•
•
•
•
•
•
•
spianata castelletto
Piazza della meridiana
Via Garibaldi
Piazza de Ferrari
Chiesa di San Matteo
Cattedrale di San Lorenzo
Porto antico
Spianata castelletto
La località sorge su un’altura che fin dal periodo romano era indicata con il nome di Monte Albano. Si presume siano stati i romani stessi ad
assegnargli tale denominazione, in analogia con il monte Albano, situato nella campagna romana. Infatti, come quello romano, anche il monte
genovese dominava allora i colli sacri che dalle alture di Bachernia degradavano a levante fino a raggiungere il mare. In un documento
dell’anno 952 la località si trova menzionata per la prima volta con il nome di “Castelletum”: i vari annalisti accennano ad una torre dalla
struttura robusta che faceva parte del sistema difensivo dell’antica abbazia di S.Siro. Nel XII secolo lo sviluppo urbanistico della città si estese
con molte costruzioni nella località, distribuite in modo da lasciare alle colline ancora spazi verdi coltivati ad oliveti. Il Castelletto, per la sua
posizione di dominio divenne il protagonista della città. La sua storia, come elemento di fortificazione, si può ripartire in tre momenti distinti: il
primo si estende fino al XIV secolo; il secondo è caratterizzato dalla dominazione francese e giunge fino al XVI ; il terzo appartiene all’epoca
della sua ricostruzione ottocentesca voluta dal governo sardo che, per timori di ordine pubblico, creò tra i genovesi rancore e diffidenza nei
confronti della fortezza che venne poi abbattuta, per volontà popolare, durante i moti del 1848. Nel 1853 l’area lottizzata venne venduta a
privati, per l’edificazione degli attuali palazzi disposti sulla spianata. Nello stesso anno venne fatta apporre un’edicola sacra in onore della
Madonna in adiacenza al portale del numero civico 3. La Spianata Castelletto è raggiungibile tramite l’ascensore da Piazza del Portello. Di
ascensori a Genova ce ne sono molti, questo però colpisce per la sua unicità: innanzitutto perché è realizzato in una purezza di liberty che in
città ha rari riscontri, in secondo luogo perché permette al visitatore di raggiungere, dal cuore della città, il punto panoramico per eccellenza:
lungo il perimetro della Spianata, dal terrazzo posto a copertura della gabbia degli ascensori pubblici, si può godere attualmente uno dei più
suggestivi panorami cittadini.
Piazza della Meridiana
Il Palazzo della Meridiana, più propriamente detto "Palazzo Grimaldi della Meridiana", fu costruito da Gerolamo Grimaldi Oliva
(1493-1557) , banchiere genovese oltreché mercante con interessi in Portogallo e in Spagna (qui ebbe il monopolio della
riscossione delle tasse a Granada e a Cordova). In questi Paesi trascorse la giovinezza , rientrando a Genova nel 1516L'edificio
venne costruito in un'area per lungo tempo non urbanizzata, nonostante fosse vicina alla chiesa di S. Siro (prima cattedrale
suburbana, VI sec.. L'area infatti era poco accessibile, molto scoscesa, trovandosi alle pendici della collina di Castelletto, i in gran
parte di proprietà dei frati di San Francesco. All'epoca della sua costruzione (1541 - 1545) il Palazzo - come oggi- aveva accesso
dalla salita di san Francesco. Non esistevano ancora né il tracciato né i Palazzi di Strada Nuova (oggi via Garibaldi)
Via Garibaldi
Via Garibaldi ha alcuni tra i più eleganti e sfarzosi palazzi di Genova. Una
planimetria della via - con la rappresentazione prospettiva dei suoi edifici - fu
realizzata da Rubens. Da piazza Fontane Marose in direzione di piazza della
Meridiana questi - alternati da destra a sinistra
Palazzo Pallavicini-Cambiaso
Originariamente costruito su progetto di Bernardino Cantone a partire dal 1558, per conto di Agostino Pallavicini, passò in proprietà alla famiglia
Cambiaso all'incirca a metà del Settecento .Fra le pregevolezze dell'edificio - di dimensioni relativamente modeste ma valorizzato dalla diretta
ubicazione sulla via e sulla vicina piazza delle Fontane Marose - sono da segnalare, nel salotto del piano nobile, la scena del Ratto delle Sabine e, nel
salone grande, la Storia di Amore e Psiche, entrambi dipinti dai pittori genovesi Andrea ed Ottavio Semino. Il prospetto dell'edificio, assai elegante,
presenta un paramento a bugnato di pietra grigia che fa risaltare il marmo bianco delle zoccolature. Il portale è decorato con un fregio a bucrani di
stile manierista nel quale bene si inquadra una edicola votiva settecentesca. Una curiosità: l'edificio, iscritto subito nei Rolli di Genova, subì un
declassamento - dal Rollo del 1577 a quello del 1588 - dalla prima alla seconda categoria, per tornare alla prima con il Rollo successivo, il terzo, quello
del 1599, e da allora per rimanervi in tutti i successivi. l palazzo, situato al civico n. 1 della via, è attualmente di proprietà di un noto istituto di credito
bancario.
Palazzo Pantaleo Spinola (o Palazzo
Gambaro)
Eretto dall'architetto Bernardo Spazio per Pantaleo Spinola e proseguito poi da Pietro Orsolino fino alla fine dei lavori, nel 1558, oggi è sede di una
banca.Sulla facciata, dalle linee assai semplici, movimentata dal ritmo delle finestre, dall'aggetto dei balconi e soprattutto dal portale sormontato da
due statue marmoree, allegoria della Prudenza e della Vigilanza.Il piano terreno è riccamente affrescato con episodi biblici realizzati nei primi decenni
del Seicento da Giovanni Carlone e dal fratello Giovanni Battista. Di notevole pregio la bussola a vetri, realizzata nel 1923, in forme Dèco.Nel salone de
piano nobile, al quale si accede salendo un elegante scalone, la volta fu affrescata a fine Seicento, con un soggetto mitologico raffigurante L'offerta a
Giove delle chiavi del tempio di Giano, dal genovese Domenico Piola e dall'emiliano Paolo Brozzi, specialista in quadrature prospettiche.Dal salone si
accede alla terrazza, nel cui ninfeo si trovava un tempo il celebre gruppo marmoreo raffigurante il Rapimento di Elena uno dei capolavori della
scultura barocca eseguito dal marsigliese Pierre Puget e oggi conservato nel Museo di Sant'Agostino.
Palazzo Lercari Parodi
Fu fatto erigere a partire dal 1571 da Franco Lercari. Nel 1845 fu acquistato dalla famiglia Parodi, che ne è ancora proprietaria.Il palazzo, di cui non si
conosce il progettista, si differenzia dagli edifici della Strada Nuova. La parte inferiore della facciata è decorata a bugnato a punta di diamante, mentre
i piani superiori risultavano all'origine alleggeriti da una serie di logge aperte, poi chiuse da vetrate e murate all'inizio dell'Ottocento.Sempre nella
facciata ha particolare rilievo il portale retto da due telamoni con nasi mozzi, opera di Taddeo Carlone, che qui rievoca l'atroce leggenda di Megollo
Lercari, antenato del committente, vendicatosi dei suoi nemici mutilandoli di nasi e orecchie.Salendo al primo dei due piani nobili si trovano entro due
nicchie i busti di Franco Lercari e della moglie Antonia De Marini opera di Taddeo Carlone, la decorazione ad affresco, della fine del Cinquecento, con
ariosi paesaggi in riquadri e, nella volta, scene di battaglia.Nella volta del salone del secondo piano nobile si trova un vero capolavoro della pittura
genovese: l'affresco di Luca Cambiaso che raffigura l'impresa di Megollo Lercari con la costruzione del fondaco dei genovesi a Trebisonda, ossia le
costruzioni necessarie per condurre i commerci nella colonia genovese sul mar Nero. L'affresco vuole al tempo stesso ricordare la costruzione del
palazzo Lercari in Strada Nuova, fornendo così un'idea dell'aspetto della via negli anni della sua apertura.
Palazzo Carrega Cataldi
Il palazzo fu costruito tra il 1558 e il 1561 per Tobia Pallavicino da Giovanni Battista Castello "il Bergamasco" con la collaborazione di Bartolomeo
Riccio, di Domenico Solari e di Antonio Roderio. La costruzione cinquecentesca era costituita da un blocco cubico di due piani più due mezzanini.
L'edificio non subì modifiche rilevanti fino all'inizio del XVIII secolo, quando passato in proprietà alla famiglia Carrega venne sopraelevato di un piano
ed ampliato considerevolmente: furono costruiti due bracci perpendicolari e il corpo retrostante delimitati verso Piazza del Ferro da una semplice
facciata ad intonaco.La decorazione interna rispecchia le due fasi della costruzione: le pareti laterali e la volta del vestibolo del piano nobile sono
interamente rivestite, grazie all'intervento del Bergamasco, da stucchi e grottesche e da riquadri affrescati che rappresentano Apollo Citaredo con le
Muse e figure musicanti.Alla fase settecentesca appartiene la cappella decorata da Lorenzo De Ferrari con una architettura a stucco e finto stucco che
inquadra l'affresco con un volo di angeli; anche le ante della porta sono dipinte su tela dallo stesso pittore che vi raffigurò due medaglioni con
l'Annunciazione e la Natività. La galleria dorata che chiude la struttura settecentesca del palazzo costituisce un esempio significativo del gusto Rococò
a Genova. Fu interamente ideata dal De Ferrari tra il 1734 e il 1744 seguendo un disegno unitario che fonde insieme stucchi dorati, specchi ed
affreschi. Nel medaglione centrale della volta e nei tondi su tela vengono svolti gli episodi più importanti dell'Eneide, dal Concilio degli Dei
all'Uccisione di Turno.
Palazzo Angelo Giovanni Spinola
Iniziato nel 1558 per Angelo Giovanni Spinola, ambasciatore della Repubblica di Genova in Spagna e banchiere dell'Imperatore Carlo V d'Asburgo, e
completato nel 1576, sotto il figlio Giulio.A quest'ultimo si devono gli sbancamenti di parte della collina posteriore, intorno al 1580, che permisero
l'ampliamento del cortile e del giardino. Autore del progetto fu l'architetto Bernardino Cantone da Cabio. Dall'inizio del XX secolo è sede di uffici
bancari.Il palazzo presenta una facciata che lascia scorgere, a fatica, gli affreschi dei fratelli Calvi, cui forse collaborò Lazzaro Tavarone. Sia in facciata,
sia negli affreschi dell'atrio, i Calvi vollero celebrare i committenti: i vari membri della nobile famiglia compaiono vestiti come condottieri romani,
chiara allusione al valore ed alla grandezza della stirpe.Salendo ai piani superiori per un bello scalone affrescato da "grottesche" troviamo affreschi di
Andrea Semino, Bernardo Castello e di Lazzaro Tavarone. In particolare un affresco, attribuito a Andrea Semino, conserva la preziosa immagine del
palazzo come era alla sua origine, visto dal lato monte: grazie ad esso si può comprendere l'originale modo di "costruire in costa", adottato dagli
architetti di Strada Nuova.Per la costruzione di questi palazzi si dovettero superare le difficoltà poste da un terreno accidentato che dalla collina
scendeva rapidamente a valle. La realizzazione di monumentali scaloni interni e scenografici giardini terrazzati all'esterno permisero di superare, in
maniera brillante e innovativa, il problema.
Palazzo Doria
La storia di questo palazzo - che non va confuso con il Palazzo del Principe Andrea Doria antistante la Stazione Marittima - ha una propria
particolarità. Edificato inizialmente a partire dal 1563 dall'architetto Bernardino Cantone per conto di Giovanni Battista ed Andrea Spinola della potenti famiglia degli Spinola - si presentava come un massiccio cubo privo di alcuna decorazione esterna; fu sottoposto a radicali
trasformazioni e rialzato di un piano nei due secoli successivi in occasione del passaggio di proprietà alla famiglia dei Doria, signori e marchesi di
Montaldeo.Gravemente danneggiato durante bombardamenti nella guerra con la Francia, fu ulteriormente rivisto nella facciata, che venne
nell'occasione completata ed arricchita con decorazioni a stucco e coppie di lesene ad intervallo.All'interno, di notevole valore sono gli stucchi
settecenteschi stile rococò, i preziosi arredi e la sala al piano nobile, nonché la volta affrescata da Luca Cambiaso con la Caduta di Fetonte e la
Caduta di Icaro. È ubicato al numero 6 di via Garibaldi.
Palazzo Podestà
Fu costruito tra il 1559 e il 1565 da Giovanni Battista Castello detto il "Bergamasco" e da Bernardo Cantone per volere di Nicolosio Lomellino,
esponente di una famiglia in piena ascesa economica e politica. Agli inizi del Seicento la proprietà passò alla famiglia Centurione che effettuò una
ristrutturazione interna, poi ai Pallavicini, ai Raggi ed infine ad Andrea Podestà, più volte sindaco di Genova tra il 1866 e il 1895.La facciata, dove si
percepisce la forte presenza del Bergamasco, è movimentata da una ricca decorazione a stucco, con erme maschili alate, a sorreggere la cornice
marcapiano del pianterreno; nastri e drappi a reggere, al primo piano, trofei d'armi; ghirlande e mascheroni a coronamento delle finestre, con figure
classiche entro medaglioni ovali, al secondo.Anche nell'apparato festoso di stucchi dell'atrio a pianta ovale è evidente l'intervento del Bergamasco,
che seppe introdurre a Genova le suggestioni della più aggiornata cultura manierista.Il cortile aperto è delimitato ai lati dalle ali posteriori del palazzo,
mentre le terrazze sovrastano un grandioso ninfeo realizzato nel Settecento su disegno di Domenico Parodi. Un giardino si apre verso il monte, eretto
sfruttando il declivio della collina retrostante.In due salotti del piano nobile Giacomo Antonio Boni affrescò Giove e la capra Amaltea e Domenico
Parodi Bacco e Arianna. Di Lorenzo De Ferrari è la decorazione a stucco e ad affresco con figure di divinità sulla volta della galleria. Il salone decorato
da Tommaso Aldovrandini, è arricchito dalla serie di tele con Storie di Diana eseguita da Marcantonio Franceschini.
Palazzo Cattaneo Adorno

Palazzo civico 8 I cugini Lazzaro e Giacomo Spinola fecero costruire il palazzo tra 1583 e 1588. La caratteristica di questo edificio è quella di essere
costituito da due dimore, distinte e simmetriche, unite a formare un unico corpo di fabbrica, denunciate all'esterno dalla presenza di due portali
gemelli. Le due distinte proprietà, poi passate alle famiglie Cattaneo e Adorno, determinarono le diverse vicende decorative negli
interni.All'interno del portone al numero 10 la decorazione affrescata, opera di Lazzaro Tavarone, celebra sulla volta dell'atrio un'impresa bellica
di Antoniotto Adorno, antenato dei proprietari, datata 1624. Nella sala del piano nobile, sempre di Lazzaro Tavarone, è l'affresco raffigurante
l'Incontro di papa Urbano VI a Genova con il doge Antoniotto Adorno.In altri salotti sotto le volte affrescate con soggetti mitologici, si conservano
preziosi mobili e soprammobili e parte della ricca e nota quadreria comprendente notevoli dipinti tra il XVI e il XVII secolo.Palazzo civico 10
Costruito a partire dal 1562 su progetto di Giovanni Ponzello per Baldassarre Lomellini, passò a fine Settecento a Cristoforo Spinola e poi a
Domenico Serra. Attualmente è di proprietà della famiglia Campanella.Il palazzo presentava all'origine una facciata con finta decorazione
architettonica dipinta a fresco, e risultava coronato da una monumentale loggia aperta; il portale scolpito, opera di Taddeo Carlone, ci è invece
pervenuto nelle sue forme originali. Come per molti altri palazzi, la sua forma originale ci è pervenuta attraverso la preziosa testimonianza di
Rubens.Le decorazioni originali degli interni, non più visibili nella loro integrità, erano opera di Giovanni Battista Castello il Bergamasco: di essi
rimane solo qualche traccia nelle Storie di Enea e Didone, attribuite al Castello, nel salotto del piano rialzato e negli affreschi di Andrea Semino
(1569) in una camera del primo piano.Il palazzo subì molti interventi, dovuti in parte al bombardamento navale francese del 1684, in parte ai
radicali rinnovamenti compiuti soprattutto negli interni da Emanuele Andrea Tagliafichi e da Charles de Wailly per Cristoforo Spinola a partire dal
1770, e infine ai bombardamenti aerei del 1942.
Palazzo Doria Tursi
Il palazzo fu eretto a partire dal 1565 da Domenico e Giovanni Ponzello per Niccolò Grimaldi, appellato "il Monarca" per il novero di titoli nobiliari di
cui poteva vantarsi, e ai quali sommava gli innumerevoli crediti che aveva nei confronti di Filippo II, di cui era il principale banchiere.È l'edificio più
maestoso della via, unico edificato su ben tre lotti di terreno, con due ampi giardini a incorniciare il corpo centrale. Le ampie logge affacciate sulla
strada vennero aggiunte nel 1597, quando il palazzo divenne proprietà di Giovanni Andrea Doria che lo acquisì per il figlio cadetto Carlo, Duca di Tursi,
al quale si deve l'attuale denominazione. Dal 1848 è sede del municipio genovese.La facciata è caratterizzata dall'alternarsi di materiali di diverso
colore: il rosa della pietra di Finale, il grigio-nero dell'ardesia, il bianco del pregiato marmo proveniente da Carrara. Il prospetto principale consta di
due ordini sovrapposti.Il piano rialzato sopra la grande zoccolatura alterna finestre dal disegno originale con paraste rustiche aggettanti sostituite, al
piano superiore, da paraste doriche. Mascheroni dalle smorfie animalesche sormontano le finestre di entrambi i piani, contribuendo alla resa plastica
della facciata.Il maestoso portale marmoreo è coronato dallo stemma della città di Genova. Particolarmente innovativa è l'inedita e geniale soluzione
architettonica che con la successione degli spazi interni - atrio, scala, cortile rettangolare sopraelevato rispetto al portico e scalone a doppia rampa crea un meraviglioso gioco di luci e prospettive. Il palazzo rappresenta il culmine del fasto residenziale dell'aristocrazia genovese.Attualmente
l'edificio è collegato all'adiacente Palazzo Bianco ed ospita le ultime sale della galleria del museo, ovvero la pittura genovese del XVII e XVIII secolo, la
Maddalena Penitente del Canova, i violini di Niccolò Paganini e Camillo Sivori e la collezioni numismatica e quella di ceramiche del comune di Genova.
Palazzo Campanella

È situato al civico 12 e fu costruito a partire dal 1562 per Baldassarre Lomellini su progetto di Giovanni Ponzello. Andrea Semino ne affrescò
i saloni con storie romane. Il palazzo cambiò proprietà già a fine Cinquecento, passando dapprima nelle mani della famiglia Salvago per
pervenire poi nel 1772 nelle mani di Cristoforo Spinola, ambasciatore della Repubblica Genovese in Francia, che ne commissionò la
ristrutturazione al genovese Andrea Tagliafichi coadiuvato dal francese Charles de Wailly, che costruì il famoso "Salone del Sole", distrutto
dai bombardamenti del 1942. Dopo un decennio di lavori, che portarono all'ampliamento dell'ala ovest ed un rinnovato decoro interno di
gusto francese, lo Spinola, trasferitosi in Francia, vendette l'edificio al marchese Domenico Serra. Nel 1917 fu acquistato poi dall'armatore
Tito Campanella che vi stabilì i propri uffici e ne abitò il secondo piano nobile. Oggi è aperto al pubblico il primo piano, dove è possibile
ammirare gli affreschi del Semino ed una stanza di gusto romantico realizzata agli inizi dell' Ottocento da Michele Canzio.
Palazzo delle Torrette

Occupa due civici della via Garibaldi, il 14 ed il 16, e deriva il nome dalle due torrette che completano le parti laterali dell'edificio. Come anche il
vicino Palazzo Rosso, fu costruito in tempi successivi rispetto al grosso dei palazzi di via Garibaldi, ovvero a partire dal 1716. La sua edificazione progettata da Giacomo Viano per conto del duca di Tursi Giovan Andrea Doria - fu resa necessaria per completare l'urbanizzazione del tratto
antistante l'imponente Palazzo Doria Tursi e coprire in un certo senso la vista sulle fatiscenti case della sottostante area medioevale.
Palazzo Rosso
Il Palazzo Rosso, situato al n. 18, è uno dei palazzi più recenti, ovviamente in senso relativo, della via Garibaldi, e prende il nome dal caratteristico
colore rosso genovese che lo contraddistingue. Fu infatti edificato a partire dal 1670 su progetto di Pier Antonio Corradi per i fratelli Ridolfo e Gio.
Francesco Brignole Sale.Forte di due piani nobili, alla morte di Ridolfo passò in intera proprietà al fratello secondogenito. Nel 1874 gli ultimi
discendenti del casato dei Brignole Sale ne fecero dono al Comune perché venisse adibito a museo. Per le opere ospitate nella Galleria di Palazzo
Rosso - una delle maggiori pinatoteche cittadine e uno dei poli dei Musei di Strada Nuova - si rimanda alla pagina dedicata
Palazzo Bianco
Il Palazzo Bianco, posto di fronte al Palazzo Rosso, come questi prende il nome dal colore che lo caratterizza. È al numero civico 11 e dal 1889 è
un bene municipale adibito a museo (la sua importante pinacoteca fa parte del polo dei Musei di Strada Nuova).Fu preceduto da un altro
palazzo, anteriore all'edificazione di Strada Nuova, costruito tra il 1530 e il 1540 per conto di Luca Grimaldi, membro di una delle più importanti
famiglie genovesi, i Grimaldi, appunto, ma nei secoli successivi passò di mano numerose volte fino a diventare proprietà dei Brignole Sale. Fu la
neo-proprietaria, Maria Durazzo Brignole Sale, che ne curò la riedificazione in forme ormai settecentesche (quelle attuali, fra il 1711 ed il
1714), fino a quando la duchessa di Galliera Maria Brignole Sale De Ferrari, ultima discendente della famiglia, lo donò al Comune (1884), come
aveva fatto dieci anni prima con Palazzo Rosso.
Piazza De Ferrari
Ha riacquistato l'antico splendore dopo una massiccia opera di restyling architettonico compiuta particolarmente sulla pavimentazione stradale, sulla
stessa fontana e sul Palazzo Ducale. Tale opera di restauro è avvenuta negli anni novanta-duemila in occasione delle celebrazioni colombiane per il
cinquecentenario della scoperta dell'America, prima, e della riunione del gruppo dei G8, poi.n realtà, la fontana era stata precedentemente e più volte
ristrutturata, sempre però rispettando l'originale progetto del 1936. Opera dell'architetto Giuseppe Crosa di Vergagni, fu realizzata grazie ad un
cospicuo finanziamento della facoltosa famiglia Piaggio, diventando ben presto, assieme alla Lanterna, uno dei principali simboli cittadini.La piazza è
posta all'incrocio fra diverse importanti vie (fra cui via XX Settembre, già via Giulia) ed è situata in leggera altura rispetto al livello del mare e al
sottostante centro storico che, si perde nella fitta rete di caruggi fino al porto antico.Verso ponente, a fianco del teatro Carlo Felice, si aprono altre
due importanti arterie viarie: leggermente in salita, in direzione di piazza Corvetto, l'elegante via Roma - vero e proprio salotto cittadino, ricca di
negozi e boutique e affiancata dalla galleria Mazzini - e, in leggero declivio, con sbocco in piazza delle Fontane Marose, la via XXV Aprile.Piazza De
Ferrari si apre su via Dante, l'arteria al termine della quale sorge il grattacielo PiacentiniBenché non sia la piazza più grossa del centro cittadino, viene
utilizzata non solo dai giovani, come vero punto di ritrovo per manifestazioni e per feste organizzate. È qui infatti che i tifosi di una delle due squadre
cittadine (Genoa e Sampdoria) si riuniscono per festeggiare risultati calcistici importanti. È sempre nella piazza che è stata organizzata una
manifestazione autonoma da parte dei tifosi di calcio dopo la vittoria ai Mondiali di Calcio del 2006.
Palazzo ducale
Il Palazzo Ducale di Genova (storicamente conosciuto come Pâxo, contrazione dell'antico termine genovese Parâxo) è uno dei principali edifici storici
cittadini. Già sede del dogato dell'antica Repubblica, è attualmente uno dei principali poli museali del capoluogo ligure .Lasciato in abbandono per
lungo tempo, e adibito a sede degli uffici giudiziari prima della costruzione negli anni settanta del nuovo palazzo di giustizia di Portoria, ha visto
completare il suo restauro in occasione delle Colombiadi del 1992 con cui vennero commemorati Cristoforo Colombo ed il cinquecentenario della
scoperta dell'America .Ospita al piano nobile, importanti mostre d'arte, dibattiti e convegni (organizzati nelle sale affrescate del Maggior e del Minor
Consiglio) e, nei cortili e porticati, negozi e punti di ristoro. Nel 2001 vi si sono riuniti a congresso i capi di stato e di governo convenuti a Genova per il
G8. Intorno al centro storico venne istituita una blindatissima zona rossa che non servì però a scongiurare, almeno al suo esterno, quelli che sono
passati alla storia come i fatti del G8 di Genova.
Chiesa di San Matteo
La chiesa di San Matteo fu fondata nel 1125 da Martino Doria come chiesa gentilizia della propria famiglia e completamente modificata in forme
gotiche nel 1278. Si affaccia sull'omonima piazza, che rappresenta forse l'angolo meglio conservato della Genova medioevale.L'edificio fu rinnovato a
metà del XVI secolo per volere di Andrea Doria da Giovanni Angelo Montorsoli (presbiterio e cupola); e poi nel 1557-1559 su progetto di Giovanni
Battista Castello (navate e decorazione, realizzata insieme a Luca Cambiaso).Della sistemazione gotica si è conservato l'interno a tre navate e,
soprattutto, l'intatta facciata a strisce bianche (marmo) e nere (ardesia), tripartita da lesene incorniciate da archetti; il paramento bicromo è arricchito
da un grande rosone centrale e da due bifore (prive di colonnina interna) ai lati. Nel prospetto è inserito un sarcofago tardoromano - secondo l'uso
locale, attestato anche nella cattedrale di San Lorenzo - con Allegoria dell'autunno, già sepoltura di Lamba Doria, che lo riportò da Curzola
(Dalmazia).Sul fianco sinistro della chiesa si trova il chiostro di San Matteo di forma quadrangolare del 1308, ad archi acuti su colonnine binate;
all'interno, la cantoria, l'altare con trofei, i due pulpiti e le urne del presbiterio sono attribuiti a Silvio Cosini e a Giovanni Angelo Montorsoli (autore
pure delle statue che ornano le nicchie dell'abside).Il chiostro della chiesaNella volta della navata centrale si trovano il Miracolo del dragone d'Etiopia
di Luca Cambiaso e la Vocazione di San Matteo di Giovanni Battista Castello; da notare unaDeposizione, scultura lignea di Anton Maria Maragliano, e
la tomba di Andrea Doria, opera del Montorsoli, nella cripta. Sull'altare maggiore è conservato un dipinto della Sacra Famiglia con Sant'Anna di
Bernardo Castello del XVI secolo; secondo la tradizione la spada conservata sotto l'altare maggiore appartenne all'ammiraglio Andrea Doria che fu
donata dal pontefice Paolo III. Nell'altare a sinistra del maggiore è presente la tela del Cristo fra santi e donatori di Andrea Semino.
Cattedrale di San Lorenzo
È una chiesa medioevale costruita tra il 1100 (le fiancate e i portali laterali, di epoca romanica) e la fine del XIV secolo (i portali gotici dell'inizio del XIII
secolo, le colonne con i capitelli del principio del XIV secolo nelle navate interne; e più oltre il campanile e la cupola del XVI secolo). Le torri
campanarie sono parte integrante della facciata, come nel gotico francese.Una leggenda vuole che in città si siano fermati San Lorenzo e papa Sisto II,
diretti in Spagna, venendo ospitati in una casa sita nella zona dell'attuale cattedrale, dove, dopo la loro uccisione, sarebbero sorte una cappella e poi
una chiesa dedicate al santo.[1] In base ai ritrovamenti archeologici una comunità cristiana stabile è sicuramente presente nella città di Genova nella
metà del III secolo ed impiega effettivamente come luogo di sepoltura proprio la zona di San Lorenzo, ma il cimitero presente era, in base al materiale
rinvenuto, molto probabilmente impiegato già in epoca romana
Porto antico di Genova
Il Bigo è una struttura architettonica presente nel Porto antico di Genova.
Progettata da Renzo Piano per le Colombiadi del 1992, il nome e il design si
ispirano al bigo, ovvero la gru usata per il carico e lo scarico delle merci nel
porto di Genova. Il Bigo possiede, oltre a una funzione di immagine, anche una
funzione strutturale (sostenere il tendone della piazza delle feste lì vicino) e
una turistica: possiede infatti un ascensore panoramico, in grado di salire fino
a 40 m di altezza e di ruotare su sé stessa a 360 gradi; al suo interno, la vista
della città di Genova è guidata tramite pannelli in diverse lingue che indicano i
palazzi e le strutture degne di nota.