Diocesi Piacenza-Bobbio - Pellegrinaggio in Turchia Instanbul - Chiesa del Convento dei Padri Cappuccini di Yesilkoy Monari Mons. Luciano, Vescovo Celebrazione Eucaristica Martedì, 19 giugno 2001 Letture: XI sett.T.O.C – 2 Corinzi (8, 1-9); Matteo (5, 43-48). Omelia La gratuità generosa dello stile di Dio Abbiamo chiesto al Vangelo di ieri (Cfr. Mt 5, 38-42) sera di illuminarci sul modo di percepire e di vivere la separazione della Chiesa di Oriente che ci portiamo dietro da quasi mille anni. Al Vangelo di oggi possiamo chiedere qualcosa d’altro: che ci aiuti a trovare l’atteggiamento giusto di fronte a culture e a esperienze di vita diverse dalle nostre. Evidentemente a contatto con un mondo come il Turco, con alle spalle una tradizione Ottomana di cinque secoli, si pone il problema, anche perché siamo chiamati a metterci frequentemente a contatto con persone che hanno tradizioni culturali diverse. Al Vangelo non chiediamo che ci risolva i problemi, per questi la soluzione richiederà un’attenzione, un’analisi, uno studio preciso senza concezioni previe, la capacità di verificare i rapporti, il come le persone s’incontrano… Però al Vangelo possiamo chiedere di darci un atteggiamento di fondo, e ce lo dà con le ultime parole che abbiamo ascoltato: «48 Siate voi dunque perfetti come è perfetto il vostro Padre celeste» (Mt 5, 48). Il senso del Vangelo è questo: Dio, «il vostro Padre celeste», ha uno stile di comportamento che è suo caratteristico. Ebbene, voi imparate a conoscerlo e a imitarlo. Qual è questo stile caratteristico di Dio? Dice il Vangelo che abbiamo ascoltato: “la gratuità generosa”; «Dio fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti» (Mt 5, 45). Quindi il suo amore non presuppone necessariamente la bontà della persona a cui si rivolge ma è, da questo punto di vista, un amore creativo: non solo restituisce bene per bene – quando è beneficato e amato restituisce con il beneficio e l’amore –; ma anche quando è di fronte alla realtà negativa del male, Dio tiene un atteggiamento positivo di amore. Si può anche dire: l’azione di Dio non nasce mai solo da una reazione istintiva al comportamento dell’uomo, per cui se uno mi tratta bene sono istintivamente portato a trattarlo bene, ma se mi tratta male io restituisco quello che ho ricevuto, magari aggiungendo un po’ di interessi; ma nella dimensione di Dio c’è una capacità creativa grande. Dio ha dentro di sé le motivazioni del suo comportamento, dentro la libertà del suo Spirito; in questo non dipende al comportamento dell’uomo. Chiaramente il comportamento dell’uomo suggerisce o spinge Dio ad agire in un modo o nell’altro ma non come reazione, ma come risposta creativa e positiva a quello che l’uomo fa. «Se volete essere dunque perfetti come è perfetto il vostro Padre celeste», dovete fare lo stesso: bisogna che la motivazione delle vostre scelte rimanga sempre in qualunque situazione una motivazione di amore, che accetta e difende l’esistenza dell’altro. Lo ricordavamo anche alla Messa di ieri sera, e questo evidentemente chiede all’uomo una grande limpidezza interiore, cioè una capacità di capire quali sono i motivi che lo spingono ad agire, a fare una scelta o l’altra, a non ingannare se stesso, a non presentare delle maschere per cui giustifica un comportamento con delle motivazioni che non sono vere. No, bisogna che sia trasparente, capace di conoscere se stesso, di comprendere i suoi impulsi e di orientarli nella direzione corretta della gratuità generosa. 1 Perché dobbiamo operare e agire in questo modo? Si capisce benissimo, se voi nella frase che dice il Vangelo, – «Dio fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti» –, invece di mettervi dalla parte dei «giusti» e dei «buoni», vi mettete da quelli dei «malvagi» e degli «ingiusti». Cioè se voi vi considerate – davanti a Dio – «malvagi» e «ingiusti», vi accorgete subito che il comportamento di Dio nei vostri riguardi è gratuito, che Dio vi vuole bene non perché ve lo meritiate o perché possiate avere davanti a Lui delle pretese, ma vi vuole bene gratis, e sentite l’atteggiamento positivo di Dio nei vostri riguardi come un atteggiamento creativo. Siamo chiamati a donare agli altri gratuitamente Allora si capisce: se Dio mi tratta così, sono chiamato anch’io ad avere un atteggiamento simile nei confronti degli altri; non solo guardo Dio e cerco di imitarlo, ma ricevo da Dio gratis e sono chiamato a donare agli altri gratuitamente. Dicevo: dopo la soluzione dei problemi diventerà complicata, bisognerà affrontarli uno per uno per vedere quali sono i pro e i contro, una decisione o l’altra, quello che produce il massimo di comunione, di giustizia, di fraternità e di pace nei rapporti tra le culture e le persone. Ma l’atteggiamento di fondo rimane questo, che è poi quello a cui ci richiama la prima lettura, dove san Paolo parla di una “colletta” che sta facendo per la Chiesa di Gerusalemme, e chiede ai cristiani di Corinto di partecipare anche loro a questa colletta; ricordando bene, dice Paolo ai cristiani di Corinto, che questa colletta non è semplicemente una elemosina che viene data, ma è un collocare la propria esperienza cristiana in linea con quello che noi crediamo di Gesù Cristo: noi sappiamo «del Signore nostro Gesù Cristo, che da ricco che era, si è fatto povero per arricchire noi con la sua povertà» (2 Cor 8, 9). Il senso è evidente: è ricco in quanto Figlio di Dio, ma si fa uomo, Figlio dell’uomo, e questo significa accettare una povertà perché ha accettato la debolezza della condizione umana, l’esperienza del bisogno, del rifiuto da parte degli altri, della paura e della morte, quindi si è fatto povero. Perché si è fatto povero? Per una specie di scelta masochistica di ricerca di sofferenza? Evidentemente no. Si è fatto povero per arricchire noi con la sua povertà, perché la sua Incarnazione, che è una scelta di povertà, diventasse ricchezza per noi, cioè donasse a noi la possibilità di diventare Figlio di Dio. Poveri siamo, ma ricchi siamo fatti dalla grazia del Signore. Se noi riconosciamo questo stile in Gesù: “da ricco si fa povero, perché noi che siamo poveri possiamo diventare ricchi”, si capisce che questo diventa lo stile dell’esistenza cristiana: ciascuno di noi e la nostra comunità cristiana è chiamata a percorrere questo itinerario. Lo percorreremo un po’ con fatica, perché non viene sempre facile e spontaneo. Quando si entra nel gioco della gratuità, lì c’è di mezzo qualche cosa che viene da Dio, c’è un’attrazione che nasce fuori di noi, dal di sopra di noi, e rispondere a questa attrazione richiede in noi una docilità che non è sempre facile. Però, perlomeno la consapevolezza di questo l’abbiamo, e la decisione di percorrere questa strada la vogliamo rinnovare. In questo secondo giorno del nostro pellegrinaggio chiediamo al Signore proprio questo; in fondo quello che abbiamo visto soprattutto a San Salvatore in Chora era un richiamo alla bontà di Dio che si è fatto uomo, terra di salvezza degli uomini, che è stato accolto dentro ad un luogo umano che è la persona stessa di Maria. In questa sua vicinanza a noi c’è la nostra speranza e evidentemente la motivazione della nostra vocazione alla vicinanza agli altri. Non solo a restituire bene per bene, ma a restituire nel vincere il male con il bene. L’ultima esortazione di Paolo nella Lettera ai Romani è proprio questa: «21 Non lasciatevi vincere dal male, ma vincete con il bene il male» (Rm 12, 21); è quello che Dio ha fatto in Gesù Cristo ed è quello che la Chiesa deve cercare di continuare a fare nella storia. *Documento rilevato dalla registrazione, adattato al linguaggio scritto, non rivisto dall’autore. 2