ISTRUZIONE SU IMPARARE AD AMARE Nella filosofia greca il concetto di amore è l'eros dell'uomo che tende a Dio. Dio infatti non ama se non se stesso, in una beata solitudine che esclude la possibilità di rapporti di amicizia. Inoltre la felicità non consiste nell'amore, ma nella perfezione della propria natura. La rivelazione cristiana introduce una novità radicale: Dio, prima ancora che un essere perfetto, è amore in se stesso (1 Gv 4, 8. 16). Questo amore non è eros, ma agape, dono totale di se a se stesso e alle sue creature. La felicità consiste nell'amore di Dio, inteso sia come genitivo soggettivo che come genitivo oggettivo. Che differenza c'è tra eros e agape? L'eros è desiderio naturale, orientato al compimento della creatura. L'agape invece è una sovrabbondanza d'amore, per cui l'amante non cerca ciò che gli manca, ma si dona gratuitamente. L'agape è un dono dello Spirito, per cui l'uomo ama Dio non per se stesso, ma per Dio stesso, in modo tale che egli afferma: "Non m'importa della mia persona; la cosa principale è che Dio e la sua gloria non patiscano alcun male da parte mia". Questo amore viene da Dio, nel senso che è Dio stesso ad amare se stesso attraverso il nostro cuore, per opera dello Spirito Santo. L'amore infatti, dice Ignazio, consiste nella comunicare l'amante all'amato ciò che egli ha o può, e così a sua volta l'amato all'amante. Si tratta di una struttura di alleanza, fondata sul dono, come quella che JHWH stipula con il suo popolo (cfr. Dt 7, 7 – 11). L'amore dell'uomo nei confronti di Dio è strettamente congiunto all'amore del prossimo. Gesù avrebbe detto a Caterina: "Povera mia, sai perchè ti amo?" E avuta una risposta negativa, avrebbe proseguito: "Te lo dirò. Se non ti amo, tu non sarai nulla, non sarai capaci di alcunchè di buono. Come vedi, devo amarti". "È vero", rispose nuovamente Caterina che, ad un tratto, disse: "Vorrei anch'io amarti così". Ma, appena parlato in questi termini, si accorse di aver detto uno sproposito. Gesù sorrise. Allora lei aggiunse coraggiosamente: "Eppure non è giusto. Tu puoi amarmi con un grande amore, mentre io posso amarti di un piccolo amore". In quel momento interviene Gesù: "Ti ho reso possibile amarmi con un grande amore". E lei, sopresa, chiese subito il come. "Ti ho messo accanto il prossimo. Tutto ciò che farai a lui io lo prenderò come se fosse fatto a me". Caterina, ricolma di allegria, corse a curare gli ammalati dell'Ospedale: "ora posso amare Gesù con un grande amore". L'esperienza di Caterina si avvicina a quanto Ignazio scrive nel libretto degli Esercizi Spirituali al n. 230, con la sua consueta sintesi: "L'amore si deve porre più nelle opere che nelle parole" (cfr 1 Gv 3, 18). Questo non significa che le parole non siano necessarie, ma che esse vanno accompagnate dalla presenza e dal dono di tutto l'essere delle persone che si amano. Come fare l'esperienza di Caterina e prendere coscienza dell'amore grande che Dio ha nei nostri confronti? Bisogna supplicare il Signore perchè ci doni questa intima conoscenza del bene che abbiamo ricevuto e la gratitudine per esso. Si possono elencare tutti i beni, naturali e spirituali, che abbiamo ricevuto da lui, soppesandone brevemente ma con molto affetto il valore e l'importanza. Da ultimo, nell'elenco dei beni ricevuti, si possono inserire tutti gli elementi positivi del cammino spirituale di quest'anno. Poi si tratta di consegnarsi totalmente a Dio, offrendo a lui tutta la propria vita e le proprie scelte. Qui può essere opportuno offrire anche la propria scelta, come accompagnatore dei cenacoli del Vangelo o per altro incarico nella comunità parrocchiale.