Alessia Gressani 1°Bc Orfeo era nativo della Pieria, terra abitata dai traci, ed era figlio della musa Calliope e del sovrano tracio Eagro (o secondo altre fonti del dio Apollo). Egli, grazie alle sue doti con la lira e con il canto, era in grado di placare bestie feroci e di animare gli elementi della natura. Era benvoluto da Bacco per il suo rapporto con la natura e da Apollo per la sa bravura nella musica e nelle arti. Orfeo partecipò alle spedizioni degli Argonauti rendendosi più volte utile grazie alle sue capacità, ad esempio riuscendo a non far cedere i marinai al canto delle sirene. Orfeo era profondamente innamorato della driade Euridice, figlia di Nereo e Doride, che divenne sua sposa. Un giorno, per sfuggire ad Aristeo, figlio di Apollo suo pretendente, ella venne morsa al piede da un serpente e morì. Orfeo, lacerato dal dolore e non sopportando la vita senza l’amata, decise di scendere nell’Ade per portarla indietro. Giunto nell’Averno, grazie alla sua musica riuscì a farsi traghettare da Caronte, a passare oltre Cerbero e a resistere alle anime dei dannati, arrivando davanti al trono di Ade e Persefone. Davanti a loro cominciò a suonare e cantare la sua sofferenza, supplicandoli di liberare Euridice. La melodia era così piena di dolore e disperazione che persino i signori dell’Ade si commossero. Dunque concessero ad Orfeo di condurre la sposa fuori e riportarla in vita a patto che durante il tragitto verso l’uscita lui la precedesse e non si voltasse mai a guardarla. Orfeo, presa la mano dell’amata, iniziò il cammino verso la salvezza. Durante il tragitto era consumato dalla paura di perdere Euridice e dalla voglia di vederla, così, ormai sulla soglia dell’uscita dagli inferi, non resistette e si voltò a guardarla. Immediatamente, la giovane venne risucchiata nelle profondità delle tenebre, tentando inutilmente di protendere le braccia verso lo sposo. Invano Orfeo tentò, supplicando Caronte per sette giorni, di tornare nell’Ade, ormai aveva perso Euridice per sempre. Orfeo si ritirò sul monte Rodope, in Tracia, chiudendosi nella solitudine e accettando di vedere soltanto ragazzi che istruiva sull’origine del mondo e degli dei e con i quali, secondo Ovidio, aveva rapporti intimi. In ogni caso ciò andava contro i culti bacchici ai quali si tenevano i Ciconi (abitanti del sud-est della Tracia), per cui le Baccanti infuriate lo fecero a pezzi, nutrendosi di parte delle sue carni e abbandonandole nella campagna. La testa di Orfeo cadde nel fiume Ebro e continuò a cantare, simbolo dell’invincibilità dell’arte, in seguito le muse raccolsero le sue membra e le seppellirono nella città di Liberta. Ogni creatura pianse la morte del poeta, anche gli dei si rammaricarono per la sorte del poeta e inviarono una tremenda pestilenza sulla Tracia. Consultando un oracolo la popolazione scoprì che per porre fine alla disgrazia dovevano ritrovare la testa del poeta e rendergli gli onori funebri. Dunque i Traci posero il capo di Orfeo nella grotta di Antissa, sacra a Dioniso, dove questi cominciò a profetizzare, finché Apollo, arrabbiato perché i suoi oracoli non venivano più ascoltati gli urlò di smetterla e la testa tacque per sempre. Dopo qualche tempo fu rinvenuta la lira di Orfeo, alla quale lui aveva aggiunto due corde, che fu portata al tempio di Apollo. Il dio, per commemorare il grande artista la pose nel cielo, creando la costellazione della Lira. Infine Orfeo trovò la pace, ritrovando Euridice tra le anime pie e guardandola senza più temere. L’Orfismo è uno dei fenomeni religiosi misterici più importanti dell’antica Grecia dal VI secolo a.C. in poi, il nome deriva dal sacerdote di Dioniso, Orfeo. L’Orfismo era portatore di una dottrina costruita attorno a figure già esistenti in altri culti misterici, in particolare Dioniso visto nei panni di Zagreo. Zagreo era figlio di Persefone e Zeus , unitosi a lei sotto forma di serpente. Per lui il padre aveva una grande predilezione e l’aveva destinato a regnare su tutto l’universo, tuttavia Era che era gelosa istigò i Titani ad ucciderlo. Essi tentarono di attirarlo con dei doni , il bambino tentò a fuggire ma infine lo presero mentre era sotto forma di toro, lo fecero a pezzi e lo divorarono. Atena strappò loro il cuore del ragazzo e lo portò a Zeus, che inghiottendolo lo rese immortale, facendolo rivivere in Dioniso. In seguito ridusse i Titani in cenere dando origine agli uomini. Il Dioniso dell’Orfismo aveva origini tracie ed era sentito molto vicino all’uomo per le sue sofferenze e la morte ingiusta. Questo mito, in circolazione già nel V secolo a.C., ci dà l’attestazione della presenza dell’antropologia (cos’è l’essere umano, nella sua struttura e natura) nel pensiero religioso greco. Infatti l’antropologia orfica si basa su due affermazioni: ○ l’uomo nella sua attuale costituzione è frutto di un precedente avvenimento critico: l’uccisione di Dioniso; ○ l’uomo nella sua esistenza e consistenza è caratterizzato da almeno un elemento divino: nell’essere umano coesistono una parte dionisiaca (l’anima) e una parte titanica (il corpo). Essenziale nell’orfismo è la contrapposizione tra corpo e anima. L’anima deve trasferirsi in nuovi corpi finché non raggiunge la perfezione, questo perché lo spirito che risiedeva nei cieli ha compiuto un peccato ed è caduto sulla terra per espiarlo. Quando si muore l’anima non viene distrutta ma ricostruita in un nuovo corpo, che non è necessariamente umano, fino a quando essa non si redime e riacquista il suo posto in cielo. A differenza degli altri culti misterici, l’Orfismo era in forte contrapposizione alla religione della polis. Esso infatti si inserisce in un contesto storico di grandi cambiamenti, soprattutto politici, sostenuto dal popolo e di conseguenza dalla tirannide. Qui l’Orfismo rappresenta nella religione il desiderio della liberazione da un precedente regime oppressivo e violento, per avere conforto nel presente e pace nel futuro. Perciò questo culto misterico ha repulsione per la violenza e un possente desiderio di giustizia (Dike) e legge (Nomos), che spesso ritornano nei frammenti orfici. Per raggiungere la redenzione dell’anima l’uomo doveva condurre una vita di purezza, ascetismo e cerimonie di purificazione, celebrate tramite rituali da sacerdoti orifici. Ci sono comportamenti che l’uomo orfico deve seguire, come: indossare una veste bianca o avere orrore di tutto ciò che implica contatto mortuario, cioè vicinanza alle tombe e mangiare legumi uova o carne, i primi perché offerta ai defunti, gli ultimi perché erano stati mezzo di anime peregrinanti. Bisognava inoltre vestire lana nella tomba perché era stata il mantello di un animale. L’Orfismo addolcisce gli aspetti più cruenti del culto di Dioniso e sostituisce il vino, la carne e le danze orgiastiche con offerte vegetali e di incenso accompagnate da canti liturgici. Ritroviamo diversi collegamenti tra Orfismo e Cristianesimo come l’idea del bene e del male racchiuso nell’uomo, della redenzione e del sacrificio per arrivare ad essa. Fonti: - Le Metamorfosi – Ovidio -http://it.wikipedia.org - http://www.elicriso.it -http://www.filosofico.net/orfismo.html