CONSIGLIO REGIONALE DELLA CAMPANIA III Commissione Consiliare Permanente (Attività produttive, Programmazione, Industria, Commercio, Turismo, Lavoro ed altri settori produttivi) Audizione IX Legislatura 21 ottobre 2010 Audizione n. 14 LA LOGICA DI SISTEMA NEL PIANO LAVORO Presidenza del Presidente Pietro Diodato Inizio lavori ore 12.38 PRESIDENTE: Buongiorno a tutti! Ringrazio l’Assessore Nappi per la sua disponibilità a partecipare ad un’audizione che, ovviamente, non vuole essere la duplicazione degli incontri che ci sono stati nella presentazione del piano di azione per il lavoro, né del dibattito svolto dal Consiglio regionale, ma vuole fare un passo in avanti. Preliminarmente ringrazio i rappresentanti della Confcooperative, della Confindustria Campania, della Clai, Confartigianato, Casartigiano, Confai, Unimpresa, UGL Campania, AGC Campania, CISL e CGIL Campania. L’Assessore Nappi, che ringrazio perché, è doveroso sottolinearlo, è un passo avanti rispetto agli altri componenti della Giunta, per i quali si aspetta ancora che vengano fuori quegli importanti provvedimenti legislativi di cui questa Regione necessita. In questa ottica, è stato celere nel presentare, soprattutto nel farlo diventare oggetto di confronto e di discussione, il piano lavoro. Questa mattina ci occuperemo della “valutazione della logica di sistema” che emerge dal piano lavoro. Noi intendiamo procedere a tappe forzate per dare dei chiari segnali alle nostre Comunità, soprattutto a quelle che soffrono maggiormente la crisi economico-finanziaria che è crisi di sistema. Alle prime ore dell’alba, il Consiglio regionale e lo stesso Assessorato sono state oggetto di un’altra azione oltraggiosa, non violenta, ma profondamente offensiva nei confronti dell’istituzione. Nel piano lavoro sono inseriti molti dati che danno il quadro chiaro della situazione campana, ma per la discussione di stamattina, il riferimento va ad alcuni di essi, in particolare, quello che riguarda donne e giovani che, secondo l’ordine che io stesso ho citato, rappresentano le categorie più svantaggiate nella fascia di età 25 – 35 anni. 21 Ottobre 2010 Abbiamo, com’è riportato nel piano lavoro, dati positivi che riguardano, per esempio, le province di Avellino e di Salerno, ove, maggiormente, secondo gli studi fatti, incidono le industrie manifatturiere, e, seppure nella loro stagionalità, l’agricoltura ed il turismo. Quello che, però, maggiormente spaventa è il dato della disoccupazione delle fasce di età prima citate. L’indice medio della disoccupazione è del 15 per cento circa, ma per i giovani, sale quasi al 40 per cento e supera il 40 per cento per le donne. Il nostro intendimento consiste nel puntare e valorizzare il capitale umano con gli inserimenti formativi nelle imprese, con l’individuazione di settori produttivi specializzati, i quali ci consentono di fronteggiare efficacemente l’aggressione delle economie emergenti: Cina, India, che hanno letteralmente conquistato ampie fette di mercato, soprattutto nella nostra Regione. Puntiamo, quindi, sulla creazione di nuove imprese, facendoci anche carico di misure che prima, ad esempio, erano appannaggio di Sviluppo Italia, mentre oggi sono state inserite nel piano lavoro della Regione Campania e, soprattutto, con i finanziamenti per la creazione di microimprese che non sono solo strumenti operativi, in quanto si avvalgono anche di un dato culturale nuovo che è quello di investire sulla creatività, sulla capacità dei giovani di avviare delle attività con l’aiuto della Regione per poi puntare sulla crescita del tessuto produttivo. E’ una relazione importante tra la scuola, l’università e le imprese, perché uno degli obiettivi è quello di creare una rete d’impresa. Creare un’azione di sistema o più azioni di sistema, coinvolgendo sempre di più e poi stabilire, nella fase operativa, con l’Assessore… nella fase formativa. Non sono per nulla soddisfatto del lavoro che hanno svolto gli Enti formatori in questa Regione. Non era il mio periodo, allora ero Consigliere comunale a Napoli, ma per quello che è stato il lavoro prodotto ed i risultati ottenuti dagli enti formatori, sono pervenuto alla conclusione che molti di questi fondi sono stati sprecati. Questa volta, però, si punta sulle imprese, poiché in tal modo, si possono non solo formare veramente giovani e donne specializzati, ma si può capitalizzare il contributo in termini di know how delle imprese e l’esperienza consolidata di tanti lavoratori in grado di trasferirla. Una conoscenza che si estende anche alla sicurezza sul lavoro ed è per ciò in grado di fornire ai giovani un quadro di ciò che significa stare in un’impresa. Tale approccio testimonia una nuova e costruttiva solidarietà nei confronti di quei lavoratori che sono stati definitivamente espulsi dal circuito produttivo. Il coinvolgimento di questi importanti segmenti del mondo della produzione, in un’ottica di formazione e di avviamento al lavoro nelle imprese di questi giovani, è cosa importante, così come credo che non ci si possa limitare a questo. La Commissione per le attività produttive, dovrà monitorare, non solo la spesa dei fondi comunitari, ma anche vigilare acciocché l’accesso ai fondi comunitari sia reso possibili solo per l’esistenza di requisiti oggettivi. La logica dei contratti di programma che in certe occasioni hanno avuto anche una natura consociativa, bisogna limitarla ad un ambito residuale. 21 Ottobre 2010 Le imprese devono misurare la loro capacità di stare sul mercato e, quindi, accedere ai fondi comunitari in presenza di requisiti oggettivi, di indicatori chiari, certi, terzi, rispetto ai quali, saranno poi, le leggi di mercato, la concorrenza, la capacità di avviare produzioni in linea con le esigenze del mercato stesso a sostanziare e giustificare la presenza stessa delle imprese. Con queste sintetiche note introduttive cedo, quindi, la parola all’Assessore Nappi, ringraziandolo ancora una volta per la sua disponibilità che non è mai venuta meno in ogni occasione in cui la Commissione ha avuto bisogno di chiarimenti. Dopo aver ascoltato gli altri colleghi, lasceremo la parola ai rappresentanti sindacali e di categoria che hanno inteso accogliere il nostro invito e sono qui presenti. Grazie! NAPPI, Assessore al lavoro e formazione: Voglio ringraziare, il Presidente e i componenti della Commissione che sono qui stamattina, per l’invito, oltre a salutare le parti sociali che sono qui, ma con loro ci vediamo più spesso, in realtà, ho apprestato anche il taglio dell’invito del Presidente della Commissione, perché non parliamo di tutto il piano, ma c’è il tentativo di iniziare ad analizzarne i pezzi, perché questo possa servire, innanzitutto, nelle politiche attive che dobbiamo porre in campo, a dare ulteriori indicazioni. Quindi, il senso della mia presenza qui è quello soprattutto di ascoltare, poi, segnalare uno sforzo che abbiamo iniziato a mettere in piedi, con difficoltà oggettive che sono collegate anche ai fondi, alla necessità di costruire un ragionamento interassessoriale che è sicuramente la prospettiva sulla quale stiamo lavorando ma che impone anche dei tempi diversi e che, naturalmente, si coniuga con la necessità di tenere dentro tempistiche differenziate. Da un lato abbiamo un mercato del lavoro campano che è in difficoltà, dall’altro lato abbiamo la necessità di programmare, però, un pezzo lo abbiamo già cominciato a fare, c’è un pezzo del piano lavoro che si chiama “Qualità e innovazione per l’occupazione” per cui iniziamo ad individuare delle prospettive di intervento sul piano della relazione tra le imprese, nella prospettiva di fondo alla quale, io personalmente credo e mi pare che su questo ci sia una condivisione abbastanza generalizzata, collegata al fatto che dobbiamo aiutare le imprese, in particolare quelle medie e piccole, a stare insieme tra loro per rafforzarsi. Perché è uno strumento attraverso il quale si può costruire una più solida rete d’ imprese sul territorio campano che ha bisogno di essere interlocutore sia rispetto ai grandi committenti, perché si pone in relazione di forniture sia rispetto, in generale, al mercato, quindi, puntare alla coesione tra le imprese è uno strumento che dovrebbe servire, nella nostra prospettiva, a lavorare per rafforzare il tessuto campano in un versante che non sempre ha trovato attenzione per questa parte decisiva, perché, poi, i numeri della Campania, per quanto riguarda le piccole imprese, sono tra i più alti del Paese, quindi, c’è anche il segnale che in qualche modo è contraddittorio, tra una vitalità straordinaria, nonostante la crisi, nonostante le difficoltà, nonostante una scarsa attenzione relativamente a questo pezzo del mercato del lavoro, allora, la prospettiva sulla quale iniziamo ad 21 Ottobre 2010 investire e capire insieme se è la strada giusta è relazionarci, attraverso l’identificazione di forme di collegamento, ci sono alcune misure che puntano a favorire la congiunzione tra le imprese attorno al dato che è caratteristico e appartiene specificamente all’Assessorato al lavoro che è, appunto, il capitale umano, quindi, si accede al beneficio a condizione che si utilizzino, congiuntamente, figure professionali unitarie, cioè la stessa in più imprese oppure figure complementari in una catena produttiva oppure, in alternativa, puntando a valorizzare quelle professionalità più elevate, più specifiche, che possono servire a trasformare un’idea in un’impresa oppure a migliorare l’impresa esistente. Accanto a questo, sul versante della costruzione della microimpresa c’è una misura di sostegno all’attività che nasce, che deve servire, in un territorio particolarmente complicato come il nostro, anche a far emergere le imprese che stentano ad esistere, quindi, l’incentivazione può servire a farle uscire dal nero, può servire a costruire nuove imprese, può servire, in particolare, ai giovani della Campania, ma anche i disoccupati, le donne, a chi ha voglia di investire su se stesso, di trovare un sostegno. Tutto questo, incidentalmente, cerchiamo di costruirlo sulla fase di queste settimane, nelle quali spero di incontrarvi ancora, insieme alla Commissione e con tutti sui vari terreni, spero di costruirla insieme al tessuto dei rappresentanti le parti sociali, perché c’è un terreno importante che è quello degli enti bilaterali, cioè, il terreno del confronto con coloro che agiscono soprattutto sul piano della formazione continua, perché sono tutti strumenti accessori che devono servire a contribuire, a costruire un nuovo mercato del lavoro e una qualità del lavoro che spesso è l’altro elemento mancante della Campania. Sono qui con la Commissione per capire cosa migliorare qui dentro. PRESIDENTE: Grazie all’Assessore Nappi. VIOLA, Segreteria CGIL Campania: Intanto vorrei ringraziare l’Assessore e la Commissione per l’opportunità e anche associandomi alla condanna per le azioni di cui l’Ente Regione è stata oggetto nel corso della notte, quindi, nella condanna di tutte le azioni irrispettose, irriguardose delle nostre istituzioni. Farò due considerazioni, una sulla parte introduttiva, di quadro, entro cui è inquadrato il piano della Regione Campania, che, in qualche modo, l’Assessore, ma il Presidente della Commissione ha chiarito. Ci troviamo di fronte ad una delle crisi più drammatiche della nostra Regione, dentro un quadro generale di crisi che noi sappiamo e che a me pare che la parte introduttiva alla proposta colga solo in parte, nel senso che abbiamo un andamento del Pil dal 2000 al 2009 che se lo esaminiamo nella fase 2000 – 2007, prima dell’acutizzarsi della crisi, il Pil della Campania è aumentato del 6,4 per cento. 21 Ottobre 2010 L’aumento del Pil della Campania, dentro questa fase, è aumentato per effetti diversi, congiunturali per la spesa del quadro comunitario europeo 2000 – 2006, in paratore del vecchio quadro comunitario 94/ 99. Se esaminiamo gli ultimi due anni, 2008/2009, abbiamo una perdita secca del Pil Campania del 7,4 per cento, quindi, la crisi ha inciso sull’economia, sulla ricchezza regionale, facendo ritornare la Campania alla fase precedente del 2000, questo è il dato di andamento dell’economia campana. Se esaminiamo il dato con la configurazione del Pil della Campania, il 2,6 per cento agricoltura, il 17,1 per cento è industria, il resto è servizio, quindi, abbiamo un Pil Campania che il 70 per cento ruota intorno alla spesa pubblica, questo è il dato strutturale dell’economia campana. Rispetto a questo quadro di riferimento, abbiamo messo in campo, nel corso di questi anni, perché credo che sia necessario, perché dobbiamo ragionare su uno strumento che serve, che sta dentro una prospettiva di sviluppo. Credo che, giustamente, l’Assessore, ma anche il Presidente, abbiano sottolineato il rapporto interassessoriale, cioè, la necessità di collocare lo strumento dentro un progetto di sviluppo, altrimenti rimane uno strumento fine a stesso. Credo che questo manchi almeno nella parte d’ impostazione di quadro strategico generale perché abbiamo alcuni strumenti, mi permetto di sottolineare rispetto alle cose che ha detto il Presidente della Commissione. Noi abbiamo il contratto di programma che si inserisce nell’unico strumento che ha il Ministero… Industria 2015, non mi pare ce ne siano altre e il contratto di programma è incardinato nel quadro di industria 2015 dentro cui sono accompagnati strumenti mie guardano il credito d’imposta, le borse lavoro, un contratto che coglie proprio l’elemento strutturale dell’apparato produttivo campano che è fatto di piccole imprese che si devono associare per stare dentro una competizione che assume l’innovazione all’elemento centrale e siccome l’innovazione la si fa nelle piccole e piccolissime imprese, non ci sono le disponibilità a finanziarie, la risposta al primo bando sugli 8 assi strategici individuati nell’industria 2015 delle attività produttive regionali, la si misura, il dato strutturale, purtroppo, ad oggi, e che questo apparato produttivo regionale non riesce a stare dentro la crisi che stiamo attraversando. Lo vediamo anche dai dati delle casse integrazioni ordinarie e straordinarie in deroga che ci avete fornito e che conosciamo abbastanza bene. Ecco perché penso che sul piano strettamente metodologico avremmo preferito definire, ma partendo dalle specificità territoriali, perché in riferimento al libro bianco o alle questioni del piano per il Mezzogiorno che non ha ancora gli elementi articolati, almeno quello che è stato presentato nei giorni scorsi, il libro bianco di Sacconi si muove dentro un modello lombardo – veneto che non è il nostro, per cui rischiamo di fare un’operazione imitativa che non coglie la specificità del contesto territoriale. 21 Ottobre 2010 Ecco perché avremmo preferito, prima della presentazione, ma proprio sul piano strettamente metodologico che ha delle implicazioni sulla sostanza delle questioni, definire nel quadro della concertazione nazionale che è stato fatto e che riprende il documento nella parte d’impostazione, l’accordo quadro nazionale sul sistema istruzione formazione lavoro e impresa di febbraio 2010, dentro cui potevamo collocare un percorso per aggredire le questioni che abbiamo in Campania, partire dalle specificità territoriali e incardinare le 29 misure che avete individuato nelle specificità territoriali regionali. Credo che vada recuperato questo pezzo, altrimenti rischiamo di ragionare su un’impostazione che, probabilmente, non coglie gli elementi di specificità territoriale pure all’interno delle questioni di quadro più generale. Non è che operiamo all’interno della Regione dove le esperienze sul rapporto istruzione – formazione lavoro non si siano consumate né possiamo dire che tutte le esperienze che abbiamo sperimentato fino a questo punto in Campania non abbiano avuto al centro l’impresa, perché proprio nella configurazione formale i bandi avevano al centro sempre e comunque l’impresa sia quando abbiamo sperimentato il post diploma, sia quando abbiamo sperimentato gli FTS, sia quando abbiamo sperimentato l’area professionalizzante negli istituti tecnici e professionali, è l’impresa al centro. Quando si fa un’impostazione di proposta di merito, è evidente che dobbiamo partire dalle esperienze che abbiamo maturato in questa fase e che la stessa ricerca del progetto excelsior ci consegna. Il progetto excelsior ci consegna una situazione strutturale in Campania dove il sistema delle imprese richiede profili professionali bassi e la crisi, siccome pone l’impresa dentro una situazione di lavoro nero per stare dentro, in qualche modo, all’attività lavorativa, la cosa si complica ancora di più. Rischiamo, nei prossimi anni, di avere in Campania, una grande area del lavoro nero e sommerso, questo è il dato. Gli FTS, post diploma, l’area professionalizzante, qual è la valutazione che facciamo? Ci sono esperienze già consumate in Campania, al centro c’era l’impresa non c’era altra cosa. Credo che dobbiamo lanciare qui il punto di recupero di un’impostazione, credo che dobbiamo lanciare una grande iniziativa, quindi, consiglio, alla Regione Campania, in rapporto con gli assessorati, in una dimensione dipartimentale, di una grande iniziativa sulla centralità dell’istruzione tecnica e professionale come asse centrale delle politiche di sviluppo. Anche qui mi permetto di sottolineare alcuni punti, che il documento riprende ma non approfondisce, giustamente non può approfondire. Ci troviamo in Campania, di fronte alla più alta percentuale di dispersione e di abbandono dell’obbligo scolastico nei vari processi, quindi, rispetto a questo, le esperienze che abbiamo messo in campo, con gli strumenti attualmente in vigore, penso ai progetti scuole aperte e via di seguito, anche io penso che 21 Ottobre 2010 vadano rivisti, però, attenzione, ci troviamo di fronte ad una macchina istruzione scolastica che cammina e che espelle al suo interno, che, purtroppo, è destinata ad espellere sempre di più per effetto degli interventi del governo nazionale sulla riforma del sistema scolastico e normativo. Il fatto che la Regione Campania perde quasi otto mila cattedre, incide sul modello che si mette in campo in Campania. Se vogliamo davvero affrontare il problema della dispersione scolastica e concentrare, nelle aree a rischio della dispersione scolastica, riprendiamo il progetto che abbiamo fatto su Villa Literno, che è stato per varie ragioni abbandonato, recuperando il modello, quello che maggiormente ha avuto risultati a livello regionale, delle Zep (Zone di educazione prioritarie). Credo che si debba aprire un problema altrimenti rischiamo di fare un’operazione, di fare interventi con fondi aggiuntivi, per fare interventi ordinari, che non spettano, su questo versante conseguire i target del secondo obiettivo di servizio. Il progetto Pisa, che voi avete richiamato, sono le competenze fondamentali logico – matematiche, linguistiche espressive che sono le chiavi di accesso non solo alle nuove dimensioni del sapere, ma anche a nuovi profili professionali. Credo che rispetto a queste cose dobbiamo, almeno questa è la posizione della CGIL Campania, recuperare un confronto, le cose che diceva l’Assessore Nappi, recuperando il pezzo che manca, analisi sulle esperienze che già abbiamo realizzato e che hanno messo l’azienda al centro, con gli strumenti che abbiamo, poi li possiamo rivedere, tutto è perfettibile, poi il pezzo di qual è l’impianto, lo sviluppo strategico, naturalmente questo rientra nelle funzioni dell’Assessorato alle attività produttive, che deve essere il quadro entro cui mettiamo lo strumento di cui stiamo ragionando stamattina. Grazie! MARCIANO (PD): Provo a raccogliere il suggerimento che faceva il Presidente Diodato nella sua introduzione, di non replicare il dibattito che sul piano abbiamo avuto nell’Aula consiliare la settimana prossima, però, alcune considerazioni, in qualche modo, vanno lasciate agli atti. Abbiamo apprezzato lo sforzo fatto dall’Assessore Nappi, di presentare un piano, a guardare bene l’attività di questi mesi di Governo, ci sembra sostanzialmente il primo atto che in qualche modo prova ad affrontare questioni di merito e a mettere in circolazione un po’ di risorse in un’economia ristagnata come quella dell’intero Mezzogiorno, ormai anche di grande parte del centro – nord del Paese. Allo stesso tempo abbiamo ritenuto insufficiente il piano, anche per alcune delle motivazioni che prima il rappresentante della CGIL ha esposto. Riteniamo, da questo punto di vista ci confortano anche interventi, riflessioni che sono state fatte, non per ultimo dalla Guidi, la Presidente nazionale dei giovani industriali, quindi, non parliamo di settori più di parte che ci hanno fornito un po’ di documentazione strumentale ad una battaglia politica, ma non ci può essere un piano per il lavoro se questo non è collegato ad un’idea di sviluppo, di crescita di una parte importante del Paese, come in 21 Ottobre 2010 questo caso della Campania. Una comunità di sei milioni di uomini e di donne e una comunità particolarmente piegata da una crisi che è di sistema, ma di fronte alla quale abbiamo visto anche altre democrazie in giro per l’Europa e altre democrazie oltre oceano, come l’America, a mettere in campo misure strutturali per invertire una tendenza ed essere all’altezza delle condizioni che si sono create, quindi, detto questo, responsabilmente abbiamo detto che è un passo, accanto a questo serve una visione strategica del presente di questa Regione e poi una visione strategica di futuro di questa terra. E’ evidente che un passaggio fondamentale deve essere l’incrocio tra i lavori dell’Assessorato, abbiamo settori industriali di questa terra, quello manifatturiero, quello tessile quello di grande eccellenza che vive tensioni enormi e tensioni sociali che rischiano di incrociare settori altri di una società in difficoltà. Se cancelliamo il reddito di cittadinanza ritenendolo una misura insufficiente per le famiglie disagiate di questa terra, ma non introduciamo forme di sostegno adeguate per arginare aree di nuova povertà che avanzano in questa terra, è evidente che indirettamente determiniamo incroci tra tensioni sociali diverse. Per la prima volta, nella storia di questa Regione, hanno visto studenti e disoccupati, in queste ore, danneggiare la vita ordinaria della nostra città e come sempre troveranno non solo la maggioranza, ma anche le forze di opposizione pronte alla condanna. C’è un tema che riguarda una visione di sistema di questa Regione ed è evidente che su questa terra, in modo particolare, ricadono anche scelte del governo nazionale, a partire dai tagli sulla scuola, sulla formazione, sulla ricerca, che portano, inevitabilmente, a condizioni di disagio, di sofferenza, di intere famiglie che non sono più le famiglie tradizionalmente in un ceto popolare e medio di questa terra, ma insofferenza sono ordini professionali, ceto impiegatizio, categorie industriali e produttive, ecco perché guardiamo positivamente al piano, ma riteniamo insufficiente il piano perché si cala non in una condizione di vita ordinaria dell’economia di questa terra, ma in una fase assolutamente inedita delle condizioni economiche e finanziarie dell’intero Paese. Avremmo voluto capire di più e meglio, mi auguro che questo sia il terreno di discussione e di confronto delle prossime settimane. Quali sono gli asset di sviluppo di questa terra? Turismo, infrastrutture, trasporti, qualità della formazione per rendere davvero più competitiva una generazione giovane che vive in questa terra e che è la parte anche più debole di questa società, quella quale si scaricheranno le contraddizioni più pesanti di questa crisi. Abbiamo il tema di come rendiamo questa generazione più competitiva in un mercato delle opportunità che si restringe e in un mercato che, invece, richiede alta formazione, alta competitività, per fare in modo che un giovane che si laurea alla Federico II sia altrettanto competitivo con un giovane che si forma in un campus americano, con un collage inglese o francese, tutto questo ha bisogno, evidentemente, di uno sforzo di elaborazione in più, anche di concertazione in più. 21 Ottobre 2010 Vedo che al ritornare di vecchie emergenze, oggi c’è una responsabilità in più. Leggevo qualche giornale stamattina e vedo che anche di fronte ai rifiuti ci sono appelli della maggioranza di centro – destra, alla responsabilità istituzionale e alla collaborazione tra centro destra e centro sinistra, poi la storia insegna a tutti sempre qualcosa, noi non ci tiriamo indietro da questa responsabilità e la qualità del dibattito che abbiamo avuto in Consiglio regionale penso, Assessore, sia non di una generica mano tesa, ma di un’assunzione di una quota di responsabilità che riguarda il governo di una comunità così completa come la nostra, di una comunità di sei milioni di uomini e donne. Adesso abbiamo bisogno di capirci un po’ meglio tra di noi e di capire anche un po’ di più. I tempi di questo piano tra quanto? Le risorse per questo piano, 600 milioni di euro, per quanti anni, per tre anni? Il governo nazionale, quindi, l’esecutivo regionale, che intese ha con il governo nazionale per fare in modo che il Ministro Sacconi oltre a dire: Bene, in Campania si volta pagina! Poi ci mette qualche risorsa in più, perché il tema è questo, anche in un’economia risicata a volte si fanno scelte impopolari, ma si decide l’agenda delle priorità dove si mette e dove si toglie, quindi, da questo punto di vista, forse l’incontro di stamattina sarà utile per capire alcune cose di questo tipo e forse, magari, a tentare, attraverso l’Assessore Nappi, di suggerire anche all’Assessore Vetrella di battere qualche colpo in più. Perché mentre diciamo questo, poi, non capiamo che fine fanno le 2.400 forze lavoro, destinate alla prima occupazione per altrettanti giovani, non capiamo che fine hanno fatto i due accordi di programma di Terra di Lavoro che metterebbero in sicurezza 1.000 lavoratori di un settore metalmeccanico in difficoltà in tutta Italia e in particolare in quella parte di territorio. Non capiamo che fine ha fatto una fetta consistente del credito d’imposta per le imprese, quindi, un piano per il lavoro e accanto cose già lì pronte, finanziate, sottoscritte da ministeri di questo stesso segno politico di oggi, però, sono lì ancora senza un credito e una risposta. CAPONE, Rappresentante delle Quattro Confederazioni artigianato: Innanzitutto volevo ringraziare il Presidente della III Commissione che ci dà l’opportunità di continuare a discutere e a ragionare sul piano lavoro. Con l’Assessore Nappi, oltre ad incontri direttamente con le associazioni, poi c’è stata un’audizione più larga, poi, lunedì scorso l’Assessore ha partecipato ad un nostro convegno fatto dall’Ente bilaterale che buona parte era dedicato a questa materia di cui parliamo stamattina. L’occasione è propizia, le 4 associazioni dell’artigianato, Confartigianato, CNA, Casartigiani, stanno continuando a dare, anche con documenti che sono arrivati all’Assessore, un contributo su questo piano lavoro. Una piccola parentesi. C’è una lamentela dei colleghi della CNA che dicono che non hanno ricevuto l’invito, inviterei la Segreteria della Commissione a prendere nota di questa cosa. Anche nella sintesi che ci è stata consegnata si dice che al centro del piano lavoro ci sono le imprese, soprattutto piccole e medie imprese, noi, su questo, abbiamo salutato favorevolmente, infatti, la 21 Ottobre 2010 filosofia che individuiamo dietro al piano lavoro, l’abbiamo sintetizzata con uno slogan che abbiamo scritto in un documento che abbiamo mandato all’Assessore: Meno filosofia di posto fisso, più incentivazione al lavoro produttivo e alla riscoperta dei mestieri. In Campania, su 540 mila aziende, l’8 per cento sono piccole aziende, non arrivano a 10 dipendenti, solo il 2 per cento possiamo classificarlo come media azienda e una piccola parte come grandi aziende. L’artigianato, in questo, ha una parte consistente, sono 80 mila aziende in Campania, pertanto, un piano lavoro che pone al centro l’esigenza delle aziende, piccole e medie, in relazione ai due grossi filoni che il Presidente Diodato prima introduceva, le donne e la difficoltà delle giovani generazioni ad entrare nel mondo del lavoro, ci vede propensi a lavorare insieme, a dare un contributo per poter realizzare queste cose. Anche noi, lo abbiamo sottolineato in varie discussioni, anche con l’Assessore, pensiamo che il piano da se sia una cosa estremamente positivo, ma se resta solo il piano per il lavoro non è sufficiente. Noi pensiamo che vada immesso in un piano più complessivo, interassessoriale, abbiamo anche citato il coinvolgimento dell’Assessore allo sviluppo, alle attività produttive e all’Assessore alla ricerca per mettere insieme un piano più completo, dove una serie di necessità, qui siamo in III Commissione, soprattutto le piccole e medie imprese ce l’hanno dal punto di vista normativo. Noi abbiamo una legislazione in materia della Regione Campania che o è una legislazione vecchia di anni oppure, in alcuni settori, come l’artigianato, non ce n’è più perché ormai è stata superata dagli eventi, allora, una delle questioni - penso che questa sia la sede adatta per poter dire queste cose – che dobbiamo mettere in piedi è quella di iniziare a legiferare e a programmare in questa materia. Nel merito del piano lavoro. Premesso che il giudizio è positivo e premesso che vogliamo fare la nostra parte al tavolo di concertazione che l’Assessore ha non solo annunciato, ma ha anche scritto nel piano di lavoro, nel momento in cui andiamo a scrivere i bandi, nel momento in cui andiamo, poi, a rendere operativa l’operazione, alcune sottolineature è necessario che le facciamo. Penso che l’artigianato e la piccola impresa in Campania possa dare un contributo all’inserimento dei giovani, soprattutto nel mondo produttivo, se noi mettiamo mano all’apprendistato. L’apprendistato era uno dei contratti sviluppati per il passato, poi, per una serie di questioni, ovviamente legate molto alla trasformazione del mondo produttivo, alla crisi e alle cose esterne, ma anche legate ad una necessità di chiarezza. Abbiamo apprezzato che nel piano di lavoro siano stati stanziati 3 milioni di euro per incentivare l’apprendistato, erano anni che su questa materia non si metteva mano, capiamo anche la misura, vorremmo capire meglio, ma questo lo facciamo nel momento in cui scriveremo i bandi, i 5 mila euro per azienda per assunzione apprendista, annuale, biennale, triennale, ma queste sono tecniche che 21 Ottobre 2010 possiamo mettere, però, insieme a questo, abbiamo la necessità di normare e di burocratizzare oggi quello che succede nell’apprendistato professionalizzante. Avvocato Nappi, non voglio ripetere quello che diceva Lucci l’altra mattina, 44 pratiche per assumere un apprendista sono molte. Poi, su questa cosa, penso che la Regione Campania debba dotarsi di una legge, è questa una legge che non costa, ma è una legge di normativa rispetto all’apprendistato professionalizzante, perché vanno individuati i profili formativi, vanno definiti i contenuti formativi, vanno definiti i ruoli e le competenze del toutor aziendale e così via, non voglio appesantire la discussione con questioni tecniche, però, l’apprendistato professionalizzante, che è un’intuizione positiva della legge Biagi, che è stata recepita in tutti i contratti di lavoro, ormai, poi ha una necessità di essere semplificata e realizzata. L’impresa, oggi, non assume gli apprendisti, anche perché è obbligata a fare 120 ore di formazione all’anno, però, poi, non si capisce, di queste 120 ore, quali sono i programmi formativi, qual è la parte della formazione trasversale che va bene per tutte le categorie e qual è la parte di formazione professionalizzante che deve essere diversa da mestiere a mestiere, allora, su questa questione dobbiamo avere un’accelerazione che insieme al piano di lavoro e insieme all’incentivazione che è prevista nel piano lavoro, dobbiamo avere una normativa su questa cosa, altrimenti non andiamo molto lontano. Abbiamo apprezzato questa cosa degli inserimenti lavorativi, perché pensiamo che una delle questioni principali – so che l’Assessore è d’accordo su questo – per le nuove generazioni è l’approccio al mondo del lavoro, l’inserimento lavorativo è una delle misure, la work experience è una delle misure che bisogna portare avanti e incentivare, però bisogna unificarle e semplificarle, noi vogliamo fare la nostra parte al tavolo di concertazione su questa unificazione e semplificazione, perché non vogliamo né che si enfatizzi tutto, né che questo diventi la foglia di fico che copre alcune magagne che ci sono in giro. Noi vorremmo collaborare sul sommerso. Il collega della CGIL diceva che il sommerso è legato al lavoro dipendente, noi abbiamo la necessità anche di avviare un piano e di riscoprire vecchie parole d’ordine. Una volta si diceva “Dobbiamo rendere l’emersione conveniente” intorno a questo slogan dobbiamo costruire in Campania, perché ormai le percentuali sono terrificanti, di attività sommerse, di lavoro dipendente sommerso e la fabbrica del falso. Avendo il coraggio di dire che una parte di questa va repressa, perché legata ad altri meccanismi che non ci interessano. Vorremmo capire la questione delle borse lavoro che fine fa. 21 Ottobre 2010 La prima finestra che si è chiusa nell’aprile 2010, ha visto più di 2000 aziende produrre domande per 3 mila e passa borsisti. La seconda finestra, che si è chiusa alcuni mesi dopo, non sappiamo nemmeno quante siano le domande. La terza finestra è stata sospesa. Su questa cosa le organizzazioni, le associazioni imprenditoriali, quelle dell’artigianato, si sono date molto da fare per lavorare, però, dobbiamo sapere che le dinamiche aziendali non aspettano questi tempi. Un’azienda che ha proposto una borsa lavoro a gennaio, sicuramente ha condizioni diverse oggi, le ha l’azienda e le ha il borsista. Molte di quelle cose selezionate non vengono più avanti. In una sede responsabile come questa, lo voglio dire con tutta la benevolenza che ci vogliamo mettere. Non ci possiamo accontentare di un semplice messaggio che sta sul sito e che dice: per il patto di stabilità le borse lavoro sono sospese. Dobbiamo provare a metterlo in campo. CIOTTI, CISL Campania: Ringraziamo il Presidente per l’attenzione che pone ai problemi che riguardano il lavoro. Abbiamo chiesto e ottenuto, anche in altre occasioni, per problematiche che riguardano questo lavoro che continua a mancare in Campania, lo ringraziamo per l’attenzione che pone a questi problemi, per aver portato anche l’Assessore al lavoro che incontriamo frequentemente, ma in questa sede riteniamo fondamentale per il ruolo che la III Commissione, attività produttive e il Consiglio regionale debba necessariamente svolgere, anche con tempi rapidissimi. Credo che l’Assessorato abbia avuto un grande coraggio ad aprire una pista come questa, partendo da una grande ambizione che l’Assessorato si pone, di aver avuto approvato un piano definito aperto, quindi, per questo pongo la possibilità di implementarlo, non nei contesti generali, ma anche per misura, almeno questo è stato lo spirito che abbiamo recepito, lo ringraziamo per questo, perché crediamo, come CISL, che questo sia il metodo da adottare per venire fuori da una situazione complicata, difficile, come quella campana e meridionale. Senza rifare la storia, perché la conosciamo un po’ tutti quanti, di quello che stiamo vivendo, da dove veniamo e di quello che stiamo vivendo attualmente, delle condizioni che questo Paese si ritrova, perché quel taglio orizzontale del 10 per cento, a livello magro, nazionale, ma il taglio rilevante, alle regioni e ai comuni, che peserà ancora di più, ci mette in una condizione che ognuno per la propria parte può rincorrere queste tematiche a livello regionale, ma credo che ognuno di noi, con propria responsabilità, debba guardare che cosa oggi incassa sul campo e ripartire da quello che teniamo e quello che teniamo è sicuramente la fortuna di avere una grande platea di risorse umane a cui indirizzare non solo più sostegni, così com’è successo per il passato, ma anche indirizzare risorse che possono orientare verso una possibilità di lavoro. 21 Ottobre 2010 Che poi il piano declini in tante opportunità, in tanti segmenti, ma un’opportunità di lavoro che si possa definire tale, addirittura sollecitavamo anche un intervento per le figure autonome, che come sindacato è un po’ così, però abbiamo tante figure che svolgono attività autonome, che non hanno coperture e che devono essere attenzionate, perché alla fine, ai tanti giovani, vedo che i tre segmenti, che il documento che ci avete dato richiama, è quello delle giovani donne, molto probabilmente, in questa direzione dobbiamo cogliere la voglia di fare delle nostre giovani generazioni. All’interno di questa classificazione, io, Presidente, penso che sia maggiormente da mettere in rilievo, dai tre dettagli che fate, un punto che riguarda la ricollocazione. Questo è un punto per noi sostanziale. C’è traccia, nel piano, quando parliamo di quell’area sperimentale torrese – stabiese, ma questo è il pezzo più importante e fondamentale che abbiamo, perché sappiamo tutti quanti che dall’anno scorso, ma particolarmente quest’anno, ancora nel 2011, avremo tante espulsioni di lavoratori dai cicli produttivi, quindi, un pezzo rilevante che dobbiamo accarezzare è questo, poi, senza dilungarmi ancora di più, perché credo che i ragionamenti siano abbastanza compiuti, poi, sicuramente l’assessorato avrà modo di convocare le parti, quelle sociali e quelle economiche, per approfondimenti più centrati sulle varie misure. Credo che ci sia la necessità di guardare a questo piano, visto che è stato liberato dall’intera Giunta regionale, c’è stato un dibattito, se non ho capito male, in Consiglio, ma penso che il Presidente della III Commissione si possa fare anche parte ulteriormente, mettere intorno al tavolo i vari assessorati, se questo è un piano liberato dalla Giunta regionale, come un fatto unitario, crediamo che tutti gli assessorati debbano far discendere, da questo piano, le azioni che mettono sul campo, quindi, è da questo fiume che si diramano i vari ruscelli e non il contrario, se questo è il piano che la Regione intende darsi per affrontare i temi del lavoro. Se c’è questa armonia, allora, i vari assessorati e le varie competenze, la stessa presidenza del Consiglio, quando individua risorse da mettere sul tavolo, perché, Presidente, va bene la forza dell’impresa che è capace di stare sul mercato, ma non dimentichiamo che questa è una Regione che parla il 4,92 di Irap, che ha un Irpef che è quello che è, abbiamo il peso che abbiamo, quindi, viene l’imprenditore della pasta, Divella, l’altro giorno sulla stampa dice: chi deve venire ad investire in Campania? Abbiamo anche quest’altro handicap, che il piano non affronta, ma se il piano è dell’intera Giunta regionale, le varie misure che gli assessorati intendono mettere sul campo, devono rispondere a questa logica e gli strumenti di interventi sul territorio… non ci affezioniamo alla cosa, abbiamo una serie di strumentazioni che sono quelle della programmazione negoziata, tutto quello che si è fatto sul territorio, contratti di programma, non ci affezioniamo! Di fatti, abbiamo detto alla Giunta regionale: questi sono gli strumenti che sono presenti sul territorio, senza togliere nulla a quello che è stato fatto, la Giunta intende continuare in quella direzione? Ci sono alcuni strumenti utili che vanno sicuramente portati avanti, la Giunta non intende continuare in quella direzione, però, ci dica quali strumenti 21 Ottobre 2010 intende mettere sul campo per spendere quelle poche o tante risorse che ci sono per poter fare qualche posto di lavoro in più. Questo credo sia la cosa importante, poi, lascio una sollecitazione, ma la lascio all’Assessore che se ne può fare sicuramente capo, partendo dal fatto che il Presidente della III Commissione sta bene di cosa parliamo, di Sviluppo Italia Campania, quando il Presidente ci ha detto: “Il piano punta a valorizzare e a mettere in campo. Questo lavoro era appannaggio di Sviluppo Italia Campania” lo richiama per dare modo a noi di dire: visto che la società è stata messa in liquidazione e i lavoratori sono stati messi in liquidità, la III Commissione lo sa benissimo, la ringraziamo, ringraziamo il Presidente perché stanno lavorando con il Consiglio per dare una risposta, quindi, dico all’Assessore: se la forza di risorsa presente sul territorio campano, che ha dato tanto e continua a dare, non a caso ha avuto un aumento di lavoro del 30 per cento dall’inizio dell’anno, al Ministero dello sviluppo economico non interessa più e la Regione intende andare in questa direzione, vorremmo pure capire dall’Assessore - ovviamente il pensiero della III Commissione lo sappiamo - se intende utilizzare queste risorse umane per dare attuazione a quanto previsto nel piano e puntare allo sviluppo della microimpresa così come veniva sollecitato da più punti. Vi ringrazio! ALFANO, Confapi Campania: Ringrazio il Presidente Diodato di aver tenuto l’audizione di oggi e ringrazio anche l’Assessore perché non è la prima volta che ci incontriamo, ma in questi mesi di sua attività, abbiamo avuto già modo di incontrarci e dare il nostro contributo sia attraverso un coordinamento di associazioni che sarebbe il coordinamento delle PMI campane, 22 sigle di associazioni, anche attraverso il nostro contributo con un documento inviato qualche giorno fa all’Assessore che riguarda, appunto, un contributo nello specifico per quanto riguarda il piano lavoro. Sono d’accordo, più o meno, con quello che è stato detto prima di me, però vorrei porre l’attenzione massima su due aspetti, il primo aspetto che è stato detto da Viola, questa è una questione che in più occasioni la ripetiamo, che il Pil qui in Campania si compone del 70 per cento di pubblica amministrazione e 30 per cento di manifatturiero, imprese, servizi e altro. Questo lascia molto riflettere, perché considerato che le nostre imprese in Campania, significa che hanno riferimenti nel mercato della pubblica amministrazione e guarda caso, qui dove c’è carenza del rispetto dei pagamenti, dell’efficienza è proprio nel campo della pubblica amministrazione, quindi, queste imprese avvertono ancora di più la crisi, perché queste imprese non si vedono pagati regolarmente i propri crediti, quindi, stanno in crisi, quindi, riduzione del personale, parliamo di imprese che hanno massimo 50 dipendenti, questo è il target delle imprese che lavorano nell’ambito della pubblica amministrazione, se, poi, a queste aggiungiamo, con la finanziaria, il taglio della spesa pubblica del 10 per cento e ci rendiamo conto che la crisi per queste imprese deve ancora venire, quindi, ci avviciniamo ad un periodo di maggiore crisi per questo mercato che rappresenta il 70 per cento del Pil. 21 Ottobre 2010 Questi valori al nord sono l’inverso. Al nord il 30 per cento è rappresentato dalla pubblica amministrazione, quindi, questo ci deve far riflettere molto. A proposito del piano strategico di sviluppo è importante che lo sia, perché questo piano venga inserito in un piano di sviluppo strategico che faccia invertire questo dato. Noi abbiamo bisogno di manifatturiero, qui le industrie c’erano, ma man mano sono state dismesse. Avevamo grandi industrie a Napoli, dove c’era un indotto che lavorava, forse rappresentata 2 – 3 volte il loro numero di occupati. Ora abbiamo una crisi in atto: Tirrenia, dove la gara dovrebbe essere a breve e c’è il Fincantieri, qui la Regione la vedo assente. La Fincantieri non rappresenta solo i 500 dipendenti che stanno a Castallammare, forse ne rappresenta 3 – 4 volte tanto di tutte le aziende che lavorano intorno a lei e se la Fincantieri, poiché vedo che il piano di sviluppo dell’azienda lo si fa a La Spezia, in altre aree del Paese e non qui al sud, ritengo che se chiede quell’azienda non sono 500 posti di lavoro in più, ma saranno 2000 posti di lavoro in meno, perché molte aziende dell’indotto, addirittura lavorano esclusivamente per lei, poi sono aziende che hanno meno di 10 dipendenti, quindi, sono aziende anche artigianali, che fanno lavorazioni speciali di componentistica, che sono pagate per il valore aggiunto che danno a queste lavorazioni. Ritengo che veramente il piano, ottimo, chiaramente, apprezziamo molto, il piano si muove intorno ai fabbisogni dell’impresa e lo apprezziamo, così come apprezziamo che il Presidente Diodato diceva “indicatori”, noi abbiamo questo di indicatori che facciano monitorare la spesa che facciamo, per vedere se i risultati sono quelli che speriamo, altrimenti blocchiamo il piano, vuol dire che non stiamo andando nella direzione giusta, quindi, è opportuno partire con gli indicatori che sono indicatori di risultati e ci fanno comprendere che la strada intrapresa, quegli incentivi dati alle imprese sono soldi spesi bene e i risultati previsti si raggiungono. Sull’apprendistato, nella nota che abbiamo inviato, chiedevamo alcune cose, per semplificare il contributo che abbiamo dato. Riteniamo che l’apprendistato sia uno strumento essenziale per lo sviluppo occupazionale, nella competitività dell’impresa. Interessante anche il primo accordo fatto tra la Regione Lombardia, il Ministero del lavoro e della pubblica istruzione per apprendistato, dai 16 ai 18 anni, anche come strumento di prevenzione della dispersione scolastica e lo sfruttamento della manodopera infantile, coerente anche con la misura 1.3.1. Per rendere più fruibile il sistema è necessario completare il sistema già esistente in Campania. Utilissima sarebbe la creazione del catalogo formativo per l’apprendistato, strumento, questo, che permetterebbe alle imprese di comunicare telematicamente, con posta certificata e tutta la procedura che va dalla comunicazione dell’assunzione alla richiesta di finanziamento per la formazione. 21 Ottobre 2010 Preferiamo che siano semplificate, non 40 adempimenti, altrimenti diventa sommerso quell’apprendistato. Procedura, questa, già descritta dall’ente bilaterale, sarebbe l’ente nostro di formazione, che svolgere funzione di assistenza tecnica per apprendistato, rilanciare l’azione dell’osservatorio dell’apprendistato i cui soci sono gli enti bilaterali e la Regione, attuare il programma 2010 – 2011, approvato dall’osservatorio dell’apprendistato e pubblicato sul Burc nel gennaio 2010, recentemente è stato approvato, quindi, chiediamo questo. Si è parlato di nuove figure professionali. Ritengo che queste nuove figure vadano inquadrate in un piano strategico. Di attività che dovrebbero svilupparsi in Regione sono tante, ma io mi vorrei soffermare su una in particolare dove in questi giorni ho avuto contezza che è un mercato in espansione. Quando parliamo di mercato, parliamo di mercato globale, non mi riferisco mai ai mercati nazionali perché il nostro futuro non è il nostro mercato ma è l’internazionalizzazione delle imprese e la cantieristica da di porto. Globalmente, quello che è il fabbisogno rispetto alla domanda, abbiamo un gap del 60 – 70 per cento, questo che significa? Che se siamo capaci di mettere in campo subito sviluppo in questo settore, ci accaparreremo quella fetta di mercato che in questo momento è carente e poiché si è parlato anche di creatività, prima il Presidente Diodato ha parlato di creatività, quella deve diventare una figura all’interno delle imprese, quindi, prevedrei, nel piano lavoro, anche questa figura che è da invogliare, incentivare, promuovere all’interno delle imprese, perché se vogliamo sviluppare il manifatturiero, quindi, accorciare quel gap, dobbiamo fare in modo che le nostre imprese manifatturiere si sviluppino. Nel campo della nautica, un creativo laureato che viene dall’università ed è formato per innovare il prodotto sotto il profilo della bellezza estetica, è una figura importantissima, qui c’è mancanza di queste figure nell’azienda, le nostre imprese non si servono dei creativi oppure il più delle volte affidato alle aziende o alle società di creatività che addirittura non stanno a Napoli, stanno all’estero o stanno al nord del nostro Paese, quindi, è opportuno fare in modo che questa figura possa essere prevista nel piano e incentivarla. Noi con l’Assessore Trombetti ne abbiamo già discusso e in quella sede abbiamo chiesto all’Assessore di fare in modo che ci sia un incontro congiunto con i tre assessori, chi deve promuovere lo sviluppo, chi il lavoro e chi la ricerca, da fare un piano condiviso, insieme, tutti e tre, approvato dal Consiglio regionale in modo da andare in un’unica direzione, perché non si può creare uno scollamento: un piano fatto dall’Assessore lavoro che va in una direzione, un piano che invece viene redatto, so che l’Assessore Vetrella sta lavorando ad un piano del genere. C’è stata una lamentela qualche giorno fa, c’è stata una reazione e ha detto che sta lavorando a un piano strategico. E’ opportuno che il piano si vada a inserire in questo piano strategico, perché se in questo piano strategico vediamo che è opportuno non sviluppare più imprese che producono occhiali, perché gli occhiali qua non si fanno, 21 Ottobre 2010 perché conviene farle in Cina e tutte le aziende che oggi vengono gli occhiali le producono in Cina, oppure di altri materiali, che non mi va di elencare, che cosa sappiamo fare di bello qua? Che cos’è la cantieristica? Sviluppiamo molta cantieristica… perché c’è mercato globale, abbiamo dei paesi emergenti che sono vicini, abbiamo la Russia, altri paesi dell’est, abbiamo i paesi dell’Africa settentrionale che affacciano sul mediterraneo, che si stanno sviluppando, stanno aumentando il benessere pro capite, solo con il mediterraneo si può sviluppare un mercato enorme, ma non solo per questi prodotti, anche per il tessile, per l’abbigliamento, il calzaturiero, dove abbiamo l’eccellenza. La figura del designer conviene metterla, le imprese non hanno ancora questa cultura, purtroppo, però c’è bisogno di innovare il prodotto anche come bellezza estetica. La figura del designer, prevista nel piano lavoro, potrebbe dare uno stimolo all’impresa per incentivare l’assunzione in modo che l’impresa possa migliorare, perché se l’impresa migliora fa altre assunzioni, questo dobbiamo fare, fare in modo che le imprese migliorino la loro capacità competitiva, sviluppino più economia all’interno e da se viene che i posti di lavoro aumentano. Vi ringrazio e ci renderemo sempre disponibili, come Confapi Campania, a produrre ulteriori osservazioni e contributi ogni qualvolta ci saranno richiesti. Grazie! CARNEVALE UGL: Nell’associarmi nel ringraziare le istituzioni voglio dire velocemente che si è capito che bisogna fare un progetto di sviluppo locale generale, coinvolgendo tutti gli assessorati, non può essere a prescindere da un assessorato si e da un assessorato no, perché questo è il problema di fondo, si deve iniziare dalle bonifiche dei territori per valorizzare il turismo e il commercio locale, per valorizzare l’attività del territorio stesso. Si parlava di piccole e medie imprese, se non infrastrutturiamo aree Pip adatte a fare ciò, l’imprenditore non ha la volontà di venire a investire in Campania, al di là dell’Irpef e delle varie tasse che sono già in aumento, ma se non diamo anche una semplificazione delle procedure di affidamento o quanto altro per i comuni, diventa difficile che un imprenditore venga ad investire sul territorio, questo è lo scopo finale del ragionamento, dobbiamo creare e semplificare, nell’interezza della Giunta, il progetto campano, perché se non facciamo questo, se non riusciamo a rendere operativo il territorio, perché visto che abbiamo fatto il PTR, noi delle parti sociali abbiamo richiesto, a grande voce, al tavolo del partenariato, lo rivendichiamo anche in questa sede e se non facciamo sistema territoriale di sviluppo, la Campania non riesce ad uscire dalla sua crisi esistenziale e lavorativa che sta avendo, fermo restando che dobbiamo anche guardare alla grande industria, perché non solo la piccola e la microindustria porta lavoro forte, ma anche l’industria grande porta lavoro forte, visto che c’è una deindustrializzamene, negli ultimi anni, ormai, che va in un aumento sempre maggiore, prima Montefibre, poi FIAT e altri esempi da dire in tutta la Regione Campania, salvaguardare l’esistente, valorizzare il territorio, sviluppare una capacità di attrazione dei territori partendo dalle bonifiche del 21 Ottobre 2010 territorio, passando alle politiche sociali per fare integrazioni e valorizzazione sociale e l’utilizzo anche delle strutture abbandonate che sono state lasciate così, che risultano ormai cattedrali nel deserto. Valorizziamo le strutture che abbiamo con un’infrastruttura adatta. Semplificare la legislatura per quanto riguarda le piccole e medie imprese, ma collocata ai comuni, perché se non si fa interscambio tra Comune e Regione questo non può arrivare in modo rapido. Sviluppo Italia Campania. Visto che parliamo di attività lavorative poste ad un know out che loro già hanno, sono ragazzi, sono menti di questa Regione che non possiamo permettere che vadano via, visto che il piano va anche nel senso generale di salvaguardare le attività dei giovani e valorizzare esse, il know out che ha Sviluppo Italia Campania non lo possiamo perdere. Grazie! DEL GROSSO Confindustria Campania: Grazie al Presidente Diodato, a tutta la Commissione e all’Assessore Nappi. Confindustria Campania ha già dichiarato in precedenza, lo conferma oggi, l’apprezzamento e lo sforzo fatto per generare questo piano di sviluppo straordinario sul lavoro. E’ ben chiaro che i dati che alcuni che mi hanno preceduto hanno evidenziato in questa sala, ci mettono nella condizione di avere la certezza che qualcosa bisognava pur fare per modificare certi percorsi, senza entrare neanche nel merito se i percorsi precedenti potevano essere stati buoni o non buoni, ma i dati si raccontano, bisogna invertire la rotta e mi sembra che il piano che è stato generato, perlomeno nelle sue intenzioni iniziali, possa generare un percorso diverso, con qualche piccola accezione che andrò ad evidenziare, dalle prime considerazioni che abbiamo fatto come Confindustria Campania. La parcellizzazione delle risorse in ben 27 – 29 misure la comprendiamo, non poteva, forse, neanche essere diverso, però, abbiamo la convinzione che, comunque, ne indebolisca la struttura centrale nel piano stesso. Per quello che riguarda la motivazione che ha spinto ad incentivare i contratti di apprendistato professionalizzante, siamo d’accordo, com’è stato già detto, chiediamo la semplificazione della modalità di accesso, quindi, la revisione del decreto dirigenziale 78 del 25.05.2006, è impossibile, praticamente, che per un lavoratore bisogna riempire, mi diceva chi è più esperto di me, che ci vogliono 40 cartelle da riempire, è davvero una tragedia! Abbiamo notato che c’è una misura che prevede circa 5 milioni di euro per la Green Economy. Ritengo che sia stata fatta un’analisi che in Campania esistono tante aziende che possono accogliere questo numero di lavoratori da portare in questo settore. Un’altra cosa che abbiamo notato e ce ne domandiamo il perché, esiste una misura diretta esclusivamente per l’area stabiese, ben 3 milioni di euro per dare sostegno alle aziende esistenti, ma anche per crearne delle nuove. 21 Ottobre 2010 Riteniamo che l’area stabiese non sia l’unica a soffrire in questo momento, ma bisognerebbe portare attenzione anche ad altre aree. Per quanto riguarda il supporto agli LSU Stabilizzazione dei lavoratori, mi piace molto questa frase, però, chiedo che sia prestata massima attenzione sul monitoraggio, affinché la frase Stabilizzazione dei lavoratori diventi veramente effettiva, perché Confindustria Campania ha dichiarato sempre grande attenzione all’aspetto sociale, ai problemi sociali del nostro territorio, ma affinché creino e generino veramente stabilità e sviluppo. Per quanto riguarda altre misure, abbiamo notato che potevano e possono essere di pertinenza di altri assessorati, quindi, ci chiediamo perché affaticare questo Assessorato di una spesa che forse poteva essere appannaggio di altri assessorati, mi riferisco, nello specifico, alla misura che promuove la nascita di Spinof, 10 milioni di euro dal Por Fers 2007 – 2013, le misure dirette a finanziare la nascita di nuove imprese innovative, 80 milioni di euro, Por - Fers 2007 – 2013 e Fei, il programma Geremy, piccoli prestiti per microimprese nei settori dei servizi alle imprese alle persone sociali, 17 milioni di euro. Manca una struttura di rete interassessoriale, senza di questa non si va da nessuna parte, se gli assessorati non interagiscono, non si va da nessuna parte, poi, monitoraggio su tutta la filiera che racconti gli esiti, ma non all’inizio dei lavori, dopo 6 mesi, dopo un anno. Grazie! MARZAIOLI Confcommercio Campania: Abbiamo, sia come Confcommercio, ma anche come Coordinamento delle PMI, espresso immediatamente un’adesione generale all’impostazione e alla filosofia della proposta di piano straordinario, quindi, da questo versante penso che piuttosto che continuare a ragionare sulla filosofia bisogna fare uno sforzo di concertazione reale per andare alla verifica delle singole misure e fare in modo che si inseriscano sulla base di un ragionamento che già vedo fare oggi, che, opportunamente, il Presidente della III Commissione si attiva per fare in modo che si ampli questo ragionamento, per fare in modo che si vadano a rafforzare gli elementi di integrazione forte tra le singole misure ma anche con elementi forti di nuove politiche di sviluppo della nostra economia. Questo lo dico perché siamo in una fase calante dell’occupazione dell’economia. Stiamo parlando un linguaggio ottimista guardando al futuro. In realtà la situazione che è presente nelle imprese è quel di una difficile tenuta occupazionale, per cui le richieste, che vengono dalle imprese piuttosto sono quelle del consolidamento dell’occupazione esistente e dell’induzione di nuova occupazione in rapporto al fatto che si avvii un ciclo diverso di sviluppo, di programmazione, di politica industriale nel senso ampio, di sviluppo produttivo regionale che guardi un po’, più complessivamente, all’apparato produttivo così come, veramente esiste nella nostra Regione, quindi, non prefigurarsi, come il solito, chissà quali grandi investimenti mai ci saranno, quindi pensiamo sia giusto porre l’attenzione sulle 21 Ottobre 2010 PMI, i dati sono semplici, il 98 per cento delle imprese rappresenta il 75 per cento dell’occupazione totale, di questa occupazione dobbiamo essere molto chiari. Ormai andiamo verso una terziarizzazione dell’economia, ma è essenzialmente dovuto al fatto che non vi è crescita del produttivo, cioè è la caduta del settore primario e secondario, industria e agricoltura, che rafforza il peso del terziario, essenzialmente dovuto a questa difficoltà, cioè, non c’è sviluppo in Campania, questo è il dato abbastanza serio e preoccupante. Contemporaneamente, però, bisogna fare in modo che questo terziario, nel suo complesso, nelle sue varie componenti, sia sostenuto a realizzare processi di innovazione organizzativa e di sistema per fare in modo di riuscire a competere meglio. Bisogna dare atto alla III Commissione del fatto che si sta attivando anche un ottimo momento di riforma delle normative nel settore commercio, in altra parte del settore turismo, ma vi è possibilità di intervenire sulla cooperazione sociale, cioè fare in modo che finalmente si dia un indirizzo innovativo e che soprattutto sia collegato ad una visione d’insieme di sviluppo. Quello che vediamo è come fare a superare la filosofia del programma straordinario per il lavoro, che ci sembra estremamente interessante, dal punto di vista della sua articolazione, poi, il concreto progetto di sviluppo che si realizza nella Regione, quindi, da questo versante bisogna fare attenzione. Credo che i prossimi anni siano impegnativi sia delle singole associazioni o settori delle associazioni per le quali l’artigianato ha prodotto qualche documento, ma fare in modo, come coordinamento, di realizzare un’analisi molto dettagliata, attenta e fare in modo che si attivino anche delle procedure più attente, come visione generale, strategica della situazione campana. Dal punto di vista imprenditoriale abbiamo una situazione di grave difficoltà, dal punto di vista occupazionale non dobbiamo giocare più con i numeri, dobbiamo guardare in faccia alla realtà, l’Istat è un indicatore preciso e puntuale per chi vuole veramente interpretare. E’ polemica che riguarda la capacità di leggere questi dati sapendo che alla cosiddetta disoccupazione formale, che risulta dai dati, non si trascuri, invece, quella parte altrettanto consistente, quasi pari allo stesso numero di disoccupati, quindi, quasi il raddoppio dei disoccupati formali, che è data da tutta quella parte di popolazione scoraggiata, impossibilitata a trovare occupazione, è circa l’altro 8,5 per cento, sono circa 2 milioni di persone. Siamo in una situazione grave in Italia. In Campania dove i tassi di attività sono i più bassi d’Italia e d’Europa, c’è uno scarto che va intorno al 15 – 20 per cento rispetto alla media nazionale che si allarga se la verifichiamo in confronto ad alcune regioni più avanzate. Evidentemente siamo, sostanzialmente, un’economia, non dico di sopravvivenza, ma un’economia che pur avendo punto di eccellenza notevolissima, nemmeno questi sostenuti a volte, non riusciamo a essere un’economia competitiva. Non abbiamo una coerenza di proposta di sviluppo sul territorio regionale. Avere uno strumento di definizione delle vocazioni anche territoriali, che sono 21 Ottobre 2010 anche di tipo economico, che guardano a un’organizzazione territoriale, anche dello sviluppo della grande distribuzione, che non può essere più quello che è stato, ma bisogna guardare a catene, sistemi, filiere, cioè, fare in modo che si lavori sull’aggregazione d’impresa e non soltanto sulla crescita dimensionale dell’impresa, fare in modo che questa economia sia sostenuta attraverso incentivi all’occupazione che devono essere di tipo automatico, evitare situazioni assurde. Per esempio, abbiamo attivato i centri commerciali naturali, se andate a verificare dal momento in cui abbiamo definito la politica e la normativa al momento in cui abbiamo fatto il bando al momento in cui doveva essere pubblicata la graduatoria, sono passati qualcosa come 3 anni e per i quali ancora tutta la procedura è bloccata, so anche il perché, c’è una sorta di sovrapposizione della Regione sui comuni per verificare se la normativa di riconoscimento di questi centri è stata più o meno rispettata, superando anche i livelli delle reciproche autonomie, allora, penso sia il caso che a fronte di azioni di questo tipo, a fronte di questioni che si pongono in questo senso, di una visione integrata, quindi, complessiva, strategica dello sviluppo, il piano straordinario è il punto forte, cogliere, giustamente, una delle esigenze fondamentali della nostra Regione Campania, deve essere un piano efficace, cioè, che lo verifichiamo, siamo in grado di verificarne i risultati, siamo in grado di verificare che le imprese che, eventualmente attivano, credo che bisogna anche mettere su una misura di consolidamento, di conservazione dell’occupazione, perché ho la sensazione che altrimenti saremo un po’ fuori dalla situazione, qua c’è un problema di mantenimento dell’occupazione, però, evidentemente, dobbiamo dare la certezza dei tempi e dobbiamo ispirare tutta la nostra azione allo Small Business Act, che é una direttiva europea, in tutti i settori. C’è questione sociale generale più importante di quella della crisi occupazionale campana? Credo che questo, di per sé, possa essere l’elemento per il quale, effettivamente, si fa un ragionamento molto più concreto. Abbiamo rilevato, già nella precedente amministrazione che quando si faceva il Paser, è il piano di azione di sviluppo regionale dell’Assessorato alle attività produttive, che è una cosa assurda, cioè, continuare a pensare che si possa ragionare su questioni di questo tipo, per l’impatto che deve produrre, che si possa continuare a ragionare per settori separati, credo che sia la cosa più grave che si possa continuare a fare, allora, è fondamentale fare in modo che ci sia un ragionamento intersettoriale, interdisciplinare, fare in modo che si ragioni, perché abbiamo bisogno di certezze e l’economia, la nostra economia, la più debole di tutte, deve sicuramente trovare risposte adeguate. Evidentemente di questo faremo oggetto di un documento molto più approfondito e di merito anche sul piano delle proposte, faremo in modo che si lavori anche… . Com’è possibile continuare a pensare che ci possa essere, da un versante, la crescita dell’università e dei centri di competenza, attaccati, mi permette di dire, dal punto di vista finanziario, per 21 Ottobre 2010 l’impossibilità a continuare a svolgere una funzione necessaria e indispensabile per questo territorio. Dalla fuoriuscita della crisi in questi termini si esce soltanto con l’innovazione alla ricerca, però, in realtà non c’è questo tentativo. Questo tentativo, invece, interessante che fa l’Assessorato, per le figure del dottorato di ricerca, visto il sistema delle imprese che è estremamente diversificato, frantumato, ci sono imprese ottimali e necessarie per il tipo di lavoro che svolgono nel settore, quindi, vi sono imprese piccole che sono efficienti e capaci, che possono lavorare di più, a queste imprese dovremmo fare in modo che sia aggiunto un plus che deve essere dato da un centro interdisciplinare di ricerca e innovazione a servizio dell’economia urbana, per dire, com’è possibile fare in modo che si eviti ancora di concentrare le risorse su attività, anche di tipo industriale, per le quali vi è un mondo che si muove, per il quale è molto più complesso fare le strategie, anche per quanto riguarda la capitaneria di porto oppure la finmeccanica è venuta chiara, qua viene la crisi perché si fanno le strutture sempre più grosse, i bacini nei quali bisogna costruire sono inadeguati, non abbiamo questa capacità di realizzare bacini adeguati, il mondo di questa produzione si sposta da un’altra parte, altro che globalizzazione, il nostro rischio è che arriviamo troppo tardi rispetto alle prospettive di sviluppo. Sarebbe il caso, finalmente, di porre mano a un disegno complessivo di grande attenzione all’economia locale, ai sistemi di sviluppo locale, riprendere le questioni degli accordi di programma regionale, perché non mi sembra corretto, anche sul piano istituzionale, a fronte di uno sforzo imprenditoriale e degli enti locali, aver fatto una progettazione e poi non attuarla. Bisogna garantire soprattutto uno sviluppo locale sostenuto e consistente. Verificate bene tutte le procedure, verificate tutto quello che volete, però, il problema serio è che se questi strumenti devono essere semplificati, facciamolo e facciamolo presto, ma se questi strumenti sono utili, chiudiamo subito queste cose perché abbiamo bisogno di sostegno e di certezza. Ci riserviamo di fare un documento di dettaglio. PRESIDENTE: Cediamo la parola all’Assessore per rispondere agli interventi che sono durati due ore, a dimostrazione dell’importanza che questa audizione riveste anche se rappresenta soltanto una tappa di un lungo ed impegnativo percorso. NAPPI Assessore al lavoro e formazione: Cercherò di essere molto breve, anche perché, l’ho detto all’inizio, ero qui, grazie al Presidente e alla Commissione, innanzitutto per avere dei segnali relativamente contenuti per passare dalla fase progettuale ai risultati, quindi, in realtà voglio cogliere l’occasione di questa importante giornata soprattutto per ringraziare dei suggerimenti che sono tutti importanti, significativi e tutti centrano delle difficoltà, centrano degli aspetti del profondo problema che abbiamo in Campania, che è il problema del lavoro, quindi, esco rafforzato nello spirito e anche sostenuto, in qualche modo, insieme con il Consiglio regionale, dalla strada che dobbiamo corrispondere, quindi, mi limiterò semplicemente ad indicare alcune cose, credo che la più importante sia quella di entrare nella filosofia del piano di azione del lavoro, sicuramente non era questa la sede, 21 Ottobre 2010 ma altrimenti rischiamo di fare demagogia, involontariamente. Non si può chiedere ad una nave di andare su un’autostrada, stiamo parlando di cose diverse. Abbiamo un problema strutturale in Campania, questo lo dico senza nessuna polemica, semplicemente una prospettiva tecnica, c’è un problema di costruzione, di regola del mercato del lavoro, cioè, il problema di fondo per cui nasce un piano per il lavoro è che il piano per il lavoro non si era fatto mai e questo serviva, essenzialmente, prima di ogni cosa, prima ancora di parlare dello sviluppo e a margine del problema della crisi del lavoro campano, capire, noi per primi, qual è la strada con la quale si fanno quelle che sono le politiche del lavoro, che sono politiche attive e passive, ma che sono costruite in una logica di sistema, il primo è il principale obiettivo del piano, per questo lo fa l’Assessorato al lavoro, è individuare, poi condividere - su questo mi pare ci sia una condivisione - una prospettiva sulla quale ci si confronta con il tema del mercato del lavoro, quali sono gli strumenti, a chi ci si rivolge, in che modo si devono fare delle misure, che cosa ci manca, che cosa ci dobbiamo mettere. E’ quello il primo e principale obiettivo, ecco perché lo fa l’Assessorato al lavoro, ecco perché lo fa in congiunzione con una serie di assessorati ai quali sono affidate delle misure che porterà avanti ciascun Assessorato, per quanto riguarda alcuni aspetti, in autonomia, naturalmente nel rispetto di una linea comune del piano. La linea comune del piano si muove nella prospettiva di aver individuato dei bersagli positivi da intercettare e di aver individuato una logica di confronto con quelli che sono, secondo noi, gli interlocutori, cioè, le imprese e i lavoratori direttamente e attraverso i loro rappresentanti istituzionali, cioè le organizzazioni sindacali. Abbiamo cambiato una filosofia, perché è vero che in astratto c’è sempre stata un’impresa di lavoratori che sono destinatari delle misure delle politiche del lavoro, non poteva che essere così. C’è un problema fondamentale, avevamo come elemento di riferimento, nelle politiche di lavoro, l’intermediazione professionale, cioè le misure di politica del lavoro attiva e passiva, i risultati sono sotto gli occhi di tutti, non è colpa degli enti di formazione, secondo me è colpa di un modello che non funziona, erano affidate a degli intermediari professionisti i quali erano chiamati, invitati a scegliere degli strumenti, scegliere degli interventi, localizzare interventi, strumenti, figure professionali etc. etc., su questo si confrontavano sul mercato, evidentemente, in questa prospettiva, com’è normale che sia per tutti i professionisti, l’attenzione ci si concentrava soprattutto nella fase di costruzione nel progetto, non di verifica del risultato del progetto e non di rapporto tra il progetto il suo risultato d’impatto sul sistema dell’occupazione regionale, quindi, quando diciamo, oggi, che ci rivolgiamo alle imprese, facciamo una cosa nuova perché diciamo che queste misure le costruiamo in favore dei lavoratori, incentivando la controparte del contratto di lavoro ad assumere il lavoratore ovvero a sostenerlo in varie misure che, poi, cerchiamo di articolare in vario modo, attraverso una serie di 21 Ottobre 2010 strumenti che poniamo in essere, questo è importante perché serve a capire qual è la nostra filosofia, qual è la filosofia dell’iniziativa che dobbiamo mettere in campo. Questa non è un’operazione imitativa, di modelli che ci sono nelle altre regioni. Abbiamo un problema, lo ripeto, è che quando diciamo in Campania che dobbiamo costruire una filiera che si chiama: istruzione, formazione lavoro e poi sviluppo, diciamo, paradossalmente e purtroppo, una cosa nuova, che sia stata detta altrove e coniugata altrove, ho sentito il rischiamo, per esempio, allo strumento dell’apprendistato ad alternanza e formazione lavoro che è stato approvato poche settimane fa in Lombardia, è uno strumento significativo, ma perché quello strumento possa arrivare in Campania, abbiamo prima bisogno di costruire a monte il sistema di relazione tra la scuola e il mondo del lavoro, perché altrimenti non lo possiamo matematicamente e tecnicamente realizzare, questo è il dramma che abbiamo, quindi, oggi stiamo costruendo, nella misura prospettica del piano, quello che si poteva fare parecchi anni fa, quando è partito altrove, cioè, quando bisognava costruire un sistema che relazionasse i vari mondi che poi arrivano a creare organicamente sviluppo e occupazione. L’ultimo passaggio, prima delle misure, è il rapporto tra il piano d’azione per il lavoro e le politiche per lo sviluppo. L’Assessorato al lavoro non poteva, non vuole e non indentava, del resto è una misura applicata da tutta la Giunta, supplire all’intervento in materia di sviluppo della Regione, un po’ perché vi ho detto qual è la filosofia con la quale siamo intervenuti, un po’ perché so che l’Assessore alle attività produttive sta lavorando ad un piano che credo, sono certo, anzi, che verrà integrato con le politiche del lavoro e l’altro pezzo nel quale interviene il lavoro, insieme con l’innovazione scientifica, insieme all’istruzione, ma attiene ad un altro percorso che dobbiamo costruire e oggi si è data prevalenza ad un intervento per sostenere l’occupazione in Campania, nel duplice versante di vedere se ci sono le condizioni per aumentare l’occupazione ed altrettanto importante di vedere se è possibile intervenire per salvaguardare l’occupazione che esiste, ovviamente, perché questa è una priorità strutturale che deriva dai dati che avete già declinato e che conoscete benissimo, cioè, il ritardo che ci pone al fondo dell’Europa, evidentemente, non poteva attendere quello che secondo me è un piano che è necessariamente ragionato. L’interassessorialità in questo piano ho cercato di garantirla coinvolgendo sulle misure, perché, per esempio, Geremy non la farà l’Assessorato al lavoro, non sono le risorse all’Assessorato che tra l’altro è povero, vi segnalo incidentalmente, un problema che, semmai, abbiamo, ve lo dico serenamente perché è un argomento che abbiamo ereditato, è che lo strumento principale nel quale nelle regioni ad obiettivo convergenza si può fare politica attiva del lavoro è l’FSE. 21 Ottobre 2010 L’FSE, per scelta risalente alla vecchia Giunta, è spalmato per tutti gli assessorati della Regione Campania, con il risultato che le disponibilità per l’Assessorato al lavoro e formazione, non è colpa dei colleghi che oggi intervengono, sono sistemate un po’ dovunque, questo riduce la possibilità d’impatto, quindi, quelle misure si trovano ma sono fondi che, poi, verranno gestiti in una dimensione, in una filosofia comune, ma direttamente in quell’Assessorato, sto parlando, appunto, di misure come Geremy. Condivido in pieno, ne abbiamo avuto modo di parlare, le osservazioni dell’artigianato che parlava a nome di tutte le 4 confederazioni, relativamente alla difficoltà… avete detto tante cose, mi limiterei a segnare qualcosa sull’artigianato e soprattutto sul contratto di apprendistato. Abbiamo un sistema burocratico particolarmente complesso che c’è solo da noi, che si accoppia ad un quadro normativo che è parziale e in ritardo. Sul piano normativo abbiamo il Consiglio che, sicuramente, attraverso autorevolissimi esponenti, oggi, ha preso conoscenza, semmai non l’avesse avuta, sicuramente per conoscenza, so che già erano perfettamente a conoscenza di queste tematiche, del fatto che bisogna intervenire normativamente sul tema dell’apprendistato, riformando la legge 14/09 licenziata, probabilmente, a fine legislatura, non ha potuto dedicare quella necessaria attenzione ai profili collegati all’apprendistato. Abbiamo un problema di oggi, non di domani, nel senso che alle misure di intervento normativo abbiamo scelto di accompagnare, contestualmente al varo della parte esecutiva del piano lavoro per quanto riguarda questo aspetto, una revisione amministrativa del funzionamento dell’apprendistato, nelle prossime settimane, ma lo facciamo dopo aver continuato a confrontarci con gli attori di questo segmento, interverremo per semplificare l’iter burocratico, le famose 44 pagine, cercheremo di trovare uno strumento tecnico immediato che ci consenta non di ingessarci di fronte ad un dato normativo che è veramente molto complesso, quello campano, probabilmente l’idea è quella di trovare uno strumento tecnico che ci consenta di recuperare, a tutti i settori produttivi, l’utilizzo concreto degli apprendistato, attraverso una forma contrattuale collettiva che ci tenga dentro tutti perché è l’unico modo per poter partire subito sull’apprendistato. Lo faremo semplificando significativamente le regole d’accesso, cercando di capire come si può fare un catalogo delle competenze che sia pensato oggi. In questa prospettiva è importante l’osservatorio sull’apprendistato ne da un anno e mezzo giace, per la verità, lo dobbiamo recuperare, interverremo anche per capire chi ne fa parte e se è il caso di integrare, con la partecipazione, appunto, del mondo delle professioni che è un dimenticato, lo ha detto qualcuno delle politiche del lavoro, noi abbiamo cercato di recuperarlo perché nella misura di microcredito di impresa abbiamo sostenuto anche lo start up che si fa attraverso le professioni, nella misure di prima impresa, in realtà si chiama prima impresa ma 21 Ottobre 2010 in realtà riguarda tutti i datori di lavoro, quindi, una congiunzione, un primo approccio su quel versante c’è, naturalmente, con le risorse che speriamo di avere, potremo fare di più e meglio. Per quanto riguarda interassessorialità, per tornare ad alcune segnalazioni della CISL, la logica comune è nelle misure che mettiamo in campo, cioè, del fatto che sia turismo sia agricoltura, la prospettiva è, di volta in volta, quella di sostenere la nuova occupazione dei giovani o sostenere un recupero produttivo, analogamente dobbiamo recuperare sicuramente un progetto armonico di sviluppo del nostro territorio, guardando anche alla grande industria, perché, naturalmente, questa non può mancare. Con FIAT abbiamo già cominciato a ragionare. L’indotto FIAT, come l’indotto delle poche altre grosse imprese che ci rimangono, è il nostro autentico patrimonio, quindi, lo sforzo di dialogo con la grande impresa è un dialogo che dobbiamo avere su un doppio versante: sostenere l’impresa grande che ancora c’è, cercare di offrire quegli strumenti che possiamo dare perché rimanga in piedi, ma al tempo stesso anche aiutarla e accompagnarla a un percorso di congiunzione con il nostro indotto, cioè, dobbiamo fare in modo che le misure riguardino anche il nostro indotto e lo devono fare in una prospettiva congiunta e comune nella quale sia possibile che la nostra impresa, il nostro indotto, sia salvaguardato e preservato e che, quindi, gli interventi delle grandi imprese siano il frutto di una con giunzione anche sul piano della progettualità industriale con il nostro tessuto, quindi, dove aiutiamo la grande impresa, al tempo stesso, dobbiamo aiutare anche la nostra piccola impresa. C’è un’attenzione al mantenimento dell’occupazione, al grande problema della crisi dell’impresa, c’è perché… molte risorse sia alle politiche passive del lavoro, la cassa in deroga che proseguirà nel 2011, ci impegniamo a farlo con risorse nostre, come siamo obbligati, all’accordo Stato – Regioni, ma sicuramente anche con il governo nazionale, abbiamo già avviato una trattativa in questo senso, come, anche, ovviamente, abbiamo attivato una trattativa per capire quante risorse ci verranno a sostegno del piano Campania lavoro. Quindi, puntiamo di ottenere anche un ritorno economico, sotto questo versante, in favore del lavoro per la Campania, ma al tempo stesso abbiamo anche pensato che sul tema della riqualificazione del lavoro ci giochiamo una partita importante. Dobbiamo evitare, dobbiamo fare lezione e tesoro di quello che è successo con le misure di sostegno al reddito accessorio, cioè quella parte di politica attiva del lavoro sulla mobilità e sugli ammortizzatori in deroga che non hanno fornito risultati in termini di qualificazione dei lavoratori interessati con le misure. Cercheremo di fare, in questo versante, possibilmente anche in congiunzione con le grandi imprese che sono interessate da misure di cassa in deroga, degli strumenti che siano effettivamente utili a riqualificare i lavoratori e, se possibile, anche a ricollocarli altrove. Grazie! PRESIDENTE: Grazie, la seduta è tolta. 21 Ottobre 2010 I lavori terminano alle ore 14.28 21 Ottobre 2010