corso St rel int parte1 - La FIFI 5 Torino

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STORIA DELLE RELAZIONI
INTERNAZIONALI
DAL SISTEMA EUROPEO AL SISTEMA
MONDIALE DEGLI STATI
DEFINIZIONI
Politica internazionale: cronaca dei fatti contingenti considerati nel momento in cui
accadono, nelle loro immediate premesse e nelle conseguenze che ne derivano
Storia internazionale: studio di ciò che non riguarda la realtà interna dello Stato in cui
si opera
Storia dei trattati: è prevalente l’aspetto giuridico dello studio del procedimento
mediante il quale furono elaborate le norme contenute nei trattati e delle disposizioni
convenute nei trattati stessi
Storia diplomatica: storia della politica estera degli Stati
Storia delle relazioni internazionali: studio dei rapporti tra Stati, ruolo delle
organizzazioni internazionali e delle ONG, dinamiche economiche, sociali, ambientali,
influenza dei media, dell’opinione pubblica, delle ideologie, funzione della società civile,
peso delle imprese multinazionali, fattori geografici, demografici ecc.
GLOSSARIO I

STATO MODERNO

RAGION DI STATO
sicurezza e stabilità dello Stato sono obiettivi prioritari cui va
subordinata ogni altra considerazione di natura etica, religiosa, politica,
economica o giuridica

ANARCHIA INTERNAZIONALE
politica internazionale = lotta per il potere, politica di potenza

GERARCHIA TRA STATI E PRINCIPIO DI EQUILIBRIO

SISTEMA INTERNAZIONALE
complesso di interrelazioni tra soggetti distinti in cui il comportamento di ciascuno
influenza le scelte degli altri
GLOSSARIO II

SISTEMI DI STATO BIPOLARI E SISTEMI DI STATO MULTILATERALI

SISTEMI OMOGENEI O VALORI DIVERSI

STATI INSULARI E STATI CONTINENTALI

RICCHEZZA E POTENZA
ATTORI E FATTORI
Attori: coloro che agiscono nel campo delle relazioni internazionali (individui,
enti, organizzazioni). Uno degli attori più importante (e per secoli quasi
esclusivo) è lo Stato, oggi affiancato da altri soggetti che influenzano le relazioni
internazionali (organizzazioni internazionali, ONG, imprese multinazionali, lobby,
organizzazioni terroristiche, organizzazioni criminali, opinione pubblica ecc.).
Fattori: elementi di varia natura che influiscono sull’andamento delle relazioni
internazionali (geografia e territorio, popolazione e curva demografica, sistema
economico, strutture politiche e sociali, ideologia, potenza militare, ambiente,
sviluppo scientifico e tecnologico ecc.).
PERIODIZZAZIONE

1494
grandi potenze
crisi del sistema italiano degli Stati. Spagna e Francia

1521 - 1659 tentativi egemonici asburgici. I Paesi Bassi grande potenza

1661 - 1815 tentativi egemonici francesi. Ascesa dell’Inghilterra, di
Prussia, Austria e Russia

1815 - 1914 pace dei cent’anni. Egemonia britannica. Ascesa di Stati
Uniti e Giappone

1914 - 1945 tentativi egemonici tedeschi. Crollo del sistema
europeo degli Stati

1945 - 1991 sistema mondiale bipolare. Integrazione europea

post 1991
ricerca di un nuovo ordine internazionale: anarchia,
unipolarismo, multipolarismo?
L’Europa nell’800
L’impero di Carlo Magno nell’anno 814
La divisione dell’impero di Carlo Magno
L’Europa nel 900
L’Europa nel 1000
L’Europa nel 1100
L’Europa nel 1200
L’Europa nel 1300
DAL SISTEMA ITALIANO AL SISTEMA EUROPEO
DEGLI STATI

Il sistema italiano degli Stati
•
•
•
•
Anticipa due caratteristiche del sistema europeo:
il principio dell’equilibrio e la presenza di uno Stato insulare
Cinque grandi potenze regionali e molte medie e piccole potenze
La pace di Lodi del 1454
Lorenzo il Magnifico
 La crisi del sistema italiano degli Stati
•
La calata di Carlo VIII di Francia e l’inizio delle guerre per l’egemonia in
Italia
 L’emergere di grandi potenze europee
•
•
•
•
Regno di Spagna, Regno di Francia, Regno d’Inghilterra
Italia e Germania
L’Europa orientale e la Russia
L’impero ottomano
Il sistema italiano degli Stati 1494 I
Il sistema italiano degli Stati 1494 II
L’EUROPA NELL’ETA’ MODERNA
I secoli XV e XVI sono caratterizzati da due fattori di lungo periodo, destinati a
segnare la storia europea nei secoli successivi:
•
•
l’espansione europea nel mondo ad opera delle monarchie territoriali della costa
atlantica (iberiche, francese, inglese);
il conflitto fra le potenze europee per la supremazia sul vecchio continente e per la
spartizione delle aree di influenza coloniali.
Il primo fenomeno evidenzia la necessità di leggere la costruzione dell’identità
europea in termini di alterità e di conflitto: gli europei civilizzati rispetto ai
“selvaggi” americani (totalmente diversi e attraverso i quali, per confronto e
differenza, è possibile vedere la propria identità); il “dispotismo” degli asiatici,
come sostiene Machiavelli, rispetto alla libertà europea.
Il secondo fenomeno rappresenta il filo logico interpretativo della storia europea
nell’età moderna e contemporanea: la creazione del sistema europeo degli Stati,
caratterizzato dalla compresenza conflittuale di una pluralità di Stati in precario
equilibrio fra loro e dal tentativo ripetuto (e sempre fallito, anche grazie al ruolo
anti-egemonico giocato da potenze periferiche quali la Gran Bretagna, l’impero
turco e la Russia) di alcuni di essi di imporre con la forza la propria egemonia sul
continente, nella prospettiva della costruzione di un impero unitario.
L’Europa nel 1400
L’Europa nel 1500
ECONOMIA, MERCATI, COMMERCI, RAPPORTI
SOCIALI NEL CINQUECENTO
 Scoperte geografiche ed espansione coloniale. Sviluppo della navigazione. Il
miracolo europeo: la frammentazione politica favorisce pluralismo, libertà
intellettuale, antagonismo competitivo, innovazione che impediscono
l’affermarsi di un potere centralizzato. Nessuna potenza raggiunge il margine
di vantaggio determinate. Rivoluzione militare. Svilupppo della stampa. La
tecnica
 Le nuove correnti del traffico internazionale. Le rotte intercontinentali e
internazionalizzazione degli scambi. Sviluppo demografico e rivoluzione
dei prezzi
 L’economia capitalistica, artigianato e industria, concentrazione dei
capitali e finanza
 Gruppi e rapporti sociali: clero, nobiltà, borghesia, contadini e salariati.
Ascesa di nuovi strati legati alle nuove attività economiche: finanzieri,
imprenditori, mercanti, tipografi, tecnici, ingegneri e artigiani impegnati
nelle produzioni d’avanguardia
 Spirito capitalistico: calcolo razionale. Etica capitalistica e calvinismo
I PRINCIPALI CENTRI DI POTERE MONDIALI NEI
SECOLI XV-XVI
 Europa occidentale (assenza di un’autorità centrale e uniformizzante)
 Impero ottomano
 Moscovia
 Persia
 Impero Moghul
 Cina
 Giappone
I TENTATIVI EGEMONICI DEGLI ASBURGO
1521 - 1659
 CARLO V D’ASBURGO 1519 - 1556
 FILIPPO II DI SPAGNA 1556- 1598
 LA GUERRA DEI TRENT’ANNI 1618 - 1648
CARLO V D’ASBURGO
1519 - 1556
La Riforma protestante e la spaccatura religiosa e politica determinano in
Germania un particolarismo che ostacola per secoli la formazione dello Stato
unitario.
I domini ereditari (Austria, Borgogna, Paesi Bassi, Castiglia, Aragona, Napoli,
Sicilia, Sardegna, colonie americane) e la corona imperiale.
Direttrici della politica estera:
•
•
•
Egemonia del potere imperiale. Asservimento dell’Italia. Le guerre contro la
Francia terminate per sfinimento dei contendenti
Difesa del cattolicesimo e lotta al protestantesimo. La pace di Augusta, 1555:
cuius regio eius religio
Il difficile contenimento dell’impero turco
La divisione dei suoi domini: l’impero è troppo vasto ed eterogeneo. Filippo II re
di Spagna (1556) e mantiene Paesi Bassi, Franca contea, Italia e le colonie
Americane. Ferdinando I i domini austriaci e orientali, dal 1558 imperatore.
Spagna e Austria rimarranno separate per sempre.
La pace di Cateau-Cambrésis 1559; egemonia spagnola sull’Italia.
Spagna e Austria nel 1558
FILIPPO II DI SPAGNA
1556 - 1598
La Spagna di Filippo II:
religione (unione monarchia-cattolicesimo);
economia (primato della rendita sul profitto borghese-capitalistico);
centralizzazione assolutistica; militarismo; colonialismo;
la politica matrimoniale.
Le direttrici della politica estera:
•
•
•
la guerra contro i Turchi. Lepanto
la rivoluzione dei Paesi Bassi
scontro tra due mondi; prima grande rivoluzione dei tempi moderni;
tolleranza religiosa; dinamismo economico; pluralismo sociale
l’Inghilterra
a. ascesa della potenza internazionale dell’Inghilterra
b. fallimento dell’espansionismo spagnolo e della riconquista cattolica
dell’Inghilterra
c. effetti decisivi sulla rivoluzione dei Paesi Bassi
L’espansione dell’impero ottomano
La ribellione dei Paesi Bassi 1555
La ribellione dei Paesi Bassi 1609
L’ASCESA DELL’INGHILTERRA ELISABETTIANA
Strutture politiche
Il Parlamento rappresenta le antiche classi dirigenti, ma anche i nuovi
ceti sociali in ascesa e diventa la voce politica della società; ruolo
fondamentale nell’approvazione ripartizione del carico fiscale.
Ascesa economica
Gentry e yeoman agiscono secondo mentalità razionalistico-capitalistica.
Le strutture commerciali internazionali, fulcro della potenza economica.
Commercio e guerra di corsa. 1566: borsa di Londra. 1600: Compagnia
delle Indie orientali. Avvio dell’espansione coloniale. Formazione di grandi
centri urbani commerciali e industriali. Dinamismo economico.
Presenza di ceti medi. Possibilità di ascesa sociale. Sviluppo della società
civile. Il potere politico non si contrappone, ma si integra con il capitalismo, a
differenza della monarchia spagnola militare-burocratica che contrasta le forme
dell’economia moderna.
LA FRANCIA E LE GUERRE DI RELIGIONE ENRICO
IV
Le guerre civili 1562-1598
Incapacità di dare una risposta alla convivenza tra cattolicesimo e
protestantesimo; indebolimento dell’autorità della corona; impoverimento
economico.
Filippo II finanzia i Guisa.
Enrico IV di Borbone re di Francia.
Editto di Nantes:
•
•
•
libertà di culto agli ugonotti in certi luoghi (calvinismo religione tollerata)
eguaglianza dei diritti civili per i riformati (accesso alle cariche pubbliche)
possesso di fortezze armate per gli ugonotti
L’Europa nel 1600 I
L’Europa nel 1600 II
LA GUERRA DEI TRENT’ANNI I
1618 - 1648
Le cause:
•
rinnovato tentativo degli Asburgo, difensori della controriforma, di stabilire
l’egemonia sull’Europa e quindi tentativo di distruzione della forza politica
del protestantesimo come mezzo per affermare il proprio dominio politico e
assoggettare l’impero
•
problema religioso. Diffusione del calvinismo, non contemplato dalla pace
di Augusta del 1555
•
ascesa della Svezia e disegno egemonico nel Baltico
•
ripresa della Francia e rinnovata volontà di opposizione antiasburgica
LA GUERRA DEI TRENT’ANNI II
La carta geopolitica d’Europa allo scoppio della guerra:







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
Spagna
Austria
Francia
Inghilterra
Province Unite
Danimarca
Svezia
Polonia
Russia
LA GUERRA DEI TRENT’ANNI III
Sono coinvolti tutti i paesi europei eccetto Russia, impero ottomano,
Inghilterra.
Le fasi della guerra:
1.
2.
3.
4.
la fase boema (defenestrazione di Praga, 1618; battaglia della Montagna Bianca,
1620)
la fase danese (editto di restituzione)
la fase svedese (Gustavo Adolfo)
la fase francese (Richelieu, ristabilita all’interno del regno l’autorità della corona,
fa entrare direttamente in campo la Francia per contrastare il piano egemonico
degli Asburgo. Vittoria francese a Rocroi, 1643)
LE PACI DI VESTFALIA I
Le paci di Vestfalia 1648
Due trattati (le conferenze di pace iniziano nel 1642 e si protraggono fino
al 1648):
•
•
Münster tra l’impero e la Francia
Osnabrück tra l’impero e la Svezia
 Riconoscimento da parte della Spagna dell’indipendenza delle Province Unite
con una pace separata
 Riconoscimento del possesso francese di Metz, Toul, Verdun, parte
dell’Alsazia, Pinerolo
 È confermata la frammentazione della Germania in 350 Stati e micro-Stati
sovrani che ottengono la sovranità in politica estera
 La Svezia si espande nella Germania settentrionale e sul mar Baltico
 I cantoni svizzeri sono riconosciuti come entità sovrane
 La pacificazione di Augusta è estesa al calvinismo
Le conseguenze
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Trionfo della politica francese di divisione della Germania
Crollo della potenza spagnola; pace dei Pirenei 1659
La Francia diventa la prima potenza europea per effetto della decadenza
spagnola, della frantumazione politica della Germania, del fallimento delle
ambizioni egemoniche degli Asburgo
La Svezia, grande potenza europea; egemonia svedese nell’area del Baltico
Fallimento del piano controriformistico e di riconquista cattolica della Germania;
riconoscimento del calvinismo
Fine di due visioni del mondo contrapposte per secoli:
- imperiale (potere politico universale)
- papale (disciplina del mondo fondata su principi e sanzioni religiose)
L’unificazione tedesca, come quella italiana, è ritardata di 200 anni
Gli Asburgo, preclusa l’espansione verso l’Europa centro-occidentale,
indirizzano i loro disegni espansionistici verso la regione danubiana
Egemonia commerciale olandese
Disastro per la società e l’economia europee (carestie, epidemie, saccheggi)
Il modello Vestfalia delle relazioni internazionali: Stati non più sottoposti alla
potestà imperiale, di varia grandezza, ma giuridicamente eguali (superiorem non
reconoscentes), eppure diversi dal punto di vista della politica di potenza.
Affermazione del principio d’equilibrio (iustum potentiarum aequilibrium)
L’Europa nel 1648 I
L’Europa nel 1648 II
IL FALLIMENTO DEL TENTATIVO EGEMONICO
DEGLI ASBURGO
Le cause del fallimento:
•
aumento dei costi della guerra. Aumentano le entrate (introiti da miniere
americane da 200.000 a 2 milioni di ducati annui), ma ancora di più le uscite
(10 milioni di ducati solo per l’Invencible Armada del 1588). Nel 1598 il debito è
di 100 milioni di ducati e il pagamento degli interessi è pari ai 2/3 di tutte le
entrate
•
dispersione strategica. Troppi obiettivi, troppi nemici, troppi fronti dove
combattere. Mancanza di una chiara visione delle priorità difensive (la guerra
nei Paesi Bassi costa 218 milioni di ducati contro 121 arrivati nello stesso
periodo dalle miniere americane)
•
irrazionalità e inefficienza gestionale dei domini asburgici, difficoltà a
concentrare e ottimizzare le risorse
L’ASCESA DELLA FRANCIA
•
Mazzarino porta a compimento l’opera di Richelieu. Sconfitta della
fronda parlamentare e della fronda dei principi
•
Sconfitta della Spagna e pace dei Pirenei, 1659
•
Matrimonio tra Luigi XIV di Francia e Maria Teresa d’Asburgo
L’EUROPA A METÀ SEICENTO I
Assolutismo e parlamentarismo
Il modello assolutistico-centralistico: persiste In Spagna e si consolida in Francia.
Inghilterra e Paesi Bassi, dove i ceti emergenti sono molto forti, rompono con tale
modello e affermano il regime parlamentare e attraversano un impetuoso sviluppo
capitalistico. Fra parlamentarismo e capitalismo si instaura un nesso organico. La
borghesia conquista un proprio ruolo nella gestione dello Stato e il potere politico
rispecchia la pluralità degli interessi dei diversi ceti sociali. Vocazione marittima di
entrambi i paesi. Il confronto degli interessi economici si riflette sul piano culturale e
religioso; l’apertura all’innovazione economica diventa accettazione dei valori della
diversità culturale, ideologica e religiosa (in Inghilterra in maniera contraddittoria). La
diversità, combattuta in Spagna, assume un valore positivo. Fra Stato e società civile si
crea un equilibrio dinamico.
Capitalismo e borghesia
Olanda Inghilterra Francia: ceti borghesi, in pieno sviluppo e ascesa sociale, agenti
storici dello sviluppo capitalistico. Elementi della modernizzazione: aumento peso
economico e sociale della borghesia, forza militare dello Stato, incremento demografico.
Spagna Portogallo: borghesia rachitica; polarizzazione sociale tra nobiltà parassitaria e
consumistica e clero pletorico e contadini, pastori, piccoli artigiani.
Francia
Ascesa grazie a decadenza spagnola, frammentazione politica della Germania,
fallimento delle ambizioni politiche austriache. Scontro tra la corona, che vuole
consolidare la sua autorità, e le forze centrifughe (nobiltà, parlamenti, ugonotti) che
contrastano il progetto centralistico. A differenza della Spagna, prosegue il processo di
modernizzazione economica e sociale. Modello della monarchia assoluta; lo Stato
afferma il suo primato sulla società civile.
Inghilterra
Scontro tra assolutismo e forze antiassolutistiche, come in Francia, ma con esito
opposto. A differenza della Francia (dove l’antiassolutismo è rappresentato dalla grande
nobiltà che nutre pretese di autonomia di matrice feudale), le forze antiassolutistiche
hanno un contenuto politico e sociale diverso: sono i ceti economicamente e
socialmente emergenti, portavoce di esigenze di libertà politica moderna, che vogliono
contare, tramite il parlamento, nel governo del paese. Modello della monarchia
parlamentare; la corona rispetta il sistema delle libertà politiche e civili.
La rivoluzione inglese. Cromwell.
L’atto di navigazione (1651) e la prima guerra anglo-olandese (1652-1654). Seconda
(1664-1667) e terza (1672-1674) guerra anglo-olandese.
La gloriosa rivoluzione: la realtà politica, sociale, culturale, religiosa in contrasto con
l’assolutismo degli Stuart. Il Bill of rights, 1689; creazione della Banca d’Inghilterra,
1694.
Paesi Bassi
Grande potenza economica e coloniale; la borghesia è il ceto dominante (primo caso
nella storia europea); libertà politica, culturale, religiosa. Etica economica; pluralismo;
laicizzazione di valori e comportamenti; libertà e tolleranza; spirito scientifico; arte;
espansione coloniale (Compagnia delle Indie orientali, 1602).
Italia
Le nuove rotte marittime, la potenza ottomana, l’ascesa olandese e inglese le fanno
perdere il ruolo di ponte nel Mediterraneo fra Oriente ed Europa. La decadenza, anche
se rimangono centri commerciali importanti (Genova e Venezia porti di rilievo regionale).
La controriforma soffoca l’umanesimo rinascimentale. Marginalizzazione economicosociale e culturale. Caduta della mobilità sociale, spagnolismo (non solo nei domini
spagnoli), contrazione della borghesia, divaricazione tra Nord e Sud destinata ad
approfondirsi, consolidamento dello spirito regionalistico di fronte all’esperienza
nazionale in crescente rafforzamento vissuta da Francia, Spagna, Inghilterra, Olanda.
Spagna
La decadenza. Sollevazioni in Biscaglia, Galizia, Catalogna, Portogallo, Napoli, Sicilia
tra il 1637 e il 1652.
Europa orientale
Potere sociale nelle mani della nobiltà, contadini poveri, debole sviluppo della borghesia.
La monarchia in Polonia è debole, in Russia soggioga la nobiltà e instaura un potere
assoluto, centralizzato e dispotico.
LA FRANCIA DI LUIGI XIV I
L’organizzazione statale
Il ruolo della borghesia. Colbert e il colbertismo (manifatture nazionali, lotta alla
concorrenza olandese e inglese, sviluppo della flotta, creazione delle compagnie
commerciali).
Le Tellier e la costruzione del grande esercito (da 40.00 a 450.000 uomini; Vauban
e la creazione del corpo del genio).
Le istituzioni culturali e la formazione del consenso; la celebrazione della gloria del
re.
La politica religiosa: revoca dell’editto di Nantes, 1685; il gallicanesimo.
Il militarismo, possibile grazie a: modernizzazione della società francese,
accentramento del potere, efficienza dell’amministrazione statale, assoggettamento
della società civile allo Stato, mobilitazione delle risorse economiche.
LA FRANCIA DI LUIGI XIV II
Il progetto egemonico e il suo fallimento
Il disegno antispagnolo e la guerra di devoluzione.
Il disegno antiolandese: obiettivi espansionistici e politica economica.
Le Camere di riunione. L’Europa contro la Francia: la guerra della lega di Augusta
(1688-1697).
La guerra di successione spagnola, 1702-1713. La religione non è più componente
essenziale della guerra, legata a problemi economici e politici. Voltafaccia di Savoia e
Portogallo.
I trattati di Utrecht, 1713 e Rastatt, 1714. Principio dell’equilibrio, perseguito
dall’Inghilterra, cardine della sua politica estera fino alla II guerra mondiale.
La Francia rimane grande potenza, conserva Strasburgo; Filippo V di Borbone rimane
re di Spagna.
La Spagna mantiene i domini coloniali, ma perde quelli europei: Paesi Bassi, Milano,
Mantova, Napoli e Sardegna all’Austria (egemonia austriaca in Italia).
I Paesi Bassi s’ingrandiscono nelle Fiandre, ma perdono egemonia economica. Vittorio
Amedeo II ottiene il titolo di re, la Sicilia e possedimenti in Piemonte. Federico I di
Hohenzollern re di Prussia.
Inghilterra: consolida l’equilibrio in Europa, ottiene Gibilterra (1704) e Minorca,
influenza sul Portogallo, colonie francesi in Nord America (baia di Hudson, Nuova
Scozia, Terranova), privilegi economici in quelle spagnole. Act of settlement e atto di
unione.
Luigi XIV e le Fiandre
La Francia di Luigi XIV
IL COLONIALISMO NEL SEICENTO
 Cinquecento: predominio coloniale spagnolo e portoghese
Seicento: ascesa coloniale di Paesi Bassi, Inghilterra, Francia
 Spagna e Portogallo, dove non decolla il capitalismo, decadono; si
esauriscono le miniere di metalli preziosi, l’economia, strutturalmente debole,
non alimenta un legame vitale con le colonie e non produce forme innovative
di produzione e commercio
 L’impero coloniale non è più legato allo sfruttamento di metalli preziosi e al
commercio di spezie e merci rare, ma alla produzione su vasta scala di
cotone (per l’industria tessile di massa), tè, caffè, tabacco, mais la cui cultura
richiede forti investimenti, organizzazione del commercio internazionale,
industria di trasformazione nella madrepatria, adeguati canali di
commercializzazione, disponibilità di capitali
GLI IMPERI COLONIALI SPAGNOLO E
PORTOGHESE
Portogallo
Ridimensionato dagli attacchi olandesi, inglesi e arabi, in grande decadenza.
Asia: Goa e Diu in India; parte di Timor nell’arcipelago della Sonda, Macao in Cina
Africa: Angola, Mozambico, Guinea Bissau, Guinea equatoriale
America: Brasile
Spagna
Nonostante la decadenza, rimaneva il maggior impero coloniale. La decadenza
della madrepatria aveva favorito l’autonomia delle autorità locali e la formazione di
una classe dirigente indigena, i creoli. Cessato la sfruttamento delle miniere,
aumenta la produzione di zucchero, cacao, frutti tropicali, allevamento del bestiame.
In assenza di sbocchi sul mercato spagnolo, proprietari spagnoli e creoli alimentano
il contrabbando con inglesi, olandesi e francesi.
America: Florida, California, quasi tutta l’America centrale, America meridionale
eccetto Brasile
Asia: Filippine
Gli imperi coloniali spagnolo e portoghese
L’IMPERO COLONIALE OLANDESE
Tipo di colonialismo laico e capitalistico finalizzato al profitto, diverso da quello
portoghese e spagnolo. L’impero è realizzato a spese di Portogallo e Spagna.
Asia: Molucche, Cochin, Ceylon, Malacca, Indonesia (centro del loro enorme
impero dove introdussero piantagioni di canna da zucchero, caffè, pepe).
Africa: basi nell’Africa occidentale cacciando i portoghesi, Sud Africa (boeri e
ugonotti francesi).
America: Piccole Antille (zucchero, tabacco, rum); America del Nord (Nuova
Amsterdam, dal 1664 dopo la vittoria inglese New York); Guyana olandese.
Australia: Tasmania e Nuova Zelanda, poi abbandonate.
Le rotte commerciali olandesi nel 1650
L’IMPERO COLONIALE INGLESE
America centrale: Bermuda 1612, Barbados, Giamaica 1659 (zucchero),
Honduras, Bahama.
America del Nord: Virginia, Maryland, Carolina; New England (Massachusetts
1620) con tratti diversi da quelle meridionali, padri pellegrini. Colonie fondate da
dissidenti religiosi, dotati di capacità culturali e economiche, decisi a stabilirsi
nel nuovo mondo, animati da spirito di libertà e intraprendenza, desiderosi di
creare una nuova società. Con la pace di Utrecht 1713 la Francia cede baia di
Hudson, Acadia (Nuova Scozia), Terranova. Presenza di europei evoluti, società
e economia borghese capitalistica. Non sono colonie centralizzate e
burocratico-militari come quelle spagnole, ma c’è una certa autonomia e vita
politica locale.
India: Madras, Bombay, Calcutta.
Persia: isole dello stretto di Ormuz.
Sant’Elena 1651.
L’IMPERO COLONIALE FRANCESE
La politica coloniale francese fu diversa da quella olandese e inglese.
Olanda e Inghilterra: espansione coloniale extra-europea è componente
fondamentale della loro politica estera e di sviluppo economico.
Francia: è assorbita dal consolidamento dello Stato all’interno e dall’espansione dei
confini in Europa contro Austria, Spagna e Olanda. Tuttavia inizia espansione
coloniale con Enrico IV, Richelieu e Colbert.
A differenza del colonialismo inglese basato su un certo rispetto delle autonomie, la
Francia pone le colonie sotto l’autorità diretta della corona trasformandole in
provincia francese, parti di una più grande Francia (self government vs.
assimilazione).
Asia: Pondicherry 1674, Chandernagore
Antille: Guadalupa e Martinica 1635 (zucchero, caffè, spezie); Caienna (Guyana
francese) 1637
America del Nord: Nuova Francia, Québec 1608, Acadia, Montréal 1642,
Louisiana 1682.
Gli imperi coloniali all’inizio del Settecento I
Gli imperi coloniali all’inizio del Settecento II
L’espansione europea in America
LA TRASFORMAZIONE EUROPEA I
Tra fine Cinquecento e inizio Settecento l’Europa consolidò la centralità nel mondo
rimasta caratteristica principale fino al Novecento e conquistò un primato indiscusso.
L’impero ottomano iniziò la decadenza, l’impero cinese rimase povero di vitalità,
preoccupato di conservare la passata grandezza. L’Europa acquistò dinamismo
divenendo centro in espansione del potere mondiale, contraddistinta da trasformazioni
economiche sociali politiche e culturali in cui innovazione e mutamento, fonte del
progresso, rivestirono un ruolo crescente vs. immobilismo e staticità.
In Europa si formò una frattura tra la parte sviluppata e quelle meno sviluppate destinata
a caratterizzare il continente per secoli. Il triangolo dello sviluppo comprendeva Olanda,
Inghilterra e Francia con appendici in Italia settentrionale e in Germania. La borghesia
divenne fattore di progresso e la cultura scientifica diede origine alla scienza moderna.
Intorno a questo polo di progresso si collocavano le zone della decadenza: Portogallo,
Spagna, maggior parte dell’Italia, l’Europa orientale.
In economia l’innovazione fu non tanto nella produzione industriale, quanto nella
commercializzazione, finanza, assicurazioni, intervento pubblico nei rapporti economici.
Forza economica, militare e statale si saldarono determinando l’ascesa di grandi
potenze e l’emarginazione di quelle piccole (Olanda) e di quelle regionali (Venezia).
LA TRASFORMAZIONE EUROPEA II
Inghilterra
Prese il posto dell’Olanda. Espansione commerciale determinata dallo sforzo
combinato dell’imprenditorialità privata e della politica statale che favorì
militarmente e economicamente le Compagnie commerciali. Formazione del più
grande mercato interno unificato nel 1707, libero e dinamico, senza più i vincoli
delle corporazioni medievali. Mobilità della manodopera. Penetrazione capitalistica
nelle campagne, accanto alla tradizionale proprietà nobiliare avanzò quella
borghese che introdusse nello sfruttamento della terra la mentalità imprenditoriale
capitalistica commerciale e manifatturiera. Interconnessione di interessi dello Stato
e dei privati portò allo sviluppo delle banche come mezzo di deposito e credito.
Creazione nel 1694 la Banca d’Inghilterra da parte della borghesia commerciale,
industriale e agraria per sostenere il regime sorto dalla rivoluzione del 1688.
Nascita dei Lloyd di Londra. Aumento dell’importanza delle colonie come
componente organica del commercio inglese, soprattutto americane, la cui
popolazione era in crescita, che importavano manufatti e esportavano materie
prime.
LA TRASFORMAZIONE EUROPEA III
Francia
Con Inghilterra, in grande ascesa nel Seicento. Consistente intervento dello Stato
in economia, ma in una situazione di rapporti sociali più arretrata. Nonostante
centralismo amministrativo e burocratico, i rapporti di proprietà, i rapporti sociali e
i comportamenti collettivi erano meno moderni. Gli antichi privilegi feudali
mantenevano una tenuta sconosciuta all’Inghilterra. In Inghilterra la borghesia si
amalgamò con la nobiltà e divenne classe politicamente potente in grado di
affermare le sue esigenze sullo Stato. In Francia Chiesa e nobiltà mantennero gli
antichi privilegi e la borghesia, pur sostenendo la monarchia, in quanto classe
sociale rimase politicamente subalterna nel quadro dello Stato assoluto. Non si
riuscì a unificare il mercato che conservò dogane interne e vincoli alla
circolazione delle merci. Clero e nobiltà erano ceti privilegiati parassitari che
concepivano la terra come fonte di rendita senza preoccuparsi di realizzare
moderna politica di investimenti e commercializzazione.
LA TRASFORMAZIONE EUROPEA IV
Europa orientale
Inferiorità rispetto alla parte occidentale per la mancata modernizzazione, scarsa
presenza della borghesia, del capitalismo industriale e commerciale. Mobilità sociale
limitata. Il potere dominante era quello della nobiltà terriera, prevalenza del latifondo,
contadini legati alla terra.
Rivolgimento nella distribuzione del potere e processi di modernizzazione dall’alto:
Sacro Romano Impero è svuotato; Svezia divenne potenza marginale; Polonia cedette
agli attacchi congiunti dei tre grandi vicini; Impero ottomano fu bloccato e respinto;
Austria si trasformò in impero multinazionale centrato nella regione danubiana; Prussia
divenne lo Stato politicamente e militarmente più dinamico della Germania; Russia entrò
nella scena europea.
Accentuato ruolo dello Stato e della corona secondo concezione assolutistica; solida
burocrazia accentrata; modernizzazione apparati militari, connubio assolutismo e
militarismo; nobiltà fornì i quadri del governo, amministrazione e esercito e mantenne i
privilegi.
Modernizzazione fu un fatto statale e militare. Mobilità sociale, anima del capitalismo
occidentale, sviluppo dei ceti medi, ascesa di contadini e lavoratori urbani verso
condizione di uomini liberi, nuova cultura scientifica che favoriva ricerca e innovazione
rimasero estranei a Europa orientale. Dispotismo e rigidità strutture politiche sociali
economiche approfondirono frattura tra Europa occidentale e orientale.
LA MODERNIZZAZIONE IN AUSTRIA
Germania priva di una comune identità politica. Dopo Vestfalia era sotto influenza
francese, dopo Utrecht riemerse quella austriaca e si affermò quella prussiana.
Stati più importanti erano Brandeburgo e Austria.
Riassestamento della monarchia austriaca e spostamento del baricentro dal
mondo germanico alla regione danubiana. Gli Asburgo abbandonarono il disegno
di riconquista cattolica della Germania e di formazione di uno Stato centralizzato
tedesco e ogni legame con la Spagna. L’impero era un agglomerato di Stati
diversi: Austria, Tirolo, Stiria, Carinzia (tedeschi); Boemia e Moravia (slavi), Slesia
(tedeschi), già domini della corona di San Venceslao; Ungheria, Transilvania,
Croazia,unite nella corona di Santo Stefano (magiari, romeni, slavi), dopo che
Eugenio di Savoia, modernizzato l’esercito, ebbe definitivamente respinto i Turchi
e imposto la pace di Carlowitz, 1699. Inoltre, dopo Utrecht, l’impero controllava i
Paesi Bassi e l’Italia. Impero multinazionale il cui problema era il controllo politico
di tanta diversità, da cui centralizzazione amministrativa e controllo militare.
LA MODERNIZZAZIONE IN PRUSSIA
Composta da Prussia, Brandeburgo e Cleve (nella regione renana), regno dal
1701. Discontinuità territoriale e povertà. Federico Guglielmo (1640-1688)
avvia la modernizzazione dall’alto secondo i principi del riformismo
assolutistico:
rafforzamento dello Stato e dell’amministrazione, secondo il modello
centralistico, e dell’esercito; affermazione dell’autorità della corona sulla
nobiltà e sulle assemblee provinciali; formazione di un’efficiente burocrazia;
sviluppo dell’economia. Tale modello di modernizzazione è l’opposto di
quello inglese basato sul dinamismo della società civile e sull’iniziativa dei
ceti borghesi.
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Politica fiscale
Modernizzazione politica e amministrativa
Politica economica
Modernizzazione dell’esercito
Prussia emerse come Stato più forte della Germania, assoluto, militarista,
protestante, di fronte a Austria cattolica la cui influenza sul mondo tedesco
iniziava a declinare.
LA MODERNIZZAZIONE IN RUSSIA
La condizione di chiusura comincia a modificarsi nella prima metà del Seicento a seguito
delle relazioni commerciali con svedesi, danesi, olandesi e inglesi. Necessità di apertura
all’Occidente per la modernizzazione.
Pietro e il dispotismo modernizzatore: culto per il progresso tecnico e la competenza al
posto di quello per la tradizione russa. Imparare dall’Occidente, ma respingendo il suo
contesto civile e politico; lotta tra vecchio e nuovo agli antipodi di quella in Inghilterra e
Olanda dove mondo moderno rivendica libertà e limiti allo Stato. Ricerca degli sbocchi
sul Baltico (contro gli svedesi) e sul Mar Nero (contro i Turchi) per spezzare l’isolamento
russo causa della storica arretratezza. Accentuazione dello sfruttamento dei contadini
per reperire le risorse necessarie alla modernizzazione, soprattutto dell’esercito e della
flotta. Eliminazione di ogni opposizione alla sua politica. Relatività dell’occidentalismo di
Pietro limitato al sapere tecnologico indispensabile per la modernizzazione.
Sconfitta degli svedesi a Poltava, 1709. Fondazione di Pietroburgo, la nuova capitale,
sulle foci della Neva, simbolo dell’apertura della Russia all’Occidente.
Riforma militare, industrializzazione degli Urali, opere pubblica realizzate con il lavoro
forzato.
Anima europea e asiatica della Russia.
Trasformazione della Russia in potenza militare, inserimento nello scacchiere europeo,
relativa europeizzazione delle élite, soggezione della Chiesa allo Stato; ma fallimento
nella creazione di ceto borghese socialmente e economicamente vitale, contadini servi
della gleba.
L’espansione dell’impero russo
La Russia sotto Pietro
L’Europa nel 1700
L’Europa nel 1715
LE RELAZIONI INTERNAZIONALI NEL
SETTECENTO
Il principio di equilibrio.
Scompaiono le controversie legate allo scontro cattolicesimo-protestantesimo, i
problemi di nazionalità ancora ignorati, i conflitti internazionali sono legati alla
politica dinastica dei vari Stati: regioni e popoli spartiti come proprietà terriera.
Inghilterra non ambisce a ingrandimenti territoriali sul continente, ma al
consolidamento dell’impero coloniale, scontrandosi con la Francia, e vigila
affinché nessuno Stato riprenda il disegno egemonico degli Asburgo e di Luigi
XIV.
Emergere della potenza prussiana e russa, declino di quella olandese, svedese,
polacca, ottomana. Grandi potenze rimangono Francia e Austria, il cui conflitto
di interessi rimane l’asse centrale della politica internazionale, e Inghilterra.
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