OLMO Note generali Vigoroso, duttile, estremamente adattabile, l’Olmo si presta volentieri al trattamento bonsai ed è anzi una delle piante più apprezzate anche dagli esperti bonsaisti. Anche nelle mani dei meno esperti, l’Olmo si adatta facilmente alle forbici e sopporta senza difficoltà i lunghi trattamenti. Inoltre, in un periodo di sei-sette anni produce risultati più che apprezzabili, per la gioia e la soddisfazione degli appassionati. Diffuso in tutta Europa, estremamente longevo, l’Olmo può raggiungere in natura i 30-35 m di altezza. E’ comunque assai proporzionato e le sue foglie, una volta avviato il trattamento bonsai, ridimensionano le proporzioni, in un mirabile esempio di equilibrio, indispensabile in ogni bonsai che voglia fregiarsi di tale nome. Le varietà che si prestano alla coltivazione bonsai sono lo Zelkova Nire, lo Zelkova Serrata e il Celtis Australis. Se trattata con le dovute cure questa pianta si mantiene in perfetta salute, grazie ad una tempra forte e vigorosa. La riproduzione è consigliabile sia per margotta che per semina. Una volta avviato il trattamento bonsai, è necessario ricordarsi di concimare in primavera ed in autunno, di innaffiare abbondantemente d’estate e di tenere la pianta, sempre nel periodo estivo, a mezz’ombra. D’inverno, invece, l’olmo deve essere riparato, in quanto teme il gelo. Il bonsai di olmo viene generalmente creato in forma eretta, che è solitamente la più apprezzata. E’ però possibile disporlo anche a zattera o a ceppaia. Non richiede particolari cure, ad eccezione di quelle attenzioni e di quell’amore che sempre devono spingere gli amatori e i cultori dell’arte bonsai. Note tecniche Moltiplicazione per margotta Una tecnica normalmente utilizzata per riprodurre alcune specie di piante, consigliata per l’olmo, è quella della margotta: essa consiste nel far radicare un ramo, prima di staccarlo dalla pianta madre. Si procede in primavera, scegliendo con cura un ramo apicale o laterale, sano e vigoroso, maturo della stagione precedente. In Italia settentrionale è facile trovare Olmi spontanei nei boschi o vicino ai corsi d’acqua. Scelto il ramo, si taglierà, con una lama ben affilata, un cilindro di corteccia per un tratto di circa un centimetro, avendo cura di trattare con polvere di ormone da radicamento. Si procederà poi ad avvolgere la porzione di legno denudata dalla corteccia con dell’ovatta ben inzuppata d’acqua, che avrà il compito di mantenere sempre umida la ferita. Quindi, il tutto sarà avvolto da una palla di torba e racchiuso da una plastica trasparente, legata nella parte inferiore e superiore, e bagnato abbondantemente. La margotta radicherà in pochi mesi e in autunno si presenterà già pronta per essere staccata e posta in un vaso, dove adagiata in terriccio con ottimo drenaggio, sarà lasciata svernare in tutta tranquillità. Semina Per la semina usare un recipiente sufficientemente largo e alto almeno sette centimetri; assicurarsi inoltre che sia munito di un buon drenaggio e ben aerato, con sufficienti riserve di umidità. Tanto più calda sarà poi la temperatura, tanto più sollecita sarà la reazione germinale. E’ dunque meglio seminare in primavera, quando la temperatura del terreno si alza. I semi vanno piantati individualmente, a distanze regolari e posti ad una profondità di tre volte il loro diametro. Se si copre il contenitore con della sabbia grossolana, si ottiene il risultato di far filtrare l’acqua nel terreno in modo uniforme facendogli assorbire le gocce di pioggia senza aggravarlo e far schizzi qua e là. Quando le piantine butteranno le prime foglie saranno pronte per il trapianto. E’ necessario ricordarsi di proteggere le giovani piante dal vento e dal gelo, di concimarle adeguatamente e di impedire invasioni di insetti o di malattie fungine, irrorando a intervalli regolari con insetticidi. L’olmo in pratica Se la riproduzione è avvenuta per margotta, dopo la stagione invernale è possibile cominciare a potare le foglie dell’albero. In autunno, uno sguardo alle radici: se queste hanno raggiunto uno sviluppo sufficiente, si procede al rinvaso della piantina in un contenitore bonsai, impostando chioma e radici. Come per ogni altro tipo di bonsai, si dovranno in primo luogo tagliare tutte le radici di grosse dimensioni, in modo da stimolare lo sviluppo delle radichette minori. Successivamente si potrà intervenire per dare alle piante la forma desiderata: o eretta, o a zattera, o a ceppaia, avendo cura di rinvasare la pianta solo nel momento in cui il contenitore non si presenterà più armonicamente inserito nell’aspetto generale del nostro bonsai. Manutenzione Annaffiatura. L’olmo è una pianta generalmente resistente. Nel periodo estivo necessita però di frequenti annaffiature, oltre che di una posizione a mezz’ombra. Le carenze idriche possono infatti compromettere le gemme. Fertilizzazione. Il concime più ad uno sviluppo equilibrato è quello naturale organico. Il periodo più indicato per procedere all’operazione è la stagione primaverile (o autunnale). Mai fertilizzare in estate. Trapianto. Ogni trapianto va effettuato immediatamente dopo la potatura. Assicurarsi un terriccio drenante. Scegliere i contenitori più adatti alla forma che si desidera dare al bonsai. Malattie. Nemico principale dell’olmo è la carenza idrica. In questo senso il periodo più critico per la pianta e quello in cui maggiormente è sottoposta a malattie è il mese di giugno. In tale momento la pianta può essere soggetta alla grafiosi , una malattia che attacca gli olmi, indipendentemente dalla loro età. I sintomi sono quelli tipici della carenza idrica, vale a dire disseccamento delle foglie nelle zone apicali dell’albero durante le fasi di accrescimento, caduta dei rami più sottili e progressivo disseccamento di tutta la pianta. Agente di questa malattia è il Ceratocystis Ulmi, che si trasmette o attraverso i coleotteri (Xilofagi, Corticicolo, Floematico, Pteleobius, Magdalis Armigera) o per innesti radicali tra piante sane e malate. Nelle piante colpite si sviluppa un micelio fungino all’interno dei vasi linfatici. La sintomatologia caratteristica della presenza fungina è data dal fatto che la sezione di un ramo di pianta infetta, dopo il taglio, si imbrunisce, a causa della formazione di gomme e tilli di occlusione di vasi. La presenza di coleotteri è invece indicata da piccoli fori con prodotti di erosura nella parte basale del tronco, a circa un metro da terra. Come terapia è consigliabile un flacone di Fungi-sol ogni 25 cm di circonferenza della pianta; l’applicazione va attuata nel mese di giugno e ripetuta per due anni consecutivi. Dopo la seconda applicazione è stata riscontrata l’immunità dalla malattia per 15-24 mesi. Si può inoltre somministrare un flacone di Inject-a-cide ogni 25 cm di circonferenza della pianta, con un anticipo di applicazione rispetto al fungicida di tre settimane, cioè al momento della ovideposizione della femmina del coleottero. In ambedue i casi, dopo ogni applicazione è necessario garantire forti irrigazioni.