INDICE
“Euro si, euro no” di Manasse, Nannicini, Saia
• Premessa
• Commercio estero
• Inflazione
• Spread
• Crescita PIL
• Produttività del lavoro
Come intervenire: proposte dell’UE per lavoro e
giovani
STUDIO DI ECONOMISTI ESPERTI
Paolo Manasse: professore di
Macroeconomia e di Politica
Economica all'università di Bologna.
E' stato consulente dell'OCSE.
Tommaso Nannicini: professore
associato di economia politica
all'Università Bocconi, dove insegna
econometria e political economics.
Alessandro Saia: laureato in
economia nel 2009 all'Università di
Milano-Bicocca, si interessa di
econometria applicata.
GLI EFFETTI DELLA MONETA
UNICA SULL'ECONOMIA ITALIANA
Per valutare gli effetti di una scelta economico-politica sarebbe
necessario sapere cosa sarebbe successo al Paese senza quella
scelta (andamento controfattuale).
E' facile infatti sostenere tesi contro o pro euro riferendosi
sempre a paesi più consoni alla propria analisi.
L'analisi degli economisti utilizza invece un metodo statistico,
chiamato "controllo sintetico", che parte da un gruppo di paesi
che sia paragonabile alle condizioni italiane in modo da mimare
il suo andamento nell'economia prima dell'Euro.
DATE INGRESSO DELL’EURO
IN ITALIA
1 gennaio 1999 inizio
cambi fissi
1 gennaio 2002 inizio
circolazione moneta
COMMERCIO CON L’ESTERO
Una delle motivazioni
originarie dell’Euro era
quella
di
favorire
l’integrazione
internazionale dei mercati
riducendo i costi di
transazione e rimuovendo
il rischio di cambio.
Quanto
emerge
dal
confronto con il controllo
sintetico è l’effetto positivo
della moneta unica.
ESPORTAZIONI E IMPORTAZIONI
L’effetto è positivo sia sulle
esportazioni sia sulle importazioni.
In media, in ogni anno successivo
all’adozione
dell’Euro,
le
esportazioni italiane hanno superato
quelle del controllo sintetico di
mezzo punto percentuale di Pil;
le importazioni di due punti
percentuali.
L’ingresso nell’Euro, quindi, è stato
associato a un aumento complessivo
dei flussi commerciali.
Resta comunque un dubbio:
il beneficio di questo aumento è
stato
distribuito
in
maniera
simmetrica tra i vari Paesi?
INFLAZIONE
L’ingresso dell’Italia nell’Euro aveva
come scopo quello di sottrarre a
una banca centrale nazionale,
screditata da lunghi periodi
d’inflazione nei decenni precedenti
al processo di unificazione
europea, la gestione della politica
monetaria, per affidarla a una
banca centrale modellata sulla
“virtuosa” Bundesbank.
Nell’immaginario collettivo degli
italiani, vi fu un’impennata
inflattiva mentre secondo gli studi
si vede come l’adozione dell’Euro
abbia coinciso con una riduzione
dell’inflazione rispetto al suo
sintetico.
SPREAD - RENDIMENTI
L’andamento dei rendimenti a dieci
anni nei Paesi Euro e non, mostra che
è indubitabile che il processo di
unificazione monetaria
abbia
prodotto
una
marcata
convergenza dei tassi, ma almeno in
parte questa convergenza si è
prodotta anche in altri Paesi.
In particolare, Paesi scandinavi come
Svezia o Danimarca hanno adottato
politiche monetarie di sostanziale
ancoraggio all’Euro.
Il controllo sintetico non porta a un
risultato molto diverso da quello
effettivo perché molti paesi sono stati
influenzati dalla moneta unica.
CRESCITA DEL PIL
Il grafico mostra il confronto della
traiettoria del Pil reale dell’Italia con il
suo sintetico (Svezia, Regno Unito e
Turchia) e lo stesso è stato fatto nel
secondo grafico con la Germania
(sintetico: Svizzera, Danimarca e
Giappone). [Fonte: OCSE]
Ciò che emerge è che per l’Italia gli
andamenti pressoché coincidono
mentre per la Germania, il
“controfattuale” è sempre al di sopra
del suo andamento effettivo.
Secondo questo studio quindi la
Germania sarebbe stata penalizzata
dall’ingresso nell’euro.
PRODUTTIVITÀ DEL LAVORO
L’andamento della
produttività del lavoro,
calcolata come Pil per
ora lavorata (numero
indice con base 2005;
fonte: Ocse).
In questo caso le
traiettorie dell’Italia e
del controllo sintetico
si separano
nettamente.
COME INTERVENIRE?
Le politiche dell’Unione Europea sono già orientate all’intervento in questa
campo in modo ben preciso.
Questo conforta noi giovani soprattutto, in quanto ci da motivo di credere che
quando avremo finito i nostri studi universitari, potremmo riuscire a trovare
un lavoro che valorizzi ancor più il nostro percorso di studi e ci possa portare
alla collaborazione su scala europea.
ALCUNI PROGETTI
«Youth on the move»:
è destinata a migliorare l’efficienza dei sistemi d’insegnamento e
agevolare l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro, in particolare
mediante programmi di studio, apprendimento e formazione finanziati
dall’UE, nonché piattaforme che aiutino i giovani a trovare un lavoro
anche in altri paesi dell’UE.
 «Un’agenda per nuove competenze e per l’occupazione»:
si propone di modernizzare i mercati del lavoro e di consentire alle
persone di realizzarsi sviluppando le loro competenze e migliorando la
flessibilità e la sicurezza nell’ambiente di lavoro. Vuole anche aiutare i
lavoratori a trovare più facilmente un impiego in altri paesi dell’UE, in
modo da far incontrare meglio offerta e domanda di lavoro.
EUROPA 2020 PER I GIOVANI
“Ogni anno 6 milioni di giovani europei abbandonano la scuola senza aver ultimato gli studi.
Questo fenomeno interessa il 14 % dei ragazzi di età compresa tra i 18 e 24 anni, alimentando i
già elevati livelli di disoccupazione giovanile.
Per questo motivo, la Commissione europea cerca di accrescere il numero di coloro che
conseguono un diploma di laurea, di migliorare la qualità dell’insegnamento e di massimizzare
ciò che l’istruzione superiore può fare per aiutare l’economia europea a uscire più forte dalla
crisi.
Da quando è stato varato nel 1987, il programma Erasmus ha cofinanziato 3 milioni di scambi
di studenti. La Commissione ha ora proposto un nuovo programma, «Erasmus per tutti», che
consentirà a un massimo di 5 milioni di persone, quasi il doppio dei beneficiari attuali, di
ottenere sovvenzioni UE per studiare, seguire una formazione o prestare servizi di volontariato
all’estero tra il 2014 e il 2020. Inoltre, è previsto un sistema di prestiti garantiti «Erasmus for
Masters» destinato a coloro che seguono un intero corso di master in un altro paese europeo.
Sono state inoltre messe a punto diverse iniziative specifiche per indirizzare i giovani verso
offerte di lavoro corrispondenti alle loro qualifiche, mentre campagne di sensibilizzazione
cercano di incoraggiare la domanda di forza lavoro giovanile nelle piccole e medie imprese e i
contatti tra i giovani e il mondo imprenditoriale. La Commissione ha infine proposto che gli
Stati membri e l’UE facciano un uso migliore del Fondo sociale europeo per affrontare la
disoccupazione giovanile, in particolare sostenendo la transizione dalla scuola al lavoro e
promuovendo la mobilità professionale dei giovani. “
(da Strategia Europea per la crescita)