L`insegnamento del nuoto – disabilità sensoriali

L’insegnamento
del nuoto –
disabilità
sensoriali
DISABILITA’ VISIVA
Il primo approccio
• Le persone con problemi della vista possono avere
dall’attività fisica lo stesso piacere che ne traggono le
persone vedenti. Per partecipare con successo all’attività
hanno però bisogno di alcuni accorgimenti, come dei
segnali acustici o delle persone vedenti che diano i segnali
necessari.
• L’ambiente piscina con le sue corsie ben delimitate è anche
in questo caso particolarmente adatto: l’istruttore guida con
la voce l’allievo e con l’aiuto di un tapper (apposito attrezzo
costituito da un asta alla cui estremita può essere fissato un
supporto più morbido ed elastico, come una pallina da
tennis o di materiale plastico espanso) gli segnala con un
tocco sulla testa o sulle spalle l’approssimarsi della fine
della vasca.
• Il cieco introdotto in un nuovo ambiente deve avere prima
l’opportunità di esplorarlo e di conoscerne i dintorni. Per
farlo familiarizzare con l’ambiente piscina e l’area relativa
l’istruttore lo accompagna a fare un giro di perlustrazione,
apprendendo attraverso il tatto e l’udito le caratteristiche
essenziali.
• L’esplorazione deve includere, oltre al bordo della piscina
con blocchi e scalette, anche gli spogliatoi, la segreteria,
corridoi e scale, in pratica tutti gli ambienti che si troverà a
percorrere.
• E’ opportuno ridurre al minimo rumori estranei e ostacoli
pericolosi, soprattutto se temporanei.
• Durante l’ispezione la guida deve offrire come punto di
contatto il braccio preferito, normalmente un cieco non
gradisce essere condotto per mano. Se ha un buon grado di
autonomia potrebbe preferire fare l’esplorazione per conto
proprio.
Principali caratteristiche psicofisiche legate alla disabilità visiva
• Postura scorretta che si manifesta con capo flesso e ruotato,
rigidità degli arti inferiori e delle spalle con movimenti scoordinati
delle braccia. Atteggiamento difensivo con base d’appoggio larga
nella deambulazione; anteroversione del bacino con spostamento
indietro del busto e braccia avanti per la difesa da eventuali urti.
• La rigidità corporea generata dalla paura rappresenta di per sè un
grosso ostacolo all’apprendimento; la capacità motoria
coordinativa di regolare e modulare contrazioni muscolari
finalizzate a movimenti precisi ed efficaci è influenzata dagli stati
emotivi e dalla respirazione.
• Occorre anche tenere presente che spesso nel non vedente il
linguaggio può essere dissociato da valori esperienziali concreti,
pertanto la parola a volte viene utilizzata come un contenitore il
cui contenuto però non è conosciuto adeguatamente dal bambino.
• La presenza del dondolio è indicatore di una chiusura
intrapsichica, è un importante segnale di disagio dovuto alle
pulsioni emotive che non trovano canali esterni di sfogo per la
scarica di energia; ciò indica chiaramente che la conquista della
realtà non è stata ancora ultimata.
Particolarità delle modalità di
apprendimento
• L’utilizzazione esclusiva del canale uditivotattile per rapportarsi al mondo esterno
comporta una modalità di apprendimento
di tipo analitico. Il cieco non può
abbracciare con un “colpo d’occhio” la
situazione che gli si para davanti, la sintesi
è impossibile; gli elementi vanno acquisiti
analiticamente, quindi in sequenza
temporale, ritmica. Bisogna tenere conto
che tutto il suo sapere e le
rappresentazioni mentali vengono costruiti
in questo modo.
Cecità congenita o acquisita
• Sussiste una differenza sostanziale fra la persona
cieca alla nascita e quella che lo è diventata: la
prima può presentare un ritardo mentale in
quanto solo in rari casi vengono rispettate le
tappe dello sviluppo, proprio a causa della
profonda difficoltà di decodificare e classificare un
mondo che non si è mai “visto”. Basti pensare al
concetto di colore, di paesaggio, di volti e
fattezze umane o animali.
• Se invece la cecità è subentrata dopo l’infanzia la
persona è perfettamente in grado di svilupparsi
armoniosamente, integrando con gli altri sensi
una rappresentazione del mondo esterno che già
esiste.
Il rapporto con l’istruttore
• E’ determinante ai fini dell’apprendimento il
rapporto che si instaura con l’istruttore.
• La persona non vedente deve decidere se fidarsi
o no della persona che ha di fronte senza
beneficiare di tutte quelle informazioni che
provengono dal canale visivo. E’ comprensibile
che il cieco sia di natura sospettoso, deve esserlo
in un mondo di vedenti. Inoltre la fiducia è
difficile da conquistare quanto facile da perdere;
un esempio sull’uso del tapper: una semplice
distrazione di qualche attimo può comportare una
severa testata contro la parete della piscina. In
quale stato d’animo l’allievo non vedente
affronterà la vasca successiva?
Indicazioni per l’insegnamento
• Naturalmente il non vedente si basa su
afferente acustiche, tattili, cinestetiche e
propriocettive.
• Devono essere rafforzati i segnali verbali
dell’istruttore, che devono essere chiari,
concisi e dettagliati. La spiegazione viene
rinforzata con afferente tattili disponendo
il corpo e gli arti del soggetto nella
posizione desiderata. Si può facilitare la
comprensione dei compiti guidandogli la
mano o mantenendo il contatto corporeo
durante la dimostrazione.