L’ALTRO FIGLIO
dall’omonima novella di Luigi Pirandello
riduzione scenica e regia di Delia Cajelli
Il testo: Il testo è ricavato dalla novella L’altro figlio, inserita
nella raccolta Novelle per un anno, e non dall’omonimo
atto unico scritto dallo stesso Luigi Pirandello.
Come mai si è utilizzata la novella e non il testo teatrale
già pronto? Perché lo spettacolo è stato commissionato
dal Centro nazionale studi pirandelliani di Agrigento, per
essere presentato nell’ambito del 44° Convegno internazionale di studi, intitolato Quando una novella diventa
dramma film musica fumetto (5/8 dicembre 2008 – Sicilia, Agrigento, Palacongressi).
La messa in scena: lo spettacolo teatrale sarà costruito tenendo conto di diversi mezzi espressivi, tra i quali il
cinema con alcune sequenze del film Kaos dei fratelli Taviani.
Le tematiche: Centrale è il tema della maternità, che viene, però, rivisitato attraverso una lente rovesciata, tipica
dell’autore siciliano: c’è una madre con due figli emigrati in America che non le scrivono da quattordici anni e c’è un
“altro figlio”, nato da una violenza, che la donna non vuole vedere perché le ricorda il bandito stupratore. Il testo
affronta, poi, tematiche storiche: l’emigrazione del primo Novecento, che vide le povere plebi meridionali partire
verso l’America; il banditismo; l’Unità d’Italia e i movimenti garibaldini.
Costumi e musiche: nascono da un attento studio dell’epoca in cui è ambientata la vicenda. I canti, tratti dalla
tradizione popolare, saranno interpretati dal vivo.
AT.THEATRE SOCIETA’ COOPERATIVA, VIA DANTE 12 – 21052 BUSTO ARSIZIO (VARESE), TEL.0331.679000 FAX.0331.637289,
E-MAIL: [email protected] WEB SITE: www.teatrosociale.it
Dibattito: Data l’attualità del tema, la violenza a una donna nell’ambito di una difficile situazione sociale e storica (si
pensi a quanto è avvenuto recentemente nella ex-Jugoslavia), è previsto – a richiesta - un dibattito di
approfondimento.
La storia: Maragrazia si reca da Ninfarosa per chiederle, come era solita fare ogni volta che qualcuno si recava in
America, di scrivere una lettera per i suoi figli, partiti da quattordici anni e mai più tornati. Questa volta, la donna si
accorge, però, che la lettera è stata scritta un po’ in fretta e pensa di essere stata imbrogliata. Decide così di
interpellare il giovane medico del paese per sapere che cosa riporti la missiva. Una volta appreso che il foglio è
pieno di scarabocchi, Maragrazia racconta tutta la storia al dottore e gli chiede aiuto. Il giorno successivo, questi si
reca da Ninfarosa e la donna si giustifica dell’accaduto dicendo che Maragrazia è pazza, poiché ha “un altro figlio”,
un certo Rocco Trupìa, che potrebbe benissimo ospitarla, ma da cui lei non vuole andare. Il medico, perplesso,
chiede spiegazioni all’anziana donna, dalla quale viene a sapere che questo terzo figlio non è di suo marito, ma di
un’altra persona. Quando passò Garibaldi si riaprirono le carceri e tutti i malfattori ne uscirono, si riunirono in una
banda capeggiata da Cola Camizzi, e rapirono i cittadini comuni. Tra questi c’era anche il marito di Maragrazia; la
donna, saputo il luogo in cui erano tenuti i prigionieri, vi si recò e vide i banditi giocare a bocce con alcune teste,
tra cui quella dell’amato. Impaurita, gridò; Cola Camizzi cercò di tapparle la bocca; tutti i compagni gli si rivoltarono
contro, uccidendolo. Tra di loro, c’era anche il padre di Rocco Trupìa.
Comprendendo l’accaduto, il dottore scrive la lettera: “Cari figli miei…”.
I personaggi: Maragrazia – è una vecchia madre, che vive nel villaggio di Farnia, conducendo una vita da
mendicante. Ha vissuto delle esperienze terribili e aspetta da quattordici anni il ritorno dei figli andati in America,
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rifiutandosi di vivere con il suo terzo figlio, rimasto in Sicilia e frutto di una violenza. Questo personaggio si rifà a
quei tanti ritratti di “madri” mutuati dalla tradizione tragica greca;
giovane medico;
Ninfarosa - è una delle donne del paese. Ha sofferto molto: il primo marito le è morto e il secondo è andato in
America, dove si è fatto una nuova famiglia.
Rientra in quella categoria di personaggi femminili pirandelliani
alternativi, che vanno dalla chanteuse alla prostituta Spera della Nuova colonia.
Jacopo Spina – è un vecchio contadino che contesta le partenze in massa verso l’America, perché, a suo parere,
queste impoveriscono ulteriormente una terra già povera. C’è in lui tutta l’amarezza de “i vecchi” che vedono “i
giovani” tradire la terra.
Rocco Trupia – “l’altro figlio”, il figlio del bandito, l’emarginato, che non ha alcuna colpa.
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