Politica monetaria e Unione economica Il processo innescato dal Serpente monetario riparte tra il 1976 e il 1977, ed è favorito da una serie di fattori essenziali: - segnali di ripresa economica soprattutto in Germania - cambio della guardia negli USA con Jimmy Carter che sostituisce Gerald Ford, e che spinge per un sostegno deciso alle esportazioni USA favorendo la debolezza del dollaro - ostilità del cancelliere tedesco Schmidt verso la nuova presidenza USA e in particolare verso uno dei consiglieri del presidente, Zbigniew Brzezinski -desiderio di Schmidt di sostenere il marco e di non «lasciarlo solo» nei confronti del dollaro svalutato. - convinzione di Schmidt che maggiore ‘disciplina monetaria’ avrebbe rivalutato le monete europee - desiderio di Giscard d’Estaing di legare più strettamente l’economia francese alla stabilità dell’economia tedesca. Regista della ripresa è il presidente della Commissione Roy Jenkins, laburista britannico e convinto europeista. Egli definisce il rilancio dell’ipotesi dell’unione monetaria in una lecture all’Istituto universitario europeo di Firenze, il 27 ottobre 1977 e in un successivo discorso al PE il 17 gennaio 1978. Il Consiglio europeo di Copenhagen del 7 e 8 aprile 1978 definisce meglio i particolari dell’unione monetaria e, dopo i rapporti informativi del comitato monetario e del comitato dei governatori della banche centrali, il Consiglio europeo di Brema del 6 e 7 luglio definisce tre elementi principali del progetto: sistema degli accordi di cambio potenziamento del sostegno creditizio e finanziario comune misure di rafforzamento delle economie più deboli Il Consiglio europeo di Bruxelles del 5 dicembre 1978 istituisce lo SME, ma la sua entrata in funzione, prevista per il 1° gennaio 1979, slitta a causa di un altro problema, quello dei montanti compensativi monetari. La Francia solleva il problema dello smantellamento del sistema degli importi compensativi monetari (ICM) pensati per riequilibrare i prezzi agricoli in presenza di fluttuazioni nel valore delle monete e mantenere l’unità dei prezzi. Tale questione trova una prima soluzione solo nel Consiglio di Parigi del 12 marzo 1979 e a quel punto lo SME ha via libera. Nasce l’ECU – European Currency Unit, una unità di conto «virtuale» rappresentata dal «paniere» delle nove monete dei Paesi della Comunità. La percentuale della lira, del marco, del franco nella composizione del paniere è fissa, per cui le monete che si apprezzano aumentano il loro peso nel paniere e viceversa. Il ‘peso’ delle diverse valute europee nel paniere dell’ECU Marco tedesco Franco francese Lira sterlina Lira italiana 33 % 19,8 % 13,3 % 10,5 % Altre 5 monete 23,4 % Franco belga, Corona danese, Fiorino olandese, Franco lussemburghese, Lira irlandese Lo Sme Ogni moneta ha un tasso o corso centrale espresso in ECU e sulla base di questo corso viene stabilita una griglia di parità bilaterali, cioè di ogni moneta rispetto alle altre. Viene ammessa una banda di oscillazione del 2,25% rispetto al corso centrale: se una moneta si avvicina al limite di oscillazione tutti i Paesi partecipanti intervengono per correggere sul mercato dei cambi il valore della moneta. L’Italia partecipa a condizione di avere riconosciuta una banda di oscillazione del 6%. Lo Sme, insieme all’ECU, prevede anche meccanismi di sostegno finanziario a brevissimo, breve e medio termine. Per sostenere questi meccanismi di sostegno ogni Banca centrale conferisce al (Fondo europeo di cooperazione monetaria) FECOM il 20% delle proprie riserve in valuta e in oro, ricevendo un corrispondente valore in ECU. Lo SME risolve i problemi? Situazione francese dopo le elezioni del 1981 (debolezza del franco, politica espansiva del governo socialista) Crisi petrolifera del 1979 Instabilità italiana (politica ed economica) Nel 1983 la dirigenza economica francese è ‘costretta’ ad accettare una riduzione della spesa pubblica dietro le insistenze tedesche - cosa che NON avviene in Italia, dove anzi la spesa pubblica si espande. La Germania si conferma pernio dell’integrazione economica E la dimensione politica? Dichiarazione Genscher-Colombo Proposta nel 1981 viene formalizzata al Consiglio europeo di Stoccarda nel giugno 1983 (Dichiarazione Solenne di Stoccarda) Progetto Spinelli Club del coccodrillo (1981) e redazione di un progetto di trattato sull’Unione europea, approvato nel 1984 dal PE Parlamento europeo nel 1979 Le quote nazionali per le prime elezioni a s.u.d. del 1979 sono così ripartite: 81 deputati per Francia, Germania, Italia e Regno Unito 25 per i Paesi Bassi 24 per il Belgio 16 per la Danimarca 15 per l’Irlanda 6 per il Lussemburgo 410 in tutto L’Urss avanza una protesta ufficiale per i tre deputati assegnati a Berlino ovest. Poteri - La definizione del bilancio Il bilancio, predisposto dalla Commissione e approvato dal Consiglio, non è valido senza la firma del Presidente del PE. 1970 - Trattato di Lussemburgo: l’ammissione delle risorse proprie estende il potere di controllo del PE sul bilancio, che non può però modificare le «spese obbligatorie». 1975 - Trattato di Bruxelles: viene istituita una Corte dei Conti e confermato il controllo del PE sul bilancio, sempre con esclusione delle «spese obbligatorie», per le quali può comunque proporre modifiche. Il PE, a maggioranza dei suoi membri e due terzi dei voti può respingere il bilancio (1979 e 1994). Il progetto Spinelli fa leva sulla sostanza dei poteri esistenti per mostrare la necessità di un cambiamento Esito: il progetto Spinelli verrà snaturato dopo il Consiglio europeo di Fontainebleu nel giugno 1984 Comitato Dooge, incaricato di rivedere il contenuto del trattato Spinelli UK e bilancio Il problema del contributo britannico al bilancio comunitario condiziona l’inizio degli anni Ottanta Novembre 1979 - Consiglio europeo di Dublino Aprile 1980 - Consiglio europeo di Lussemburgo. La questione viene parzialmente sanata. Alla Gran Bretagna viene riconosciuto un rimborso di 2.585 milioni di ECU in due anni La questione viene completamente sanata solo al Consiglio europeo di Fontainebleu (giugno 1984) UK e Cee La risoluzione della questione del contributo britannico ‘sblocca’ anche l’atteggiamento britannico verso il complesso del processo di integrazione. Elementi graditi al punto di vista inglese erano: -la liberalizzazione dei mercati e dei movimenti di merci e servizi -Un reale mercato unico Quindi la Gran Bretagna è per la ‘deregulation’, ma molto meno favorevole a standard comuni. Con la Commissione Delors (1985) la diversa impostazione diventa evidente UK e Cee Ruolo di Cockfield (commissario per l’attuazione del mercato unico) Abbattimento delle barriere improprie, in pieno accordo con Delors Quando la Commissione, in accordo con la Corte di Giustizia, avvia un poderoso lavoro di messa a ‘norma Cee’ di tutte le regole di fabbricazione europee, la Gran Bretagna non ci sta (soprattutto per quanto riguarda l’armonizzazione dei regimi fiscali europei) Consiglio europeo di Milano (1985) UK, Grecia e DK contro tutti gli altri Craxi e Andreotti mettono ai voti la proposta di convocare una CIG che lavorasse sui contenuti dei lavori del comitato Dooge e sulle prospettive di un mercato unico (come impostato dalla Commissione Delors) AUE Procedura di cooperazione tra PE e Consiglio dei ministri Politica sociale, coesione economica e sociale, ambiente, R&S diventano politiche riconosciute della Cee Ma l’impulso maggiore viene dato all’Unione economica e monetaria (obiettivo del 1992 per l’Unione economica e, per l’unione monetaria…) Il rilancio con Delors Dalla metà degli anni Ottanta, con l’arrivo della Commissione Delors, l’attenzione rivolta dalla Commissione verso la questione del mercato unico rilancia anche la moneta unica. L’interesse tedesco e francese spingono verso la moneta unica e l’attuazione dell’UEM, (artefici Edouard Balladur, ministro delle finanze francese e poi primo ministro con Mitterand, e Hans Dietrich Genscher, ministro degli Affari esteri tedesco). Al Consiglio europeo di Hannover del 27-28 giugno 1988 viene proposta la nomina di un comitato composto dai governatori delle banche centrali più tre esperti, presieduto dallo stesso Delors. L’abbattimento delle barriere fisiche, improprie e fiscali impostato con grande energia ed efficacia dalla Commissione Delors, spiana la strada alla prospettiva della moneta unica. Un mercato unico - questo il ragionamento di fondo della Commissione - non ha senso senza l’integrazione dei mercati e una sola moneta. Il rapporto Delors - 1 Il 17 aprile 1989 il Comitato Delors espone i risultati del suo lavoro. Tre fasi: la prima, la cui data d’inizio è fissata al 1° luglio 1990 abolizione di ogni restrizione ai movimenti di capitale convergenza delle politiche economiche completamento del mercato interno comitato dei governatori delle Banche centrali che siede in permanenza Il rapporto Delors - 2 La fase intermedia, con inizio il 1° gennaio 1994 - attuazione completa del mercato interno - creazione dell’IME (Istituto monetario europeo) La negoziazione del trattato di Maastricht recepisce, nei lavori della CIG sull’Unione economica e monetaria, tutto il rapporto Delors. Inoltre obbliga i Paesi a tenere determinati comportamenti sul piano delle politiche macroeconomiche interne (definiti nel Patto di stabilità e crescita e nei cosiddetti parametri di Maastricht). L’allargamento dell’Unione a Svezia, Finlandia e Austria interviene nel corso delle fasi di attuazione dell’UEM (1992-1995). IME L’Ime non ha soltanto permesso il sorgere della Bce con solide basi organizzative e logistiche; tra le altre cose, è stato anche il curatore ufficiale dell’aspetto delle nuove banconote e monete che sono entrate in circolazione il 1° gennaio 2002. Accanto a questa funzione di public relations, l’Ime ha anche approntato una serie di strumenti conoscitivi, tra i quali va segnalato il «Rapporto sulla convergenza» nel marzo 1998. Con tale rapporto, previsto dall’art. 109j del Trattato di Maastricht, venivano analizzati nel dettaglio i progressi effettuati dai paesi membri in vista della partecipazione alla moneta unica. Tale analisi veniva effettuata anche per i tre paesi che hanno poi deciso di non partecipare alla terza fase dell’Uem: Regno Unito, Danimarca e Svezia. Rapporto Delors - 3 La terza fase, 1° gennaio 1999 creazione del SEBC e della BCE Dopo avere fissato nel maggio 1998 i cambi tra le monete europee e l’euro in maniera irrevocabile (per l’Italia, 1 euro = 1.936,27 lire), gli undici paesi che avrebbero partecipato alla terza fase dell’Uem (Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna più la Grecia, che si è aggiunta al gruppo nel gennaio 2001) hanno nominato i componenti degli organi esecutivi della Bce, che guiderà di fatto il Sebc.