III domenica di pasqua
10 aprile 2005
La Parola
Prima lettura
Dagli Atti degli Apostoli (At 2, 14. 22-33)
Nel giorno di Pentecoste, 14 Pietro, levatosi in piedi con gli altri Undici, parlò a voce alta così: “22 Uomini d’Israele, ascoltate
queste parole: Gesù di Nazaret – uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso
operò fra di voi per opera sua, come voi ben sapete – , 23 dopo che, secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, fu
consegnato a voi, voi l’avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l’avete ucciso. 24 Ma Dio lo ha risuscitato,
sciogliendolo dalle angosce della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere. 25 Dice infatti Davide a
suo riguardo: Contemplavo sempre il Signore innanzi a me; poiché egli sta alla mia destra, perché io non vacilli. 26 Per questo
si rallegrò il mio cuore ed esultòla mia lingua; ed anche la mia carne riposerà nella speranza, 27 perché tu non abbandonerai
l’anima mia negli inferi, né permetterai che il tuo Santo veda la corruzione. 28 Mi hai fatto conoscere le vie della vita, mi
colmerai di gioia con la tua presenza. 29 Fratelli, mi sia lecito dirvi francamente, riguardo al patriarca Davide, che egli morì e
fu sepolto e la sua tomba è ancora oggi fra noi. 30 Poiché però era profeta e sapeva che Dio gli aveva giurato solennemente di
far sedere sul suo trono un suo discendente, 31 previde la risurrezione di Cristo e ne parlò: questi non fu abbandonato negli
inferi, né la sua carne vide corruzione. 32 Questo Gesù Dio l’ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. 33 Innalzato pertanto
alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo che egli aveva promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete
vedere e udire”. Parola di Dio.
Dal Salmo 15
Mostraci, Signore, il sentiero della vita.
Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
2
Ho detto a Dio: “Sei tu il mio Signore,
5
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.
7
Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio cuore mi istruisce.
8
Io pongo sempre innanzi a me il Signore,
sta alla mia destra, non posso vacillare.
9
Di questo gioisce il mio cuore, esulta la mia anima.
Anche il mio corpo riposa al sicuro,
10
perché non abbandonerai la mia vita nel sepolcro,
né lascerai che il tuo santo veda la corruzione.
11
Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena nella tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.
Seconda lettura
Dalla prima lettera di Pietro apostolo (1Pt 1, 17-21)
Carissimi, 17 se pregando chiamate Padre colui che senza riguardi personali giudica ciascuno secondo le sue opere,
comportatevi con timore nel tempo del vostro pellegrinaggio. 18 Voi sapete che non a prezzo di cose corruttibili, come
l’argento e l’oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta ereditata dai vostri padri, 19 ma con il sangue prezioso di Cristo,
come di agnello senza difetti e senza macchia. 20 Egli fu predestinato già prima della fondazione del mondo, ma si è
manifestato negli ultimi tempi per voi. 21 E voi per opera sua credete in Dio, che l’ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria e
così la vostra fede e la vostra speranza sono fisse in Dio. Parola di Dio.
Alleluia, alleluia. (cf. Lc 24, 32)
Signore Gesù, facci comprendere le Scritture;
arde il nostro cuore mentre ci parli.
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 24, 13-35)
13
In quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome
Emmaus, 14 e conversavano di tutto quello che era accaduto. 15 Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si
accostò e camminava con loro. 16 Ma i loro occhi erano incapaciA di riconoscerloB. 17 Ed egli disse loro: “Che sono questi
discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?”. Si fermarono, col volto triste; 18 uno di loro, di nome Clèopa, gli disse:
“Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?”. 19 Domandò: “Che cosa?”.
Gli risposero: “Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il
popolo; 20 come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l’hanno crocifisso C.
21
Noi speravamoD che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. 22
Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro 23 e non avendo trovato il suo corpo, son
venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo E. 24 Alcuni dei nostri sono andati al
sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l’hanno visto”. 25 Ed egli disse loro: “Sciocchi e tardi di cuore
nel credere alla parola dei profeti! 26 Non bisognavaF che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?”.
27
E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. 28 Quando furon vicini al
villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. 29 Ma essi insistettero: “Resta con noi perché si fa
sera e il giorno già volge al declino”. Egli entrò per rimanere con loro. 30 Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la
benedizione, lo spezzòG e lo diede loro. 31 Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobberoH. Ma lui sparì dalla loro vista. 32 Ed
essi si dissero l’un l’altro: “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci
spiegava le Scritture?”. 33 E partirono senz’indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri
che erano con loro, 34 i quali dicevano: “Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone”. 35 Essi poi riferirono ciò che era
accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Parola del Signore.
Note del testo
I due discepoli di Emmaus, dopo l’incontro con Gesù risorto riconosciuto nello spezzare il pane, nella comunità di
Gerusalemme ricevono l’annuncio pasquale: “Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone”. Il cammino dei due
pellegrini rappresenta l’itinerario di fede dei primi discepoli che passano dalla crisi di delusione per la morte scandalosa di
Gesù, alla sorpresa dell’incontro e alla gioiosa comunicazione delle fede di Pasqua.
Nella prima lettura, la predica di Pietro nel giorno di Pentecoste riproduce lo schema dei discorsi missionari che scandiscono
la testimonianza dei discepoli di Gesù e la diffusione della parola di Dio fino agli estremi confini della terra. La prima lettera
di Pietro fa riflettere i cristiani sul loro statuto di redenti mediante la morte dell’Agnello che Dio ha risuscitato dai morti e ha
costituito come fondamento della loro fede e garanzia della loro speranza.
(A): I due discepoli di Èmmaus non riconoscono Gesù che si è accostato e cammina con loro. Il Vangelo dice: “I loro occhi
erano incapaci di riconoscerlo”. Questo appare ancora più strano perché in realtà questi due discepoli hanno tutte le possibili
informazioni su Gesù. Sanno tutto e lo esprimono essi stessi raccontando la loro esperienza. Eppure, non riescono a
riconoscerlo. Perché, che cos’è che li blocca? Cos’è che impedisce loro di arrivare all’esperienza di gioia di fronte al Signore
risorto? Dicono: “Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò sono passati tre giorni da quando queste cose
sono accadute”. “Queste cose” sono la passione e la crocifissione di Gesù, e proprio questo rappresenta l’ostacolo.
(B): Come è possibile non riconoscere una persona che non si vede da pochi giorni? La risposta sta nel mistero della
risurrezione di Gesù. La sua si distingue nettamente dalle altre (ad esempio quella di Lazzaro), perché Gesù non riprende la
vita di prima. Egli è entrato in una condizione nuova, quella dello Spirito, che trasfigura l’esistenza, corpo compreso.
(C): I due discepoli hanno seguito Gesù perché annunciava la vicinanza del Regno di Dio; ed erano convinti che il Regno di
Dio fosse vicino proprio attraverso la persona di Gesù; hanno ascoltato da Gesù delle parole che nessuno aveva mai detto;
hanno visto Gesù compiere delle azioni, come i miracoli, che esprimono la misericordia di Dio in atto; hanno visto la
misericordia di Dio nel modo in cui Gesù ha accolto i peccatori. Quindi avevano avuto tutta una serie di motivi per dire: “Dio
si è fatto vicino in quell’uomo Gesù; Dio ci ha incontrato”. Ma poi hanno visto quell’uomo umiliato, giudicato, condannato,
disprezzato, rifiutato e crocefisso. Come potevano pensare che Dio fosse ancora lì? Che Dio fosse ancora con lui? L’immagine
del Crocefisso è per loro l’immagine di uno che Dio ha abbandonato. Sul calvario, il venerdì santo, c’è l’ingiustizia degli
uomini; ma sembra che Dio taccia, che Dio non sia presente, che Dio non abbia preso posizione a favore di Gesù, non è
intervenuto. Per questo sono bloccati nel loro riconoscimento del Signore: la passione è per loro uno scandalo, cioè un
inciampo.
(D): Tutto il lungo cammino che i discepoli compiono può essere rivisitato in termini interiori e spirituali: dalla speranza
perduta, alla speranza ritrovata, dalla tristezza alla gioia, dalla croce come scandalo che impedisce di guardare alla croce come
evento essenziale per credere. La condizione fondamentale per riconoscere il Risorto (senza la quale egli ci può camminare
per lungo tempo accanto, senza che noi ce ne accorgiamo) è la comprensione e l’accoglienza della necessità della croce. La
crocifissione non è fallimento, non è crollo di ogni speranza o pretesa di messianicità, come invece i due discepoli mostrano
essere dal loro modo di narrare gli eventi accaduti. È questa la cecità che impedisce loro di credere e di riconoscere il Signore
risorto. Il lungo percorso che Gesù fa con i discepoli ha lo scopo di capovolgere il loro modo di vedere e di aprire i loro occhi.
Non è Gesù che deve cambiare il volto per essere riconosciuto, ma sono i discepoli che devono capovolgere la loro modalità di
vedere la storia di Gesù. Infatti, il gesto che apre gli occhi dei discepoli è la frazione del pane, un gesto che riporta all’ultima
cena, in cui lo spezzare il pane è segno di ciò che accadrà nella passione: una vita spezzata e donata per amore. La croce ne
sarà il compimento.
(E): Nei due discepoli la memoria di quanto è accaduto è ancora viva, tuttavia è ancora oggetto di
discussione e di disorientamento la crocifissione, la tomba vuota e la testimonianza degli angeli riportata
dalle donne che Gesù è vivo. Dove è possibile incontrare colui che Dio ha liberato dalla morte? Quali
segni testimoniano una presenza diversamente impossibile a credersi? La lettura dell’accaduto da parte
dei due discepoli rivela una totale ignoranza delle Scritture, delle parole dei profeti e quindi della sorte di
Cristo. Il grande segno della Pasqua di Gesù è la Scrittura letta con intelligenza ed è aprire il proprio
cuore e la propria mente all’intelligenza della Scrittura. Dove allora il Risorto si fa incontrare? Non
faccia a faccia, ma in quanti si apprestano ad ascoltarne la voce nelle Scritture e a coglierne la prossimità
nel pane eucaristico.
(F): I discepoli hanno bisogno di fare un cammino di recupero della fede e del rapporto con Dio. Attraverso le Scritture Gesù
insegna a questi due discepoli a vedere nella vita e morte di Gesù il compimento della volontà e del disegno di Dio.
“Bisognava”! Bisognava non vuole dire: era destino. Ma significa: era disegno di Dio, era progetto di Dio, stava dentro la
sapienza di Dio. Per quanto la croce appaia a noi scandalosa, se uno ritrova le Scritture, vede lì che era necessario il passare
attraverso l’umiliazione e la sofferenza perché l’amore di Dio potesse manifestarsi in tutta la sua forza; perché la salvezza di
Dio potesse penetrare dentro la condizione profonda del peccato dell’uomo.
(G): Sono gesti che Gesù aveva già compiuto il giorno prima di morire e li aveva compiuti dando loro un significato preciso.
Cos’era quel pane che Gesù aveva spezzato il giorno prima di morire? “Il mio corpo che è per voi”. La croce è questo: il mio
corpo che è per voi, spezzato! Il segno di un pane spezzato da mangiare. La croce non è un fallimento e non è più uno scandalo.
La croce manifesta una misteriosa sapienza di Dio, perché manifesta un amore che si dona, e non si ferma di fronte alla
prospettiva del perdere tutto.
(H): Riconoscono Gesù, Dio in Gesù, la sapienza di tutto quello che è avvenuto, la verità e la santità di quello che Gesù ha
compiuto, del venerdì santo e della croce. A questo punto non hanno più la croce come un ostacolo; al contrario, hanno
ritrovato Dio in quel gesto. Il venerdì santo Dio c’era, anzi Dio stava compiendo il dono, il gesto supremo dell’amore. Capito
questo, allora il riconoscimento di Gesù diventa immediato.
Prefazio suggerito: “Egli continua a offrirsi a noi come paraclito: sacrificato sulla croce più non muore e con i segni della
passione vive immortale” (prefazio III di pasqua).
Padri della chiesa
Orsù, fratelli, dove volle essere riconosciuto il Signore? Nella frazione del pane. Siamone certi, spezziamo il pane, e
conosciamo il Signore. Non ha voluto essere conosciuto se non lì; il che vale per noi che non eravamo destinati a vederlo nella
carne, e tuttavia avremmo mangiato la sua carne. Perciò, chiunque tu sia che non senza ragione entri in chiesa; chiunque tu sia
che ascolti con timore e speranza la Parola di Dio, ti consoli la frazione del pane. L’assenza del Signore non è assenza: abbi
fede, ed è con te Colui che non vedi. Il Signore è stato conosciuto; e dopo essere stato conosciuto, mai più ricomparve. Si
separò da loro con il corpo, colui che era trattenuto dalla fede. Per questo infatti il Signore si assentò con il corpo da tutta la
Chiesa, e ascese al cielo, perché si edificasse la fede. Se infatti non conosci se non ciò che vedi, dove sta la fede? Ma se credi
anche ciò che non vedi, godrai quando vedrai. Si edifica la fede, perché si respinge l’apparenza. Verrà ciò che non vediamo;
verrà, fratelli, verrà: ma, attento a come ti troverà (Agostino, Sermo 235).
Altri autori cristiani
La morte, che costituiva per i discepoli l’enigma oscuro ed indecifrabile, viene ora illuminata dalle profezie come tappa
necessaria verso la gloria messianica. Si realizza così pienamente quell’“esodo” di cui Mosè ed Elia avevano parlato nella
scena della trasfigurazione (cfr Lc 9,31): il passaggio attraverso la passione per entrare nella gloria della resurrezione e della
intronizzazione a Messia. Un tale passaggio, così delineato, diviene esemplare anche per la vita dei discepoli. Paolo infatti
esorterà le comunità appena fondate a perseverare nella fede, in mezzo alle prove, dicendo che, secondo il disegno divino,
occorre attraverso molte tribolazioni entrare nel Regno di Dio (At 14,22). L’annotazione finale (v. 27) sul risorto che
“interpreta” nella totalità delle Scritture, a partire da Mosè e da tutti i profeti, le cose che lo riguardano, getta luce sulle
modalità con cui Lc intende la rilettura delle Scritture. (…) I fatti in sé sono muti e oscuri – come abbiamo visto nel racconto
dei due pellegrini- e la Scritture in sé sono aperte. Solo la loro connessione e circolarità, operata da colui che ha portato a
compimento le profezie, può manifestare l’unitario e coerente disegno divino. Ed è la comprensione di questo disegno divino,
realizzatosi nella storia della salvezza, che apre alla fede (A. Barbi, in Luca – alcuni percorsi, pp. 128-9).
Signore, sto male. Ma poiché ti sei fermato tra noi, poiché hai voluto fermarti tra noi un’altra volta, è tutt’altra cosa! Non ti
chiedo nulla: mi basta che tu sia, con noi. Noi possiamo diventare anche più cattivi, ma se tu resti, anche questo grosso male
passerà… C’è qualche cosa di nuovo oggi: ci sei tu!… Emmaus non è più Emmaus, perché ci sei tu! (…) Di oscuramenti e di
smarrimenti oggi è piena la terra. Chi è rimasto con noi? Cosa c’è rimasto? Chi è dalla nostra parte? Resta con noi… Non oso
ripetere l’invito che da millenni commenta ogni nostro star male (P. Mazzolari, Se tu resti con noi, pp. 93,95).
Ci dice Pietro: “se pregando chiamate Padre colui che senza riguardi personali giudica ciascuno secondo le sue opere,
comportatevi con timore nel tempo del vostro pellegrinaggio”.[…] poi ci avverte che noi siamo stati riscattati nel sangue
prezioso di Cristo che indubbiamente è al di sopra di ogni cosa corruttibile e quindi realizza un riscatto perfetto, ci avverte
però che in questo noi possiamo chiamare Padre legittimamente il Padre, ma […] comportatevi con timore perché siamo
innanzi al Padre: sì, il Padre! Il Padre del Signore, dell’Agnello che ha dato tutto il suo sangue per noi, ma il Padre anche di
ogni santità e di ogni perfezione, e noi - anche nel nome dell’Agnello - non possiamo comportarci altro che con piena
consapevolezza del nostro rapporto: che cosa voglia dire essere figli di Dio. Certo, vuol dire essere investiti di tutto l’amore
del Padre che si è manifestato nel consegnarci il Figlio per noi: ma vuole dire anche essere investiti da tutta la sua santità! E
quindi è inesprimibile questo rapporto soltanto con uno dei due termini - “amore” o “timore”- ma invece è esprimibile - in un
modo ancora tanto imperfetto - solo se noi affermiamo congiuntamente i due termini. È Padre e come tale infinitamente ci
ama; è Dio e come tale vuole dei figli santi come lui! Quindi il rapporto con lui non può essere altro che un rapporto di amore
nella consapevolezza della sua santità! […] E questo vuol dire che il prezzo del nostro riscatto - questo Agnello immacolato è stato predestinato prima della creazione del mondo! Non è un qualcosa che appartenga alla creazione che può metterci in
rapporto con Dio! […] Non è un rapporto che si fondi su qualche cosa che sta all’interno della creazione! Non c’è cosa che
possa pagare questo rapporto; e quindi esso è ineffabile, e pertanto esso richiede a noi un atteggiamento che non è di questa
creazione. Che non è né il timore degli schiavi di questa creazione, né l’amore degli uomini anche più perfetti di questa
creazione; ma è ad un tempo qualche cosa di veramente indicibile e divino, di filiale e di santo, che realizza in noi il rapporto
nei termini in cui esso è primordialmente, prima che il mondo fosse, nel Figlio Unigenito nel seno del Padre (G. Dossetti,
Omelia nella III domenica di pasqua A, 16 aprile 1972: dalla viva voce, senza la revisione dell’autore).
Ci mette un po’ in crisi la questione del mancato riconoscimento di Gesù da parte dei discepoli di Emmaus. E pensare che tutto
il giudaismo è storicamente molto proteso all’arrivo di un Messia, di una persona “da riconoscere” come predestinata (At
2,23) da Dio a guidare il popolo verso la salvezza. Eppure ci interroga molto questa inabilità a riconoscere Gesù non nei suoi
detrattori, ma proprio in quei discepoli che avrebbero già dovuto vedere in lui il Messia atteso. C’è però un evento che apre
loro gli occhi: non è la sapienza, non è l’eloquenza, non è l’aspetto del volto o del corpo di questo uomo; è il gesto dello
spezzare il pane, il gesto che ha consacrato la condivisione della sua condizione di uomo tra gli uomini, il sacrificio della sua
vita spezzata, lo squarcio aperto tra Dio e l’uomo per il dono della vita eterna. Ci viene da pensare a quante volte non siamo in
grado di riconoscere Gesù nei nostri fratelli, “passando oltre” di fronte alle loro difficoltà o sofferenze o anche semplicemente
rifiutando la relazione, negando un saluto, blindando la possibilità di conoscersi, limitando i rapporti a ciò che è possibile
ottenere senza giocarsi nulla, schermando con l’indifferenza la paura di approfondire. In questo caso c’è sicuramente il
problema delle persone che quotidianamente allontaniamo, ma per loro si può anche pensare che qualcuno che li accoglie al
posto nostro ci sia; resta la questione seria della nostra consapevolezza di esserci negati, dell’assumerci la responsabilità di
tutti i nostri “gesti mancati”. Dal gesto si riconosce Gesù che dona la vita (Lc 24,31), dai gesti saremo giudicati (1Pt 1,17), per
i gesti anche noi saremo riconosciuti. I gesti di Gesù dicono l’azione del Padre in lui (At 2,22), i nostri gesti parlano della
nostra docilità al disegno di Dio (Gruppo OPG).
Passi biblici paralleli
v. 13 1Mac 3,40: Questi partirono con tutte le truppe e andarono ad accamparsi vicino ad Emmaus nella pianura.
Mc 16,12: Dopo ciò, apparve a due di loro sotto altro aspetto, mentre erano in cammino verso la campagna.
Gv 19,25: Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala.
At 6,5: Piacque questa proposta a tutto il gruppo ed elessero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro,
Nicànore, Timòne, Parmenàs e Nicola, un proselito di Antiochia.
v. 14 Mt 17,3: Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
At 26,31: e avviandosi conversavano insieme e dicevano: “Quest’uomo non ha fatto nulla che meriti la morte o le catene”.
vv. 15-16 Dt 6,7: li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti
coricherai e quando ti alzerai.
2 Re 6,20: Quando giunsero in Samaria, Eliseo disse: “Signore, apri i loro occhi; essi vedano! ”. Il Signore aprì i loro occhi ed
essi videro. Erano in mezzo a Samaria!
Sal 106,13: Ma presto dimenticarono le sue opere, non ebbero fiducia nel suo disegno.
Sal 137,5-6a: Se ti dimentico, Gerusalemme, si paralizzi la mia destra; mi si attacchi la lingua al palato, se lascio cadere il tuo
ricordo.
Ger 17,5: “Maledetto l’uomo che confida nell’uomo, che pone nella carne il suo sostegno e il cui cuore si allontana dal
Signore.
Mal 3,6: Io sono il Signore, non cambio; voi, figli di Giacobbe, non siete ancora al termine.
Lc 1,45: E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore”.
Lc 6,45: L’uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male,
perché la bocca parla dalla pienezza del cuore.
Gv 6,66: Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui.
Gv 20,14: Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù.
Gv 21,4: Quando già era l’alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù.
At 1,4: Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse
la promessa del Padre “quella, disse, che voi avete udito da me:
Eb 10,39: Noi però non siamo di quelli che indietreggiano a loro perdizione, bensì uomini di fede per la salvezza della nostra
anima.
2Pt 2,21: Meglio sarebbe stato per loro non aver conosciuto la via della giustizia, piuttosto che, dopo averla conosciuta, voltar
le spalle al santo precetto che era stato loro dato.
vv. 17-18 Dt 4,31: poiché il Signore Dio tuo è un Dio misericordioso; non ti abbandonerà e non ti distruggerà, non
dimenticherà l’alleanza che ha giurata ai tuoi padri.
Dt 19,15-16: Un solo testimonio non avrà valore contro alcuno, per qualsiasi colpa e per qualsiasi peccato; qualunque peccato
questi abbia commesso, il fatto dovrà essere stabilito sulla parola di due o di tre testimoni. Qualora un testimonio iniquo si alzi
contro qualcuno per accusarlo di ribellione.
Ne 9,19: tu nella tua misericordia non li hai abbandonati nel deserto: la colonna di nube che stava su di loro non ha cessato di
guidarli durante il giorno per il loro cammino e la colonna di fuoco non ha cessato di rischiarar loro la strada su cui
camminavano di notte.
Sal 23,4: Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo
vincastro mi danno sicurezza.
Sal 73,21-22a: Quando si agitava il mio cuore e nell’intimo mi tormentavo, io ero stolto e non capivo.
Ez 34,6.15: Vanno errando tutte le mie pecore in tutto il paese e nessuno va in cerca di loro e se ne cura. Io stesso condurrò le
mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio.
Os 11,7-8a : Il mio popolo è duro a convertirsi: chiamato a guardare in alto nessuno sa sollevare lo sguardo. Come potrei
abbandonarti, Efraim, come consegnarti ad altri, Israele?
Lc 1,78-79: grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio, per cui verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge per rischiarare
quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace”.
Lc 15,4: Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché
non la ritrova?
v. 19 Mt 21,11: E la folla rispondeva: “Questi è il profeta Gesù, da Nazaret di Galilea”.
Lc 7,16: E la folla rispondeva: “Questi è il profeta Gesù, da Nazaret di Galilea”.
Gv 3,2: Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: “Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare
i segni che tu fai, se Dio non è con lui”.
Gv 4,19: Gli replicò la donna: “Signore, vedo che tu sei un profeta.
Gv 6,14: Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: “Questi è davvero il profeta che deve venire
nel mondo! ”.
At 2,22; At 7,22; At 10,38.
v. 20 Mt 27,1-2.20; Mc 15,1; Gv 18,12-13; At 3,13-15; At 4,27-28; At 5,30-31; At 13,27-29.
v. 21 Sal 130,8; Is 59,20; Lc 1,68; Lc 2,38; At 1,6; 1Pt 1,18-19; Ap 5,9.
v. 22 Mt 27,7-8; Mc 16,9-10; Lc 24,9-11; Gv 20,1-2.18; Lc 24,23.
v. 24 Lc 24,12; Gv 20,1.6-7.
v. 25 Sal 95,8a; Sap 7,24; Sir 22,14; Ger 7,25b-26a; Mt 22,29; Lc 16,31; Lc 18,34; Gv 5,46-47; Eb 5,11-12; 2Pt 1,19.
v. 26 Sal 119,4-5; Is 30,20b; Zac 13,17; Mt 16,21; Mt 23,8; At 17,3; 1Cor 15,3-4; Eb 2,8-10; 1Pt 1,10-11.
v. 27 Nm 21,6-9; Dt 18,15; Sal 16,9-10; Is 7,14; Ez 34,23; Gv 5,39; At 3,22; At 7,37; Ap 19,10.
v. 28 Gn 19,2; Gn 42,7; Mc 6,48.
v. 29 Dt 4,12; 2Re 4,8; Ct 3,4; Sal 16,11; Sal 27,4; Ger 20,7a.9a; Gv 1,38; Gv 6,56; Gv 14,23; At 16,14; 1Pt 1,8a; Ap
3,20.
v. 30 Mt 26,26-28; Mc 14,22-23; Gv 6,11; 1Cor 11,23-24; At 27,35.
v. 31 Mt 9,27-29; Mc 16,19; Gv 8,59; Lc 4,30.
v. 32 Prv 27,9; Sal 39,3; Sal 104,34; Is 50,4; Ger 15,16; Ger 20,9; Ger 23,29; Gv 6,63; Eb 4,12; At 17,2-3.
v. 33 Sal 30 12-13; Sal 84,6-8; Sal 122,1-2; Ez 36,24-26; Mt 28,8.
v. 34 Mc 16,7; 1Cor 15,5.
v. 35 Gv 14,23; Ap 3,20.