Dall’Europa carolingia a quella degli Ottoni (sintesi per temi fondamentali) schema 1. STATO PONTIFICIO 2. L’IMPERO MEDIEVALE. 3. FEUDALESIMO E SIGNORIA 3.1. Premessa 3.2. Il regime signorile 3.2.1. La signoria terriera 3.2.1.1. La signoria immunitaria 3.2.1.2. La signoria banale 3.3. Il feudo 3.3.1. Origine della parola 3.3.2. Il vassallaggio 3.3.3. Il beneficio 3.3.4. Il feudo: fusione di vassallaggio e beneficio 3.3.5. Caratteristiche del feudalesimo europeo 3.3.5.1. Bilateralità del rapporto vassallatico 3.3.5.2. L'ereditarietà del feudo 3.3.5.3. La formazione del feudo ligio 3.4. Differenze fondamentali tra signoria e feudo. 4. TEOCRAZIA - CESAROPAPISMO 5. LA CRISI DEL SECOLO X 6. LA POLITICA DEGLI OTTONI prof. Polverelli Emanuele "Il Medio Evo dall’epoca carolingia alla crisi del secolo X" - 2 La presente dispensa ha lo scopo di supplire alla mancanza di un testo sintetico per quegli argomenti che si pongono a mezzo tra il nuovo programma e quello che é stato effettivamente svolto lo scorso anno. Idealmente essa si pone in continuità con la dispensa sulla periodizzazione del Medio Evo. Stato pontificio Un vero e proprio Stato pontificio nel Medio Evo non é mai esistito. Per convincersi di questa affermazione basti pensare che il concetto stesso di “Stato” nel Medio Evo é piuttosto vago se non del tutto assente. Esisteva invece un patrimonio terriero molto ampio in mano al papa. Questo territorio veniva denominato patrimonium Sancti Petri, ed era il frutto di numerose donazioni che dal IV all’ VIII secolo, fanno si che acquisisse una estensione di rilievo. Accade, tuttavia, all’interno della dissoluzione dell’Impero d’occidente, che il possidente terriero o la figura di maggior prestigio morale, (e tali erano i vescovi e il papa), assumessero delle funzioni di tipo civile e politico. Nell’assenza totale di autorità statale, amministrava la giustizia, imponeva le tasse, accudiva alle strade e agli edifici pubblici, la figura che era preminente nel senso prima indicato (o il proprietario o l’autorità morale). Così di fatto il papa svolge nel suo territorio (come i vescovi nel territorio di loro giurisdizione, ovvero le città, e i signori terrieri nel loro possedimento) funzioni politiche. In realtà, però, il potere statale era da attribuirsi legittimamente all’impero d’oriente, (a cui dal 476 era stato rimandata la giurisdizione anche di tutto l’occidente). Tuttavia l’impero non era in grado di svolgere tale potere di fatto. Ecco perché la realtà politica occidentale perde il concetto di stato, secondo quel significato che anche noi oggi intendiamo. Così il papa rispetto ai suoi territori é giuridicamente un semplice possidente 1, ma di fatto vi svolgeva funzioni di tipo politico; il legittimo “monarca” su tale territorio era il lontano imperatore di Bisanzio, che nei fatti non era in grado di svolgere la sua funzione. Sappiamo che si suole far iniziare il potere temporale del papa con la data del 728 (Donazione di Sutri); in realtà essa é un puro simbolo, perché già prima il pontefice aveva numerosi territori; così come ancor dopo cresceranno notevolmente (promissio carisiaca - 754 - e donazioni di Carlo Magno). La cosa importante da considerare è che il “potere tremporale” della Chiesa nasce all’interno della reale esigenza di dare un ordine e un indirizzo di governo a terre rimaste senza guida. In molti luoghi l’autorità più opportuna per questo ruolo, (che lo Stato non riesce più a coprire), è proprio il vescovo o il papa. Questo esericzio di poteri civili da parte dell’autorità ecclesiale diverrà una consuetudine nel corso dei secoli. 1. L’impero medievale. Sappiamo che l’impero rinasce nella notte del Natale dell’800, grazie all’incoronazione di Carlo magno, da parte del papa Leone III. Al di là del dibatto relativo alla consistenza politica ed economica di tale entità, che nei fatti entrò in crisi subito dopo la morte di Carlo, occorre che cerchiamo di comprendere quale identità essa acquisì e che significato portò all’interno del panorama politico medievale. Essa si colloca all’interno della Res publica christiana o della Christianitas . Lo scopo dell’impero era fondamentalmente difendere i cristiani, difendere il popolo, (le vedove e gli 2. 1 per la verità il caso della Chiesa è anche più complesso, perché le donazioni erano attribuite ai santi Pietro e Paolo e non personalmente al papa. 2 prof. Polverelli Emanuele "Il Medio Evo dall’epoca carolingia alla crisi del secolo X" - 3 orfani si diceva, ovvero coloro che erano in maggiore difficoltà), difendere la chiesa (inerme), mantenere all’interno della Cristianità la pace e l’armonia, sciogliendo le varie possibili dispute nazionali e locali. Come appare evidente lo scopo dell’impero non era semplicemente politico (ovvero lo scopo di una qualsiasi compagine statale). Lo scopo era ulteriore e rimandava alla difesa del Cristianesimo. Occorre notare come si assista ad una pressoché totale identificazione del territorio europeo con la cristianità, per l’enorme e capillare diffusione del cristianesimo. Difendere la cristianità significa difendere l’intera Europa. D’altra parte la Chiesa, con a capo il papa, aveva lo scopo di conservare la fede, accudire ai bisogni spirituali dei credenti e governare la Chiesa. Questo fine eminentemente spirituale, diveniva anche il perno centrale di quella istituzione politica detta “impero”, come appare evidente da quanto detto prima chiarendo la definizione medievale di “impero”. Emerge da sé come i medievali non distinguessero in maniera netta e separata tra funzioni spirituali e politiche. Infatti il papa aveva un compito spirituale, ma significativo per il potere politico imperiale (che esisteva come impero cristiano). L’impero, a sua volta, aveva un compito politico (pace, difesa, ecc.) che tuttavia trovava suo significato nella difesa della fede. Per questo ritengo che l’unico termine che esprima effettivamente la situazione politica medievale sia il termine diarchia. Con questo termine si vuol proprio intendere quel complesso sistema di equilibrio tra il potere papale e quello imperiale, dove, pur in una distinzione di fondo dei compiti, si assiste tuttavia ad una forte collaborazione ad un fine pressoché analogo: la realizzazione del Regno di Dio sulla terra.2 Abbiamo detto che l’impero rinasce con una connotazione cristiana nell’800, grazie a Carlo Magno Tuttavia l'Halphen,3 che attribuisce a Carlo e alla sua corte il ruolo di protagonisti degli eventi relativi all’incoronazione4, afferma anche che l'idea di Impero che abbiamo descritto e che si svilupperà lungo il Medio Evo5, era del tutto assente nella mente di Carlo. Che questa affermazione abbia un fondamento di verità é dimostrato dalla Divisio imperii6 che Carlo effettua nell' 806. Questa divisio é contraddittoria con l'idea dell'impero quale ente sovra-nazionale (e dunque indivisibile), quale forza di equilibrio tra i vari stati cristiani.7 Per l'Halphen L'impero carolingio e Carlo Magno sono dunque due cose distinte. Carlo Magno é responsabile solo della incoronazione dell'800, non dei successivi sviluppi dell'impero; egli non ne aveva coscienza e non può esserne considerato il padre. Da dove nasce allora l'idea di impero medievale? Halphen pensa che la risposta vada ricercata negli ambienti ecclesiali della seconda metà del secolo IX. Il primo teorico del Sacro Romano Impero é Agobardo, vescovo di Lione. 2 é la grande utopia del Medio Evo. Con Regno di Dio si intende un regno di pace e armonia dove la fede innerva tutte le dimensioni della vita umana. 3 Halphen, Carlo Magno e l’impero carolingio, edizione originale: Halphen, Charle Magne et l'empìre carolingien, Paris 1947. 4 ma un altro storico, di lingua tedesca, il Fichtenau, sostiene al contrario che protagonista dell’incoronazione é in realtà il pontefice, mentre Carlo subisce tale evento suo malgrado (vedi: Fichtenau, L'impero carolingio, Laterza, Bari 1972). 5 ovvero l'idea di un'entità sovranazionale. 6 Carlo predispone una suddivisione dell'impero tra i suoi figli. Questo fa ben vedere come egli intendesse l'impero alla stregua di un qualsiasi re germanico: il suo regno é un patrimonio legato alla propria persona e alla propria famiglia. 7 ricordiamo che questo ideale (impero come forza di pace e di equilibrio tra gli stati, come forza di difesa della fede cristiana dai pericoli esterni ed interni, ecc.) rimanga viva durante tutto il Medio Evo (per quanto mai realizzata senza contraddizioni); la caduta di questo ideale coincide con la fine del Medio Evo. 3 prof. Polverelli Emanuele "Il Medio Evo dall’epoca carolingia alla crisi del secolo X" - 4 In una lettera dell' 840 scritta a nome del papa Gregorio IV, in occasione delle lotte tra i figli dell'imperatore per la successione, afferma che, vista la rottura dell'unità dell'impero, (lotte intestine per la successione), spetta alla Chiesa intervenire per la pace dei cristiani. Egli afferma un principio che spesso tornerà nella storia medievale: quando una delle due forze che guidano la cristianità langue, é l'altra che deve supplire le funzioni inadempiute. Questa é l'idea di Respublica Christiana (o Sacro Romano Impero) dove l'una e l'altra istituzione (Chiesa e Impero) sono al servizio della realizzazione del Regno di Dio sulla terra (per quanto ciò é possibile). L'occidente medievale é così guidato da una diarchia: papato (potere religioso) - impero (potere politico). Come si vede l'impero non é uno stato, ma un ente sovra-statale che assume uno scopo più alto: quello della difesa della fede, della pace e della cristianità. Proprio questa azione comune tra impero e Chiesa, conferisce una iniziale dimensione europea alla politica del Medio Evo. “Il mondo preparato dal regno e dall'impero di Carlo Magno, anziché stabile assetto politico, è regnum Cbristianitatis, come lasciò scritto Alcuino, Cbristiana religio, come si legge nelle monete dell'imperatore, fine del vecchio Occidente delle invasioni, degli stanziamenti germanici, delle pretese d'Oriente, esaltazione di quei valori civili e religiosi che davano titolo alla conquista, fondazione dell'Europa, prima cosciente manifestazione unitaria dell'occidente cristiano e romano. “ G. Falco, La Santa Romana Repubblica, 1954 Occorre anche aggiungere che la diarchia medievale visse brevi momenti di equilibrio; il più delle volte abbiamo in corso il tentativo di una reciproca supremazia. In particolare l'Halphen sostiene che se al momento dell'incoronazione di Carlo, si ha un'egemonia dell'impero, successivamente sarà il papa a prevalere, acquisendo il diritto a determinare l'elezione imperiale. Una prevalenza dell’impero tornerà ad esservi con gli Ottoni (x sec.), mentre con Gregorio VII sembra palesarsi la vittoria del papato sull’impero. 3. Feudalesimo e signoria 1. Premessa Scopo di questa parte della dispensa é mostrare come la società medievale sia una realtà molto più complessa di quello che solitamente si pensa. Solitamente si identifica Medio Evo con Feudalesimo, intendendo poi con questo termine una società gerarchica e priva di libertà. Tale opinione, di per sé non errata, é per lo meno semplicistica e testimonia un fondamentale disinteresse, oltre che una certa cecità, per la cultura, la vita e gli ordinamenti (sociali, giuridici e politici) medievali. La società medievale non é determinata in maniera totale ed omogenea dai rapporti di dipendenza feudale. Oltre al feudo esistevano altri rapporti di dipendenza tra cui il più importante é la signoria. Essi sono due rapporti distinti di dipendenza tra dei sudditi ed un signore. Occorre specificare le caratteristiche dell'uno e dell'altro.8 2. Il regime signorile 8 Giovanni Tabacco (un noto medievista) sostiene che, specie in Italia, il feudalesimo non era l'unico rapporto tra persone nella società. I modi di frantumazione del potere centrale hanno più di una modalità di cui il feudalesimo é solo una componente. 4 prof. Polverelli Emanuele "Il Medio Evo dall’epoca carolingia alla crisi del secolo X" - 5 Un esempio di dipendenza diversa dal regime feudale é il regime signorile di cui occorre chiarire le caratteristiche. Fondamentalmente esso presenta una dipendenza non da un "dominus" feudale, ma da un "dominus" proprietario terriero. Ma addentriamoci meglio nel problema. 1. La signoria terriera E' la principale forma di signoria. Nella vasta campagna medievale la signoria (possesso di terra di un signore) é distinta in due parti. Una parte, detta dominio, é gestita direttamente dal proprietario; l'altra é divisa in mansi, piccoli e medi appezzamenti di terreno, che potevano essere attigui al dominio o anche separati da esso. All'interno della signoria, il proprietario esercita una serie di diritti che non si limitano a quelli di proprietario terriero (es. raccogliere il frutto del lavoro, farsi pagare affitti e diritti d'uso) ma agisce da capo politico e costringe i sottoposti all'obbedienza. Questo avviene perché in mancanza dello Stato, nessuno poteva proteggere i deboli se non il signore economicamente potente. Egli svolge questa mansione in cambio della sudditanza dei suoi dipendenti. A vincoli economici si uniscono vincoli giuridici e amministrativi. Tra i diritti che il signore richiede, quello più noto, é il diritto di "corvée": un insieme di giornate di lavoro che vanno svolte sulla pars dominica (dominio gestito direttamente dal padrone). "La Signoria terriera é dunque un complesso di diritti su uomini e terre, dominato da interessi economici, ed ha la sua radice nella potenza economica del proprietario che fa pagare la protezione concessa ai deboli con una serie di oneri". 9 D'altra parte accade ancora oggi nelle campagne, o in piccoli paesi, che la posizione del notabile o del grande proprietario assume una preponderanza politica nella vita del paese stesso. Nel primo Medio Evo questo era l'ordinamento comune dell'organizzazione sociale. Con l'andare del tempo la signoria si evolve assumendo configurazioni ancor più precise; i diritti del "dominus" aumentano fino a toccare nuove sfere. Analizziamo due casi che esemplificano bene tale sviluppo. 1. La signoria immunitaria Le terre imperiali (demanio) godevano di immunità, ovvero il loro suolo non era sottoposto a tasse, alla leva e all'amministrazione della giustizia da parte del funzionario imperiale. Tale immunità passerà alle terre demaniali degli stati romano-barbarici, i quali, specie nel caso dei Franchi, andarono in gran misura in donazione a signori laici e, soprattutto, ecclesiastici. Il processo prosegue con Carlo Magno e con i suoi successori. Dapprima l' immunità é passiva (così come abbiamo descritto sopra), ma ben presto i signori ecclesiastici si arrogheranno il diritto di esercitare una "immunità attiva", ovvero riscuoteranno le tasse, faranno la leva (diritto di hostes), amministreranno la giustizia (diritto di placito). In numerosi casi otterranno anche autorizzazioni imperiali in tal senso. Come si vede i signori immunisti assumono una serie di diritti che fanno parte a tutti gli effetti del potere politico pubblico (dello Stato), ma che usurpano in forza del loro possesso terriero. 2. La signoria banale E' il tipo di signoria medievale ritenuto, dagli storici odierni, più importante. Banale deriva dal latino "bannus", ovvero, in italiano, banno o bando 10. E' il potere della legge che obbliga e lega chi é sottoposto. Nel mondo germanico é il potere del re, che é garante di ordine e pace nella società. Il poter di banno ha tre prerogative: comandare, costringere e punire. 9 Zerbi-Ambrosioni, Problemi di storia medievale, Vita e Pensiero, Milano 1977, pp. 80. la parola deriva ultimamente dal testo binden che significa legare (da cui l'italiano benda ). E' dunque il potere di "legare", ovvero di obbligare. 10 5 prof. Polverelli Emanuele "Il Medio Evo dall’epoca carolingia alla crisi del secolo X" - 6 Ad esempio Carlo svolge in pieno tale potere grazie all'autorità che conferisce alla corona regia (e poi all'impero). Tuttavia osserviamo come risulti impossibile che egli svolga direttamente tale potere, vista la vastità del territorio. Così affida ai comites (conti), il compito di rappresentarli, anche nel potere banale. Quando poi (morto Carlo) il potere centrale si indebolisce accade che i comites svolgono tale potere banale non più per conto del sempre più esangue impero, ma per conto personale; così si arrogano poteri banali quasi fossero l'autorità assoluta nel territorio. Essi stessi peraltro devono concedere poteri banali anche alle numerose signorie terriere loro sottoposte, vista la forza economico-politica che assumono e le pressioni che impongono. Dunque accade che chiunque avesse una forza politico-economica si arrogasse il diritto di svolgere poteri banali. Dunque la signoria banale sorge come l'esercizio abusivo11 del potere più alto che sia concesso: il potere regio di banno. Spesso la signoria immunitaria e quella banale si sovrappongono: il signore immunitario col tempo si arroga anche poteri banali, oppure il signore banale estende il suo potere di banno anche alle sue signorie immunitarie. Esse spesso giungono a identificarsi. Si tenga conto, tuttavia, di questa distinzione di concetto tra le due: mentre la signoria immunitaria é un eccedere del potere economico fino a debordare in quello politico, la signoria banale nasce per uno sgretolamento del potere regio fino a coincidere con la proprietà terriera.12 1. Una forma di signoria banale: la signoria di castello Il castello 13 é la forma di signoria banale più pittoresca del Medio Evo, quella che ha lasciato il segno indelebile, anche dal punto di vista architettonico, di un'epoca. Esso nasce per rispondere all'orda di invasioni della fine del IX e inizi del X secolo. Costruito come un vero campo trincerato, su luoghi naturalmente inaccessibili, da signori che possedevano tale territorio o sul quale già fosse presente una costruzione precedente. Lo scopo del signore é la difesa personale, del territorio e della popolazione limitrofa (alle sue dipendenze). Interessanti le chiarificazioni del Boutruche14: il castello vero e proprio nasce dopo il X sec. (prima avevamo semplici fortificazioni). Il castello più diffuso é il "castello a motta", costruito su di un altura naturale. Esso, solitamente piuttosto piccolo, era difeso da mura, fossato con ponte levatoio, ecc. Solitamente conteneva le case signorili, mentre quelle dei contadini erano poste al di fuori delle mura. Al momento del bisogno il castello accoglieva tutti i sudditi al suo interno. Talvolta il signore costruiva mura che comprendessero anche le case popolari. Spesso dal castello nasceva un paese e numerose cittadine odierne con nomi che includono la radice "castello" (in francese Chateau) hanno origini di tal tipo.15 Si può ben immaginare come la posizione del castellano assuma un peso di rilevanza notevole per la sicurezza che egli può garantire a coloro che sono dipendenti da lui. Dunque il castellano si arroga ben presto diritti (poteri banali) che spetterebbero unicamente al 11 abusivo perché esercitato non dal re, né da un suo rappresentante, ma da uomini che mirano ad interessi personali. 12 chiediamoci come mai oggi la parola banale abbia un significato così differente da quello originario. Si tenga presente che tra i poteri banali ve ne erano alcuni secondari (diritti locali) particolarissimi e legati a vecchie consuetudini celtiche. Essi toccano il folclore e la tradizione popolare per la loro curiosità e particolarità. Ad esempio il droit de grenouillage era il diritto che il signore aveva di far battere gli stagni durante la notte perché non gracidassero le rane ed egli potesse dormire (erano anche detti in tal senso droit ridicules ). Si capisce come da diritti di questo tipo possa insorgere il significato attuale della parola banalità, che passerà gradualmente ad indicare non più i poteri regi nella loro completezza ma unicamente i droit ridicules. 13 diminutivo di "castrum"; detto anche "potestas", "salvamentum", "castellania", o "castellanza". 14 Boutruche, Signoria e feudalesimo, Il Mulino, Bologna 1971-4, pp. 26-27 e p. 234. 15 si pensi a Città di Castello, Castellanza (Va), Casteldelci, ecc. 6 prof. Polverelli Emanuele "Il Medio Evo dall’epoca carolingia alla crisi del secolo X" - 7 rappresentante imperiale, in particolare al vicario 16. Con le invasioni, poi, viene a meno la stessa presenza del vicario e così il castellano (in posizione di forza, grazie alla fortificazione) allarga l'ambito del suo potere (la castellania) fino a sostituirsi alla vicaria, destinate a decadere in favore della castellania stessa. Ad un certo punto i territori vengono riferiti alla castellania come al vero centro amministrativo e politico del luogo. I diritti banali esercitati conferivano a lui l'autorità di un vero e proprio capo politico (tasse, pedaggi, costruzione strade, mercati, ecc.) Talvolta tuttavia abbiamo il caso che il signore per costruire il castello deve patteggiare la mano d'opera con la popolazione. Allora qui il patto implica dei diritti della popolazione stessa che limitano il potere del castellano. Altre volte i suoi diritti erano limitati dalla presenza limitrofa di altri signori di castello più potenti. Il feudo 1. Origine della parola Questa parola (fevum o feudum) compare per la prima volta alla fine del secolo IX. E' la latinizzazione di un linguaggio parlato, che troviamo in lingua d'oc: "feus"; e in lingua d'oil: "fief". Queste forme (latine o di lingua provenzale) hanno radice da due parole di origine germanica: "fehu" (bestiame) e "od" (possesso). Alle origini feudo indica possesso di bestiame (in particolare in cambio di servizi ricevuti). Ma nei territori di lingua d'oc e d'oil il significato cambia: -dapprima indica il compenso dato a servizi specializzati (orafo, carpentiere, prete, ecc.); -poi il compenso dato dal signore ai suoi vassalli in cambio del servizio militare; -poi la terra data in compenso per i servigi militari (essendo frequente che il signore ricompensi mediante appezzamenti di terreno); -infine unicamente la terra data ai vassalli per servizi elevati. In territori germanici invece "fehu-od" indica sempre il possesso di bestiame. (La terra data per servizi vassallatici é indicata con "das Lehn"). Da questa analisi emerge chiaramente come il feudo dipenda da due elementi: -un rapporto reale, concreto, ovvero la terra, data per certi servizi; -un rapporto personale, ovvero il vassallaggio, in cui un uomo libero si dichiara in tutto dipendente da un altro uomo libero, promettendogli fedeltà totale. L'inferiore é uomo del superiore17, e la promessa é reciproca: fedeltà e servizi in cambio di protezione e difesa. Il rapporto é bilaterale: se uno dei due tradisce (sia che sia il vassallo sia che sia il signore) é dichiarato "fellone". 3. 2. Il vassallaggio Per capire l'origine del rapporto vassallatico (tipico del Medio Evo e desunto dall'evoluzione dei costumi sociali dei popoli germanici) occorre andare a vedere la costituzione della società germanica in rapporto al problema del servizio militare. In queste società il ceto più importante era proprio quello dei militari, compagni d'arme del re (comites 18 ), chiamati "buccellari" perché sedevano a messa col re 19 ed erano suoi collaboratori fidati. 16 la vicaria era la suddivisione della contea. di qui il termine "omaggio" 18 da questa classe deriveranno proprio i funzionari che avrebbero dovuto garantire la unità dell'impero secondo le intenzioni di Carlo. 19 condividevano i "buccella" (piatti prelibati). 17 7 prof. Polverelli Emanuele "Il Medio Evo dall’epoca carolingia alla crisi del secolo X" - 8 Ad un certo punto la loro importanza cresce a dismisura. Difatti, mentre inizialmente tutto il popolo germanico era sotto le armi, successivamente, con gli stanziamenti, sempre più persone dovevano occuparsi della campagna e del bestiame. Diventa sempre più difficile conciliare il lavoro dei campi con l'impegno del servizio militare. Dunque si avverte l'esigenza di un esercito permanente: saranno i cavalieri. Difatti l'importanza della tecnica militare della battaglia a cavallo crescerà enormemente; la cavalleria assumerà un ruolo fondamentale a livello strategico. Questo implica che i cavalieri divengano il corpo più importante dell'esercito. Ma il cavaliere ha delle spese enormi per il cavallo, per l'armatura, il prolungato addestramento, ecc. Nasce dunque un nuovo esercito permanente, capace di far fronte alle nuove esigenze belliche. Esso sarà composto, esclusivamente o quasi, da aristocratici possidenti terrieri. Questa restrizione si spiega proprio per le spese enormi che, ora, comporta il sevizio militare. Tale esercito sarà la "trustis" (dall'inglese "trust" ovvero compagnia oppure fiducia). I fedeli del re saranno chiamati, difatti, presso i Franchi "antrustioni", (presso i Longobardi "gasindi"). Il nome che ebbe più fortuna é il termine "vassus" che deriva dal celtico "gwass": esso indica il compagno d'arme, ed anche il servo. Dunque si diffonde nell'VIII secolo la parola "vassallo", indicante i guerrieri fidati del re, liberi o suoi servi, ma comunque sempre potentissimi rispetto alle altre classi sociali. L'esito di questo sviluppo é, dunque, la crescita di importanza sociale del rapporto personale del vassallaggio. 3. Il beneficio Il beneficio é un termine che attraversa due fasi: nella prima esso indica la donazione di terra per compensi (da parte del re o di un signore), oppure offerta "pro remedio animae" (per una sorta di espiazione spirituale). E' un trasferimento di proprietà; i Merovingi si rovineranno per una pratica eccessiva di benefici. nella seconda il beneficio non é più trasferimento di proprietà, ma solo trasferimento di usufrutto. E' una concessione gratuita, o per un basso canone, dell'uso di certe terre. E' solo questo secondo significato che riguarda il problema del feudalesimo. 4. Il feudo: fusione di vassallaggio e beneficio Nella società del VI-VII secolo abbiamo la presenza distinta di vassalli (uomini legati ad un vincolo di fedeltà ad un signore) e di benefici (possesso di terra in signoria o in usufrutto). I due aspetti non sono legati, ma il più delle volte distinti (vassalli senza terra, proprietari non dipendenti da altri signori). Sarà Pipino il Breve e ancor più Carlo Magno che generalizzerà la pratica di concedere usufrutto di terre (beneficio) per ottenere la fedeltà (vassallaggio) dei suoi uomini fidati. Sappiamo il motivo di questa scelta. L'immenso territorio da amministrare nell'assoluta assenza di un tessuto amministrativo rendeva impossibile il compito di un controllo delle terre se non attraverso il conferimento di incarichi a uomini di assoluta fiducia. Essi potevano essere proprio i "comites" del re. Per rinfrancare questo rapporto fiduciario, nasce il feudo come insieme di beneficio (terra) e rapporto vassallatico. Infatti il "comes" riceve un beneficio in cambio di servigi pubblici svolti in nome del re. Egli per questo giura assoluta fedeltà al re (rapporto di fedeltà che già d'altra parte aveva nei confronti del re). Così il feudo perde la sua caratteristica di rapporto privato 20 (beneficio: passaggio di diritti di uso sulla terra; vassallaggio: rapporto di fiducia tra due uomini) per entrare nel 20 questa era la distinzione dalla signoria, la quale dall'inizio é usurpazione di potere pubblico. 8 prof. Polverelli Emanuele "Il Medio Evo dall’epoca carolingia alla crisi del secolo X" - 9 campo del diritto pubblico: diventa l'asse portante dell'amministrazione del regno: il vassallo esercita i diritti propri dello Stato e del sovrano. Carlo utilizza per il suo scopo il feudo, preferendo questa alla signoria, perché implica solo un usufrutto e non la proprietà; doveva dunque essere un uso temporaneo, sempre revocabile, almeno in teoria, da parte del sovrano. La signoria invece, essendo piena proprietà, implica un possesso stabile e per giunta ereditario. Il feudo garantiva una minore frantumazione dello stato centrale rispetto alla signoria. Malgrado queste avvertenze proprio l'impostazione dei rapporti di potere, la presenza di rapporti di fiducia (vassallaggio) che attribuivano però grossi poteri (statali) ai vassalli, contribuirà alla frantumazione dello stato in maniera piuttosto rapida. Una soluzione che ponesse freno all'anarchia poteva essere proprio l'idea di Impero formulata da Agobardo di Lione (impero come ente sovrastatale, come potere superiore), ma mancavano gli strumenti, la cultura e la forza per realizzarla. Aggraverà la situazione anche la presenza di invasioni feroci quali quelle del sec. X. Questi fattori di disgregazione saranno deteriori per l'impero che già con Ludovico il Pio si troverà in grave difficoltà per mancanza di terra da dare in feudo. Si dovranno dunque concedere terre in piena proprietà e Carlo il Calvo si dovrà spingere verso l'ereditarietà del feudo. 5. Caratteristiche del feudalesimo europeo 1. Bilateralità del rapporto vassallatico La caratteristica più importante del feudalesimo europeo é la bilateralità del rapporto vassallatico. Bilateralità significa che il legame che si crea con il rapporto vassallatico-feudale obbliga sia il vassallo (l'inferiore), sia il feudatario (il signore, il superiore). Così é fellone il vassallo infedele, ma anche il signore infedele. Questa prospettiva é assente, ad esempio nel vassallaggio giapponese, dove il signore (divinizzato) non ha obblighi rispetto il suddito. Bloch21 sostiene che proprio in questa bilateralità del rapporto vassallatico occidentale é possibile trovare l'origine della democrazia europea. I primi parlamenti, infatti, sorgono in ambito medievale e sono aggregazioni di vassalli (inizialmente solo nobili) che vogliono far rispettare gli obblighi contratti dal signore. 22 A parere del Bloch già il giuramento di Strasburgo (843) indica questa prospettiva che anticipa la democrazia, (sebbene in forma assai embrionale). 23 Difatti in questo giuramento in cui Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico fanno lega contro Lotario (erede quale figlio maggiore al titolo imperiale), accade che Ludovico il Germanico giura in lingua francese, perché possa essere capito dai sudditi di Carlo il Calvo, e Carlo il Calvo giura in lingua tedesca, per lo stesso motivo. Questo significa che é di fronte ai sudditi che si legittima l'autorità dei signori, e che tale legittimità può essere considerata valida solo se essi sono fedeli ai patti intrapresi. Così il Bloch sostiene che se il feudalesimo fu effettivamente piuttosto duro con le classi umili, tuttavia "esso ha veramente lasciato in retaggio alle nostre civiltà qualcosa di cui desideriamo ancora vivere". 24 2. L'ereditarietà del feudo Non é del tutto esatto affermare che l'ereditarietà dei feudi si instaura con il capitolare di Quierzy (877) per i feudi maggiori e con la Constitutio de feudis del 1037 per i minori. 21 22 23 24 e con lui numerosi altri storici. vedi ad esempio la Magna Charta inglese, che noi studieremo più avanti. famoso il testo del Bloch, La società feudale. Bloch, La società feudale, Einaudi, 1949 (più volte ristampata), p. 504. 9 prof. Polverelli Emanuele "Il Medio Evo dall’epoca carolingia alla crisi del secolo X" - 10 Difatti Carlo il Calvo, prima di scendere in Italia per una campagna militare, vuole assicurarsi la fedeltà dei duchi e conti francesi. Lascia al potere il figlio, ma si rende conto che questo non é sufficiente. Allora emana un capitolare (detto di Quierzy) dove afferma che in caso di morte di un conte avrebbe cercato di considerare con benevolenza il problema della successione. Quindi essa non é data automaticamente agli eredi, però si lascia intendere una possibilità in questo senso. L'eredità, in realtà, é data solo in un caso: quello per cui un signore feudale si faccia monaco o prete allora il feudo passa al figlio. Si vede bene come l'imperatore comprenda che da una parte deve trattenere la fedeltà dei vassalli, e come, dall'altra, intuisca la pericolosità del principio di eredità (estremamente disgregante per il regno). La soluzione ricercata é un precario equilibrio fatto di espressioni vaghe e confuse. Sta di fatto che il capitolare non soddisfa i "comites". Dunque Carlo il Calvo proclama alle truppe (il giorno della partenza) che avrebbe concesso l'ereditarietà, anche se solo per il periodo della guerra e solo per gli eredi diretti. Era un caso limitatissimo, che però crea un precedente, che permette l'instaurarsi di fatto dell'ereditarietà in Francia e in Inghilterra, come fenomeno generalizzato, e poi in Italia e Germania. L'ereditarietà risulta dunque un'usurpazione, non legalizzata dal capitolare in questione. Legale, invece, sarà l'introduzione dell'ereditarietà in Italia tramite la Constitutio de feudis del 1037. Qui effettivamente il passaggio di padre in figlio dei diritti feudali (ormai diffuso, di fatto, per i feudi maggiori) sarà legalizzato anche per i feudi minori.25 3. La formazione del feudo ligio Ligio, significa devoto, fedele. La formazione di questo feudo é necessaria per la complessità di rapporti feudali che si forma. Accadeva già nel IX sec. che alcuni signori erano vassalli contemporaneamente di due signori più potenti; successivamente si arrivò alla situazione paradossale (e paralizzante) di vassalli di venti e più signori! Dunque occorreva mettere ordine in tale giungla di rapporti vassallatici. Si pensi al caso in cui due feudatari entrino in guerra. Il vassallo ha il dovere di aiutare il suo signore, ma se egli é vassallo dell'uno e dell'altro la cosa diventa complessa.26 Ad un certo punto per garantire ordine nasce l'istituzione del feudo ligio, ovvero il vassallo si sottoponeva a rapporto feudale con uno dei suoi signori garantendogli una fedeltà superiore a quella concessa a tutti gli altri. Tale soluzione divenne ben presto inutile in quanto l'avidità di terre e favori creò una molteplicità degli stessi rapporti ligi di feudalità. 4. Differenze fondamentali tra signoria e feudo. Sintetizziamo innanzi tutto le caratteristiche complesse del rapporto feudale. Esso é costituito da due elementi l'elemento di beneficio (la terra) e l'elemento personale (il rapporto vassallatico o "accomendatio"). Questo rapporto é sintetizzato in una cerimonia che presenta una precisa ritualità: l'inferiore pone le sue mani nel superiore e gli giura fedeltà. 25 in Italia, infatti, la tradizione giuridica era ancora fiorente. Numerosi erano gli studiosi del diritto e questo portava ad una maggiore attenzione alla forma giuridica. Nel caso specifico della Constitutio de feudis, accade che Ariberto d'Antimiano, vescovo di Milano, uomo potentissimo, vassallo dell'impero (fa parte dei "primi milites"), lotta ed é sconfitto dai valvassori (o "secundi milites"), i quali richiedono l'ereditarietà per i loro possessi feudali. Corrado II chiamato a dirimere la disputa, appoggerà i secundi milites allo scopo di indebolire i grandi vassalli. Di qui la proclamazione della constitutio de feudis. Peraltro, lo stesso Corrado II in Germania, dove la situazione era diversa, si comporterà diversamente. 26 questa situazione rende bene l'idea dell'anarchia che si venne a creare ad un certo punto nel regime feudale medievale. In questo senso la Chiesa tentò di operare per una funzione d'ordine, imponendo tregue, mediazioni e le cosiddette "paci di Dio", periodi in cui era vietata qualsiasi attività bellica. 10 prof. Polverelli Emanuele "Il Medio Evo dall’epoca carolingia alla crisi del secolo X" - 11 Questo rapporto implica un rapporto bilaterale: obbligo di aiuto al superiore con armi e consiglio, in cambio di protezione. Se questo é chiaro, sono decisamente evidenti le fondamentali differenze tra feudo e signoria. a) la terra nel feudo é sempre in usufrutto e mai in proprietà, anche per il feudatario più potente, anche quando il feudo diverrà di fatto ereditario. b) la signoria riguarda fin dall'inizio l'abuso di poteri pubblici, che il signore si arroga in forza del suo potere economico. Nel feudo il rapporto é inizialmente privato; se vi è passaggio di poteri pubblici, questo non é sempre, né é essenziale; é uno snaturamento del rapporto feudale, rapporto feudale che essenzialmente riguarderebbe il diritto privato. Proviamo a delineare una cartina della situazione di distribuzione di feudi e signorie a seconda delle regioni. La Francia é il paese in cui, in maniera più rapida e diffusa, si estende il feudo. In Sardegna probabilmente non vi sono feudi, ma una sola grande signoria (già dal tempo del basso impero romano). L'Irlanda e la Scozia, con la Frisonia (Olanda) ignorano sia il feudo che la signoria. In ogni caso in Europa rimarrà sempre presente la proprietà privata, detta "allodio".27 In Inghilterra non si ha notizia di terre libere (allodi), mentre é diffusa sia la signoria che il feudo.28 Teocrazia - Cesaropapismo E’ importante iniziare la riflessione su questo tema, definendo adeguatamente i due termini. Chiamiamo teocrazia quella posizione, secondo cui il potere politico deve essere nelle mani della casta sacerdotale. ((letteralmente il termine significa potere nelle mani di Dio). Chiamiamo cesaropapismo quell’atteggiamento che ritiene che il potere politico debba assorbire in sé anche il potere religioso. (il potere dei “cesari” -imperatori- e dei papi é nelle mani di un’unica persona). Se andiamo a confrontare la posizione tipo del Medio Evo cristiano, troviamo, con una certa sorpresa rispetto alla convinzione comune, una certa chiarezza di idee su questo punto. Nessun papa o imperatore poté teorizzare una delle due teorie, né intese farlo. La teocrazia é estranea al mondo cristiano, mentre é tipica della cultura islamica, dove l’ayatollah, (guida spirituale) é anche capo politico. Questo, d’altra parte, lo si capisce bene se si pensa alla modalità di sviluppo dell’islamismo. Infatti, la predicazione di Maometto ha coinciso in maniera stretta e immediata con la formazione politica dell’impero islamico. Nel Medio Evo cristiano invece, il rapporto tra impero e Chiesa è sempre stato dialettico. Nel Medio Evo cristiano la prospettiva teocratica (intesa in senso assoluto) é del tutto assente. Invece, come già abbiamo detto, é vero che i papi pensarono, fin da Gelasio I (fine V sec.), che vi fossero due “spade”, ovvero due poteri distinti: uno religioso e uno spirituale. E’ però vero che questi due poteri non sono intesi in senso separato, come sarà per i moderni (tipo: “libera chiesa in libero stato”), ma come intrecciati e tali da condizionarsi a vicenda. Tutto ciò é stato da noi chiarito precedentemente, parlando della realtà dell’impero medievale e della diarchia come espressione più esatta del sistema politico medievale. 4. 27 allodio é un termine proveniente dal tedesco: al=tutto, ôd=possesso. Indica cioè il possesso totale della terra, ovvero gli uomini liberi da dipendenze servili. 28 sul feudo e sulla signoria vedi anche Bonanno, a p. 104, il brano di Sergi. 11 prof. Polverelli Emanuele "Il Medio Evo dall’epoca carolingia alla crisi del secolo X" - 12 Si può forse dir così: nel Medio Evo vi fu una chiara coscienza della separazione dei due poteri, ritenuti però come implicati vicendevolmente. In questa implicazione vi fu spesso la tentazione dell’uno di prevalere sull’altro, diventando egemone di fatto, ma mai fu teorizzata una teocrazia, ovvero l’idea che il potere papale dovesse assorbire direttamente il potere politico-statale. Questo tema lo ritroveremo tra qualche lezione, nell’analisi di due grandi pontefici come Innocenzo III e Bonifacio VIII. La crisi del secolo X Il 900 é un periodo di grave crisi, dovuta non solo alla latitanza, nella prima metà del secolo, dell’impero. Infatti una profonda recessione economica colpisce l’Europa, che peraltro subisce nuove violente invasioni. Le coste italiane soprattutto sono colpite dalle scorribande dei Saraceni, padroni del Mediterraneo. Gli Ungari, popolo che proviene dall’oriente, seminano il terrore attaccando soprattutto i fiorenti e ricchi monasteri, peraltro indifesi. Ma anche dal Nord scendono nuovi pericoli. Popoli barbarici e guerreschi scendono in cerca di terre e di nuovi possedimenti. La loro dominazione abbraccia più parti dell’ Europa, (ad esempio i Variaghi -svedesi- occupano le zone dell’attuale Russia moscovita). A noi interessano particolarmente i Normanni, che discendono dai Vichinghi, e che dall’occupazione del Nord della Francia, (Normandia), più tardi passano a conquistare l’Inghilterra, (1066), e il sud dell’Italia. Qui in Italia costituiranno un potente regno che assumerà un ruolo politico notevole e diverrà un interlocutore privilegiato per il papato. 5. 12 prof. Polverelli Emanuele "Il Medio Evo dall’epoca carolingia alla crisi del secolo X" - 13 La politica degli Ottoni L’impero dopo Carlo, incontra una grave crisi, dovuta non da ultimo ad un irresoluto problema dinastico. Dopo un secolo e mezzo circa, tuttavia, L’impero rinasce grazie alla famiglia degli Ottoni, facenti parte della casata di Sassonia.29 Ottone I nel 962, viene di nuovo incoronato imperatore della cristianità. Ottone aveva combattuto la nuova ondata di invasori barbari (ungari, slavi, normanni, saraceni) e salvato l’Europa da gravi conseguenze. Peraltro di lì a poco alcuni di questi popoli saranno convertiti al cristianesimo, (ad esempio gli Ungari, grazie al re Stefano il Santo). La politica di questi imperatori, (la dinastia prosegue fino al 1024), fu volta a far si che l’ossatura della burocrazia imperiale fosse costituita dai vescovi. Infatti se il vescovo ricopriva una carica feudale, la quale implicava oltre al beneficio anche il compito di amministrare le terre per conto dell’imperatore, accadeva, una volta sopraggiunta la sua morte, che non si ponevano problemi di successione, non avendo egli dei figli. Al contrario, nel caso di un laico, potevano nascere pretese che il feudo fosse tramandato al figlio e divenisse nel tempo ereditario. Così gli Ottoni valorizzano la figura del Vescovo-conte, una figura ecclesiastica che é però impegnata anche, al tempo stesso e a volte principalmente, in questioni temporali e politiche. Inutile sottolineare i guai e le confusioni che venivano da questa pratica. Figure di personaggi, più politici che pastori, occupavano le cariche più alte della Chiesa stessa. Tuttavia molti imperatori di questa dinastia porteranno sulle cariche vescovili uomini degni. Abbiamo anzi la ripresa della dialettica tra Chiesa ed Impero, che vede momenti di forte collaborazione insieme a momenti di tentata sopraffazione dell’uno sull’altra, o viceversa. Ad esempio il giovane Ottone III, (994-1002), intende espressamente far rinascere l’ideale di impero cristiano. Pone a capo della Chiesa un grande uomo di cultura, Gerberto d’Aurillac, che prenderà nome di Silvestro II (999-1003), e per qualche momento sembrò rifiorire l’ideale della Res publica Christiana. L’esito del tentativo fu fallimentare, non tanto per la scomparsa precoce dei due protagonisti, quanto per il potere delle forze particolaristiche, i grandi feudi, non dominati adeguatamente dall’imperatore. Un buon ritratto viene fornito dal seguente passo dello storico R. Folz “Innanzitutto, si intravede una nettissima presa di coscienza da parte di Ottone del suo titolo di imperatore dei Romani. Fa da mediatore in ciò l'aquitano Gerberto che, transfuga da Reims, è giunto in Germania nel 997 ed eserciterà sull'imperatore una influenza sempre crescente. Da molto tempo familiare della dinastia ottoniana, investito della abbazia di Bobbio da Ottone II, conoscendo dal 996 Ottone III, quest'uomo eccezionale fa professione di un vero internazionalismo. Del tutto distaccato dalle dinastie nazionali - è noto il suo ruolo di agente della corte sassone al tempo dell'elezione francese del 987 egli è al servizio di un ideale cristiano ecumenico, per certi aspetti assai simile a quello degli ecclesiastici che circondavano Ludovico il Pio. Egli sogna di una cristianità unita il cui substrato politico sarebbe l'impero romano; in lui si confondono cristianità ed impero: il tutore di questa unità è l'imperatore.” 6. 29 la dinastia carolingia si estingue nell’ 887. Dopo un periodo di anarchia, sarà per merito della casata Sassone, che tornerà ordine nell’impero (prima con Enrico I, poi con Ottone I che effettivamente farà rinasce l’impero). 13 prof. Polverelli Emanuele "Il Medio Evo dall’epoca carolingia alla crisi del secolo X" - 14 14