ALLEGATO A
PAOLO FRANZESE
Case regnanti
Proposte per l’analisi degli elementi costitutivi dell’intestazione d’autorità
Le case regnanti si distinguono dalle famiglie in genere in ragione dell’esercizio del dominio politico su
un’entità statuale.
Questa forma di dominio non si distingue da quelle che caratterizzano altre dinastie/casate (signori, duchi,
baroni), se non per l’attributo della sovranità. In effetti questa proprietà non è implicata esclusivamente dal
titolo di re o imperatore (erano regnanti anche i Duchi di Parma e Piacenza, i Duchi di Modena e i Granduchi
di Toscana), ma può essere associata ad altri titoli, comuni, specialmente in età moderna e contemporanea,
alle semplici onorificenze.
Pertanto il titolo di per sé può non essere sufficiente a rendere il valore della sovranità.
Un secondo problema riguarda le relazioni dinastiche fra i membri delle famiglie regnanti, ai quali è spettato
di assumere una funzione caratterizzata dalla sovranità, e i rami cadetti. L’indicazione del ramo parentale (la
linea discendente) allora, associata alla denominazione del ceppo, permette di qualificare e quindi di
distinguere ogni ramo, ma non risolve il problema di caratterizzare quello che ha regnato. Pertanto in
numerosi casi quello della sovranità può costituire un elemento a sé stante, da definire indipendentemente dal
titolo della casata.
Il problema della distinzione fra i diversi rami della medesima casata si pone ovviamente quando si hanno
archivi provenienti da rami cadetti e non dall’insieme della casata regnante.
In questo caso si rende necessario creare un’intestazione specifica per il ramo cadetto, tale da distinguerlo da
quello regnante.
Elementi dell’intestazione del record d’autorità
A. CONTESTO GENEALOGICO: nome del casato.
Esempio (relativamente ai Borbone di Napoli):
‘Borbone’1
B. DENOMINAZIONE DEL RAMO
Esempio: ‘Delle Due Sicilie’ o ‘Ramo napoletano’ o ‘ramo di
Napoli’ o semplicemente ‘di Napoli’.
C. TITOLO
.
Esempio 1 (sempre relativo ai Borbone di Napoli):
Titolo 1: ‘Re del Regno di Napoli’
Titolo 2: ‘Re del Regno delle Due Sicilie’
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Alla stessa casata appartengono i rami di Francia, Spagna, Parma e Lucca. Per il ramo di Parma, il
toponimo è entrato a far parte del nome stesso della famiglia. In altri casi tuttavia di nome-toponimo,
l’elemento geografico può non aver relazione con il dominio territoriale (gli Asburgo – Lorena, per
esempio, furono granduchi di Toscana e imperatori d’Austria - Ungheria).
1
Esempio 2 (relativo al ramo cadetto dei principi di Capua della
casa di Borbone):
‘Principi di Capua’
D. DATE DI ESISTENZA
La scelta delle date va fatta in relazione con l’esercizio del dominio
o con la vita dei sovrani.
1. DATA INIZIALE: la data iniziale della formazione del ramo
genealogico può non coincidere con quella dell’acquisizione del
titolo o dell’esercizio della sovranità.
2. DATA FINALE: la data finale dell’esercizio della sovranità può
non
coincidere con quella dell’estinzione del ramo
genealogico.
Esempio 1(Borbone di Napoli):
Date di esistenza riferite alla sovranità
1734 – 18602
Date di esistenza riferite alla vita dei sovrani
17163 – 18944
Esempio 2 (Farnese5/Duchi di Parma e Piacenza):
Date di esistenza riferite alla vita dei sovrani
1545 – 1731
Date di esistenza riferite alla vita dei sovrani
15036 – 1731
2
1861 se si considerano le ultime roccaforti borboniche (Gaeta, Civitella del Tronto, Messina) cadute in
tale anno.
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E’ l’anno di nascita di Carlo di Borbone, primo re della dinastia a Napoli, insediatosi nel 1734.
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Il secondo estremo cronologico corrisponde all’anno della morte di Francesco II in esilio.
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Famiglia attestata dal secolo X, ma esercitante un rilevante ruolo politico a partire dal secolo XIII e
estintasi nel 1766 con Elisabetta, che non ebbe dirette relazioni con il Ducato di Parma, ma fu regina di
Spagna.
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Anno di nascita di Pier Luigi Farnese, primo duca di Parma e Piacenza.
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***
Costituisce un’esemplificazione complessiva d’intestazione d’autorità quella
relativa ai Borbone di Napoli, elaborata per il progetto europeo DAMS curato
dall’Archivio di Stato di Napoli, che qui di seguito si riporta, insieme con
l’illustrazione della storia della dinastia.
L’intestazione è costituita da tre elementi: denominazione, titolo, estremi
cronologici.
Per l’indicazione del ramo dinastico e della sovranità, in questo caso già
implicata dal titolo, non è stato necessario aggiungere elementi specifici. Gli
estremi cronologici sono scelti in riferimento alla vita dei sovrani.
Archivio di Stato di Napoli
Soggetti produttori
Borbone, re del Regno di Napoli, poi delle Due Sicilie (1716 - 1894)
Il ramo dei Borbone di Napoli trae origine da Carlo, primogenito di Filippo V di Spagna e di Elisabetta Farnese,
figlia di Dorotea Sofia e di Odoardo, nato da Ranuccio II, duca di Parma e fratello di Antonio, ultimo regnante di
quella dinastia. Poiché a sua volta Ranuccio II era figlio di Odoardo, duca di Parma dal 1622 al 1646, che nel
1628 aveva sposato Margherita de’ Medici, figlia di Cosimo II, granduca di Toscana dal 1609 al 1621, Carlo di
Borbone, proprio in virtù di questa sua complessa genealogia, poteva aspirare sia alla successione dei Farnese
che a quella dei Medici. Per questo figlio (l’altro, Filippo, nel 1748 avrebbe avuto il Ducato di Parma e Piacenza),
nato a Madrid il 20 gennaio 1716, la madre puntava a un regno in Europa che non poteva verosimilmente
essere quello di Spagna per la presenza dei due figli di primo letto del marito, Luigi e Ferdinando. La
congiuntura europea si rivelò favorevole al disegno di Elisabetta e la diplomazia si adoperò in tal senso negli
anni seguenti. Nel 1729 con il trattato di Siviglia, durante la guerra di successione polacca, venne garantito il
diritto di Carlo alla successione su Parma e Piacenza e sulla Toscana da alcune delle maggiori potenze
dell’epoca, Spagna, Francia e Inghilterra. Nonostante i contrasti con l’Austria poi superati con i trattati di Vienna
del 1731, Carlo alla fine di quello stesso anno sbarcò in Toscana, prese le distanze dall’Impero e si recò a
prendere possesso diretto dei Ducati di Parma e Piacenza. Gli sviluppi della guerra di successione polacca,
apertasi alla morte del re Augusto II, e la conseguente spartizione dei possedimenti imperiali in Italia gli
aprirono la strada al trono di Napoli. L’esercito spagnolo guidato dal duca di Montemar andò alla conquista di
Napoli. Carlo entrò nella capitale il 10 maggio del 1734 e il 3 luglio dell’anno dopo - conquistata anche la Sicilia fu incoronato nella Cattedrale di Palermo re di Napoli e di Sicilia. Napoli tornava così ad essere un regno
autonomo, con un re e con una corte che vi risiedevano. I primi anni del regno di Carlo furono caratterizzati da
un duro contrasto fra Stato e Chiesa, terminato poi il 10 maggio 1738con il riconoscimento del trono di Carlo da
parte del papa Clemente XII, che concesse anche la dispensa al matrimonio del Borbone con Maria Amalia di
Sassonia, figlia non ancora quattordicenne del re di Polonia Augusto III. Fu invece soltanto con il trattato di
Versailles del 31 dicembre 1758 che Carlo riuscì, grazie all’abilità del Tanucci, ad assicurare ai suoi discendenti il
trono di Napoli che la pace di Aquisgrana, che concluse la guerra di successione austriaca, aveva destinato al
fratello Filippo. Alla morte di Filippo V, fu il debole Ferdinando VI a succedergli, ponendo fine così al ruolo di
primo piano che aveva svolto fino ad allora Elisabetta Farnese. Morto Ferdinando VI (10 agosto 1759) senza
eredi, Carlo divenne re di Spagna con il nome di Carlo III, trasmettendo il 6 ottobre 1759 il trono di Napoli al
suo terzogenito Ferdinando di appena otto anni, essendo stato il primogenito maschio Filippo dichiarato
incapace e il secondogenito, Carlo, destinato alla successione della corona spagnola. Ferdinando, nato a Napoli il
12 gennaio 1751, fu affidato, con la partenza del padre per la Spagna, a un Consiglio di reggenza che doveva
occuparsi sia della sua formazione che del governo dello Stato, in stretto contatto con la corte di Madrid. Del
Consiglio facevano parte - fra gli altri - il principe di San Nicandro e Bernardo Tanucci, spesso in contrasto fra
loro. Il 12 gennaio del 1767 Ferdinando IV raggiunse l´età per assumere i pieni poteri regali. Il Consiglio di
reggenza allora fu sostituito da un Consiglio di Stato e Tanucci fu primo ministro. Nel dicembre del 1767 fu
concluso il fidanzamento di Ferdinando con Maria Carolina d’Austria, sesta figlia dell’imperatrice Maria Teresa,
consolidando così i progetti di politica estera di Carlo III. Le nozze furono celebrate nel 1768. La coppia reale
avrebbe poi avuto ben quattordici figli, fra cui, nel 1775, il sospirato erede al trono, Carlo Tito, la cui nascita
diede diritto a Maria Carolina di entrare nel Consiglio di Stato, acutizzando il dissidio della regina con il
marchese Tanucci, responsabile, ai suoi occhi, di eccessiva lealtà nei confronti della corona spagnola. Il ministro
pertanto il 27 ottobre 1776 fu esonerato e sostituito dal marchese della Sambuca ben visto dalla regina. Si fece
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via via più incisiva l’influenza dell’inglese Giovanni Acton, chiamato a Napoli nel 1778 con l’incarico di riordinare
l’esercito e di creare una potente flotta.
In politica estera fu attuato un avvicinamento, oltre che all’Austria, anche all’Inghilterra e i due sovrani di Napoli
si impegnarono anche in un’accorta strategia matrimoniale, favorendo le nozze della secondogenita Luisa Amalia
con Leopoldo Ferdinando, secondogenito di Carlo, e quelle del piccolo Francesco, nato nel 1777 e divenuto erede
al trono per la prematura morte del fratello Carlo Tito, con l’arciduchessa Maria Clementina.
Lo scoppio della Rivoluzione in Francia indusse il sovrano a porre fine alla politica fino ad allora perseguita e lo
spinse a seguire un indirizzo politico più reazionario. La primogenita, Maria Teresa, fu promessa in sposa
all’erede al trono imperiale. I rapporti con la Francia precipitarono definitivamente dopo la decapitazione nel
1793 di Maria Antonietta, sorella di Maria Carolina, e si inasprirono i provvedimenti contro le associazioni di
matrice giacobina. Nel 1796 la vittoriosa campagna d’Italia di Bonaparte costrinse Ferdinando alla pace di Parigi
con la Francia. Gli sviluppi della situazione in Europa e in Italia provocarono la guerra con la Francia e quindi la
sconfitta e la fuga di Ferdinando IV in Sicilia, sotto la protezione inglese. Dopo la breve parentesi della
Rivoluzione del 1799 e la restaurazione borbonica del giugno di quell´anno, grazie all’impresa del cardinale
Ruffo, la corte non rientrò subito a Napoli, ma solo nel giugno del 1802, dopo la pace di Amiens, stipulata nel
mese di marzo di quello stesso anno.
Le mutate condizioni politiche europee condussero ad una nuova fuga di Ferdinando a Palermo nel 1806 e
all’inizio del decennio in cui regnarono prima Giuseppe Bonaparte e poi Gioacchino Murat. Maria Carolina,
allontanatasi dalla Sicilia nel 1813 in seguito alla scoperta di un suo complotto ai danni del marito, morì a
Vienna nel settembre del 1814 e due mesi dopo Ferdinando sposò morganaticamente Lucia Migliaccio, vedova
del principe di Partanna, poi da lui denominata duchessa di Floridia. Il fallimento della campagna di Murat dopo
la fuga di Napoleone dall’Elba e la convenzione di Casalanza favorirono il ritorno a Napoli il 17 giugno 1815 di
Ferdinando IV, che stabilì un governo, già costituito a Palermo, presieduto dal marchese di Circello, nel quale un
ruolo preminente svolsero Luigi De’ Medici (Finanze e Polizia) e Donato Tommasi (Giustizia). Il nuovo governo
mantenne le promesse fatte da Ferdinando prima del suo rientro conservando inalterati gli ordinamenti
amministrativi del decennio. Al De’ Medici si deve la cosiddetta politica dell’amalgama che mirava a fondere il
personale murattiano con quello borbonico.
Nel 1816, con la Legge fondamentale del regno dell´8 dicembre, che faceva riferimento al riconoscimento dei
diritti della dinastia da parte del Congresso di Vienna, la monarchia cercò di superare il tradizionale dualismo dei
suoi domini, unificando i regni di Napoli e di Sicilia. Ferdinando assunse così il titolo di Ferdinando I, re del
Regno delle Due Sicilie. Nel luglio del 1820 il re dovette affrontare la difficile situazione determinatasi con la
sollevazione liberale, dinanzi alla quale non poté evitare di concedere la Costituzione spagnola del 1812.
Chiamato in causa dalle potenze europee, prese parte al Congresso di Lubiana (gennaio-febbraio 1821), in cui
non oppose alcuna resistenza alla decisione di restaurare l’ordine a Napoli con l’intervento armato austriaco.
Ferdinando I morì a Napoli nella notte fra il 3 e il 4 gennaio 1825.
Gli successe Francesco I, secondo figlio maschio. Nato a Napoli il 19 agosto 1777, Francesco era stato ammesso
al Consiglio di Stato a partire dal 1795, appena compiuti diciotto anni, iniziando così la sua vita di principe
ereditario.
Francesco sposò il 25 giugno 1797 l´arciduchessa Maria Clementina, figlia dell´imperatore d´Austria Leopoldo
II, dalla quale ebbe Maria Carolina Fernanda Luisa, poi andata in sposa il 17 giugno 1816 al duca di Berry che,
erede al trono di Francia e punto di riferimento dei legittimisti francesi, fu assassinato a Parigi il 13 febbraio
1820. Dopo il rivolgimento del luglio 1830, la duchessa, nuora di Carlo X di Borbone e madre del conte di
Chambord, pretendente al trono di Francia, intraprese nel 1832 una spedizione in Francia per provocare un
moto legittimista contro il nuovo sovrano, Filippo d’Orleans. Nell´ambito di una strategia matrimoniale che
mirava al riavvicinamento alla corte di Spagna, il principe, rimasto vedovo il 12 novembre 1801, sposò il 6 luglio
1802 Maria Isabella, infanta di Spagna e sua cugina (in quanto figlia di Carlo IV), mentre sua sorella Maria
Antonietta andò in sposa a Ferdinando, erede al trono di Spagna. Da questo secondo matrimonio, Francesco
ebbe altri undici figli, di cui sei maschi: Ferdinando (nato nel 1810), duca di Calabria e erede al trono, Carlo
(1811), principe di Capua, Leopoldo (1813), conte di Siracusa, Antonio (1816), conte di Lecce, Luigi Carlo Maria
(1824), conte dell´Aquila e Francesco di Paola (1827), conte di Trapani.
Nominato reggente da Ferdinando IV, che stava per fuggire nuovamente in Sicilia, Francesco restò nella capitale
insieme con la propria famiglia e con la madre, finché questa non decise di raggiungere la corte a Palermo. Il
principe, insieme con il fratello Leopoldo, si recò invece in Calabria per tentare di organizzare una resistenza ai
francesi, poi risultata impossibile. Durante l´infelice soggiorno a Palermo, Francesco fu vicario del re presso il
Parlamento siciliano e successivamente vicario generale a partire dal 1812. Rientrato il padre a Napoli nel 1815,
Francesco, duca di Calabria, fu luogotenente in Sicilia fino allo scoppio dell´insurrezione del 6 luglio 1820. In
tale difficile circostanza, Ferdinando lo nominò vicario generale e, prima di partire per Lubiana nel dicembre
dello stesso anno, reggente.
Il suo regno, iniziato il 4 gennaio 1825, si caratterizzò per una sostanziale continuità con il precedente. Si
adoperò subito per ridurre le onerose truppe austriache ancora stanziate nel regno, ottenendo la loro partenza
nel 1827. Francesco fece sì che la figlia Maria Cristina sposasse il 9 dicembre 1829 Ferdinando VII di Spagna,
rimasto vedovo per la morte di Maria Antonietta, sorella di Francesco. Rientrato a Napoli dal viaggio iniziato il 28
settembre 1829 per accompagnare la figlia Maria Cristina in Spagna, Francesco morì l´8 novembre 1830.
Ferdinando II, entrato nel Consiglio di Stato all´età di sedici anni, fu vicario del regno dal settembre 1829 al
luglio 1830 durante l´assenza del padre, partito per la Spagna. Sposò a Genova il 21 novembre 1832 Maria
Cristina di Savoia, figlia di Vittorio Emanuele I. Tuttavia, la regina, tenuta in concetto di santità, morì quindici
giorni dopo la nascita del figlio Francesco (16 gennaio 1838). Oltre che dalla perdita della moglie, Ferdinando fu
molto amareggiato anche per le nozze del fratello Carlo, principe di Capua, con l´irlandese anglicana Penelope
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Smith, celebrate in Scozia nonostante il suo veto. Intraprese allora per distrarsi un lungo viaggio nella
primavera del 1836. Il comportamento del fratello costituiva in effetti la trasgressione della norma secondo la
quale i membri della famiglia reale per contrarre matrimonio dovevano averne licenza dal sovrano. Non essendo
stato preventivamente autorizzato, il matrimonio dovette aver luogo all´estero e i coniugi non poterono più
rientrare a Napoli. In seguito a questo increscioso avvenimento, Ferdinando II il 12 marzo 1836 dispose che
nessun membro della famiglia reale potesse in avvenire recarsi all´estero senza la sua autorizzazione. Favorì il
matrimonio della sorella Maria Antonietta con Leopoldo II, granduca di Toscana, celebrato a Napoli il 7 giugno
1833. Nel maggio di quello stesso anno sfuggì ad un complotto di militari, che contavano di sostituirlo con il
fratello Carlo, principe di Capua. In Austria conobbe Maria Teresa d´Asburgo, figlia dell´arciduca Carlo, e la
sposò a Trento il 9 gennaio 1837. Da questo matrimonio nacquero dodici figli, fra i quali Alfonso Maria, conte di
Caserta, nato il 28 marzo 1841, da cui discende, non avendo lasciato Francesi II eredi maschi, il ramo attuale
della famiglia. Nel 1845, nonostante il suo deciso orientamento isolazionista, dovette permettere che si tenesse
a Napoli il settimo Congresso degli scienziati, per non scontentare troppo l´opinione pubblica italiana. Scoppiata
il 12 gennaio 1848 a Palermo la rivolta che avrebbe determinato lo sgombero della Sicilia da parte dell´esercito,
Ferdinando II nominò il fratello Luigi, conte dell´Aquila, luogotenente nell´isola. Il 29 dello stesso mese emanò
l´atto sovrano con cui concedeva la costituzione, poi promulgata il 10 febbraio. Il regime costituzionale subì una
grave battuta di arresto in seguito agli avvenimenti del 15 maggio a Napoli, finché fu di fatto revocato con lo
scioglimento della Camera dei Deputati il 12 marzo 1849. L´8 dicembre 1856 Ferdinando scampò, grazie al
pronto intervento di un ufficiale, all´attentato messo in atto da Agesilao Milano, soldato del 3° battaglione
cacciatori, che lo colpì con la baionetta durante la consueta cerimonia che in quella ricorrenza si celebrava al
Campo di Marte. Ferdinando II mantenne un atteggiamento improntato a distacco e intransigenza durante le
vicende del Risorgimento italiano, fino a determinare un pericoloso isolamento del regno dal contesto italiano e
europeo in rapido movimento. Ammalatosi in Puglia dove si era recato nel gennaio 1859, durante un inverno
particolarmente rigido, per accogliere a Bari Maria Sofia di Baviera, andata in sposa al principe ereditario, ai
primi di marzo il re fu trasferito nella reggia di Caserta, dove morì il 22 maggio di quell´anno.
Francesco Maria Leopoldo, duca di Calabria, re con il nome di Francesco II, sposò Maria Sofia, figlia di
Massimiliano Giuseppe duca di Baviera e cognato dell´imperatore d´Austria Francesco Giuseppe. Avviate le
procedure il 22 dicembre 1858, le nozze ebbero luogo a Monaco il successivo 8 gennaio per procura. La
successione fece perdere a Maria Teresa, vedova di Ferdinando II, l´influenza politica e l´autorità che aveva
avuto fino a quel momento. Incalzato dagli avvenimenti che fecero seguito allo sbarco di Garibaldi l´11 maggio
1860 a Marsala e alla rapida avanzata dei Mille, Francesco si determinò a ripristinare la costituzione del 1848.
Avvicinandosi l´esercito di Garibaldi e vista l´impossibilità di difendere la capitale, la sera del 6 settembre il re
s´imbarcò per Gaeta. Discordie dilaniavano la stessa famiglia reale e sospetti di cospirazione cadevano sui
fratelli di Ferdinando Leopoldo, conte di Siracusa, per aver sposato una principessa sabauda, e Luigi, conte
dell´Aquila. Il giorno seguente Garibaldi giunse a Napoli, senza incontrare ostacoli. La fortezza di Gaeta fu cinta
d´assedio a partire dal 13 novembre 1860 e, dopo una tenace resistenza, durante la quale si distinse
particolarmente proprio Maria Sofia, si arrese il 13 febbraio 1861, a seguito di un accordo maturato in due giorni
di trattative. Francesco II si recò quindi a Roma, ospite di Pio IX nel palazzo del Quirinale. L´8 novembre 1860
si era tenuto il plebiscito per l´annessione dei territori dell´ex Regno delle Due Sicilie al Regno di Sardegna e il
17 marzo 1861 Vittorio Emanuele II di Savoia assunse il titolo di re d´Italia. A Roma Francesco costituì un
governo in esilio e diventò il punto di riferimento dei legittimisti. Alimentò il brigantaggio che impegnò
duramente l´esercito del nuovo Stato italiano fino al 1865. Maria Sofia si recò più volte in Baviera, sua terra
natale, dove si trasferì poi insieme con Francesco, che però volle che il ministero da lui organizzato conservasse
la propria sede in Roma. Dopo l´annessione di questa città al Regno d´Italia nel 1870, la coppia reale si trasferì
a Parigi, tornando in estate a Monaco di Baviera. Francesco II morì il 27 dicembre 1894 ad Arco in Trentino,
nella zona settentrionale della Gardesana. Maria Sofia, rimasta sola, si trasferì prima a Monaco, poi a Parigi, e
morì a Monaco nel 1925.
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