L`Orto Botanico - IIS Duca degli Abruzzi Padova

L’Orto
Botanico
Piante arboree
L’Arboreto
L’Arboretum fu realizzato nella seconda metà del Settecento
all’esterno del muro di cinta. All’interno di esso fu inserita
una collinetta artificiale con sentieri sinuosi secondo un
disegno di parco romantico all’inglese.
Esso ospita numerose specie arbustive ed arboree, tanto da
assomigliare per fisionomia ad un vero e proprio bosco.
L’Arboretum accoglie al suo interno anche piante che per la
loro veneranda età hanno ottenuto l’appellativo di “piante
storiche”.
Il Platano orientale
Il Platanus orientalis L. è un albero che
raggiunge l’altezza di una quarantina di
metri, dal tronco grosso e la chioma
fitta, che si trova comunemente nella
regione mediterranea orientale sino ad
est dell’ Himalaya.
In Italia cresce spontaneamente solo in
Sicilia, Calabria e nel Cilento.
Nell’ Europa settentrionale è stata
introdotta la specie Platanus occidentalis
L. proveniente dal Nord America.
Da ricordare è la produzione spontanea,
attorno al 1670 in Inghilterra, di un
ibrido fertile, il Platanus hybrida Brot.,
il platano comune.
Il platano orientale, rispetto a quello
comune, ha delle foglie leggermente
diverse: il lobo centrale è più lungo che
largo, con numerosi denti acuti sul
bordo.
Il Platano messo a dimora nell’
Arboretum dell’Orto Botanico
risale al 1680, e presenta la
singolare caratteristica di avere il
fusto cavo: l’apertura, alta 12 m, fu
causata probabilmente da un
fulmine.
Nonostante ciò la pianta gode di
ottima salute, infatti la parte
funzionale dei vasi che portano la
linfa e l’acqua, trovandosi nella
porzione periferica del fusto, non è
stata danneggiata.
Il Platano si trova poco distante dal
cancello d’accesso ed è una delle
piante più vecchie che attualmente
si trovano nell’Orto.
Il Ginkgo
Il Ginkgo biloba L. è l’unico componente attualmente esistente del
gruppo delle Ginkgophyte ed è la specie di pianta a semi più antica.
Essa è considerata un “fossile vivente”, in quanto unica specie reduce del
Giurassico e del Cretaceo, in cui le terre emerse erano popolate proprio di
specie non dissimili da questa, ma che andarono via via scomparendo.
Il Ginkgo, considerato per lungo tempo estinto allo stato spontaneo, venne
ritrovato in formazioni boschive nei pressi di Nanchino.
Esso è molto diffuso nei templi e nei luoghi di culto in Cina e Giappone, e
viene venerato come “albero sacro”.
È un albero imponente, a lento accrescimento, molto longevo, che può
superare i 30 mt di altezza. Le foglie sono a forma di ventaglio bilobato,
che assumono in autunno un colore dorato molto apprezzato, espanse e
caduche.
Si tratta di una specie a sessi separati, il cui individuo femminile è poco
apprezzato, dal momento che i suoi semi sono ricoperti da un rivestimento
carnoso che a maturità emana un cattivo odore. Per questo motivo nei viali
viene utilizzato l’individuo maschile.
I
Il Ginkgo dell’Orto si trova presso
la porta ovest, all’interno
dell’Hortus cinctus, e dà il nome al
quarto che lo ospita dal 1750. Si
tratta di un esemplare maschile su
cui, negli ultimi anni
dell’Ottocento, fu innestato a
scopo didattico un ramo
femminile, che ogni anno si
ricopre di ovuli portati
generalmente in coppia da brevi
peduncoli, che in autunno si
trasformano in semi carnosi
giallastri.
Questo Ginkgo, a causa di un
fulmine, ha perso la sua
caratteristica forma a cono, che
invece si può osservare in un
secondo individuo, più giovane,
situato vicino alla serra che ospita
la palma di Goethe.
La Magnolia
La Magnolia grandiflora L. è un
albero sempreverde, le cui grandi
foglie ellittiche sono coriacee e
lucide sulla pagina superiore.
I fiori, bianchi, sono molto
profumati.
La maggior parte delle specie di
questo genere vive oggi nella
fascia subtropicale del Nord
America e dell’Asia orientale.
Piante fossili sono state però
ritrovate anche in Europa: nel
Terziario antico (circa 65 milioni
di anni fa), dominava sulla terra
un clima subtropicale e nelle
regioni attualmente a clima
temperato, come quelle Europee,
prosperano specie delle foreste
pluviali sempreverde tropicali.
La Magnolia si erge nel quarto di
fronte a quello del Ginkgo, tra le
porte Ovest e Sud, e risale
probabilmente attorno all’anno
1786; è ritenuta uno degli
esemplari più antichi non solo
dell’Italia, ma dell’Europa intera,
ed ha il vanto di essere uno dei
primi introdotti in Italia.
Questo albero non è
particolarmente sviluppato in
altezza, ma lo è invece il tronco
alla base, da cui si dipartono
vistose radici.
L’Orto ospita altri due esemplari,
presso l’ingresso, che vennero
piantati nel 1800 e che sono,
attualmente, oggetto di cure
fitosanitarie.
La Palma Nana
La Chamaerops humilis L. è l’unica
specie spontanea tra le palme in
Europa. Essa si ritrova nella regione
occidentale del Mediterraneo,
adatta ad ambienti sabbiosi o
rocciosi vicino alle coste.
In Italia è presente abbastanza
comunemente allo stato spontaneo
in Sicilia e Sardegna, più rara è
invece nelle coste toscane, laziali e
campane e sulle isole minori
dell’arcipelago toscano e laziale.
Questa palma ha un tronco
solitamente breve allo stato
naturale, ma in coltura può
raggiungere diversi metri. Le foglie
sempreverdi e coriacee hanno un
picciolo semicilindrico e spinoso sui
bordi e una lamina sfrangiata a
ventaglio. Le infiorescenze a spadice
possono contenere fiori maschili,
femminili o ermafroditi sulla stessa
pianta.
La Palma nana dell’Orto,
conosciuta anche sotto il nome di
Palma di Goethe, è l’albero più
antico che dimora tra le sue
mura, dove venne piantata nel
1585. Vive protetta da una serra
ottagonale, nel settore delle
piante medicinali, situata presso
la porta Nord. Questa protezione
le ha dato la possibilità di
sviluppare fusti alti 10 m.
Questa pianta è famosa nel mondo
per l’interesse che ricevette dal
poeta Johann Wolfgang Goethe,
rimasto colpito dall’elegante
simmetria delle lacinie fogliari di
questa specie.
Essa fu oggetto di un saggio sulla
metamorfosi delle piante
compiuto dallo stesso Goethe,
pubblicato nel 1790.
Cedro dell’Himalaya
Il Cedrus deodara è una Conifera
sempreverde, originaria dell’omonima
catena montuosa asiatica, dove vive in
quote comprese tra 1200 e 3500 mt di
altitudine. È una specie piuttosto
esigente per quanto riguarda la luce e
l’umidità atmosferica.
Nella sua area di diffusione naturale, è
un albero che cresce sino a raggiungere
i 50-60 mt di altezza, con chioma
piramidale, pendula all’apice.
Il tronco è colonnare con rami
principali orizzontali che tendono a
curvarsi in basso con l’invecchiamento.
Le foglie sono aghiformi, di colore verde
chiaro, lunghe fino a 4-5 cm.
Questa specie venne introdotta in
Europa nel 1822, ed attualmente è
molto diffusa in parchi e giardini per la
sua valenza ornamentale.
Il Cedro dell’ Himalaya che è ospitato
all’interno dell’Orto, tra la montagnola
e la vasca delle Quattro Stagioni, è stato
messo a dimora nel 1828 ed è in
assoluto il primo esemplare introdotto
in Italia.
Esso manifesta evidenti segni di traumi
subiti in passato, sia sulla parte apicale
che su alcune grosse branche.
In questi ultimi anni ha sofferto di uno
stress idrico in concomitanza con
l’abbassamento della falda idrica, a
seguito delle costruzioni realizzate nelle
immediate vicinanze.
Per salvare questo albero, non ancora
considerato storico, è stata effettuata
una complessa operazione di
risanamento radicale e rivitalizzazione, il
cui risultato è tenuto costantemente
sotto controllo mediante tecniche di
monitoraggio radicale.
L’Agnocasto
Il Vitex agnus-castus L. appartiene alla famiglia
delle Verbenacee ed è uno dei componenti
caratteristici della boscaglia che occupa l’alveo
dei fiumi mediterranei, vegetazione e specie che
disboscamento e bonifiche hanno reso sempre
più rare. È molto comune però come specie
ornamentale. È un piccolo albero o arbusto
alto fino a 5-6 mt, con foglie palmato-composte
a 3-7 foglioline. I fiori sono brevemente peduncolati,
riuniti in infiorescenze a glomeruli distribuiti
lungo un asse in una lunga spiga. Ogni fiore ha calice provvisto di peli e
corolla violetta o più raramente bianca, irregolarmente bilabiata da cui
sporgono gli stami. Il frutto seccato è noto nella tradizione erboristica da
almeno 2000 anni.
A sinistra della porta Nord,
fuori del muro di
cinta, dimorava la pianta più
antica dell’Orto (preesistente
all’Orto stesso).
Si trattava di un esemplare di
Vitice, o
Agnocasto, la cui data di
impianto viene fatta risalire al
1550, e morto nell’inverno del
1984/85 in
seguito al freddo di
quell’annata ed a successive
infezioni crittogamiche.