03AV05

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III domenica di avvento B
11 dicembre 2005
La Parola
Prima lettura
Dal libro del profeta Isaia
(Is 61, 1-2. 10-11)
Lo spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a
portare il lieto annunzio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli
schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, 2a a promulgare l’anno di misericordia del Signore.
10
Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti di
salvezza, mi ha avvolto con il manto della giustizia, come uno sposo che si cinge il diadema e come una
sposa che si adorna di gioielli. 11 Poiché come la terra produce la vegetazione e come un giardino fa
germogliare i semi, così il Signore Dio farà germogliare la giustizia e la lode davanti a tutti i popoli.
Parola di Dio.
1
Cantico (Lc 1, 46-50. 53-54)
La mia anima esulta nel mio Dio.
L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
48
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
46b
47
Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome:
50
di generazione in generazione la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono.
49
Ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato a mani vuote i ricchi.
54
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia.
53
Seconda lettura
Dalla prima lettera di Paolo apostolo ai Tessalonicesi
(1Ts 5, 16-24)
Fratelli, 16 state sempre lieti, 17 pregate incessantemente, 18 in ogni cosa rendete grazie; questa è infatti la
volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. 19 Non spegnete lo Spirito, 20 non disprezzate le profezie; 21
esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono. 22 Astenetevi da ogni specie di male. 23 Il Dio della pace vi
santifichi fino alla perfezione, e tutto quello che è vostro, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile
per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo. 24 Colui che vi chiama è fedele e farà tutto questo! Parola di
Dio.
Alleluia, alleluia. (Is 61, 1)
Lo Spirito del Signore Dio è su di me,
mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri.
Dal Vangelo secondo Giovanni
(Gv 1, 6-8. 19-28)
Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. 7 Egli venne come testimoneA per rendere
testimonianza alla luceB, perché tutti credessero per mezzo di lui. 8 Egli non era la luce, ma doveva render
testimonianza alla luce.
19
E questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e
leviti a interrogarlo: “Chi sei tu?”. 20 Egli confessòC e non negò, e confessò: “Io non sonoD il Cristo”. 21
Allora gli chiesero: “Che cosa dunque? Sei Elia?”. Rispose: “Non lo sono”. “Sei tu il profeta?”. Rispose:
“No”. 22 Gli dissero dunque: “Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato.
Che cosa dici di te stesso?”. 23 Rispose: “Io sono voce di uno che grida nel desertoE: Preparate la viaF del
Signore, come disse il profeta Isaia”. 24 Essi erano stati mandati da parte dei farisei. 25 Lo interrogarono e
gli dissero: “Perché dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?”. 26 Giovanni rispose
loro: “Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, 27 uno che viene dopo di
me, al quale io non son degnoG di sciogliere il legaccio del sandaloH”. 28 Questo avvenne in BetàniaI, al di
là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando. Parola del Signore.
6
Note del testo
Sul cammino dell’avvento ogni anno ci ritroviamo in compagnia di Giovanni Battista. L’abbiamo già
incontrato come profeta della conversione e della penitenza: oggi ci si presenta per ciò che non è e ciò che
non fa. Il termine che definisce la missione di Giovanni è “testimonianza”. Egli non è la luce ma solo un
testimone della luce; non è in lui che si deve credere, ma attraverso di lui; non è il Cristo, ma solo una
voce che invita a preparargli la strada; battezza, ma solo perché attraverso il suo battesimo sia rivelato
colui che sta in mezzo a Israele come non conosciuto. Lo ritroviamo al centro di una specie di inchiesta,
e dà una sua testimonianza, in negativo. Gli si presentano due gruppi: uno di sacerdoti e leviti, inviati dai
giudei di Gerusalemme, un altro di farisei. I due gruppi rappresentano, si potrebbe dire, l’autorità e
l’autorevolezza: i primi incarnano le strutture guida del popolo di Dio, i secondi impersonano il modo più
serio di vivere la fede di Israele. Gli uni e gli altri hanno bisogno di una verifica. La testimonianza che
Giovanni rende è quanto mai solenne e viene ripetuta tre volte con grande enfasi.
Quello che Giovanni testimonia come presente, il profeta Isaia l’aveva annunciato come consacrato di
Dio (cioè messia) ripieno di Spirito Santo, che viene a promulgare l’anno di misericordia del Signore.
Questo anno di misericordia sembra corrispondere all’anno del giubileo, quell’anno cinquantesimo in cui
venivano condonati i debiti. Il giubileo ricostituisce quindi la condizione originaria d’integrità delle
persone cancellando tutto quello che aveva potuto guastarla. È una prospettiva stupenda secondo la quale
comprendere la missione di Gesù: egli è venuto per liberare l’uomo da ogni malattia e infermità e
riportarlo all’integrità della sua condizione iniziale, quando era stato creato a immagine e somiglianza di
Dio. In questo contesto si può comprendere la seconda parte della lettura: Gerusalemme celebra il
compimento del suo legame d’amore con il Signore e si proclama ricca, bella, giusta. È il Signore che
adorna la sua sposa con il manto della giustizia e della salvezza, che l’arricchisce con ogni ornamento di
bellezza. Viene in mente la Gerusalemme celeste che il veggente dell’Apocalisse descrive “pronta come
una sposa per il suo sposo”; ma viene in mente anche la chiesa alla quale Cristo ha donato se stesso, per
renderla santa. Gesù riconduce l’uomo alla bellezza della sua condizione iniziale, della sua vocazione; e
di questa trasformazione la chiesa è chiamata ad essere una prima realizzazione, un primo segno efficace.
(A): Il quarto vangelo non narra il battesimo di Gesù da parte di Giovanni. È Giovanni stesso che riceve
una illuminazione e comprende che Gesù sul quale è sceso e si è fermato lo Spirito è colui che dovrà
battezzare in Spirito Santo. La figura di Giovanni non ha una sua autonomia nel quarto vangelo; non è un
profeta predicatore di penitenza e battezzatore del popolo; è piuttosto solo un testimone (il termine, dal
greco, significa anche martire) che indica Gesù come l’Agnello di Dio e invita i suoi ascoltatori a
considerarlo così. Non solo egli è subordinato a Gesù, ma esiste solo in riferimento a lui, riceve da lui la
sua missione e la sua stessa identità.
(B): La vera luce è il Cristo in quanto rivelatore dell’amore del Padre; luce splendida che vince le tenebre
del mondo e offre un orientamento sicuro alla vita dell’uomo. Ma è luce di una rivelazione che può essere
percepita solo attraverso l’occhio della fede; per questo ha senso un testimone della luce che introduca gli
altri alla comprensione del mistero. E il testimone agisce soprattutto distogliendo lo sguardo da sé.
(C): La consapevolezza che noi abbiamo del Cristo implica che il Cristo va confessato. Ciò che ci è
chiesto è di avere con il Cristo un rapporto di fede. Il Cristo va confessato nella fede, va riconosciuto
nella fede. Ogni rapporto con Cristo vissuto indipendentemente da un rapporto di fede rischia di cogliere
di Cristo ciò che lui non è. E nello stesso tempo il confessarlo come Cristo implica la consapevolezza di
se stessi a partire unicamente da lui. Se confessiamo lui non possiamo che negare noi stessi. Se
confessiamo lui e non neghiamo noi stessi diventiamo suoi concorrenti. Il negarci è il confessarlo in
pienezza.
(D): Il precursore è come un lume che precede la luce (del giorno), illuminando, mentre essa non c’è
ancora, quelli che sono nella notte dell’ignoranza e abituando in precedenza l’occhio dell’anima perché
sia in grado di affrontare anche l’intensità della luce; come una voce che precorre la parola. La voce
infatti precede necessariamente la parola. Per questo egli dice: Io sono voce di uno che grida nel deserto,
chiamando “la Parola” colui che grida, “deserto” l’anima che è nella completa ignoranza rispetto
all’insegnamento divino.
(E): Giovanni Battista grida nel deserto. Già il deserto è un luogo di contraddizione per annunciare la
venuta di qualcuno, eppure Giovanni dice che nel deserto avrebbe gridato. Dobbiamo sempre di più
cercare luoghi nei quali sia solo la Parola e la sua efficacia ad essere al centro della nostra attenzione. Nel
rapporto con essa ci deve interessare solamente il suo farsi carne. Sempre di più la ricerca del gridare nel
deserto rappresenta il servizio supremo alla Parola. In questo senso non c’è silenzio più ineffabile del
silenzio del Padre. In fondo il Padre ha invitato Giovanni, lo ha ispirato a gridare, ma a gridare nel
deserto. Proprio perché nessuna parola umana possa correre il rischio di porsi nelle condizioni di credere
di valere di più della Parola.
(F): La via del Signore va diritta al cuore quando la parola della verità è ascoltata. La via del Signore va
diritta al cuore quando la vita è preparata all’obbedienza.
(G): Dovremmo imparare a percepire il Cristo come colui di fronte al quale non siamo degni di compiere
le cose più umili. Cogliere questo vuol dire cogliere la dimensione della nostra vita come puro dono. Non
c’è nulla in cui possiamo giovare al Cristo che lui non ci abbia già donato e reso capaci di compierlo.
(H): I sandali sono fatti di animali morti. Il Signore, dunque, incarnandosi, apparve come uno calzato di
sandali, che ha assunto nella sua divinità la carne mortale della nostra corruzione. Per penetrare il mistero
della incarnazione non basta l’occhio umano. Nessuno infatti può capire come si faccia corpo il Verbo, in
che modo colui che non ha inizio prende ad esistere ed è concepito. Il laccio dei sandali è dunque il
legame del mistero. Giovanni perciò non può sciogliere il legame, perché non basta ad indagare il mistero
dell’incarnazione egli che pure lo conobbe per spirito di profezia. Questo significa dunque professare
apertamente e con umiltà la propria ignoranza.
(I): Betania significa “casa dell’obbedienza”. Attraverso l’obbedienza della fede tutti devono pervenire
al battesimo di Cristo.
Prefazio suggerito: “Egli fu annunziato da tutti i profeti, la vergine Madre l’attese e lo portò in grembo
con ineffabile amore, Giovanni proclamò la sua venuta e lo indicò presente nel mondo. Lo stesso
Signore, che ci invita a preparare il suo Natale ci trovi vigilanti nella preghiera, esultanti nella lode”
(prefazio di Avvento, II).
Padri della chiesa
Dal momento che Giovanni venne per una testimonianza, e che fu un uomo mandato da Dio per dare
testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui, occorre pensare che Giovanni era una
voce che sola poteva contenere degnamente la Parola annunziata. Una sua precisa ragione ha anche il
fatto che egli sia la voce non già di chi “dice” nel deserto, bensì di uno che “grida” nel deserto. Egli grida
e proclama ad alta voce perché le odano anche quelli che sono lontani da chi parla, e i duri d’orecchio si
rendano conto della grandezza di ciò che si dice dalla grandezza del tono di voce con cui è annunziato; e
grida anche per portare aiuto a quelli che si sono allontanati da Dio e a quelli che hanno perduto la finezza
dell’udito. C’era bisogno della voce di colui che grida nel deserto, perché l’anima priva di Dio e deserta
della verità (e quale deserto più aspro di un’anima deserta di Dio e di ogni virtù?) possa essere incitata a
raddrizzare le vie del Signore (Origene, Commento al Vangelo di Giovanni).
Altri autori cristiani
Il Battista si proclama “amico dello sposo”. Nel mondo ebraico l’amico dello sposo aveva due compiti
ben precisi: prima di tutto doveva far sì che i due sposi si conoscessero; in secondo luogo, nel giorno del
matrimonio, era incaricato di condurre la sposa dallo sposo. Giovanni Battista svolge esattamente questo
duplice compito prima delle nozze di Cana, in quei quattro giorni che precedono il terzo giorno in cui
sono avvenute le nozze di Cana. Prima delle nozze di Cana l’attività del Battista è scandita in quattro
giorni. Questi quattro giorni a loro volta sono suddivisi nei primi due e nei secondi due: nei primi due
giorni il Battista svolge il primo compito: fa conoscere alla Sposa lo Sposo, fa conoscere alla comunità
chi è lo Sposo; nei secondi due conduce la Sposa verso lo Sposo (L. Zani, Lo Spirito e la Sposa dicono:
vieni, 52-53).
Anche noi siamo chiamati a rendere testimonianza a Cristo, siamo cristiani e portiamo il nome di Cristo,
e questo c’impegna a rendergli testimonianza anzitutto con la nostra vita ispirata alla sua dottrina, alle
esigenze e alle istanze dell’Evangelo; una vita non dominata da ambizioni, da sete di poter, da amore di
denaro, da corruzione e servitù della carne, ma una vita ispirata alla dottrina di Cristo, aperta al senso
vivido della giustizia e al senso caldo della carità fraterna. Una vita che sente la lotta quotidiana contro i
sensi e contro l’orgoglio, ma umilmente la combatte con la grazia di Dio: testimonianza a Cristo resa
nella vita del cristiano. È testimonianza resa con la parola nei limiti che ci consentono le nostre
possibilità, parola sincera, professione di fede non ostentata, ma all’occorrenza sempre sincera e onesta,
che illumina coloro che sono nelle tenebre e li porta a sentire l’invito al regno di Dio; e con la vita,
soprattutto quando questa porta con sé il frutto della integrità, dell’apertura e della giustizia, porta con sé
un senso di letizia, quello appunto cui ci invita la terza domenica di avvento (G. Lercaro, Omelie
domestiche, 93-94).
Persino superfluo sottolineare quanto la scarcerazione dei prigionieri ci metta in agitazione con timore e
speranza. Ci accontenteremmo, comunque, che qualcuno fosse in grado di fasciare i nostri cuori spezzati;
è davvero un annuncio di gioia che la disillusione ci rende difficile abbracciare con fiducia. “State
sempre lieti”: sembra tanto invitante quanto distante. Dire “gioisco pienamente” è di più che un “chi si
contenta gode” o il “trovare il positivo in ogni cosa”, ma per noi è stato l’applauso di 4 minuti al termine
dello spettacolo che noi picchiatelli abbiamo rappresentato in un cinema-teatro della città, è stata la
tensione prima di andare in scena, che vale più della rappresentazione. Effettivamente ci vengono in
mente le vicende e le emozioni più intense, che sono state e sono eventi momentanei e sfuggevoli: gioie
piene e durature è difficile ricordarne. Forse per qualcuno è uscire dalla freddezza o dal cinismo, forse
per altri leggere la ricchezza dell’ordinario, del semplice. C’è una specie di “mistero della gioia”,
davvero oscuro in certi momenti per chi, come molti di noi, non si aspetta proprio niente dalla vita: duro
da vedere, credere o anche solo immaginare. Nel Vangelo, poi, la domanda “Cosa dici di te stesso?” è
quasi peggio di “Voi chi dite che io sia?”: viene voglia di scappare per evitare di rispondere. Anche
perché è la domanda sottesa ed inespressa della maggior parte dei colloqui con psicologi e psichiatri che
ci toccano. Ma lì attiene al giudizio sulla salute mentale, qui alla consapevolezza della vocazione. Ancor
più stupefacente, però, è vedere come Giovanni ha chiaro chi egli è: per sé e per gli altri e per Dio. E parla
allontanando le ambizioni di stupire, dicendo di non essere quella persona grande che tutti aspettano, ma
annuncia con umiltà il proprio servizio alla preparazione del Messia (Gruppo OPG).
Passi biblici paralleli
(Giovanni) Lc 1, 13. 15. 17. 57-67. 76-77: Ma l’angelo gli disse: “Non temere, Zaccaria, la tua preghiera
è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni. Egli sarà grande davanti
al Signore;… sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al
Signore loro Dio. Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri
verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto”.
Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che
il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con lei. All’ottavo giorno vennero
per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre
intervenne: “No, si chiamerà Giovanni”. Le dissero: “Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami
con questo nome”. Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese
una tavoletta, e scrisse: “Giovanni è il suo nome”. Tutti furono meravigliati. In quel medesimo istante gli
si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da
timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Coloro che le
udivano, le serbavano in cuor loro: “Che sarà mai questo bambino?” si dicevano. Davvero la mano del
Signore stava con lui. Zaccaria, suo padre, fu pieno di Spirito Santo, e profetò dicendo: E tu, bambino,
sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al
suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati.
vv. 7-8 (Al Cristo rendono testimonianza Giovanni Battista) Gv 1,15: Giovanni gli rende testimonianza
e grida: “Ecco l’uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di
me”.
Gv 1,29-34; Gv 3,26-28: Andarono perciò da Giovanni e gli dissero: “Rabbì, colui che era con te
dall’altra parte del Giordano, e al quale hai reso testimonianza, ecco sta battezzando e tutti accorrono a
lui”. Giovanni rispose: “Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stato dato dal cielo. Voi stessi mi
siete testimoni che ho detto: Non sono io il Cristo, ma io sono stato mandato innanzi a lui.
Gv 5,33: Voi avete inviato messaggeri da Giovanni ed egli ha reso testimonianza alla verità.
(il Padre) Gv 5,36-40: Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre
mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha
mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha reso testimonianza di me. Ma voi non avete mai udito
la sua voce, né avete visto il suo volto, e non avete la sua parola che dimora in voi, perché non credete a
colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono
proprio esse che mi rendono testimonianza. Ma voi non volete venire a me per avere la vita.
(lo Spirito Santo) Gv 15,26: Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità
che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza; (i profeti) At 10,43: Tutti i profeti gli rendono questa testimonianza: chiunque crede in lui ottiene la
remissione dei peccati per mezzo del suo nome”.
Is 9,1-6: Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra
tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come
si gioisce quando si miete e come si gioisce quando si spartisce la preda. Poiché il giogo che gli pesava e
la sbarra sulle sue spalle, il bastone del suo aguzzino tu hai spezzato come al tempo di Madian. Poiché
ogni calzatura di soldato nella mischia e ogni mantello macchiato di sangue sarà bruciato, sarà esca del
fuoco. Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della
sovranità ed è chiamato: Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace;
grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul regno, che egli viene a
consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e sempre; questo farà lo zelo del Signore degli
eserciti.
Ez 34,23; Mi 5,1; Zc 3,8.
(i discepoli) Gv 15,27: anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio.
1Gv 1,1-3; Lc 2,30-31.
vv. 19-28 Mt 3,1-12 In quei giorni comparve Giovanni il Battista a predicare nel deserto della Giudea,
dicendo: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!”.Egli è colui che fu annunziato dal profeta
Isaia quando disse: Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi
sentieri! Giovanni portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo
cibo erano locuste e miele selvatico. Allora accorrevano a lui da Gerusalemme, da tutta la Giudea e dalla
zona adiacente il Giordano; e, confessando i loro peccati, si facevano battezzare da lui nel fiume
Giordano. Vedendo però molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: “Razza di vipere!
Chi vi ha suggerito di sottrarvi all’ira imminente? Fate dunque frutti degni di conversione, e non crediate
di poter dire fra voi: Abbiamo Abramo per padre. Vi dico che Dio può far sorgere figli di Abramo da
queste pietre. Già la scure è posta alla radice degli alberi: ogni albero che non produce frutti buoni viene
tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo con acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è
più potente di me e io non son degno neanche di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito santo e
fuoco. Egli ha in mano il ventilabro, pulirà la sua aia e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma brucerà la
pula con un fuoco inestinguibile”.
Mc 1,2-8; Lc 3,15-17.
v. 21 Dt 18,18: Io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed
egli dirà loro quanto io gli comanderò.
Ml 3,23-24; Mt 17,10-13.
v. 22-23 Is 40,3-5: Una voce grida: “Nel deserto preparate la via al Signore, appianate nella steppa la
strada per il nostro Dio. Ogni valle sia colmata, ogni monte e colle siano abbassati; il terreno accidentato
si trasformi in piano e quello scosceso in pianura. Allora si rivelerà la gloria del Signore e ogni uomo la
vedrà, poiché la bocca del Signore ha parlato”.
vv. 26-27 1Gv 5,6: Questi è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con acqua soltanto,
ma con l’acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che rende testimonianza, perché lo Spirito è la verità.
Gv 7,25-30.
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