APPUNTI DI STORIA 2 Prof. Frontini APPUNTI DI STORIA 2 Prof. Frontini INDICE 1- EVOLUZIONE STORICA DEL COMUNE. GUELFI E GHIBELLINI. DANTE ALIGHIERI. 2- COMUNI, SIGNORIE, PRINCIPATI. 3- RITORNO DEL PAPATO A ROMA DOPO LA CATTIVITA’ AVIGNONESE. SCISMA D’OCCIDENTE. 4- PROGRESSIVO SUPERAMENTO DELLA CRISI DEMOGRAFICA ED ECONOMICA DEL XIV SECOLO. 5- FORMAZIONE DI STATI NAZIONALI NELLA PENISOLA IBERICA. 6- SVILUPPO DELL’IMPERO OTTOMANO. 7- SITUAZIONE POLITICA ITALIANA E STATI REGIONALI NEL SECOLO XV. 8- SVILUPPO E CARATTERI DELLA CULTURA ITALIANA. IMPORTANZA DI DANTE ALIGHIERI. 9- SITUAZIONE ECONOMICO-POLITICA E SVILUPPI E CARATTERI DELLA CULTURA ITALIANA. UMANESIMO E RINASCIMENTO. 10- CENTRALITA’ DELL’UOMO, SPIRITO CRITICO E SVILUPPO DELLE ARTI E DELLE SCIENZE. 11- CONCEZIONE UMANISTICA ED EVOLUZIONE ARTISTCA E SCIENTIFICO- FILOSOFICA. 12- SVILUPPI LINGUISTICI NELL’EUROPA DEL XVI SECOLO. 13- CRISI ITALIANA TRA XV E XVI SECOLO E SUE MOTIVAZIONI. 14- CRISI ITALIANA DEI SECOLI XV E XVI, SVILUPPO ECONOMICO E STATI NAZIONALI ASSOLUTI. 15- SVILUPPO DELLA CRISI ITALIANA. 16- GIULIO II. 17- MOTIVI E CONDIZIONI TECNICHE DELLE ESPLORAZIONI GEOGRAFICHE NEI SECOLI XV E XVI. 18- CARATTERISTICHE SOCIALI DEGLI STATI NAZIONALI DELLA PENISOLA IBERICA ED ESPLORAZIONI GEOGRAFICHE. 19- SVILUPPO DELLE ESPLORAZIONI GEOGRAFICHE. IMPERI COLONIALI. 20- CARATTERISTICHE DEGLI IMPERI COLONIALI SPAGNOLO E PORTOGHESE. 21- CARLO V. 22- RIFORMA LUTERANA. 23- VICENDE DELLA RIFORMA LUTERANA. 24- SVILUPPI DELLA RIFORMA PROTESTANTE. 25- CALVINO. 26- CONCILIO DI TRENTO. CONTRORIFORMA. 27- SCHEMA DEI MOTIVI DI CRISI DELL’IDEA IMPERIALE DI CARLO V: RINUNCIA DELL’IMPERATORE. 28- CRISI E TRASFORMAZIONI ECONOMICO-SOCIALI EUROPEE NEI SECOLI XVI E XVII. 29- SVILUPPO DEI MOTIVI DI CRISI (SOCIALE ED ECONOMICA) DEI SECOLI XVI E XVII E VICENDE DELL’EUROPA. 30- MOTIVI DI CRISI IN EUROPA. 31- CRISI EUROPEA E CONFLITTI RELIGIOSI: FRANCIA. 32- CRISI EUROPEA E CONFLITTI RELIGIOSI: INGHILTERRA. 33- POLITICA RELIGIOSA ASBURGICA. INIZIO DELLA GUERRA DEI TRENT’ANNI. 34- GUERRA DEI TRENT’ANNI. ALTRI MOTIVI DI CRISI. 35- ORIGINI DEL CAPITALISMO IN INGHILTERRA. 36- RIVOLUZIONE SCIENTIFICA. 37- SVILUPPI E PROBLEMI DELLA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA: CARTESIO E IL FONDAMENTO DELLA VERITA’ DELLA CONOSCENZA; RIFLESSIONE FILOSOFICA E SVILUPPO DELLO STATO NAZIONALE ASSOLUTO (HOBBES). CONCETTO DI MATERIALISMO. 38- SVILUPPI DELL’ASSOLUTISMO: LUIGI XIV. GUERRA DI SUCCESSIONE SPAGNOLA. GUERRA DI SUCCESSIONE POLACCA. 39- SVILUPPI DELLA FILOSOFIA E DELLA SCIENZA. SVILUPPO E CRITICA DEL MODELLO POLITICO ASSOLUTISTICO. EVOLUZIONE E FORME DELL’AFFERMAZIONE DELLA BORGHESIA. 40- SITUAZIONE INGLESE E SVILUPPO CAPITALISTICO. RIVOLUZIONE INDUSTRIALE. 41- RICERCA FILOSOFICO-SCIENTIFICO, CAPITALISMO IN INGHILTERRA. RIVOLUZIONE INDUSTRIALE E 42- SVILUPPI DELL’ILLUMINISMO. 43- ALTRE TEMATICHE E ALTRI SVILUPPI DELL’ILLUMINISMO. DISPOTISMO ILLUMINATO. 44- SITUAZIONE EUROPEA TRA XVII E XVIII SECOLO. SITUAZIONE RUSSA. CRESCITA ECONOMICA, SVILUPPO DELLE COMPAGNIE COMMERCIALI E POLITICA COLONIALE. GUERRA DEI SETTE ANNI. RIVOLUZIONE AMERICANA. 45- ORIGINE E SVILUPPI DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE. 46- NAPOLEONE BONAPARTE. APPUNTI DI STORIA Prof. Frontini a.s. 2010-2011. 1-EVOLUZIONE STORICA DEL COMUNE. GUELFI E GHIBELLINI. DANTE ALIGHIERI. Studiando comunale l'origine a partire e l'evoluzione dall'anno 1000 si storica ha dell'organizzazione modo di osservare, fra l'altro, l'importante ruolo che ha avuto, per la storia di questa organizzazione, lo sviluppo dei commerci e della produzione economica. Si può, così, anche mettere in rilievo il sorgere, entro questo quadro e per questi motivi, di diversi contrasti, all'interno dei centri abitati, tra vari gruppi sociali. Lo sviluppo della produzione e dei commerci si è anche legato ad una crescente affermazione di pochi centri urbani, a spese di vari altri. In questo modo, tra l'altro, in Italia ci si è avviati alla formazione di un certo numero di Stati di estensione territoriale regionale, ognuno dei quali dominato a partire da un grosso centro abitato. Si può, dunque, registrare una accentuata conflittualità sia all'interno di ogni comune, sia dei vari comuni tra loro. Fra le cause di questa conflittualità hanno molta importanza quelle economiche, collegate, come visto, allo sviluppo stesso dei commerci e della produzione. brevemente, A tale l'evoluzione proposito si dall'originario può ancora Comune ricordare, aristocratico alla, successiva, affermazione di un ricco gruppo sociale borghese. Accanto alle motivazioni economico-produttive danno origine a crisi e conflitti anche rapporti tra famiglie e temi religiosi. In Italia ebbe una notevole diffusione anche la lotta fra Guelfi e Ghibellini. Si può richiamare come, nelle sue origini in Germania, questa lotta fosse combattuta, per la scelta dell'imperatore, tra seguaci dei duchi di Baviera (Guelfi) e seguaci dei duchi di Svevia (Ghibellini). Poiché, all'epoca del contrasto fra Papato e Impero per la nomina dei vescovi, i duchi di Svevia avevano appoggiato l'imperatore mentre i duchi di Baviera erano stati più vicini al papa, con il appoggiavano termine Ghibellini l'imperatore e si con passò quello a chiamare di Guelfi coloro coloro che che sostenevano il papa. Questi termini vennero usati in modo sempre più generico, anche in lotte e in contrasti che, in realtà, non avevano origine dallo scontro tra Papato e Impero. Si svilupparono, inoltre, altri contrasti. Così, per esempio, nella Firenze degli ultimi anni del secolo XIII i Guelfi, che erano al potere, si divisero in due partiti: i Bianchi, che venivano guidati dalla famiglia dei Cerchi e portavano avanti le esigenze e gli interessi della ricca borghesia (popolo grasso); i Neri, raccolti attorno alla famiglia dei Donati, tesi a conservare e a rafforzare privilegi e dominio dell'antica nobiltà. Va, inoltre, messo in rilievo, entro questa divisione nel campo guelfo, lo sviluppo di un accordo tra una parte, i Neri, e quel papa Bonifacio VIII che, nel quadro delle aspirazioni teocratiche della Chiesa, desiderava estendere il proprio dominio anche sulla ricca città di Firenze. La lotta fra Bianchi e Neri fiorentini si concluse con la vittoria di questi ultimi. Come conseguenza della sconfitta dei Bianchi pure si ricorda l'esilio, nel 1302, del poeta Dante Alighieri (1265-1321), che, come uomo politico, era su posizioni opposte a quelle della parte vincitrice, considerandole contrarie agli interessi del Comune fiorentino e favorevoli a Bonifacio VIII e alla sua volontà di subito, entro il Monarchia, in dominio. A questo percorso proposito, appare intellettuale di giusto Dante, evidenziare un'opera, cui esplicitamente si rifiuta la tesi della sottomissione dell'Impero al Papato. In effetti l'Alighieri sottolinea la piena indipendenza di entrambi questi poteri. Una piena indipendenza che viene dimostrata partendo dall'analisi delle loro finalità. Così si mette in rilievo che missione del Papato è la felicità eterna delle anime mentre finalità dell'Impero è raggiungere e mantenere la giustizia e la felicità terrene. Certamente l'Imperatore deve un particolare rispetto al Papa, a causa della superiorità della vita eterna su quella terrena. Però il Papa non deve intromettersi negli affari dell'autorità politica. Su questa base Papato e Impero diventano autonomi. Non può non sottolinearsi l'importanza del riconoscimento dell'autonomia e del valore delle finalità della vita terrena. APPUNTI DI STORIA Prof. Frontini a.s.2010-2011. 2-COMUNI, SIGNORIE, PRINCIPATI. Lo sviluppo economico (della produzione e dei commerci) e la, collegata, affermazione della parte più ricca della borghesia hanno caratterizzato l'evoluzione del Comune. Si possono registrare fenomeni come la lotta tra vecchia aristocrazia e ricca borghesia (popolo grasso) e poi la rivalità tra tale ceto borghese ed i lavoratori salariati da esso dipendenti. Ancora può essere richiamata, in varie occasioni, una prospettiva di alleanza tra nobiltà e popolo grasso. Il rapporto tra nobiltà e popolo grasso per un lato si rivela, così, di lotta reciproca, anche molto dura, per avere il potere politico ed economico; per un altro lato è un rapporto pure caratterizzato da una potenziale politica di alleanza. Una politica di alleanza, questa, che è, fra l'altro, rafforzata dalla tendenza della borghesia più ricca (tendenza sempre più sviluppata a partire dalla metà del XIV secolo) a lasciare i commerci e a concentrare la propria ricchezza nella forma della proprietà della terra (allo stesso modo, dunque, della nobiltà). Gli storici hanno osservato, dinanzi all'evoluzione economica, sociale e politica del Comune, il presentarsi e l'aggravarsi di una contraddizione. Si tratta della contraddizione tra quegli sviluppi in senso democratico dell'organizzazione comunale che si erano avuti con il progresso e la conquista del potere da parte dell'alta borghesia (talvolta con l'aiuto dei piccoli artigiani) e la necessità per quest'ultima di mantenere tale potere e la supremazia nella vita economica anche con il restringimento degli spazi democratici, fino all'appoggio a dittature personali costituenti le prime Signorie. Si svilupparono così, tra XIII e XIV secolo, la signoria degli Scaligeri a Verona (che, con Cangrande della Scala, diede ospitalità a Dante, esiliato da Firenze); quella dei Gonzaga a Mantova, dei Malatesta a Rimini, dei Montefeltro a Urbino. A Milano prese il potere la dinastia dei Visconti, con la quale lo Stato milanese acquistò molta influenza nelle vicende italiane. Va sottolineato che, nel panorama politico della penisola italiana, l'avanzante affermarsi del dominio personale di un Signore e dei suoi discendenti assunse varie forme. A questo proposito gli storici hanno anche potuto tracciare ufficialmente e un confronto formalmente tra divenuto lo un Stato Ducato, milanese, pure guidato dalla famiglia Visconti, e lo Stato fiorentino che, ancora nel secolo XV, era formalmente una Repubblica, malgrado il potere appartenesse sostanzialmente ad un ricco banchiere, Cosimo il Vecchio dei Medici (1389-1464), e ai suoi discendenti. In realtà il momento in cui il potere del Signore ha un formale riconoscimento da parte dell'Imperatore segna il passaggio dalla Signoria, ancora legata al vecchio ordine comunale, al Principato, del tutto estraneo e indipendente rispetto alla struttura giuridica del Comune. All'interno del panorama italiano uno Stato importante che non sviluppò una dinastia regnante fu la Repubblica di Venezia. Come hanno messo in rilievo gli studiosi di Storia, a Venezia la ricca borghesia, che, per le caratteristiche stesse della città, non dovette lottare contro una nobiltà territoriale feudale, ebbe la forza di organizzarsi politicamente da sola, gestendo autonomamente il potere. L'organo più importante del governo veneziano, il Maggior Consiglio, dal quale era scelto anche il doge, venne riservato, nel 1297, solo alle principali famiglie appartenenti all'alta borghesia veneziana, quali ne avevano fatto parte fino ad allora (cosiddetta serrata del Maggior Consiglio). APPUNTI DI STORIA Prof. Frontini a.s. 2010-2011. 3-RITORNO DEL PAPATO A ROMA DOPO LA CATTIVITA' AVIGNONESE. SCISMA D'OCCIDENTE. Lo studio del Medio Evo fa vedere, tra l'altro, la notevole importanza avuta dai due grandi Poteri universali (Papato e Impero), dalla loro lotta reciproca, poi dalla loro decadenza. Una decadenza, questa, che è anche accompagnata, come visto, dal sorgere e dall'affermarsi di altre entità politiche, quali gli Stati nazionali e i Comuni. Appare significativo che Bonifacio VIII, acceso sostenitore, agli inizi del XIV secolo, della superiorità del Papato su tutti i poteri terreni, sia uscito sconfitto proprio dal suo scontro con uno Stato nazionale come la Francia del re Filippo IV il Bello. E', inoltre, interessante ricordare che questa sconfitta ha condotto il Papato nell'orbita politica francese (tanto che la stessa sede papale è stata trasferita da Roma ad Avignone). Il percorso di gerarchizzazione della Chiesa e di accentramento dei poteri nelle mani del pontefice, che Bonifacio VIII accompagnava al discorso politico di supremazia universale del papa da lui portato avanti, continuò anche nel Papato del periodo avignonese, pure quando evidentemente le idee di Bonifacio erano risultate sconfitte. Di fronte alla situazione della Chiesa, da più parti del mondo cristiano, si alzarono critiche contro l'accentramento monarchico dei poteri nelle mani del pontefice, l'asservimento della Chiesa, la corruzione e l'avidità degli ecclesiastici. In questo senso si sentiva anche vivissima l'esigenza di riportare a Roma, da Avignone, la sede papale. E' da sottolineare come il ritorno a Roma del Papato fosse notevolmente ostacolato dalla Francia. Già papa Urbano V, nel 1367, aveva lasciato Avignone e, però, fu indotto a tornarvi, appunto, dal forte partito filo-francese all'interno della Chiesa. Il Papato lasciò definitivamente Avignone per Roma nel 1377, sotto il pontificato di Gregorio XI. Dopo la morte di questo papa, nel 1378, la Chiesa si trovò drammaticamente divisa. Infatti al conclave che elesse, quale rimanere a contrappose successore, Roma, la un Urbano gruppo nomina di un di VI, pontefice cardinali altro papa, intenzionato francesi, Clemente subito VII, il a dopo, quale propendeva per riportare il Papato ad Avignone. In questo modo si produsse una situazione di profonda spaccatura nella Chiesa; una situazione caratterizzata dalla presenza contemporanea di più di un pontefice, ciascuno seguito e spalleggiato da vari Stati europei (cosiddetto Scisma d'Occidente). Di fronte alla crisi gravissima non bastò a riportare ordine il Concilio di Pisa del 1409, dal quale, anzi, venne eletto un terzo papa (Alessandro V), oltre a quelli di Roma e di Avignone. Fu solo con il Concilio di Costanza, aperto nel 1414, che si risolse il problema. Venne infatti eletto, nel 1417, Martino V, che conservò la sede papale a Roma e avviò la riorganizzazione dello Stato pontificio. Va detto che il lungo periodo di crisi aveva anche affievolito l'autorità del papa (pure come monarca) e che erano state elaborate e diffuse teorie che vedevano nel Concilio (e non nel Papa) l'autorità suprema della Chiesa. APPUNTI DI STORIA Prof. Frontini a.s. 2010-2011. 4-PROGRESSIVO SUPERAMENTO DELLA CRISI DEMOGRAFICA ED ECONOMICA DEL XIV SECOLO. Si è considerata la crisi economico-demografica del XIV secolo, nella quale miseria e devastazioni dovute a guerre e rivolte popolari e terribili pestilenze, come quella del 1347-1351, aggravarono le carenze della produzione alimentare. Con i successivi secoli XV e XVI si avviò, però, nuovamente la crescita della popolazione. Gli storici, nel ricercare i motivi della nuova crescita, hanno anche dato importanza alla diminuzione delle epidemie. Si è, inoltre, messa in rilievo la causa costituita dall'aumento della produzione dell'agricoltura. Per spiegare questo aumento è stata pure richiamata l'intraprendenza della borghesia e la volontà dei proprietari di terra appartenenti a questa classe sociale di aumentare i propri guadagni. Oltre a quanto appena visto, è opportuno ricordare lo sviluppo dei commerci. Aumento della produzione agricola e aumento della popolazione sono strettamente legati. A sua volta l'aumento della popolazione rende necessaria, con l'aumento dei bisogni sociali, la crescita della produzione artigianale. APPUNTI DI STORIA Prof. Frontini a.s. 2010-2011. 5-FORMAZIONE DI STATI NAZIONALI NELLA PENISOLA IBERICA. Il processo di formazione di Stati nazionali si è sviluppato anche nella penisola Iberica. Si deve ricordare come tale processo si sia qui storicamente intrecciato con la cosiddetta Reconquista, ossia la vera e propria riconquista cristiana del territorio occupato dagli Arabi musulmani. Nel XV secolo i regni più importanti della penisola Iberica erano Castiglia, Aragona, Portogallo, Granata. Va notato che il Portogallo aveva precedentemente fatto parte del Regno di Castiglia. Il Regno di acquistato Aragona, la con Sicilia. la Poi, Guerra nel XIV dei Vespri secolo, Siciliani, venne aveva occupata la Sardegna. La politica di espansione aragonese nell'area mediterranea continuò sino alla conquista del Regno di Napoli, nel 1442, da parte del re Alfonso, ai danni della dinastia francese degli Angioini. Regno di Aragona e Regno di Napoli rimasero separati. Alla morte di Alfonso, nel 1458, in Aragona gli successe il fratello Giovanni II (1397-1479), a Napoli il figlio Ferdinando I (?-1494). A questi regni di Castiglia, di Aragona e del Portogallo, tutti cristiani, si accompagnava Granata, in mani musulmane. Con il matrimonio tra Ferdinando il Cattolico (1452-1516) re di Aragona (successore del padre Giovanni II) e Isabella (1451-1504) regina di Castiglia si avviò l'unificazione dei due rispettivi regni (che, però, rimasero ancora con organi politici diversi), tappa fondamentale per l'unificazione della Spagna. L'opera di Ferdinando e Isabella portò all'unificazione territoriale della Spagna. Va ricordata, a questo proposito, anche la sconfitta, nel 1492, del Regno musulmano di Granata. Accanto alla Spagna così unificata, nella penisola Iberica, rimase il regno del Portogallo. APPUNTI DI STORIA Prof. Frontini a.s. 2010-2011. 6-SVILUPPO DELL'IMPERO OTTOMANO. I Turchi, popolazione affine ai Mongoli, originaria dell'Asia nordorientale, ebbero notevole importanza nella storia asiatica ed europea. Di religione musulmana, essi, tra l'altro, finirono con il sostituire l'etnia araba alla guida dell'espansione, anche militare, dell'Islam. Fu una popolazione divisa in varie tribù e Stati. Tra i vari Stati, in Anatolia (dove i Turchi si erano stanziati per la debolezza dell'Impero di Bisanzio) ebbe particolare sviluppo, a partire dal secolo XIV, lo Stato Ottomano (che prese il nome dal suo fondatore, Othman). Dopo una prima fase storica di accrescimento a spese del decadente Impero Bizantino, questo Stato Ottomano dovette fronteggiare e subire la politica espansionistica di un capo turco dell'Asia centrale, Timur Lang (italianizzato in Tamerlano), che si formò un vastissimo impero e, tra l'altro, sconfisse duramente gli Ottomani ad Angora, nel 1402. Peraltro, con la morte di Tamerlano, nel 1405, e con la decadenza del suo impero, lo Stato Ottomano poté riprendere la sua politica di espansione militare, rivolgendosi contro l'Impero Bizantino e l'Occidente. Così aumentò la sua pressione e la sua influenza nella penisola Balcanica. Inoltre, nel 1453, il sultano ottomano Maometto II conquistò la città di Costantinopoli, ponendo in tal modo fine all'Impero Bizantino. APPUNTI DI STORIA Prof. Frontini a.s. 2010-2011. 7-SITUAZIONE POLITICA ITALIANA E STATI REGIONALI NEL SECOLO XV. Si è vista l'evoluzione storica del Comune fino alla Signoria. Tra i motori di questa evoluzione si è pure evidenziato l'interesse dell'alta borghesia (popolo grasso) ad appoggiarsi ad un Signore che la favorisse nei suoi commerci e nelle sue attività e la difendesse contro i gruppi sociali che le fossero ostili (nobiltà, piccola borghesia, lavoratori salariati). Questo medesimo interesse economico di accrescimento dei commerci e delle attività produttive ha spinto la Signoria ad andare oltre la dimensione cittadina, conquistando e controllando più ampi territori e varie città minori. Percorrendo questa strada si arriva, in Italia, tra XIV e XV secolo, alla formazione di Stati regionali. Nell'Italia settentrionale il Ducato di Milano, retto dalla famiglia Visconti, avviò una politica di espansione territoriale che, una volta occupata la Lombardia, si indirizzò verso Veneto, Emilia, Toscana. Questa linea di espansione venne, peraltro, contrastata e fermata da altri Stati importanti come la Repubblica di Venezia e la Repubblica di Firenze. Tra l'altro, entrambi questi Stati stavano portando avanti, anche loro, una politica di ampliamento territoriale. Così, per la Repubblica di Firenze, si può ricordare la conquista di città, già autonome, come Arezzo, Pistoia, Pisa (che dava, allo Stato fiorentino, uno sbocco al mare). La politica di espansione condotta dalla Repubblica di Venezia in Italia portò ad una guerra, nel 1452, di questo Stato contro quelli di Milano e di Firenze, alleati. Anche per le preoccupazioni diffuse a Venezia in seguito a quella presa di Costantinopoli (nel 1453, da parte dei Turchi) che costituiva un grosso danno per gli interessi economici veneziani nonché una spinta, per la Repubblica veneta, a non disperdere forze in troppe direzioni, la guerra si concluse con la pace di Lodi, del 1454. Questa pace rispecchiò e riconobbe il sostanziale equilibrio di forze di tutti i principali Stati della penisola italiana. Tali Stati furono: Repubblica di Venezia, Ducato di Milano, Stato pontificio, Repubblica di Firenze, Regno di Napoli. APPUNTI DI STORIA Prof. Frontini a.s. 2010-2011. 8-SVILUPPO E CARATTERI DELLA CULTURA ITALIANA. IMPORTANZA DI DANTE ALIGHIERI. Con l'ampliarsi dei commerci e delle attività politiche e sociali a partire dall'età dei Comuni, si è avuta, sul piano linguistico e culturale, necessità agevolare una di serie di fenomeni. un'evoluzione le attività dei di Da un diversi scambio lato volgari si è prodotta italiani commerciale: le tale la da esigenze dell'economia e dei traffici spingevano evidentemente nella direzione di una facile comunicazione tra le varie parti della penisola italiana. Da un altro lato l'ampliamento e la crescente complessità delle funzioni pratiche della lingua volgare mostravano la possibilità di un uso più raffinato di questa lingua, ad un livello letterario, di creazione intellettuale e poetica. Già Federico II, nella sua corte di Palermo, aveva, come visto, cercato di far crescere una lingua letteraria italiana (con la Scuola poetica siciliana). Non può non ricordarsi, inoltre, in Umbria, la presenza di un testo di alta intensità poetica e religiosa come il Cantico di frate Sole (o Cantico delle creature) di San Francesco d'Assisi (1182 circa 1226). Dove, però, lo sviluppo del volgare raggiunse la sua maggiore espressione a livello letterario fu in Toscana, e, soprattutto, a Firenze. In effetti la crescita della ricchezza economica di Firenze e, insieme, il sempre maggiore rilievo politico conquistato dalla città in Italia furono elementi che diedero aiuto non solo alla diffusione del volgare fiorentino ma anche alla sua affermazione come lingua letteraria. Si può, così, ricordare come la tematica poetica dello "Stil novo" (incentrata sull'analisi dell'amore), iniziata dal poeta bolognese Guido Guinizzelli (?- 1276), trovò il proprio sviluppo con i poeti fiorentini Guido Cavalcanti (?-1300) e Dante Alighieri. In un mondo, quale quello dei poeti stilnovisti, che anche discute il tema della vera nobiltà e che trova tale nobiltà non nel sangue e nelle tradizioni di famiglia, ma nella gentilezza d'animo e nelle opere personali del singolo, la donna amata non è più, come nella Scuola poetica siciliana, la Signora feudale del poeta innamorato, piuttosto è l'essere angelico che permette di sviluppare e mettere in pratica le doti degli animi gentili. L'Amore degli Stilnovisti è guida dello sviluppo delle virtù che costituiscono la vera nobiltà, quella delle opere (e non quella del sangue). L'evoluzione del Comune e dei commerci si riflette, così, anche nella poesia. Deve essere ricordata l'eccezionale importanza della figura di Dante Alighieri. In Dante, veramente, trovano espressione tutti i problemi e tutte le esigenze del mondo medioevale e, nello stesso tempo, si fanno avanti problemi ed esigenze di un mondo nuovo. In una serie di trattati (Convivio, De vulgari eloquentia, Monarchia) l'Alighieri importanti si occupò, questioni talvolta con scientifiche, intuizioni letterarie, innovative, politiche di del suo tempo. Nel De vulgari artistiche della dimostrazione (redatto, eloquentia lingua piena appunto, di in sostenne la validità volgare italiana. queste possibilità lingua volgare, Egli nel contro e le possibilità stesso suo l'uso dei diede la capolavoro dotti di scrivere in latino): la Divina Commedia, un poema che descrive il viaggio di Dante nei tre regni dell'Al di là (Inferno, Purgatorio, Paradiso). Se il tema della visione dell'Oltretomba si trova frequentemente nella letteratura del Medio Evo, usato allo scopo di dare insegnamenti religiosi, solo nella Divina Commedia viene espresso con piena e geniale potenza artistica. In Dante, l'Oltretomba vive di tutte le passioni e le idealità del poeta e della sua epoca storica, quelle politiche come quelle religiose e amorose. La necessità di esprimere questa universalità di idee e di sentimenti ha anche portato ad una maturazione e all'arricchimento del volgare usato. E in questo senso si è pure indicato in Dante Alighieri il padre della lingua italiana. APPUNTI DI STORIA Prof. Frontini a.s. 2010-2011. 9-SITUAZIONE ECONOMICO-POLITICA E SVILUPPI E CARATTERI DELLA CULTURA ITALIANA. UMANESIMO E RINASCIMENTO. Nel seguire la storia economica e politica dei Comuni italiani si è anche potuta notare la sempre maggiore rilevanza acquistata dalla borghesia, un storicamente gruppo sociale rappresentato il la quale, nel classe suo che complesso, ha (attraverso i commercianti, gli artigiani, gli imprenditori, i banchieri da cui, pure, è costituita) ha consentito lo sviluppo della vita economica. Proprio lo sviluppo della vita economica ha anche spinto verso una complessa riorganizzazione degli Stati della penisola italiana, attraverso le tappe della democrazia comunale, della Signoria, del Principato. Una riorganizzazione che, tra l'altro, ha avuto necessità di un personale di funzionari e di una nuova elaborazione intellettuale. In maniera collegata all' affermazione della borghesia (e, quindi, al progresso della produzione e dei commerci) e alla trasformazione degli Stati si è potuto registrare (a partire dalla fine del XIV secolo) un vero e proprio capovolgimento di mentalità e di ideali, portato avanti da un gruppo di intellettuali e di uomini politici detti Umanisti. Si è più volte messa in rilievo la concezione della vita terrena caratteristica del Medio Evo: solo un passaggio verso la vera vita, quella dell'anima nell' Al di là, presso Dio. In questo modo si arrivava anche a disprezzare la vita terrena e, con essa, lo stesso corpo umano, considerato carcere dell'anima. Con l'ultimo periodo del XIV secolo sorge, dunque, una nuova fase culturale, quella dell' Umanesimo, che, contro le teorie del Medio Evo, proclama la grandezza dell'uomo e delle sue attività. Il termine stesso di Umanesimo riecheggia chiaramente l'uomo, e, con esso, la sua umanità. E' un termine, dunque, che vuole valorizzare l'importanza e la dignità dell'uomo, sia rispetto al Divino, sia nei confronti degli animali bruti. E' un termine, ancora, che si collega alle "humanae litterae", alla letteratura riguardante le vicende e le passioni umane, posta in contrapposizione alla teologia. In un'opera del 1487, De hominis dignitate (Intorno alla dignità dell'uomo), l'umanista Giovanni Pico della Mirandola sottolinea che l'uomo è artefice e padrone della propria natura. Infatti - argomenta l'autore - l'essere umano, e solo l'essere umano (non gli animali), può scegliere di elevarsi alle maggiori altezze, materiali e spirituali, oppure di abbrutirsi al livello bestiale. E' l'uomo, dunque, che, con la_ sua attività, è artefice di se stesso: fa, costruisce se stesso. Va ricordato che è in questo quadro umanistico di valorizzazione dell'autonomia umana, pure rispetto al Divino, che anche si sviluppa una scienza della politica, principalmente ad opera di Niccolò Machiavelli (1469-1527). Il movimento umanistico rifiuta la visione del mondo affermatasi nel Medio Evo e trova la propria spinta ideale nell'antichità classica, greca e romana; in un'antichità classica che viene sentita come campo di affermazione del libero operare umano e indagata nella sua effettiva esistenza storica. Il fatto, l'azione dell'uomo non è più, come nel pensiero del Medio Evo, semplice simbolo, o prova, dell'azione di Dio; vive autonomamente e deve essere autonomamente indagato, con uno sviluppo della ricerca storica e dello spirito critico umano. La ricerca e l'imitazione dell'antichità diventano, per gli Umanisti, condizioni indispensabili per la rinascita della vita culturale e civile, dopo i secoli bui del periodo medioevale. Già Francesco Petrarca (1304-1374) e Giovanni Boccaccio (1313-1375), scrittori che svilupparono la lingua letteraria italiana con le loro opere (basti pensare al Canzoniere di Petrarca e al Decameron di Boccaccio, una raccolta di novelle, primo grande esempio di prosa nella letteratura italiana), possono indicarsi tra i padri dell'Umanesimo. Anche loro cercarono e trovarono nelle vicende degli antichi il punto di riferimento ideale per l'uomo dei tempi nuovi. Questa rivalutazione dell'antichità ebbe come conseguenza anche la ricerca (nelle biblioteche dei conventi) e la diffusione delle opere degli autori classici. Riemersero, in tal modo, le opere di importanti scrittori antichi (come Cicerone e Lucrezio). L'esigenza dell'affermazione dello spirito critico umano (connessa, come visto, alla natura stessa dell'Umanesimo) portò ad una grande affermazione della filologia, ossia di quella disciplina che cerca di ricostruire il testo originario di un'opera letteraria o di un documento, eliminando gli errori di trascrizione dei copisti e le volute falsificazioni. In questo modo, con questa abilità, l'umanista Lorenzo Valla dell'intera l'imperatore riuscì anche Donazione del IV di a dimostrare, Costantino, secolo avrebbe il nel 1440, documento passato al la con Papato falsità il il quale potere sull'Occidente. Il gusto per l'antichità spinse pure a raccogliere e ad ammirare e studiare le statue classiche che rivedevano la luce negli scavi a Roma e nel resto d'Italia. E' così in questo periodo, agli inizi del XVI secolo, che, per esempio, ebbe origine il primo nucleo degli attuali Musei Vaticani. Le concezioni dell'Umanesimo hanno rappresentato la filosofia di quel Rinascimento che, pienamente sviluppatosi in Italia nel XVI secolo, diede vita ad un tale perfezionamento delle arti e del pensiero da richiamare, appunto, una vera e propria rinascita (come la cercavano i primi Umanisti). In questo orizzonte va, almeno, ricordato, nella letteratura, l'Orlando furioso di Ludovico Ariosto (1474-1533), un poema nel quale i critici letterari hanno trovato espresso il desiderio di equilibrio e di superiore armonia degli Umanisti e del Rinascimento. APPUNTI DI STORIA Prof. Frontini a.s. 2010-2011. 10-CENTRALITA' DELL'UOMO, SPIRITO CRITICO E SVILUPPO DELLE ARTI E DELLE SCIENZE. La valorizzazione dell'uomo con le sue attività e potenzialità (principio fondamentale dell'Umanesimo) ha una serie di importanti conseguenze. In primo luogo questa valorizzazione porta direttamente, come visto, alla valorizzazione del libero spirito critico e di ricerca proprio dell'uomo. Da questo punto di vista si può ancora ricordare il ruolo avuto nel pensiero umanistico dalla filologia, ossia dall'indagine indirizzata alla piena comprensione e alla ricostruzione storica razionale dei testi autentici degli scrittori antichi. In generale, questo spirito critico umanistico tende a espandersi anche nel campo dell'indagine sulla natura. Leonardo da Vinci (1452-1519), geniale pittore e scienziato del Rinascimento, sottolinea la necessità, per una ricerca corretta e produttiva, di basarsi sull'esperimento e sull'attenta osservazione della realtà. Così lo spirito critico diventa da un lato rifiuto delle opinioni tradizionali non confermate dai fatti; da un altro lato esercizio della libera creatività umana. Da quest'ultimo punto di vista è possibile sottolineare la tendenziale universalità di interessi e di capacità degli uomini del Rinascimento. Al caso di Leonardo da Vinci, artista e scienziato dalle intuizioni precorritrici dei tempi moderni, basta ora solo aggiungere quello di Michelangelo Buonarroti (1475-1564), scultore, pittore, architetto, poeta. Gli studiosi hanno anche potuto parlare di un'età di giganti (così, tra gli studiosi, per esempio, Engels, nel XIX secolo). Si può pure collegamento rilevare, e di con i evoluzione secoli comune XV e degli XVI, un studi percorso di filosofici e scientifici e dell'arte. L'oggettivo intreccio delle discipline si presenta, tra l'altro, nell'universalità di interessi degli uomini del Rinascimento. APPUNTI DI STORIA Prof. Frontini a.s. 2010-2011. 11-CONCEZIONE UMANISTICA ED EVOLUZIONE ARTISTICA E SCIENTIFICO- FILOSOFICA. Si è già considerata l'importanza centrale dell'essere umano, e il valore della sua attività terrena, nella concezione umanistica. A partire da questa concezione si sviluppa anche un deciso rinnovamento delle arti e delle scienze e un loro nuovo reciproco collegamento. Si avverte la necessità di una nuova riflessione sui problemi dello spazio, che è pure un'indagine sul sistema delle relazioni dell'uomo con il suo mondo. Acquista così senso e validità scientifica l'elaborazione della prospettiva, vale a dire di un metodo, rigoroso e matematico, di determinare, nella rappresentazione su una superficie piana (bidimensionale), le diverse posizioni nello spazio degli oggetti rappresentati, mediante il riferimento all'unico punto di vista di un soggetto osservatore. Di un metodo, dunque, quale anche porta a sottolineare la relazione tra le diverse parti dello spazio fisico-geometrico e tra queste e il soggetto che sta loro di fronte, fino ad un raccordo della realtà, naturale e sociale, con l’uomo che la osserva e la vive. Una realtà, questa, che, per molti aspetti, trova espressione nell'armonia del ragionamento matematico. Si possono sviluppo, ricordare, le opere a e proposito la della riflessione prospettiva e dell'architetto del suo Filippo Brunelleschi (1377-1446), dello scultore Donatello (1386-1466), del pittore Masaccio (1401-1428), tutti attivi a Firenze. Cronologicamente subito successivo, va anche ricordato il lavoro, artistico e teorico, del pittore Piero della Francesca (?-1492), che elaborò ancora e diffuse il nuovo metodo prospettico nell'Italia centrale. In Leonardo da Vinci la pittura tende, per più aspetti, a porsi come filosofia; si fa, anche essa, indagine sulla realtà. Nell'interno dell'operazione dell'artista, la ricerca del bello tende ad essere, nello stesso tempo, ricerca sulla natura e sui suoi meccanismi (dall'anatomia alla botanica, dalla geologia alla zoologia). L'arte, inoltre, esprime la capacità e l'attività produttiva dell'uomo, il suo essere produttore. Dietro quest'ultima tematica si individua l'emergere, collegato, di nuovi bisogni sociali e di nuove tecnologie per soddisfarli. Nel quadro dell'attività economica della borghesia, si sviluppa così, tra XV e XVI secolo, un nuovo gruppo di tecnici e scienziati che, in un'atmosfera generale di fiducia nelle capacità creative dell'uomo, via via impostano su basi razionali e risolvono vari problemi, attraverso riflessioni teoriche e invenzioni. Dal punto di vista della diffusione della cultura umanistica ha avuto importanza grandissima l'invenzione della stampa a caratteri mobili, riconosciuta come opera del tedesco Johan Gutenberg (1400 circa1468). Questa invenzione, a sua volta, è anche dipesa dai progressi della tecnica metallurgica. APPUNTI DI STORIA Prof. Frontini a.s. 2010-2011. 12-SVILUPPI LINGUISTICI NELL'EUROPA DEL XVI SECOLO. Nell'Europa culturale del le XVI lingue secolo acquistano nazionali. In sempre questo maggiore modo si dignità va anche perfezionando il ruolo e l'autonomia delle diverse Nazioni (intese nel senso di gruppo etnico). Pur rimanendo quella latina la lingua comune degli uomini dotti anche le lingue nazionali europee formano una loro tradizione letteraria. Ciò, pure, in naturale parallelo con la formazione degli Stati nazionali. In questa operazione di valorizzazione dei volgari ha rilievo, tra l'altro, la loro qualità di lingue vive, di fronte al latino, non correntemente parlato. Le varie lingue europee e la loro tradizione culturale si arricchiscono anche mediante le traduzioni. Si eseguono, infatti, molte traduzioni (di classici latini come di opere di altre letterature d'Europa) che ampliano il numero dei termini e migliorano la sintassi. Con queste traduzioni, da un altro punto di vista, le varie lingue danno dimostrazione delle loro possibilità comunicative ed espressive. A quest'ultimo proposito si può ricordare come il poeta Annibal Caro (1507-1566) abbia compiuto la sua celebre versione dell'Eneide di Virgilio anche per dimostrare, come lui stesso ha dichiarato, la qualità della lingua italiana in cui traduceva e la possibilità di esprimere bene con essa pure l'armonia dei versi virgiliani. La cultura dell'Italia rinascimentale ha una grande diffusione e un grande rilievo in campo internazionale. Essa diventa parte importante della cultura europea; si fa elemento di costruzione dell'identità europea. All'interno della tradizione linguistica italiana la necessità di stabilire regole e modelli letterari spinge ad elaborare varie teorie. Tra queste teorie ha grande successo quella esposta da Pietro Bembo nelle Prose della volgar lingua, un'opera del 1525. Sostiene, dunque, il Bembo la fiorentino. necessità Segnala, di usare, nella quali autori da letteratura, seguire e da il volgare imitare, gli scrittori del XIV secolo, dando la preferenza a Francesco Petrarca e a Giovanni Boccaccio. APPUNTI DI STORIA. Prof. Frontini a.s. 2010-2011. 13-CRISI ITALIANA TRA XV E XVI SECOLO E SUE MOTIVAZIONI. Si è già visto come l'Umanesimo sia stato espressione culturale di un movimento sociale di sviluppo economico. Si è anche visto, come conseguenza politica di questo sviluppo economico, il passaggio dal Comune, con le sue liti interne e le sue contraddizioni, alla Signoria e, quindi, al Principato. E' ora significativo mettere in rilievo come il movimento umanistico, con la sua esaltazione dell'uomo, abbia potuto riconoscersi in ognuna di queste forme politiche. A questo proposito va almeno ricordata la figura di Lorenzo dei Medici detto il Magnifico (1449-1492), signore di Firenze, nipote di Cosimo il Vecchio, che non fu solo uomo politico di grande acume e abilità e mecenate di artisti ma anche, egli stesso, intellettuale e scrittore (è famoso il suo Trionfo di Bacco e Arianna, nel quale invita ad approfittare lietamente della giovinezza, perché "di doman non c'è certezza"). Si può pure sottolineare come il raccogliersi nella corte di un Signore, dotato di sempre maggiori poteri, di vari intellettuali e artisti indichi, fra l'altro, il processo di formazione di uno Stato pronto a farsi carico di sempre maggiori esigenze organizzative, economiche e civili. In proposito è inoltre da ricordare come il Machiavelli abbia potuto individuare, nel Principe, un'opera del 1513, il valore positivo, per l'Italia quale Stato unitario, pure di un potere dittatoriale in grado di imporsi e di organizzare intelligentemente la vita civile. Però, dietro il generale discorso umanistico, sia quelle posizioni valorizzanti la partecipazione del cittadino alla vita politica sia quelle altre tese ad esaltare le capacità del Signore trovarono la loro pratica sconfitta nelle condizioni economiche e politiche dell'Italia tra XV e XVI secolo. Si è visto come con la pace di Lodi, del 1454, la penisola italiana fosse politicamente in una situazione di equilibrio. Dietro questa situazione (mantenuta nella seconda metà del secolo anche grazie all'intelligente diplomazia di Lorenzo il Magnifico) erano, tuttavia, presenti varie cause di crisi. Queste cause di crisi si collegano le une alle altre e si sviluppano sempre di più nel corso dei secoli XIV e XV. Fuori dell'Italia, il consolidamento dello Stato nazionale ed anche il rafforzamento del potere del re si sono legati al progresso economico della classe borghese. Il più vasto territorio nazionale, le condizioni economica volta, di hanno maggior favorito l'aumento della sicurezza dei l'accumulazione ricchezza su traffici della scala e della ricchezza. nazionale ha vita A sua pure accresciuto i poteri del re. In Italia, la spinta anche economica alla formazione di un unitario Stato nazionale non ha poi avuto la forza sufficiente per andare oltre la formazione di pochi Stati regionali (necessariamente meno forti di un unico Stato esteso su tutto il territorio nazionale). Oltre tutto questa situazione economico- politica di divisione in diversi Stati, in insicuro equilibrio fra loro, si è accompagnata ad un altro fenomeno, già accennato: la sempre crescente immobilizzazione della ricchezza nella proprietà della terra da parte di mercanti che rinunciavano ai commerci. In queste condizioni italiane ed internazionali, i forti Stati nazionali dell'Europa ben presto affrontarono e sconfissero gli Stati regionali italiani. Naturalmente la maggiore debolezza economica di questi Stati italiani rispetto a quelli esteri influenzava in modo diretto anche il campo specificamente militare. Così gli storici hanno rilevato come gli Stati nazionali potessero permettersi dotazioni di artiglieria (armi che si andavano appunto diffondendo tra XV e XVI secolo) in misura molto maggiore di quella di Signorie e Principati italiani. Infine non può non sottolinearsi come il Machiavelli, nel tentativo di portare l'Italia nel numero degli Stati nazionali, e in un panorama storico della penisola in cui i vari Stati si servivano di Compagnie di ventura (eserciti di mercenari guidati ciascuno da un condottiero), abbia, tra l'altro, sostenuto la necessità per lo Stato da lui configurato di avere un proprio esercito. APPUNTI DI STORIA Prof. Frontini a.s. 2010-2011. 14-CRISI ITALIANA DEI SECOLI XV E XVI, SVILUPPO ECONOMICO E STATI NAZIONALI ASSOLUTI. Si sono considerate le cause della crisi dell'Italia dei secoli XV e XVI. Si è così messa in rilievo la sproporzione tra la potenza degli Stati regionali italiani e quella, ben più grande, degli Stati nazionali. Guardando le varie ragioni della formazione di questi Stati nazionali e della loro politica, interna ed estera, si possono, ora, sottolineare due elementi. Un primo elemento è quello del crescente accentramento dei poteri nelle mani del re, o, in altre parole, della formazione e dell'affermazione dello Stato assoluto (in cui, appunto, il monarca assoluto ha tutti i poteri dello Stato). Questo tipo di Stato è in netta contrapposizione con il precedente tipo feudale, caratterizzato, come visto, dal forte potere del feudatario sul suo territorio. L'altro elemento è quello costituito dall'accordo tra classe borghese e monarchia. Si può anche notare come l'interesse, proprio della borghesia, ad uno sviluppo dei commerci e ad un ampliamento dei mercati si ponesse in contrasto con la frammentazione territoriale feudale. Tra questi Stati nazionali ha significativa importanza la Francia. Il legame tra progresso economico (portato avanti dalla borghesia) e crescita politica nazionale, esauritosi in Italia, si sviluppò, invece, Francia e favorì, tra l'altro, in la politica espansionistica della monarchia nazionale francese, proprio contro l'area italiana ed i suoi deboli Stati locali. APPUNTI DI STORIA Prof. Frontini a.s. 2010-2011. 15-SVILUPPO DELLA CRISI ITALIANA. Nel 1494, il re di Francia Carlo VIII, per far valere i propri diritti sul Regno di Napoli (come visto, già degli Angioini, imparentati con la casa regnante francese, e, poi, degli Aragonesi, di origine spagnola), organizzò una spedizione militare in Italia. Carlo VIII praticamente non trovò resistenza e si impadronì del Regno di Napoli con facilità. Vennero in luce le debolezze e le contraddizioni degli Stati italiani. Si ebbero molte notevoli conseguenze. Così, durante la discesa di Carlo VIII in Italia, di fronte all'atteggiamento sottomesso assunto nei confronti del re di Francia dal signore di Firenze Piero II dei Medici (figlio ed erede di Lorenzo il Magnifico), i Fiorentini scacciarono la dinastia medicea e restaurarono la Repubblica. Negli avvenimenti fiorentini di questo periodo ebbe grande importanza il frate domenicano Girolamo Savonarola, con la sua volontà di unire riforma religiosa (contro la corruzione della Chiesa) e riforma politica (ampliamento delle basi del potere, affidato Nell'Ordinamento anche fiorentino al popolo e iniziativa alla piccola legislativa e borghesia). supremazia politica vennero date a due organi di nuova creazione, legati tra loro: un Consiglio grande, formato attraverso estrazione a sorte da una lista di cittadini appartenenti a famiglie i cui componenti già in passato ammissione rivestirono di un nuovo cariche membro politiche per e cooptazione indicazione di (ossia quelli già costituenti l'associazione); un Consiglio più ridotto , Consiglio degli Ottanta, con membri scelti dal Consiglio grande. Si cercò una maggiore giustizia fiscale. Inoltre si cercò di soddisfare le esigenze dei più poveri con la concessione di prestiti, attraverso l'istituzione del Monte di Pietà. Ma proprio la connessione di programma politico e programma religioso (Cristo fu proclamato "re di Firenze"), e, in altre parole, 1' espressione in chiave religiosa di concrete esigenze politiche, mettono in luce la sconfitta sociale del movimento umanistico (con la sua dimensione laica), tanto nelle sue parti interessate a valorizzare e difendere le libertà repubblicane quanto in quelle pronte a sostenere il potere dei Principi e il rafforzamento dello Stato. Proprio nella Firenze culla dell'Umanesimo i seguaci di Savonarola (significativamente chiamati Piagnoni, per le loro critiche contro i peccati della società fiorentina) organizzarono, nel quadro generale di un pensiero teocratico, falò di dipinti e di libri considerati imbevuti di paganesimo. L'avversione dei gruppi aristocratici all'interno della Repubblica fiorentina (i cosiddetti Arrabbiati, ostili alle nuove aperture sociali), l'avversione, a Roma, di papa Alessandro VI (che scomunicò il frate domenicano, in risposta alle sue accuse di corruzione) e il timore dei banchieri di Firenze di perdere i propri affari in seguito al conflitto con Roma per le posizioni assunte dal Savonarola furono tra le cause della caduta politica del frate domenicano, arrestato e, poi, impiccato e arso sul rogo come eretico nel 1498. Il rapido successo del re di Francia Carlo VIII convinse importanti Stati italiani (Stato pontificio, Venezia, Milano), Spagna e Sacro Romano Impero ad allearsi fra loro contro i Francesi. Firenze si avvicinò alla Francia, dopo un primo periodo di contrasto con essa. Isolato nell'Italia meridionale, il re Carlo VIII, nel 1495, risalì la penisola italiana e tornò in patria. Il Regno di Napoli venne ripreso da Ferdinando II (1467-1496), nipote di Ferdinando I. Il re di Francia Luigi XII, successore di Carlo VIII, ridiscese in Italia nel 1499, avanzando diritti non solamente sul Regno di Napoli ma anche, facendo valere una parentela con i Visconti, sul Ducato di Milano. Conquistato con le armi lo Stato milanese, Luigi XII strinse un accordo con Ferdinando il Cattolico, re di Spagna, per la divisione del Regno di Napoli tra Francia e Spagna (Trattato di Granata). Il re di Napoli Federico I, figlio di Ferdinando II, rinunciò ai propri diritti al trono. La volontà di fondo sia della Francia sia della Spagna di controllare, ciascuna, da sola, l'intero Regno di Napoli portò ad una guerra tra queste due potenze. Tale guerra si concluse con la vittoria della Spagna. Pertanto il Regno di Napoli entrò a far parte del dominio spagnolo. Tra la fine del assistette anche Alessandro VI, dominio, di XV al secolo e tentativo costruirsi, comprendente la l'inizio del di Cesare con l'aiuto Romagna e le XVI, Borgia, del in figlio padre, Marche, Italia, entro di un lo si papa proprio Stato pontificio. Questo tentativo, però, per quanto audace e spregiudicato (e tale da provocare l'ammirazione di Niccolò Machiavelli) non ebbe fortuna. La morte di papa Alessandro VI, nel 1503, e, successivamente, nello stesso 1503, l'elezione di papa Giulio II, grande avversario della famiglia Borgia, portarono presto alla fine di questo dominio. APPUNTI DI STORIA Prof. Frontini a.s. 2010-2011. 16-GIULIO II. Giulio II (1443-1513), fin dall'inizio del suo pontificato, mirò a rafforzare lo Stato della Chiesa. Così, in primo luogo, si scontrò con la Repubblica di Venezia che, alla caduta di Cesare Borgia, stava occupando la Romagna. Nella sua politica antiveneziana Giulio II si appoggiò ad una alleanza (detta Lega di Cambrai) di Stati italiani ed esteri (Spagna, Francia, Sacro Romano Impero) preoccupati della potenza della Repubblica di Venezia ed interessati al suo territorio. Peraltro, sconfitta Venezia (nel 1509, con la battaglia di Agnadello) e riottenuti i territori dello Stato pontificio, Giulio Il cominciò ad osservare con preoccupazione la grande influenza francese nella penisola italiana. Il pontefice, nel 1510, attaccò Ferrara, alleata della Francia. Il re Luigi XII convocò allora un concilio per far deporre il papa. Giulio II, nel 1511, organizzò un'alleanza contro i francesi, detta Lega Santa, composta anche da Venezia, dalla Spagna, dall'Inghilterra. Luigi XII, l'Italia, pur a vincitore causa, tra a Ravenna, l'altro, nel della 1512, morte dovette nella lasciare battaglia di Ravenna) del suo comandante Gastone de Foix e dell'insufficienza numerica delle forze francesi. In seguito alla ritirata francese, a Firenze tornarono i Medici; a Milano gli Sforza, che già avevano sostituito i Visconti alla guida del Ducato con Francesco I (1401-1466), marito di Bianca Maria dello Stato Visconti. Va rilevato come, nell'opera di riorganizzazione pontificio e di affermazione del potere papale, Giulio II abbia pure utilizzato, e incoraggiato, lo sviluppo dell'arte. Così il papa diede il via alla ricostruzione della basilica vaticana di San Pietro, affidandola all'architetto Donato Bramante (1444-1514). Così, ancora, il palazzo del pontefice, in Vaticano, fu illustrato dagli affreschi di Michelangelo Buonarroti sulla volta della Cappella Sistina e da quelli di Raffaello Sanzio (1483-1520) nelle stanze dell'appartamento papale (ora note, appunto, come Stanze di Raffaello) con capolavori che rappresentano un momento importante della storia artistica. APPUNTI DI STORIA Prof. Frontini a.s. 2010-2011. 17-MOTIVI E CONDIZIONI TECNICHE DELLE ESPLORAZIONI GEOGRAFICHE NEI SECOLI XV E XVI. La crescita demografica, sociale ed economica che, come visto, ha caratterizzato ì secoli XV e XVI (dopo la crisi del secolo XIV) ha, tra l'altro, causato uno sviluppo delle attività commerciali e, quindi, della navigazione, strettamente ad esse legata. Si è anche visto che, sul piano culturale, questa crescita ha pure spinto e accompagnato, in Italia, il movimento umanistico, un movimento di rinnovata fiducia nella forza dell'intelletto umano e nelle capacità dell'uomo. In questo quadro generale si può anche ricordare l'evoluzione delle scoperte tecniche e scientifiche. Un'evoluzione che trova tra le proprie ad motivazioni quella delle necessità pratiche. Così, esempio, le esigenze della navigazione hanno dato vita ad un percorso di innovazioni e miglioramenti, sviluppatosi già a partire dal XIII secolo. Gli storici, a questo proposito, ricordano il perfezionamento dell'astrolabio (che, determinando l'altezza del Sole o della Stella Polare, aiuta a individuare la propria posizione), delle carte nautiche (con le correnti marine, le caratteristiche delle coste, i porti), degli scafi delle navi. Con il XV secolo si afferma un nuovo tipo di nave, la caravella: un piccolo veliero veloce e manovrabile, caratterizzato anche dall'assenza della necessità di rematori. Un'assenza, questa, tale da consentire di limitare il numero degli uomini imbarcati, dell'imbarcazione aumentando, (condizione con ideale ciò, per l'autonomia le di esplorazioni). viaggio Sempre più, nel corso del XV secolo, le esigenze della navigazione, come quella di fare il punto sull'esatta posizione dell'imbarcazione in mare, vengono affrontate e risolte con calcoli basati sull'astronomia. L'evoluzione delle scoperte tecniche e scientifiche pure si ricollega alle caratteristiche di progresso proprie dell'Umanesimo e del suo metodo. A tale ultimo proposito è significativa la figura dello scienziato Paolo dal Pozzo Toscanelli (1397-1482) che, vicino all'ambiente di Filippo Brunelleschi, fu, tra l'altro, matematico, astronomo e geografo. Si deve ancora rilevare, con il secolo XV, un insieme di innovazioni, sempre più collegate tra loro (con un reciproco potenziamento), interessanti il continente europeo (sviluppo della produzione e dei commerci; progresso della scienza e delle tecniche e, fra queste, delle tecniche legate alla navigazione; sviluppo dello spirito critico umanistico e delle arti). All'ampliamento esplorazioni dei commerci geografiche. si In è accompagnata seguito alla una caduta serie di dell'Impero Bizantino, l'affermazione dell'Impero Ottomano aveva costituito un ostacolo alla continuazione degli scambi commerciali tra l'Europa occidentale, da un lato, e l'India e la Cina, dall'altro. Per continuare a rifornirsi di spezie (pepe, noce moscata, cannella, zenzero), utilizzate per insaporire e conservare il cibo, e di altri prodotti orientali, in Europa si avviò una politica di esplorazioni navali, finalizzate ad aggirare l'Impero Turco, rifornendosi direttamente nei luoghi di produzione. Dietro questa politica era anche sicuramente una ben precisa volontà di conquista di potere e ricchezza. Non mancava, richiamati religioso tra per alla i dar motivi ragione necessità di che, nei delle secoli XV esplorazioni, portare il e XVI, il venivano riferimento Cristianesimo ai popoli orientali. Gli Stati che, per primi, portarono esplorazioni furono Portogallo e Spagna. avanti questa politica di APPUNTI DI STORIA Prof. Frontini a.s.2010-2011. 18-CARATTERISTICHE SOCIALI DEGLI STATI NAZIONALI DELLA PENISOLA IBERICA ED ESPLORAZIONI GEOGRAFICHE. SI è già vista la formazione degli Stati nazionali nella penisola Iberica, a partire dalla Reconquista, ossia dalla lunga vicenda della sconfitta dell'elemento arabo-musulmano presente nella regione. Si può mettere in rilievo che il primo Stato indipendente a formarsi fu il Portogallo, seguito, poi, dalla Spagna (con Ferdinando il Stati nazionali ha Cattolico di Aragona e Isabella di Castiglia). La realizzazione di questa costruzione di presentato varie caratteristiche e ha portato varie conseguenze. A questo proposito gli storici hanno potuto sottolineare la forte tendenza alla realizzazione di un'uniformità etnico-religiosa. Vanno così ricordate le persecuzioni che si svilupparono contro ebrei ed arabi. Si ebbero conversioni al Cristianesimo forzate. Gli ebrei che rifiutarono di convertirsi vennero espulsi dalla Spagna nel 1492, dal Portogallo nel 1497. Nel 1497 il Portogallo espulse anche coloro che non vollero abbandonare la religione islamica per quella cristiana. Sulla stessa strada, nel 1502, il re di Spagna Ferdinando il Cattolico mandò via dalla Castiglia gli arabi non convertiti. In questo discorso può rilevarsi la forte utilizzazione, da parte della Monarchia spagnola, della religione cristiana come strumento di potere. Un'utilizzazione che si trova anche testimoniata dal Tribunale dell'Inquisizione, un tribunale religioso che, in stretto contatto con l'autorità politica, perseguitava le eresie e controllava gli ebrei e gli arabi convertiti (i primi detti marrani; i secondi moriscos). dell'inquisitore Tomas E' de stato calcolato Torquemada, dal come, 1483 sotto al la 1498, guida questo tribunale abbia mandato al rogo circa 2000 condannati. Gli storici hanno sottolineato il ruolo molto importante avuto da ebrei ed arabi per lo sviluppo dei commerci e della vita economica nella penisola Iberica. Conseguentemente è stato anche rilevato il notevole danno all'economia causato dalle persecuzioni religiose e dalle espulsioni. Si è inoltre messa in rilievo, nell'unione spagnola, la particolare importanza assunta dalla Castiglia (regione più vasta dell'Aragona) e dalla popolazione castigliana, con la sua nobiltà proprietaria di terre e i suoi molti nobili minori (hidalgos) desiderosi di potere e di ricchezza. Gli elementi della situazione economica e sociale appena considerati possono essere visti tra i motivi all'origine del particolare movimento, partito dalla penisola Iberica, di esplorazione e, poi, di colonizzazione, con le sue specifiche caratteristiche. In mancanza di una forte borghesia, soggetti principali delle vicende politiche furono la nobiltà e la Monarchia. Le esplorazioni geografiche e, poi, la colonizzazione soggetti. In furono questo influenzate quadro generale dal rapporto l'equilibrio fra interno questi della politica fu determinato anche dal coinvolgimento dell'aristocrazia nelle imprese coloniali. Da un altro punto di vista, è da osservare come le navigazioni di scoperta vennero favorite dalla posizione stessa geografica della penisola Atlantico. Iberica, affacciata sul Mediterraneo e sull'Oceano APPUNTI DI STORIA Prof. Frontini a.s. 2010-2011. 19-SVILUPPO DELLE ESPLORAZIONI GEOGRAFICHE. IMPERI COLONIALI. Il Portogallo, stabilità negri. (1394-1460) Isole e di raggiunta, sviluppò commerciali. dell'Africa, schiavi volta statale, esplorazione coste una allo Sotto una forte Vennero Spagna, politica di scopo, tra l'altro, di guida del principe Enrico la Verde, della progressivamente l'esplorazione-espansione Capo prima la Guinea. portoghese una sua viaggi di esplorate procurarsi il toccò Successivamente oro e Navigatore Madera, la le le navigazione portoghese lungo le coste occidentali dell'Africa andò spingendosi sempre più a sud. La crescente massa delle esperienze portò a concepire, e, poi, a realizzare, l'ambizioso piano di circumnavigare il continente africano, passando dall'Oceano Atlantico all'Oceano Indiano, per raggiungere, così, l'India e rifornirsi direttamente dei prodotti orientali. Il navigatore portoghese Vasco da Gama, in una spedizione del 1497, oltrepassato il Capo di Buona Speranza (estrema punta meridionale dell'Africa), giunse, nel 1498, a Calicut, in India. Se le navi portoghesi erano infine riuscite a raggiungere l'India navigando verso est, un'altra teoria sosteneva la possibilità di raggiungere le terre orientali navigando verso occidente. Così, in particolare, pensava il navigatore, di origine italiana, Cristoforo Colombo. Questa teoria presupponeva la sostanziale sfericità della forma del pianeta Terra. Colombo riteneva, inoltre, erroneamente, che la Terra fosse più piccola e che l'Asia fosse più grande di quanto in realtà non Toscanelli, siano. il Egli quale si rifaceva aveva al maturato geografo l'errata Paolo dal Pozzo concezione della grandezza dell'Asia anche a partire dalla relazione di viaggio in Cina (comunemente nota come Il Milione) dettata dal mercante veneziano Marco Polo (1254-1324) al letterato Rustichello da Pisa. Colombo, convinta la Monarchia spagnola della bontà delle sue idee, poté organizzare una spedizione che, partita da Palos, in Spagna, il 3 agosto 1492, raggiunse, il 12 ottobre dello stesso anno, l'isola di San Salvador, nell'arcipelago delle Bahama, nel Mar dei Caribi (o Caraibi). Il navigatore aveva così toccato la parte centrale di un continente sconosciuto in Europa: l'America. Ma né con questo viaggio del 1492, né con gli altri tre successivi nella zona caribica pare abbia mai abbandonato il pensiero di aver toccato le coste dell'Asia. Tuttavia l'importanza della scoperta è stata tale che oggi, comunemente, si fa terminare il Medio Evo proprio con la sua data. Fu un altro navigatore italiano, Amerigo Vespucci, che ebbe l'intuizione di trovarsi di fronte ad un nuovo continente (chiamato, in suo onore, America). All'esplorazione, e alla colonizzazione, del continente americano prese parte anche il Portogallo. Così, nel 1500, nel quadro di una spedizione diretta incidentalmente in il India, Brasile e il navigatore ne prese Pedro possesso in Cabral toccò nome della Monarchia portoghese. Peraltro parte importante nella colonizzazione americana la ebbe la Spagna. Infatti, con il XVI secolo, la presenza e, poi, il dominio militare degli Spagnoli si estese rapidamente in vaste zone dell'America centrale e meridionale, con la distruzione di varie civiltà. L'avanzante colonizzazione spagnola si trovò di fronte organizzazioni statali e popolazioni (Impero Azteco, formatosi, nel Messico, tra XIV e XV secolo; Impero Inca, esteso sulla costa dell'Oceano Pacifico dell'America meridionale e sulle Ande) con caratteristiche particolari e contrastanti. Da una parte, infatti, questi popoli erano stati importanza. in La grado di capitale elevare edifici dell'Impero monumentali Azteco, di Tenochtitlan, notevole suscitò l'ammirazione degli stessi conquistatori. Però, da un'altra parte, essi non conoscevano l'aratro e l'utilizzazione pratica della ruota. Ignoravano non soltanto le armi da fuoco ma la stessa utilizzazione del ferro. Per quanto riguarda gli Aztechi, non va, dimenticata la grandissima quantità e la brutalità dei umani, frutto di una religiosità sanguinaria, inoltre, sacrifici ossessionata dalla morte e dalla distruzione. Hernan Cortés, un hidalgo spagnolo, tra il 1519 ed il 1522, occupò il Messico, sconfiggendo e distruggendo l'Impero Azteco. Successivamente, tra il 1532 ed il 1533, un altro conquistatore, Francisco Pizarro, che in Spagna era stato un pastore, distrusse, con estrema violenza, l'Impero Inca. I nativi americani vennero derubati e resi schiavi. Alle violenze, alle stragi, alle fatiche imposte oltre le forze si aggiunsero, inoltre, quali cause della decadenza e della forte diminuzione degli indigeni, le malattie portate dagli Europei, alle quali gli abitanti dell'America non erano abituati. I religiosi Bartolomeo de Las Casas e Bernardino da Sahagun hanno lasciato testimonianze terribili di questi fatti. Di fronte alla diminuzione degli indigeni americani i colonizzatori fecero ricorso agli schiavi africani provenienti dalle colonie del Portogallo. Nel quadro dello sviluppo delle esplorazioni geografiche va pure ricordato il viaggio guidato, per conto della Spagna, da Ferdinando Magellano (che morì durante l'impresa, nel 1521) di circumnavigazione del pianeta, da occidente verso oriente. Magellano, fra l'altro, passò dall'Oceano Atlantico all'Oceano Pacifico, attraversando lo Stretto che da lui prese il nome, e scoprì le Filippine, dove venne ucciso in uno scontro con gli indigeni. APPUNTI DI STORIA Prof. Frontini a.s. 2010-2011. 20-CARATTERISTICHE DEGLI IMPERI COLONIALI SPAGNOLO E PORTOGHESE. Con le esplorazioni geografiche e la formazione dei primi domini coloniali si ebbero varie conseguenze. Da un punto di vista politico si avvertì la necessità di un accordo stabile che regolasse le diverse sfere di influenza di Spagna e Portogallo. Con il trattato di Tordesillas, del 1494, i due Paesi colonizzatori decisero di fissare come linea di divisione del pianeta il 47° meridiano e di riservare al Portogallo i territori ad est, alla Spagna i territori ad ovest di questa linea. Da un punto di vista economico si è pure potuto registrare lo sviluppo di un più stretto collegamento tra l'uso delle varie risorse e tra le varie possibili produzioni sotto il controllo e per gli interessi dei Paesi colonizzatori (fino ad ottenere un sistema abbastanza interconnesso ed autosufficiente). Così, ad esempio, il Portogallo aveva, come ricordato, in mano il commercio degli schiavi provenienti dall'Africa e poteva, pertanto, utilizzare questi schiavi non solamente come merce da vendere ma anche per la coltivazione delle piantagioni di canna da zucchero che aveva a Madera e in Brasile. In questo sistema commerciale tendenzialmente globalizzato (tendenzialmente esteso a tutto il pianeta), sia pure ai fini degli interessi europei, si andava inserendo il continente americano. Si deve sottolineare che, in generale, il controllo economico delle Potenze dell'Europa dipendente si dall'estensione rivela sostanzialmente territoriale e dalla influenzato e localizzazione geografica delle varie colonie. Va detto che le colonie portoghesi, come localizzazione, si trovavano in America, Africa e Asia. Peraltro, a parte il Brasile, l'estensione territoriale era generalmente medio-piccola. Si trattava, in effetti, di colonie essenzialmente finalizzate a difendere e ad aiutare gli scambi commerciali portoghesi. L'Impero della Spagna (del quale, nella seconda metà del XVI secolo, entrarono a far parte pure le Filippine, in Asia) aveva in America estensioni territoriali estremamente vaste. Nel continente americano il potere spagnolo era stato organizzato in due Vicereami: quello della Nuova Spagna (in Messico, dal 1535) e quello del Perù (dal 1542). Il sistema introdotto dalla Spagna era pure finalizzato a eliminare i rischi di un accentuato spezzettamento feudale. Un fenomeno, questo, che poteva trarre origine dal sistema, in uso in America, dell'encomienda, ossia della concessione di terra ad un soggetto (encomendero) con la possibilità, tra l'altro, per quest'ultimo, di utilizzare il lavoro obbligato imposto agli indigeni in cambio della loro protezione ed educazione cristiana. Nel medesimo senso va anche richiamata la legislazione del 1542 contro lo sfruttamento (peraltro sostanzialmente non messa in pratica). Al di là dei risultati della lotta contro un risorgente feudalesimo in terra americana, è, comunque, da rilevare che la stessa presenza ed importanza sociale della nobiltà in Spagna costituisce, di fondo, ostacolo allo sviluppo economico dell'America colonizzata. APPUNTI DI STORIA Prof. Frontini a.s. 2010-2011. 21-CARLO V. Nel considerare il Sacro Romano Impero gli storici hanno sottolineato il percorso della dell'estensione sua decadenza, geografica quanto tanto da quello dal dei punto di vista poteri realmente spettanti all'Imperatore. Così si è messo in rilievo l'elemento del restringersi della organizzazione imperiale all'area dei popoli germanici. Si è, inoltre, richiamata la dipendenza dell'elezione alla carica imperiale dalla scelta di sette principi elettori tedeschi (dipendenza sancita nel 1356 con la Bolla d'Oro, un documento dell'imperatore Carlo IV). All'interno di questo mondo germanico va registrata la crescente potenza della dinastia Asburgo (nome derivante dal castello di Habsburg). Così, come già visto, Rodolfo d'Asburgo divenne, nel 1273, imperatore. Scontratosi contrastava la sua con il elezione, re lo di Boemia sconfisse (Ottocaro e, tra II), che l'altro, gli strappò, nel 1278, l'Austria, da allora parte fondamentale dei domini asburgici. Va osservato come a partire dal 1452, con l'elezione di Federico III, e fino al 1806, quando, con Napoleone Bonaparte, si sciolse il Sacro Romano Impero, tutti gli imperatori furono Asburgo. Va inoltre notato conferimento della come questa carica famiglia, imperiale, anche a aumentasse prescindere notevolmente dal il proprio potere su vari Stati con un'accorta politica di alleanze matrimoniali. Così l'imperatore Massimiliano I, sposando Maria di Borgogna, aggiunse ai suoi domini Fiandre e Paesi Bassi. Massimiliano combinò il matrimonio di suo figlio Filippo con Giovanna la Pazza, figlia dei re di Spagna Ferdinando I il Cattolico e Isabella di Castiglia. In questo modo al figlio nato dall'unione di Filippo e Giovanna, Carlo (1500-1558), andò, per diritto di eredità, un territorio vastissimo: i domini asburgici, Fiandre e Paesi Bassi, la Spagna con i suoi possedimenti italiani e i domini coloniali in America. Inoltre, nel 1519, Carlo fu eletto imperatore (divenendo così, in rapporto a tale carica, Carlo V). L'idea di fondo del nuovo imperatore era la ripresa dell'universalismo imperiale nella sua concezione medioevale. A tale visione politica egli poteva anche essere portato dalla stessa vastità dei suoi domini territoriali. Comunque, parte integrante ed elemento essenziale di questa visione era il ruolo fondamentale della religione nell'unire e nel pacificare l'Impero. Va subito messo in rilievo che l'opera politica di Carlo V trovò fortissimi contrasti nel suo tempo. I domini di Carlo, fra l'altro, erano profondamente diversi tra loro e non avevano un'organizzazione unitaria. Per la vastità e per la posizione geografica dei territori governati dall'imperatore, la Francia risultò accerchiata. Si sviluppò, allora, una lunga serie di lotte, molte combattute in Italia. Il re di Francia Francesco I (1494-1547), successore di Luigi XII, che, dopo la ritirata francese ai tempi di Giulio II, nel 1515 rioccupò il Ducato di Milano, con il 1521 attaccò l'Impero di Carlo V. Dopo varie vicende Francesco I venne temporaneamente fermato con la battaglia di Pavia, del 1525. Peraltro, già nel 1526 si formò un'alleanza (la Lega di Cognac) tra Francia e vari Stati italiani (come Firenze e lo Stato pontificio, allora retto da papa Clemente VII, della famiglia Medici) contro l'Impero. La situazione, però, si volse, ancora una volta, a favore di Carlo V. Tra l'altro Roma venne attaccata e saccheggiata, nel 1527, dalle forze imperiali. Alla notizia del sacco di Roma i Fiorentini si ribellarono contro i Medici (alla cui famiglia apparteneva, come visto, il papa) e li cacciarono nuovamente, come nel 1494. Carlo V e Francesco I firmarono una pace nel 1529. Clemente VII (1478-1534) si avvicinò a Carlo V e ne ebbe aiuto militare per riportare la famiglia Medici al potere a Firenze. Nel 1530, a Bologna, lo incoronò imperatore. La resistenza francese al potere imperiale si sviluppò per lunghi anni, intrecciandosi ai molti motivi di crisi del Sacro Romano Impero di Carlo V. APPUNTI DI STORIA Prof. Frontini a.s. 2010-2011. 22- RIFORMA LUTERANA. Si è già rilevata l'importanza assegnata da Carlo V all'elemento religioso nella costruzione del potere imperiale e del suo valore universale. Tuttavia proprio il campo religioso fu, nel XVI secolo, caratterizzato da contrasti acutissimi che finirono con il dividere l'Europa cristiana in due parti: cattolici e protestanti. Già, comunque, nel XV secolo le critiche alla corruzione della Chiesa ai fini del rinnovamento spirituale dell'intera organizzazione ecclesiastica si andarono esprimendo sia con il cosiddetto Scisma d'Occidente (e con il Concilio di Costanza), sia, più tardi, con l'opera religiosa e politica di Savonarola. Ancora va messo in rilievo il ruolo fondamentale avuto nel XVI secolo, e nel XVII, dalla religiosità e dal discorso religioso per dar voce anche ad esigenze politiche e sociali in altri tempi del tutto laiche. In questo modo con i termini e con i dogmi (verità di fede indiscutibili) della religione si trovano espressi i contrasti dei vari gruppi sociali (come aristocrazia, borghesia, contadini sfruttati) tra loro e con il potere politico. Considerando i domini di Carlo V appare ora opportuno ribadire, oltre alla loro generale reciproca differenza, le forti limitazioni al potere imperiale nei territori tedeschi dovute alla grande autonomia dei Principi germanici (non si dimentichino i sette Elettori che, appunto, eleggevano l'Imperatore). In questa situazione lo sdegno contro la corruzione della Chiesa poté legarsi strettamente all'insieme delle esigenze di autonomia dei Signori tedeschi rispetto ai Poteri Universali (Papato e Impero). Così, di fronte alla vendita di indulgenze (documenti con i quali la Chiesa di Roma concedeva il perdono delle pene per i peccati, anche di quelle del Purgatorio), vendita largamente diffusa nel periodo (pure per finanziare i lavori di ricostruzione della basilica di San Pietro in Vaticano), nel 1517 il monaco tedesco Martin Lutero (14831546) rese pubblica in Germania, nella città di Wittenberg, una serie di 95 tesi indirizzate a dimostrare l'erroneità teologica della concessione di queste indulgenze. Si avviava in tal modo una profonda opera di revisione della teologia cristiana cattolica (una revisione nota come Riforma) che si sviluppò non soltanto con Martin Lutero ma anche con altri teologi. Lutero, leggendo in chiave pessimistica riflessioni che erano state di Sant'Agostino (354-430), pose l'accento sull'infinita distanza che separa Dio, con la sua perfezione, dall'uomo, misero e peccatore, e, in base a questa premessa, sottolineò l'impossibilità per l'essere umano di raggiungere la propria salvezza eterna se non per la fede, a sua volta dono di Dio. Dunque, in una concezione come quella appena vista, non avevano importanza né le opere buone dell'uomo né l'intervento dell'organizzazione della Chiesa. In questo senso è significativo rilevare come Lutero concedesse valore solo ai sacramenti del battesimo e dell'eucarestia, dei quali trovava testimonianza nei Vangeli. Appare evidente da quanto sin ora considerato la lontananza della concezione luterana dallo spirito dell'Umanesimo. Si può ricordare come l'umanista Erasmo da Rotterdam (1466 circa-1536), pur convinto della necessità di un rinnovamento della Chiesa,. accusasse la dottrina di Lutero di non considerare il libero arbitrio, ossia il libero volere dell'uomo. In stretto collegamento con i principi (a loro volta connessi) della necessaria sufficienza della fede per la salvezza dell'anima e dell'inutilità dell'organizzazione gerarchica della Chiesa di Roma rispetto allo scopo della vita eterna il Riformatore tedesco sostenne, inoltre, il principio del libero esame della Bibbia da parte di ogni fedele, senza subordinazione all'interpretazione di un'autorità ecclesiastica (e, in ciò, in una specie di paradossale applicazione delle convinzioni umanistiche sulla libera interpretazione critica dei testi letti). Questo principio esprimeva l'esigenza di un intimo e stretto rapporto tra il credente e Dio. Lutero stesso eseguì una traduzione della Bibbia in tedesco, per facilitare a tutti la lettura del Libro Sacro. Le idee del Riformatore ebbero presto accoglienze favorevoli nella Germania. Da un'altra parte Lutero finì con l'essere scomunicato, nel 1521, dal papa Leone X (1475-1521). APPUNTI DI STORIA Prof. Frontini a.s. 2010-2011. 23- VICENDE DELLA RIFORMA LUTERANA. Si è vista la popolarità della Riforma luterana in Germania. Come già indicato, questa politica e popolarità sociale tedesca. fu anche Così, favorita per dalla esempio, si situazione è accennato all'autonomia dei Principi territoriali e alla loro ostilità ad un forte potere imperiale e al disegno di accentramento di Carlo V, con la sua caratterizzazione religiosa. Fu il duca Federico di Sassonia (uno degli elettori imperiali) a difendere Lutero, già quando, dopo la scomunica papale, insistette perché il riformatore venisse invece consegnato di essere giudicato al da papa. un tribunale Lutero fu tedesco, comunque condannato, a Worms, al bando dall'Impero. Fu ancora il duca di Sassonia a salvarlo e a nasconderlo. Il crescente sviluppo della Riforma luterana investì varie zone della Germania e costituì un punto di debolezza per Carlo V. Il sovrano, nel corso degli anni, dovette alternare nei confronti dei Principi seguaci di Lutero momenti di concessioni a momenti di repressione, deliberati Spira, nel in successive 1526, si diete venne (assemblee incontro alle imperiali). esigenze Dunque, dei a luterani, permettendo, fra l'altro, lo svolgersi di parti della liturgia in lingua tedesca e il matrimonio dei preti. Peraltro, successivamente, in una dieta tenuta sempre a Spira, nel 1529, si ritirarono le concessioni fatte, tornando alla condanna di Lutero che si era avuta a Worms e suscitando, in tal modo, protesta formale da parte dei suoi seguaci. Da questa "protesta" si cominciò a chiamare, appunto, "Protestanti" i discepoli del riformatore. La linea politica di questa seconda dieta di Spira trovò conferma nella dieta di Augusta del 1530. Così si organizzò un'alleanza militare di Principi protestanti, detta Lega di Smalcalda, che portò avanti una lotta antiasburgica, anche aiutata militarmente dal re di Francia Francesco I. Dopo varie vicende, con gli accordi di Augusta del 1555, si avviò la pacificazione religiosa della Germania, con uguale dignità sia per i cattolici che per i luterani. Peraltro non si realizzò una completa libertà religiosa poiché solo i Principi potevano scegliere il loro culto, mentre i cittadini non professanti la religione del loro Principe avevano la possibilità di emigrare (principio detto del "cuius regio eius religio"). APPUNTI DI STORIA Prof. Frontini a.s. 2010-2011. 24- SVILUPPI DELLA RIFORMA PROTESTANTE. Le esigenze che avevano dato vita all'opera di Lutero ispirarono anche il pensiero e l'azione di molti altri teologi. E' importante ricordare ancora, in primo luogo, la spinta ad una riforma proveniente dall'interno dello stesso mondo cattolico. In questo quadro si sistema bene l'idea di un concilio ecumenico che riuscisse ad appianare le varie questioni all'interno di una Chiesa cattolica rinnovata. Un'idea, questa, che, fra l'altro, veniva incoraggiata, per motivi politici, dall'imperatore Carlo V. Ancora, l'insieme delle forze e delle esigenze che avevano spinto Lutero ad uscire dalla Chiesa di Roma trovarono anche espressione in altre varie teorie teologiche. Si può così pensare a Thomas Muntzer (1490 circa-1525), considerato ispiratore del movimento degli Anabattisti, movimento sviluppatosi in Germania e in Svizzera. Muntzer e gli Anabattisti sostenevano la necessità di somministrare il battesimo solo in età adulta. Muntzer, partendo da posizioni teologiche, arrivò a predicare la proprietà comune dei beni e fu uno dei capi di una rivolta contadina (severamente condannata da Lutero), nella cui repressione, da parte dei Principi tedeschi, trovò la morte. Va sottolineata Riforma. anche Un'espansione, l'avanzante questa, in espansione cui si territoriale osservano della intrecciati motivi religiosi e motivi politico-sociali. L'inizio della Riforma in Inghilterra fu strettamente collegato a motivazioni politiche. Infatti, quando papa Clemente VII rifiutò al re inglese Enrico VIII, desideroso di un erede maschio e innamorato di una dama della sua corte (Anna Bolena), lo scioglimento del suo matrimonio con Caterina d'Aragona, zia dell'imperatore Carlo V, Enrico VIII, con un Atto di supremazia approvato dal Parlamento nel 1534, staccò la Chiesa inglese, detta Chiesa Anglicana, da Roma, facendosene monasteri riconoscere furono capo. disciolti e In le seguito loro a questa ricchezze operazione incamerate i dallo Stato. Peraltro la dottrina della Chiesa Cattolica venne lasciata sostanzialmente immutata. In Francia l'espansione della Riforma venne fortemente contrastata dal re Francesco I (che, pur, come visto, aveva preso accordi con la Lega protestante di Smalcalda). Va rilevato e ricordato che il termine "protestanti", in origine coniato per i luterani, si andò poi estendendo a tutti i riformatori estranei alla Chiesa di Roma. APPUNTI DI STORIA Prof. Frontini a.s. 2010-2011. 25- CALVINO. Nello sviluppo delle vicende della Riforma protestante ha notevole importanza, anche per l'evoluzione del pensiero teologico, la figura del teologo francese Jean Calvin (1509-1564), italianizzato in Giovanni Calvino. Stabilitosi in Svizzera, Calvino ebbe modo di approfondire e di mettere in pratica le sue idee riformatrici a Ginevra, in un clima caratterizzato dalla stretta connessione del potere laico e del potere religioso, con una subordinazione e una finalizzazione del primo agli scopi e alle necessità del secondo. La natura di teocrazia intollerante e repressiva appartenente a questo sistema politico si evidenzia chiaramente con il caso di Michele Serveto, il pensatore (teologo e scienziato) che venne bruciato sul rogo a Ginevra, nel 1553, per aver negato il dogma della Trinità. Tra gli elementi significativi della teologia di Calvino occorre sottolineare la dottrina della predestinazione. Per questa dottrina, che rappresenta un particolare sviluppo delle teorie di Lutero sulla salvezza dell'anima, Dio, data la sua onnipotenza e nella sua imperscrutabile volontà, decide, fin dal momento della Creazione, gli eletti al Paradiso e coloro che, invece, sono predestinati alla dannazione eterna. In questa visione teologica contrassegnata dalla predestinazione le opere e le azioni umane non hanno valore di contributo alla salvezza dell'anima, così come non lo avevano per Lutero. Tuttavia nella teologia calvinista il successo delle azioni e degli affari, e anche della vita professionale, dell'uomo possono indicare il favore di Dio per lui, il suo appartenere al numero degli "eletti": non sono le opere umane che producono la Grazia di Dio ma è la presenza della Grazia di Dio che può capirsi anche dal successo delle opere umane. Sulla base di queste considerazioni Max Weber (1864-1920), uno studioso tedesco, ha pure potuto ipotizzare (in scritti come L'etica protestante e lo spirito del capitalismo) un collegamento naturale tra concezioni religiose protestanti e successo economico-sociale della classe borghese (con i suoi commerci e con l'aumento dei suoi profitti). APPUNTI DI STORIA Prof. Frontini a.s. 2010-2011. 26- CONCILIO DI TRENTO. CONTRORIFORMA. Di fronte alla Riforma protestante si moltiplicarono nel mondo cattolico iniziative finalizzate al rinnovamento come alla difesa della Chiesa di Roma. Fra queste iniziative è importante ricordare la formazione dell'ordine dei Gesuiti (Societas Jesu), un'associazione di religiosi che, fondata, nel 1534, da sant'Ignazio di Lojola (1491-1556) e riconosciuta, nel 1540, da papa Paolo III (1468-1549), svolse opera di insegnamento presso i gruppi dirigenti europei e attività missionaria. Si è già incontrato il movimento di richiesta di un nuovo Concilio ecumenico, che fosse tale da risolvere le controversie tra cattolici e protestanti. Questo Concilio venne aperto a Trento, da papa Paolo III, nel 1545 e si prolungò, con varie interruzioni, sino al 1563. Va rilevato come fino dai suoi primi sviluppi il Concilio di Trento sia stato manifestazione dell'irrigidimento delle posizioni teologiche già avviato in quel periodo piuttosto che occasione per la discussione paritaria delle diverse teorie e per il superamento del loro contrasto. In realtà il Concilio tridentino (Tridentum è il nome latino di Trento), convocato e controllato dal papa, fu, dall'inizio, espressione della riorganizzazione potere del papa. Chiesa interna, Al di Roma basata, Concilio tra rimasero e strumento l'altro, così della sull'aumento estranei i sua del teologi protestanti, che, invitati, non videro le condizioni per una loro partecipazione libera e su un piede di parità con i cattolici. Va detto che vennero riconfermate tutte le dottrine teologiche romane, comprese quella dell'importanza delle opere per la salvezza dell'anima e quella del valore dei sacramenti. Nel quadro della riorganizzazione della Chiesa si curò maggiormente la moralità e la preparazione dei sacerdoti. A questo scopo si resero obbligatori seminari per la formazione dei giovani aspiranti al sacerdozio. Il Concilio di Trento si rivela parte e strumento essenziale della Controriforma, culturali, ossia di quell'insieme organizzative) messo in di atto politiche dalla (religiose, Chiesa romana per difendere e riorganizzare se stessa dopo la Riforma protestante. Va anche ricordato come, per i fini appena accennati, all'opera di rinnovamento spirituale e di miglioramento dei comportamenti degli ecclesiastici si affiancasse una decisa chiusura nei confronti del protestantesimo ed una severa politica di repressione contro i protestanti e tutti coloro che venissero considerati eretici. Già nel 1542 papa Paolo III aveva organizzato una commissione stabile di cardinali: la congregazione della Sacra Inquisizione, o Sant'Uffizio, con poteri vastissimi, estesi a tutta la Cristianità, e con finalità di persecuzione e repressione di coloro che contrastassero le idee della Chiesa romana. E' da notare che quella dell'Inquisizione è stata storicamente la prima delle Sacre congregazioni romane, gruppi di cardinali con il compito di aiutare il pontefice per diverse materie e negli affari di governo. A questa stessa congregazione venne affidata la redazione dell'Indice dei libri proibiti, ossia dell'elenco degli scritti che, per i loro contenuti, apparissero contrari agli insegnamenti della Chiesa e fossero, pertanto, da vietare alla lettura. Nel 1571, papa san Pio V (1504-1572) diede il compito di dell'Indice. aggiornare tale elenco ad una apposita congregazione APPUNTI DI STORIA Prof. Frontini a.s. 2010-2011. 27- SCHEMA DEI MOTIVI DI CRISI DELL'IDEA IMPERIALE DI CARLO V. RINUNCIA DELL'IMPERATORE. Si sono già considerati alcuni dei vari motivi di crisi che minacciavano la stabilità dei domini di Carlo V. Si è così visto il ruolo negativo avuto dalla grande estensione di tali domini e dalle loro notevoli differenze (che non permettevano di farne un tutto unitario). Inoltre, la grande vastità dei territori dominati produceva necessariamente all'esterno paure, rivalità e, quanto meno, comunque, continue occasioni di guerra. Si è messa in rilievo la lunga lotta antiasburgica condotta dallo Stato francese, che si vedeva accerchiato dai territori soggetti a Carlo V. Va ora anche ricordato un altro elemento: l'espansione dell'Impero Ottomano. Un'espansione, questa, che, da parte di terra investì l'Ungheria e la stessa Austria, giungendo pure all'assedio turco di Vienna (così nel 1529), mentre da parte di mare si sviluppò come una lunga lotta per il dominio militare del Mediterraneo. Si è più volte considerato come Carlo V, anche sull'esempio del Sacro Romano Impero medioevale, avesse tentato un'operazione di unificazione dei territori e di rafforzamento del proprio potere attraverso l'elemento della comune fede cristiana. Da questo punto di vista la Riforma protestante e la pace di Augusta, del 1555, con la legittimazione della differenziazione tra regioni luterane e regioni cattoliche, rappresentarono un fallimento evidente rispetto alla concezione del mondo dell'imperatore. Tra il 1555 ed il 1556 Carlo V rinunciò a tutti i suoi poteri. Rinunciò al Regno di Spagna, con i possedimenti coloniali americani, ai domini italiani e ai Paesi Bassi, tutti a favore del figlio Filippo II (1527-1598); all'Austria e alla carica imperiale a favore del fratello Ferdinando (1503-1564). Appare significativo come Carlo V, agendo nel modo appena visto, abbia alleggerito la pressione sulla Francia dovuta al cumulo dei territori nelle mani di una sola persona. Peraltro si registrarono ancora scontri tra il re di Francia Enrico II, figlio e successore, nel 1547, di Francesco I, e il nuovo re di Spagna Filippo sull'Europa. Quintino, del II, Dopo il la 1557, quale aspirava sconfitta si giunse ad francese agli una supremazia nella accordi di battaglia pace di politica di San Cateau- Cambresis, del 1559, per i quali, tra l'altro, la Francia riconosceva i domini spagnoli in Italia. APPUNTI DI STORIA Prof. Frontini a.s. 2010-2011 28- CRISI E TRASFORMAZIONI ECONOMICO-SOCIALI EUROPEE NEI SECOLI XVI E XVII. In sede di approfondimento delle vicende storiche del secolo XVI si possono anche considerare, e sottolineare, vari motivi di crisi di carattere economico. Motivi di crisi che si accompagnano a profonde trasformazioni sociali ed economiche. Il già ricordato sviluppo dell'incremento demografico (dopo il grave dissesto della metà del XIV secolo) rivela bene, nel secolo XVI, le sue contraddizioni ed i suoi limiti. Gli storici hanno potuto mettere in rilievo il collegamento di questo aumento della popolazione con il fenomeno economico del rialzo dei prezzi (inflazione), in una situazione nella quale la domanda dei beni era superiore alla loro offerta. Gli storici, inoltre, hanno sottolineato l'influsso dell'inflazione dalle aggravante massicce esercitato importazioni in sul Spagna fenomeno di metalli preziosi americani, usati anche per coniare monete. Tutto ciò in base al principio per il quale in mancanza in quantità sufficiente, sul mercato, di un qualsiasi bene richiesto, l'aumento quantitativo del denaro disponibile per l'acquisto del detto bene alza il prezzo dello stesso, e, di conseguenza, l'inflazione. Nel XVI secolo, la presenza in Europa del fenomeno inflazionistico ha prodotto, o aggravato, vari effetti economico-sociali. Va segnalato, in primo luogo, che i gruppi sociali direttamente e negativamente colpiti dipendenti, con il da questa situazione risultarono lavoratori loro salario determinato in una quantità fissa di moneta, nonché i grandi proprietari di terre, come i nobili, i quali avessero affittato i loro terreni per il compenso di un canone monetario prefissato. Di fronte a questo stato di cose la risposta della nobiltà e, comunque, dei grandi proprietari terrieri consistette in un tentativo di ritorno all'organizzazione economica feudale (con prestazioni in natura e il vincolo dei contadini alla terra da loro coltivata) o, in ogni caso, di rafforzamento dei poteri e dei diritti economici del signore sui suoi sottoposti. Ciò, evidentemente, in una politica basata sullo sfruttamento di questi soggetti subordinati, e non sulla più efficace conseguenze prodotti di e produttiva tale agricoli politica e, quindi, coltivazione è da dei ricordare della terreni. la popolazione Tra le diminuzione dei legata a tale produzione. Si può far notare, sino da ora, come il più pieno ritorno al modello feudale si sia avuto nell'Europa centro-orientale. Queste forme di risposta agli sviluppi dell'inflazione del XVI secolo sono, pertanto, tra le cause che portarono, con la fine del secolo XVI e, quindi, con il secolo XVII, ai fenomeni, legati, della crisi demografica e della riduzione della produzione agricola. Tutto ciò inserito in un periodo di tempo anche caratterizzato da molte guerre ed epidemie nonché dall'intolleranza religiosa. E' necessario precisare subito come il dissesto demografico- economico del secolo XVII sia stato sicuramente inferiore a quello del secolo XIV. Va inoltre messo in rilievo come il richiamato dissesto non sia stato omogeneo per tutta l'Europa. Il continente europeo, dal punto di vista economico-sociale, si è trovato diviso in tre diverse zone: meridionale, contrassegnata dalla settentrionale; centro-orientale. Per dominazione molti aspetti spagnola; le zone che ebbero le condizioni peggiori furono quella meridionale e quella centro-orientale (nella quale, come visto, si era addirittura avuto un ritorno a modelli organizzativi medioevali e feudali molto accentuato). Più in generale, considerando il sistema economico globale dal punto di vista dell'utilizzazione e del controllo dei lavoratori, si può osservare, in modo conseguente alla storia delle varie regioni, il coesistere obblighi del lavoro feudali salariato dell'Europa nell'Europa occidentale centro-orientale e con con gli l'economia schiavistica del mondo coloniale. APPUNTI DI STORIA Prof. Frontini a.s. 2010-2011. 29- SVILUPPO DEI MOTIVI DI CRISI (SOCIALE ED ECONOMICA) DEI SECOLI XVI E XVII E VICENDE DELL'EUROPA. La tendenziale (cosiddetta ripresa dell'organizzazione "rifeudalizzazione"), economica caratteristica, come feudale visto, del periodo storico tra XVI e XVII secolo, si collega bene ad altri elementi di crisi dell'Impero spagnolo e dell'Europa meridionale. Appare da sottolineare, in primo luogo, come questo Impero, per le sue caratteristiche e per la sua importanza, abbia significativamente influenzato la vicenda storica europea. Si è già considerato, a proposito della Spagna, da una parte il tradizionale e rilevante peso sociale della nobiltà; da un'altra parte la sostanziale mancanza di una forte e produttiva classe borghese. Si può ancora ricordare come lo sviluppo dei commerci, nella penisola Iberica, fosse opera essenzialmente degli ebrei e come, però, ebrei e arabi venissero perseguitati, pure se convertiti al Cristianesimo. Ciò in un quadro politico-sociale contrassegnato dalla ricerca di un'omogeneizzazione etnico-religiosa e dall'utilizzazione della religione quale strumento di potere. Filippo II, come visto, figlio di Carlo V e re di Spagna, continuò questa politica dei suoi predecessori. Elementi essenziali della concezione del monarca spagnolo furono la ricerca di un accentramento dei poteri nelle mani del sovrano accompagnata dalla ricerca della supremazia internazionale dello Stato. Elemento essenziale fu, inoltre, la difesa della Chiesa della Controriforma, in una visione del mondo in cui (lo si ripete) la religiosità diviene anche strumento di controllo e di dominio. Nel quadro dell'ampliamento dell'estensione territoriale della Monarchia spagnola va segnalata l'unione con il Portogallo, nel 1580, quando si esaurì la dinastia regnante portoghese (gli Aviz) e Filippo II, che era imparentato con questa dinastia, per prenderne il posto occupò il Portogallo con l'esercito. Occorre rilevare che l'indipendenza portoghese fu riconosciuta dalla Spagna solamente nel 1668, al termine di una guerra scoppiata in seguito alla ribellione antispagnola del 1640. Sempre per quanto riguarda la supremazia internazionale della Spagna, con i problemi che, necessariamente, l'accompagnarono, va pure ricordata la lotta contro l'espansionismo dell'Impero Ottomano. Una lotta, questa, che trovò episodio significativo nella battaglia navale di Lepanto, del 1571. La battaglia di Lepanto vide lo scontro delle flotte alleate di Spagna, Venezia, Genova, Stato Pontificio, Cavalieri di Malta contro quella dell'Impero Ottomano e si concluse con la sconfitta di quest'ultima. Benché gli effetti negativi per i Turchi venissero ridotti dal successivo disaccordo tra gli Stati cristiani, molti storici hanno sottolineato l'importanza della sconfitta subita per bloccare l'espansione ottomana nel Mediterraneo. La considerata politica di accentramento dei poteri e di utilizzazione della Chiesa doveva, peraltro, creare grossi problemi allo sviluppo economico e sociale dell'Impero spagnolo. Tra l'altro, il rigore religioso della Monarchia di Spagna doveva aprire ed aggravare fenomeni di divisione territoriale e di contrasto sociale. APPUNTI DI STORIA Prof. Frontini a.s. 2010-2011. 30- MOTIVI DI CRISI IN EUROPA. Si è accennato come l'intransigenza religiosa della Monarchia spagnola fosse tra i motivi di difficoltà della Spagna e del suo impero. La difesa spagnola delle tesi della Controriforma e la loro rigida applicazione all'interno di tutto lo Stato portarono ad una grave crisi sociale nei Paesi Bassi (affidati, da Carlo V, a Filippo II). Qui si ricchezza. era sviluppata, Inoltre, vi si in seguito andava ai commerci, diffondendo il una grande Calvinismo. Le necessità del mantenimento di una certa autonomia sociale e della fede religiosa spinsero i Paesi Bassi ad una forte lotta antispagnola. Si poté così assistere: da un lato, ad una unione contro la Spagna meridionali, in dell'insieme prevalenza dei Paesi Bassi, cattoliche, tanto quanto le zone quelle a settentrione, per la gran parte calviniste; da un'altra parte, ad una feroce repressione Repressione, ribellione. questa, che, Peraltro, condotta dalle tuttavia, non successivamente, truppe riuscì una più a spagnole. sradicare oculata la politica spagnola, basata su concessioni, riuscì a riportare all'ubbidienza verso Filippo II i Paesi Bassi meridionali, ma non quelli settentrionali. L'insieme delle province settentrionali formò così, nel 1579, l'Unione di Utrecht, che diede vita ad un nuovo Stato: la Repubblica delle Province Unite (Olanda, Zelanda, Gheldria, Utrecht, Groninga, Overijssel, Frisia). conflitto armato la tra nuova Si sviluppò, Repubblica pertanto, e la un Spagna. lungo Questo conflitto si concluse solo nel 1648, con il riconoscimento spagnolo dell'indipendenza del nuovo Stato. La considerazione di questa e delle altre guerre che interessarono la Spagna permette di giungere a varie conclusioni. In primo luogo si ha la conferma della sostanziale importanza e del peso, politico come economico, dell'Impero spagnolo. In secondo luogo la considerazione delle guerre illustra altri motivi di crisi della Spagna, e dell'Europa, del XVII secolo. Si ha, inoltre, la possibilità di collegare meglio tra loro questi vari motivi di crisi. Si può subito mettere in rilievo come la caratterizzazione religiosa dello Stato negative. spagnolo In questo abbia senso dato si il via possono a numerose ricordare, per conseguenze esempio, le persecuzioni di arabi ed ebrei ed il loro effetto di ostacolo allo sviluppo della vita economica e sociale. Va ancora sottolineato che, insieme, la politica di potenza e la volontà di difendere e imporre ovunque i principi della Controriforma siano state causa per la Spagna di una serie di conflitti armati. A quest'ultimo proposito appare notevolmente significativa la lotta della Monarchia spagnola contro l'indipendenza dei Paesi Bassi; una lotta, ossia, che si presenta, nello stesso tempo, come tentativo di riaffermazione del potere di Filippo II e di repressione della Riforma protestante. Le numerose guerre combattute dalla Spagna hanno, comunque, causato diverse difficoltà alla sua vita economico-sociale. Così, tra queste difficoltà, occorre anche ricordare quella consistente nella diminuzione del numero dei lavoratori impiegati nell'agricoltura e nelle altre attività economiche, in ragione diretta del rilevante aumento del numero di uomini impegnati come soldati. Inoltre, gli storici hanno militari alimentare potuto spagnole e dagli sottolineare il grosso (rappresentato, ad esempio, stipendi per l'esercito, costo dal dalle delle imprese sostentamento armi e dalle munizioni). Ancora, si può rilevare come, di fronte a questi costi, la Spagna abbia fatto, tra richiesti a banche estere. l'altro, ricorso a prestiti notevoli APPUNTI DI STORIA Prof. Frontini a.s. 2010-2011. 31- CRISI EUROPEA E CONFLITTI RELIGIOSI: FRANCIA. Si è più volte considerata l'importanza del fattore religioso nella crisi europea tra XVI e XVII secolo. Tra l'altro, si è anche visto il significato della religione tendenziale schierarsi della per la Spagna Monarchia spagnola a della favore nonché Chiesa il della Controriforma. Osservando il quadro in generale, va sottolineato come la Spagna cattolica si trovasse inserita in un'Europa nella quale cresceva il Calvinismo e si sviluppavano lotte di religione. All'interno stesso della sfera di potere spagnola si è trovato il caso dei Paesi Bassi. Anche in Francia si ebbero violente lotte di religione. In effetti, in una situazione caratterizzata pure dall'indebolimento del potere centrale della Monarchia, i calvinisti francesi (detti ugonotti) riuscirono a sviluppare una loro forte autonomia di organizzazione (difesa dal possesso di basi militari, come La Rochelle e Cognac) e si contrapposero ai cattolici, appoggiati dal Papato e dalla Spagna di Filippo II. La seconda metà del XVI secolo in Francia vide numerosi conflitti armati tra protestanti e cattolici (noti come guerre di religione) e numerosi massacri. Famoso fu il "massacro della notte di San Bartolomeo", nella notte fra il 23 ed il 24 agosto 1572, quando moltissimi ugonotti ed uno dei loro capi più importanti, il Coligny, vennero uccisi, a Parigi, dai cattolici. Successivamente, alla morte del re di Francia Enrico III di Valois (1551-1589), colui che doveva succedergli, non essendoci altri parenti prossimi al re defunto, fu Enrico di Borbone (1553-1610), un capo ugonotto. Va ricordato che sia i Borboni sia i Valois erano imparentati alla dinastia dei Capetingi, già regnante in Francia. La parte cattolica francese rifiutò di riconoscere il Borbone come legittimo sovrano. I cattolici in questo furono aiutati da Filippo II di Spagna, il quale inviò in Francia un esercito in loro appoggio. Gli storici hanno anche potuto rilevare come questo intervento del re di Spagna abbia potuto influenzare negativamente i francesi. Si è pure sostenuto che gli abitanti della Francia, alla fine del secolo XVI, dovevano, inoltre, essere stanchi delle guerre di religione e pronti ad una disposizione d'animo di maggiore tolleranza. Comunque, la conversione Borbone (come al re: Cattolicesimo, Enrico IV) di nel 1593, essere permise incoronato a Enrico di secondo il tradizionale rito religioso in uso per la Monarchia francese; gli permise anche di eliminare le ragioni di fede che spingevano contro di lui molti suoi oppositori. Il sovrano sviluppò una politica di pacificazione. Significativo, a tale ultimo proposito, è l'Editto di Nantes, del 1598, con il quale Enrico IV riconobbe sostanzialmente la libertà del culto calvinista, pur dando valore di religione ufficiale al Cattolicesimo. APPUNTI DI STORIA Prof. Frontini a.s. 2010-2011. 32- CRISI EUROPEA E CONFLITTI RELIGIOSI: INGHILTERRA. Si è già visto come, negli anni Trenta del secolo XVI, il re inglese Enrico VIII (1491-1547) abbia staccato, per motivi politici, la Chiesa d'Inghilterra (Chiesa Anglicana) da quella di Roma. Si è anche considerato come questa operazione, dal punto di vista teologico, abbia sostanzialmente rispettato il corpo fondamentale dei dogmi cattolici. Peraltro il fatto stesso della separazione da Roma, nella sua importanza, non poteva non dare il via a sviluppi religiosi più radicali. Può dirsi subito come, in generale, comunque, le vicende religiose inglesi continuarono ad essere fortemente influenzate dalle vicende politiche. A Enrico VIII nacquero tre figli: Edoardo, Maria, Elisabetta. Quando il re morì, nel 1547, gli successe il figlio Edoardo VI (1537-1553), nato dal suo terzo matrimonio, con Jane Seymour. Il re Edoardo, anche con l'ispirazione del Consiglio di reggenza che lo seguiva, avviò la Chiesa inglese verso un più largo accoglimento delle concezioni luterane e calviniste. A tale proposito può ricordarsi la concessione della possibilità del matrimonio dei preti. Peraltro senso le del Edoardo vicende tutto VI, dopo politiche contrario il inglesi alla brevissimo agirono Riforma. regno di successivamente Infatti, Jane alla Grey, morte in di protestante, nipote della sorella di Enrico VIII Maria Tudor (e preferita nella successione deposta per per piuttosto, disposizione effetto alla del discendenza del predecessore malcontento diretta di del Edoardo, popolo, Enrico), salì ma subito favorevole, al trono inglese, nel 1553, la cattolica Maria I la Sanguinaria (1516-1558), nata dal primo matrimonio di Enrico VIII, con Caterina d'Aragona. Maria la Sanguinaria, detta anche Maria la Cattolica, sposò, nel 1554, Filippo II di Spagna; dal matrimonio non nacquero figli. La regina Maria si impegnò a ricondurre l'Inghilterra al Cattolicesimo. Per attuare questa sua politica religiosa cominciò, tra l'altro, una feroce persecuzione di eretici e protestanti, condannati, in gran numero, ad essere bruciati vivi sul rogo. Furono proprio queste condanne che spinsero il popolo a chiamare la regina con il nome di Maria la Sanguinaria. Gli storici hanno anche messo in rilievo, per questo periodo, la sostanziale dipendenza della politica inglese rispetto a quella spagnola. Una dipendenza legata al matrimonio fra la regina e Filippo II. Alla morte di Maria la Sanguinaria, nel 1558, sali al trono un'altra figlia di Enrico VIII: Elisabetta I (1533-1603), nata dal secondo matrimonio del padre, con Anna Bolena. La politica di Elisabetta I fu volta alla crescita della ricchezza e della potenza dell'Inghilterra. In questo quadro problemi economici, politici e religiosi erano strettamente legati fra loro. Così, ad esempio, l'esigenza di conquistare una sfera di dominio politicoeconomico inglese condusse necessariamente all'allontanamento dalla Spagna e, anzi, alla rivalità con essa. Parallelamente, anche il nuovo abbandono del Cattolicesimo a favore della religione protestante che si ebbe con Elisabetta I trovò alcune delle proprie motivazioni in questa politica antispagnola. Nello stesso tempo, la necessità per il potere religione impedirono l'accoglimento radicali, di alla ritorno dell'organizzazione inglese di purezza gerarchica controllare di del certe avanti in Inghilterra dai Puritani. Chiesa esigenze Vangelo ecclesiastica la e che di e la religiose superamento furono portate APPUNTI DI STORIA Prof. Frontini a.s. 2010-2011. 33- POLITICA RELIGIOSA ASBURGICA. INIZIO DELLA GUERRA DEI TRENT'ANNI. A suo tempo si è considerata la divisione operata da Carlo V dei propri domini: l'Austria e il titolo imperiale al fratello Ferdinando I; la Spagna con gli altri possedimenti occidentali al figlio Filippo II. Si è, inoltre, vista la politica religiosa di Filippo II e degli altri Asburgo spagnoli. Una politica, dunque, antiprotestante e indirizzata all'affermazione dei principi della Controriforma. Va ora precisato che una analoga politica religiosa fu tenuta anche dagli Asburgo austriaci nella loro sfera di dominio territoriale. Gli storici ricordano specialmente, in questo senso, la linea di comportamento degli imperatori Mattia (1557-1619, sul trono imperiale dal 1612) e Ferdinando II (1578-1637, imperatore dal 1619). Questi due sovrani, con l'aiuto dei Gesuiti, cercarono di imporre una riaffermazione decisa del Cattolicesimo. Una tale tendenza portò i protestanti della Boemia ad una rivolta contro gli Asburgo, iniziata con la defenestrazione, dal castello di Praga, di rappresentanti imperiali (cosiddetta "defenestrazione di Praga"), il 23 maggio 1618. La rivolta boema segnò l'inizio della guerra dei Trent'anni. APPUNTI DI STORIA Prof. Frontini a.s. 2010-2011. 34- GUERRA DEI TRENT'ANNI. ALTRI MOTIVI DI CRISI. Nella struttura generale del Sacro Romano Impero, al momento della "defenestrazione di Praga", il regno di Boemia aveva come re quel Ferdinando di Asburgo che, l'anno successivo, sarebbe divenuto anche imperatore. In seguito alla rivolta la Boemia dichiarò decaduto dal regno Ferdinando e scelse, come nuovo re, un protestante, il capo di uno degli Stati protestanti dell'Impero: l'elettore del Palatinato Federico V. A fianco di Ferdinando e delle forze imperiali, e contro Boemia e Palatinato, si schierò, in Germania, la Baviera (uno Stato cattolico, che, tra l'altro, nel Sacro Romano Impero, era il perno di un'alleanza antiprotestante: la Lega cattolica). Erano, inoltre, a favore di Ferdinando la Spagna asburgica e lo Stato pontificio, che inviò finanziamenti per la guerra contro i protestanti. Un esercito spagnolo attaccò il Palatinato. Le forze imperiali- bavaresi sconfissero quelle protestanti in Boemia, in una battaglia combattuta presso Praga nel 1620: la battaglia della Montagna Bianca. La dura repressione seguita a questa e ad altre sconfitte dei ribelli finì con il favorire la loro resistenza; spinse, infatti, gli altri Stati protestanti ad aiutarli. Un aiuto dato anche per timore dell'eccessiva potenza del blocco asburgico imperiale-spagnolo. Così gli Olandesi diedero ai ribelli finanziamenti. Così, inoltre, dapprima la Danimarca e, poi, la Svezia (entrambi Stati protestanti) intervennero contro gli Asburgo. I Danesi furono sconfitti e, nel 1629, furono costretti a ritirarsi dalla guerra. Successivamente, gli Svedesi ebbero, agli inizi, miglior fortuna e arrivarono ad occupare militarmente parte della Germania. Peraltro, le forze congiunte imperiali e spagnole sconfissero duramente gli Svedesi e li fecero ripiegare. L'ultima parte del conflitto fu contrassegnata dall'accordo tra Svezia e Francia contro il Sacro Romano Impero e la Spagna, in una situazione che vedeva la Germania ormai stremata. Il fatto stesso che una potenza cattolica come la Francia si alleasse con la Svezia appare segno chiaro del valore assunto dalla lotta contro il potere degli Asburgo nella fase finale della guerra. Il predominio asburgico faceva paura anche al di fuori delle questioni religiose ed esisteva in Europa un diffuso interesse a superarlo. La guerra dei Trent'anni si concluse con la sconfitta del Sacro Romano Impero. Con la pace di Westfalia, che, nel 1648, formalizzò la fine delle ostilità, tramontò il disegno di una omogeneizzazione religiosa dell'Impero. Venne riconosciuta libertà di culto anche per il Calvinismo. Venne inoltre superato, almeno formalmente, il principio del "cuius regio, eius religio", a favore della libertà religiosa di tutti in ogni Stato facente parte dell'organizzazione imperiale. La Spagna riconobbe l'indipendenza della Repubblica delle Province Unite e rimase, però, in guerra contro la Francia. Considerando collegamento complessivamente con le la motivazioni guerra della crisi dei del Trent'anni XVII in secolo, va sicuramente sottolineato il ruolo pesantemente negativo avuto dalle stragi e dalle distruzioni belliche per certe zone della Germania sulla diminuzione della popolazione. Si può ancora aggiungere il richiamo ai notevolissimi costi economici che la Spagna dovette sopportare. Costi che, fra l'altro, spinsero all'aumento dell'imposizione fiscale spagnola e, con ciò, all'aumento del malcontento popolare. Scoppiarono molte rivolte. Si è già vista la rivolta portoghese del 1640, che condusse sino alla riconquista dell'indipendenza del Portogallo. Si possono anche citare, ora, quelle della Catalogna e di Napoli. In quest'ultima rivolta, del 1647, nella quale ebbe molta notorietà il capo popolare Masaniello, fu famosa la resistenza della città contro la nobiltà e contro la Spagna. Napoli fu pure bombardata dal mare dalle navi spagnole. Ciò in un'Italia divisa, largamente sottomessa alla Spagna, avviata ad una crescente decadenza economica non soltanto per lo sfruttamento straniero ma anche per lo spostamento dei traffici commerciali marittimi dal Mediterraneo all'Atlantico, in seguito alle scoperte geografiche. In aggiunta a questi motivi di crisi va, inoltre, ricordata, e sottolineata, la grave forma di decadenza intellettuale e morale legata alle lotte religiose tra XVI e XVII secolo. La religione come strumento di potere, l'intolleranza e la sopraffazione dello spirito critico costituirono un freno per la vita civile e per lo sviluppo della scienza. Ancora, l'ignoranza, la superstizione, la paura per il diverso e per l'ignoto si espressero bene in questo periodo storico nei processi per stregoneria e nei "streghe", accusate di avere rapporti con il Diavolo. roghi delle APPUNTI DI STORIA Prof. Frontini a.s. 2010-2011. 35- ORIGINI DEL CAPITALISMO IN INGHILTERRA. Si sono finora considerati i motivi di crisi che hanno portato varie parti dell'Europa del secolo XVII in una grave situazione di decadenza. Dal punto di vista economico si è, tra l'altro, ricordata l'affermazione di una "rifeudalizzazione" della vita produttiva, presente in alcune zone dell'Europa già nel secolo XVI. Al contrario in altre zone, come l'Inghilterra e l'Olanda, si andò sempre più diffondendo, a far inizio dal secolo XVI, un nuovo e più efficace sistema economico: il Capitalismo. Un sistema, questo, basato non più sul feudo ma sul libero uso di crescenti somme di denaro (capitali) nella produzione da parte di imprenditori privati (capitalisti) e sulla, collegata, crescente dipendenza (subordinazione) dei lavoratori dall'imprenditore capitalista. Un tale sistema, nella sua forma coerente, presuppone anche il superamento del sistema feudale. A quest'ultimo proposito è pure da ricordare, nell'Inghilterra del XV secolo, dopo la guerra dei Cento anni, la guerra civile (detta guerra delle Due Rose) che, combattuta per il potere tra partigiani della famiglia Lancaster (avente, nello stemma, una rosa rossa) e partigiani della famiglia York (con una rosa bianca nello stemma) e conclusasi con l'ascesa al trono di Enrico VII Tudor (1457-1509), legato ai Lancaster, padre del re Enrico VIII, portò, tra le altre conseguenze, ad una diminuzione del potere e della forza delle famiglie feudali, indebolitesi nei combattimenti fra loro. Per delineare cause e sviluppi del capitalismo in Inghilterra, a partire dalla capitalistica rivoluzionario "accumulazione di del cui parla, XIX originaria", nel secolo, Capitale, storici ed situazione Karl Marx, economisti iniziale pensatore hanno, tra l'altro, richiamato l'aumento del prezzo della lana nel XVI secolo e i conseguenti fenomeni dell'aumento dell'appropriazione privata (attraverso "enclosures", ossia recinzioni) di terre già destinate all'uso comune dei contadini per estendere, invece, l'allevamento di bestiame e del passaggio da seminativo a pascolo nell'uso dei terreni. In tal proposito si ricordano spesso le parole di Thomas More (14781535, uomo politico e pensatore inglese, decapitato per non avere appoggiato la separazione dalla Chiesa di Roma, noto in Italia come Tommaso Moro) sul fatto che "i montoni mangiano gli uomini" (i terreni destinati al pascolo sono sottratti alle coltivazioni per l'alimentazione umana). Le difficoltà economico-politiche del periodo possono anche ritrovarsi nell'ispirazione fondamentale di un'opera del Moro intitolata Utopia (letteralmente, in greco, Non luogo, ossia Luogo inesistente), nella quale si delinea la presentazione di una società sognata, ideale, caratterizzata, tra l'altro, dalla proprietà comune dei beni. Si è visto poco sopra come base del sistema capitalista la presenza di imprenditori privati, generalmente borghesi, e del loro potere, e la subordinazione a questi imprenditori di masse di lavoratori impoverite e prive di mezzi di sostentamento. Si può dire che, ad esempio, il fenomeno delle recinzioni, appena considerato, favorisca tanto l'arricchimento dei capitalisti quanto l'impoverimento dei contadini. A questo doppio effetto ha contribuito anche la Riforma voluta da Enrico VIII, da un lato con la ridistribuzione ai ricchi delle terre della Chiesa, l'eliminazione soppressi. già delle passate allo attività di Stato; da sostegno un altro legate ai lato con conventi APPUNTI DI STORIA Prof. Frontini a.s. 2010-2011. 36- RIVOLUZIONE SCIENTIFICA. Considerando l'Umanesimo si è già messa in rilievo l'esaltazione dello spirito critico umano preso come espressione delle capacità dell'uomo. E' stato pure posto in evidenza l'intreccio, proprio dello sviluppo di questo spirito critico, tra l'arte, la filosofia e la scienza. Per dimostrare e illustrare un tale intreccio è apparsa estremamente significativa la figura di Leonardo da Vinci. E' importante sottolineare ancora il collegamento intercorrente tra il movimento umanistico e le vicende della classe borghese e della vita economica. Va posto nel dovuto rilievo, già a questo punto, il percorso della ricerca filosofico-scientifica nell'Europa del XVII secolo. Va rilevata subito, nel quadro dei diversi eventi storici accaduti, una generale tendenza ad una diffusione, anche nell'organizzazione del potere e della società, di un criterio di ordinata razionalità. E' da evidenziare, contemporaneamente, lo sviluppo della matematica e il sorgere e lo sviluppo, in questo XVII secolo, della scienza fisica (nella quale la matematica acquista un'importanza fondamentale). Per quel che nell'Inghilterra riguarda del l'atteggiamento progresso economico generale si del pensiero il pensatore ricorda Francis Bacon (1561-1626, noto in Italia come Francesco Bacone) il quale basò la propria filosofia sull'idea che sapere è potere, e che solo conoscendo le leggi della natura l'uomo può arrivare a dominarla. Nell'ambito della dell'Umanesimo, ricerca cominciarono fisica a e astronomica, svilupparsi cambiamenti con di l'età forte rilevanza sia per le scoperte e le teorie scientifiche sia per la vita economica e sociale. Va messo in rilievo, ancora, come la complessiva visione del mondo medioevale sia centrata sulla necessità del rapporto con Dio e come, in questa prospettiva, anche i fenomeni naturali siano considerati riflessi e simboli della Divinità. In questo modo il mondo naturale e il mondo della attraverso il società comune umana sono rapporto con strettamente Dio. legati L'Universo fra loro medioevale si presenta, da questo punto di vista, finito, fisso e gerarchicamente ordinato. Il modello di questo Universo risale alla filosofia e alla scienza degli antichi: Aristotele (384-322 a.C.), Claudio Tolomeo (100 circa-178 d.C.). Per tale modello, fatto proprio dalla teologia cristiana, la Terra sta immobile, in posizione centrale, circondata dal moto di vari corpi celesti; inoltre, mentre i corpi celesti sono inalterabili, la Terra, invece, è il luogo della decadenza e della corruzione e, pertanto, subisce continue modificazioni. In questa ricostruzione della struttura dell'Universo concetti fisici e valori teologici e morali tendono a coincidere, a fare corpo unico. In questo modo, per così dire, vengono inserite e incorporate nel necessario ordine universale anche le strutture del potere religioso e politico. Lo scienziato polacco Niccolò Copernico (1473-1543) contestò questo sistema tolemaico geocentrico (ossia con la Terra immobile al centro dell'Universo) per sostituirlo con uno eliocentrico (con la Terra che si muove intorno al Sole). Successivamente si schierò contro il sistema geocentrico e in favore di quello copernicano Galileo Galilei (1564-1642, grande scienziato e pensatore italiano). Nel percorso della sua confutazione del modello geocentrico il Galilei sviluppò, tra l'altro, quel metodo sperimentale (già intuito da Leonardo da Vinci) basato sul controllo e sull'approfondimento, mediante l'esperienza, di ipotesi teoriche fondate sulla matematica (nella convinzione, espressa dallo scienziato, che il libro della natura è scritto in caratteri matematici). A proposito della fisica galileiana e dei suoi rapporti con la vita economica e sociale appaiono da sottolineare due fatti. Il primo è che il metodo sperimentale stesso, in quanto tale, nel suo carattere operativo di manipolazione, ragionata, della materia, si collega strettamente alla vita della produzione. Il secondo è che il Galilei, nel corso tolemaico della sua geocentrico, concetti fondamentali analisi ha critica, potuto riguardanti sperimentale, mettere il in luce movimento del una dei sistema serie corpi, di non soltanto indispensabili dal punto di vista teorico ma anche tali per i fini di una produzione economica più sviluppata, bisognosa, tra l'altro, di macchinari sempre più perfezionati. Si è già visto, poco sopra, come il sistema tolemaico, però, avesse anche preso la funzione di difesa e di base teorica di un sistema di potere politico-religioso. Questa considerazione consente di capire la reazione, in Italia, contro Galilei e contro chiunque seguisse o sviluppasse le idee di Copernico. Così Galileo Galilei venne processato dal Sant'Uffizio, costretto a rinnegare i risultati delle proprie ricerche, condannato al carcere. Non può non richiamarsi un'altra figura di pensatore italiano: Giordano Bruno (1548-1600). Questi superò le stesse tesi copernicane, affermando che l'Universo è infinito e privo di centro. Morì bruciato sul rogo, a Roma. Anche in conseguenza di questa politica di intolleranza verso la scienza e i pensatori l'Italia rimase economicamente arretrata. In Inghilterra la scienza, non ostacolata, poté dare, con il lavoro di pensatore di Isaac Newton (1642-1727), una razionale descrizione dell'Universo, collegata con i concetti fondamentali del movimento dei corpi. APPUNTI DI STORIA Prof. Frontini a.s. 2010-2011. 37- SVILUPPI E PROBLEMI DELLA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA: CARTESIO E IL FONDAMENTO DELLA VERITA' DELLA CONOSCENZA; RIFLESSIONE FILOSOFICA E SVILUPPO DELLO STATO NAZIONALE ASSOLUTO (HOBBES). CONCETTO DI MATERIALISMO. Con l'opera scientifica di Galileo Galilei si è visto un importante inizio di costruzione della scienza sperimentale del movimento dei corpi fisici. Si è successivamente avuto un grande sviluppo di questa nuova scienza. Tale sviluppo ha spinto alla riflessione su due questioni, differenti ma legate tra loro: una questione riguardante il fondamento e la ragione della validità dei risultati del metodo sperimentale-matematico e della nuova scienza; un'altra riguardante la possibilità di estendere l'uso di tale metodo sperimentale- matematico, già utilizzato per lo studio del movimento dei corpi, a sempre diversi fenomeni naturali e, anche, alla società umana. La prima linea di ricerca parte dalla domanda: fino a che punto e come mai sono valide e vere le conclusioni che noi ricaviamo dai nostri esperimenti, nostri ragionamenti? dalle E nostre ancora, osservazioni in fondo: scientifiche fino a che e punto dai la matematica è in collegamento con la realtà naturale e può essere usata per spiegarla? La seconda linea di ricerca presuppone una certa continuità dei fenomeni naturali tra loro. Un importante pensatore e scienziato che si occupò di entrambi questi problemi fu Renè Descartes (1596-1650, noto in Italia come Renato Cartesio). In un famoso scritto del 1637, il Discorso sul metodo, Cartesio osserva che si può arrivare a dubitare di ogni cosa ma non, appunto, di stare dubitando, ossia di pensare (il dubitare è una forma di pensare), e quindi di essere (se penso allora sono). Il filosofo esprime questa prima forma di certezza in una celebre affermazione: "penso dunque sono" ("cogito ergo sum"). Ma la certezza dell'essere del soggetto pensante non è ancora la certezza della corrispondenza a verità della conoscenza che questo soggetto ha del mondo. A questo punto Descartes osserva che, tra le idee indubitabilmente presenti nel nostro pensiero, c'é anche l'idea di Dio. Un'idea, questa, che, secondo Cartesio, dimostra la propria realtà a partire dalla propria assoluta perfezione(infatti non può essere formata dall'uomo a causa dell'imperfezione della specie umana -ciò che è imperfetto non può produrre ciò che è perfetto- e deve, dunque, provenire da una realtà superiore, ossia dell'assoluta da Dio perfezione, stesso: è l'idea presente in di noi ma Dio, non come può idea essere generata da noi; essa non può provenire che da Dio e ne conferma, pertanto, l'esistenza). Poiché non avrebbe senso un Essere perfetto che ci inganna sulla realtà del mondo permettendo la presenza in noi di idee evidenti di ciò che invece non esiste, la conoscenza, per Cartesio, si basa su idee chiare garantite dall'esistenza di Dio. Poiché, inoltre, l'uomo ha chiara idea della materia (materia presa nella sua fondamentale estraneità allo spirito), nell'opera filosofica e scientifica cartesiana la garanzia divina copre pure l'organizzazione di una conoscenza del mondo naturale basata sulla materia, considerata nella sua estensione spaziale (materia= estensione spaziale). In tal modo Cartesio può anche intervenire nella seconda linea di ricerca che si è richiamata: quella dell'espansione del metodo scientifico-matematico allo studio di altri fenomeni naturali. Va notato come della geometria possibilità, numeri e la costruzione analitica attraverso figure all'espansione di cartesiana, (con questi geometriche una i suoi assi, con scienza scientificamente di assi della collegati rappresentare equazioni) feconda, sia natura e punti la con funzionale basata sulla considerazione della materia quale estensione spaziale. Nel quadro della scienza della natura cartesiana si inserisce anche il fenomeno della vita animale, considerato dal filosofo come un insieme di meccanismi materiali. A tal proposito è pure da mettere in rilievo come Descartes sia stato influenzato dalle scoperte del medico inglese William Harvey (1578-1657) sul ruolo del cuore (come pompa) nella circolazione sanguigna. Se il meccanicismo e il materialismo arrivano con Cartesio sino al tentativo di spiegazione pensiero del filosofo del funzionamento inglese Thomas del corpo Hobbes umano, nel (1585-1679) il materialismo si pone come chiave universale per la comprensione di tutta la realtà (naturale, psicologica, sociale). Va rilevato, a questo punto, che per materialismo può intendersi una concezione filosofica che considera reale solo la materia (come insieme degli elementi di cui è composto il nostro corpo e l'Universo che ci circonda) e rifiuta la necessità di un'entità separata, diversa e superiore (detta spirito o anima) la quale governi e dia forma alla materia (la materia è, pertanto, autosufficiente e capace di organizzarsi da sola). Nella costruzione filosofica di Hobbes la natura dell'essere umano, indirizzato alla propria conservazione e alla propria affermazione, se, da una parte, spinge alla rivalità e al conflitto di ognuno con tutti gli altri uomini (una guerra di tutti contro tutti), da un'altra parte, fa cercare una situazione di pace. Come efficace risposta a questo bisogno di pace nasce, in Hobbes, lo Stato e, soprattutto, quella sua particolare forma che è lo Stato assoluto, nel quale la concentrazione di tutti i poteri nelle mani di una sola persona, o di un solo gruppo, sembra dare al regnante la forza per una più completa opera di pacificazione sociale. Così, nell'ambito della riflessione filosofica e scientifica del XVII secolo, trovano anche spazio le ragioni e le esigenze dei sostenitori dell'Assolutismo. Alla tradizionale giustificazione del potere assoluto basata sulla diretta volontà divina si affianca, in questo modo, il discorso scientifico. APPUNTI DI STORIA Prof. Frontini a.s. 2010-2011. 38- SVILUPPI DELL'ASSOLUTISMO. LUIGI XIV. GUERRA DI SUCCESSIONE SPAGNOLA. GUERRA DI SUCCESSIONE POLACCA. Si è già considerato il concetto di Stato assoluto: uno Stato nel quale tutti i poteri appartengono ad una sola persona (Monarchia assoluta) o ad un solo gruppo. E' possibile vedere che, nella storia, il continuo accentramento dei poteri presso il re ha anche favorito la formazione dello Stato nazionale contro le autonomie locali e contro le assoluto esigenze della nobiltà feudale rappresenta la negazione e il (e in questo superamento lo Stato dello Stato feudale). Si può ancora rammentare che l'accentramento dei poteri nelle mani del monarca assoluto ha anche via via condotto alla formazione di un gruppo di uffici (burocrazia), dipendenti da quest'ultimo e necessari per l'amministrazione del territorio statale, sempre più organizzati secondo principi di razionalità. La necessità dell'arricchimento economico dello Stato e la necessità di controbilanciare il peso sociale della nobiltà feudale hanno condotto il sovrano assoluto anche sulla strada di un accordo con la borghesia produttiva. A questo proposito è da citare un movimento di pensiero economico, sviluppatosi tra XVI e XVII secolo: il Mercantilismo. Per questo movimento l'interesse del monarca assoluto a governare uno Stato ricco e pronto a sostenerlo nelle sue spese (ad esempio militari) guadagno economico si armonizza (profitto) naturalmente della con borghesia la ricerca commerciale del e imprenditoriale del suo Stato. Ancora da questo punto di vista è da richiamare la politica di aiuto del sovrano nei confronti delle industrie nazionali, protette dalla concorrenza delle imprese estere con l'imposizione del pagamento di somme di danaro (dazi) al momento dell'importazione del bene commerciato proveniente dalla produzione estera. Ciò in modo da rialzare artificialmente il prezzo di tale bene e da limitarne, pertanto, la vendita, a vantaggio dei beni prodotti dalle imprese nazionali (protezionismo). Nell'ambito del pensiero del Mercantilismo è, inoltre, da ricordare la necessità, ai fini dell'arricchimento dello Stato, di disporre di sbocchi commerciali. Sbocchi commerciali, questi, a loro volta favoriti dal possesso di colonie. In generale, con la crisi economica del XVII secolo (che si è vista) e come forma di risposta politica a tale crisi, si è privilegiato, in Europa, l'uso del modello organizzativo assolutistico. Le diverse caratteristiche dei vari Paesi nonché il variare del peso sociale della borghesia e dell'aristocrazia a seconda dei luoghi stanno all'origine della differenziazione nell'utilizzazione europea di tale modello organizzativo. Allo scopo di fornire una compiuta presentazione dell'Assolutismo gli storici, in genere, si rifanno alla Francia. Occorre ricordare che, dopo gli scontri di religione tra ugonotti e cattolici, il prestigio ed il potere della Monarchia francese furono progressivamente risollevati dal re Enrico IV e dai due primi ministri del figlio e successore Luigi XIII (1601-1643): Armand du Plessis cardinale di Richelieu (1585-1642) e Giulio Mazzarino, o Mazarino (1602-1661). Nonostante la Fronda (un movimento di rivolta che, tra il 1648 ed il 1653, espresse, fra l'altro, la volontà del Parlamento di Parigi, un organo giudiziario, di acquistare peso politico a danno del monarca e la volontà di rivincita e di affermazione dell'aristocrazia feudale) la Francia lasciata da Richelieu e Mazzarino si presentava come uno Stato governato con i principi dell'Assolutismo. Il successore di Luigi XIII, il figlio Luigi XIV (1638-1715), detto Re Sole, perfezionò il sistema assolutistico in Francia nel modo più completo. Così accentrò nelle sue mani tutti i poteri dello Stato (gli si attribuisce la frase "Lo Stato sono io"). Operò in maniera tale che la nobiltà ricevesse ricompense e onori solo da lui e presso la sua corte, spostata, nel 1682, da Parigi a Versailles. Sul versante religioso, il re, nel 1685, con l'editto di Fontainebleau, predecessore revocò Enrico l'editto IV aveva di dato Nantes, il via con ad il una quale politica il di tolleranza nei confronti degli ugonotti. Con la politica religiosa di Luigi XIV molti calvinisti francesi (anche dotati di buone capacità tecniche, e, pertanto, potenzialmente, utili alla società francese) si trovarono costretti ad abbandonare il territorio nazionale. Dal punto di vista economico il Re Sole mise in pratica le teorie del Mercantilismo. Il suo ministro Jean Baptiste Colbert (1619-1683) cercò di aiutare lo sviluppo dell'industria francese mediante misure protezioniste. Ancora Colbert favorì l'espansione coloniale del suo Paese verso il Canada. Varò, inoltre, una codificazione (raccolta di norme giuridiche) in materia commerciale. All'accentramento accompagnò una dei poteri politica all'interno estera dello espansionistica, Stato Luigi contrassegnata XIV da numerose guerre in Europa per tutta la durata del periodo di regno. Questa politica portò certamente la Francia in una posizione di notevole importanza entro il quadro europeo; però, anche, finì con il lasciarla stanca e impoverita. Tra le guerre di Luigi XIV non può non citarsi almeno quella di Successione spagnola (tra il 1701 ed il 1714). Fu originata dall'incoronazione quale re di Spagna, nel 1701, del nipote del Re Sole, Filippo d'Angiò (1683-1746; come sovrano: Filippo V), a seguito della volontà in tal senso dell'ultimo dei sovrani degli Asburgo spagnoli, Carlo II (1661-1700). Era diffuso, infatti, il timore per l'eccessivo potere che avrebbero accumulato Francia e Spagna collegate per questa incoronazione. La guerra venne combattuta da Austria, Prussia, Olanda, Inghilterra, Ducato di Savoia e Portogallo contro Francia, Spagna e Baviera. Il conflitto si concluse con un accordo di compromesso, per il quale Filippo V rimaneva re di Spagna e rinunciava, però, ad ogni suo diritto sul trono di Francia. Rinunciava, inoltre, ai Paesi Bassi spagnoli, a favore dell'Austria, e ai possedimenti spagnoli in Italia, a favore dell'Austria (Milano, Napoli e la Sardegna) e a favore del Ducato di Savoia (la Sicilia). In seguito Filippo V riconquistò Sardegna (nel 1717) e Sicilia (nel 1718), ma le tenne per poco tempo. Infatti, sconfitto militarmente da Austria, Francia e Inghilterra, perdette entrambi i territori. Come conseguenza di uno scambio il Ducato di Savoia acquistò la Sardegna (divenendo Regno di Sardegna) e cedette, all'Austria, la Sicilia. In seguito al conflitto di Austria e Russia contro Francia, Spagna e Regno di Sardegna (guerra di successione polacca) per regolare la successione del re di Polonia Augusto II, morto nel 1733, si ebbero varie significative conseguenze. Il candidato di Francia, Spagna e Sardegna, Stanislao Leszczynski, non ebbe il trono polacco. Risultò re Augusto III, candidato di Austria e Russia. Con la pace di Vienna, che nel 1738 concluse questa guerra, inoltre, Napoli e la Sicilia andarono ai Borboni di Spagna, il Regno di Sardegna ebbe Novara. APPUNTI DI STORIA Prof. Frontini a.s. 2010-2011. 39- SVILUPPI DELLA FILOSOFIA E DELLA SCIENZA. SVILUPPO E CRITICA DEL MODELLO POLITICO ASSOLUTISTICO. EVOLUZIONE E FORME DELL'AFFERMAZIONE DELLA BORGHESIA. Nel quadro economico-politico dell'Europa del XVII secolo si è avuto, a partire da una situazione di crisi, lo sviluppo di un percorso di risanamento e di crescita dell'economia. Si è già considerato come, in generale, la progressiva affermazione del rinnovamento della vita economica sia legata specialmente all'opera di una classe sociale: la borghesia. Da un altro esistente punto tra scientifica, di vista sviluppo in si è pure culturale particolare indicato il (riflessione evidenza) e collegamento filosofica forme ed e evoluzione dell'attività produttiva e commerciale. Si è così potuto mettere in rilievo il legame esistente tra lo studio delle forze, l'invenzione di macchine e la produzione dei beni. Si è anche potuto mettere in rilievo il legame tra analisi della natura e analisi della società umana. In senso generale, anche ricordando quanto già visto, si possono tracciare alcune considerazioni di sintesi a proposito dell'evoluzione storica delle teorie filosofico-scientifiche della natura e dello Stato. Si è già trovato come uno dei problemi teorici importanti nati con la rivoluzione scientifica sia stato quello del fondamento da dare alla nuova scienza e alla sua espansione. Per fondare, dunque, in maniera adeguata il nuovo all'inizio, a l'importanza della metodo scientifico valorizzare, parte della sperimentale all'interno riflessione del si metodo teorica, pensò, stesso, arrivando al tentativo di ricavare dai principi generali tutte le catene delle conseguenze. Sono in questo senso le tesi dei pensatori razionalisti: Cartesio, Spinoza, Leibniz. Peraltro queste tesi finivano tutte per fissare la veridicità della scienza alla garanzia, in fondo estranea alla scienza, rappresentata dalla veridicità divina e, comunque, non erano prive di difficoltà interne. Si è già considerato il pensiero di Cartesio. Secondo Baruch Spinoza (1632-1677, filosofo olandese di origini ebraiche) Dio e Universo coincidono (la presenza di cose esterne a Dio ne limiterebbe l'infinita perfezione). Ancora, la Divinità, nella sua legge, è immutabile (per Spinoza il miracolo non è ammissibile perché capovolgimento della razionalità divina) e la sua immutabilità costituisce la base per la possibilità di una conoscenza umana. Il filosofo Wilhelm Leibniz (1646-1716) ritiene la realtà costituita da tanti centri di attività (di forza) e di pensiero. Tali centri sono, per lui, tante entità individuali non materiali, tante anime, dette monadi. Le monadi sono senza contatti le une con le altre. Ognuna di queste monadi conosce, dal suo punto di vista, tutto l’universo. Esistono infinite monadi e infiniti punti di vista. Solo in Dio, Monade suprema, sono presenti insieme tutti i punti di vista sull’universo. Ogni monade, con il suo punto di vista, è un prodotto, una emanazione, del pensiero di Dio. Nell'Inghilterra del XVII secolo, riflessione con scientifica il filosofo e filosofica John Locke spostò, (1632-1704), allora, la la propria attenzione verso l'analisi e la valorizzazione dell'esperienza, di ciò che ci viene dai sensi. In questo orizzonte Locke poté argomentare che non esistono idee innate (presenti fin dalla nascita) e che ogni idea umana si costruisce a partire dall'esperienza (cosiddetto Empirismo). Lo sviluppo del ruolo importante spettante alla borghesia nella vita intellettuale ed economico-sociale ha segnato l'intero corso del secolo XVII, sia per quel che riguarda l'organizzazione economica e politica di ogni singolo Stato sia per quel che riguarda le relazioni tra gli Stati. In tal proposito è, in primo luogo, da ricordare il significativo rilievo avuto dalla classe borghese, con le sue esigenze commerciali e produttive, nel contribuire alla rivolta dei Paesi Bassi contro la Spagna e alla formazione della Repubblica delle Province Unite. Uno Stato, questo, che, segnatamente in Olanda, la sua parte più rilevante per territorio e capacità nell'economia, ha avuto, nel secolo XVII, i caratteri di grande potenza marinara e commerciale. E', inoltre, da ribadire l'accordo fondamentale stretto di fatto in Francia tra una borghesia che non aveva ancora la forza di conquistare e mantenere il potere in mano propria ed un Assolutismo che aveva bisogno dell'iniziativa economica e della ricchezza borghese. Si deve sottolineare, invece, a questo punto, l'accompagnarsi della crescita della borghesia inglese con la crescita della potenza e della ricchezza dell'Inghilterra. Una crescita di potenza, si può aggiungere, che si è sviluppata con la dinastia Tudor e che ha trovato una sua prima, anche simbolica, manifestazione con lo scontro, regnando Elisabetta I, tra l'Inghilterra e la Spagna di Filippo II e con la distruzione, nel 1588, della flotta, l'Invincibile Armata, mandata dal re di Spagna per sconfiggere e invadere il Regno inglese. In Inghilterra il crescente peso economico della classe borghese ha condotto ad una netta differenziazione delle vicende sociali rispetto a quanto accaduto in Francia. Così, se in Francia la classe produttiva borghese ha potuto e dovuto appoggiarsi alla Monarchia assoluta, al contrario in Inghilterra la borghesia, più forte che in altri Stati, si è opposta alla sempre maggiore volontà assolutista della Monarchia. Da un altro punto di vista, tra le forze opposte all'Assolutismo inglese va pure ricordata la corrente religiosa puritana, contraria sia al dominio incondizionato del re sia alla Chiesa anglicana, con la sua gerarchia. L'aperta politica assolutista del re Carlo I Stuart (1600-1649), il suo disprezzo per il Parlamento, la sua repressione delle esigenze religiose puritane condusse l'Inghilterra ad una rivoluzione, nel 1642, che vide il Parlamento contrapporsi al re. Dopo varie battaglie tra le truppe fedeli al sovrano e l'esercito parlamentare, organizzato da Oliver Cromwell (1599-1658, militare e uomo politico puritano), il re fu sconfitto, giudicato colpevole di alto tradimento e decapitato. Si avviò un regime repubblicano energicamente guidato da Cromwell. Con Cromwell venne sciolta la Chiesa anglicana, furono represse ribellioni in Irlanda e Scozia, venne portata avanti una politica mercantilistica e di forte espansionismo commerciale, politico, militare. Dopo la morte dello statista si ebbe in Inghilterra il ritorno al potere della famiglia Stuart, nel 1660, con il figlio di Carlo I, Carlo II (1630-1685). Peraltro sia Carlo II sia il suo successore, il fratello Giacomo II (1633-1701), ripresero la politica assolutistica che già era stata di Carlo I. Giacomo II, inoltre, era inviso agli Inglesi perché convertitosi al Cattolicesimo. Nel 1688 il Parlamento depose Giacomo II e chiamò alla sua successione Maria II (1662-1694, figlia del re deposto) e suo Guglielmo d'Orange (1650-1702). marito, il principe protestante APPUNTI DI STORIA Prof. Frontini a.s. 2010-2011. 40- SITUAZIONE INGLESE E SVILUPPO CAPITALISTICO. RIVOLUZIONE INDUSTRIALE. L'analisi dello sviluppo economico e sociale inglese ha consentito di individuare vari fenomeni significativi. Si sono, tra l'altro, considerate varie condizioni, economiche e politiche, che hanno favorito l'affermazione della borghesia capitalistica, a partire dalla riforma religiosa di Enrico VIII. Non può non sottolinearsi ancora il ruolo avuto dalla classe borghese per la difesa dei propri interessi, contro l'Assolutismo. A questo proposito sono da esporre due osservazioni. Si può ricordare, in primo luogo, da un punto di vista teorico, la posizione di John Locke. Si è già visto come l'opera filosofica di Locke faccia dell'esperienza il momento fondamentale dello sviluppo stesso della persona e della possibilità della conoscenza umana (non esistono idee già presenti alla nascita dell'uomo; ogni idea nasce dall'esperienza). Strettamente collegata a questo tipo di concezione del mondo e alla natura sociale dell'esperienza (l'esperienza, infatti, generalmente si sviluppa a partire dal contatto con gli altri esseri umani) si trova in Locke una visione politica basata sulla libertà dell'uomo. Così, contro i concetti dell'Assolutismo, il filosofo teorizza la divisione dei poteri statali, da affidare a vari organi dello soggettivo di Stato. Così, proprietà ancora, (fondamento Locke valorizza giuridico della il diritto ricchezza e dell'attività economica della borghesia). Si può inoltre ricordare, in secondo luogo, la vicenda politica degli scoppi rivoluzionari inglesi, nel corso del XVII secolo. In particolare, è da soffermarsi sulla Rivoluzione del 1688, nota come "Rivoluzione gloriosa", nella quale, come visto, venne dato il potere monarchico al principe Guglielmo d'Orange e alla moglie Maria II. Con questa rivoluzione l'Assolutismo politica inglese. Si venne avviò definitivamente l'esperienza di sconfitto una Monarchia parlamentare (con limitazione del potere monarchico), i cui principi, contenuti in un Bill of Rights (Dichiarazione dei Diritti) del 1689, prevedevano garanzie di libertà e di efficacia di funzionamento per un Parlamento preso come rappresentante della Nazione. In questo modo, tra l'altro, sì riconobbe il crescente peso politico conquistato dalla borghesia. Si è già visto, a proposito delle origini del capitalismo nell'Inghilterra del secolo XVI, come il percorso di arricchimento dei primi capitalisti sia passato anche attraverso la recinzione di campi già organizzati e utilizzati secondo un precedente modello (pure caratterizzato dall'uso comune). In questo orizzonte, di fronte ad una situazione nella quale, tra l’altro, ogni proprietario aveva i propri campi divisi in tante strisce separate l’una dall’altra da altri terreni in proprietà altrui, la privazione dei contadini poveri dei loro diritti e delle loro concessioni si accompagnava ad un orientamento di conversione delle strisce di ogni proprietario in un solo appezzamento di terreno (mediante acquisto o permuta di strisce contigue). La politica delle "enclosures" (recinzioni) ha trovato una notevole espansione nell'Inghilterra del secolo XVIII. In questo secolo XVIII tale politica si è accompagnata ad una razionalizzazione delle attività agricole finalizzata ad una maggiore produttività delle terre. Ciò anche in conseguenza dell'aumento demografico dell'epoca. Così si può richiamare, nel XVIII secolo, il crescente uso di un sistema di rotazione periodica delle coltivazioni sui terreni finalizzato a consentire tanto la coltivazione dei cereali quanto l'allevamento del bestiame. Un sistema che, attraverso l'utilizzazione di determinati tipi di piante, aumentava la fertilità della terra. Si è, inoltre, avuta la diffusione di più perfezionati attrezzi agricoli (seminatrice per il grano, nuovi tipi di aratro). Lo sviluppo delle recinzioni accompagnato dall'innovazione deí sistemi di coltivazione ha accentuato, nel XVIII secolo, un percorso storico, iniziato nel XVI secolo, caratterizzato da due aspetti, collegati fra loro: da una parte, la crescente potenza (economica e politica) della borghesia; da un'altra parte, l'aumento della povertà e del numero delle persone povere, causato dallo sconvolgimento e dalla dissoluzione economico-sociale sempre quale si più era veloci della mantenuta sino vecchia al secolo struttura XVI. In particolare, si possono rammentare i contadini privati di quanto tradizionalmente concesso e i piccoli proprietari costretti a cedere i loro campi ai proprietari più ricchi. l'altro, create le condizioni sociali In tal modo si sono, tra della subordinazione alla borghesia produttiva emergente di masse di lavoratori povere e senza possibilità autonome di lavoro. Il discorso fatto finora va a toccare anche il mondo della produzione non agricola. Sempre più, nel corso del periodo storico in esame, sono state contestate e messe in crisi le vecchie Corporazioni, ossia la vecchia organizzazione produttiva cittadina. Il superamento di questa organizzazione corporativa e delle sue regole doveva portare anche al peggioramento delle condizioni economiche e sociali dei lavoratori. Si ricordano, a tal proposito, le manifatture (edifici destinati alla produzione ospitanti numerosi lavoratori impiegati alle dipendenze del capitalista). Va sottolineato come le varie forme della riflessione e del progresso filosofico-scientifico-tecnologico abbiano coinvolto su scala sempre più vasta il mondo della produzione, dando il via al fenomeno complesso di rinnovamento produttivo e sociale definito Rivoluzione industriale. APPUNTI DI STORIA Prof. Frontini a.s. 2010-2011. 41- RICERCA FILOSOFICO-SCIENTIFICA, RIVOLUZIONE INDUSTRIALE E CAPITALISMO IN INGHILTERRA. La considerazione della situazione economico-politica dell'Europa del secolo XVII ha consentito di vedere un panorama differenziato. All'interno di questo panorama si è anche visto il diverso (maggiore o minore) ruolo acquistato dalla borghesia nei vari Stati europei. Si è, inoltre, in particolare, osservato, nei secoli XVII e XVIII, il rilevante peso Inghilterra e politico l'avanzato acquistato sviluppo dalla classe capitalistico borghese inglese. A in tale ultimo proposito si può mettere in rilievo, oltre alla crescente importanza economica borghese, la formazione di un numero sempre più grande di lavoratori disoccupati (già impiegati nei campi, o artigiani). Questi lavoratori, per sopravvivere, non potevano fare diversamente dal porsi alle dipendenze della ricca borghesia e vendere la forza lavoro di cui disponevano ai capitalisti, che la impiegavano nella produzione. Nello svolgimento di questa vicenda storica ebbe rilievo sostanziale il fenomeno noto come Rivoluzione industriale, ossia l'introduzione delle macchine e, più in generale, delle scoperte scientifiche nel processo di produzione dei beni. Questa introduzione diede una notevole accelerazione e una notevole intensificazione all'attività all'utilizzazione di nuove economica. forme di Spinse, energia, tra oltre l'altro, a quelle, tradizionalmente note, derivanti dall'attività fisica degli uomini e degli animali. Generalmente è riconosciuto l'importante significato di svolta dell'uso della macchina a vapore, brevettata da James Watt (1736-1819), per successivamente, il come pompaggio macchina dell'acqua motrice in un nelle miniere cotonificio. e, Vanno, inoltre, ricordate altre invenzioni: il filatoio meccanico di Richard Arkwright (1732-1792), del 1769; il telaio meccanico di Edmund Cartwright (1743-1823), del 1785. Queste ed altre invenzioni finirono con il rinnovare completamente la produzione tessile. E' ancora da aggiungere come, in generale, la crescente richiesta e la crescente diffusione di nuovi macchinari si siano anche combinate con miglioramenti della metallurgia. L'innovazione scientifico-tecnologica ha pure apportato necessarie modifiche nel luogo di lavoro. Così, dalla manifattura, dove i singoli lavoratori potevano attendere alla propria opera affiancati ma conservando una certa misura di autonomia, si è passati ad un sistema di fabbrica nel quale, tendenzialmente, il macchinario diviene centro e fattore portante dell'intera produzione. Nel secolo XIX, anche rievocando le origini del Capitalismo, Karl Marx poteva parlare del lavoratore come di appendice e di organo delle macchine. Con questa Rivoluzione industriale il modo di produzione capitalista conferma e approfondisce i suoi caratteri principali, quali si erano venuti delineando già alle origini nel XVI secolo. Si possono evidenziare: l'aumento di importanza (economica, sociale, politica) della borghesia imprenditrice; la subordinazione del lavoratore (sottopagato e sottoposto a orari pesantissimi) al sistema produttivo e all'imprenditore capitalista; la finalizzazione della produzione alla vendita sul mercato (quanto più vasto possibile) allo scopo fondamentale del guadagno dell'imprenditore. Sotto altro profilo, la considerazione dell'utilizzazione della scienza nell'industria inglese del XVIII secolo fa anche richiamare, per vari aspetti, la filosofia dell'Empirismo. APPUNTI DI STORIA Prof. Frontini a.s. 2010-2011. 42- SVILUPPI DELL'ILLUMINISMO. Si è potuto vedere come nell'Europa dei secoli XVII e XVIII l'economia più sviluppata sia stata quella inglese. Si è pure visto come questo sviluppo economico inglese si sia accompagnato a notevoli conseguenze sia politiche sia scientifico-filosofiche. In generale può dirsi come, pertanto, l'Inghilterra sia diventata modello di riferimento per le esigenze e le richieste politico-sociali delle borghesie europee; soprattutto, va detto, per la borghesia francese. Si deve infatti sottolineare come nella Francia dei secoli XVII e XVIII si sia avuto un doppio fenomeno: crescita del ruolo economico della borghesia produttiva e, dall'epoca di Luigi XIV, ruolo non più positivo ma negativo della Monarchia assoluta per lo sviluppo dell'economia (tra l'altro, a causa, per esempio, della persecuzione religiosa contro gli ugonotti). Quale espressione progresso intellettuale culturale e politico della della ricerca di società e libertà della e di borghesia francesi si trova, nel XVIII secolo, l’Illuminismo. Il nome stesso di questo movimento di pensiero e di trasformazione sociale indica l’elemento essenziale del suo programma: dare lume, portare la luce della Ragione, ossia della razionalità umana, fino a disperdere le tenebre dell'ignoranza, della superstizione, dell'oppressione politica e a realizzare una società più giusta e più ricca. Nel discorso più vasto portato avanti da questo movimento prendono forza, pertanto, contro uguaglianza, l'Assolutismo, fratellanza. Di le fronte idee generali alla di libertà, Controriforma, con l'intolleranza della sua politica, e al collegamento tra Chiesa e Stato assoluto l'Illuminismo critica radicalmente le deviazioni superstiziose della fede. Quadro complessivo del pensiero illuminista si ha in una grande realizzazione editoriale, uscita, tra molti contrasti con la censura, dal 1751 al 1772: l'Enciclopedia, o Dizionario ragionato di scienze, arti e mestieri, diretto dal filosofo Denis Diderot (1713-1784) e dallo scienziato Jean Baptiste Le Rond d'Alembert (1717-1783). In quest'opera, alla quale collaborarono i migliori rappresentanti dell'Illuminismo, viene compiutamente sviluppata una concezione del mondo e della cultura che trova la propria base nelle esigenze produttive, scientifiche e organizzative della società. Gli studiosi della storia e della storia della filosofia hanno sottolineato la fondamentale importanza, nella Francia del XVIII secolo, di questo raccordo tra sapere, produzione e vita politica. APPUNTI DI STORIA Prof. Frontini a.s. 2010-2011. 43- ALTRE TEMATICHE E ALTRI SVILUPPI DELL'ILLUMINISMO. DISPOTISMO ILLUMINATO. Si è già considerato il collegamento che unisce progresso economico, organizzazione politica e sviluppo culturale. Così, tra l'altro, si è visto il rapporto esistente fra vicende economico-politiche inglesi, da un lato, ed evoluzione filosofica e scientifica. Ancora, analogamente, si può considerare come, nel quadro delle condizioni dell'Assolutismo in Francia, il pensiero illuminista francese trovasse nella situazione politica e nel pensiero dell'Inghilterra propri importanti aggiunta la precedenti considerazione e punti di riferimento. dell'approfondimento e Va, dello anzi, sviluppo autonomo, da parte dell'Illuminismo, di riflessioni e di esigenze della storia inglese. A proposito di quanto appena detto appare significativo richiamare l'evoluzione della riflessione sulla divisione dei poteri (che sono, come visto: legislativo, esecutivo, giudiziario). La concezione che sta all'origine di ogni teoria di divisione dei poteri statali rappresenta il superamento dello Stato assoluto e caratterizza il tipo di Stato definito Stato costituzionale. E' significativo che la teorizzazione della divisione dei poteri statali si ritrovi, come già visto, nell'opera del pensatore inglese John Locke. E' importante sottolineare come quest'opera di riflessione sia stata proseguita con il pensiero del francese Charles Louis de Secondat barone di Montesquieu (1689-1755), con un famoso scritto, pubblicato nel 1748: Lo spirito delle leggi; è da sottolineare ancora come, anzi, nello scritto del filosofo francese, venga messo in luce, rispetto al pensiero di Locke, il potere giudiziario. Nell'ambito importanza dei e pensatori notevolissima dell'Illuminismo influenza ha avuto notevolissima Francois Marie Arouet detto Voltaire (1694-1778). In Voltaire, con la sua ricchissima produzione letteraria, si sviluppano e si evidenziano molte tematiche significative del movimento illuminista. Così si può trovare, tra l'altro, il tema dell'attenzione e dell'ammirazione per la libertà politica e per la civiltà inglese, con la sua scienza e la sua filosofia (Newton e Locke). Un'ammirazione che rinforza il Voltaire nella sua condanna decisa dell'Assolutismo francese. E' da ricordare, per tale proposito, come le Lettere filosofiche, con le quali questo autore cominciò il suo lavoro di diffusione e di elogio della politica e della scienza inglesi, in Francia vennero condannate e bruciate su un rogo. Nonostante questo Voltaire fu pensatore per molti aspetti moderato, in sostanza pronto ad appoggiarsi pure alla Monarchia per vedere realizzate le proprie idee filosofiche e civili di libertà e progresso. Fu, invece, pensatore più radicale Jean Jacques Rousseau (1712-1778). Nell'opera di Rousseau si intrecciano, tra gli altri, due problemi: il rapporto del singolo uomo, dell'individuo, con la società e la presenza, all'interno stesso del percorso della civilizzazione umana, di cause di disuguaglianza e di sopraffazione dell'uomo sull'uomo. In uno scritto del 1762, il Contratto sociale, il filosofo traccia i caratteri di uno Stato che ha come essenza la protezione e lo sviluppo di ogni cittadino e in cui, pertanto, generale ognuno (ossia alla obbedisca legge) e contemporaneamente alla propria alla volontà singola volontà indirizzata al proprio vantaggio. Si può sottolineare, in questa concezione del Rousseau, una decisa affermazione della sovranità popolare. Nell'ampio sviluppo dell'Illuminismo francese le tesi dell'empirismo di Locke sono riprese e innovate in Diderot e nel sensismo di Etienne Bonnot de Condillac (1715-1780). Condillac, in particolare, riporta ai cinque sensi esterni tutte le capacità della psiche umana. Non va inoltre dimenticata, nel pensiero illuminista, la presenza di linee di ricerca ispirate al materialismo. Linee di ricerca che traggono le proprie origini anche dal meccanicismo cartesiano. Sono significativi esempi del materialismo francese le opere di Julien Offroy de La Mettrie (1709-1751) e di Paul Henry Dietrich d'Holbach (1723-1789), autore di un famoso Sistema della natura. L'Illuminismo si diffuse anche in altri Paesi. A questo proposito va fatto almeno un cenno all'Italia. Dal punto di vista delle tematiche sociali e dell'azione dello Stato non può non ricordarsi l'opera intellettuale di riforma della legislazione penale (contro la tortura e contro la pena di morte) portata avanti da Pietro Verri (1728-1797) e da Cesare Beccarla (1738-1794), autore, quest'ultimo, di un libro rapidamente diffusosi in Europa: Dei delitti e delle pene. Le esigenze di rinnovamento e di riorganizzazione sociale teorizzate e difese dagli dall'Assolutismo illuministi francese se furono ebbero, ostacolate peraltro, un e combattute certo grado di accoglienza presso altre Monarchie assolute. Questo fenomeno è pure noto con il nome di Dispotismo, o di Assolutismo, illuminato. Questo parziale accoglimento rinnovamento proprie riorganizzazione nacque dall'incontro dell'Illuminismo politica ed e economica tra le che le esigenze necessità il Monarca di di una assoluto avvertiva indispensabile per il mantenimento e l'accrescimento del suo potere. Tra i casi si può ricordare l'Austria dell'imperatrice Maria Teresa (1717-1780) e dell'imperatore Giuseppe II (1741-1790), dove, fra l'altro, venne rimodernata la Pubblica Amministrazione e, con Giuseppe Il, venne portata avanti una politica più tollerante per i non cattolici e di maggior controllo sulla Chiesa cattolica. Figura estremamente significativa nel quadro del Dispotismo illuminato è considerata quella del re di Prussia Federico II il Grande (1712-1786). Frequentatore di vari illuministi (tra cui Voltaire, che pensò di trovare in lui il realizzatore delle sue idee), Federico II si considerò come “il primo servitore dello Stato". Tra l'altro incentivò l'istruzione e, nel campo giuridico, abolì la tortura. APPUNTI DI STORIA Prof. Frontini a.s. 2010-2011. 44- SITUAZIONE EUROPEA TRA XVII E XVIII SECOLO. SITUAZIONE RUSSA. CRESCITA ECONOMICA, SVILUPPO DELLE COMPAGNIE COMMERCIALI E POLITICA COLONIALE. GUERRA DEI SETTE ANNI. RIVOLUZIONE AMERICANA. Uno sguardo complessivo sulla situazione europea tra XVII e XVIII secolo ha consentito di vedere zone di arretratezza e zone di maggior sviluppo economico e sociale. Fissando l'attenzione sull'Europa orientale può ora rilevarsi anche l'inizio di un percorso storico di affermazione politica della Russia, con il sovrano (zar) Pietro I il Grande (16721725). In effetti questo sovrano avviò una forte politica di modernizzazione dello Stato russo, già arretrato e senza importanza, basandola sull'imitazione dell'Europa occidentale e delle sue competenze tecnico-scientifiche. Nel XVII secolo, con la crescita economica di vari Stati europei (Olanda, Inghilterra, Francia) si sono avuti vari fenomeni importanti. A questo proposito si possono ancora ricordare le teorie del Mercantilismo e, quindi, il protezionismo. Si è pure messo in rilievo il coloniale. peso acquistato, Un'espansione in questo coloniale contesto, che, come dall'espansione già individuato, favorisce lo sbocco commerciale dei beni e che, inoltre, favorisce la fornitura delle materie prime necessarie alla produzione. A questo punto va sottolineata subito la crescita dell'importanza dell'espansione coloniale in collegamento con l'avanzante meccanizzazione dell'industria (e, quindi, tra l'altro, con l'aumento delle materie da lavorare e dei prodotti finiti da vendere). L'espansione coloniale si lega strettamente all'esplorazione geografica. Si possono così citare le esplorazioni in Oceania del navigatore olandese Abel Tasman (1603-1659) e del navigatore inglese James Cook (1728-1779). Nel considerato contesto dell'evoluzione economica dei secoli XVII e XVIII l'espansione coloniale è anche realizzata attraverso lo strumento, sempre più significativo, delle Compagnie commerciali privilegiate, associazioni di mercanti, favorite dallo Stato con il riconoscimento di commercianti di particolarmente vari vantaggi, affrontare rischiose e nate insieme troppo dalla necessità imprese costose per di i dei commercio capitali di un singolo imprenditore. Tra le varie Compagnie commerciali che nascono così si possono ricordare le olandesi Compagnia delle Indie Orientali e Compagnia delle Indie Occidentali e l'inglese Compagnia delle Indie Orientali. La prima, fondata nel 1602, si spinse a colonizzare territori in Asia e Oceania (estendendosi da Ceylon e dalle coste della Regione Indiana sino alle coste dell'Australia); la seconda, attiva dal 1617, arrivò a toccare il Brasile e l'America del Nord, dove, nel 1624, gli Olandesi fondarono Nuova Amsterdam (poi New York, dopo la conquista inglese del 1674). E' almeno da ricordare ancora la Compagnia delle Indie Orientali inglese, risalente al 1600, che, con il XVIII secolo, procedette alla conquista dell'India. E' anche da sottolineare come all'origine del processo di colonizzazione vi siano pure state fughe di massa per sfuggire a persecuzioni religiose. E' il caso dei cosiddetti Padri pellegrini, un gruppo di Puritani che dovette fuggire dall'Inghilterra e fondò, in America del Nord, nel 1620, la colonia di Plymouth, successivamente assorbita in quella del Massachusetts. Va ricordato, inoltre, come America del Nord e Regione Indiana costituissero zone di espansione coloniale sia dell'Inghilterra sia della Francia. La rivalità tra queste due Potenze sfociò nella Guerra dei Sette alleate, anni (1756-1763), combatterono contro nella quale Francia, Inghilterra Austria, e Prussia, Svezia, Spagna (intervenuta nel 1761) e, fino al 1762, Russia. Nel 1762 la Russia cambiò fronte e si alleò con la Prussia. La guerra si concluse con il Trattato di Parigi. L'Inghilterra, vittoriosa, francesi nell'America settentrionale (Canada). ebbe territori Sul finire del XVIII secolo l'Inghilterra possedeva inoltre, nell'America del Nord, sulle coste dell'Oceano Atlantico, 13 colonie: Massachusetts, Connecticut, Rhode Island, New Hampshire, New York, New Jersey, Delaware, Pennsylvania, Virginia, Maryland, Carolina del Nord, Carolina del Sud, Georgia. In queste colonie la ricchezza era molto sviluppata. In particolare nelle colonie settentrionali (Nuova Inghilterra) si andava affermando l'artigianato e l'industria (cantieri navali). La politica coloniale inglese, basata sullo sfruttamento delle materie prime e sull'utilizzazione delle colonie come sbocchi di mercato forzati per i beni prodotti in netto contrasto con le esigenze, Inghilterra, economiche ed si poneva ideali, in deicoloni americani. In seguito alle proteste americane e a scontri con gli Inglesi ebbe inizio la guerra di Indipendenza (1775-1783). Il 4 luglio 1776 venne approvata, dai rappresentanti delle colonie, una Dichiarazione di Indipendenza, ricca di principi illuministi, redatta da Thomas Jefferson (1743-1826). Con l'appoggio della 1779, Francia, dal 1778, e l'esercito americano, condotto della dal Spagna, generale dal George Washington (1732-1799), poté sconfiggere l'Inghilterra. L'indipendenza delle 13 colonie venne riconosciuta dagli Inglesi con il trattato di Parigi, nel 1783. Nacquero così gli Stati Uniti d'America. APPUNTI DI STORIA Prof. Frontini a.s. 2010-2011. 45- ORIGINE E SVILUPPI DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE. La situazione della Francia nella seconda metà del XVIII secolo era caratterizzata da vari, e gravi, motivi di crisi. In generale si può subito richiamare il sempre crescente scollamento tra la Monarchia francese e le esigenze economico-sociali di innovazione e di libertà portate avanti dalla borghesia, e, sul piano culturale, dall'Illuminismo. In particolare è da sottolineare, nella Francia di questo periodo, la gravissima situazione di dissesto finanziario (le spese statali erano superiori alle entrate). Importante causa di questa situazione di dissesto era il privilegio accordato al clero e alla nobiltà di non pagare le tasse. Per quanto riguarda le spese sono da rammentare quelle per la guerra contro l'Inghilterra in occasione dell'Indipendenza americana. Pur non essendo di per sé determinanti ai fini del dissesto francese erano, tuttavia, molto alte e significative le spese sostenute per il lusso della Corte. Esse, inoltre, apparivano odiose di fronte alla povertà del popolo. A quanto detto sul dissesto va ancora aggiunto richiamo al cattivo raccolto di grano del 1788 e alle conseguenze negative che ne ebbe il popolo francese. La Francia di questo periodo era anche caratterizzata dal tentativo dell’aristocrazia di riprendere un certo peso politico a scapito della Monarchia assoluta. Di fronte al tentativo del re Luigi XVI (1754-1793) di estendere l'obbligo fiscale ai due gruppi sociali privilegiati di clero e nobiltà, la nobiltà si oppose sostenendo la necessità di convocare gli Stati Generali, ossia l'assemblea generale del Regno di Francia, per l'approvazione di tale innovazione. Questa assemblea era composta da membri dei tre gruppi, o Stati, nei quali era divisa tradizionalmente la società: clero (Primo Stato); nobiltà (Secondo Stato); popolo, nel quale era compresa anche la borghesia (Terzo Stato). Va detto che ogni gruppo sociale disponeva di un solo voto. Pertanto l'accordo tra clero e nobiltà consentiva facilmente di superare l'opposizione e di trascurare le esigenze del popolo. Gli Stati Generali vennero riuniti nel 1789, a Versailles. Però il tentativo delle della nobiltà difficoltà di recuperare finanziarie della potere Monarchia anche approfittando assoluta trovò un ostacolo insormontabile nel popolo e nella significativa importanza economico-sociale della borghesia. Così i rappresentanti del Terzo Stato, di fronte al sistema di votazione (un voto per ogni gruppo), si riunirono da soli, dando alla loro riunione il nome di Assemblea nazionale. Il 20 giugno 1789 essi giurarono di rimanere insieme fino all'esaurimento del compito di dare una Costituzione alla Francia (giuramento della pallacorda, dal nome della sala in cui venne prestato). I rappresentanti degli altri due gruppi successivamente li raggiunsero nella nuova Assemblea (che, dal 9 luglio 1789, prese il nome di Assemblea nazionale costituente). Peraltro il re, in questa situazione, fece affluire truppe a Versailles, con l'evidente intenzione di bloccare militarmente il rinnovamento politico della Francia. Davanti al comportamento complessivo del re, il popolo di Parigi, il 14 luglio 1789, diede l'assalto alla fortezza-prigione della Bastiglia, simbolo dell'Assolutismo. Con questa data del 14 luglio 1789 viene fatta tradizionalmente iniziare la Rivoluzione Francese. Venne istituito un corpo armato rivoluzionario (la Guardia nazionale). Dopo la presa della Bastiglia scoppiarono rivolte anche in altre città della francese, rivoluzione Francia. con assalti contro Scoppiarono ai rivolte castelli l’Assolutismo della finiva anche nella nobiltà anche con campagna feudale. La l’attaccare direttamente il sistema feudale, strettamente legato al primo per motivi ideali (comune considerazione dell’importanza dei tradizionali valori nobiliari) e politici. Con una legge del 4 agosto 1789 venne abolito il sistema giuridico feudale. Poco dopo, il 26 agosto, fu approvata dall'Assemblea la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino, un testo nel quale venivano fissati i cardini del pensiero politico di questa prima fase rivoluzionaria: sovranità popolare; difesa della libertà e dell'uguaglianza; difesa e valorizzazione del diritto soggettivo di proprietà. Va rilevato come sia implicito nel concetto di sovranità popolare pure quello di autodeterminazione dei popoli, a prescindere dalla volontà dei governanti. La necessità di dei che fattori risanare spinse la grave situazione economica fu uno l'Assemblea ad espropriare i beni ecclesiastici. Le conseguenze di questa politica furono varie. Così, per un aspetto, la successiva vendita di questi beni cementò attorno alla rivoluzione gli acquirenti, borghesi delle città o ricchi agricoltori. Per un altro aspetto, il potere francese si dovette far carico dei sacerdoti, che divennero suoi stipendiati. Anche attraverso questo sistema si avviò un controllo statale sui religiosi, che dovevano giurare fedeltà allo Stato francese (come disposto con le norme della Costituzione civile del clero). Il papa, Pio VI (1717-1799), condannò questo sistema. Con il 1791 l'Assemblea costituente, conclusi i lavori, presentò una Costituzione che dava alla Francia il carattere di una Monarchia costituzionale, con poteri del re limitati. In questo sistema il potere legislativo spettava ad un'Assemblea elettiva, il potere esecutivo al monarca. In campo legislativo il monarca aveva, inoltre, un diritto di veto contro le leggi che non approvava, tranne quelle di bilancio. Peraltro Luigi XVI fu sempre contrario a questo disegno politico moderato, volendo costantemente un puro e semplice ritorno all'Assolutismo. Sia il re che la famiglia reale tennero sempre i contatti con le Monarchie assolute degli altri Paesi e cercarono il loro intervento armato contro la Francia rivoluzionaria. Nel giugno 1791 il re e la sua famiglia tentarono anche, senza successo, di uscire dallo Stato, evidentemente per rientrare alla testa di truppe fedeli e riprendere il potere. Con la conclusione dei lavori dell’Assemblea costituente, nel 1791 venne eletta un’Assemblea legislativa. Le elezioni si svolsero con suffragio censitario (il voto ai più ricchi). Tra i principali partiti dello schieramento politico ricordano: Foglianti (favorevoli alla Monarchia francese si costituzionale), Girondini (espressione della borghesia), Giacobini (sempre più volti a sinistra) e Cordiglieri (su posizioni radicali e di sinistra). Di fronte alla minaccia proveniente dagli Stati assoluti e dagli elementi controrivoluzionari interni nonché di fronte alla crisi economica che rimaneva grave e faceva crescere il malcontento dei cittadini poveri, i partiti della nuova Assemblea legislativa, a cominciare dal partito dei Girondini, diedero inizio, nel 1792, ad una guerra che contrappose Austria, Prussia, Regno di Sardegna alla Francia rivoluzionaria. Successivamente, nel 1793, le ostilità si allargarono, coinvolgendo anche Olanda, Inghilterra, Spagna e altri Stati italiani (Granducato di Toscana, Stato della Chiesa, Regno di Napoli). La linea di condotta aggressiva della Francia aveva, in politica estera, due motivi fondamentali. Uno era quello di favorire la spinta rivoluzionaria in Europa (anche allo scopo di trattare con Stati ideologicamente vicini). L’altro motivo, intrecciato al primo consisteva nella ricerca della supremazia politico-economica della Francia in campo internazionale. Le iniziali sconfitte francesi aggravarono i problemi e avviarono una fase rivoluzionaria più radicale, nella quale si combinavano insieme un'estrema violenza contro tutti coloro che venissero considerati nemici della Francia e lo sviluppo di una più accentuata sensibilità democratica. Così, nell'agosto 1792 il re e la sua famiglia vennero arrestati e, nello stesso 1792, venne eletta, a suffragio universale maschile, una Convenzione Nazionale, che dichiarò decaduta la Monarchia e proclamò la Repubblica. Di fronte alle difficoltà della guerra, ad una insurrezione controrivoluzionaria scoppiata in Vandea, alla crisi economica, nel 1793 un Comitato di salute pubblica, guidato da Maximilien de Robespierre (1758-1794), uomo politico del partito dei Giacobini e principale ispiratore di questa fase della storia francese, portò avanti una politica di terrore contro aristocratici e persone comunque accusate di cospirare ai danni della Repubblica. Furono eseguite numerosissime condanne a morte (per decapitazione, con uno strumento, la ghigliottina, da poco inventato). Vennero giustiziati anche Luigi XVI e sua moglie Maria Antonietta d'Austria. Per una legge del settembre 1793, la Legge sui sospetti, bastavano semplici indizi per emettere una condanna a morte. Peraltro con la Convenzione Nazionale si ebbe una Costituzione, la Costituzione del 1793 (destinata, tuttavia, nelle intenzioni del legislatore, ad entrare in vigore solo dopo la guerra allora in corso), molto più avanzata e aperta alle esigenze sociali rispetto a quelle del 1791. La Convenzione, inoltre, emanò provvedimenti legislativi in tema di istruzione elementare obbligatoria e gratuita e di abolizione della schiavitù. Le stesse vicende rivoluzionarie, con il ruolo rilevante che, in molti momenti, come nel 1793, dovevano assumere le forze popolari più accese (i cosiddetti sanculotti), spingevano naturalmente a provvedimenti quale quello di limitazione (calmiere) del prezzo del grano nel 1793, in una politica volta, in generale, all’intervento dello Stato nella vita economica. Un intervento, questo, che, di principio, non rientrava negli interessi e nella concezione dell’economia della classe borghese. L'insostenibilità nel lungo periodo dell'estrema tensione rivoluzionaria del 1793, le prime vittorie delle armate francesi (che fecero venir meno la sensazione della patria in pericolo), il riaffacciarsi degli interessi della borghesia aprirono la strada, nel 1794, all'arresto e alla condanna a morte di Robespierre. La Convenzione venne sciolta. Dopo la caduta di Robespierre forze della borghesia moderata diedero vita e sostegno ad un nuovo governo repubblicano denominato Direttorio. Fu un regime caratterizzato dall'instabilità, minacciato da colpi di mano monarchici e di sinistra. A quest'ultimo proposito va ricordata la cosiddetta Congiura degli Eguali organizzata da Francois Babeuf detto Gracchus (1760-1797) e da Filippo Buonarroti (1761-1831),ispirata a ideali comunisti, scoperta nel 1796. APPUNTI DI STORIA Prof. Frontini a.s. 2010-2011. 46- NAPOLEONE BONAPARTE. Si è già delineato il percorso storico della Rivoluzione Francese. In particolare si è pure visto il momento del Direttorio, con la sua instabilità. Con le vicende finali della Rivoluzione si intrecciano gli inizi della carriera di un giovane generale di origini corse: Napoleone Bonaparte (1769-1821). Fu, dunque, il generale Bonaparte che, nel 1795, aiutò il Direttorio a reprimere una congiura realista. Nel 1796 venne così affidato a Napoleone il comando di un'armata in uno dei fronti della guerra rivoluzionaria: l'Italia settentrionale. Con una serie di vittorie (straordinarie per rapidità e capacità strategiche) Napoleone sconfisse truppe austriache e del Regno di Sardegna. Organizzò, così, nell'Italia settentrionale, dapprima la Repubblica Cispadana e, poi, la Repubblica Cisalpina, che comprendeva anche il territorio della prima. Poté trattare autonomamente con l'Austria la pace di Campoformio, senza interventi del Direttorio. Successivamente Bonaparte andò in Egitto, allo scopo di danneggiare le comunicazioni dell'Inghilterra con il dominio coloniale che questa aveva in India. Peraltro la flotta francese fu sconfitta e si isolò, in tal modo, il corpo di spedizione napoleonico. Nel 1799, Napoleone, tornato in Francia, diresse un colpo di stato contro il Direttorio. Lo sostituì con la forma istituzionale del Consolato. Lui stesso divenne Primo Console. Mosso dall'ambizione personale e dalla spinta che gli veniva dalla borghesia produttiva francese impegnata nella lotta per il dominio economico in Europa e contro l'industria inglese, Napoleone divenne Primo Console a vita, e Presidente della Repubblica Italiana (formata nell'Italia settentrionale) nel 1802 e, successivamente, Imperatore dei francesi, nel 1804, e Re d'Italia, nel 1805. Bonaparte sconfisse varie volte Austria, Prussia, Russia. Nel tentativo di vincere la potenza politica ed economica dell'Inghilterra organizzò un blocco continentale delle merci inglesi. La necessità di garantire questo blocco fu tra le cause che spinsero Napoleone ad una continua serie di guerre e di conquiste. Così, nel 1808, l'Imperatore si impadronì della Spagna, dove, peraltro, doveva trovare una forte resistenza popolare. Nel 1812, Napoleone invase la Russia. Egli giunse sino a Mosca, senza aver potuto distruggere completamente le forze russe. La ritirata dalla Russia dell'esercito napoleonico fu terribile, tormentata dal freddo e dalla guerriglia. Con questa ritirata le forze francesi cominciarono a decadere, a non poter essere più all'altezza di fronteggiare l'ostilità dell'Europa. Così, nel 1813, Austria, Prussia e Russia, alleate, batterono l'Imperatore nella battaglia di Lipsia. Napoleone, sconfitto, venne mandato in esilio nell'isola d'Elba. Quando già si era aperto un congresso, a Vienna, per ridisegnare i confini 1815, dell'Europa tornò in dopo Francia. la tempesta Venne però napoleonica, Napoleone, definitivamente nel sconfitto a Waterloo, il 18 giugno 1815. Concluse la sua vita in esilio nell'isola di Sant'Elena, il 5 maggio 1821.