Diapositiva 1 - Dipartimento di Arti e Scienze dello Spettacolo

Facoltà di Scienze Umanistiche
Laurea Triennale in Arti e Scienze dello Spettacolo
Curriculum Arti e Tecniche dello Spettacolo Digitale
Insegnamento Organizzazione ed Economia Aziendale dello Spettacolo
Corso Economia del Cinema – Principi economici e variabili strategiche
L’INTERVENTO PUBBLICO
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• L’INTERVENTO PUBBLICO NELL’INDUSTRIA CULTURALE
• L’INTERVENTO PUBBLICO NEL SETTORE CINEMATOGRAFICO
– La prima fase dell’intervento pubblico
– La seconda fase dell’intervento pubblico
• a livello nazionale
• a livello comunitario
• UNA VALUTAZIONE CRITICA
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•
L’INTERVENTO PUBBLICO NELL’INDUSTRIA
CULTURALE
–
I settori culturali e artistici soffrono in molti casi di
caratteristiche strutturali che ne minacciano la sopravvivenza e
la diffusione:
•
–
costi elevati e crescenti che la domanda non riesce a coprire
Data questa condizione strutturale, ci sono due categorie di
argomenti per giustificare l’intervento pubblico nei settori
culturali, artistici e, per estensione, dell’audiovisivo:
1.
2.
Considerazioni di equità
Efficienza economica
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• Ragioni di equità:
– redistribuzione del reddito a favore di classi meno
abbienti che partecipano meno al consumo culturale
• Efficienza economica:
– capacità di arte e cultura di generare “esternalità
positive”
• salvaguardare un settore che crea benefici per altri settori
(turismo) e per la società (crescita intellettuale, orgoglio e
identità nazionale)
– domanda di “opzioni sul consumo futuro”
• si sostengono produzioni non apprezzabili oggi ma domani,
garantendo agli individui il consumo futuro di beni che oggi
essi preferirebbero non consumare
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• Beni di merito (Musgrave):
– si sostiene il merito intrinseco di arte e cultura come
giustificazione per l’intervento
– esistono beni che la società decide sia desiderabile
fornire in quantità superiori rispetto a quelle richieste
dai consumatori ai prezzi di mercato
– l’esistenza di beni di merito è da ricondursi al valore
superiore dei costi di acquisizione di competenze per
il consumo, rispetto alla soddisfazione che lo stesso
consumo assicurerebbe
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• Le critiche:
– Insufficienza finanziaria (aumento costi):
• non è una giustificazione in termini economici
– Equità:
• effetto trascurabile sui redditi reali
• effetti anti-redistributivi (i ricchi all’Opera)
• invece di indirizzare il sostegno a beni e attività specifiche, è meglio un
trasferimento tra classi di reddito (non soldi alla cultura ma ai cittadini meno
abbienti, se si vuole redistribuire)
– Efficienza (esternalità):
• l’assistenza ha dei costi che potrebbero essere distratti da impieghi
alternativi che potrebbero generare gli stessi benefici
• benefici dei produttori di arte: reciproci e non univoci (danno e ricevono
visibilità)
• benefici dei consumatori (miglioramento sociale, sentimento nazionale): chi
non consuma beni artici o sovvenzionti è meno responsbile o meno
patriottico?
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• Ancora critiche:
– Opzione sulla domanda di prodotti:
• perché questa opzione dovrebbe essere preferibile
rispetto ad altre?
• perché l’intera comunità dovrebbe permettere ad
alcuni di conservare la possibilità del consumo?
• se la ragione è conservazione di attività difficili da
ricreare, sarebbe necessario valutare le effettive
possibilità di ri-creazione nel futuro
– Beni di merito:
• intervento paternalistico
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•
Possiamo riassumere le critiche in tre
proposizioni:
1. L’intervento pubblico è meno efficiente del
mercato, crea rendite e costi più elevati
2. L’intervento pubblico può generare
burocratizzazione delle istituzioni
responsabili dell’intervento
3. Le esternalità positive sono sopravvalutate
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•
Nel caso dell’industria AV, l’intervento pubblico è spesso collegato
a obiettivi di politica industriale:
a)
b)
c)
•
sostegno dei settori “strategici” per i quali conviene minimizzare la dipendenza
dall’estero, anche indipendentemente dai vantaggi comparati
sostegno dei settori “declinanti” in cui la domanda è strutturalmente in
contrazione o la capacità competitiva è inadeguata
sostegno dei settori “emergenti” in cui la superiorità di un Paese derivante da
un vantaggio di “prima mossa” potrebbe ostacolarne lo sviluppo
Per il settore cinema l’intervento si inserisce nelle ultime due
sottospecie:
–
–
•
Selezione imprese in ascesa (picking winners)
Sostegno imprese in declino (helping losers)
In entrambi i casi l’intervento dello Stato:
–
–
non dovrebbe essere strutturale
dovrebbe terminare nel momento in cui il settore si in grado di sostenersi e
svilupparsi attraverso meccanismi di mercato
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• L’INTERVENTO PUBBLICO NEL SETTORE
CINEMATOGRAFICO
– In Europa è strutturale sin dalle origini dell’industria
– Due tipi di spiegazione:
• culturale:
– industria AV culturale “per eccellenza”
– necessità di salvaguardare e promuovere la diversità delle culture
• economico:
– livelli crescenti di deficit commerciale nel comparto AV rispetto agli
USA. Due approcci:
» riduzione importazioni: barriere dirette (contingentamenti, quote,
tariffe, ecc.) e indirette (standard, rimpatrio degli utili, ecc.) oppure
stimoli al consumo interno di prodotti nazionali (sussidi, incentivi
fiscali, ecc.)
» aumento esportazioni: riduzione barriere uscita e sussidi diretti e
indiretti
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• In Europa la politica di intervento pubblico
per ridurre il deficit del settore si è
concentrata quasi esclusivamente su:
– riduzione importazione, attraverso:
• barriere (tra la Prima Guerra Mondiale e fine anni
’50); a carattere nazionale
• sussidi (dall’inizio anni ’60); a livello nazionale e
comunitario
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•
La prima fase:
– barriere all’entrata
• commerciali
– tariffe (GB 1915)
– quote (Germania 1925, Francia 1928)
» import di film stranieri condizionato all’export di film nazionali
– screen quota (“programmazione obbligatoria”)
» effetto devastante: produzione film a basso costo e di bassa qualità solo per rispettare la
quota
• non commerciali
– differenze tecnologiche
» protezione brevetti industriali: divieto proiezione film con sistema sonoro non europeo
(Germania)
– differenze linguistiche
» obbligo del doppiaggio (Italia)
nessun effetto su import e produzione nazionale, solo protezione industria elettronica o sviluppo
industria doppiaggio
– barriere all’uscita
• limitazioni al rimpatrio di utili in USA investimenti diretti USA (Hollywood sul Tevere)
sviluppo risorse e strutture locali dipendenti da iniziative esterne rimossa la
barriera, senza produzioni USA le strutture non erano in grado di sostenersi con la
produzione nazionale
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• La seconda fase: sussidi. Classificabili per:
– attività di destinazione
•
•
•
•
formazione
sviluppo e produzione
distribuzione
esercizio
– meccanismi di assegnazione
• automatici
• selettivi
– forma
•
•
•
•
prestiti non rimborsabili
prestiti pienamente rimborsabili
partecipazioni e co-produzioni
incentivi fiscali
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• Interventi a livello nazionale
– obiettivi economici
• sviluppo del settore
• sostegno all’occupazione
• contenimento del deficit
– obiettivi culturali
• conservazione peculiarità linguistiche e culturali tra
i Paesi e all’interno dei singoli Paesi
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• Classificazione per fonti:
– contributo dello Stato
– tasse sugli incassi delle sale
– tasse sugli incassi pubblicitari o sul fatturato delle imprese
televisive
• Per destinazione (progetti, più che imprese):
– produzione (selettivi fino agli ’80, poi automatici)
•
•
•
•
% incassi
bonus completamento film
budget di produzione
stima affluenza
– pre-produzione e sviluppo (selettivi)
– distribuzione e esercizio (automatici e selettivi)
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• Forme per il finanziamento:
– prestiti a condizioni agevolate
– sovvenzioni
– possono esserci condizioni: reinvestimento in
nuovi film
• Organismi responsabili:
– uno o più enti a livello nazionale e/o locale
– Italia: eccezione. Manca un ente dedicato a
livello centrale e mancano enti a livello locale
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• Interventi a livello comunitario
– principio di sussidiarietà rispetto alle politiche
nazionali
– focus su attività meno coperte a livello nazionale:
• formazione
• distribuzione
• sviluppo
– focus sul miglioramento dello sfruttamento e della
diffusione di prodotti (vs interventi nazionali: focus
produzione)
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• Iniziative più rilevanti:
–
–
–
–
MEDIA (1991-1995)
MEDIA II (1996-2000)
MEDIA PLUS (2001-2005)
MEDIA 2007 (2007-2013)
• formazione (selettivo; prestiti non rimborsabili)
• sviluppo (selettivo; prestiti rimborsabili)
• distribuzione (automatico e selettivo)
– Eurimages (Consiglio d’Europa)
• co-produzione
• distribuzione
• esercizio
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• Il problema della nazionalità del film
– è fondamentale per identificare i prodotti o
soggetti che possiedono i requisiti per
partecipare ai programmi di sostegno
– vari criteri, più o meno restrittivi, nei diversi
paesi europei
– frequenti i sistemi a punti, assegnati in
funzione delle risorse impiegate per produrre i
film
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• Valutazione critica
– il deficit del settore è problema di ordine economico
– distinguere due piani:
• obiettivi culturali
• obiettivi economici
– vanno in direzioni diverse:
• gli obiettivi culturali sono finalizzati alla realizzazione di
prodotti che preservano o rafforzano le diversità
• gli obiettivi economici presuppongono un mercato
relativamente ampio e tendono quindi a favorire
l’omogeneità
– in ragione di tale dicotomia è molto difficile
raggiungere i due obiettivi contemporaneamente
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• Le azioni di sostegno del settore
cinematografico a livello nazionale e
comunitario sono improntate al
perseguimento contestuale e congiunto
dei due obiettivi:
– economico
– culturale
• C’è dunque un problema di compatibilità
tra logica economica e politica culturale
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• La giustificazione dell’intervento statale nella produzione
cinematografica sul piano esclusivamente culturale
rischia di allontanare il prodotto dalla logica di mercato
• Il prodotto cinematografico ha origine in un contesto di
mercato, come dimostrano sia l’esperienza europea sia
l’esperienza americana, e in tale conteso si sviluppa e si
evolve
• Solo in un secondo momento viene riconosciuto come
espressione artistica e si sviluppa in un contesto
lontano da quello di mercato
• L’allontanamento dal contesto di mercato comporta il
distacco dalla natura stessa del cinema
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• Soffermiamoci sugli obiettivi economici
• L’obiettivo centrale è il deficit del settore
europeo, dal quale gli altri obiettivi
(occupazione, sviluppo) dipendono
• Il deficit (o disavanzo) tra Europa e USA
può essere affrontato attraverso:
– la riduzione delle importazioni, e/o
– l’aumento delle esportazioni
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• Riduzione delle importazioni
– si può ottenere attraverso:
• imposizione di quote (o barriere, in generale)
• crescita del consumo nazionale di prodotti nazionali
• Aumento delle esportazioni
• disponibilità di prodotti “esportabili”
• promozione internazionale dell’offerta cinematografica
• Ciascuna delle misure indicate implica la
focalizzazione su attività diverse della filiera e su
strategie specifiche
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• Gli strumenti per ridurre il deficit possono essere il risultato:
– sia dell’intervento pubblico
– sia dell’iniziativa privata (a esclusione delle quote, di esclusiva
competenza statale)
• Se l’obiettivo di fondo è il recupero di competitività del settore
europeo, questo dovrebbe sostenersi attraverso il ricorso a
meccanismi di mercato
• La riduzione del deficit non può, quindi, essere il risultato di una
pianificazione elaborata a livello istituzionale
• Il nodo centrale del problema deve essere l’iniziativa
imprenditoriale privata, alla quale le normative nazionali non
possono sostituirsi nella gestione delle attività, né devono sostituire
altri obiettivi a quelli che le imprese cercano di raggiungere
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• La disponibilità di “prodotti esportabili” (aumento
export) e…
• la “crescita del consumo interno” (riduzione
import)
• richiedono entrambe una maggiore
concentrazione delle iniziative di produzione,
benché con strategie differenti:
– nel caso dell’export, su prodotti progettati per un mkt
internazionale
– nel caso del consumo interno, su prodotti concepiti
per il mercato nazionale
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• Nel caso dell’Europa si osserva, con rare eccezioni, che:
– il prodotto cinematografico sviluppato per il mkt nazionale riduce
il proprio potenziale commerciale all’estero
– ciò differisce da quanto avviene in USA
• La promozione internazionale, e…
• la crescita del consumo interno richiedono entrambe:
– una maggiore concentrazione delle iniziative nell’attività di
distribuzione:
• nel caso della promozione internazionale i mkt interessati sono
quelli esteri
• nel caso della crescita del consumo interno il mkt interessato è
quello nazionale
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• Ricapitolando:
– problema principale: deficit
– necessità di aumentare contemporaneamente:
• volume di offerta
• qualità dei film
• investimenti complessivi in produzione
– l’analisi del BEP ha mostrato che il settore
cinematografico europeo presenta un livello di
investimenti non in grado di essere assorbito dalla
domanda
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• Poiché in Europa gli investimenti non sono
assorbiti dalla domanda, si pone l’alternativa tra:
– aumento degli investimenti in produzione (a parità di
volume di offerta)
– diminuzione del volume di offerta (a parità di
investimenti nella produzione)
• Se si vuole diminuire il deficit:
– si devono aumentare gli investimenti, ma…
– aumenta anche il rischio ad essi associato
– se infatti gli investimenti non riescono a incrementare
il consumo di prodotti interni e a spostare in questo
modo il punto di pareggio, sono destinati ad
aumentare ulteriormente il divario economico
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• Il problema del deficit:
– non è legato solo alla disponibilità di risorse
finanziarie
– ma anche alla disponibilità di risorse creative in
grado di contribuire sistematicamente alla
realizzazione, in diretta concorrenza col prodotto
USA, di:
• prodotti internazionali
• film nazionali
– in Europa le risorse creative (attori, in primis)
presentano un grado di riconoscibilità e visibilità molto
ridotto: difficile esportabilità
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• La necessità di:
– aumentare il livello degli investimenti
– ripartire il rischio a essi collegato
• ha incentivato la realizzazioni di coproduzioni europee
– il risultato, date le caratteristiche di “non
esportabilità” delle risorse, non è un “prodotto
europeo” ma un film che incrementa il rischio
sul mercato
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• Il posizionamento nazionale dell’offerta
cinematografica europea dovrebbe:
– avere come riferimento naturale i singoli
mercati nazionali e…
– dovrebbe risultare complementare, più che
alternativo, all’offerta americana, in particolare
rispetto alle produzioni per il mercato di
massa
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• Se le imprese europee volessero competere
direttamente con quelle americane:
– dovrebbero imitare le strategie dei concorrenti, e…
– realizzare dei film “americani” negli USA
– spostando la produzione là dove le risorse risultano
più competitive
• Questo comporterebbe effetti opposti a quanto
auspicato dalle politiche europee in termini:
– economici (occupazione)
– culturali
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• Concentrarsi su un mercato nazionale complementare
rispetto a quello USA
– non significa abbandonare il mercato di massa, bensì…
– focalizzarsi su quei segmenti del mercato di massa i cui
investimenti necessari non presuppongono un mkt
internazionale
• Questo comporta:
– investimenti calibrati sul mkt nazionale
• diretti allo sviluppo di un assortimento di film sufficientemente
vario e non concentrato su pochi generi (p.es. comici)
– rinuncia a quelle produzioni e a quei segmenti di mkt che
richiedono investimenti troppo elevati rispetto alle produzioni
nazionali
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• Quanto al posizionamento internazionale, soprattutto negli USA:
– l’offerta europea dovrebbe concentrarsi sui mercati di nicchia:
• “film d’arte” o “di qualità”
• segmenti di pubblico che:
– considerano il cinema più una esperienza culturale che un prodotto di
intrattenimento
– riconoscono storicamente tali caratteristiche nei film europei
– la concorrenza in questi mercati è elevata:
• comprende gli indipendenti USA (spesso affiliati a Majors)
– questi possono far leva su una rete distributiva molto ampia…
– aumentando le possibilità di esposizione verso il mkt di massa (crossover
potential)
– Attraverso maggiori sforzi nella distribuzione, i segmenti di nicchia
possono generare risultati molto positivi per i film europei
– in prospettiva, i confini di questi segmenti possono essere ridefiniti e
l’offerta europea aumentare la propria visibilità, conquistando posizioni
limitate, ma fondamentali, per aspirare in seguito a ruoli e mercati più
ampi
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