Dedicazione della Basilica Lateranense
9 novembre 2008
La Parola
Prima lettura
Dal libro del profeta Ezechiele
(Ez 47, 1-2. 8-9. 12)
In quei giorni, [un uomo, il cui aspetto era come di bronzo,] 1 mi condusse all’ingresso del tempio e vidi
che sotto la soglia del tempio usciva acqua verso oriente, poiché la facciata del tempio era verso
oriente. Quell’acqua scendeva sotto il lato destro del tempio, dalla parte meridionale dell’altare. 2 Mi
condusse fuori dalla porta settentrionale e mi fece girare all’esterno, fino alla porta esterna rivolta a
oriente, e vidi che l’acqua scaturiva dal lato destro. 8 Mi disse: «Queste acque scorrono verso la regione
orientale, scendono nell’Àraba ed entrano nel mare: sfociate nel mare, ne risanano le acque. 9Ogni
essere vivente che si muove dovunque arriva il torrente, vivrà: il pesce vi sarà abbondantissimo, perché
dove giungono quelle acque, risanano, e là dove giungerà il torrente tutto rivivrà. 12 Lungo il torrente, su
una riva e sull’altra, crescerà ogni sorta di alberi da frutto, le cui foglie non appassiranno: i loro frutti
non cesseranno e ogni mese matureranno, perché le loro acque sgorgano dal santuario. I loro frutti
serviranno come cibo e le foglie come medicina». Parola di Dio.
Dal Salmo 45 (46)
Un fiume rallegra la città di Dio.
Dio è per noi rifugio e fortezza,
aiuto infallibile si è mostrato nelle angosce.
Perciò non temiamo se trema la terra,
se vacillano i monti nel fondo del mare.
Un fiume e i suoi canali rallegrano la città di Dio,
la più santa delle dimore dell’Altissimo.
Dio è in mezzo a essa: non potrà vacillare.
Dio la soccorre allo spuntare dell’alba.
Il Signore degli eserciti è con noi,
nostro baluardo è il Dio di Giacobbe.
Venite, vedete le opere del Signore,
egli ha fatto cose tremende sulla terra.
Seconda lettura
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
(1Cor 3, 9c-11.16-17)
Fratelli, 9cvoi siete edificio di Dio. 10 Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un saggio
architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento a come
costruisce. 11 Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù
Cristo. 16 Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? 17 Se uno distrugge il
tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi. Parola di Dio.
Alleluia, alleluia. (2Cr 7, 16)
Io mi sono scelto e ho consacrato questa casa
perché il mio nome vi resti sempre.
Dal Vangelo secondo Giovanni
(Gv 2, 13-22)
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù A salì a Gerusalemme. 14 Trovò nel tempio B gente che
vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. 15 Allora fece una frusta di cordicelle e
scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne
rovesciò i banchi, 16 e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa
del Padre mio un mercato!».
17
I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: C «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». 18 Allora i Giudei
presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». 19 Rispose loro Gesù:
«Distruggete questo tempio e D in tre giorni lo farò risorgere». 20 Gli dissero allora i Giudei: «Questo
tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». 21 Ma egli parlava E del
tempio del suo corpo.
22
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e
credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Parola del Signore.
13
Note del testo
La tradizione religiosa di Israele è nata senza un tempio, senza cioè una costruzione fissa come
abitazione della divinità e sede privilegiata del culto: l’antica religione dei padri, venerando un Dio
personale legato al gruppo familiare non aveva un santuario locale. Durante il periodo dell’esodo l’arca
dell’alleanza divenne un santuario mobile che si muoveva con le tribù. All’epoca di Davide il re pensò
di edificare per JHWH nella nuova capitale un tempio in muratura. Con il tempo l’idea del tempio si
consolidò anche in Israele ed il santuario di Gerusalemme divenne il luogo sacro per eccellenza. Ma
anche nell’antico Israele non mancarono voci dissidenti di persone religiose, soprattutto nell’ambito
profetico, contrarie all’edificio sacro o a una sua eccessiva valutazione. Gesù contesta il culto del
tempio di Gerusalemme perché l’infedeltà di Israele contraddice al giusto rapporto con Dio nell’ambito
dell’alleanza. Gesù verrà accusato di minacciare il tempio di Dio. Egli però annuncia la costruzione di
un tempio non fatto da mani d’uomo. Questo si realizza mediante la sua morte di croce che dà a tutti gli
esseri umani la possibilità di accedere a Dio.
(A): Il Vangelo di Giovanni dice: «Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme»
(Gv 2, 13); è uno dei tanti pellegrinaggi che normalmente fanno gli Ebrei. La Pasqua è una festa di
pellegrinaggio e quindi gli Ebrei religiosi se possono lo fanno. Ma per uno che conosce il Vangelo quel
salire a Gerusalemme ha un significato particolare, perché è come un anticipo, una prefigurazione, di
quella che sarà l’ultima e grande salita: il grande pellegrinaggio di Gesù a Gerusalemme, dell’ultima
Pasqua di passione e di risurrezione, del «passaggio da questo mondo al Padre» (Gv 13, 1a). Gesù fa
questo viaggio, che in sottofondo ci fa intravedere il mistero della sua passione ed entra nel tempio.
(B): Gesù entra nel tempio di Gerusalemme di cui ogni Ebreo è innamorato, perché è il luogo della
presenza di Dio dove per amore si fa vicino all’uomo, ed è il luogo dell’assemblea di Israele dove
l’uomo si accosta con fede e con timore al mistero di Dio. Gesù entra in questo luogo santo del tempio
e lo trova trasformato in “un luogo mercato” dove regna l’interesse dell’uomo. La sua reazione è
un’azione profetica: un messaggio che, prima ancora che con le parole, vuole esprimere con dei gesti il
vero significato che il tempio ha davanti a Dio e il destino che ha nel progetto di Dio. Gesù fa qualche
cosa di simile a quello che aveva fatto Geremia quando si era collocato alla porta del tempio e aveva
cambiato la liturgia d’ingresso. A quelli che entravano, invece di dire: state entrando nella vita; aveva
detto: può darsi che entriate nella morte, che questo tempio che voi venite a venerare venga distrutto
come è stato distrutto Silo, perché questa è una casa di preghiera ma voi ne avete fatto «una spelonca di
ladri» (Ger 7, 11). Gesù compie un gesto di purificazione del tempio.
(C): Gesù compie un’azione profetica, ma c’è qualche cosa di più: c’è l’amore filiale; è il Figlio nella
casa di suo Padre. I discepoli comprenderanno questo dopo la risurrezione, quando ricorderanno il
Salmo 69, 10 che dice: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». È la preghiera di un giusto il quale si
presenta davanti al Signore con la sua sofferenza e confessa: «Per te io sopporto l’insulto e la vergogna
mi copre la faccia» (Sal 69, 8). “Per te”, proprio perché sono fedele a te, alla tua volontà e alle tue
parole, sono costretto a subire l’insulto e la vergogna. “Lo zelo per la tua casa mi divora”; anzitutto
vuol dire: Dio è geloso della sua casa. “Geloso” vuol dire: Dio non lascia che il suo tempio, il luogo
dove lui abita, venga rovinato dalle ingiustizie o dagli egoismi dell’uomo. Dio non sopporta che nel suo
tempio entri l’avidità perché è geloso della sua casa. Gesù è geloso della stessa gelosia di Dio: ama il
Padre come un Figlio e difende l’onore del Padre; ama la casa del Padre e la vuole bella e santa; per
questo agisce, opera e purifica il tempio. Il Salmo fa capire che questo amore divorerà Gesù; in
concreto vuol dire che lo porterà alla morte. I profeti avevano pagato le loro parole con
l’incomprensione e con la persecuzione. Gesù, il Figlio, pagherà il suo amore per la casa di Dio con la
vita: sarà questa la vera purificazione. Quello che Gesù compie con “una sferza di cordicelle” è solo un
immagine; la purificazione vera sarà quella compiuta dal suo amore, quando trasformerà tutta la vita in
obbedienza al Padre.
(D): Dunque, il segno che i Giudei chiedono è la risurrezione. La vita di Gesù culmina nel dono di sé:
lo zelo e l’amore che Gesù ha per il Padre lo porta a donare la vita, ma il dono della vita è il cammino
verso la risurrezione. La risurrezione diventa il sigillo posto alla sua vita per dire che aveva ragione,
che nel suo comportamento era davvero presente la potenza di Dio che salva anche oltre la morte. Il
risultato della missione profetica e messianica di Gesù non sarà la morte ma la vita, però la vita
attraverso la morte: “lo zelo per la tua casa mi divorerà”. Il profeta Ezechiele aveva sognato il nuovo
tempio del Signore. È vissuto quando il tempio era stato distrutto e ne aveva immaginato uno nuovo e
stupendo, fatto dalla mano di Dio, dal quale scaturiva una sorgente di acqua viva capace di rigenerare e
di rendere fecondo il mondo intero, di purificare anche le acque del mar Morto (cfr. Ez 47, 1-12).
Questo tempio è Gesù, è il suo corpo crocefisso. Dal costato di Cristo in croce, dice S. Giovanni, «sono
usciti sangue e acqua» (Gv 19, 34). Vuol dire: è uscita una sorgente di vita capace di purificare, di
irrigare e di vivificare il mondo; ma solo dal suo corpo crocefisso.
(E): Giovanni dice: «Gesù parlava del tempio del suo corpo». Qui la parola tempio non è quella che
indica tutti gli edifici, ma quella che indica il santuario, cioè la parte più sacra e interna del tempio, che
contiene l’arca dell’alleanza ed è «il trono e lo sgabello dei piedi di Dio»; quindi il luogo più sacro che
un ebreo possa immaginare. Allora dice san Giovanni: I discepoli dopo la risurrezione hanno capito. I
discepoli hanno capito una cosa semplicissima ma immensa: che il corpo di Gesù è il vero tempio di
Dio. Il tempio è un luogo di questo mondo dove Dio è presente e si rivela. Ma se si vuole trovare un
luogo di questo mondo dove Dio è presente e si rivela si deve cercare il corpo di Gesù. Dove c’è il
corpo di Gesù, lì c’è Dio. Questa è l’affermazione fondamentale del Vangelo di Giovanni.
Prefazio suggerito: “L’universo è tempio della tua santità, e la creazione glorifica il tuo nome, ma tu
non rifiuti che noi ti dedichiamo una dimora costruita da mani d’uomo per la celebrazione dei santi
misteri: segno del tuo tempio santo, immagine della Gerusalemme celeste. Tempio vero da te
consacrato è l’umanità del tuo Figlio, nato dalla Vergine Madre, nel quale abita la pienezza della vita
divina. Città santa è la tua Chiesa fondata sugli Apostoli e unità in Cristo pietra angolare. Essa cresce e
si edifica con pietre vive e scelte cementate nella carità con la forza del tuo Spirito fino al giorno in cui,
o Padre, sarai tutto in tutti e splenderà in eterno la luce del tuo Cristo” (prefazio proprio dedicazione di
una chiesa).
Padri della chiesa
Oggi celebriamo una splendida solennità, la festa della casa del Signore, del tempio di Dio, della città
dell’eterno Re. Della casa di Dio si legge: “La santità si addice alla tua casa”. Giovanni dichiara di aver
visto la città santa: “Vidi la città santa, la nuova Gerusalemme scendere dal cielo, da Dio, pronta come
una sposa adorna per il suo sposo” (Ap 21,2). Cerchiamo la casa di Dio, cerchiamo il tempio, la città, la
sposa. Lo dico con timore: noi siamo tutto questo. Lo siamo per suo dono e sua degnazione: l’uomo
non usurpi ciò che è di Dio e non osi glorificare se stesso, altrimenti Dio umilierà colui che si esalta.
Egli definisce la sua casa, casa di preghiera e questo sembra corrispondere assai bene alla
testimonianza del profeta il quale afferma che saremo accolti da lui nell’orazione per essere da lui
nutriti. Come dice lo stesso profeta, a questa casa si addice la santità, cioè la purezza, la giustizia e la
verità; così quella che era casa diventa tempio di Dio. “Siate santi, dice la Scrittura, perché io, il
Signore Dio vostro, sono santo (Lv 19,2). E l’apostolo: “Non sapete che il vostro corpo è tempio dello
Spirito Santo che è in voi?”(1Cor 6,19). “Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui” (1Cor
3, 17).
Non basta la santità; è necessaria anche la pace come dice la Scrittura: “Cercate la pace con tutti e la
santificazione senza la quale nessuno vedrà mai il Signore” (Eb 12,14). Essa fa sì che i fratelli vivano
insieme uniti in un sol cuore, costruendo al nostro re, il vero re della pace, una città nuova, chiamata
Gerusalemme, cioè visione di pace. In essa, Dio ha voluto che noi fossimo unificati, pacificati nella
pietra angolare che è Cristo. In questo tempio di Dio, che siamo noi, Dio chiede ai suoi adoratori di
adorarlo “in spirito e verità”(Gv 4, 24), cioè nello Spirito di Dio che abita in noi e in Gesù, vita e verità.
Se vuoi che il tempio di Dio sia luminoso, ricordati che anche Dio vuole che nella tua anima non ci
siano tenebre, perché sia glorificato colui che sta nei cieli (s. Bernardo, discorso 5).
Altri autori cristiani
Signore, vedo che tu sei un profeta”. Tale domanda riguarda il culto, e precisamente il luogo dove
bisogna adorare. Gesù ribadisce che Gerusalemme è il luogo vero della vera adorazione di Dio, mentre
Samarìa è una deviazione non vera. Ma ormai è il tempo in cui la vera adorazione non ha la sua
identificazione con Gerusalemme, ma si celebra “in Spirito e verità” come viene affermato ai vers.23 e
24. Il Signore, rispondendo alla donna e indicando la verità del culto di Gerusalemme non intende
semplicemente un luogo, ma tutta la divina verità della Prima Alleanza. Ora però la venuta del Cristo
convoca al nuovo culto sia i figli d’Israele sia gli eretici come la donna, sia...tutti gli altri, perchè la
“verifica” della verità della fede e del culto che ne deriva è rivelata da come questo Dio che è Spirito
(ver.24) viene adorato in Spirito e verità. Prima di provare a dire qualcosa su questo “spirito e verità”,
mi sembra molto importante sottolineare la connessione apertamente affermata tra nozze e adorazione.
Ciò significa che le nozze ci dicono il volto essenziale della fede e del culto e la fede e il culto ci
dicono il volto essenziale delle nozze. E questo proprio a partire dal significato di questo “Spirito e
verità” che proviamo ora a sondare. Penso così: che “Spirito” indichi in modo privilegiato quel culto
che porta a far coincidere l’offerente e l’offerta, il sacerdote e la vittima, e quindi a porre la dimensione
profonda del culto nell’ “offerta di sè”, come risposta a Dio che dona sè stesso a noi. E penso allora che
“verità” indichi quella piena rivelazione del vincolo d’amore con Dio che il Figlio ci ha donata e
mostrata nella sua stessa persona assumendo e portando a compimento la figura dell’ “agnello di Dio”
con l’offerta pasquale di se stesso. Così l’adorazione si manifesta come totale voler bene al Signore
celebrato nell’offerta di sè. E le nozze celebrano l’adorazione di Dio nell’offerta reciproca che gli sposi
fanno di sè volendosi bene. La consacrazione verginale e il sacramento del matrimonio sono i due volti
strettamente tra loro connessi dell’amore di Dio e della vera adorazione “in Spirito e verità”
(G.Nicolini, Lectio di Giovanni).
Non c’è nessuna strada che dall’uomo porti a Dio, ma c’è solo la strada che da Dio porta all’uomo;
naturalmente per questa strada l’uomo può salire a Dio, ma compiendo questo cammino in dipendenza
di Dio Per questo la vita dell’uomo può diventare autentico culto a Dio solo con la forza dello
“Spirito”: non per volontà autonoma dell’uomo, ma per la forza di Dio che opera nel cuore dell’uomo e
lo trasforma in partner di Dio. Dio è sintonizzato su una lunghezza d’onda diversa da quella dell’uomo
ed è inutile che l’uomo si metta a gridare o urlare: l’unica possibilità è che Dio insegni all’uomo la sua
lingua, che permetta all’uomo di parlare con la lingua stessa di Dio. Accanto all’espressione “in
Spirito” c’è l’altra espressione “in verità” e anche questa va capita bene; non vuol dire solo “sul serio”,
”veramente”. In S. Giovanni la verità è Gesù Cristo: “Io sono la via, la verità e la vita, nessuno viene al
Padre se non per mezzo di me” (14,6). Il culto “nella verità” è quindi un culto secondo la rivelazione di
Gesù, un culto, cioè che viene reso a Dio secondo quello che di Dio ci è rivelato da Gesù; un culto che
non si fa un Dio a propria immagine e somiglianza, secondo i propri gusti o quelli degli uomini, ma
che accetta Dio così come ha voluto rivelarsi a noi in Gesù Cristo (L. Monari, Il Vangelo di Giovanni,
dattiloscritto pp 49-50).
Paralleli e riferimenti biblici
v 13-14
Dt 16,16: Tre volte all’anno ogni tuo maschio si presenterà davanti al Signore tuo Dio, nel luogo che
Egli avrà scelto: nella festa degli azzimi, nella festa delle settimane e nella festa delle capanne; nessuno
si presenterà davanti al Signore a mani vuote.
Dt 14,24-26: Ma se il cammino è troppo lungo per te e tu non puoi trasportare quelle decime, perché è
troppo lontano da te il luogo dove il Signore tuo Dio avrà scelto di stabilire il suo nome - perché il
Signore tuo Dio ti avrà benedetto -, allora le convertirai in denaro e tenendolo in mano andrai al luogo
che il Signore tuo Dio avrà scelto, e lo impiegherai per comprarti quanto tu desideri: bestiame grosso o
minuto, vino, bevande inebrianti o qualunque cosa di tuo gusto e mangerai davanti al Signore tuo Dio e
gioirai tu e la tua famiglia.
Lc 2,41-50: I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli
ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l’usanza; matrascorsi i giorni della festa, mentre
riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne
accorgessero. Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i
parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni
lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli
che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti
e sua madre gli disse: “Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo”.
Ed egli rispose: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre
mio?”. Ma essi non compresero le sue parole.
v 15-16 Mc 11,15-17: Andarono intanto a Gerusalemme. Ed entrato nel tempio, si mise a scacciare
quelli che vendevano e comperavano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei
venditori di colombe e non permetteva che si portassero cose attraverso il tempio. Ed insegnava loro
dicendo: “Non sta forse scritto: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti? Voi
invece ne avete fatto una spelonca di ladri!”.
1Re8,27-30: Ma è proprio vero che Dio abita sulla terra? Ecco i cieli e i cieli dei cieli non possono
contenerti, tanto meno questa casa che io ho costruita! Volgiti alla preghiera del tuo servo e alla sua
supplica, Signore mio Dio; ascolta il grido e la preghiera che il tuo servo oggi innalza davanti a te!
Siano aperti i tuoi occhi notte e giorno verso questa casa, verso il luogo di cui hai detto: Lì sarà il mio
nome! Ascolta la preghiera che il tuo servo innalza in questo luogo. Ascolta la supplica del tuo servo e
di Israele tuo popolo, quando pregheranno in questo luogo. Ascoltali dal luogo della tua dimora, dal
cielo; ascolta e perdona.
2Mac 5,19-20: Ma il Signore aveva eletto non già il popolo a causa di quel luogo (tempio), ma quel
luogo a causa del popolo. Perciò anche il luogo, dopo essere stato coinvolto nelle sventure piombate sul
popolo, da ultimo ne condivise i benefici; esso, che per l’ira dell’Onnipotente aveva sperimentato
l’abbandono, per la riconciliazione del grande Sovrano fu ripristinato in tutta la sua gloria.
Ml 3,1-4: Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo
tempio il Signore, che voi cercate; l’angelo dell’alleanza, che voi sospirate, ecco viene, dice il Signore
degli eserciti. Chi sopporterà il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire? Egli è come il
fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai. Siederà per fondere e purificare; purificherà i figli di
Levi, li affinerà come oro e argento, perché possano offrire al Signore un’oblazione secondo giustizia.
Allora l’offerta di Giuda e di Gerusalemme sarà gradita al Signore come nei giorni antichi, come negli
anni lontani.
Sal 50,7-15: “Ascolta, popolo mio, voglio parlare, testimonierò contro di te, Israele: Io sono Dio, il tuo
Dio. Non ti rimprovero per i tuoi sacrifici; i tuoi olocausti mi stanno sempre davanti. Non prenderò
giovenchi dalla tua casa, né capri dai tuoi recinti. Sono mie tutte le bestie della foresta, animali a
migliaia sui monti. Conosco tutti gli uccelli del cielo, è mio ciò che si muove nella campagna. Se avessi
fame, a te non lo direi: mio è il mondo e quanto contiene. Mangerò forse la carne dei tori, berrò forse il
sangue dei capri? Offri a Dio un sacrificio di lode e sciogli all’Altissimo i tuoi voti; invocami nel
giorno della sventura: ti salverò e tu mi darai gloria”.
v 17 Sal 69,7-13: Chi spera in te, a causa mia non sia confuso, Signore, Dio degli eserciti; per me non
si vergogni chi ti cerca, Dio d’Israele. Per te io sopporto l’insulto e la vergogna mi copre la faccia; sono
un estraneo per i miei fratelli, un forestiero per i figli di mia madre. Poiché mi divora lo zelo per la tua
casa, ricadono su di me gli oltraggi di chi ti insulta. Mi sono estenuato nel digiuno ed è stata per me
un’infamia. Ho indossato come vestito un sacco e sono diventato il loro scherno. Sparlavano di me
quanti sedevano alla porta, gli ubriachi mi dileggiavano.
Sal 119,139: Mi divora lo zelo della tua casa, perché i miei nemici dimenticano le tue parole.
v 18 Gv 6,30-33: Allora gli dissero: “Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti?
Quale opera compi? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da
mangiare un pane dal cielo ”. Rispose loro Gesù: “In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il
pane dal cielo, ma il Padre mio vi da il pane dal cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che discende
dal cielo e da la vita al mondo”.
Mc 11,27-28: Andarono di nuovo a Gerusalemme. E mentre egli si aggirava per il tempio, gli si
avvicinarono i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero: “Con quale autorità fai queste
cose? O chi ti ha dato l’autorità di farlo?”
Mt 12,38-40; Gv 12,37-38; At 4,7-10.
v 19-21 Mt 26,59-61: I sommi sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano qualche falsa testimonianza
contro Gesù, per condannarlo a morte; ma non riuscirono a trovarne alcuna, pur essendosi fatti avanti
molti falsi testimoni. Finalmente se nepresentarono due, che affermarono: “Costui ha dichiarato: Posso
distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni”.
At 6,9-14: Sorsero allora alcuni della sinagoga detta dei “liberti” comprendente anche i Cirenei, gli
Alessandrini e altri della Cilicia e dell’Asia, a disputare con Stefano, ma non riuscivano a resistere alla
sapienza ispirata con cui egli parlava. Perciò sobillarono alcuni che dissero: “Lo abbiamo udito
pronunziare espressioni blasfeme contro Mosè e contro Dio”. E così sollevarono il popolo, gli anziani e
gli scribi, gli piombarono addosso, lo catturarono e lo trascinarono davanti al sinedrio. Presentarono
quindi dei falsi testimoni, che dissero: “Costui non cessa di proferire parole contro questo luogo sacro e
contro la legge. Lo abbiamo udito dichiarare che Gesù il Nazareno distruggerà questo luogo e
sovvertirà i costumi tramandatici da Mosè”.
Mt 27,39-40: E quelli che passavano di là lo insultavano scuotendo il capo e dicendo: “Tu che
distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla
croce!”.
Mt 27,51: Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si
spezzarono.
Gv 19,31-37; Ez 47,1; Gv 7,37-39; Gv 4,19-24; Eb 9,11-14; Gv 10,17-18; Ap 21,10.22; Mt 12,6; Gv
1,14; 1Cor 3,16-17; Ef 2,21-22.
v 22 Mc 10,32-34: Prendendo di nuovo in disparte i Dodici, cominciò a dir loro quello che gli sarebbe
accaduto: “Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti
e agli scribi: lo condanneranno a morte, lo consegneranno ai pagani, lo scherniranno, gli sputeranno
addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno; ma dopo tre giorni risusciterà”.
Gv 20,6-10; Gv 5,39; Gv 14,26.