Economia, società e cultura nell’Europa del Seicento. LA “CRISI DEL SEICENTO” Trattando del XVII secolo la storiografia parte generalmente di “crisi del Seicento”, alludendo ad un lungo periodo di depressione economica e di ristagno demografico succeduto all’espansione cinquecentesca e protrattosi, secondo alcune interpretazioni, dagli ultimi decenni del XVI secolo sino ai primi decenni del XVIII secolo e, secondo altri storici consumatasi dentro un termine più breve ma che arriva comunque oltre la metà del XVII secolo. Economia, società e cultura nell’Europa del Seicento. Questa crisi, che interessò gran parte dell’Europa, devastata in questo secolo da sanguinose guerre, e dai frequenti rivolte sociali, ebbe però andamenti e risultati assai diversificati nei vari stati del contente. La crisi rappresentò soprattutto una fase di avvio di processi di differenzazione economica e di trasformazione politica delle varie aree dell’Europa, che si sarebbero considerati nei secoli successivi; una crisi di “crescita” dunque, e non necessariamente una decadenza complessiva dell’Europa e della sua civiltà. All’interno del continente mutarono i tradizionali equilibri, con il definitivo declino del Mediterraneo e lo spostamento verso il mare del Nord e l’Atlantico del baricentro dello sviluppo commerciale ed economico. Per quanto riguarda infine la cultura, il Seicento fu piuttosto un secolo di feconda transizione, nel corso del quale furono gettate le basi della scienza moderna, e di nuovi visioni del mondo in campo filosofico, che avrebbero raggiunta piena maturazione nel Settecento, il secolo dei lumi. DEMOGRAFIA ED ECONOMIA Il ristagno demografico – La tendenza al rapido e costante incremento della popolazione europea iniziato nella seconda metà del XV secolo, si inverti a partire dagli ultimi decenni del Cinquecento, e il conseguente ristagno demografico continuò per tutto il Seicento nell’intera Europa, seppure con modalità differente.