Elisabetta I°
&
William Shakespeare
Elisabetta I°
Elisabetta, figlia di Enrico VIII e Anna Bolena, nacque nel
palazzo di Placentia a Greenwich, il 7 settembre 1533 e venne
battezzata tre giorni dopo con il nome delle nonne Elisabetta di
York ed Elisabetta Howard. Poiché Maria, figlia di Caterina
d'Aragona ed Enrico VIII, era stata dichiarata illegittima con
l'annullamento del matrimonio dei genitori, Elisabetta era,
all'epoca, l'erede presunta. Il re, per potersi risposare, accusò
Anna Bolena di tradimento con il fratello e di
stregoneria ed il 19 maggio fu decapitata; il giorno successivo Enrico si fidanzò con
Jane Seymour. Elisabetta, che allora aveva 3 anni, fu dichiarata illegittima, perse il
titolo di principessa e fu cresciuta in esilio nel palazzo di Hatfield con la sorellastra
Maria, fino a che Jane Seymour non diede alla luce un figlio maschio, Edoardo.
Elisabetta e Maria non erano comunque viste di buon occhio perché illegittime. In
seguito, la sesta moglie di Enrico, Caterina Parr, riconciliò il re con la figlia che,
assieme alla sorellastra Maria, fu reinserita nella linea di successione dopo il principe
Edoardo. Grazie a Caterina Parr, Elisabetta riceve un'educazione in un ambiente
rigidamente protestante. Enrico VIII morì nel 1547 e gli successe Edoardo VI. Caterina
Parr sposò Thomas Seymour, zio di Edoardo, e tenne Elisabetta con sé. Finché
Edoardo VI visse, la situazione di Elisabetta rimase sicura. Nel 1553 Edoardo morì
lasciando un testamento che annullava le volontà del padre e dichiarava sua erede Lady
Jane Grey. Lady Jane ascese al trono ma fu deposta da Maria che entrò
trionfalmente a Londra con la sorellastra. Quando Maria sposò Filippo di Spagna,
temendo di poter essere deposta e sostituita dalla sorella, fece imprigionare Elisabetta
nella Torre di Londra. Gli spagnoli chiesero l'esecuzione di Elisabetta ma Maria non
firmò mai il documento dell'esecuzione. Dopo due mesi nella Torre, ad Elisabetta furono
concessi gli arresti domiciliari al castello di Woodstock; alla fine dell'anno, quando si
diffuse la falsa voce che Maria era in attesa di un figlio, Elisabetta poté tornare a corte
con l'assenso di Filippo, che, preoccupato che la moglie potesse morire di parto,
preferiva che la corona inglese passasse a lei piuttosto che a Maria Stuart, regina di
Scozia. Tale preferenza nasceva da motivi strettamente politici.
Per tutta la durata del suo regno Maria continuò a perseguitare i
protestanti, guadagnandosi il soprannome di "Maria la
Sanguinaria", e tentò di convertire Elisabetta, che si finse
cattolica, ma mantenne il suo credo protestante. Il 17 novembre
1558, alla morte di Maria per un tumore, Elisabetta ascese al
trono e fu incoronata il 15 gennaio 1559 con il rifiuto dei vescovi
più anziani. Una delle più importanti preoccupazioni dei primi anni
di regno di Elisabetta fu la religione.
Il controllo papale sulla Chiesa d'Inghilterra, ripristinato da Maria, fu
definitivamente abolito da Elisabetta e assunse il titolo di "Supremo Governatore della
Chiesa d'Inghilterraʺ. Molti vescovi opposero resistenza alla politica religiosa
elisabettiana e furono rimossi dai loro uffici e rimpiazzati da nuovi incaricati. Ella
nominò inoltre un Consiglio Privato interamente nuovo, rimuovendone molti cattolici.
Sotto Elisabetta le lotte di fazioni nel Consiglio ed i conflitti a corte diminuirono
grandemente. Elisabetta ridusse anche l'influenza spagnola sull'Inghilterra. Sebbene
Filippo II l'avesse aiutata ponendo fine alle Guerre Italiane con la pace di Cateau
Cambrésis, Elisabetta rimase indipendente nella sua diplomazia e respinse la proposta di
matrimonio del cognato. Adottò il principio dell'"Inghilterra per l'Inghilterra",
principio di cui il suo altro regno, l'Irlanda, non beneficiò mai. L'imposizione dei
costumi inglesi e le politiche religiose della regina furono ampiamente impopolari tra gli
irlandesi.
La regina trovò una pericolosa rivale nella cugina, la cattolica
Maria Stuart, regina di Scozia e moglie del re di Francia
Francesco II che avanzava pretese sul suo regno. Elisabetta riuscì
a stipulare un trattato di pace nel 1564 con la Francia evitando
scontri aperti.
Alla fine del 1562 Elisabetta aveva contratto il vaiolo ed il
Parlamento, allarmato, chiese che si sposasse o che nominasse un
erede per evitare una guerra civile alla sua morte. Ella rifiutò di
fare entrambe le cose ed il Parlamento non si riunì fino al 1566.
Durante il regno di Elisabetta furono prese in considerazione 3 linee di successione:
Margherita Tudor (sorella maggiore di Enrico VIII) ed erede in questo caso sarebbe
stata Maria Stuart; Maria Tudor (sorella minore di Enrico VIII) ed erede in tal caso
sarebbe stata Lady Catherine Grey; Henry Hastings, conte di Huntingdon, che poteva
invocare la sua discendenza da Edoardo III. Tutti e tre i possibili eredi presentavano
però dei problemi.
Elisabetta aveva suggerito che, se Maria Stuart avesse
sposato il protestante Robert Dudley, avrebbe considerato sua
cugina sua erede. Maria rifiutò e sposò suo cugino cattolico
anch’egli imparentato con Margherita Tudor che poi fu ucciso.
In seguito Maria sposò il presunto assassino dell'ex marito
causando la sollevazione dei nobili protestanti scozzesi che la
costrinsero ad abdicare in favore del figlio, Giacomo VI. Maria
fu imprigionata ma riuscì a scappare e fuggì in Inghilterra. A
quel punto, Elisabetta si trovò di fronte a un grave dilemma:
riconsegnarla agli scozzesi era ritenuto un gesto troppo crudele;
mandarla in Francia avrebbe significato mettere nelle mani del
re francese una potente arma; reinsediarla con la forza sul trono
di Scozia poteva essere un gesto eroico, ma avrebbe causato un conflitto con gli Scozzesi;
imprigionarla in Inghilterra le avrebbe permesso di partecipare a complotti contro lei
stessa. Elisabetta optò per l'ultima soluzione: Maria fu tenuta confinata per 18 anni nel
castello di Sheffield.
Nel 1569 Elisabetta fronteggiò una grande ribellione
cattolica conosciuta come la Ribellione settentrionale
aiutata dal Papa Pio V. Domata la ribellione,
Elisabetta non poté più essere tollerante e cominciò a
perseguitare i suoi nemici religiosi, provocando varie
cospirazioni cattoliche volte a rimuoverla dal trono.
Elisabetta trovò un nuovo nemico nel cognato, Filippo II di Spagna. Dopo che Filippo
aveva lanciato un attacco a sorpresa contro i corsari inglesi, Elisabetta ordinò di
attaccare le navi spagnole nel 1569. La Spagna cessò di essere una potenza amica.
Nel 1572 Elisabetta strinse un'alleanza con la Francia ed iniziò
negoziazioni matrimoniali prima con Enrico III e più tardi con il
fratello minore, Francesco. Le trattative parevano essere giunte a
conclusione con quest’ultimo ma, dopo la sua visita nel 1581,
Francesco ritornò in Francia e morì dopo 3 anni senza che il
matrimonio fosse celebrato.
Tra il 1580 e il 1583, Filippo II annetté il Portogallo e con il trono
portoghese ottenne il controllo dei mari. Dopo la morte dello
Statolder Guglielmo I d'Orange, l'Inghilterra cominciò a parteggiare
apertamente per le Province Unite d'Olanda, che si erano ribellate
alla dominazione spagnola.
Questo, assieme al conflitto economico con la Spagna e la pirateria inglese contro le
colonie spagnole, condusse allo scoppio della guerra anglo-spagnola nel 1585 e
all'espulsione dell'ambasciatore spagnolo per la sua partecipazione ai complotti contro
Elisabetta. Temendo tali cospirazioni, il Parlamento aveva approvato l'Atto di
Associazione 1584, in base al quale chiunque fosse stato coinvolto in un complotto per
uccidere il sovrano sarebbe stato escluso dalla linea di successione. Nonostante
l'Atto, un nuovo complotto fu ordito contro di lei. Maria Stuart fu accusata di
complicità e giustiziata l'8 febbraio 1587. Nel suo testamento Maria lasciò in eredità a
Filippo la sua rivendicazione del trono inglese e Filippo iniziò a progettare
un'invasione. Nell'aprile 1587 la flotta spagnola venne bruciata ritardando i piani del re
ma, nel 1588, l'Invincibile Armata salpò nella speranza di aiutare l'esercito spagnolo in
Olanda ad attraversare la Manica ed invadere l'Inghilterra.
La flotta spagnola fu sconfitta da quella inglese.
L'Armata fu costretta a ritornare in Spagna e la
vittoria aumentò molto la popolarità di Elisabetta.
La battaglia non fu però decisiva e la guerra con
la Spagna continuò. La guerra continuava anche
in Olanda, che combatteva per l'indipendenza, ed in
Francia, dove un protestante Enrico di Borbone,
aveva rivendicato il trono. Elisabetta appoggiò
Enrico e gli olandesi.
Nel 1596, l'Inghilterra si ritirò dalla Francia lasciando Enrico IV saldamente al
potere; altre battaglie seguirono fino al 1598, quando Francia e Spagna fecero pace. La
morte di Filippo II l'anno successivo portò il conflitto tra Spagna ed Inghilterra ad un
punto di stallo, che avrebbe trovato soluzione con il trattato di pace negoziato sotto
Giacomo I.
Elisabetta amava le imprudenze e soprattutto fare ciò che i
medici le vietavano. Ma nel 1603 fu colpita da una brutta
depressione. Non sopportava più i discorsi di governo,
sentiva la morte vicina e si lasciava andare. Morì il 24
marzo nel Palazzo di Richmond pronunciando la famosa
frase "Chiamatemi un prete: ho intenzione di morire".
All'età di settanta anni, era la più anziana sovrana sino ad
allora vissuta e non fu superata fino a che Giorgio II morì a
settantasette anni nel 1760. Elisabetta fu seppellita
nell'abbazia di Westminster, di fianco alla sorella Maria.
L'iscrizione sulla loro tomba recita: "Compagne nel trono e
nella tomba, qui noi due sorelle, Elisabetta e Maria,
riposiamo, nella speranza di un'unica resurrezione".
Nessun pretendente era abbastanza forte da poter seriamente contrastare la
rivendicazione al trono di Giacomo Stuart, che fu così proclamato re Giacomo I
d'Inghilterra. Tale proclamazione ruppe la consuetudine perché non fu fatta dal sovrano
stesso, ma dal Consiglio di Accessione, come sarebbe poi divenuto consuetudine.
Il Teatro Elisabettiano
L’età elisabettiana coincide in parte con il Rinascimento italiano e portò all’Inghilterra
un periodo di relativa pace e libertà, si svilupparono i commerci e le conquiste territoriali
portando nuova forza alla classe mercantile e crebbe l’interesse per la cultura greca e
latina.
Il teatro elisabettiano fu il periodo artistico di più grande
splendore per il teatro britannico. Questo periodo si estende
dal 1558 al 1625 e vede il suo massimo esponente in
William Shakespeare.
Nel periodo precedente ad Elisabetta I si erano sviluppati
più filoni teatrali che influenzeranno il nuovo teatro. La
principale influenza venne dalle ʺMoralitiesʺ che erano dei
testi allegorici di carattere sacro ma ebbero altrettanta
importanza sia le rappresentazioni sacre messe al bando
dalla stessa regina sia le rappresentazioni laiche chiamate
ʺInterludesʺ.
Prima di Elisabetta I, vi erano compagnie di attori ʺpubblicheʺ ed altre ʺprivateʺ (cioè
sotto la protezione di alcuni nobili). La regina, invece, nel 1572, consentì di lavorare solo
a coloro che avevano l’appoggio della nobiltà, aprendo, così, la strada agli attori
professionisti. Gli attori erano tutti uomini poiché era illegale impiegare le donne per il
teatro.
Nonostante la protezione dei nobili, i teatri pubblici furono
costruiti in zone fuori dalla giurisdizione comunale e la
gestione di questi teatri divenne un vero e proprio lavoro.
Nacque la figura dell’impresario.
Per il basso costo del biglietto, il teatro elisabettiano aprì
le porte a tutte le classi sociali. Per questo ogni dramma
doveva incontrare gusti diversi e il linguaggio dovette
acquisire più flessibilità arricchendosi di vari registi
linguistici.
Gli autori delle opere teatrali erano quasi tutti autodidatti ed alcuni avevano un passato
da attore. I drammaturghi dovevano scrivere molte opere perché venivano pagati poco ed
inoltre non avevano nessun diritto su ciò che scrivevano dopo averlo venduto ad una
compagnia teatrale.
Gli autori, inoltre, per sfuggire alla censura presentavano molti dei loro temi come
lontani o estranei al regno dissimulandoli con allegorie. Alcuni temi trattati erano:
l’omosessualità, le guerre interne per il potere e il regicidio. Diventerà, in seguito,
ricorrente trattare le tematiche politiche in maniera provocatoria apparentemente
innocente ma facilmente capibile dal pubblico.
Come già detto, nell’età elisabettiana crebbe
l’interesse per il greco e il latino. Per questo
nel teatro elisabettiano furono introdotte alcune
caratteristiche teatrali italiane, come la
tragicommedia (il comico si mescola al tragico)
e la crudele rappresentazione del male. Il teatro
elisabettiano fu, anche, innovazione: vennero
introdotte delle nuove tecniche; vennero
affrontate diversamente le tematiche sociali; si
lasciò ampio spazio all’improvvisazione.
L’innovazione più grande fu quella del teatro nel teatro cioè si ritagliava uno spazio di
tempo durante l’opera in cui veniva messa in scena un’altra rappresentazione teatrale.
Un esempio è l’Amleto: il protagonista paga degli attori per recitare una tragedia.
Inoltre, nel teatro elisabettiano, era molto comune vedere un attore che interrompeva il
suo ruolo per prendere in giro il suo stesso personaggio.
Qualcosa su Shakespeare e sul suo
tempo
Con Shakespeare si assiste a una più completa fusione tra il testo e la sua esecuzione.
Shakespeare scrisse drammi corali. Non si affidò alla perizia del solo Richard
Burbage , ma a quella di un gruppo affiatato. La studiosa Muriel Bradbrook lo
chiamò: “Shakespeare l’artigiano’’. Impiegare delle attrici era proibito dalla legge, lo fu
per tutto il Seicento. I personaggi femminili erano rappresentati da adolescenti maschi,
questo non diminuì il successo delle rappresentazioni. La protezione accordata alle
troupe poté salvare Shakespeare. A questi problemi si aggiungevano, per gli attori, i
salari molto bassi. Questa voglia di rinnovamento e modernità si diffuse a Londra.
Nella capitale vi era una comunità di immigrati italiani. Nell’età di Shakespeare non
erano in molti a saper leggere i drammi in latino e in greco. Le opere di Seneca si
diffusero attraverso adattamenti italiani. Furono inserite scene di violenze e crudeltà che
erano affidate al racconto di testimoni. Fu la versione italianizzata, a piacere al
drammaturghi elisabettiani e ad incontrare interesse del pubblico. Un dramma molto
legato all’effetto di scena e associa a sé le passioni d’amore più morbose: il quadro
antico dipinto con meno Tanto leggera è restaurato con tinte tanto forti da cancellare
quasi il tocco del suo artista. La Tempesta ha molto dalle tragicommedia la profondità
dell’esplorazione filosofica le conferiscono più respiro. Molte altre grandi commedie
scespiriane ed elisabettiane in cui il comico si mescola fatalmente al tragico. L’era
elisabettiana rinnovò il metro col blank verse introdotto dal conte di Surrey nel 1540 che
pubblicò una traduzione dell’Eneide. Si dovette aspettare il Gorboduc di Sackville e
Norton nel 1561. Il teatro elisabettiano introdusse tecniche teatrali; il palcoscenico
inglese dalla fine del ‘500 si serve di un frequente e rapido susseguirsi di scene. La
poetica di Aristotele definì l’unità di tempo e di azione; Ben Jonson seguì alla lettera
i precetti. Grazie alla rinuncia delle regole del teatro sviluppò forme nuove. La rilettura
elisabettiana nel classici portò dunque una ventata di innovazione a storie ormai
millenarie, esaltando anzi le qualità universali dei grandi personaggi storici o leggendari.
Anche le tematiche sociali sono affrontate in modo moderno. Si pensa all’amore proibito
tra Romeo e Giulietta. Qualità queste che, lungi dal peggiorare i personaggi, li rendono
più simili a noi. Il teatro elisabettiano è un teatro aperto non solo letterale ma anche dal
senso di autoironia degli attori e dei drammaturghi elisabettiani. L’attore parla al
pubblico prende in giro il personaggio che sta recitando anticipando l’ironia del teatro di
Brecht; l’esempio più emblematico è l’Amleto.
Mentre il teatro elisabettiano conservò la sua semplicità strutturale,
quello italiano, diventava dipendente dagli effetti speciali. Da qui al
teatro illusionistico moderno il passo fu breve. Raramente il grande
pubblico si è sentito coinvolto da queste iniziative. Il teatro
elisabettiano e Shakespeare è noto per il successo del Romeo e
Giulietta di Zeffirelli 1968. La necessità di improvvisazione
insieme alla mancanza di architetture teatrali sofisticate più che
mettere l’attore in crisi lo liberarono dalle eccessive costrizioni della
messa in scena mentre alla mancanza di effetti speciali supplì
l’invenzione poetica ricreando nelle sue ricche descrizioni come
avviene per la radio.
I Teatri
I primi teatri sorsero nel ‘500 nelle zone chiamate ʺlibertiesʺ fuori dalla città.
L’edificio era ricavato da vecchi circhi in disuso o da vecchie locande e per
questo la costruzione era semplicemente in legno o pietra e spesso senza tetto.
L’attore elisabettiano recitava in
mezzo alla gente poiché il palco era
circondato dagli spettatori che
spesso partecipavano loro stessi
alla rappresentazione teatrale.
Il primo grande teatro
elisabettiano fu il The Theatre
costruito nel 1576 a Shoreditch.
Seguirono il Curtain Theatre, il
Rose, lo Swan, il Globe, il Fortune
e il Red Bull
Questi teatri erano alti 3 piani ed
erano costruiti intorno ad uno spazio
aperto. La pianta era di solito
poligonale. Il palcoscenico era una
piattaforma rialzata, circondata su 3
lati dal pubblico e coperta da un tetto.
Sul fondo c’erano 2 porte per l’entrata
e l’uscita degli attori e le sedie per i
musicisti. La parte superiore dietro il
palcoscenico era usata di solito come
balcone o per i monologhi.
Erano in genere costruiti in legno e per questo erano soggetti agli incendi. La
capienza di questi teatri andava dai 1500 spettatori fino ai 3000.
Ricostruzione dello Swan Theatre
dopo l’incendio del 1932.
Si sviluppò anche un’altra tipologia di teatri:
i così detti teatri ʺprivatiʺ. Erano così
chiamati poiché erano molto più piccoli
(infatti potevano contenere al massimo 500
spettatori). Erano interamente al coperto e per
questo, per illuminare l’interno, si usavano le
candele. A questa tipologia appartengono il
Whitefriars, il Blackfriars e il Cockpit.
Il Blackfriars
Pianta, sezioni e prospetto del Cockpit
Nel 1629 con la costruzione del Salisbury Court
Theatre, il pubblico londinese aveva 6 teatri tra cui
scegliere: 3 ampi e a cielo aperto (il Globe, il Fortune e
il Red Bull); 3 privati (il Salisbury Court, il Cockpit e
il Blackfriars).
Gli altri, costruiti tra il ‘500 e gli inizi del ‘600,
andarono in rovina o in disuso.
The Globe Theatre
La storia del Globe Theatre si può suddividere in 3 periodi:
1. Il periodo della costruzione originale del 1599 andata distrutta da un
incendio nel 1613.
2. Il periodo della prima ricostruzione avvenuta nel 1614 e demolita nel 1644
3. Il periodo del moderno Globe inaugurato nel 1999
La struttura originale, ʺthe wooden Oʺ,
era in legno a pianta ottagonale con uno
spazio aperto al centro. Il teatro poteva
contenere fino a 3200 persone: in parte
sedute nelle gallerie e in parte in piedi
vicino al palco. Poiché la struttura era
all’aperto, c’era una tettoia che copriva gli
spettatori ma soprattutto i costumi. La
scena era formata da un palcoscenico e da
un secondo piano. Gli spettacoli iniziavano
la mattina e si concludevano la sera.
L’attuale Globe fu ricostruito nel 1996 nei pressi del Blackfriars Bridge
sulle rive del Tamigi leggermente spostato rispetto al sito originale poiché
nella vera sede del Globe ora vi è un palazzo residenziale.
Il Globe ospita ogni anno una folta stagione teatrale con almeno un’opera
messa in atto di Shakespeare eseguita fedelmente: si utilizzano solo costumi
elisabettiani e gli attori devono essere rigorosamente tutti uomini (nel periodo
elisabettiano alle donne non era permesso esibirsi in teatro).
Attuale Globe con
locandina dell’Amleto di
Shakespeare
Il Globe sulle rive del Tamigi
&
Turisti all’interno del teatro
Esterno ed interno del Silvano Toti Globe
Theatre (ricostruzione italiana del Globe) nei
giardini di Villa Borghese a Roma inaugurato
nel 2003 e costruito in 3 mesi con legno di
quercia come l’originale.
The Most Excellent and Lamentable
Tragedy of Romeo and Juliet
«Love, love madly, love more than
you can and if they say that it’s
sin, love your sin and you’ll be
innocent»
«Ama, ama follemente, ama più che
puoi e se ti diranno che è peccato, ama il
tuo peccato e sarai innocente»
William Shakespeare
Trama
Come ogni opera teatrale, anche Romeo & Giulietta è divisa in atti e presenta un
prologo in cui vengono spiegati al pubblico gli antefatti della storia: a Verona, due
famiglie, i Montecchi e i Capuleti, sono nemiche da molti anni. Da questo odio nasce
una coppia di amanti il cui suicidio porrà fine al conflitto.
Paride, un giovane nobile, vuole sposare Giulietta Capuleti.
Romeo Montecchi è innamorato di Rosalina Capuleti, così
Mercuzio, amico di Romeo, lo convince ad andare al ballo in
maschera a casa dei Capuleti. Qui incontra Giulietta e i due
si innamorano. Alla fine della festa, Romeo rimane in
giardino aspettando che Giulietta si affacci dal balcone. I
due si dichiarano amore e decidono di sposarsi in segreto.
Il giorno seguente si uniscono in matrimonio. Le cose precipitano quando Tebaldo,
cugino di Giulietta, combatte contro Mercuzio. Romeo, tentando di separarli, permette,
senza volerlo, a Tebaldo di ferire a morte Mercuzio. Romeo, allora, per la rabbia uccide
Tebaldo. Romeo viene condannato all’esilio e va a Mantova. Giulietta intanto si
dovrebbe sposare tra pochi giorni con Paride. Frate Lorenzo dà a Giulietta una
pozione che la porterà a una morte apparente. Nello stesso tempo il frate manda un
messaggero a Romeo per avvisarlo. Il messaggero non riesce a raggiungere Mantova
così Romeo viene a sapere della morte di Giulietta da un amico. Romeo disperato si
procura del veleno e va nella cripta dei Capuleti. Qui, dopo aver ucciso Paride, si
avvelena. Giulietta, quando si sveglia, trova il suo amore morto e così si trafigge il
petto. L’opera si conclude con le due famiglie che arrivano nella cripta e per amor dei
figli pongono fine alla loro guerra.
L’opera
L’opera trae le sue origini nel medioevo. Infatti già nel ‘300 i nomi delle due famiglie
erano conosciute e riportate nella Divina Commedia di Dante anche se queste non erano
nemiche fra loro. In seguito una prima bozza della trama shakespeariana si intravede
nella novella di Masuccio Salernitano del 1476 anche se ambientata a Siena. Sarà poi
Luigi da Porto, nel 1530, a spostare l’ambientazione a Verona e rinominare i
protagonisti con i nomi più conosciuti. Sarà però Matteo Bandello, nel 1554, a far
conoscere la sventurata vicenda di Romeo e Giulietta prima in Francia e poi in
Inghilterra. Il vero modello a cui si rifece Shakespeare fu, però,
il poema in prosa di Arthur Brooke scritto nel 1562. Le
modifiche che Shakespeare introdusse furono sostanzialmente la
trasformazione della trama in modo più intenso, la moralità e il
significato assegnato alla storia e la forte riduzione del tempo
della storia da 9 mesi a pochi giorni.
L’opera sembrerebbe essere stata scritta tra il 1594 e il 1596.
Non c’è una data precisa e questo è ancora oggetto di studi però
ci sono fonti che dimostrano che l’opera era già stata
rappresentata prima del 1597. Inoltre Shakespeare non iniziò a
scrivere prima del 1593, data della chiusura dei teatri da parte
della City.
Oltre ad un dibattito sulla datazione, non tutti gli studiosi sono d’accordo sul
classificare Romeo & Giulietta una tragedia poiché non ha le caratteristiche delle
successive tragedie shakespeariane. La struttura dell’opera è in effetti una via di mezzo
tra una commedia e una tragedia. Seppur i protagonisti muoiono, questo evento provoca
effetti positivi: la fine di una guerra antica che porta pace a Verona.
Romeo & Giulietta è ambientato in un periodo in cui l’Italia era divisa in Comuni in
guerra tra loro o con lo Stato pontificio (era questo il caso di Verona). D’altro canto,
quest’opera fu scritta sotto il regno di Elisabetta I che era il capo della chiesa anglicana.
Per questi motivi, l’ambiente cattolico nell’opera è dipinto a tinte fosche evocando le
paure dei sudditi in seguito al distacco dalla Chiesa di Roma.
Nell’opera c’è un forte contrasto fra luce ed ombra. Di solito la
luce è un simbolo positivo e l’ombra è negativo ma qui il rapporto
si ribalta. Il giorno diviene il periodo delle lotte, della vita
borghese con le sue regole e degli interessi economici; la notte
diviene il periodo in cui fuggire dalle regole, sognare ed esternare
l’amore puro e innocente.
Romeo & Giulietta è un’opera scritta in versi anche se non è il
classico pentametro giambico a prevalere ma è il verso rimato
(specialmente il sonetto).
Ci sono stati molti adattamenti di Romeo e Giulietta, in ogni
forma artistica possibile: letteratura, cinema, cartoni, videogiochi,
musical, opere liriche, danza.
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ʺElisabetta I°ʺ e ʺQualcosa su Shakespeare e sul suo tempoʺ sono stati
realizzati da Alessia Pendenza e Antonia Axinte
ʺIl teatro elisabettianoʺ,ʺI teatriʺ,ʺThe Globe Theatreʺ e ʺRomeo &
Giuliettaʺ sono stati realizzati da Andrea Serrecchia
ʺWilliam Shakespeareʺ e ʺAmletoʺ sono stati realizzati da Francesco
Sforza
Con la cura tecnica per l’utilizzo di PowerPoint di Martina Serrecchia