professionalizzante negli istituti tecnici e professionali, è l’impresa al centro.
Quando si fa un’impostazione di proposta di merito, è evidente che dobbiamo partire dalle esperienze
che abbiamo maturato in questa fase e che la stessa ricerca del progetto excelsior ci consegna. Il
progetto excelsior ci consegna una situazione strutturale in Campania dove il sistema delle imprese
richiede profili professionali bassi e la crisi, siccome pone l’impresa dentro una situazione di lavoro
nero per stare dentro, in qualche modo, all’attività lavorativa, la cosa si complica ancora di più.
Rischiamo, nei prossimi anni, di avere in Campania, una grande area del lavoro nero e sommerso,
questo è il dato.
Gli FTS, post diploma, l’area professionalizzante, qual è la valutazione che facciamo? Ci sono
esperienze già consumate in Campania, al centro c’era l’impresa non c’era altra cosa.
Credo che dobbiamo lanciare qui il punto di recupero di un’impostazione, credo che dobbiamo
lanciare una grande iniziativa, quindi, consiglio, alla Regione Campania, in rapporto con gli
assessorati, in una dimensione dipartimentale, di una grande iniziativa sulla centralità dell’istruzione
tecnica e professionale come asse centrale delle politiche di sviluppo.
Anche qui mi permetto di sottolineare alcuni punti, che il documento riprende ma non approfondisce,
giustamente non può approfondire.
Ci troviamo in Campania, di fronte alla più alta percentuale di dispersione e di abbandono dell’obbligo
scolastico nei vari processi, quindi, rispetto a questo, le esperienze che abbiamo messo in campo, con
gli strumenti attualmente in vigore, penso ai progetti scuole aperte e via di seguito, anche io penso che
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vadano rivisti, però, attenzione, ci troviamo di fronte ad una macchina istruzione scolastica che
cammina e che espelle al suo interno, che, purtroppo, è destinata ad espellere sempre di più per effetto
degli interventi del governo nazionale sulla riforma del sistema scolastico e normativo.
Il fatto che la Regione Campania perde quasi otto mila cattedre, incide sul modello che si mette in
campo in Campania.
Se vogliamo davvero affrontare il problema della dispersione scolastica e concentrare, nelle aree a
rischio della dispersione scolastica, riprendiamo il progetto che abbiamo fatto su Villa Literno, che è
stato per varie ragioni abbandonato, recuperando il modello, quello che maggiormente ha avuto
risultati a livello regionale, delle Zep (Zone di educazione prioritarie).
Credo che si debba aprire un problema altrimenti rischiamo di fare un’operazione, di fare interventi
con fondi aggiuntivi, per fare interventi ordinari, che non spettano, su questo versante conseguire i
target del secondo obiettivo di servizio. Il progetto Pisa, che voi avete richiamato, sono le competenze
fondamentali logico – matematiche, linguistiche espressive che sono le chiavi di accesso non solo alle
nuove dimensioni del sapere, ma anche a nuovi profili professionali.
Credo che rispetto a queste cose dobbiamo, almeno questa è la posizione della CGIL Campania,
recuperare un confronto, le cose che diceva l’Assessore Nappi, recuperando il pezzo che manca,
analisi sulle esperienze che già abbiamo realizzato e che hanno messo l’azienda al centro, con gli
strumenti che abbiamo, poi li possiamo rivedere, tutto è perfettibile, poi il pezzo di qual è l’impianto,
lo sviluppo strategico, naturalmente questo rientra nelle funzioni dell’Assessorato alle attività
produttive, che deve essere il quadro entro cui mettiamo lo strumento di cui stiamo ragionando
stamattina. Grazie!
MARCIANO (PD): Provo a raccogliere il suggerimento che faceva il Presidente Diodato nella sua
introduzione, di non replicare il dibattito che sul piano abbiamo avuto nell’Aula consiliare la settimana
prossima, però, alcune considerazioni, in qualche modo, vanno lasciate agli atti.
Abbiamo apprezzato lo sforzo fatto dall’Assessore Nappi, di presentare un piano, a guardare bene
l’attività di questi mesi di Governo, ci sembra sostanzialmente il primo atto che in qualche modo prova
ad affrontare questioni di merito e a mettere in circolazione un po’ di risorse in un’economia ristagnata
come quella dell’intero Mezzogiorno, ormai anche di grande parte del centro – nord del Paese. Allo
stesso tempo abbiamo ritenuto insufficiente il piano, anche per alcune delle motivazioni che prima il
rappresentante della CGIL ha esposto. Riteniamo, da questo punto di vista ci confortano anche
interventi, riflessioni che sono state fatte, non per ultimo dalla Guidi, la Presidente nazionale dei
giovani industriali, quindi, non parliamo di settori più di parte che ci hanno fornito un po’ di
documentazione strumentale ad una battaglia politica, ma non ci può essere un piano per il lavoro se
questo non è collegato ad un’idea di sviluppo, di crescita di una parte importante del Paese, come in
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questo caso della Campania. Una comunità di sei milioni di uomini e di donne e una comunità
particolarmente piegata da una crisi che è di sistema, ma di fronte alla quale abbiamo visto anche altre
democrazie in giro per l’Europa e altre democrazie oltre oceano, come l’America, a mettere in campo
misure strutturali per invertire una tendenza ed essere all’altezza delle condizioni che si sono create,
quindi, detto questo, responsabilmente abbiamo detto che è un passo, accanto a questo serve una
visione strategica del presente di questa Regione e poi una visione strategica di futuro di questa terra.
E’ evidente che un passaggio fondamentale deve essere l’incrocio tra i lavori dell’Assessorato,
abbiamo settori industriali di questa terra, quello manifatturiero, quello tessile quello di grande
eccellenza che vive tensioni enormi e tensioni sociali che rischiano di incrociare settori altri di una
società in difficoltà. Se cancelliamo il reddito di cittadinanza ritenendolo una misura insufficiente per
le famiglie disagiate di questa terra, ma non introduciamo forme di sostegno adeguate per arginare aree
di nuova povertà che avanzano in questa terra, è evidente che indirettamente determiniamo incroci tra
tensioni sociali diverse. Per la prima volta, nella storia di questa Regione, hanno visto studenti e
disoccupati, in queste ore, danneggiare la vita ordinaria della nostra città e come sempre troveranno
non solo la maggioranza, ma anche le forze di opposizione pronte alla condanna. C’è un tema che
riguarda una visione di sistema di questa Regione ed è evidente che su questa terra, in modo
particolare, ricadono anche scelte del governo nazionale, a partire dai tagli sulla scuola, sulla
formazione, sulla ricerca, che portano, inevitabilmente, a condizioni di disagio, di sofferenza, di intere
famiglie che non sono più le famiglie tradizionalmente in un ceto popolare e medio di questa terra, ma
insofferenza sono ordini professionali, ceto impiegatizio, categorie industriali e produttive, ecco perché
guardiamo positivamente al piano, ma riteniamo insufficiente il piano perché si cala non in una
condizione di vita ordinaria dell’economia di questa terra, ma in una fase assolutamente inedita delle
condizioni economiche e finanziarie dell’intero Paese.
Avremmo voluto capire di più e meglio, mi auguro che questo sia il terreno di discussione e di
confronto delle prossime settimane.
Quali sono gli asset di sviluppo di questa terra? Turismo, infrastrutture, trasporti, qualità della
formazione per rendere davvero più competitiva una generazione giovane che vive in questa terra e
che è la parte anche più debole di questa società, quella quale si scaricheranno le contraddizioni più
pesanti di questa crisi.
Abbiamo il tema di come rendiamo questa generazione più competitiva in un mercato delle
opportunità che si restringe e in un mercato che, invece, richiede alta formazione, alta competitività,
per fare in modo che un giovane che si laurea alla Federico II sia altrettanto competitivo con un
giovane che si forma in un campus americano, con un collage inglese o francese, tutto questo ha
bisogno, evidentemente, di uno sforzo di elaborazione in più, anche di concertazione in più.
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Vedo che al ritornare di vecchie emergenze, oggi c’è una responsabilità in più. Leggevo qualche
giornale stamattina e vedo che anche di fronte ai rifiuti ci sono appelli della maggioranza di centro –
destra, alla responsabilità istituzionale e alla collaborazione tra centro destra e centro sinistra, poi la
storia insegna a tutti sempre qualcosa, noi non ci tiriamo indietro da questa responsabilità e la qualità
del dibattito che abbiamo avuto in Consiglio regionale penso, Assessore, sia non di una generica mano
tesa, ma di un’assunzione di una quota di responsabilità che riguarda il governo di una comunità così
completa come la nostra, di una comunità di sei milioni di uomini e donne.
Adesso abbiamo bisogno di capirci un po’ meglio tra di noi e di capire anche un po’ di più. I tempi di
questo piano tra quanto? Le risorse per questo piano, 600 milioni di euro, per quanti anni, per tre anni?
Il governo nazionale, quindi, l’esecutivo regionale, che intese ha con il governo nazionale per fare in
modo che il Ministro Sacconi oltre a dire: Bene, in Campania si volta pagina! Poi ci mette qualche
risorsa in più, perché il tema è questo, anche in un’economia risicata a volte si fanno scelte impopolari,
ma si decide l’agenda delle priorità dove si mette e dove si toglie, quindi, da questo punto di vista,
forse l’incontro di stamattina sarà utile per capire alcune cose di questo tipo e forse, magari, a tentare,
attraverso l’Assessore Nappi, di suggerire anche all’Assessore Vetrella di battere qualche colpo in più.
Perché mentre diciamo questo, poi, non capiamo che fine fanno le 2.400 forze lavoro, destinate alla
prima occupazione per altrettanti giovani, non capiamo che fine hanno fatto i due accordi di
programma di Terra di Lavoro che metterebbero in sicurezza 1.000 lavoratori di un settore
metalmeccanico in difficoltà in tutta Italia e in particolare in quella parte di territorio. Non capiamo
che fine ha fatto una fetta consistente del credito d’imposta per le imprese, quindi, un piano per il
lavoro e accanto cose già lì pronte, finanziate, sottoscritte da ministeri di questo stesso segno politico
di oggi, però, sono lì ancora senza un credito e una risposta.
CAPONE, Rappresentante delle Quattro Confederazioni artigianato: Innanzitutto volevo
ringraziare il Presidente della III Commissione che ci dà l’opportunità di continuare a discutere e a
ragionare sul piano lavoro.
Con l’Assessore Nappi, oltre ad incontri direttamente con le associazioni, poi c’è stata un’audizione
più larga, poi, lunedì scorso l’Assessore ha partecipato ad un nostro convegno fatto dall’Ente bilaterale
che buona parte era dedicato a questa materia di cui parliamo stamattina. L’occasione è propizia, le 4
associazioni dell’artigianato, Confartigianato, CNA, Casartigiani, stanno continuando a dare, anche
con documenti che sono arrivati all’Assessore, un contributo su questo piano lavoro.
Una piccola parentesi. C’è una lamentela dei colleghi della CNA che dicono che non hanno ricevuto
l’invito, inviterei la Segreteria della Commissione a prendere nota di questa cosa.
Anche nella sintesi che ci è stata consegnata si dice che al centro del piano lavoro ci sono le imprese,
soprattutto piccole e medie imprese, noi, su questo, abbiamo salutato favorevolmente, infatti, la
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filosofia che individuiamo dietro al piano lavoro, l’abbiamo sintetizzata con uno slogan che abbiamo
scritto in un documento che abbiamo mandato all’Assessore: Meno filosofia di posto fisso, più
incentivazione al lavoro produttivo e alla riscoperta dei mestieri.
In Campania, su 540 mila aziende, l’8 per cento sono piccole aziende, non arrivano a 10 dipendenti,
solo il 2 per cento possiamo classificarlo come media azienda e una piccola parte come grandi aziende.
L’artigianato, in questo, ha una parte consistente, sono 80 mila aziende in Campania, pertanto, un
piano lavoro che pone al centro l’esigenza delle aziende, piccole e medie, in relazione ai due grossi
filoni che il Presidente Diodato prima introduceva, le donne e la difficoltà delle giovani generazioni ad
entrare nel mondo del lavoro, ci vede propensi a lavorare insieme, a dare un contributo per poter
realizzare queste cose.
Anche noi, lo abbiamo sottolineato in varie discussioni, anche con l’Assessore, pensiamo che il piano
da se sia una cosa estremamente positivo, ma se resta solo il piano per il lavoro non è sufficiente.
Noi pensiamo che vada immesso in un piano più complessivo, interassessoriale, abbiamo anche citato
il coinvolgimento dell’Assessore allo sviluppo, alle attività produttive e all’Assessore alla ricerca per
mettere insieme un piano più completo, dove una serie di necessità, qui siamo in III Commissione,
soprattutto le piccole e medie imprese ce l’hanno dal punto di vista normativo.
Noi abbiamo una legislazione in materia della Regione Campania che o è una legislazione vecchia di
anni oppure, in alcuni settori, come l’artigianato, non ce n’è più perché ormai è stata superata dagli
eventi, allora, una delle questioni - penso che questa sia la sede adatta per poter dire queste cose – che
dobbiamo mettere in piedi è quella di iniziare a legiferare e a programmare in questa materia.
Nel merito del piano lavoro. Premesso che il giudizio è positivo e premesso che vogliamo fare la
nostra parte al tavolo di concertazione che l’Assessore ha non solo annunciato, ma ha anche scritto nel
piano di lavoro, nel momento in cui andiamo a scrivere i bandi, nel momento in cui andiamo, poi, a
rendere operativa l’operazione, alcune sottolineature è necessario che le facciamo.
Penso che l’artigianato e la piccola impresa in Campania possa dare un contributo all’inserimento dei
giovani, soprattutto nel mondo produttivo, se noi mettiamo mano all’apprendistato.
L’apprendistato era uno dei contratti sviluppati per il passato, poi, per una serie di questioni,
ovviamente legate molto alla trasformazione del mondo produttivo, alla crisi e alle cose esterne, ma
anche legate ad una necessità di chiarezza.
Abbiamo apprezzato che nel piano di lavoro siano stati stanziati 3 milioni di euro per incentivare
l’apprendistato, erano anni che su questa materia non si metteva mano, capiamo anche la misura,
vorremmo capire meglio, ma questo lo facciamo nel momento in cui scriveremo i bandi, i 5 mila euro
per azienda per assunzione apprendista, annuale, biennale, triennale, ma queste sono tecniche che
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possiamo mettere, però, insieme a questo, abbiamo la necessità di normare e di burocratizzare oggi
quello che succede nell’apprendistato professionalizzante.
Avvocato Nappi, non voglio ripetere quello che diceva Lucci l’altra mattina, 44 pratiche per assumere
un apprendista sono molte. Poi, su questa cosa, penso che la Regione Campania debba dotarsi di una
legge, è questa una legge che non costa, ma è una legge di normativa rispetto all’apprendistato
professionalizzante, perché vanno individuati i profili formativi, vanno definiti i contenuti formativi,
vanno definiti i ruoli e le competenze del toutor aziendale e così via, non voglio appesantire la
discussione con questioni tecniche, però, l’apprendistato professionalizzante, che è un’intuizione
positiva della legge Biagi, che è stata recepita in tutti i contratti di lavoro, ormai, poi ha una necessità
di essere semplificata e realizzata.
L’impresa, oggi, non assume gli apprendisti, anche perché è obbligata a fare 120 ore di formazione
all’anno, però, poi, non si capisce, di queste 120 ore, quali sono i programmi formativi, qual è la parte
della formazione trasversale che va bene per tutte le categorie e qual è la parte di formazione
professionalizzante che deve essere diversa da mestiere a mestiere, allora, su questa questione
dobbiamo avere un’accelerazione che insieme al piano di lavoro e insieme all’incentivazione che è
prevista nel piano lavoro, dobbiamo avere una normativa su questa cosa, altrimenti non andiamo molto
lontano.
Abbiamo apprezzato questa cosa degli inserimenti lavorativi, perché pensiamo che una delle questioni
principali – so che l’Assessore è d’accordo su questo – per le nuove generazioni è l’approccio al
mondo del lavoro, l’inserimento lavorativo è una delle misure, la work experience è una delle misure
che bisogna portare avanti e incentivare, però bisogna unificarle e semplificarle, noi vogliamo fare la
nostra parte al tavolo di concertazione su questa unificazione e semplificazione, perché non vogliamo
né che si enfatizzi tutto, né che questo diventi la foglia di fico che copre alcune magagne che ci sono in
giro.
Noi vorremmo collaborare sul sommerso. Il collega della CGIL diceva che il sommerso è legato al
lavoro dipendente, noi abbiamo la necessità anche di avviare un piano e di riscoprire vecchie parole
d’ordine.
Una volta si diceva “Dobbiamo rendere l’emersione conveniente” intorno a questo slogan dobbiamo
costruire in Campania, perché ormai le percentuali sono terrificanti, di attività sommerse, di lavoro
dipendente sommerso e la fabbrica del falso.
Avendo il coraggio di dire che una parte di questa va repressa, perché legata ad altri meccanismi che
non ci interessano.
Vorremmo capire la questione delle borse lavoro che fine fa.
21 Ottobre 2010
La prima finestra che si è chiusa nell’aprile 2010, ha visto più di 2000 aziende produrre domande per 3
mila e passa borsisti. La seconda finestra, che si è chiusa alcuni mesi dopo, non sappiamo nemmeno
quante siano le domande.
La terza finestra è stata sospesa.
Su questa cosa le organizzazioni, le associazioni imprenditoriali, quelle dell’artigianato, si sono date
molto da fare per lavorare, però, dobbiamo sapere che le dinamiche aziendali non aspettano questi
tempi.
Un’azienda che ha proposto una borsa lavoro a gennaio, sicuramente ha condizioni diverse oggi, le ha
l’azienda e le ha il borsista. Molte di quelle cose selezionate non vengono più avanti.
In una sede responsabile come questa, lo voglio dire con tutta la benevolenza che ci vogliamo mettere.
Non ci possiamo accontentare di un semplice messaggio che sta sul sito e che dice: per il patto di
stabilità le borse lavoro sono sospese.
Dobbiamo provare a metterlo in campo.
CIOTTI, CISL Campania: Ringraziamo il Presidente per l’attenzione che pone ai problemi che
riguardano il lavoro. Abbiamo chiesto e ottenuto, anche in altre occasioni, per problematiche che
riguardano questo lavoro che continua a mancare in Campania, lo ringraziamo per l’attenzione che
pone a questi problemi, per aver portato anche l’Assessore al lavoro che incontriamo frequentemente,
ma in questa sede riteniamo fondamentale per il ruolo che la III Commissione, attività produttive e il
Consiglio regionale debba necessariamente svolgere, anche con tempi rapidissimi.
Credo che l’Assessorato abbia avuto un grande coraggio ad aprire una pista come questa, partendo da
una grande ambizione che l’Assessorato si pone, di aver avuto approvato un piano definito aperto,
quindi, per questo pongo la possibilità di implementarlo, non nei contesti generali, ma anche per
misura, almeno questo è stato lo spirito che abbiamo recepito, lo ringraziamo per questo, perché
crediamo, come CISL, che questo sia il metodo da adottare per venire fuori da una situazione
complicata, difficile, come quella campana e meridionale.
Senza rifare la storia, perché la conosciamo un po’ tutti quanti, di quello che stiamo vivendo, da dove
veniamo e di quello che stiamo vivendo attualmente, delle condizioni che questo Paese si ritrova,
perché quel taglio orizzontale del 10 per cento, a livello magro, nazionale, ma il taglio rilevante, alle
regioni e ai comuni, che peserà ancora di più, ci mette in una condizione che ognuno per la propria
parte può rincorrere queste tematiche a livello regionale, ma credo che ognuno di noi, con propria
responsabilità, debba guardare che cosa oggi incassa sul campo e ripartire da quello che teniamo e
quello che teniamo è sicuramente la fortuna di avere una grande platea di risorse umane a cui
indirizzare non solo più sostegni, così com’è successo per il passato, ma anche indirizzare risorse che
possono orientare verso una possibilità di lavoro.
21 Ottobre 2010
Che poi il piano declini in tante opportunità, in tanti segmenti, ma un’opportunità di lavoro che si
possa definire tale, addirittura sollecitavamo anche un intervento per le figure autonome, che come
sindacato è un po’ così, però abbiamo tante figure che svolgono attività autonome, che non hanno
coperture e che devono essere attenzionate, perché alla fine, ai tanti giovani, vedo che i tre segmenti,
che il documento che ci avete dato richiama, è quello delle giovani donne, molto probabilmente, in
questa direzione dobbiamo cogliere la voglia di fare delle nostre giovani generazioni.
All’interno di questa classificazione, io, Presidente, penso che sia maggiormente da mettere in rilievo,
dai tre dettagli che fate, un punto che riguarda la ricollocazione. Questo è un punto per noi sostanziale.
C’è traccia, nel piano, quando parliamo di quell’area sperimentale torrese – stabiese, ma questo è il
pezzo più importante e fondamentale che abbiamo, perché sappiamo tutti quanti che dall’anno scorso,
ma particolarmente quest’anno, ancora nel 2011, avremo tante espulsioni di lavoratori dai cicli
produttivi, quindi, un pezzo rilevante che dobbiamo accarezzare è questo, poi, senza dilungarmi ancora
di più, perché credo che i ragionamenti siano abbastanza compiuti, poi, sicuramente l’assessorato avrà
modo di convocare le parti, quelle sociali e quelle economiche, per approfondimenti più centrati sulle
varie misure. Credo che ci sia la necessità di guardare a questo piano, visto che è stato liberato
dall’intera Giunta regionale, c’è stato un dibattito, se non ho capito male, in Consiglio, ma penso che il
Presidente della III Commissione si possa fare anche parte ulteriormente, mettere intorno al tavolo i
vari assessorati, se questo è un piano liberato dalla Giunta regionale, come un fatto unitario, crediamo
che tutti gli assessorati debbano far discendere, da questo piano, le azioni che mettono sul campo,
quindi, è da questo fiume che si diramano i vari ruscelli e non il contrario, se questo è il piano che la
Regione intende darsi per affrontare i temi del lavoro.
Se c’è questa armonia, allora, i vari assessorati e le varie competenze, la stessa presidenza del
Consiglio, quando individua risorse da mettere sul tavolo, perché, Presidente, va bene la forza
dell’impresa che è capace di stare sul mercato, ma non dimentichiamo che questa è una Regione che
parla il 4,92 di Irap, che ha un Irpef che è quello che è, abbiamo il peso che abbiamo, quindi, viene
l’imprenditore della pasta, Divella, l’altro giorno sulla stampa dice: chi deve venire ad investire in
Campania? Abbiamo anche quest’altro handicap, che il piano non affronta, ma se il piano è dell’intera
Giunta regionale, le varie misure che gli assessorati intendono mettere sul campo, devono rispondere a
questa logica e gli strumenti di interventi sul territorio… non ci affezioniamo alla cosa, abbiamo una
serie di strumentazioni che sono quelle della programmazione negoziata, tutto quello che si è fatto sul
territorio, contratti di programma, non ci affezioniamo! Di fatti, abbiamo detto alla Giunta regionale:
questi sono gli strumenti che sono presenti sul territorio, senza togliere nulla a quello che è stato fatto,
la Giunta intende continuare in quella direzione? Ci sono alcuni strumenti utili che vanno sicuramente
portati avanti, la Giunta non intende continuare in quella direzione, però, ci dica quali strumenti
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intende mettere sul campo per spendere quelle poche o tante risorse che ci sono per poter fare qualche
posto di lavoro in più. Questo credo sia la cosa importante, poi, lascio una sollecitazione, ma la lascio
all’Assessore che se ne può fare sicuramente capo, partendo dal fatto che il Presidente della III
Commissione sta bene di cosa parliamo, di Sviluppo Italia Campania, quando il Presidente ci ha detto:
“Il piano punta a valorizzare e a mettere in campo. Questo lavoro era appannaggio di Sviluppo Italia
Campania” lo richiama per dare modo a noi di dire: visto che la società è stata messa in liquidazione e
i lavoratori sono stati messi in liquidità, la III Commissione lo sa benissimo, la ringraziamo,
ringraziamo il Presidente perché stanno lavorando con il Consiglio per dare una risposta, quindi, dico
all’Assessore: se la forza di risorsa presente sul territorio campano, che ha dato tanto e continua a dare,
non a caso ha avuto un aumento di lavoro del 30 per cento dall’inizio dell’anno, al Ministero dello
sviluppo economico non interessa più e la Regione intende andare in questa direzione, vorremmo pure
capire dall’Assessore - ovviamente il pensiero della III Commissione lo sappiamo - se intende
utilizzare queste risorse umane per dare attuazione a quanto previsto nel piano e puntare allo sviluppo
della microimpresa così come veniva sollecitato da più punti. Vi ringrazio!
ALFANO, Confapi Campania: Ringrazio il Presidente Diodato di aver tenuto l’audizione di oggi e
ringrazio anche l’Assessore perché non è la prima volta che ci incontriamo, ma in questi mesi di sua
attività, abbiamo avuto già modo di incontrarci e dare il nostro contributo sia attraverso un
coordinamento di associazioni che sarebbe il coordinamento delle PMI campane, 22 sigle di
associazioni, anche attraverso il nostro contributo con un documento inviato qualche giorno fa
all’Assessore che riguarda, appunto, un contributo nello specifico per quanto riguarda il piano lavoro.
Sono d’accordo, più o meno, con quello che è stato detto prima di me, però vorrei porre l’attenzione
massima su due aspetti, il primo aspetto che è stato detto da Viola, questa è una questione che in più
occasioni la ripetiamo, che il Pil qui in Campania si compone del 70 per cento di pubblica
amministrazione e 30 per cento di manifatturiero, imprese, servizi e altro. Questo lascia molto
riflettere, perché considerato che le nostre imprese in Campania, significa che hanno riferimenti nel
mercato della pubblica amministrazione e guarda caso, qui dove c’è carenza del rispetto dei pagamenti,
dell’efficienza è proprio nel campo della pubblica amministrazione, quindi, queste imprese avvertono
ancora di più la crisi, perché queste imprese non si vedono pagati regolarmente i propri crediti, quindi,
stanno in crisi, quindi, riduzione del personale, parliamo di imprese che hanno massimo 50 dipendenti,
questo è il target delle imprese che lavorano nell’ambito della pubblica amministrazione, se, poi, a
queste aggiungiamo, con la finanziaria, il taglio della spesa pubblica del 10 per cento e ci rendiamo
conto che la crisi per queste imprese deve ancora venire, quindi, ci avviciniamo ad un periodo di
maggiore crisi per questo mercato che rappresenta il 70 per cento del Pil.
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Questi valori al nord sono l’inverso. Al nord il 30 per cento è rappresentato dalla pubblica
amministrazione, quindi, questo ci deve far riflettere molto.
A proposito del piano strategico di sviluppo è importante che lo sia, perché questo piano venga inserito
in un piano di sviluppo strategico che faccia invertire questo dato.
Noi abbiamo bisogno di manifatturiero, qui le industrie c’erano, ma man mano sono state dismesse.
Avevamo grandi industrie a Napoli, dove c’era un indotto che lavorava, forse rappresentata 2 – 3 volte
il loro numero di occupati. Ora abbiamo una crisi in atto: Tirrenia, dove la gara dovrebbe essere a
breve e c’è il Fincantieri, qui la Regione la vedo assente.
La Fincantieri non rappresenta solo i 500 dipendenti che stanno a Castallammare, forse ne rappresenta
3 – 4 volte tanto di tutte le aziende che lavorano intorno a lei e se la Fincantieri, poiché vedo che il
piano di sviluppo dell’azienda lo si fa a La Spezia, in altre aree del Paese e non qui al sud, ritengo che
se chiede quell’azienda non sono 500 posti di lavoro in più, ma saranno 2000 posti di lavoro in meno,
perché molte aziende dell’indotto, addirittura lavorano esclusivamente per lei, poi sono aziende che
hanno meno di 10 dipendenti, quindi, sono aziende anche artigianali, che fanno lavorazioni speciali di
componentistica, che sono pagate per il valore aggiunto che danno a queste lavorazioni.
Ritengo che veramente il piano, ottimo, chiaramente, apprezziamo molto, il piano si muove intorno ai
fabbisogni dell’impresa e lo apprezziamo, così come apprezziamo che il Presidente Diodato diceva
“indicatori”, noi abbiamo questo di indicatori che facciano monitorare la spesa che facciamo, per
vedere se i risultati sono quelli che speriamo, altrimenti blocchiamo il piano, vuol dire che non stiamo
andando nella direzione giusta, quindi, è opportuno partire con gli indicatori che sono indicatori di
risultati e ci fanno comprendere che la strada intrapresa, quegli incentivi dati alle imprese sono soldi
spesi bene e i risultati previsti si raggiungono.
Sull’apprendistato, nella nota che abbiamo inviato, chiedevamo alcune cose, per semplificare il
contributo che abbiamo dato.
Riteniamo che l’apprendistato sia uno strumento essenziale per lo sviluppo occupazionale, nella
competitività dell’impresa.
Interessante anche il primo accordo fatto tra la Regione Lombardia, il Ministero del lavoro e della
pubblica istruzione per apprendistato, dai 16 ai 18 anni, anche come strumento di prevenzione della
dispersione scolastica e lo sfruttamento della manodopera infantile, coerente anche con la misura 1.3.1.
Per rendere più fruibile il sistema è necessario completare il sistema già esistente in Campania.
Utilissima sarebbe la creazione del catalogo formativo per l’apprendistato, strumento, questo, che
permetterebbe alle imprese di comunicare telematicamente, con posta certificata e tutta la procedura
che va dalla comunicazione dell’assunzione alla richiesta di finanziamento per la formazione.
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Preferiamo
che
siano
semplificate,
non
40
adempimenti,
altrimenti
diventa
sommerso
quell’apprendistato. Procedura, questa, già descritta dall’ente bilaterale, sarebbe l’ente nostro di
formazione, che svolgere funzione di assistenza tecnica per apprendistato, rilanciare l’azione
dell’osservatorio dell’apprendistato i cui soci sono gli enti bilaterali e la Regione, attuare il programma
2010 – 2011, approvato dall’osservatorio dell’apprendistato e pubblicato sul Burc nel gennaio 2010,
recentemente è stato approvato, quindi, chiediamo questo.
Si è parlato di nuove figure professionali. Ritengo che queste nuove figure vadano inquadrate in un
piano strategico. Di attività che dovrebbero svilupparsi in Regione sono tante, ma io mi vorrei
soffermare su una in particolare dove in questi giorni ho avuto contezza che è un mercato in
espansione. Quando parliamo di mercato, parliamo di mercato globale, non mi riferisco mai ai mercati
nazionali perché il nostro futuro non è il nostro mercato ma è l’internazionalizzazione delle imprese e
la cantieristica da di porto.
Globalmente, quello che è il fabbisogno rispetto alla domanda, abbiamo un gap del 60 – 70 per cento,
questo che significa? Che se siamo capaci di mettere in campo subito sviluppo in questo settore, ci
accaparreremo quella fetta di mercato che in questo momento è carente e poiché si è parlato anche di
creatività, prima il Presidente Diodato ha parlato di creatività, quella deve diventare una figura
all’interno delle imprese, quindi, prevedrei, nel piano lavoro, anche questa figura che è da invogliare,
incentivare, promuovere all’interno delle imprese, perché se vogliamo sviluppare il manifatturiero,
quindi, accorciare quel gap, dobbiamo fare in modo che le nostre imprese manifatturiere si sviluppino.
Nel campo della nautica, un creativo laureato che viene dall’università ed è formato per innovare il
prodotto sotto il profilo della bellezza estetica, è una figura importantissima, qui c’è mancanza di
queste figure nell’azienda, le nostre imprese non si servono dei creativi oppure il più delle volte
affidato alle aziende o alle società di creatività che addirittura non stanno a Napoli, stanno all’estero o
stanno al nord del nostro Paese, quindi, è opportuno fare in modo che questa figura possa essere
prevista nel piano e incentivarla.
Noi con l’Assessore Trombetti ne abbiamo già discusso e in quella sede abbiamo chiesto all’Assessore
di fare in modo che ci sia un incontro congiunto con i tre assessori, chi deve promuovere lo sviluppo,
chi il lavoro e chi la ricerca, da fare un piano condiviso, insieme, tutti e tre, approvato dal Consiglio
regionale in modo da andare in un’unica direzione, perché non si può creare uno scollamento: un piano
fatto dall’Assessore lavoro che va in una direzione, un piano che invece viene redatto, so che
l’Assessore Vetrella sta lavorando ad un piano del genere. C’è stata una lamentela qualche giorno fa,
c’è stata una reazione e ha detto che sta lavorando a un piano strategico. E’ opportuno che il piano si
vada a inserire in questo piano strategico, perché se in questo piano strategico vediamo che è
opportuno non sviluppare più imprese che producono occhiali, perché gli occhiali qua non si fanno,
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perché conviene farle in Cina e tutte le aziende che oggi vengono gli occhiali le producono in Cina,
oppure di altri materiali, che non mi va di elencare, che cosa sappiamo fare di bello qua? Che cos’è la
cantieristica? Sviluppiamo molta cantieristica… perché c’è mercato globale, abbiamo dei paesi
emergenti che sono vicini, abbiamo la Russia, altri paesi dell’est, abbiamo i paesi dell’Africa
settentrionale che affacciano sul mediterraneo, che si stanno sviluppando, stanno aumentando il
benessere pro capite, solo con il mediterraneo si può sviluppare un mercato enorme, ma non solo per
questi prodotti, anche per il tessile, per l’abbigliamento, il calzaturiero, dove abbiamo l’eccellenza.
La figura del designer conviene metterla, le imprese non hanno ancora questa cultura, purtroppo, però
c’è bisogno di innovare il prodotto anche come bellezza estetica.
La figura del designer, prevista
nel piano lavoro, potrebbe dare uno stimolo all’impresa per
incentivare l’assunzione in modo che l’impresa possa migliorare, perché se l’impresa migliora fa altre
assunzioni, questo dobbiamo fare, fare in modo che le imprese migliorino la loro capacità competitiva,
sviluppino più economia all’interno e da se viene che i posti di lavoro aumentano. Vi ringrazio e ci
renderemo sempre disponibili, come Confapi Campania, a produrre ulteriori osservazioni e contributi
ogni qualvolta ci saranno richiesti. Grazie!
CARNEVALE UGL: Nell’associarmi nel ringraziare le istituzioni voglio dire velocemente che si è
capito che bisogna fare un progetto di sviluppo locale generale, coinvolgendo tutti gli assessorati, non
può essere a prescindere da un assessorato si e da un assessorato no, perché questo è il problema di
fondo, si deve iniziare dalle bonifiche dei territori per valorizzare il turismo e il commercio locale, per
valorizzare l’attività del territorio stesso.
Si parlava di piccole e medie imprese, se non infrastrutturiamo aree Pip adatte a fare ciò,
l’imprenditore non ha la volontà di venire a investire in Campania, al di là dell’Irpef e delle varie tasse
che sono già in aumento, ma se non diamo anche una semplificazione delle procedure di affidamento o
quanto altro per i comuni, diventa difficile che un imprenditore venga ad investire sul territorio, questo
è lo scopo finale del ragionamento, dobbiamo creare e semplificare, nell’interezza della Giunta, il
progetto campano, perché se non facciamo questo, se non riusciamo a rendere operativo il territorio,
perché visto che abbiamo fatto il PTR, noi delle parti sociali abbiamo richiesto, a grande voce, al
tavolo del partenariato, lo rivendichiamo anche in questa sede e se non facciamo sistema territoriale di
sviluppo, la Campania non riesce ad uscire dalla sua crisi esistenziale e lavorativa che sta avendo,
fermo restando che dobbiamo anche guardare alla grande industria, perché non solo la piccola e la
microindustria porta lavoro forte, ma anche l’industria grande porta lavoro forte, visto che c’è una
deindustrializzamene, negli ultimi anni, ormai, che va in un aumento sempre maggiore, prima
Montefibre, poi FIAT e altri esempi da dire in tutta la Regione Campania, salvaguardare l’esistente,
valorizzare il territorio, sviluppare una capacità di attrazione dei territori partendo dalle bonifiche del
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territorio, passando alle politiche sociali per fare integrazioni e valorizzazione sociale e l’utilizzo anche
delle strutture abbandonate che sono state lasciate così, che risultano ormai cattedrali nel deserto.
Valorizziamo le strutture che abbiamo con un’infrastruttura adatta. Semplificare la legislatura per
quanto riguarda le piccole e medie imprese, ma collocata ai comuni, perché se non si fa interscambio
tra Comune e Regione questo non può arrivare in modo rapido.
Sviluppo Italia Campania. Visto che parliamo di attività lavorative poste ad un know out che loro già
hanno, sono ragazzi, sono menti di questa Regione che non possiamo permettere che vadano via, visto
che il piano va anche nel senso generale di salvaguardare le attività dei giovani e valorizzare esse, il
know out che ha Sviluppo Italia Campania non lo possiamo perdere. Grazie!
DEL GROSSO Confindustria Campania: Grazie al Presidente Diodato, a tutta la Commissione e
all’Assessore Nappi. Confindustria Campania ha già dichiarato in precedenza, lo conferma oggi,
l’apprezzamento e lo sforzo fatto per generare questo piano di sviluppo straordinario sul lavoro.
E’ ben chiaro che i dati che alcuni che mi hanno preceduto hanno evidenziato in questa sala, ci
mettono nella condizione di avere la certezza che qualcosa bisognava pur fare per modificare certi
percorsi, senza entrare neanche nel merito se i percorsi precedenti potevano essere stati buoni o non
buoni, ma i dati si raccontano, bisogna invertire la rotta e mi sembra che il piano che è stato generato,
perlomeno nelle sue intenzioni iniziali, possa generare un percorso diverso, con qualche piccola
accezione che andrò ad evidenziare, dalle prime considerazioni che abbiamo fatto come Confindustria
Campania.
La parcellizzazione delle risorse in ben 27 – 29 misure la comprendiamo, non poteva, forse, neanche
essere diverso, però, abbiamo la convinzione che, comunque, ne indebolisca la struttura centrale nel
piano stesso.
Per quello che riguarda la motivazione che ha spinto ad incentivare i contratti di apprendistato
professionalizzante,
siamo d’accordo, com’è stato già detto, chiediamo la semplificazione della
modalità di accesso, quindi, la revisione del decreto dirigenziale 78 del 25.05.2006, è impossibile,
praticamente, che per un lavoratore bisogna riempire, mi diceva chi è più esperto di me, che ci
vogliono 40 cartelle da riempire, è davvero una tragedia! Abbiamo notato che c’è una misura che
prevede circa 5 milioni di euro per la Green Economy. Ritengo che sia stata fatta un’analisi che in
Campania esistono tante aziende che possono accogliere questo numero di lavoratori da portare in
questo settore.
Un’altra cosa che abbiamo notato e ce ne domandiamo il perché, esiste una misura diretta
esclusivamente per l’area stabiese, ben 3 milioni di euro per dare sostegno alle aziende esistenti, ma
anche per crearne delle nuove.
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Riteniamo che l’area stabiese non sia l’unica a soffrire in questo momento, ma bisognerebbe portare
attenzione anche ad altre aree.
Per quanto riguarda il supporto agli LSU Stabilizzazione dei lavoratori, mi piace molto questa frase,
però, chiedo che sia prestata massima attenzione sul monitoraggio, affinché la frase Stabilizzazione dei
lavoratori diventi veramente effettiva, perché Confindustria Campania ha dichiarato sempre grande
attenzione all’aspetto sociale, ai problemi sociali del nostro territorio, ma affinché creino e generino
veramente stabilità e sviluppo.
Per quanto riguarda altre misure, abbiamo notato che potevano e possono essere di pertinenza di altri
assessorati, quindi, ci chiediamo perché affaticare questo Assessorato di una spesa che forse poteva
essere appannaggio di altri assessorati, mi riferisco, nello specifico, alla misura che promuove la
nascita di Spinof, 10 milioni di euro dal Por Fers 2007 – 2013, le misure dirette a finanziare la nascita
di nuove imprese innovative, 80 milioni di euro, Por - Fers 2007 – 2013 e Fei, il programma Geremy,
piccoli prestiti per microimprese nei settori dei servizi alle imprese alle persone sociali, 17 milioni di
euro.
Manca una struttura di rete interassessoriale, senza di questa non si va da nessuna parte, se gli
assessorati non interagiscono, non si va da nessuna parte, poi, monitoraggio su tutta la filiera che
racconti gli esiti, ma non all’inizio dei lavori, dopo 6 mesi, dopo un anno. Grazie!
MARZAIOLI Confcommercio Campania: Abbiamo, sia come Confcommercio, ma anche come
Coordinamento delle PMI, espresso immediatamente un’adesione generale all’impostazione e alla
filosofia della proposta di piano straordinario, quindi, da questo versante penso che piuttosto che
continuare a ragionare sulla filosofia bisogna fare uno sforzo di concertazione reale per andare alla
verifica delle singole misure e fare in modo che si inseriscano sulla base di un ragionamento che già
vedo fare oggi, che, opportunamente, il Presidente della III Commissione si attiva per fare in modo che
si ampli questo ragionamento, per fare in modo che si vadano a rafforzare gli elementi di integrazione
forte tra le singole misure ma anche con elementi forti di nuove politiche di sviluppo della nostra
economia.
Questo lo dico perché siamo in una fase calante dell’occupazione dell’economia. Stiamo parlando un
linguaggio ottimista guardando al futuro. In realtà la situazione che è presente nelle imprese è quel di
una difficile tenuta occupazionale, per cui le richieste, che vengono dalle imprese piuttosto sono quelle
del consolidamento dell’occupazione esistente e dell’induzione di nuova occupazione in rapporto al
fatto che si avvii un ciclo diverso di sviluppo, di programmazione, di politica industriale nel senso
ampio, di sviluppo produttivo regionale che guardi un po’, più complessivamente, all’apparato
produttivo così come, veramente esiste nella nostra Regione, quindi, non prefigurarsi, come il solito,
chissà quali grandi investimenti mai ci saranno, quindi pensiamo sia giusto porre l’attenzione sulle
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PMI, i dati sono semplici, il 98 per cento delle imprese rappresenta il 75 per cento dell’occupazione
totale, di questa occupazione dobbiamo essere molto chiari. Ormai andiamo verso una terziarizzazione
dell’economia, ma è essenzialmente dovuto al fatto che non vi è crescita del produttivo, cioè è la
caduta del settore primario e secondario, industria e agricoltura, che rafforza il peso del terziario,
essenzialmente dovuto a questa difficoltà, cioè, non c’è sviluppo in Campania, questo è il dato
abbastanza serio e preoccupante.
Contemporaneamente, però, bisogna fare in modo che questo terziario, nel suo complesso, nelle sue
varie componenti, sia sostenuto a realizzare processi di innovazione organizzativa e di sistema per fare
in modo di riuscire a competere meglio.
Bisogna dare atto alla III Commissione del fatto che si sta attivando anche un ottimo momento di
riforma delle normative nel settore commercio, in altra parte del settore turismo, ma vi è possibilità di
intervenire sulla cooperazione sociale, cioè fare in modo che finalmente si dia un indirizzo innovativo
e che soprattutto sia collegato ad una visione d’insieme di sviluppo.
Quello che vediamo è come fare a superare la filosofia del programma straordinario per il lavoro, che
ci sembra estremamente interessante, dal punto di vista della sua articolazione, poi, il concreto
progetto di sviluppo che si realizza nella Regione, quindi, da questo versante bisogna fare attenzione.
Credo che i prossimi anni siano impegnativi sia delle singole associazioni o settori delle associazioni
per le quali l’artigianato ha prodotto qualche documento, ma fare in modo, come coordinamento, di
realizzare un’analisi molto dettagliata, attenta e fare in modo che si attivino anche delle procedure più
attente, come visione generale, strategica della situazione campana.
Dal punto di vista imprenditoriale abbiamo una situazione di grave difficoltà, dal punto di vista
occupazionale non dobbiamo giocare più con i numeri, dobbiamo guardare in faccia alla realtà, l’Istat
è un indicatore preciso e puntuale per chi vuole veramente interpretare. E’ polemica che riguarda la
capacità di leggere questi dati sapendo che alla cosiddetta disoccupazione formale, che risulta dai dati,
non si trascuri, invece, quella parte altrettanto consistente, quasi pari allo stesso numero di disoccupati,
quindi, quasi il raddoppio dei disoccupati formali, che è data da tutta quella parte di popolazione
scoraggiata, impossibilitata a trovare occupazione, è circa l’altro 8,5 per cento, sono circa 2 milioni di
persone. Siamo in una situazione grave in Italia.
In Campania dove i tassi di attività sono i più bassi d’Italia e d’Europa, c’è uno scarto che va intorno al
15 – 20 per cento rispetto alla media nazionale che si allarga se la verifichiamo in confronto ad alcune
regioni più avanzate. Evidentemente siamo, sostanzialmente, un’economia, non dico di sopravvivenza,
ma un’economia che pur avendo punto di eccellenza notevolissima, nemmeno questi sostenuti a volte,
non riusciamo a essere un’economia competitiva. Non abbiamo una coerenza di proposta di sviluppo
sul territorio regionale. Avere uno strumento di definizione delle vocazioni anche territoriali, che sono
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anche di tipo economico, che guardano a un’organizzazione territoriale, anche dello sviluppo della
grande distribuzione, che non può essere più quello che è stato, ma bisogna guardare a catene, sistemi,
filiere, cioè, fare in modo che si lavori sull’aggregazione d’impresa e non soltanto sulla crescita
dimensionale dell’impresa, fare in modo che questa economia sia sostenuta attraverso incentivi
all’occupazione che devono essere di tipo automatico, evitare situazioni assurde.
Per esempio, abbiamo attivato i centri commerciali naturali, se andate a verificare dal momento in cui
abbiamo definito la politica e la normativa al momento in cui abbiamo fatto il bando al momento in cui
doveva essere pubblicata la graduatoria, sono passati qualcosa come 3 anni e per i quali ancora tutta la
procedura è bloccata, so anche il perché, c’è una sorta di sovrapposizione della Regione sui comuni per
verificare se la normativa di riconoscimento di questi centri è stata più o meno rispettata, superando
anche i livelli delle reciproche autonomie, allora, penso sia il caso che a fronte di azioni di questo tipo,
a fronte di questioni che si pongono in questo senso, di una visione integrata, quindi, complessiva,
strategica dello sviluppo, il piano straordinario è il punto forte, cogliere, giustamente, una delle
esigenze fondamentali della nostra Regione Campania, deve essere un piano efficace, cioè, che lo
verifichiamo, siamo in grado di verificarne i risultati, siamo in grado di verificare che le imprese che,
eventualmente attivano, credo che bisogna anche mettere su una misura di consolidamento, di
conservazione dell’occupazione, perché ho la sensazione che altrimenti saremo un po’ fuori dalla
situazione, qua c’è un problema di mantenimento dell’occupazione, però, evidentemente, dobbiamo
dare la certezza dei tempi e dobbiamo ispirare tutta la nostra azione allo Small Business Act, che é una
direttiva europea, in tutti i settori.
C’è questione sociale generale più importante di quella della crisi occupazionale campana? Credo che
questo, di per sé, possa essere l’elemento per il quale, effettivamente, si fa un ragionamento molto più
concreto.
Abbiamo rilevato, già nella precedente amministrazione che quando si faceva il Paser, è il piano di
azione di sviluppo regionale dell’Assessorato alle attività produttive, che è una cosa assurda, cioè,
continuare a pensare che si possa ragionare su questioni di questo tipo, per l’impatto che deve
produrre, che si possa continuare a ragionare per settori separati, credo che sia la cosa più grave che si
possa continuare a fare, allora, è fondamentale fare in modo che ci sia un ragionamento intersettoriale,
interdisciplinare, fare in modo che si ragioni, perché abbiamo bisogno di certezze e l’economia, la
nostra economia, la più debole di tutte, deve sicuramente trovare risposte adeguate.
Evidentemente di questo faremo oggetto di un documento molto più approfondito e di merito anche sul
piano delle proposte, faremo in modo che si lavori anche… .
Com’è possibile continuare a pensare che ci possa essere, da un versante, la crescita dell’università e
dei centri di competenza, attaccati, mi permette di dire, dal punto di vista finanziario, per
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l’impossibilità a continuare a svolgere una funzione necessaria e indispensabile per questo territorio.
Dalla fuoriuscita della crisi in questi termini si esce soltanto con l’innovazione alla ricerca, però, in
realtà non c’è questo tentativo. Questo tentativo, invece, interessante che fa l’Assessorato, per le figure
del dottorato di ricerca, visto il sistema delle imprese che è estremamente diversificato, frantumato, ci
sono imprese ottimali e necessarie per il tipo di lavoro che svolgono nel settore, quindi, vi sono
imprese piccole che sono efficienti e capaci, che possono lavorare di più, a queste imprese dovremmo
fare in modo che sia aggiunto un plus che deve essere dato da un centro interdisciplinare di ricerca e
innovazione a servizio dell’economia urbana, per dire, com’è possibile fare in modo che si eviti ancora
di concentrare le risorse su attività, anche di tipo industriale, per le quali vi è un mondo che si muove,
per il quale è molto più complesso fare le strategie, anche per quanto riguarda la capitaneria di porto
oppure la finmeccanica è venuta chiara, qua viene la crisi perché si fanno le strutture sempre più
grosse, i bacini nei quali bisogna costruire sono inadeguati, non abbiamo questa capacità di realizzare
bacini adeguati, il mondo di questa produzione si sposta da un’altra parte, altro che globalizzazione, il
nostro rischio è che arriviamo troppo tardi rispetto alle prospettive di sviluppo.
Sarebbe il caso, finalmente, di porre mano a un disegno complessivo di grande attenzione all’economia
locale, ai sistemi di sviluppo locale, riprendere le questioni degli accordi di programma regionale,
perché non mi sembra corretto, anche sul piano istituzionale, a fronte di uno sforzo imprenditoriale e
degli enti locali, aver fatto una progettazione e poi non attuarla. Bisogna garantire soprattutto uno
sviluppo locale sostenuto e consistente. Verificate bene tutte le procedure, verificate tutto quello che
volete, però, il problema serio è che se questi strumenti devono essere semplificati, facciamolo e
facciamolo presto, ma se questi strumenti sono utili, chiudiamo subito queste cose perché abbiamo
bisogno di sostegno e di certezza. Ci riserviamo di fare un documento di dettaglio.
PRESIDENTE: Cediamo la parola all’Assessore per rispondere agli interventi che sono durati due
ore, a dimostrazione dell’importanza che questa audizione riveste anche se rappresenta soltanto una
tappa di un lungo ed impegnativo percorso.
NAPPI Assessore al lavoro e formazione: Cercherò di essere molto breve, anche perché, l’ho detto
all’inizio, ero qui, grazie al Presidente e alla Commissione, innanzitutto per avere dei segnali
relativamente contenuti per passare dalla fase progettuale ai risultati, quindi, in realtà voglio cogliere
l’occasione di questa importante giornata soprattutto per ringraziare dei suggerimenti che sono tutti
importanti, significativi e tutti centrano delle difficoltà, centrano degli aspetti del profondo problema
che abbiamo in Campania, che è il problema del lavoro, quindi, esco rafforzato nello spirito e anche
sostenuto, in qualche modo, insieme con il Consiglio regionale, dalla strada che dobbiamo
corrispondere, quindi, mi limiterò semplicemente ad indicare alcune cose, credo che la più importante
sia quella di entrare nella filosofia del piano di azione del lavoro, sicuramente non era questa la sede,
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ma altrimenti rischiamo di fare demagogia, involontariamente. Non si può chiedere ad una nave di
andare su un’autostrada, stiamo parlando di cose diverse.
Abbiamo un problema strutturale in Campania, questo lo dico senza nessuna polemica, semplicemente
una prospettiva tecnica, c’è un problema di costruzione, di regola del mercato del lavoro, cioè, il
problema di fondo per cui nasce un piano per il lavoro è che il piano per il lavoro non si era fatto mai e
questo serviva, essenzialmente, prima di ogni cosa, prima ancora di parlare dello sviluppo e a margine
del problema della crisi del lavoro campano, capire, noi per primi, qual è la strada con la quale si fanno
quelle che sono le politiche del lavoro, che sono politiche attive e passive, ma che sono costruite in una
logica di sistema, il primo è il principale obiettivo del piano, per questo lo fa l’Assessorato al lavoro, è
individuare, poi condividere - su questo mi pare ci sia una condivisione - una prospettiva sulla quale ci
si confronta con il tema del mercato del lavoro, quali sono gli strumenti, a chi ci si rivolge, in che
modo si devono fare delle misure, che cosa ci manca, che cosa ci dobbiamo mettere.
E’ quello il primo e principale obiettivo, ecco perché lo fa l’Assessorato al lavoro, ecco perché lo fa in
congiunzione con una serie di assessorati ai quali sono affidate delle misure che porterà avanti ciascun
Assessorato, per quanto riguarda alcuni aspetti, in autonomia, naturalmente nel rispetto di una linea
comune del piano.
La linea comune del piano si muove nella prospettiva di aver individuato dei bersagli positivi da
intercettare e di aver individuato una logica di confronto con quelli che sono, secondo noi, gli
interlocutori, cioè, le imprese e i lavoratori direttamente e attraverso i loro rappresentanti istituzionali,
cioè le organizzazioni sindacali.
Abbiamo cambiato una filosofia, perché è vero che in astratto c’è sempre stata un’impresa di lavoratori
che sono destinatari delle misure delle politiche del lavoro, non poteva che essere così. C’è un
problema fondamentale, avevamo come elemento di riferimento, nelle politiche di lavoro,
l’intermediazione professionale, cioè le misure di politica del lavoro attiva e passiva, i risultati sono
sotto gli occhi di tutti, non è colpa degli enti di formazione, secondo me è colpa di un modello che non
funziona, erano affidate a degli intermediari professionisti i quali erano chiamati, invitati a scegliere
degli strumenti, scegliere degli interventi, localizzare interventi, strumenti, figure professionali etc.
etc., su questo si confrontavano sul mercato, evidentemente, in questa prospettiva, com’è normale che
sia per tutti i professionisti, l’attenzione ci si concentrava soprattutto nella fase di costruzione nel
progetto, non di verifica del risultato del progetto e non di rapporto tra il progetto il suo risultato
d’impatto sul sistema dell’occupazione regionale, quindi, quando diciamo, oggi, che ci rivolgiamo alle
imprese, facciamo una cosa nuova perché diciamo che queste misure le costruiamo in favore dei
lavoratori, incentivando la controparte del contratto di lavoro ad assumere il lavoratore ovvero a
sostenerlo in varie misure che, poi, cerchiamo di articolare in vario modo, attraverso una serie di
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strumenti che poniamo in essere, questo è importante perché serve a capire qual è la nostra filosofia,
qual è la filosofia dell’iniziativa che dobbiamo mettere in campo.
Questa non è un’operazione imitativa, di modelli che ci sono nelle altre regioni.
Abbiamo un problema, lo ripeto, è che quando diciamo in Campania che dobbiamo costruire una
filiera che si chiama: istruzione, formazione lavoro e poi sviluppo, diciamo, paradossalmente e
purtroppo, una cosa nuova, che sia stata detta altrove e coniugata altrove, ho sentito il rischiamo, per
esempio, allo strumento dell’apprendistato ad alternanza e formazione lavoro che è stato approvato
poche settimane fa in Lombardia, è uno strumento significativo, ma perché quello strumento possa
arrivare in Campania, abbiamo prima bisogno di costruire a monte il sistema di relazione tra la scuola
e il mondo del lavoro, perché altrimenti non lo possiamo matematicamente e tecnicamente realizzare,
questo è il dramma che abbiamo, quindi, oggi stiamo costruendo, nella misura prospettica del piano,
quello che si poteva fare parecchi anni fa, quando è partito altrove, cioè, quando bisognava costruire
un sistema che relazionasse i vari mondi che poi arrivano a creare organicamente sviluppo e
occupazione.
L’ultimo passaggio, prima delle misure, è il rapporto tra il piano d’azione per il lavoro e le politiche
per lo sviluppo.
L’Assessorato al lavoro non poteva, non vuole e non indentava, del resto è una misura applicata da
tutta la Giunta, supplire all’intervento in materia di sviluppo della Regione, un po’ perché vi ho detto
qual è la filosofia con la quale siamo intervenuti, un po’ perché so che l’Assessore alle attività
produttive sta lavorando ad un piano che credo, sono certo, anzi, che verrà integrato con le politiche
del lavoro e l’altro pezzo nel quale interviene il lavoro, insieme con l’innovazione scientifica, insieme
all’istruzione, ma attiene ad un altro percorso che dobbiamo costruire e oggi si è data prevalenza ad un
intervento per sostenere l’occupazione in Campania, nel duplice versante di vedere se ci sono le
condizioni per aumentare l’occupazione ed altrettanto importante di vedere se è possibile intervenire
per salvaguardare l’occupazione che esiste, ovviamente, perché questa è una priorità strutturale che
deriva dai dati che avete già declinato e che conoscete benissimo, cioè, il ritardo che ci pone al fondo
dell’Europa, evidentemente, non poteva attendere quello che secondo me è un piano che è
necessariamente ragionato.
L’interassessorialità in questo piano ho cercato di garantirla coinvolgendo sulle misure, perché, per
esempio, Geremy non la farà l’Assessorato al lavoro, non sono le risorse all’Assessorato che tra l’altro
è povero, vi segnalo incidentalmente, un problema che, semmai, abbiamo, ve lo dico serenamente
perché è un argomento che abbiamo ereditato, è che lo strumento principale nel quale nelle regioni ad
obiettivo convergenza si può fare politica attiva del lavoro è l’FSE.
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L’FSE, per scelta risalente alla vecchia Giunta, è spalmato per tutti gli assessorati della Regione
Campania, con il risultato che le disponibilità per l’Assessorato al lavoro e formazione, non è colpa dei
colleghi che oggi intervengono, sono sistemate un po’ dovunque, questo riduce la possibilità
d’impatto, quindi, quelle misure si trovano ma sono fondi che, poi, verranno gestiti in una dimensione,
in una filosofia comune, ma direttamente in quell’Assessorato, sto parlando, appunto, di misure come
Geremy.
Condivido in pieno, ne abbiamo avuto modo di parlare, le osservazioni dell’artigianato che parlava a
nome di tutte le 4 confederazioni, relativamente alla difficoltà… avete detto tante cose, mi limiterei a
segnare qualcosa sull’artigianato e soprattutto sul contratto di apprendistato.
Abbiamo un sistema burocratico particolarmente complesso che c’è solo da noi, che si accoppia ad un
quadro normativo che è parziale e in ritardo.
Sul piano normativo abbiamo il Consiglio che, sicuramente, attraverso autorevolissimi esponenti, oggi,
ha preso conoscenza, semmai non l’avesse avuta, sicuramente per conoscenza, so che già erano
perfettamente a conoscenza di queste tematiche, del fatto che bisogna intervenire normativamente sul
tema dell’apprendistato, riformando la legge 14/09 licenziata, probabilmente, a fine legislatura, non ha
potuto dedicare quella necessaria attenzione ai profili collegati all’apprendistato.
Abbiamo un problema di oggi, non di domani, nel senso che alle misure di intervento normativo
abbiamo scelto di accompagnare, contestualmente al varo della parte esecutiva del piano lavoro per
quanto riguarda questo aspetto, una revisione amministrativa del funzionamento dell’apprendistato,
nelle prossime settimane, ma lo facciamo dopo aver continuato a confrontarci con gli attori di questo
segmento, interverremo per semplificare l’iter burocratico, le famose 44 pagine, cercheremo di trovare
uno strumento tecnico immediato che ci consenta non di ingessarci di fronte ad un dato normativo che
è veramente molto complesso, quello campano, probabilmente l’idea è quella di trovare uno strumento
tecnico che ci consenta di recuperare, a tutti i settori produttivi, l’utilizzo concreto degli apprendistato,
attraverso una forma contrattuale collettiva che ci tenga dentro tutti perché è l’unico modo per poter
partire subito sull’apprendistato. Lo faremo semplificando significativamente le regole d’accesso,
cercando di capire come si può fare un catalogo delle competenze che sia pensato oggi. In questa
prospettiva è importante l’osservatorio sull’apprendistato ne da un anno e mezzo giace, per la verità, lo
dobbiamo recuperare, interverremo anche per capire chi ne fa parte e se è il caso di integrare, con la
partecipazione, appunto, del mondo delle professioni che è un dimenticato, lo ha detto qualcuno delle
politiche del lavoro, noi abbiamo cercato di recuperarlo perché nella misura di microcredito di impresa
abbiamo sostenuto anche lo start up che si fa attraverso le professioni, nella misure di prima impresa,
in realtà si chiama prima impresa ma
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in realtà riguarda tutti i datori di lavoro, quindi, una
congiunzione, un primo approccio su quel versante c’è, naturalmente, con le risorse che speriamo di
avere, potremo fare di più e meglio.
Per quanto riguarda interassessorialità, per tornare ad alcune segnalazioni della CISL, la logica
comune è nelle misure che mettiamo in campo, cioè, del fatto che sia turismo sia agricoltura, la
prospettiva è, di volta in volta, quella di sostenere la nuova occupazione dei giovani o sostenere un
recupero produttivo, analogamente dobbiamo recuperare sicuramente un progetto armonico di
sviluppo del nostro territorio, guardando anche alla grande industria, perché, naturalmente, questa non
può mancare.
Con FIAT abbiamo già cominciato a ragionare. L’indotto FIAT, come l’indotto delle poche altre
grosse imprese che ci rimangono, è il nostro autentico patrimonio, quindi, lo sforzo di dialogo con la
grande impresa è un dialogo che dobbiamo avere su un doppio versante: sostenere l’impresa grande
che ancora c’è, cercare di offrire quegli strumenti che possiamo dare perché rimanga in piedi, ma al
tempo stesso anche aiutarla e accompagnarla a un percorso di congiunzione con il nostro indotto, cioè,
dobbiamo fare in modo che le misure riguardino anche il nostro indotto e lo devono fare in una
prospettiva congiunta e comune nella quale sia possibile che la nostra impresa, il nostro indotto, sia
salvaguardato e preservato e che, quindi, gli interventi delle grandi imprese siano il frutto di una con
giunzione anche sul piano della progettualità industriale con il nostro tessuto, quindi, dove aiutiamo la
grande impresa, al tempo stesso, dobbiamo aiutare anche la nostra piccola impresa.
C’è un’attenzione al mantenimento dell’occupazione, al grande problema della crisi dell’impresa, c’è
perché… molte risorse sia alle politiche passive del lavoro, la cassa in deroga che proseguirà nel 2011,
ci impegniamo a farlo con risorse nostre, come siamo obbligati, all’accordo Stato – Regioni, ma
sicuramente anche con il governo nazionale, abbiamo già avviato una trattativa in questo senso, come,
anche, ovviamente, abbiamo attivato una trattativa per capire quante risorse ci verranno a sostegno del
piano Campania lavoro. Quindi, puntiamo di ottenere anche un ritorno economico, sotto questo
versante, in favore del lavoro per la Campania, ma al tempo stesso abbiamo anche pensato che sul
tema della riqualificazione del lavoro ci giochiamo una partita importante. Dobbiamo evitare,
dobbiamo fare lezione e tesoro di quello che è successo con le misure di sostegno al reddito accessorio,
cioè quella parte di politica attiva del lavoro sulla mobilità e sugli ammortizzatori in deroga che non
hanno fornito risultati in termini di qualificazione dei lavoratori interessati con le misure. Cercheremo
di fare, in questo versante, possibilmente anche in congiunzione con le grandi imprese che sono
interessate da misure di cassa in deroga, degli strumenti che siano effettivamente utili a riqualificare i
lavoratori e, se possibile, anche a ricollocarli altrove. Grazie!
PRESIDENTE: Grazie, la seduta è tolta.
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I lavori terminano alle ore 14.28
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