testo Marotta

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DOPPIA NATURA
Gianluca Marziani
L’occhio di Gino Marotta è turbolenza continua, radar emotivo e psicanalitico che sonda le placche
di connessione tra natura e metropoli. La sua sperimentazione sui materiali richiama le origini da
cui tutto nasce, la crescita sedimentata delle forme durevoli, l’impatto resistente della natura
silenziosa ma vigile. Al contempo, evoca lo sviluppo tecnologico attraverso lavorazioni dettagliate,
colori iperreali, superfici sintetiche. E’ come se le sue sagome siano l’ombra solida che raccorda la
natura al suo artificio urbano. Una placca di connessione che scivola tra il proprio essere e la
continua apparenza, tra il pesante e il leggero, la materia e il suo spirito profondo.
Cultura dello sguardo inquieto… l’essenza tuonante di Gino Marotta risponde ad un feroce istinto
generazionale, frutto di attitudini innate e ispirazioni speciali, rigore interiore ed esplosione
catartica. La mia memoria riepiloga quel lungo percorso nella cultura del materiale inquieto, i
dialoghi eclettici con la sperimentazione che catapulta il singolo materiale dentro la vibrazione di
una forma inaspettata e plausibile, dentro una simulazione plastica che è specchio evocativo e
sintetico dell’esperienza reale. L’inquietudine del materiale diviene ossigeno che ogni volta
ricostruisce, finché i vari materiali si osservano e compenetrano nelle comuni attitudini narrative.
Voglio immaginare le sue sculture come frammenti in volo libero, verso l’impossibilità frontale di
qualsiasi visione statica. Le vedo nel cielo sopra di noi, nuvole sensoriali che roteano e parlano
lingue meticcie. Frammenti di un discorso amorevole sul mondo dentro e attorno a noi, numeri
aperti di una matematica che si rassegna al volo inquieto della creazione. Opere mediterranee, nel
senso più alto del termine, soavi pagine narrative di una rinascita attraverso noi stessi. Opere che
evocano strofe su una natura riabilitata, su un mondo che cerca desiderio e radici, memoria dentro
ogni singolo futuro. Cemento e mercurio dentro una stessa forma inquieta.
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