Toporagno nano
Sorex minutus Linnaeus, 1766
Codice lista italiana: 110.618.0.003.0
Priorità: 8
RARITÀ GENERALE: valore = 1: Specie non inclusa nella nuova “Lista Rossa” italiana ma
inclusa nella Convenzione di Berna. In relazione alla sua presenza in aree geografiche
estese, è stata considerata specie poco “minacciata”.
COROLOGIA: valore = 0: Il Toporagno nano ha un areale esteso su larga parte
dell’Europa e sulle confinanti regioni dell’Asia paleartica settentrionale. E’ l’unico
toporagno ad aver colonizzato l’Irlanda. La specie in Italia, è diffusa, con esclusione
delle isole, ma l'areale è tuttavia discontinuo e complessivamente poco noto, sebbene
sembri limitato alle alte quote.
FRAGILITÀ: valore = 3: bassa capacità di dispersione e potenziale riproduttivo medio.
CONSISTENZA DEL POPOLAMENTO REGIONALE: valore = 2: Specie poco comune in tutta
la regione, presente principalmente nell’area collinare e montana.
SELETTIVITÀ AMBIENTALE: valore = 3: specie abbastanza selettiva, predilige formazioni
forestali mature intercalate da radure, ricche di micro-habitat con corsi d’acqua e
torrenti.
CRITICITÀ: valore = 0: Il territorio regionale, nel contesto della situazione nazionale,
risulta poco importante per la specie. In Italia infatti il Toporagno nano è
omogeneamente distribuito.
STRATEGIE DI CONSERVAZIONE: Considerata la carenza di conoscenze sulla distribuzione
regionale, si rendono necessarie attività basilari di monitoraggio [C].
TIPOLOGIE DI INTERVENTO: Per l’intero gruppo dei Soricidi si suggeriscono studi
particolareggiati finalizzati ad individuare potenziali interventi futuri, in primo luogo
con la valutazione della presenza e distribuzione all’interno delle aree protette [C1,
C11].
COSA NON FARE: evitare alterazioni degli habitat tali per cui i micro-habitat possano
risultarne irrimediabilmente danneggiati.
FATTORI CRITICI: in relazione alle attuali conoscenze non sono da rilevare particolari
fattori critici minaccianti la specie.
Appartiene alla famiglia dei soricidi, sottofamiglia dei soricini, caratterizzata dalla
presenza di cuspidi dentarie rossiccie. Sebbene morfologicamente molto simile al
Toporagno comune, il nome italiano, Toporagno nano, e quello latino, S. minutus,
evidenziano le dimensioni minori della specie rispetto al congenerico. La misura del
corpo, dalla punta del naso alla base della coda, varia fra i 40 e i 64 millimetri, la testa è
proporzionalmente più piccola rispetto al corpo e la coda folta e lunga, arrivando a
raggiungere i 46 millimetri, il peso si asseta fra i 2,5 e i 5 grammi.
La colorazione del mantello varia dal marrone-grigio del dorso al grigio-bianco del
ventre, fra le due colorazioni non è presente la banda laterale di colorazione intermedia,
che caratterizza la pelliccia del Toporagno comune, mostrando un aspetto più uniforme.
Caratteri diagnostici per il riconoscimento della specie sono le dimensioni del terzo
dente unicuspidato superiore sensibilmente maggiori di quelle del secondo, questo
carattere lo distingue da tutti gli altri toporagni europei. I sessi sono morfologicamente
simili.
Comune nei due parchi delle Orobie e nel Parco della Valle del Ticino, è presente o
potenzialmente presente anche in altri parchi collinari e montani e in alcuni parchi
fluviali. Possiede una distribuzione ecologica intermedia fra quella (moderatamente
ampia) del Toporagno comune e quella (ristretta) del Toporagno alpino, essendo
rinvenibile sia in ambiente alpino (sino a 2200 m) che in territori di pianura. Denota
peraltro una minor plasticità ecologica rispetto al toporagno comune, prediligendo
ambienti forestali umidi e zone non soggette ad agricoltura intensiva. Sembra, infatti,
più frequente nelle paludi e nelle torbiere. In ambiente montano e alpino, tollera in ogni
caso anche ambienti a vegetazione rada (brughiere) purché‚ non soggetti a forte
alterazione antropica. Può essere considerato un buon indice della qualità ambientale.
La vita media è di 16 mesi e generalmente si riproduce nella seconda estate di vita.
La stagione riproduttiva inizia a marzo-aprile e continua sino a metà autunno; essa può
variare in durata col variare delle condizioni ambientali e della disponibilità trofica.
Durante questo periodo i maschi mostrano un comportamento erratico, mentre solo le
femmine difendono un territorio definito. In condizioni favorevoli, al primo parto ne
possono far seguito altri due: il secondo periodo di estro sopraggiunge già durante
l'allattamento della prima cucciolata, il terzo nella parte finale della stagione
riproduttiva. Il parto avviene dopo 20 giorni di gestazione, fra marzo e settembre.
L’allattamento si protrae per tre settimane al termine del quale i piccoli (mediamente 5
per parto) divengono indipendenti. I giovani devono conquistare e difendere un
territorio sufficientemente ampio a garantire rissorse trofiche sufficienti per la stagione
invernale. Mentre la generazione parentale muore quasi interamente prima che
sopraggiunga l'inverno. In questa stagione, quindi, si rinvengono popolazioni costituite
nella maggior parte da individui giovani, i quali diventano sessualmente maturi nella
primavera successiva
Il giovane di Toporagno nano come il Toporagno comune possiede un metabolismo
accelerato e durante la stagione invernale rischia di non trovare alimento sufficiente per
la sopravvivenza. Esso è in grado di fermare la crescita, ridurre il proprio peso e il
volume dei propri organi principali. Anche le vertebre si accorciano e diminuisce la
scatola cranica ad opera di cellule distruttrici del tessuto osseo. Nel complesso
diminuisce la sua taglia e, conseguentemente il fabbisogno alimentare. La crescita
riprende in primavera (fenomeno di Dehel).
Il toporagno nano ha abitudini meno fossorie del Toporagno comune, il suo nido è
superficiale e l’attività trofica si svolge anch’essa in superficie, limitando così una
marcata competizione trofica con il congenerico: la dieta esclude quasi interamente i
lombrichi, concentrandosi su Isopodi, Aracnidi, Opilionidi, Collemboli e Coleotteri.
Occasionalmente vengono utilizzati piccoli Vertebrati.
Barbara Chiarenzi
Bibliografia
AA.VV., 1995. Mammiferi della Svizzera. Birkhauser Verlag, Bern.
Amori G., 1993. Italian Insectivores and Rodents: extinctions and current status. Suppl.
Ric. Biol. Selvaggina XXI (1993):115-134.
Cagnolaro L., 1971. I mammiferi. In: Enciclopedia Monografica di Scienze Naturali.
Mondadori, Milano.
Lanza B., 1959. Fauna d’Italia (Generalità, Insectivora, Chiroptera). Edizioni Calderini
Bologna.
Mitchell-Jones A.J., Amori G., Bogdanowicz W., Kryštufek B., Reijnders P.J.H.,
Spitzenberger F., Stubbe M., Thissen J.B.M., Vohralìk V., Zima J., 1999. The Atlas of
European Mammals. T. & A.D. Poyser, London.