Una tappa anche a Centovera, il paese natale del cardinale Ersilio

Una tappa anche a Centovera, il paese natale del cardinale Ersilio Tonini
ronco, un dipinto ricorda
il soldato antonino
Il parroco don Giuseppe Porcari ci accompagna nel nostro itinerario con meta nelle due frazioni del
comune di San Giorgio. I paesi sotto la lente, con la loro storia, la popolazione, le curiosità
Proseguono in diocesi le celebrazioni del 17° centenario del martirio di Sant’Antonino. Il giovane
soldato, patrono della chiesa piacentina, secondo la tradizione, morì martire nell’anno 303 dopo
Cristo. E proprio Antonino ci conduce a Ronco, piccola frazione nel comune di San Giorgio. 70
abitanti, per lo più anziani. I pochi rimasti sono impegnati nell’agricoltura. Il paese vanta antiche
costruzioni nobiliari, che sorgono lungo la strada. La piccola borgata ha dato i natali infatti a casati
famosi come i Fulgosi, Boccabarile e Asinelli. La chiesa, con una bella facciata in stile barocco, è
dedicata al giovane martire. Nella sacrestia domina un’antica tela, collocata fra due alte finestre.
Raffigura Antonino, in abito militare, in piedi, con uno stendardo nella mano sinistra. L’epoca e
l’autore sono ignoti. Il paese festeggia il patrono il 4 luglio.
Ad accompagnarci è don Giuseppe Porcari, 78 anni il prossimo 29 luglio, parroco di Centovera e
amministratore di Ronco. Il sacerdote è affabile, gentile con una dialettica che spazia da argomenti
di carattere pastorale a riferimenti storici, filosofici e teologici. La sua grande passione è leggere
Tommaso d’Aquino. “Mi considero un metafisico, guardo alla logica, sono un pratico”, sono le
parole di don Giuseppe, spesso ricorrenti nella nostra conversazione. A Ronco, don Porcari celebra
la messa ogni domenica. Un’insegnante in pensione, Pia Zanangeli, lo aiuta: porta la comunione
agli ammalati e agli anziani, accudisce la chiesa.
Da Ronco al paese natale di Tonini. Lasciamo Ronco e una tappa d’obbligo è Centovera. Qui, a
neanche sei chilometri da San Giorgio, don Porcari è giunto nell’ 80, dopo essere stato più di 20
anni alla guida della parrocchia di Mezzano Scotti. Con lui vivono le due sorelle, Anna, 70 anni e
Francesca, 72. Sono due valide collaboratrici, pensano alla pulizia della chiesa, sempre ben tenuta e
a fare catechismo. Francesca segue i bambini della prima classe. Sono con don Giuseppe dal giorno
della sua ordinazione, avvenuta nel 1949.
Centovera ci collega ad un suo “figlio” illustre, il cardinale Ersilio Tonini. Nato nel 1914, è vissuto
a “Le Quattro Cascine”, un’azienda agricola, tuttora esistente, di 3000 pertiche di proprietà della
famiglia Cella. Il padre del cardinale era il fittavolo. Tonini ha frequentato le scuole, prima a
Centovera e poi a San Giorgio. Dei suoi parenti, in paese, non è rimasto nessuno, dice don Porcari.
Il Cardinale ama ricordare le sue origini piacentine e in più occasioni lo abbiamo sentito parlare
proprio di Centovera. L’ultima sua visita risale al 1999, in occasione dei festeggiamenti per il 50° di
sacerdozio di don Porcari.
la chiesa inaugurata nel 1680. Entriamo ora in chiesa, intitolata a San Giovanni Battista. Don
Giuseppe ci fa da “cicerone”. Attraversiamo prima la canonica, ampia e luminosa, tutta arredata con
mobili originari del Settecento. In un armadio è conservato il quadro del Crocifisso, opera del
pittore Girardi, fratello di don Francesco, che fu parroco a Centovera dal 1773 al 1827. La chiesa fu
inaugurata nel 1680. Ma il capolavoro del Girardi è il grande quadro del Crocifisso, che ammiriamo
in tutte le sue dimensioni, 2.80x3.80, sopra l’altare maggiore. Lungo la navata, unica, don Giuseppe
indica una tela raffigurante Santa Orosia, martire bizantina, un tempo venerata, in paese, come
protettrice dei raccolti. Accanto un quadro con San Mauro e Sant’Antonio. Degne di nota la
cappella del Rosario, con la statua in legno della Vergine e quella dedicata alle anime del
Purgatorio. C’è una tela, sempre del 700, che rappresenta l’agonia di San Giuseppe, eseguita dal
Girardi. Ci sono anche due tele ad olio, una raffigura San Gregorio Magno e l’altra San
Sebastiano. Bei candelieri, due confessionali autentici in legno massiccio, un pulpito, completano gi
arredi di questa chiesa, illuminata dalla pallida luce che filtra da belle vetrate istoriate. Ognuna
rappresenta una Madonna: c’è la Vergine di Lourdes, di Fatima e di Loreto.
Uno sguardo al paese, Ieri e oggi. È’ la frazione più popolosa del comune di San Giorgio, collocata
fra il torrente Riglio e il Nure. La sua origine risale certamente ai Romani; il nome stesso Centovera
ci riporta al latino “Centueria”.
Un tempo, racconta don Porcari, la popolazione è arrivata a 1000 abitanti, oggi sono circa 400. Per
la maggiore sono agricoltori, i nuovi arrivati hanno trovato lavoro al campo d’aviazione di San
Damiano. Il paese in fatto di edilizia non è progredito di molto: sono state migliorate alcune vecchie
case e altre costruite di nuovo. Forse la presenza dell’aereoporto limita la voglia di costruire. Il
campo d’aviazione rappresenta sempre una minaccia di distruzione, essendo un obiettivo militare di
massima importanza.
Il centro del paese si svilupppa lungo la strada. Ci sono bei fabbricati che fannno da corona alla
chiesa. C’è la villa “San Giovanni”, dove visse Anna Rebecchi, una giovane, ancora oggi ricordata
dai più anziani, per la sua pietà, religiosità. Lavorava per i poveri della Compagnia delle Dame della
Carità di San Vincenzo.
Don Giuseppe indica poi l’ex -asilo parrocchiale: un tempo ospitava una quarantina di bambini,
oggi è usato per gli incontri di catechismo. Accanto c’è il palazzo dei fratelli Bottego, con un bel
loggiato. Circondato da un’aiuola sempre fiorita troviamo il monumento a Gesù Crocifisso. Dietro
si trova l’attuale Scuola materna comunale, che ospita una ventina di bambini.
Sempre lungo la strada provinciale per Case Nuove e Godi, incontriamo il sacello della Madonna di
Loreto, un tempo dedicato a Sant’ Eurosia e ora ai Caduti di guerra. Il sacello appartiene
all’Aereonautica. Poco lontano, ancora ben conservata, incontriamo la torre degli Anguissola, o
Torrazzo, una poderosa torre quadrata, appartenuta ad un antico fortilizio.
In paese c’è poi il ristorante “da Vittorio”, il bar “Stella” e un supermarket.
La gente è buona e generosa, dice don Porcari, frequenta regolarmente la messa. Cè una buona
impostazione cristiana. Sono le giovani famiglie, attualmente una quarantina, quelle più vicine alla
chiesa: seguono i loro figli nella preparazione ai sacramenti. Assenti i giovani.
Centovera è tutta qui, non manca nulla, si vive bene. Solo il rombo degli aerei, in partenza o in
arrivo, scuotono questa tranquilla borgata.
(I riferimenti storici
sono tratti dal libro
“Storia di Centovera”,
di don Celso Mori).
Elena Bocchi