Demetra, Persefone e i misteri eleusini

Persefone (lat.
Proserpina), insieme
alle sue compagne,
stava cogliendo fiori
quando il dio
dell’Oltretomba, Ade
(lat. Plutone), la vide e,
innamoratosi di lei, la
rapì. La ragazza invocò
l’aiuto della madre
Demetra (lat. Cerere),
dea delle messi. Il carro
di Ade passò in Sicilia,
presso la laguna dove
viveva la ninfa Cìane.
La ninfa rimproverò aspramente il dio per non aver
interpellato la madre della ragazza riguardo al loro
imminente matrimonio e Ade, furioso, aprì un varco
nella fonte e da lì scese nell’Ade.
Cìane, ferita, pianse a lungo
e infine si dissolse
nell’acqua della sua fonte
ormai devastata dall’ira del
dio dei Morti.
Intanto Demetra cercava
senza sosta la figlia
scomparsa,
preoccupatissima.
Cercò Persefone per nove
giorni, senza mai fermarsi, e
quando finalmente lo fece,
era sfinita.
Si fermò nella cittadina di Eleusi, in Attica, sotto le
spoglie di una vecchia. Qui divenne nutrice del figlio del
re Celeo e della sua sposa Metanira, il piccolo
Demofonte. Demetra si affezionò al fanciullo, riuscendo
così a dimenticare per un po’ la scomparsa della figlia e
decise di renderlo immortale. Metanira, però, non
apprezzò il suo gesto e Demetra scappò sul monte
Callicoro, dove c’era un tempio a lei dedicato.
La dea riprese il suo viaggio, e arrivò nei pressi di Cìane,
la quale le indicò la cintura di Persefone, caduta tra le
onde della fonte. Demetra, adirata, sconvolse la Sicilia,
rendendola arida. La ninfa Aretusa, preoccupata per le
sorti dell’isola, rivelò alla dea che, passando per il fiume
Stige, aveva visto la sua Persefone regina dell’Ade.
Demetra, a quella rivelazione,
si precipitò ad invocare l’aiuto
di Zeus (lat. Giove), suo
fratello e padre di Persefone.
La dea chiese la restituzione
della figlia. Zeus non poté far
altro che accontentarla, ma a
una condizione: che la ragazza
non avesse mangiato alcunché
negli Inferi. Ma Persefone aveva
rotto il digiuno, mangiando dei
semi di melograno, il frutto
del Regno dei Morti, legandosi
così per sempre a quel luogo.
Una sola persona la
vide, un giovane di
nome Alscalàfo,
figlio dell’avernale
Orfne, il quale
testimoniò contro di
lei, impedendole il
ritorno in superficie.
La giovane regina
degli Inferi, per punire
la sua indiscrezione,
lo mutò in un uccello
sinistro, portatore di
morte e sventura: il
gufo
Le fanciulle che erano con Persefone il giorno del suo
rapimento, invece, prese dalla voglia di cercarla persino in
mare, videro crescersi delle piume sul corpo, anche se il
viso rimase quello di fanciulla così come la voce: erano
nate le Sirene.
Zeus, per non scontentare
né Ade né Demetra, decise
di dividere l’anno in due
parti uguali e decretò che
Persefone sarebbe dovuta
rimanere per sei mesi in
superficie con la madre e
per sei mesi col marito
nell’Ade.
Perciò, quando Persefone è
con la madre, la dea è felice
e la terra fiorisce: ecco la
primavera e l’estate.
Negli altri sei mesi,
quando Persefone è con Ade, la Terra diventa gelida, arida
e non produce frutti, per la tristezza della solitudine di
Demetra.
I misteri eleusini erano riti
misterici, cioè conosciuti e
praticati solo dagli iniziati e
tenuti segreti al resto della
popolazione. Essi venivano
celebrati tutti gli anni nella città
di Eleusi, nel santuario di
Demetra, e celebravano lei e la
figlia Persefone. Hanno origini
antichissime e si diffusero in
tutta la Grecia fino ad arrivare
persino a Roma.
Venivano celebrati attraverso
sacrifici, processioni e
spettacoli.
I misteri rappresentavano il mito di Persefone in un ciclo di
tre fasi, la perdita ("discesa"), la ricerca e il ritorno.
Il rito era diviso in due parti: la prima, piccoli misteri, era
una specie di purificazione che si svolgeva in primavera, la
seconda, grandi misteri, era un momento consacratorio e
si svolgeva in autunno. La cerimonia voleva rappresentare il
ciclo delle stagioni.
FONTI
Mito di Persefone: Le Metamorfosi,
Ovidio
Traduzione presa dal sito
www.speculumdeorum.net
Approfondimento su Demofonte:
preso dal sito
www.elicriso.it/it/mitologia_ambiente/
demetra
I Misteri Elusini: preso da Wikipedia
alla voce ‘Misteri eleusini’