Elisabetta I° & William Shakespeare Elisabetta I° Elisabetta, figlia di Enrico VIII e Anna Bolena, nacque nel palazzo di Placentia a Greenwich, il 7 settembre 1533 e venne battezzata tre giorni dopo con il nome delle nonne Elisabetta di York ed Elisabetta Howard. Poiché Maria, figlia di Caterina d'Aragona ed Enrico VIII, era stata dichiarata illegittima con l'annullamento del matrimonio dei genitori, Elisabetta era, all'epoca, l'erede presunta. Il re, per potersi risposare, accusò Anna Bolena di tradimento con il fratello e di stregoneria ed il 19 maggio fu decapitata; il giorno successivo Enrico si fidanzò con Jane Seymour. Elisabetta, che allora aveva 3 anni, fu dichiarata illegittima, perse il titolo di principessa e fu cresciuta in esilio nel palazzo di Hatfield con la sorellastra Maria, fino a che Jane Seymour non diede alla luce un figlio maschio, Edoardo. Elisabetta e Maria non erano comunque viste di buon occhio perché illegittime. In seguito, la sesta moglie di Enrico, Caterina Parr, riconciliò il re con la figlia che, assieme alla sorellastra Maria, fu reinserita nella linea di successione dopo il principe Edoardo. Grazie a Caterina Parr, Elisabetta riceve un'educazione in un ambiente rigidamente protestante. Enrico VIII morì nel 1547 e gli successe Edoardo VI. Caterina Parr sposò Thomas Seymour, zio di Edoardo, e tenne Elisabetta con sé. Finché Edoardo VI visse, la situazione di Elisabetta rimase sicura. Nel 1553 Edoardo morì lasciando un testamento che annullava le volontà del padre e dichiarava sua erede Lady Jane Grey. Lady Jane ascese al trono ma fu deposta da Maria che entrò trionfalmente a Londra con la sorellastra. Quando Maria sposò Filippo di Spagna, temendo di poter essere deposta e sostituita dalla sorella, fece imprigionare Elisabetta nella Torre di Londra. Gli spagnoli chiesero l'esecuzione di Elisabetta ma Maria non firmò mai il documento dell'esecuzione. Dopo due mesi nella Torre, ad Elisabetta furono concessi gli arresti domiciliari al castello di Woodstock; alla fine dell'anno, quando si diffuse la falsa voce che Maria era in attesa di un figlio, Elisabetta poté tornare a corte con l'assenso di Filippo, che, preoccupato che la moglie potesse morire di parto, preferiva che la corona inglese passasse a lei piuttosto che a Maria Stuart, regina di Scozia. Tale preferenza nasceva da motivi strettamente politici. Per tutta la durata del suo regno Maria continuò a perseguitare i protestanti, guadagnandosi il soprannome di "Maria la Sanguinaria", e tentò di convertire Elisabetta, che si finse cattolica, ma mantenne il suo credo protestante. Il 17 novembre 1558, alla morte di Maria per un tumore, Elisabetta ascese al trono e fu incoronata il 15 gennaio 1559 con il rifiuto dei vescovi più anziani. Una delle più importanti preoccupazioni dei primi anni di regno di Elisabetta fu la religione. Il controllo papale sulla Chiesa d'Inghilterra, ripristinato da Maria, fu definitivamente abolito da Elisabetta e assunse il titolo di "Supremo Governatore della Chiesa d'Inghilterraʺ. Molti vescovi opposero resistenza alla politica religiosa elisabettiana e furono rimossi dai loro uffici e rimpiazzati da nuovi incaricati. Ella nominò inoltre un Consiglio Privato interamente nuovo, rimuovendone molti cattolici. Sotto Elisabetta le lotte di fazioni nel Consiglio ed i conflitti a corte diminuirono grandemente. Elisabetta ridusse anche l'influenza spagnola sull'Inghilterra. Sebbene Filippo II l'avesse aiutata ponendo fine alle Guerre Italiane con la pace di Cateau Cambrésis, Elisabetta rimase indipendente nella sua diplomazia e respinse la proposta di matrimonio del cognato. Adottò il principio dell'"Inghilterra per l'Inghilterra", principio di cui il suo altro regno, l'Irlanda, non beneficiò mai. L'imposizione dei costumi inglesi e le politiche religiose della regina furono ampiamente impopolari tra gli irlandesi. La regina trovò una pericolosa rivale nella cugina, la cattolica Maria Stuart, regina di Scozia e moglie del re di Francia Francesco II che avanzava pretese sul suo regno. Elisabetta riuscì a stipulare un trattato di pace nel 1564 con la Francia evitando scontri aperti. Alla fine del 1562 Elisabetta aveva contratto il vaiolo ed il Parlamento, allarmato, chiese che si sposasse o che nominasse un erede per evitare una guerra civile alla sua morte. Ella rifiutò di fare entrambe le cose ed il Parlamento non si riunì fino al 1566. Durante il regno di Elisabetta furono prese in considerazione 3 linee di successione: Margherita Tudor (sorella maggiore di Enrico VIII) ed erede in questo caso sarebbe stata Maria Stuart; Maria Tudor (sorella minore di Enrico VIII) ed erede in tal caso sarebbe stata Lady Catherine Grey; Henry Hastings, conte di Huntingdon, che poteva invocare la sua discendenza da Edoardo III. Tutti e tre i possibili eredi presentavano però dei problemi. Elisabetta aveva suggerito che, se Maria Stuart avesse sposato il protestante Robert Dudley, avrebbe considerato sua cugina sua erede. Maria rifiutò e sposò suo cugino cattolico anch’egli imparentato con Margherita Tudor che poi fu ucciso. In seguito Maria sposò il presunto assassino dell'ex marito causando la sollevazione dei nobili protestanti scozzesi che la costrinsero ad abdicare in favore del figlio, Giacomo VI. Maria fu imprigionata ma riuscì a scappare e fuggì in Inghilterra. A quel punto, Elisabetta si trovò di fronte a un grave dilemma: riconsegnarla agli scozzesi era ritenuto un gesto troppo crudele; mandarla in Francia avrebbe significato mettere nelle mani del re francese una potente arma; reinsediarla con la forza sul trono di Scozia poteva essere un gesto eroico, ma avrebbe causato un conflitto con gli Scozzesi; imprigionarla in Inghilterra le avrebbe permesso di partecipare a complotti contro lei stessa. Elisabetta optò per l'ultima soluzione: Maria fu tenuta confinata per 18 anni nel castello di Sheffield. Nel 1569 Elisabetta fronteggiò una grande ribellione cattolica conosciuta come la Ribellione settentrionale aiutata dal Papa Pio V. Domata la ribellione, Elisabetta non poté più essere tollerante e cominciò a perseguitare i suoi nemici religiosi, provocando varie cospirazioni cattoliche volte a rimuoverla dal trono. Elisabetta trovò un nuovo nemico nel cognato, Filippo II di Spagna. Dopo che Filippo aveva lanciato un attacco a sorpresa contro i corsari inglesi, Elisabetta ordinò di attaccare le navi spagnole nel 1569. La Spagna cessò di essere una potenza amica. Nel 1572 Elisabetta strinse un'alleanza con la Francia ed iniziò negoziazioni matrimoniali prima con Enrico III e più tardi con il fratello minore, Francesco. Le trattative parevano essere giunte a conclusione con quest’ultimo ma, dopo la sua visita nel 1581, Francesco ritornò in Francia e morì dopo 3 anni senza che il matrimonio fosse celebrato. Tra il 1580 e il 1583, Filippo II annetté il Portogallo e con il trono portoghese ottenne il controllo dei mari. Dopo la morte dello Statolder Guglielmo I d'Orange, l'Inghilterra cominciò a parteggiare apertamente per le Province Unite d'Olanda, che si erano ribellate alla dominazione spagnola. Questo, assieme al conflitto economico con la Spagna e la pirateria inglese contro le colonie spagnole, condusse allo scoppio della guerra anglo-spagnola nel 1585 e all'espulsione dell'ambasciatore spagnolo per la sua partecipazione ai complotti contro Elisabetta. Temendo tali cospirazioni, il Parlamento aveva approvato l'Atto di Associazione 1584, in base al quale chiunque fosse stato coinvolto in un complotto per uccidere il sovrano sarebbe stato escluso dalla linea di successione. Nonostante l'Atto, un nuovo complotto fu ordito contro di lei. Maria Stuart fu accusata di complicità e giustiziata l'8 febbraio 1587. Nel suo testamento Maria lasciò in eredità a Filippo la sua rivendicazione del trono inglese e Filippo iniziò a progettare un'invasione. Nell'aprile 1587 la flotta spagnola venne bruciata ritardando i piani del re ma, nel 1588, l'Invincibile Armata salpò nella speranza di aiutare l'esercito spagnolo in Olanda ad attraversare la Manica ed invadere l'Inghilterra. La flotta spagnola fu sconfitta da quella inglese. L'Armata fu costretta a ritornare in Spagna e la vittoria aumentò molto la popolarità di Elisabetta. La battaglia non fu però decisiva e la guerra con la Spagna continuò. La guerra continuava anche in Olanda, che combatteva per l'indipendenza, ed in Francia, dove un protestante Enrico di Borbone, aveva rivendicato il trono. Elisabetta appoggiò Enrico e gli olandesi. Nel 1596, l'Inghilterra si ritirò dalla Francia lasciando Enrico IV saldamente al potere; altre battaglie seguirono fino al 1598, quando Francia e Spagna fecero pace. La morte di Filippo II l'anno successivo portò il conflitto tra Spagna ed Inghilterra ad un punto di stallo, che avrebbe trovato soluzione con il trattato di pace negoziato sotto Giacomo I. Elisabetta amava le imprudenze e soprattutto fare ciò che i medici le vietavano. Ma nel 1603 fu colpita da una brutta depressione. Non sopportava più i discorsi di governo, sentiva la morte vicina e si lasciava andare. Morì il 24 marzo nel Palazzo di Richmond pronunciando la famosa frase "Chiamatemi un prete: ho intenzione di morire". All'età di settanta anni, era la più anziana sovrana sino ad allora vissuta e non fu superata fino a che Giorgio II morì a settantasette anni nel 1760. Elisabetta fu seppellita nell'abbazia di Westminster, di fianco alla sorella Maria. L'iscrizione sulla loro tomba recita: "Compagne nel trono e nella tomba, qui noi due sorelle, Elisabetta e Maria, riposiamo, nella speranza di un'unica resurrezione". Nessun pretendente era abbastanza forte da poter seriamente contrastare la rivendicazione al trono di Giacomo Stuart, che fu così proclamato re Giacomo I d'Inghilterra. Tale proclamazione ruppe la consuetudine perché non fu fatta dal sovrano stesso, ma dal Consiglio di Accessione, come sarebbe poi divenuto consuetudine. Il Teatro Elisabettiano L’età elisabettiana coincide in parte con il Rinascimento italiano e portò all’Inghilterra un periodo di relativa pace e libertà, si svilupparono i commerci e le conquiste territoriali portando nuova forza alla classe mercantile e crebbe l’interesse per la cultura greca e latina. Il teatro elisabettiano fu il periodo artistico di più grande splendore per il teatro britannico. Questo periodo si estende dal 1558 al 1625 e vede il suo massimo esponente in William Shakespeare. Nel periodo precedente ad Elisabetta I si erano sviluppati più filoni teatrali che influenzeranno il nuovo teatro. La principale influenza venne dalle ʺMoralitiesʺ che erano dei testi allegorici di carattere sacro ma ebbero altrettanta importanza sia le rappresentazioni sacre messe al bando dalla stessa regina sia le rappresentazioni laiche chiamate ʺInterludesʺ. Prima di Elisabetta I, vi erano compagnie di attori ʺpubblicheʺ ed altre ʺprivateʺ (cioè sotto la protezione di alcuni nobili). La regina, invece, nel 1572, consentì di lavorare solo a coloro che avevano l’appoggio della nobiltà, aprendo, così, la strada agli attori professionisti. Gli attori erano tutti uomini poiché era illegale impiegare le donne per il teatro. Nonostante la protezione dei nobili, i teatri pubblici furono costruiti in zone fuori dalla giurisdizione comunale e la gestione di questi teatri divenne un vero e proprio lavoro. Nacque la figura dell’impresario. Per il basso costo del biglietto, il teatro elisabettiano aprì le porte a tutte le classi sociali. Per questo ogni dramma doveva incontrare gusti diversi e il linguaggio dovette acquisire più flessibilità arricchendosi di vari registi linguistici. Gli autori delle opere teatrali erano quasi tutti autodidatti ed alcuni avevano un passato da attore. I drammaturghi dovevano scrivere molte opere perché venivano pagati poco ed inoltre non avevano nessun diritto su ciò che scrivevano dopo averlo venduto ad una compagnia teatrale. Gli autori, inoltre, per sfuggire alla censura presentavano molti dei loro temi come lontani o estranei al regno dissimulandoli con allegorie. Alcuni temi trattati erano: l’omosessualità, le guerre interne per il potere e il regicidio. Diventerà, in seguito, ricorrente trattare le tematiche politiche in maniera provocatoria apparentemente innocente ma facilmente capibile dal pubblico. Come già detto, nell’età elisabettiana crebbe l’interesse per il greco e il latino. Per questo nel teatro elisabettiano furono introdotte alcune caratteristiche teatrali italiane, come la tragicommedia (il comico si mescola al tragico) e la crudele rappresentazione del male. Il teatro elisabettiano fu, anche, innovazione: vennero introdotte delle nuove tecniche; vennero affrontate diversamente le tematiche sociali; si lasciò ampio spazio all’improvvisazione. L’innovazione più grande fu quella del teatro nel teatro cioè si ritagliava uno spazio di tempo durante l’opera in cui veniva messa in scena un’altra rappresentazione teatrale. Un esempio è l’Amleto: il protagonista paga degli attori per recitare una tragedia. Inoltre, nel teatro elisabettiano, era molto comune vedere un attore che interrompeva il suo ruolo per prendere in giro il suo stesso personaggio. Qualcosa su Shakespeare e sul suo tempo Con Shakespeare si assiste a una più completa fusione tra il testo e la sua esecuzione. Shakespeare scrisse drammi corali. Non si affidò alla perizia del solo Richard Burbage , ma a quella di un gruppo affiatato. La studiosa Muriel Bradbrook lo chiamò: “Shakespeare l’artigiano’’. Impiegare delle attrici era proibito dalla legge, lo fu per tutto il Seicento. I personaggi femminili erano rappresentati da adolescenti maschi, questo non diminuì il successo delle rappresentazioni. La protezione accordata alle troupe poté salvare Shakespeare. A questi problemi si aggiungevano, per gli attori, i salari molto bassi. Questa voglia di rinnovamento e modernità si diffuse a Londra. Nella capitale vi era una comunità di immigrati italiani. Nell’età di Shakespeare non erano in molti a saper leggere i drammi in latino e in greco. Le opere di Seneca si diffusero attraverso adattamenti italiani. Furono inserite scene di violenze e crudeltà che erano affidate al racconto di testimoni. Fu la versione italianizzata, a piacere al drammaturghi elisabettiani e ad incontrare interesse del pubblico. Un dramma molto legato all’effetto di scena e associa a sé le passioni d’amore più morbose: il quadro antico dipinto con meno Tanto leggera è restaurato con tinte tanto forti da cancellare quasi il tocco del suo artista. La Tempesta ha molto dalle tragicommedia la profondità dell’esplorazione filosofica le conferiscono più respiro. Molte altre grandi commedie scespiriane ed elisabettiane in cui il comico si mescola fatalmente al tragico. L’era elisabettiana rinnovò il metro col blank verse introdotto dal conte di Surrey nel 1540 che pubblicò una traduzione dell’Eneide. Si dovette aspettare il Gorboduc di Sackville e Norton nel 1561. Il teatro elisabettiano introdusse tecniche teatrali; il palcoscenico inglese dalla fine del ‘500 si serve di un frequente e rapido susseguirsi di scene. La poetica di Aristotele definì l’unità di tempo e di azione; Ben Jonson seguì alla lettera i precetti. Grazie alla rinuncia delle regole del teatro sviluppò forme nuove. La rilettura elisabettiana nel classici portò dunque una ventata di innovazione a storie ormai millenarie, esaltando anzi le qualità universali dei grandi personaggi storici o leggendari. Anche le tematiche sociali sono affrontate in modo moderno. Si pensa all’amore proibito tra Romeo e Giulietta. Qualità queste che, lungi dal peggiorare i personaggi, li rendono più simili a noi. Il teatro elisabettiano è un teatro aperto non solo letterale ma anche dal senso di autoironia degli attori e dei drammaturghi elisabettiani. L’attore parla al pubblico prende in giro il personaggio che sta recitando anticipando l’ironia del teatro di Brecht; l’esempio più emblematico è l’Amleto. Mentre il teatro elisabettiano conservò la sua semplicità strutturale, quello italiano, diventava dipendente dagli effetti speciali. Da qui al teatro illusionistico moderno il passo fu breve. Raramente il grande pubblico si è sentito coinvolto da queste iniziative. Il teatro elisabettiano e Shakespeare è noto per il successo del Romeo e Giulietta di Zeffirelli 1968. La necessità di improvvisazione insieme alla mancanza di architetture teatrali sofisticate più che mettere l’attore in crisi lo liberarono dalle eccessive costrizioni della messa in scena mentre alla mancanza di effetti speciali supplì l’invenzione poetica ricreando nelle sue ricche descrizioni come avviene per la radio. I Teatri I primi teatri sorsero nel ‘500 nelle zone chiamate ʺlibertiesʺ fuori dalla città. L’edificio era ricavato da vecchi circhi in disuso o da vecchie locande e per questo la costruzione era semplicemente in legno o pietra e spesso senza tetto. L’attore elisabettiano recitava in mezzo alla gente poiché il palco era circondato dagli spettatori che spesso partecipavano loro stessi alla rappresentazione teatrale. Il primo grande teatro elisabettiano fu il The Theatre costruito nel 1576 a Shoreditch. Seguirono il Curtain Theatre, il Rose, lo Swan, il Globe, il Fortune e il Red Bull Questi teatri erano alti 3 piani ed erano costruiti intorno ad uno spazio aperto. La pianta era di solito poligonale. Il palcoscenico era una piattaforma rialzata, circondata su 3 lati dal pubblico e coperta da un tetto. Sul fondo c’erano 2 porte per l’entrata e l’uscita degli attori e le sedie per i musicisti. La parte superiore dietro il palcoscenico era usata di solito come balcone o per i monologhi. Erano in genere costruiti in legno e per questo erano soggetti agli incendi. La capienza di questi teatri andava dai 1500 spettatori fino ai 3000. Ricostruzione dello Swan Theatre dopo l’incendio del 1932. Si sviluppò anche un’altra tipologia di teatri: i così detti teatri ʺprivatiʺ. Erano così chiamati poiché erano molto più piccoli (infatti potevano contenere al massimo 500 spettatori). Erano interamente al coperto e per questo, per illuminare l’interno, si usavano le candele. A questa tipologia appartengono il Whitefriars, il Blackfriars e il Cockpit. Il Blackfriars Pianta, sezioni e prospetto del Cockpit Nel 1629 con la costruzione del Salisbury Court Theatre, il pubblico londinese aveva 6 teatri tra cui scegliere: 3 ampi e a cielo aperto (il Globe, il Fortune e il Red Bull); 3 privati (il Salisbury Court, il Cockpit e il Blackfriars). Gli altri, costruiti tra il ‘500 e gli inizi del ‘600, andarono in rovina o in disuso. The Globe Theatre La storia del Globe Theatre si può suddividere in 3 periodi: 1. Il periodo della costruzione originale del 1599 andata distrutta da un incendio nel 1613. 2. Il periodo della prima ricostruzione avvenuta nel 1614 e demolita nel 1644 3. Il periodo del moderno Globe inaugurato nel 1999 La struttura originale, ʺthe wooden Oʺ, era in legno a pianta ottagonale con uno spazio aperto al centro. Il teatro poteva contenere fino a 3200 persone: in parte sedute nelle gallerie e in parte in piedi vicino al palco. Poiché la struttura era all’aperto, c’era una tettoia che copriva gli spettatori ma soprattutto i costumi. La scena era formata da un palcoscenico e da un secondo piano. Gli spettacoli iniziavano la mattina e si concludevano la sera. L’attuale Globe fu ricostruito nel 1996 nei pressi del Blackfriars Bridge sulle rive del Tamigi leggermente spostato rispetto al sito originale poiché nella vera sede del Globe ora vi è un palazzo residenziale. Il Globe ospita ogni anno una folta stagione teatrale con almeno un’opera messa in atto di Shakespeare eseguita fedelmente: si utilizzano solo costumi elisabettiani e gli attori devono essere rigorosamente tutti uomini (nel periodo elisabettiano alle donne non era permesso esibirsi in teatro). Attuale Globe con locandina dell’Amleto di Shakespeare Il Globe sulle rive del Tamigi & Turisti all’interno del teatro Esterno ed interno del Silvano Toti Globe Theatre (ricostruzione italiana del Globe) nei giardini di Villa Borghese a Roma inaugurato nel 2003 e costruito in 3 mesi con legno di quercia come l’originale. The Most Excellent and Lamentable Tragedy of Romeo and Juliet «Love, love madly, love more than you can and if they say that it’s sin, love your sin and you’ll be innocent» «Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti diranno che è peccato, ama il tuo peccato e sarai innocente» William Shakespeare Trama Come ogni opera teatrale, anche Romeo & Giulietta è divisa in atti e presenta un prologo in cui vengono spiegati al pubblico gli antefatti della storia: a Verona, due famiglie, i Montecchi e i Capuleti, sono nemiche da molti anni. Da questo odio nasce una coppia di amanti il cui suicidio porrà fine al conflitto. Paride, un giovane nobile, vuole sposare Giulietta Capuleti. Romeo Montecchi è innamorato di Rosalina Capuleti, così Mercuzio, amico di Romeo, lo convince ad andare al ballo in maschera a casa dei Capuleti. Qui incontra Giulietta e i due si innamorano. Alla fine della festa, Romeo rimane in giardino aspettando che Giulietta si affacci dal balcone. I due si dichiarano amore e decidono di sposarsi in segreto. Il giorno seguente si uniscono in matrimonio. Le cose precipitano quando Tebaldo, cugino di Giulietta, combatte contro Mercuzio. Romeo, tentando di separarli, permette, senza volerlo, a Tebaldo di ferire a morte Mercuzio. Romeo, allora, per la rabbia uccide Tebaldo. Romeo viene condannato all’esilio e va a Mantova. Giulietta intanto si dovrebbe sposare tra pochi giorni con Paride. Frate Lorenzo dà a Giulietta una pozione che la porterà a una morte apparente. Nello stesso tempo il frate manda un messaggero a Romeo per avvisarlo. Il messaggero non riesce a raggiungere Mantova così Romeo viene a sapere della morte di Giulietta da un amico. Romeo disperato si procura del veleno e va nella cripta dei Capuleti. Qui, dopo aver ucciso Paride, si avvelena. Giulietta, quando si sveglia, trova il suo amore morto e così si trafigge il petto. L’opera si conclude con le due famiglie che arrivano nella cripta e per amor dei figli pongono fine alla loro guerra. L’opera L’opera trae le sue origini nel medioevo. Infatti già nel ‘300 i nomi delle due famiglie erano conosciute e riportate nella Divina Commedia di Dante anche se queste non erano nemiche fra loro. In seguito una prima bozza della trama shakespeariana si intravede nella novella di Masuccio Salernitano del 1476 anche se ambientata a Siena. Sarà poi Luigi da Porto, nel 1530, a spostare l’ambientazione a Verona e rinominare i protagonisti con i nomi più conosciuti. Sarà però Matteo Bandello, nel 1554, a far conoscere la sventurata vicenda di Romeo e Giulietta prima in Francia e poi in Inghilterra. Il vero modello a cui si rifece Shakespeare fu, però, il poema in prosa di Arthur Brooke scritto nel 1562. Le modifiche che Shakespeare introdusse furono sostanzialmente la trasformazione della trama in modo più intenso, la moralità e il significato assegnato alla storia e la forte riduzione del tempo della storia da 9 mesi a pochi giorni. L’opera sembrerebbe essere stata scritta tra il 1594 e il 1596. Non c’è una data precisa e questo è ancora oggetto di studi però ci sono fonti che dimostrano che l’opera era già stata rappresentata prima del 1597. Inoltre Shakespeare non iniziò a scrivere prima del 1593, data della chiusura dei teatri da parte della City. Oltre ad un dibattito sulla datazione, non tutti gli studiosi sono d’accordo sul classificare Romeo & Giulietta una tragedia poiché non ha le caratteristiche delle successive tragedie shakespeariane. La struttura dell’opera è in effetti una via di mezzo tra una commedia e una tragedia. Seppur i protagonisti muoiono, questo evento provoca effetti positivi: la fine di una guerra antica che porta pace a Verona. Romeo & Giulietta è ambientato in un periodo in cui l’Italia era divisa in Comuni in guerra tra loro o con lo Stato pontificio (era questo il caso di Verona). D’altro canto, quest’opera fu scritta sotto il regno di Elisabetta I che era il capo della chiesa anglicana. Per questi motivi, l’ambiente cattolico nell’opera è dipinto a tinte fosche evocando le paure dei sudditi in seguito al distacco dalla Chiesa di Roma. Nell’opera c’è un forte contrasto fra luce ed ombra. Di solito la luce è un simbolo positivo e l’ombra è negativo ma qui il rapporto si ribalta. Il giorno diviene il periodo delle lotte, della vita borghese con le sue regole e degli interessi economici; la notte diviene il periodo in cui fuggire dalle regole, sognare ed esternare l’amore puro e innocente. Romeo & Giulietta è un’opera scritta in versi anche se non è il classico pentametro giambico a prevalere ma è il verso rimato (specialmente il sonetto). Ci sono stati molti adattamenti di Romeo e Giulietta, in ogni forma artistica possibile: letteratura, cinema, cartoni, videogiochi, musical, opere liriche, danza. Ricerca ʺElisabetta I° & William Shakespeareʺ: ʺElisabetta I°ʺ e ʺQualcosa su Shakespeare e sul suo tempoʺ sono stati realizzati da Alessia Pendenza e Antonia Axinte ʺIl teatro elisabettianoʺ,ʺI teatriʺ,ʺThe Globe Theatreʺ e ʺRomeo & Giuliettaʺ sono stati realizzati da Andrea Serrecchia ʺWilliam Shakespeareʺ e ʺAmletoʺ sono stati realizzati da Francesco Sforza Con la cura tecnica per l’utilizzo di PowerPoint di Martina Serrecchia