LE CONCEZIONI DEGLI STUDENTI Leonardo Barsantini Si laurea in Fisica e consegue diplomi in corsi di perfezionamento post-laurea su tematiche inerenti la didattica. Docente nella scuola secondaria, collabora a progetti degli IRRSAE Abruzzo e Toscana, e a specifiche attività in qualità di formatore nelle scuole. Suoi articoli sono pubblicati su alcune riviste fra le quali Insegnare e Naturalmente. E' membro del gruppo di ricerca e sperimentazione didattica in educazione scientifica del CIDI Firenze. Indice - Le preconcezioni degli studenti sull'ottica - I fenomeni termici - La scelta dei contenuti 1 Le preconcezioni degli studenti sull'ottica In letteratura sono da tempo presenti ottimi testi che analizzano approfonditamente il ruolo delle concezioni degli studenti nell'apprendimento delle discipline scientifiche (Grimellini e altri 1991, Cavallini 1995). Decine di migliaia di studenti, e anche adulti, sono stati sottoposti a test in molti paesi del mondo. Il risultato drammatico di queste ricerche è che al termine della scuola superiore gli studenti, anche quando hanno acquisito un certo numero di nozioni, hanno una conoscenza scientifica che non fa riferimento a quanto avrebbero dovuto imparare, ma piuttosto al senso comune. E' qui il caso di analizzare, anche se sommariamente, alcune di queste ricerche per comprenderne l'importanza per la didattica. Per quanto riguarda l'ottica, gli studi condotti hanno messo in evidenza come, nella testa degli studenti, la luce emessa da una lampada sia diversa da quella emessa, ad esempio, da una candela. La luce della lampada ha, per molti studenti, la caratteristica di propagarsi fino ad incontrare un ostacolo, che è ciò che avviene, ma questo solo se la lampada è accesa di notte. Di giorno la luce della lampada, per la maggioranza degli studenti intervistati, tende a restare confinata attorno alla lampada stessa. Molti pensano che la luce di una candela anche di notte tenda a rimanere confinata attorno alla sorgente. Questa caratteristica è rafforzata per sorgenti di luce ancora più deboli. Gli studenti sono vincolati a una concezione che associa la propagazione della luce alla sorgente e a separare i fenomeni che avvengono in oscurità o in piena luce. Gli studenti, inoltre, distinguono fra la luce prodotta da sorgenti che hanno il compito di fare luce e sorgenti che pur emettendo luce, non sono state realizzate con lo scopo di illuminare e per le quali la luce è una sorta di alone che si concentra in uno spazio prossimo alla sorgente. Gli studi sulla propagazione della luce mostrano che molti studenti pensano che si possa vedere un raggio luminoso anche se non incide nell'occhio dell'osservatore. Questa concezione è confermata dai test relativi alla riflessione dai quali risulta che solo percentuali attorno al 20% di alunni applica correttamente la legge sulla riflessione, ad esempio per poter vedere un oggetto riflesso in uno specchio. Gli altri ritengono che sia sufficiente essere davanti allo specchio, o che basti essere dall'altra parte, in modo generico, dello specchio rispetto all'oggetto, o che valga una legge di riflessione con un angolo di 90° fra raggio incidente e raggio riflesso. Anche Piaget, studiando le condizioni che applicano i ragazzi per ottenere la riflessione da uno specchio, si era imbattuto in questi casi. Ricerche sono state condotte sugli specchi e sui colori, fornendo risultati analoghi a quelli visti in precedenza. I colori, poi, spesso sono ritenuti indipendenti dalla luce. Gli insegnanti tradizionalmente operano una classificazione che vede l'ottica geometrica affrontata prima dei colori, considerando questi ultimi più difficili, ma in realtà questo modo di vedere l'insegnamento deve essere superato: è facile ciò che coincide o è vicino alle conoscenze di senso comune, è difficile ciò che è lontano e in contrasto con il senso comune. Un insegnamento di tipo tradizionale che non tenga conto delle conoscenze di senso comune, non modifica le teorie ingenue degli studenti, e i tempi solitamente brevi, durante i quali si affrontano i vari argomenti, non correggono minimamente le preconcezioni degli studenti. 2 I fenomeni termici Vediamo anche quali sono le opinioni più comuni relative ai fenomeni termici. Gli studenti ritengono che le sorgenti classiche di calore siano le stufe, i forni, il fuoco, il sole. Il calore è confuso con l’aria o il vapore oppure si ritiene che esistano delle particelle di calore. I corpi di dimensioni maggiori hanno la capacità di accumulare maggiori quantità d’aria facilitando la propagazione del calore. Però per molti, la dimensione degli oggetti non è la caratteristica da prendere in considerazione; infatti, per alcuni studenti, i metalli, essendo compatti, non permettono l’accumulo di aria e quindi sono freddi. E’ spesso presente una distinzione fra calore caldo e calore freddo che colloca le due sensazioni su piani contrapposti. Non tutti i corpi, poi, sono ritenuti capaci di riscaldarsi. Per molti studenti la temperatura di un oggetto frazionato in più pezzi si divide fra le varie parti. Anche la temperatura di un corpo è messa in relazione con le sue dimensioni, così come accade per il calore. Alcuni ragazzi pensano che unendo due masse d’acqua, mantenute, ad esempio, una a 40°C e l’altra a 30°C, la temperatura finale sia pari a 70°C, altri a 10°C. Si fa fatica a comprendere che gli oggetti di una stanza all’equilibrio termico hanno tutti la stessa temperatura. Il ghiaccio non può fornire calore e non è considerato una sorgente di calore per corpi a temperatura inferiore. Alcuni, pensando alla temperatura di solidificazione dell’acqua a 0°C, ritengono che quella sia l’unica temperatura del ghiaccio e 0°C sono considerati equivalenti a un calore nullo. Un cubetto di ghiaccio su una tavoletta di ferro si pensa che si sciolga più lentamente di uno su una tavoletta di legno. E’ difficile capacitarsi del fatto che la temperatura dell’acqua in ebollizione resta costante. La conoscenza della costanza della temperatura all’ebollizione, non esclude, per molti studenti, che si possa raggiungere l’ebollizione con qualunque temperatura purché si aspetti un tempo sufficientemente lungo. Per molti la temperatura che si misura con i termometri da esterno non è la stessa grandezza di quella misurata con i termometri da febbre, ed è presente la convinzione che nei termometri da febbre la temperatura misurata dipenda dal valore di partenza segnato dalla colonna di mercurio. Molti ragazzi ritengono che i recipienti di metallo, considerati più freddi, conservino il ghiaccio meglio di altri materiali. Per alcuni studenti, e anche per alcuni adulti, il ghiaccio avvolto in un maglione, si scioglie più velocemente. Non si riflette mai sul fatto che nelle sensazioni termiche anche il corpo prende parte all’interazione. 3 La scelta dei contenuti Si può pensare che l'insegnamento tradizionale operi proprio per scalzare queste concezioni e per sostituirle con una nuova visione del mondo di tipo più scientifico, ma in realtà le cose non stanno così; un insegnamento di tipo tradizionale non scuote minimamente le preconcezioni degli studenti, anzi talvolta le rinforza. Posti di fronte a domande che potremmo definire "non scolastiche", ciò non tradizionali, gli studenti tornano a fornire risposte di senso comune anche dopo aver studiato l'argomento in oggetto. Gli esempi qui riportati sono soltanto un piccolo campione delle ricerche compiute, lavori analoghi si possono trovare sulla chimica o la biologia e sono stati condotti con studenti di molte nazioni con risultati sostanzialmente coincidenti. Nel progettare una didattica efficace queste ricerche non possono più essere trascurate se vogliamo che l'insegnamento delle discipline scientifiche abbia un significato. La scelta dei contenuti da trattare deve essere allora ripensata in una ottica completamente nuova e visto che il ragionamento degli studenti è influenzato dal contenuto preso in esame, le metodologie e i contenuti devono procedere di pari passo. L'istruzione deve favorire l’organizzazione delle conoscenze e l'elaborazione di strategie cognitive. Le proposte didattiche, oltre che essere calibrate alla maturazione psicologica dei ragazzi, devono mirare al superamento delle preconcezioni degli studenti e devono, quindi, essere fondate sulla conoscenza delle idee dei ragazzi. Facendo riferimento ai concetti piagetiani di assimilazione e accomodamento possiamo affermare che vi è una stretta relazione fra nuove assimilazioni e struttura cognitiva. Gli alunni sono in grado di apprendere soltanto se non vi è uno scarto troppo grande fra ciò che sarà e ciò che è già stato assimilato. Non c'è crescita, sia quando ciò che si deve apprendere coincide con ciò che si è già appreso, sia quando, e questo è il caso dell'insegnamento delle scienze nella scuola, c'è troppo scarto fra il vecchio e il nuovo. Le idee dei ragazzi sono fondate sulle loro esperienze e non devono essere considerate una sorta di "fiera della castroneria", piuttosto una metafora della loro visione del mondo. 4 Bibliografia - Arons A. B. (1992) Guida all’insegnamento della fisica. Tr. It.: Zanichelli. - Cavallini G. (1995) La formazione dei concetti scientifici La Nuova Italia. - Grimellini Tomasini, N. e Segrè, G. (1991) Conoscenze scientifiche: le rappresentazioni mentali degli studenti. La Nuova Italia, Firenze. 5