IL CONTRIBUTO DELLA CHIESA • • • • 1.L’evangelizzazione del lavoro 2.Per una cultura della festa 3.Educazione professionale integrale 4.Valorizzazione del lavoro manuale • Introduzione • -dalla pastorale operaia all’attenzione del mondo del lavoro e infine alla pastorale sociale • -dalla questione operaia alla questione politica: cristianesimo e capitalismo, ambiguità del lavoro: libertà e alienazione, possibilità di bene e compiti 1.L’evangelizzazione del lavoro • -annuncio della fede nel contesto esistenziale delle persone • -centralità del lavoro pur nei cambiamenti. • Oltre l’ingiustizia e insicurezza: il lav come merce con un prezzo, bene di scambio separato dal soggetto, espropriato dalle sue opere e bisogni • -l’evangelizzazione del lavoro dice la sua verità compiuta: attività umana dove è in gioco la libertà e il destino umano. Dice la verità del desiderio di riconoscimento • coglie il ruolo dinamico del negativo come motore della lotta per il riconoscimento che trova speranza • -evangelo della libertà cristiana che non attende dal riconoscimento della società il valore e il senso del lavoro: • -esso dipende dal riconoscimento dell’opera originaria e precedente di Dio • -la visione cristiana propone all’epoca problemi più radicali della giustizia • -l’attenzione va alla dimensione simbolico comunicativa soggettiva del lavoro • -Salvaguardia la differenza tra tale attività e ciò che può adempiere il desiderio dell’uomo • -il valore del lavoro sta nella sua qualità di atto umano: un dono di sé. Anche se è un costo, rimane attività umana non interamente quantificabile • -fede biblica: il significato del lavoro è la risposta attiva e riconoscente ai doni di Dio, nel lavoro si dà la trascendenza dell’opera di Dio • -già nell’esperienza comune le risorse e le competenze non dipendono esclusivamente dai singoli ma da un ambiente che offre le condizioni di sviluppo. Tale esperienza rimanda al dono originario, che il peccato non cancella • -l’obbligo del ricambiare esplicita il contagio della generosità del primo dono. La responsabilità è più profonda del dovere ed è una risposta di gratitudine, si è presi nella dinamica del donatore • -contraccambiare è essere nella ripetizione del donare senza contropartita • -alla logica del dono mira il contributo della chiesa che rilancia l’attenzione alle varie categorie dei lavoratori • -proposta di un cammino di fede che incrocia la vita ordinaria, con una presenza specifica in alcune situazioni (giovani, disoccupati, problemi del territorio), • pastorale trasversale che costruisce sinergie e si rivolge alle molteplici realtà che interagiscono nel mondo del lavoro 2. Per una cultura della festa • -nella lotta per il riconoscimento l’esperienza della festa costituisce una sosta dove la logica del dono sospende il rapporto commerciale e assicura una speranza • -oggi il lavoro destrutturato in un contesto flessibile cadenza tutta la vita, detta il ritmo, è il polo più forte e il tempo dominante, gli altri tempi (familiari religiosi. sociali) sono dominati e periferici: • servono ad altra cosa non ad attività finali, l’uomo incolonnato nel tempo funzionale • -la chiesa pone in questione il tempo dominante: che cosa è il tempo libero se serve solo per godere i prodotti di un lavoro ripiegato sempre più sui bisogni? • -le cose che possiamo comperare ci legano al nostro lavoro che domina. • -imparare ad usare la libertà • -S.Benedetto: un tempo per ogni cosa e ogni cosa a suo tempo • -oggi i diversi tempi si satellizzano attorno al lavoro tempo dominante, negli interstizi, di qui la fragilità della gestione del tempo • -la conseguenza sociale è che sparisce il tempo gratuito, il tempo dell’impegno non il tempo libero, legami sociali fragili, meno radici anche se più diversità nell’uso del tempo • -la chiesa richiama alla sfida politica sulla facoltà offerta a ciascuno di scegliere il suo tempo dominante • -la difesa della domenica non è quella che fa la coscienza privata dei suoi diritti, di uno spazio sequestrato rispetto alle forme della comunicazione pubblica, ma trova la sua legittimità nella qualità dei tempi comuni • -non è possibile separare il lavoro dalla religione: lo spazio della chiesa sarebbe quello privato della coscienza individuale • si approfondirebbe la distanza di Dio dalla vita quotidiana, la sua verità diventa marginale • la chiesa propone con forza l’esperienza effettiva della festa. La liturgia deve investire mediante i suoi segni le figure del tempo secolare: è la cultura della festa, non un tempo a sé stante. • Nella vita ordinaria si realizza la verità a cui si riferiscono i segni della festa. -la chiesa come luogo in cui dare parola al lavoro come possibilità grata, rapporto di prossimità e servizio reciproco • -si predispongono così le condizioni perché possa essere dato un nome a Dio stesso a procedere dai segni della sua opera, segni che rendono urgente la passione per l’uomo • -mediante il riposo della festa l’uomo può accedere all’opera compiuta di Dio da cui derivare autorizzazione per le sue opere • -un dialogo per intendere la verità della fede celata nelle forme secolari del lavoro • -perché la domenica sia rilevante sotto il profilo civile bisogna che si riempia oltre che della celebrazione, di contemplazione e di gesti non legati alla logica dello scambio, • gesti che indicano che il tempo del produrre deve trovare la sua misura nel tempo della gratuità. A queste condizioni il lavoro crea comunità • --essere connessi a comunità non in relazione diretta al lavoro è importante nel contesto della flessibilità • -un senso di appartenenza alla comunità ecclesiale innesca un processo di riconoscimento per contributi vari, dando figura al rapporto di prossimità che precede ogni iniziativa e si declina in varie forme • -la destrutturazione dei ritmi collettivi può danneggiare la vita familiare e gli spazi di socializzazione: non si può separare la questione degli orari dall’insieme della questione sociale del lavoro • -diversi modelli di lavoro e di tempo libero coesisteranno in una situazione mista, Sennet, • la libertà cristiana non è il risultato dei cambiamenti sociali 3. Educazione professionale integrale • A)formazione al lavoro carisma di santi e associazioni • -la chiesa mette in guardia dal rischio di puntare sull’operatività efficiente dimenticando la vita personale nelle esigenze della flessibilità • La tradizione umanistica cristiana: ogni processo pedagogico è radicato in una tradizione • -la chiesa mira a costruire un ambiente formativo partecipativo, incentrato sulla vita e su qualità come l’iniziativa la responsabilità la competenza la dignità.. • Approccio creativo alla conoscenza, nessuna responsabilità sul lavoro senza sviluppo personale particolarmente esigito nel tempo della flessibilità • B)equilibrio tra addestramento tecnico e sviluppo di pensiero critico per un impatto creativo e di partecipazione • -educazione olistica e interesse per tutta la persona (capacità di esercitare il potere, l’interesse…) • -educazione al senso civico e non solo al posto di lavoro. Atteggiamenti sociali • -centri professionali di ispirazione cristiana:correlare formazione professionale e evangelizzazione nelle azioni formative di secondo livello. Luoghi di incontri di etnie e culture • -dar ragione della propria fede nel coscientizzare circa gli aspetti umanisti ed etici della produzione • -l’ispirazione cristiana non come valore aggiunto staccato dal resto ma come supremo criterio di qualità, sinergie pastorali tra enti associazioni chiese locali,, • coinvolgimento nella progettazione, modalità di presenza pastorale che superino lo scollamento e l’autoreferenzialità • -formazione del laicato, spazio alle competenze, rifiuto delle fughe spiritualistiche • -ripensare la proposta associativa, • far tesoro dell’esperienza cristiana dei lavoratori per tutta la comunità ecclesiale, il lavoro come luogo di salvezza • Spiritualità del lavoro 4. La valorizzazione del lavoro manuale • -attenzione alle fasce deboli per le quali la formazione lavoro rappresenta l’unico strumento di riscatto • -la chiesa valorizza il contributo del lavoro manuale, meno visibile e garantito, trasferito nei servizi, contributo per il mantenimento e sostegno della vita della comunità • -lavori che possono essere svolti con dignità se non ristretti dalla discriminazione ai membri più vulnerabili • -si dà un senso di autoapprezzamento quando ci sono opportunità per la creatività personale • -è molto stratificato e sovente appartiene ai lavoratori contingenti soggetti ad un numero di ingiustizie • -i lavoratori contingenti tendono ad essere meno leali e produttivi • -la chiesa deve contribuire a renderli capaci di sviluppare un senso di indipendenza con una crescita della professionalità, formazione di nuove associazioni professionali • -ripensare se stessi come imprenditori indipendenti, con competenze trasferibili • -predominano gli atteggiamenti strumentali verso il lavoro poiché mancano di sicurezza • -le esclusioni che accompagnano le crisi del lavoro non lasciano indifferenti la chiesa, un servizio alla libertà e al discernimento • -capacità organizzativa per la pastorale del lavoro, come processo continuo di adeguamento alle esigenze emergenti • -per ritrovare e rinnovare le tracce di Dio in mezzo agli uomini con la cura della vita cristiana nel lavoro