La Sardegna - geostoria-IV-I

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La Sardegna
La Sardegna è un’isola che
conserva ancora un ambiente
incontaminato e, in alcune
zone, selvaggio. Il territorio è
prevalentemente montuoso e
aspro e sulle coste si aprono
golfi, insenature, promontori e
spiagge di grande bellezza. La
parte settentrionale è coperta
da una folta macchia
mediterranea, dalla quale
emerge qua e là il paesaggio
roccioso. Il massiccio afflusso
turistico degli ultimi anni ha
contribuito allo sviluppo
economico del territorio anche
se ne ha messo a repentaglio
l’integrità ambientale.
Il territorio
La Sardegna è la seconda isola italiana per grandezza. Si affaccia a ovest sul Mar di Sardegna, a est sul Tirreno e a
sud sul Mediterraneo. A nord le Bocche di Bonifacio la separano dalla Corsica, isola francese.
Il territorio sardo è prevalentemente arido e montuoso, ma i rilievi non arrivano mai ad altezze considerevoli. Il
massiccio più alto è il Gennargentu (foto), che misura 1834 metri. La sola pianura di una certa estensione è il
Campidano, (foto) che si trova tra il golfo di Oristano e quello di Cagliari.
Le coste alternano tratti alti e rocciosi a litorali bassi e sabbiosi. I corsi d’acqua, a carattere torrentizio, sono brevi.
Per poterne utilizzare l’acqua sono stati creati numerosi laghi artificiali: il lago del Coghinas (il più esteso) (foto), del
Flumendosa e il lago Omodeo. Appartengono alla Sardegna alcune isole: la Maddalena e Caprera a nord, San
Pietro e Sant’Antioco a sud.
Lungo le coste il clima è mediterraneo, con temperature piuttosto elevate per tutto l’anno. Nell’interno si
registrano temperature più basse, soprattutto sui rilievi. Le precipitazioni sono scarse e concentrate nei mesi
invernali. L’isola è spesso battuta dal Maestrale, vento di nord-ovest.
Le attività economiche
Tra le maggiori risorse dell’isola l’allevamento, soprattutto di ovini e caprini,
(foto) fornisce la materia prima per la produzione di formaggi. L’agricoltura
viene praticata soprattutto nella Piana del Campidano, col supporto di moderne
tecnologie: si producono uva da vino, ortaggi, mandorle, legumi e cereali. La
Sardegna non ha tradizioni marinare e la pesca non è molto diffusa. Nel passato
infatti la popolazione si concentrava nelle zone interne dell’isola per difendersi
sia dalla malaria sia dalle incursioni saracene. Oggi la situazione si è in parte
ribaltata grazie allo sviluppo del turismo, soprattutto balneare, che ogni anno
richiama sulle coste dell’isola migliaia di visitatori. Il turismo concorre anche al
mantenimento del tradizionale artigianato che produce tappeti, merletti,
ceramiche, ricami, ferro battuto e oggetti di sughero (foto in basso). L’industria
è attiva nel settore petrolchimico, alimentare, metallurgico e della produzione
di energia elettrica. L’ attività estrattiva può contare su giacimenti di bauxite,
carbone, ferro, piombo, zinco e salgemma.
La Sardegna ogni anno attrae un numero sempre maggiore di turisti
provenienti da tutto il mondo, lungo le sue coste infatti si alternano spiagge
dalla sabbia bianchissima (foto) e scogliere che si affacciano su un mare di un
azzurro cristallino, smeraldo, turchese e blu. Innumerevoli varietà di pesci,
molluschi e mitili affascinano gli esploratori subacquei e gli appassionati di
pesca sportiva.
La civiltà nuragica
Gli scavi hanno portato alla luce numerosissimi resti
dell’antica civiltà nuragica che, durante l’Età del ferro,
si stabilì in Sardegna. Una delle caratteristiche
principali di tali popoli è la loro tipica architettura.
I nuraghi sono edifici a forma di tronco di cono,
costituiti da grandi blocchi di pietra squadrati e
sovrapposti. Se ne conoscono circa 7000 e la loro
funzione era probabilmente militare, ma non è
escluso che servissero anche come abitazione e come
magazzino. I più antichi sorgono in posizione isolata,
altri invece formano veri e propri villaggi.
Un esempio tra i più importanti di questa civiltà si
può vedere a Barumini. Qui sorge una vera e propria
città-fortezza, con mura e torri angolari poste a difesa
di un torrione centrale.
Nei pressi di questo complesso sono stati rinvenuti
molti oggetti d’uso (armi, macine, ceramiche e coltelli
di ossidiana) che hanno permesso una datazione che
va dal XVI all’VIII secolo a.C.
Il nuraghe di Orrobiu (foto) è uno dei più vasti e
articolati della Sardegna.
La storia…
Situata strategicamente al centro del mar Mediterraneo occidentale, l'Isola fu
sin dagli albori della civiltà umana un attracco obbligato per quanti navigavano
in cerca di materie prime e di nuovi sbocchi commerciali. Fu così che nella sua
storia millenaria ha saputo trarre vantaggio sia dal proprio isolamento, che ha
consentito lo svilupparsi di culture autoctone come la civiltà nuragica, sia dalla
propria posizione strategica, che ne faceva un ostacolo inaggirabile nella rete
degli antichi percorsi.
I mercanti fenici raggiunsero la Sardegna tra il X e l'VIII secolo a.C. nel periodo in
cui la civiltà nuragica era al suo massimo splendore. I Fenici, arrivati in Sardegna
come mercanti e non come invasori, si insediarono in alcuni punti di approdo
lungo l'arco sud-occidentale della costa, approdi già abitati dai nuragici con i
quali stabilirono contatti e scambi commerciali, favorendo la creazione di
empori.
Meno facile fu il rapporto con i Cartaginesi (chiamati Punici dai Romani). Questi
ultimi giunsero nell'isola nel VI secolo a.C., forse con l’intenzione di conquistare
tutta l'isola per assoggettarla al loro dominio. Un primo tentativo di conquista fu
sventato dalla vittoriosa resistenza nuragica intorno al 535 a.C. Tuttavia, a
partire dalla fine del VI secolo l'isola entrò nell'orbita di Cartagine.
Gli originari empori commerciali si svilupparono progressivamente in centri
urbani, divenendo rapidamente molto fiorenti e probabilmente tra i maggiori
del Mediterraneo occidentale. Ancora oggi le componenti puniche di queste
cittadine sono ben visibili tra le rovine che ne rimangono. I maggiori centri di
insediamento cartaginese furono Karalis, Nora, Sulki, e Tharros.
Le rovine di Karalis (attuale Cagliari) ospitano la più grande area cimiteriale
fenicio-punica del mondo (colle di Tuvixeddu) (foto in basso). A Sulki (presso
Sant'Antioco) rimane invece il tophet più grande ritrovato finora (foto in alto).
Tra gli altri insediamenti cartaginesi ricordiamo Bithia, Neapolis, Othoca, Cornus
e un insediamento presso l'attuale Bosa.
…la storia
I Romani ottennero la Sardegna nel 238 a.C., al termine della
Prima Guerra Punica. Nel 215 a.C., il Sardo Amsicora (nella
foto), aiutato dai Cartaginesi, guidò un tentativo di rivolta
anti-romana, ma fu sconfitto nella battaglia di Cornus. Per
lungo tempo la dominazione romana fu segnata dalla
difficile convivenza con i Sardi e i Sardo-punici.
Gradualmente si raggiunse una certa integrazione, anche se
non furono rare le rivolte. Karalis divenne la capitale della
nuova provincia. La città crebbe e fu arricchita di
monumenti, tra i quali l'esempio più notevole è
probabilmente l' anfiteatro (vedi foto),che ancora oggi è
sede di spettacoli. Nel nord dell'isola, i Romani fondarono il
porto di Turris Libisonis (l'attuale Porto Torres) e fecero della
cittadina cartaginese di Olbia un centro importante dotata di
piazze, acquedotti e complessi termali. Nel 1999, nelle
acque dell'attuale porto vecchio furono recuperati 18 relitti
di navi romane. I Romani dotarono l'isola di una rete
stradale utilizzata soprattutto per mettere in comunicazione
i centri della parte meridionale con il settentrione. A metà di
una di queste strade, i Romani fondarono Forum Traiani
(presso l'attuale Fordongianus), che divenne il principale
centro militare isolano e che nel I secolo d.C. fu dotato di un
complesso termale. Svilupparono la coltivazione dei cereali e
la Sardegna entrò a far parte delle province granaio, insieme
alla Sicilia e all'Egitto.
Probabilmente, l'eredità culturale più importante del
periodo romano è la lingua sarda, neolatina, composta da
numerosi dialetti raggruppabili in due varietà fondamentali
(logudorese, campidanese).
La navigazione
La scrittura
Grazie a nuovi reperti archeologici
si fa sempre più certa l'ipotesi che le
popolazioni nuragiche fossero
molto abili nell'arte della
navigazione, arte che permetteva
loro di spostarsi facilmente in tutto
il bacino del Mediterraneo e di
mantenere contatti con le
popolazioni micenee, cretesi,
etrusche e iberiche. Ceramiche
nuragiche sono state scoperte sia
lungo le coste iberiche che in quelle
tirreniche, nelle isole egee, a Creta,
nelle coste libanesi e del nord
Africa. Tali ceramiche per la
maggior parte non costituivano
prodotti da esportare e
commerciare, ma erano
prevalentemente vasi comuni,
anforete, olle utilizzate dai marinai
nuragici come ceramica di bordo.
Il problema sull'origine e sulle
caratteristiche della cultura dei
costruttori dei nuraghi è stato
recentemente affrontato dallo studioso
Gigi Sanna il quale, tra il 1995 e il 2010,
ha analizzato scritti nuragici risalenti
alla seconda metà del II millennio a.C. I
testi studiati appartengono a svariate
tipologie alfabetiche (protosinaitica,
ugaritica, gublitica, protocananea e
fenicia). Lo studioso identifica i nuragici
sostenendo che essi parlassero una
lingua indoeuropea simile al latino e
che utilizzassero codici di scrittura
semitici. Testimonianze documentarie
lascerebbero intendere che i nuragici
adoravano un dio chiamato Yah, o
Yahh, o Yahwhé, ossia il Dio della
Bibbia. Tale ipotesi ha un precedente
nell'opera dell'antropologo Raffaele
Pettazzoni, il quale, ai primi del
Novecento, aveva sostenuto che questa
stessa divinità era venerata dai popoli
preistorici della Sardegna.
Pane Carasau
La gastronomia
La particolare morfologia del territorio
della Sardegna ed il suo clima mite e
temperato danno vita ad una cucina
semplice e genuina ma dai sapori forti
e decisi.
Molti i prodotti tipici, come il famoso
pane carasau e gli ancor più famosi
formaggi come il Pecorino Sardo che
in questa straordinaria terra, ricca di
pascoli e di lussureggiante
vegetazione, assumono un sapore ed
un aroma fuori dal comune.
Ma la Sardegna si fa apprezzare anche
per il buon pesce, gli ottimi vini e gli
squisiti e particolari dolci.
Tra i dolci tipici troviamo i dolcissimi e
friabili bianchittos, a base di bianchi
d’uovo e mandorle tostate e
aromatizzati con scorze di limone. Tra i
primi piatti sardi troviamo i
malloreddus, ovvero i classici
gnocchetti sardi, conditi con sugo di
pomodoro e salsiccia.
Bianchittos
Malloreddus
Le Feste
In Sardegna, andare per feste significa
immergersi in una cultura antica alla
scoperta di suoni e di armoni
sconosciute, di balli ritmici con ricchi
costumi tradizionali, di gare poetiche
fuori dal tempo, di sfrenate corse di
cavalli, di sfilate folcloristiche - a piedi
o a cavallo - con preziosi e coloratissimi
abiti d'altri tempi.
Spesso le feste durano diversi giorni e
coinvolgono tutta la comunità; molte
volte, per l'occasione, vengono
preparati dolci speciali ed organizzati
banchetti con pietanze tradizionali a
cui tutti possono partecipare. Le feste
popolari più conosciute sono:
Sant'Efisio a Cagliari, la Sagra del
Redentore a Nuoro, S'Ardia a Sedilo e
Pozzomaggiore, la Cavalcata sarda e la
Faradda a Sassari, Sa Sartiglia a
Oristano, San Gavino a Porto Torres,
San Michele ad Alghero, la nota Festa
del Rimedio, la più antica in Sardegna
che si svolge dal 1893, ad Ozieri, San
Simplicio a Olbia.
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