- Dipartimento di Scienze Giuridiche, Storiche

CdL in Sociologia
Teorie sociologiche
classiche e contemporanee
Prof. Guido Giarelli
Dipartimento di Scienze della Salute
Università “Magna Græcia” - Catanzaro
4. TEORIE SOCIOLOGICHE CONTEMPORANEE
Lo struttural-funzionalismo: Parsons e Merton
 La sociologia critica nordamericana: Lynd, Riesman, Mills,
Gouldner
 La Scuola di Francoforte: Horkheimer, Adorno, Marcuse
 Teoria critica ed ermeneutica in Habermas
 La sociologia neoliberale di Dahrendorf
 L’Interazionismo simbolico: Cooley, Mead, Blumer
 L’approccio drammaturgico di Goffman
 La sociologia fenomenologica: Schutz, Berger e Luckmann
 L’Etnometodologia di Garfinkel
 Il funzionalismo sistemico di Luhmann
 La sociobiologia di Wilson
 La teoria dello scambio: Homans e Blau
 L’individualismo metodologico: Boudon
 Fra azione e sistema sociale: Touraine, Bourdieu, Giddens,
Archer, Ardigò
 Globalizzazione e modernità multiple: le sociologie emergenti

LO STRUTTURAL-FUNZIONALISMO
Origine nell’antropologia sociale britannica: funzionalismo di
Malinowski e sua analisi funzionale cultura come apparato di
risposta ai bisogni umani individuali e sociali (Teoria scientifica
della cultura, 1944)
 3 tipi di bisogni: biologici primari individuali di sopravvivenza,
secondari derivati dell’organizzazione sociale che li soddisfa,
integrativi della cultura (simbolismo)
 determinismo biologico e strutturale della cultura: rapporto
natura-cultura non semplice nesso causa-effetto, ma relazione
circolare di interdipendenza tra fattori naturali/culturali mediata
da forme simboliche (bisogni mediati da significati)
 influenza Durkheim su struttural-funzionalismo Radcliffe-Brown:
concetto di funzione organicista (contributo della parte al tutto)
connesso alla struttura sociale (insieme delle relazioni sociali) e
ai processi sociali (la vita di un sistema sociale)
 centrale problema dell’integrazione sociale e dell’ordine

TALCOTT PARSONS (1902-1979)
nato nel Midwest, figlio di un pastore
protestante, studia economia nel
Massachusetts e poi alla London School of
Economics (Malinowski e Radcliffe-Brown) e
all’Università di Heidelberg (Weber e Jaspers)
 a Harvard nel neo-fondato (1931)
Dipartimento di Sociologia diretto da Sorokin
 dopo il 1935 fine egemonia Scuola di Chicago
su sociologia americana
 1946 direttore Dip. di Relazioni Sociali
 1949 eletto presidente ASA
 fino agli anni ’60 Parsons e la scuola di
Harvard diventano egemoni sociologia USA

3 periodi opera di Parsons
1.
La struttura dell’azione sociale, 1937: tentativo di
costruzione di una teoria volontaristica dell’azione sociale
sulla base di una sintesi creativa della tradizione
sociologica, antropologica ed economica europea
2.
Il sistema sociale, 1951 e Verso una teoria generale
dell’azione sociale, 1951: una teoria generale dei sistemi
d’azione (schema AGIL) e variabili strutturali (pattern
variables) e loro applicazioni (economia, socializzazione)
3.
Societies: evolutionary and comparative perspectives
(1966) e Social systems and the evolution of action theory
(1977): tentativo integrazione con biologia e analisi
evoluzionistica comparata (Spencer) delle società umane
La struttura dell’azione sociale (1937)





Un tentativo di sintesi degli orientamenti teorici sociologia
europea (positivismo, utilitarismo e idealismo) a partire da
critica loro limiti (determinismo, atomismo, volontarismo)
critica modello comportamentista stimolo-risposta
necessità paradigma concettuale generale: categorie
concettuali universale nel suo realismo analitico (Kant)
integrazione tra rilevanza idee e valori (Weber), determinanti
strutturali e coscienza collettiva (Durkheim) e concezione
sistema in equilibrio instabile mosso da residui (Pareto)
schema di analisi azione sociale: attori capaci di soggettività,
fini o risultati dell’azione, situazione composta da condizioni
(su cui attori non hanno possibilità di controllo) e da mezzi
(su cui attori possono intervenire), orientamento normativo
nelle scelte dei mezzi e dei fini da parte degli attori (norme e
valori culturali come modelli per l’azione)
Il sistema sociale (1951)



1.
2.
3.
4.


Modello del sistema in equilibrio come insieme di relazioni di
interdipendenza fra elementi (Pareto, Henderson)
2 coppie categorie esterno/interno e fini/mezzi
4 imperativi/requisiti funzionali ogni sistema d’azione (AGIL):
adattamento all’ambiente esterno (sottosistema economico)
scopi verso cui indirizzare l’azione (sottosistema politico)
integrazione sociale e controllo (sottosistema sociale)
latenza delle norme e dei valori che garantiscono
orientamenti dell’azione conformi al sistema anche
indipendentemente da coscienza attori (sottosistema
culturale)
sistema sociale come complesso di ruoli in interazione fra loro
centralità processo di socializzazione per interiorizzazione
(Super-Io di Freud) di norme e valori relativi ai ruoli
LO SCHEMA AGIL
(T. Parsons)
Mezzi
Esterno
A
Fini
G
Sottosistema
economico
Interno
L
Sottosistema
culturale
Sottosistema
politico
I
Sottosistema
sociale
Le variabili strutturali (pattern-variables)

1.
2.
3.
4.
5.

Per spiegare diversi sistemi sociali ricorso a 5 alternative o
dilemmi di ruolo che si presentano al soggetto agente:
affettività/neutralità affettiva: gratificazione o disciplina
orientamento agli interessi collettivi/privati: finalità generali o
personali
universalismo/particolarismo: criteri generali o particolari
realizzazione/attribuzione: efficacia/utilità o qualità
intrinseche oggetto dell’azione
specificità/diffusione: orientata ad un singolo aspetto o ad
una pluralità di aspetti dell’oggetto dell’azione
società tradizionali costituite da sistemi di ruoli affettivi,
particolaristici, attributivi, diffusi; viceversa quelle moderne
Verso una teoria generale dell’azione sociale
(1951)

1.
2.
3.
4.


4 sottosistemi del sistema generale dell’azione:
organismo biologico-comportamentale: fonte energia vitale,
oggetto scienze biologiche (funzione adattamento)
sistema della personalità: in grado di organizzare risorse
disponibili per perseguire fini, oggetto psicologia sociale
(funzione scopi)
sistema sociale: complesso di ruoli e status che definiscono
normativamente l’agire sociale, oggetto sociologia (funzione
integrazione)
sistema della cultura: insieme di rappresentazioni, valori,
modelli di comportamento e regole, oggetto antropologia
culturale (funzione latenza)
dinamica rapporti fra sottosistemi in termini di scambi/
prestazioni ed eventuali conflitti
ruolo come punto d’incontro, all’interno del sistema sociale,
fra il sistema della personalità e quello della cultura
Universali evolutivi e stadi di sviluppo
Connessione evoluzione socioculturale ed evoluzione naturale:
individuazione di “universali evolutivi” analoghi a genotipo
(caratteri genetici individuali) e fenotipo (l'insieme di tutte le
caratteristiche osservabili di un organismo vivente, risultato
dell'interazione tra ambiente e genotipo) in biologia genetica
 analogamente alla teoria delle selezione biologica come base
dell’evoluzione naturale, la teoria dell’istituzionalizzazione e
dell’interiorizzazione dei valori come base dell’evoluzione
socioculturale: mutamento sociale spiegato come crescente
universalizzazione dei valori, progressiva differenziazione
strutturale delle funzioni sociali e incremento adattivo fra i
diversi sottosistemi sociali (aumento complessità sociale)
 un continuum dei sistemi sociali dal+semplice al + complesso:
1. società primitive: universali evolutivi del linguaggio, religione,
parentela e tecnologia (sapere empirico + tecniche pratiche)
2. società agrarie: città, stratificazione sociale, stato, intellettuali
3. società industriali: burocrazia, mercato, democrazia e norme
universalistiche generalizzate

CRITICHE A PARSONS

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

Alto grado di formalizzazione del pensiero sociologico da una
prospettiva di tipo sistemico in grado di orientare la ricerca
critiche alla sua ortodossia egemonica: conservatrice ed
etnocentrica, rispecchiamento acritico società USA suo tempo
critiche al suo paradigma struttural-funzionalista: non
tematizza il rapporto osservatore-osservato, dando per
scontato il punto di vista della funzionalità sistemica, non è in
grado di comprendere i conflitti sociali (patologizzati),
in difficoltà a concettualizzare il mutamento sociale (ridotto ad
una propsettiva neoevoluzionista spenceriana)
della tipologia weberiana delle forme dell’agire sociale adotta
solo l’agire razionale rispetto allo scopo e anziché interpretarlo
lo descrive come una singola azione, scomponendola nei suoi
elementi e privilegiando dimensione volontaristica e finalistica
carattere descrittivo-concettuale e riduttivo suo modello
CRITICHE A PARSONS (2)
Mancata tematizzazione processi generativi delle strutture
sociali a partire dall’azione: strutture presupposte come già
date, azione solo come adattamento e integrazione
 assenza tematizzazione momento genetico della struttura
sociale provoca assolutizzazione imperativi funzionali del
sistema in quanto strutture predeterminate
 azione sociale concepita riduttivamente come energia
potenzialmente distruttiva da incanalare, mediante i valori e le
norme, in senso funzionale agli imperativi del sistema
 come in Durkheim, individuo visto come fonte di energie
centrifughe da controllare con interiorizzazione e controllo
 accentuazione unilaterale problema mantenimento del sistema
e sua integrazione gli impedisce di cogliere dimensione
negativa della cristallizzazione istituzioni di fronte contingenze
sociali e tensioni e conflitti che ne derivano
 tentativo parsonsiano di raccordo fra teoria sistemica e teoria
dell’azione fallito, privilegiato solo il problema dell’ordine e del
controllo sociale per assicurare la stabilità del sistema

ROBERT K. MERTON (1910-2003)
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

Studia all’Università di Temple e di Harvard
1934-1939 assistente di Sociologia a Harvard
dal 1941 insegna alla Columbia University
Poco interessato sia alla “grande teoria” che
solo alla ricerca empirica, fautore delle “teorie
a medio raggio”, concetti senza pretese
universali applicabili a ricerche empiriche
concetto di funzione resta centrale, ma critica
teoria onnicomprensiva per un’analisi
funzionale di portata più limitata
non condivide orientamento sistemico di
Parsons (il suo approccio è solo funzionalista e
di tipo metodologico)
Teoria e struttura sociale, 1949 (edizioni
rivedute e ampliate 1957 e 1968)
Critica ai 3 postulati del funzionalismo
1.
2.
3.
Postulato dell’unità funzionale: ogni elemento del sistema
sociale debba esser inteso come funzionale al sistema nel
suo complesso; ciò che è funzionale per un attore può non
esserlo per altri, il mondo sociale è conflittuale e non esiste
un punto di vista privilegiato; non tutte le società hanno
stesso grado d’integrazione; valenze contraddittorie stessa
funzione all’interno della società (es. religione)
Postulato del funzionalismo universale: tutti gli elementi di
un sistema sociale debbano avere una funzione positiva per
l’integrazione sociale; vi sono elementi che hanno perso
propria funzione (sopravvivenze culturali), elementi
emergenti che non l’hanno ancora trovata o non ce l’hanno
ed elementi che ne hanno più d’una (famiglia)
Postulato dell’indispensabilità: certe istituzioni sociali
svolgono una funzione indispensabile per il sistema sociale e
ogni funzione svolge un ruolo vitale per la sopravvivenza del
sistema sociale; come lo stesso elemento può esser
polifunzionale, stessa funzione può esser svolta da istituzioni
diverse (principio equivalenza funzionale)
5 concetti chiave
1.
2.
3.
4.
5.
Funzioni manifeste/funzioni latenti: distinzione motivazioni
soggettive o finalità istituzionali e conseguenze oggettive
azione individuale/collettiva (es. consumo vistoso di Veblen);
ambivalenza azioni sociali, funzionali/disfunzionali (devianza)
Deprivazione relativa: percezione soggettiva di essere privati
di qualcosa non realtà oggettiva (es. frustrazione militari di
carriera diThe American Soldier di Stouffer)
Gruppo di riferimento: diversamente dal gruppo effettivo di
appartenenza, quello a cui si aspira, ci si identifica ed ai cui
valori ci si riferisce idealmente
“Profezia che si autoavvera”: da intuizione di Thomas,
importanza significato situazione per definire le azioni,
facoltà della mente di determinare almeno in parte il corso
degli eventi
Devianza/anomia: anomia come disgiunzione scopi della
esistenza/possibilità raggiungerli mediante comportamenti
“normali”, devianza conseguente disgiunzione scopi/mezzi
4 tipi di devianza
FINI
+
-
+ (conformista)
ritualista
- innovatore
rinunciatario
ribelle
MEZZI
Verso una sociologia della scienza

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Oggetto della sociologia della scienza: l’interdipendenza
dinamica (relazioni reciproche) fra la scienza (conoscenza
basata sull’esperimento e l’osservazione) e la struttura sociale
relazione società-scienza: domande/bisogni posti dalla società
orientano in gran parte scelta dei problemi oggetto scienza
idea stessa di scienza prodotto atteggiamento razionale cultura
moderna, presupposti della scienza in una concezione del
mondo che la legittima (Weber)
tensioni fra logica comunità scientifica (procedure, ethos del
dubbio sistematico e del dibattito pubblico, carriere) e società:
dittature, interessi particolaristici aziende/governi,committenza
sociologia scienza Merton poco sensibile differenza scienze
sociali/scienze naturali; fondata su cumulabilità dei risultati
non sempre possibile (incommensurabilità paradigmi di Kuhn,
fratture epistemiche di Foucault)
ILLUMINISMO
POSITIVISMO
STRUTTURALFUNZIONALISMO
LIBERALISMO
UTILITARISMO
IDEALISMO
STORICISMO
LA SOCIOLOGIA CRITICA
NORDAMERICANA
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Posizione opposta rispetto allo struttural-funzionalismo
riguardo lo stesso contesto storico e agli stessi problemi sociali
attenzione agli aspetti costrittivi, violenti, manipolativi,
antidemocratici, di condizionamento economico e di conflitto
della società americana trascurati dallo struttural-funzionalismo
tradizione del conflitto di Collins ispirata a Marx: in realtà, una
pluralità di autori che si ispirano anche a Weber e Veblen
2 bersagli sociologia critica: critica della società costituita e del
suo ordine economico sociale diseguale e autoritario (anticipa
temi movimenti di contestazione anni ’60) e critica ortodossia
struttural-funzionalista in quanto espressione acritica e
legittimante di tale ordine
ROBERT S. LYND (1892-1970)
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Studia teologia Università di Princeton ma si
dedica poi al giornalismo
1921: sposa Helen Marrel, con cui poi
collaborerà nel suo studio empirico
1931: professore alla Columbia University
Middletown (1929) e Middletown in
transition (1937)
da studio su comportament o religioso a
individuazione struttura economica classista
società USA e manipolazione società e
cultura in funzione interessi potere
economico
seconda ricerca dopo crisi ’29 evidenzia
passaggio da capitalismo concorrenziale a
monopolistico
Conoscenza per che fare? (1939)
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Compito sociologia critica individuare i nessi di
condizionamento fra la struttura capitalistica USA e la concreta
vita quotidiana, costrizioni sugli individui dovute a fattori di
potere che portano i singoli alla nevrosi
contraddizioni interne alla cultura americana fra principi
contraddittori: rapido sviluppo tecnologico non seguito da
sviluppo culturale parallelo (teoria ritardo culturale Ogburn),
conflitto fra principi umanistici ed efficientistico-individualistici
scienze sociali accettano acriticamente tali presupposti culturali
dandoli per scontati anziché esaminarli criticarli, divenendo di
fatto apologetiche dietro loro dichiarata neutralità
2 tipi di orientamento complementari nelle scienze sociali USA
(accademci e tecnici) ugualmente funzionali al sistema
compito sociologia critica mettere in discussione i presupposti
dell’ordine sociale
DAVID RIESMAN (1909-2002)
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1.
2.
3.
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Studia giurisprudenza a Harvard e poi
cancelliere e professore di diritto a Buffalo
professore di sociologia a Chicago e Harvard
La folla solitaria (1950): evidenzia mancanza
di autonomia individuo nella società
industrializzata e burocratica
3 fasi tipi di personalità:
tradizionale, basata su potere tradizione
autodiretta, capace di adattarsi a situazioni
nuove che offrono possibilità di scelta
eterodiretta, le cui mete indicate
direttamente (amici) o indirettamente
(media) da altri
importanza elemento demografico
(crescita/mortalità)
CHARLES WRIGHT MILLS (1916-1962)
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Nato nel Texas, dottorato all’Università
di Wisconsin, influenzato da Weber,
Mead e pragmatismo americano
insegna università del Maryland e
Columbia
Colletti bianchi (1951): riprende tema
spersonalizzazione in riferimento alla
classe media manipolata dal potere e
incapace di personalità autonoma
modellate da società di masse, alienate
sul lavoro e nel tempo libero, rifiuta
tuttavia identificazione con proletariato
per illusori motivi di prestigio
effetti burocratizzazione non come
destino società industriali (Weber) ma
risultato potere remoto e impersonale
L’élite del potere (1956)
Si rifà a teoria elitisti, ma non considera esistenza minoranza
organizzata che controlla maggioranza disorganizzata un fatto
ineluttabile e positivo ma bensì un fatto storico, superabile in
una democrazia effettiva
 da legge positivistica il discorso dell’élite si trasforma in critica
politica del carattere fittizio democrazia americana
 élite del potere negli USA composta da politici, industriali e
militari, sfere autonome ma collaboranti e interscambiabili
 capitalismo americano come capitalismo di guerra dopo
guerra fredda
 L’immaginazione sociologica (1959): critica di Mills sia delle
grandi teorizzazioni (Parsons) che dell’empirismo astratto
(Merton) che isola problemi dal loro contesto storico per loro
carattere ideologico e astorico, individuo isolato è una
astrazione, sociologia deve saper cogliere specifiche
connessioni fra biografie individuali e trasformazioni storiche

ALVIN GOULDNER (1920-1980)
Studia alla Columbia University
 insegna sociologia all’Antioch College (Ohio) e
all’Università dell’Illinois, poi alla London School
of Economics, Gerusalemme, Stoccolma,
Varsavia e Amsterdam
 muore alla Washington University di Saint Louis
 The Coming Crisis of Western Sociology (1970)
 critica della tradizione sociologica occidentale,
di una certa teoria astorica, basata su schemi
astratti avulsi dalla realtà sociale, politica ed
economica
 critica anche delle posizioni radicali naïve di chi
rifiuta ogni teoria sociologica pretendendo di
“guardare alla realtà così com’é”, in realtà
inconsapevole acritica accettazione della cultura
dominante scambiata per realtà oggettiva
 sociologia ha un carattere dialettico, al suo
interno sia dimensioni repressive che liberatorie
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1.
2.
3.
4.
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
Propone un’analisi storica teorie sociologiche in rapporto ai
loro contesti storico-sociali, economici e politici di produzione
4 fasi diverse della storia della sociologia:
positivismo sociologico: sorge in Francia nel clima politico
della Restaurazione, Comte mostra che società non riducibile
egoismi individuali utilitarismo, temi consenso e integrazione
marxismo: rifiuta ambiguamente solo dimensione
individualistica dell’utilitarismo, temi crisi e contraddizioni
sociologia classica: si oppone al marxismo, proponendo
approcci alternativi (Durkheim, Weber) ai conflitti di classe
struttural-funzionalismo: rapporto fra istituzionalizzazione
disciplina e ”ideologia della convergenza” fra diversi autori
classici, funzionale anche a lotta al nazismo e guerra fredda,
entra in crisi con conflitti etnici e rivolte studenti anni ’60
storicità ogni teoria sociologica, parte del mondo sociale oltre
che concezione di esso
ma sua sociologia riflessiva o metasociologia delle credenze
date per scontate dei sociologi di fatto una sociologia della
conoscenza (Marx, Mannheim)
ILLUMINISMO
POSITIVISMO
STRUTTURALFUNZIONALISMO
LIBERALISMO
UTILITARISMO
IDEALISMO
STORICISMO
SOCIOLOGIA CRITICA
NORDAMERICANA
LA SCUOLA DI FRANCOFORTE
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Anni ’20-’30 crisi ideali rivoluzione russa con involuzione
totalitaria staliniana, fine repubblica Weimar e crisi
revisionismo socialdemocratico, avvento regime fascista in
Italia e nazista in Germania, crisi del ’29 regimi liberali
1923 fondato a Francoforte Istituto per la Ricerca Sociale, nel
1931 Max Horkheimer ne diviene direttore, fra i membri
Adorno, Marcuse, Fromm, Benjamin
“teoria critica della società”: tentativo di riscoperta di un
marxismo critico alternativo sia all’ortodossia sovietica sia al
revisionismo deterministico socialdemocratico
oltre a Marx, influenza anche Hegel, marxismo storicista
Lukács, teoria burocratizzazione Weber, Heidegger e Freud
1932-1941: pubblicazione della Rivista per la Ricerca Sociale
1933 Istituto chiuso dai nazisti, esilio USA, riaperto nel 1950
fra le fonti d’ispirazione dei movimenti studenteschi del 1968
MAX HORKHEIMER (1895-1973)
Basi programmatiche dell’Istituto: critica
tradizione sociologica positivistica, approccio
marxista critico non deterministico
 ricerca sociale come forma di conoscenza
interdisciplinare (fenomeni sociali come
totalità) e attiva (non limitarsi a pura
registrazione neutrale dei fenomeni,
responsabilità critica trasformazione sociale)
 revisione rapporto struttura-sovrastruttura:
nessi concreti fra la totalità sociale come
realtà storica in continua trasformazione e il
modo di essere psicologico e sociale degli
individui all’interno di tale totalità
 rivalutazione Marx giovanile dei Manoscritti
economico-filosofici del 1844 (1924) per
lettura storicista e soggettivista Marx a
partire dal concetto di alienazione

Studi sull’autorità e la famiglia (1936)
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Prima ricerca collettiva dell’Istituto, realizzata mentre in esilio
temporaneo a Parigi prima di trasferirsi negli USA
problema spiegare integrazione classe operaia nel capitalismo
e adesione acritica masse al nazismo in Germania
necessità di integrare il marxismo (falsa coscienza) con una
teoria capace di render conto dei meccanismi della psiche:
teoria di Freud
comprendere processo d’interiorizzazione inconscia della
autorità della società nel bambino per mezzo del padre
famiglia nel tardocapitalismo perduto capacità formare
individui responsabili genesi “carattere autoritario”: tipico di
chi reprime propri impulsi libidici inconsapevolmente
affidandosi acriticamente all’autorità del leader e scaricando
propria aggressività repressa su “capro espiatorio” (diversi)
radici autoritarismo nelle forme di socializzazione e modalità
costituzione del carattere che ne derivano
THEODOR W. ADORNO(1903-1969)
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In esilio negli USA collabora con Horkheimer
alla Dialettica dell’illuminismo (1947)
studioso di musica, collabora con Thomas
Mann al Doctor Faustus
Minima moralia. Meditazioni dalla vita offesa
(1951), raccolta di 153 aforismi: “Quella che un
tempo chiamavano vita si è ridotta alla sfera
del privato, e poi del puro e semplice
consumo, che non è più se non un’appendice
del processo materiale della produzione, senza
autonomia e senza sostanza propria”
La personalità autoritaria (1950): studio sul
pregiudizio (antisemitismo, etnocentrismo,
fascismo potenziale) nelle società
contemporanee realizzato con 3 collaboratori
Università di Berkeley, risultato conseguenza
processi di socializzazione troppo rigidi e
repressivi che si ripercuotono in età adulta con
comportamenti conformisti e manichei
Dialettica dell’Illuminismo (1947)
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A partire dal concetto di reificazione di Lukacs (Storia e
coscienza di classe, 1923) che descrive la disumanizzazione
dei rapporti sociali nella società capitalistica, elaborano una
critica radicale della modernità occidentale e del predominio
della razionalità strumentale (Weber) come processo
storicizzato di pervertimento della ragione, ridotta a calcolo
origine di tali processi nell’Illuminismo, nella sua pretesa di
“rischiaramento” assoluto del mondo che nega tutto ciò che
non sia spiegazione razionale (pensiero magico-religioso,
simbolico) traducendosi in una logica di dominio della natura
“Gli uomini pagano l’accrescimento del loro potere con
l’estraneazione da ciò su cui lo esercitano. L’illuminismo si
rapporta alle cose come il dittatore agli uomini: che conosce
in quanto è in grado di manipolarli”
razionalizzazione come progetto di padroneggiamento del
mondo produce estraneazione dalla natura stessa, il pensiero
razionale si separa dalla natura e vi si contrappone
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Questo progetto ha consentito uno sviluppo straordinario
sapere tecnico, della signoria dell’uomo sulla natura: ma
contemporaneamente prodotto annullamento di ogni senso
della vita che non corrisponda alla logica del puro dominio
tecnico su di essa (storia di Ulisse e le sirene)
progresso conoscenza razionale inseparabile da dominio su
di sé e sulla natura (“disagio della civiltà” di Freud)
Olocausto come esempio estremo conseguenze dominio
razionalità tecnica (crimine del progresso, sua ambivalenza)
non però sostituzione illuminismo con irrazionalismo
(Nietzsche) ma critica permanente unilateralità e
contraddizioni razionalità tecnica e suo dominio
Horkheimer in Eclisse della ragione (1947) situa nel
passaggio dall’illuminismo al positivismo origine abbandono
valenze critiche ragione ridotta a sola ragione strumentale
dialettica negativa come atteggiamento di opposizione e
resistenza totalità reificata, priva sintesi positiva hegeliana,
impossibilità di chiudere intera realtà nel pensiero, illusorietà
ogni conciliazione del reale nello spirito assoluto
L’industria culturale
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Logica dialettica negativa critica idea di soggetto come centro
decisionale unitario, autonomo e trasparente, dominatore
della realtà (Adorno, Dialettica negativa, 1966)
aspirazione felicità diviene parodia nell’industria culturale e
nei mass media che penetrano pervasivamente ogni spazio
vitale (anche tempo libero) come amministrazione dello svago
“Il singolo si riduce a un nodo o crocevia di reazioni e
comportamenti convenzionali che si attendono praticamente
da lui. L’animismo aveva vivificato le cose, l’industrialismo
reifica le anime” (Adorno e Horkheimer, Dialettica dell’illuminismo)
cultura di massa come svuotamento del senso della vita e
manipolazione delle masse, meccanismo d’integrazione
sociale compensativa consumo masse sfruttate sul lavoro
“comunicazione di massa” analoga a “produzione di massa”:
standardizzazione, omologazione (pubblicità), mercificazione
HERBERT MARCUSE (1898-1979)
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Studia a Friburgo, influenza
esistenzialismo Heidegger (tesi su Hegel)
approccio critico al marxismo in chiave
hegeliana e integrazione psicoanalisi
1933 in esilio prima in Svizzera, poi a
parigi e negli USA: Columbia, Harvard,
Brandeis e San Diego University
grande influenza su movimenti
studenteschi 1968
categoria heideggeriana possibilità:
esistenza come realizzazione possibilità
individuali e sociali, negazione di altre
categoria alienazione giovane Marx come
estraneazione del lavoro, non
autorealizzazione ma asservimento uomo
a logica mercificazione e reificazione
Ragione e rivoluzione. Hegel e il sorgere
della teoria sociale (1941)
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Idea di ragione in Hegel come esame della realtà dal punto di
vista di ciò che è inadeguato e deve pertanto essere mutato
realtà oggettiva come ostacolo al mutamento: compito
ragione indicarne il carattere negativo e necessità di negarla
carattere storico ragione in costante rapporto negativo con la
realtà, risultato di precedenti negazioni
aspetto critico, oppositivo ordine costituito filosofia Hegel
ripreso da Marx che dimostra carattere irrazionale società
capitalistica fondata sul lavoro alienato
necessità rivoluzione come sua negazione si scontra con
graduale integrazione classe operaia nel capitalismo
prospettiva di liberazione che nasce da negazione
dell’esistente priva di soggetto storico, solo possibilità di
emancipazione critica
Eros e civiltà (1955)
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Approccio hegeliano-marxiano integrato con psicoanalisi
Freud per esplicitare potenziale critico rimasto latente
idea di società come fonte di repressione di Freud non più
concepita come dato ineliminabile, ma distinzione fra
“repressione fondamentale” principio del piacere
(ineliminabile, necessaria sopravvivenza) e “repressione
addizionale” indotta da potere economico e politico
principio di realtà reso necessario da penuria, scarsità risorse
ma nel corso civiltà distribuzione penuria ineguale e imposta
con dominio prima della forza e poi della razionalità potere
ma razionalità dominio diviene irrazionale nel momento in cui
risorse rese disponibili dal progresso tecno-scientifico
consentirebbero superamento penuria e lavoro penoso per
liberare energia per libere attività creative (concezione
estetica della vita o edonismo), ma ciò non possibile a causa
del perpetuarsi sfruttamento e repressione
ideale edonistico come prospettiva utopica soggetti marginali
L’uomo a una dimensione (1964)
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Manipolazione delle coscienze da parte industria culturale e
mass media prodotto completa omologazione individui, indotti
al consumismo e integrati ordine ideologico dominante
“uomo a una dimensione” perduto ogni capacità critica e di
ribellione interiore ed esteriore, trionfo “pensiero positivo”
critica al positivismo e a tutta cultura contemporanea
incapace di trascendere dati di fatto, di mostrarne limiti
intrinseci realtà sociale
introiezione razionalità tecnologica nella coscienza individuale
invasa dalla sua logica prodotto la mimesi, identificazione
immediata dell’individuo con la sua società, tipica società
primitive riappare in quelle industriali come immediatezza
prodotta dall’organizzazione scientifica produzione e società
ma l’esistenza di una dimensione interiore della coscienza
individuale distinta da dominio esterno consente libertà
interiore, opposizione allo status quo, spazio privato in cui
uomo può divenire e rimanere se stesso
CRITICHE SCUOLA DI FRANCOFORTE
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Riflessione Scuola di alto livello teorico, mix di sociologia,
filosofia e psicoanalisi in una teoria critica come ricostruzione
genesi storica dei fenomeni sociali ed esplicitazione delle loro
contraddizioni ma anche delle possibilità di emancipazione
2 maggiori ricerche collettive su autorità e famiglia e
personalità autoritaria scarsamente innovative dal punto di
vista metodologico (questionari con scale d’atteggiamento)
critica atteggiamento elitario (ma la verità sta sempre dalla
parte della maggioranza?) e soggettivismo Scuola (problema
“critica senza soggetto” storico alternativo)
venir meno possibilità soggettiva di “negazione determinata”
non toglie base oggettiva sua necessità
sopravvalutazione potere eccessivo industria culturale e mass
media (Lazarsfeld): in realtà grado di successo propaganda e
pubblicità mediato da contesto sociale persone (reti sociali)
JÜRGEN HABERMAS (1929-)
II generazione della Scuola di Francoforte
 formazione parzialmente dissimile: Kant
 laureato in Filosofia a Francoforte, dove lavora
dal 1956 con Horkheimer e Adorno
 1961-1964 insegna all’Università di Heidelberg
 1971-1983: direttore del Max Plank Institute
di Stranberg
 1983-1994: Università di Francoforte
 sviluppato una teoria generale dell’azione e
dei sistemi sociali inclusiva anche degli aspetti
evolutivi attraverso ripresa critica teoria
azione Weber, materialismo storico, strutturalfunzionalismo di Parsons, fenomenologia
Husserl, filosofia analitica del linguaggio
(Wittgenstein, Winch) ed ermeneutica
(Gadamer)
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Storia e critica dell’opinione pubblica (1962)
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Sfera pubblica come spazio di discorsi e pratiche discorsive
accessibili ai privati borghesi per incontrarsi, informarsi e
discutere (club, circoli letterari, saloon, caffè, stampa, ecc.)
distinta da sfera privata nel ‘600-‘700 con capitalismo
mercantile (non presente nel Medioevo): dalla rivendicazione
della libertà economica alla libertà intellettuale
spazio pubblico non statale (società civile) di formazione
opinione pubblica, intesa non come mera Ʃ di opinioni
individuali ma come risultato libera discussione basata su
argomentazioni razionali
sorge concetto illuministico di ragione come facoltà umana
universale e capacità critica (sviluppo psicologia ed economia)
sviluppo comunicazioni di massa invaso sfera pubblica
trasformandola profondamente, colonizzandola e
controllandola sulla base degli interessi economici e politici
critiche: esclusione donne e classi non borghesi (quarto stato)
Agire comunicativo e logica delle scienze sociali (1967)
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Critica ermeneutica all’impossibilità di un relativismo culturale
assoluto, dal momento che anche se il pensiero si sviluppa
mediante il linguaggio, questo offre possibilità di
autotrascendersi criticamente (oltre vincoli linguaggi specifici)
identità dell’Io possibile solo nell’intersoggettività, anche se
non totale, altrimenti scomparirebbe ogni differenza: critica
rischio d’integrazione sociale totale (annullamento dell’Io)
critica Gadamer riguardo intangibilità della tradizione, che
deve poter esser riveduta: situazioni nuove richiedono nuovi
orientamenti, che si creano nell’interazione riflessiva
mediando il presente con il passato (non più pregiudizio)
possibilità di una comunicazione sistematicamente distorta in
presenza di violenza e manipolazione (inconscia) che deforma
intersoggettività del comprendersi
razionalità come potenzialità critica di fronte al dogmatismo
della tradizione, possibile solo in un contesto democratico
Il problema della socializzazione
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Definizione di socializzazione Parsons come “processo di
apprendimento mediante il quale i soggetti interiorizzano gli
orientamenti di valore e costituiscono le motivazioni per
interpretare i ruoli” rischia di cadere nel “sociologismo” in
quanto riduce totalmente l’individuo alla società che lo conia
le reazioni del soggetto possono andare dall’approvazione,
all’indifferenza, al rifiuto: margine di irriducibilità del singolo
3 obiezioni teoria dei ruoli:
presuppone coerenza fra orientamenti di valore e disposizione
dei bisogni: in realtà in ogni società esiste repressione bisogni
presuppone completa coerenza fra definizioni e
interpretazione dei ruoli delle parti in interazione secondo
schemi del tutto prestabiliti
presuppone totale coerenza fra valori istituzionalizzati e loro
interiorizzazione: non considera possibilità distanza di ruolo
Identità individuale e sociale
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Irriducibilità dell’agire a schemi di ruolo troppo rigidi: identità
irripetibile dell’Io non si riduce al sistema di ruoli precostituiti
forte coinvolgimento affettivo durante socializzazione primaria
maggiormente formativo della personalità: centralità della
famiglia per struttura personalità (interiorizzazione autorità)
concetto d’identità implica un principio normativo, una
organizzazione autonoma dell’Io: critica tesi Adorno e
Marcuse fine individuo nella società tardo-industriale per
rivendicazione autonomia e libertà individuo
orientamento verso principi etici universali si sviluppa nell’
individuo non isolato ma in un contesto discorsivo e di dialogo
identità non riducibile al riconoscersi del Sé in ruoli prestabiliti
o in una tradizione culturale, ma come libertà dell’Io di
compiere scelte in un contesto di comunicazioni non distorte
parallelismo fra sviluppo psicologico individuale e sviluppo
sociale: identità collettiva si sviluppa in modo riflessivo
La crisi della razionalità nel capitalismo maturo (1973)
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Problemi di legittimazione nel capitalismo maturo: le crisi si
producono quando struttura di un sistema sociale consente
minori possibilità per soluzione dei problemi di quante ne
occorrerebbero per assicurare la conservazione del sistema
crisi di un sistema sociale quando suoi membri avvertono che
che i mutamenti strutturali non consentono mantenimento
loro identità sociale: problema di integrazione sociale
distinzione integrazione sociale (interiorizzazione norme e
valori mediante processo di socializzazione) e integrazione
sistemica (capacità di autoregolazione del sistema di fronte a
forze che tendono a disintegrarlo)
logica di sviluppo verso sempre maggior “individuazione” del
singolo e sua maggior libertà che limita potere sistema socioculturale di integrarlo: natura interna rimane ambiente
interno al sistema, irriducibile ad esso
Teoria dell’agire comunicativo (1981)
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Distinzione fra agire tecnico-strumentale (orientato
trasformazione realtà esterna) basato su razionalità
strumentale e agire comunicativo (orientato al reciproco
comprendersi) basato su razionalità comunicativa
irriducibilità della realtà sociale e individuale alla logica
esclusivamente strumentale: ricerca condizioni razionalità
comunicativa fondante il consenso senza coazioni proprio del
parlare argomentativo (situazione linguistica ideale)
nella concreta realtà storica problema “colonizzazione del
mondo della vita”: impoverimento possibilità di espressione e
comunicazione dovuto invasione dal vissuto da parte
razionalità strumentale
contraddizione società moderna: prodotto condizioni per
sviluppo forme razionalità comunicativa a livelli di
emancipazione mai visti, ma bloccato a causa colonizzazione
RALF DAHRENDORF (1929-2009)
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Studia ad Amburgo, Ph.D. alla LSE
insegnato ad Amburgo, Tubinga, Costanza e
Berlino
1967-70: presidente Società Tedesca Sociologia
1969-70 membro parlamento tedesco per i
liberali e sottosegretario di stato agli Esteri
1970-74: membro Commissione europea
1974-1984: direttore della LSE
1987-97: amministratore St. Anthony College
dell’Università di Oxford
cittadino britannico dal 1983, nel 1993
nominato Lord dalla regina Elisabetta
primo presidente dell’Internazionale Liberale
Classi e conflitto di classe nella società industriale (1957)
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Ricostruzione critica pensiero di Marx sulle classi sociali,
riconosciuto valido per il proprio tempo ma non per il ‘900
definizione di classe non in termini economici ma di autorità:
inevitabilità coercitività e conflitto nei rapporti di autorità e
subordinazione (Weber) in polemica con Parsons (consenso)
classe come “collettività di individui che condividono stessi
interessi manifesti o latenti derivanti dalla struttura di autorità
di associazioni coordinate da norme imperative”
conflitto fra coloro che detengono autorità e mirano a
mantenere ordine e coloro che sono soggetti al dovere di
ubbidire e mirano a sovvertire tale ordine
istituzionalizzazione conflitto riduce sua violenza e intensità
simile teoria dell’élite, ma contesto pluralista e circolazione
delle élite come aspetto strumentale mutamento strutturale
critica esclusione potere/potenza come oggetto sociologico e
concezione mutamento strutturale come mero
avvicendamento nei ruoli di comando (cambiamento valori)
Per un nuovo liberalismo (1987)
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Superiorità “societa aperta” (Popper) su società totalitarie per
sua capacità ammettere e gestire conflitto come vitale (critica
teoria funzionalista equilibrio e consenso) per mutamento
società senza conflitti fondata su violenza e terrore (DDR)
conflitto individuale sostituisce quello collettivo nella società
aperta: non più necessaria solidarietà collettiva per tutelare i
propri interessi (“conflitto oltre la classe”)
rifondazione teoria liberale: rifiuto sia filosofie classiche della
storia come progresso che loro rifiuto nichilista, progresso
possibile ma non inevitabile e necessario
riformulazione idea di progresso come ampliamento chance di
vita rispetto a fasi storiche precedenti
effettività chance di vita richiede 2 elementi: reali opzioni di
scelta (diritti civili, benessere) e legature (rapporti che
tengono uniti individui in società): nelle società del passato
prevalgono seconde, nelle moderne le prime, ma crisi
legature anomica,necessità di nuove basate su disuguaglianze
ILLUMINISMO
POSITIVISMO
LIBERALISMO
UTILITARISMO
IDEALISMO
STORICISMO
STRUTTURALFUNZIONALISMO
DAHRENDORF
SOCIOLOGIA CRITICA
NORDAMERICANA
SCUOLA DI
FRANCOFORTE
HABERMAS