Il rischio alluvionale: strumenti di mitigazione e riduzione del danno atteso Prof. Scira Menoni Elementi di valutazione della pericolosità Evaporazione Evaporazione ee traspirazione traspirazione precipitazione vegetazione affluente superficie suolo roccia flusso DEF. Il bacino idrografico racchiude tutta l’area dalla quale l’acqua defluisce in un fiume o nei suoi affluenti AFFLUSSO: DIRETTO input accumulo output intercettazione Scorrimento superficiale infiltrazione flusso Flusso sotterraneo parte del volume della pioggia che cade direttamente sulla superficie liquida DEFLUSSO : parte del volume della SUPERFICIALE pioggia che cade sull’area del bacino e che alimenta la piena quando: Ipioggia >> evapotrasp. >> infiltrazio. e > capacità invasi DEFLUSSO PROFONDO pioggia che cade, si infiltra e alimenta le falde profonde: molto lento Elementi di valutazione della pericolosità (ma non solo…) Parametri necessari per predisporre adeguate misure di tutela territoriale: 1. Fasce di “rispetto” lungo i corsi d’acqua DOVE? 2. Tempi di ritorno QUANDO? 3. Velocità attesa dell’acqua durante una piena SEVERITA’? 4. Portata dell’onda di piena attesa 5. Altezza dell’onda di piena attesa Elementi di valutazione della pericolosità (ma non solo…) Ritardo con cui le portate si presentano in alveo non è grande, dipende da: - geologia terreni; uso suoli; agricoltura tipo/consistenza vegetazione; estensione e struttura rete idrografica; area del bacino pendenza versanti e – stato iniziale imbibizione Metodo razionale Procedimenti di valutazione del colmo di piena basati sulla trasformazione degli afflussi in deflussi Si suppone che: T(q) = T(pioggia) Metodo geomorfoloclimatico: procedure che tengono conto di: - elaborazioni statistiche delle piogge - caratteristiche fisiche del terreno T(q) T(pioggia) Regionalizzazione Procedure che consentono di aumentare la numerosità dei campioni al fine di ottenere stime più affidabili di quelle che si otterrebbero da singole stime locali Elementi di valutazione del rischio alluvionale: l’importanza della storia Tipo Num. casi Anno e mese 8 casi in autunno 1 13 5 casi ai primi di maggio nov. 1968 2 7 ott. 3 8 4 17 5 21 6 9 1977 primavera (maggio e ai primi di giugno) e autunno (settembre) 1846 1920 e 1957 Corsi d'acqua Danni più rilevanti Sesia-Toce, Bormida medio, Tanaro e Scrivia (talvolta con i bacini della catena delleAlpi Occidentali in associazione variabile tra lo Stura e la Dora B.) Sulle Alpi piemontesi francesi e svizzere Sesia-Toce (talvolta con Ticino, Dora Baltea e Orco) e Belbo-Bormida (talvolta con Orbo e Scrivia) I danni piu' rilevanti sul sistema BelboBormida, e lungo i tributari Sesia, Toce Stura di Demonte - Dora Baltea, Po Dora Riparia e Pellice Dora - Riparia lungo i corsi d'acqua tra lo Stura di Dem. e la Dora Baltea 8 casi in autunno Dora Baltea e Sesia - Toce - Ticino (1810, 1846 e Sub - lacuale Orco - Dora Riparia 1868 ); 8 casi in agosto del 1834, 1852, 1900, 1958 dovute a perturbazioni violente e localizzate 8 5 5 3 lungo il Bormida a causa della bassa permeabilità dei bacini; fragilità geolitologica del territorio casi in autunno casi in inverno in primavera casi in estate Bormida - medio Tanaro e Orbo Scrivia (talvolta in associazione con Belbo, Basso Sesia e Basso Ticino) tra maggio-giugno, Alto Tanaro e Stura di Demonte ottobre-novembre lungo lo Stura Demonte di Elementi di valutazione del rischio alluvionale: l’importanza della storia Recupero dagli archivi storici delle informazioni relative ad eventi alluvionali e franosi. Utilità: costruire attendibili frequenze/tempi di ritorno degli eventi calamitosi. Elementi di valutazione del rischio alluvionale: l’importanza della storia Elementi di valutazione della vulnerabilità SCALA: EDIFICIO POSSIBILE OGGETTO/ PARAMETRO DI AGGRAVIO SISTEMA VULNERABILITA' HAZARD edificio residenziale ospedale e altri edifici pubblici emergenza SPIEGAZIONE FATTORE VULNERABILE CLASSI VULNERABILITA' altezza occorre confrontare l'altezza dell'edificio rispetto a quella dell'onda di piena A= hed. < h piena uso piani bassi (cantine, piani terra) alcuni usi (quadri elettrici, computer, macchinari) sono ovviamente più vulenerabili A= presenza oggetti vulnerabili all'acqua posizione posizione dell'edificio rispetto alle fasce fluviali A= edificio in A o B M= edificio in C capacità resistenza strutturale capacità di resistere all'onda d'urto della piena per come prevista nella zona A= edificio non adatto a resistere all'onda di piena funzioni all'interno della struttura ospedaliera che sono essenziali al fine di assicurare il servizio (vulnerabilità funzionale) A= localizzazione nelle parti basse edificio caratteristiche degli ingressi rispetto all'altezza piena; presenza eliporto A= ingressi a quote inferiori alla piena attesa A= mancanza eliporto/accessi alternativi stessi parametri di cui sopra + localizzazione quadri elettrici localizzazione laboratori di analisi presenza di generatore autonomo accessibilità ospedale Elementi di valutazione della vulnerabilità POSSIBILE AGGRAVIO HAZARD contaminazione acque del fiume SCALA: QUARTIERE E CITTA' OGGETTO/ SISTEMA PARAMETRO DI VULNERABILITA' SPIEGAZIONE FATTORE VULNERABILE Industria o oltre a quelli descritti sopra area industriale per edifici + sostanze stoccate/usate alcune sostanze reagiscono con l'acqua e possono danneggiare macchinare/contaminare aree residenziali e miste le aree edificate potrebbero aver "stretto" il corso del fiume che quindi incontra un "collo di bottiglia" particolarmente critico CLASSI VULNERABILITA' A= Industrie che trattano sostanze pericolose (non solo Seveso) grado di dipendenza da reti infrastrutturali e di accessibilità alcune (tutte) attività produttive necessitano di acqua, luce, gas, strade per poter funzionare e produrre, altrimenti sono costrette a fermare la produzione (vulenrabilità funzionale e sistemica) A= alto grado di dipendenza accessibilità interna se le vie d'accesso sono strette e/o piene di auto, ciò si traduce nell'impossibilità di accedere anche per gommone A= vie strette e auto parcheggiate in strada accessibilità esterna se le vie d'accesso sono poche/potenzialmente danneggiabili dalla piena i soccorsi non riescono ad arrivare alle zone più colpite forma rispetto al fiume le aree edificate potrebbero aver "stretto" il corso del fiume che quindi incontra un "collo di bottiglia" particolarmente critico Elementi di valutazione della vulnerabilità POSSIBILE AGGRAVIO HAZARD SCALA: QUARTIERE E CITTA' OGGETTO/ SISTEMA PARAMETRO DI VULNERABILITA' beni culturali indicatori per edifici + possono creare tutta infrastrutture una serie di problemi aggradi trasporto vanti la piena, esempio effetto diga rete gas SPIEGAZIONE FATTORE VULNERABILE collocazione documenti/ opere preziose se documenti e opere sono all'altezza o inferiore a quella dell'onda di piena andranno distrutte modalità costruttive alcune modalità costruttive (altezza, materiali, luci) rendono le opere più vulnerabili posizione collocazione sbagliata rispetto ad altre opere e non considerando la dinamica fluviale le rende vulnerabili modalità costruttive valvole di sicurezza posizione modalità costruttive e realizzative, caratteristiche dei giunti, la presenza o meno di valvole di sicurezza, la posizione, rendono tale rete vulnerabile. CLASSI VULNERABILITA' Elementi di valutazione della vulnerabilità POSSIBILE AGGRAVIO HAZARD SCALA: URBANA E TERRITORIALE OGGETTO/ SISTEMA PARAMETRO DI VULNERABILITA' SPIEGAZIONE FATTORE VULNERABILE CLASSI VULNERABILITA' rete idrica caratteristiche costruttive e di posa acqua" da tutte le parti, durante un'alluvione si avranno fenomeni cospicui di contaminazione, da parte fognatura e da parte acque inquinate del fiume A= % perdita rete > 35% posizione modalità costruttive manutenzione la posizione errata delle opere di difesa, la scarsa manutenzione possono creare problemi ben oltre la zona cui si riferiscono o che dovrebbero proteggere se la rete esiste ma le misure non vengono fatte o non sono coerenti fra loro e soprattutto se la rete non è collegata ad un sistema allertamento… inutile A= opere inadeguate A= opere non mantenute il sistema di allerta ha senso se poi esiste un piano di evacuazione e un piano di gestione dell'emergenza…realistico A= non esiste piano opere di difesa malopere di difesa progettate o poco mantenute possono aggravare la piena a valle rete monitoraggio continuità misurazioni coerenza misurazioni collegamento sistema allerta sistema allerta coordinamento e preparazione protezione civile e popolazione (vulnerabilità organizzativa) A= rete non sorvegliata A= rete non collegata a sistema di allarme Problema: non abbiamo metodi consolidati di valutazione del rischio alluvionale paragonabili a quelli che abbiamo visto nel caso del rischio sismico. Non vi sono nemmeno molte esperienze di scenari di danno exante applicati al caso alluvionale. La legge 183/1989 Art. 1. Finalità: * difesa del suolo * risanamento delle acque * fruizione e gestione del patrimonio idrico Mette insieme gli aspetti di tutela dall’inquinamento con aspetti di controllo delle piene Art. 12. Viene istituita l’Autorità di Bacino per i bacini di interesse nazionale, interregionale e regionale Art. 17. Istituisce il Piano di Bacino, avente valore di piano territoriale di settore sovraordinato rispetto ai PRG. ALLUVIONE DEL PIEMONTE NOVEMBRE 1994 L’iter dei piani ex lege 183/1989 1. Esiti della Commissione De Marchi, 1970 2. Legge maggio 1989/183, nota come Legge di Difesa del suolo 3. Legge 493/93 che consente di procedere per piani stralcio 3.1. Autorità di Bacino del Fiume Po, Iniziative urgenti di intervento pr la difesa del suolo e l’assetto e Schema di Progetto di Piano, approvato nel dicembre 1994 3.2. Legge 22/1995 Approvazione del Piano Stralcio 45 3.3. Autorità di bacino del Fiume Po, Piano Stralcio delle Fasce Fluviali, con relazione allegata, dicembre 1997 3.4. Progetto di Piano stralcio per l’assetto idrogeologico (PAI) 1999. 3.5. Progetto di Piano stralcio per il controllo dell’eutrofizzazione 2001. Piano Stralcio delle Fasce Fluviali, adottato con deliberazione dicembre 1997 Il Piano Stralcio delle Aree Fluviali ha valore di Piano territoriale di settore ed è lo strumento normativo, mediante conoscitivo, tecnico-operativo, il quale sono pianificate e programmate le azioni e le norme d’uso riguardanti le fasce fluviali.... Relazione Piano Stralcio delle Fasce Fluviali 1. Gli obiettivi generali 2 e 3. Rapporto del Piano con le attività precedenti di pianificazione di bacino 4. L’ambito territoriale in cui il piano è definito 5. Il quadro legislativo attuale 6. Lo stato della pianificazione paesistica e ambientale attuale inerente le fasce fluviali 7. Assetto attuale dei corsi d’acqua interessati: * Assetto morfologico ed idraulico * Opere idrauliche * Caratteristiche naturalistiche e ambientali delle regioni fluviali * Attività estrattive 8. Le linee di intervento delpiano * Criteri generali per l’articolazione in fasce * Delimitazione delle fasce * Linee di intervento per gli ambiti territoriali delle fasce * Linee di intervento per settori di attività Le Fasce Fluviali Fascia A Porzione di alveo che è sede prevalente per la piena di riferimento del deflusso della corrente Fascia B Esterna alla A, costituita dalla porzione di alveo interessata da verificarsi dell’evento riferimento inondazione di piena al di Fascia C Area di inondazione per piena catastrofica, porzione di territorio interessata da fenomeni più gravosi di quelli della piena di riferimento Piena di riferimento: TR = 200 anni Fascia A Sono vietate: attività di trasformazione stato dei luoghi che modifichino l’assetto idraulico, morfologico, infrastrutturale, edilizio; coltivazioni erbacee non permanenti e arboree per 10 mt dal ciglio della sponda; impianti di smaltimento rifiuti; Sono consentite: interventi volti a ricostituzione equilibri naturali alterati e eliminazione fattori incompatibili di interferenza antropici Fascia B Sono vietati: interventi che riducano la capacità di invaso (salvo compensazioni); impianti di smaltimento rifiuti; interventi che compromettano la stabilità dell’argine Sono consentiti: depositi temporanei connessi ad attività estrattive; di riequilibrio; sistemazione idraulica Fascia C Occorre predisporre adeguati piani di protezione civile, monitoraggio e controllo delle piene. Tra fascia C e B di progetto si possono applicare i dispositivi in fascia B fino a completamento dei lavori di tutela