GLI EFFETTI ECONOMICI DELLE IMPOSTE Per effetti economici delle imposte s’intendono tutti quei fenomeni che si manifestano nel sistema economico quando viene introdotta una nuova imposta o viene variata un’aliquota di una imposta esistente. Già i Fisiocratici si posero il problema di studiare le alterazioni provocate sul sistema economico dall’introduzione di una nuova imposta. Studi più approfonditi furono effettuati poi dagli economisti della scuola classica (Smith, Ricardo, Malthus, Stuart Mill). Il metodo di analisi più efficace è comunque quello di Marshall per equilibri parziali: si considerano gli effetti prodotti sui singoli soggetti o su un solo mercato e si suppongono ferme tutte le altre grandezze economiche. L’analisi per equilibrio economico generale considera invece le conseguenze prodotte dall’imposta su tutti i mercati dei beni e dei fattori. Si distinguono quindi effetti microeconomici ed effetti macroeconomici: gli effetti macroeconomici sono: l’elusione, l’evasione fiscale, la diffusione, l’erosione gli effetti microeconomici sono: la rimozione positiva o elisione, la rimozione negativa, l’ammortamento (o capitalizzazione), la traslazione. Elusione con l’elusione il contribuente si sottrae all’obbligo del pagamento dell’imposta in modo legittimo, muta le sue scelte economiche, anche in maniera puramente formale, per ridurre l’onere tributario. Se ad esempio l’imposta colpisce in modo progressivo il reddito, il contribuente trasferisce alcuni suoi beni fonte di reddito a società, tassate con imposta più bassa e proporzionale, o a familiari con capacità contributiva minore, al fine di pagare di meno. Evasione fiscale L’evasione fiscale invece consiste in un comportamento che il contribuente mette in atto in violazione della legge, diminuendo od occultando totalmente la base imponibile. Ciò avviene omettendo la fatturazione per prestazioni professionali o ricorrendo a false fatturazioni. Gli effetti dell’evasione fiscale nel nostro paese sono molto rilevanti. Nonostante i tentativi di controllo e di recupero compiuti negli ultimi anni, l’evasione fiscale risulta ancora elevata in Italia: secondo le più recenti stime dell’Ufficio Studi dell’Agenzia delle Entrate, infatti, la ricchezza prodotta e nascosta al fisco raggiungerebbe i 266 miliardi di euro (con una quota sul Pil compresa tra il 17% e il 18,1%), con una conseguente perdita in termini di gettito pari a circa 115 miliardi di euro (dati dell’ottobre 2007). Vista la crescente importanza del fenomeno e l’attenzione ricevuta dalle Istituzioni, dagli studiosi e dai media al Primo Rapporto Eures sull’evasione fiscale, l’Eures ha deciso di ripetere il lavoro di indagine a distanza di tre anni dalla prima edizione, allo scopo di verificare sia l’evoluzione nei comportamenti adottati dai professionisti, dagli artigiani e dai commercianti in materia di evasione fiscale, sia gli eventuali cambiamenti avvenuti nella percezione e valutazione del fenomeno nella opinione pubblica italiana. Le cause dell’evasione possono ricondursi a due: il livello delle imposte il rischio delle sanzioni. Più è elevata la pressione tributario, più i contribuenti che possono permetterselo (imprese, liberi professionisti, artigiani e commercianti – naturalmente non tutti) cercheranno di occultare parte dell’imponibile. Un forte deterrente all’evasione fiscale è rappresentato poi non tanto dall’entità della sanzione ma dalla certezza di applicazione della stessa. Se in un sistema economico il rischio della sanzione è troppo basso, le leggi sui condoni sono frequenti e periodiche allora il contribuente avrà meno remore ad evadere il fisco. Diffusione La diffusione si verifica quando un’imposta applicata in un certo settore produttivo, con un effetto a catena, si diffonde sugli altri settori fino ad interessare l’intero sistema economico. Ad esempio: se viene introdotta una nuova imposta sulla casa, aumenteranno i prezzi delle abitazione, si verificherà una contrazione della domanda di case che investirà tutto il settore immobiliare. Ne conseguirà una crisi dell’indotto (le imprese che si occupano di impianti elettrici, idrosanitari, pavimenti, infissi ecc.) che comporterà una riduzione dell’occupazione con riflessi sulla domanda di beni e servizi. La crisi di un settore si estenderebbe su tutto il sistema economico. Erosione Anche l’erosione è un fenomeno che si verifica quando la base imponibile viene ridotto (erosa) per effetto di norme che riconoscono al contribuente detrazioni, deduzioni, sgravi fiscale ecc.. È un fenomeno assolutamente lecito provocato dalla struttura stessa del sistema tributario. Rimozione positiva o elisione Il contribuente inciso cerca di alleviare il peso dell’imposta incrementando i suoi sforzi economici per poterla meglio sostenere. Se, ad esempio aumentano le imposte sul reddito da lavoro subordinato il contribuente lavora di più per elidere (eliminare) di fatto l’imposta. Rimozione negativa La rimozione negativa invece si verifica quando il contribuente, gravato da una nuova imposta, riduce l’attività lavorativa per pagare di meno o non pagare l’imposta. Ammortamento (o capitalizzazione) L’ammortamento si verifica quando l’imposta colpisce un bene patrimoniale: terreni, fabbricati. Consiste nella riduzione del valore del bene colpito per un importo uguale al valore dell’imposta capitalizzato al tasso d’interesse corrente. Esempio Il bene A produce un reddito di 10.000 € all’anno Tasso d’interesse 2% Valore di mercato 500.000 € Se viene introdotta un’imposta del 20% sul reddito dell’immobile il reddito netto si riduce da 10.000 € a 8.000 €. Rimanendo invariato il Tasso d’interesse al 2%, il valore effettivo dell’immobile non sarà più di 500.000 € bensì di 400.000 e nessun acquirente sarà disposto ad acquistare l’immobile ad un prezzo superiore. Il valore a cui il venditore è costretto a rinunciare è di 100.000 € dato da 500.000 – 400.000 €, pari alla capitalizzazione al 2% dell’imposta. Il venditore percosso subisce quindi gli effetti dell’ammortamento. Traslazione La traslazione dell’imposta è il processo attraverso il quale il contribuente inciso (o di diritto), colpito dall’introduzione di una nuova imposta, o dalla variazione di una imposta esistente, riesce a trasferire l’onere tributario ad un altro soggetto, contribuente percosso (o di fatto), mediante la variazione del prezzo. La traslazione può avvenire se sussistono due condizioni preliminari: che il prezzo del bene gravato dall’imposta possa essere variato che i beni colpiti dall’imposta possano essere oggetto di scambio la traslazione può essere: progressiva o in avanti: dal soggetto inciso al soggetto percosso mediante aumento del prezzo verticale regressiva o all’indietro: mediante richiesta di una riduzione del prezzo da parte dell’acquirente al venditore obliqua il trasferimento dell’onere tributario avviene verso altri settori rispetto a quello colpito dall’imposta Gli elementi che influenzano la traslazione sono: il regime di mercato il tipo di imposta l’elasticità della domanda l’andamento dei costi di produzione il grado di mobilità (trasferibilità) dei capitali da un settore ad un altro Traslazione in regime di concorrenza perfetta Nella concorrenza perfetta il prezzo è dato e coincide con il costo marginale: Costo marginale mmmmmmmmm mmmmmmmargin alemargisociale E P 0 Q q Imposta generale: poiché l’imposta generale colpisce tutti i beni e tutti i settori in egual misura, il contribuente non ha interesse trasferire la propria produzione in altri settori, quindi in concorrenza perfetta l’imposta generale non si trasferisce. Imposta speciale: se l’imposta è speciale e colpisce quindi un determinato settore, il contribuente avrà interesse a trasferire i capitali in settori diversi, non colpiti dall’imposta. Ciò determina una riduzione della produzione dei beni tassati ed un conseguente aumento del prezzo che ingloba l’imposta. In regime di concorrenza perfetta, quindi, l’imposta speciale è più facilmente trasferibile. Elasticità della domanda: la traslazione è più agevole quando l’imposta grava su un bene a domanda rigida, il contribuente può permettersi di aumentare notevolmente il prezzo riducendo in maniera limitata le quantità prodotte. Domanda rigida P’ P 0 Q’ q Q Se il bene gravato da imposta è invece a domanda elastica il contribuente sarà molto cauto nel traslare l’imposta mediante un aumento del prezzo perché dovrà subire una forte contrazione delle quantità vendute. Domanda elastica P’ P 0 Q’ Q q Andamento dei costi di produzione Costi costanti C’ = P’ C=P 0 Q’ q Q a costi costanti la traslazione è totale *** Costi crescenti P’ Imposta C’ P C 0 Q’ Q q A costi crescenti la traslazione è parziale, il prezzo aumenta meno dell’ammontare dell’imposta. Costi decrescenti C’ C P’ Imposta P 0 Q’ Q q a costi decrescenti il prezzo di mercato aumento di un importo superiore rispetto all’imposta. La traslazione è più che totale. Trasferibilità (mobilità) dei capitali. La traslazione necessità di una elevata mobilità del capitale investito. Più il contribuente/imprenditore è in grado di ridurre la produzione nel settore gravato dall’imposta e trasferirla in altri settori non tassati, più sarà agevole la traslazione. Se esiste invece una elevata rigidità nel grado di trasferibilità dei capitali, allora la traslazione sarà più problematica e meno conveniente. Traslazione in regime di monopolio assoluto Il monopolista raggiunge il massimo profitto nel punto di Cournot, in cui costi marginali e ricavi marginali si eguagliano. L’allontanamento da questo punto riduce l’extra-profitto. Imposta fissa: non si trasferisce perché un aumento del prezzo allontana il monopolista dal punto di Cournot e riduce il profitto. Imposta proporzionale alle quantità prodotte: l’imposta da pagare aumenta all’aumentare delle quantità prodotte e vendute, il monopolista può avere convenienza a traslare l’imposta. Imposta proporzionale al profitto: se l’imposta fosse determinata in misura percentuale al profitto (ex. 20%), il monopolista non avrebbe convenienza ad operare la traslazione in quanto un aumento del prezzo conseguente alla traslazione allontanerebbe il monopolista dal punto di Cournot. Imposta progressiva rispetto al profitto: poiché l’imposta aumenta in misura più che proporzionale rispetto al profitto la traslazione può essere conveniente. Molte sono le variabili che caratterizzano i mercati di oligopolio e di concorrenza monopolistica, per questa ragione non sono facilmente definibili le regole della traslazione, che potrebbero quindi cambiare di volta in volta.