Musica_e_immagine - IC 16 Valpantena

Musica
e
Immagine
L'epoca in cui viviamo è forse la più ricca d’immagini che la storia
umana abbia mai conosciuto. I giornali e le riviste sono ricchissime di
fotografie, la televisione è un mezzo di comunicazione ormai presente in
tutte le case e grazie alla tecnologia anche il cinema è ormai disponibile a
domicilio. In moltissimi casi le immagini che ci accompagnano nella vita
quotidiana sono legate alla musica, Pensate per esempio ad un film che
avete visto: probabilmente per prima cosa vi verranno in mente i
personaggi, l'ambientazione o le vicende narrate; ma sicuramente in quel
film c'era anche della musica e probabilmente è difficile che vi sia stata
anche una sola scena senza musica. Allo stesso modo se lo osservate con
attenzione, vi accorgerete che nessun programma televisivo è privo di
musica; perfino il telegiornale, dove di solito la musica non ha molto
spazio, deve essere introdotto e concluso da una sigla musicale. In questa
scheda affronteremo alcuni argomenti che riguardano il rapporto fra
musica e immagini. Parleremo quindi di cinema, di pubblicità e di video
musicali (detti anche videoclip).
Musica
e
cinema
La musica è entrata nel cinema prima ancora
dell'avvento del sonoro Ai tempi del film muto, nelle
sale di proiezione, un pianista accompagnava l'azione
che si svolgeva sullo schermo, spesso improvvisando,
per sottolineare i momenti salienti.
Con l'avvento del sonoro nasce la
vera musica da film, definita spesso,
in modo erroneo, "colonna sonora"
(in realtà la colonna sonora è una
banda sulla pellicola da proiezione
che comprende tutto il sonoro,
compresa la recitazione degli attori,
i rumori, ecc).
Pellicola
cinematografica in
formato 35 mm. Agli
estremi sinistro e
destro, esterne alle
perforazioni, si vedono
le tracce dei sonori
SDDS e, sulla sinistra,
tra una perforazione e
la successiva, l'audio
Dolby Digital,
riconoscibile dai loghi
della Dolby sullo
sfondo; seguono due
tracce del sonoro
analogico a sinistra dei
fotogrammi.
La musica è venuta cosi acquistando
un'importanza sempre maggiore e alcuni
compositori si sono specializzati proprio
nella musica da film.
John Williams
Ennio Morricone
James Horner
Come viene
composta la
musica da film?
Osserviamo più da vicino come lavora il
compositore di musica da film. Egli ha la
possibilità di scegliere fra vari metodi. Può
decidere semplicemente di scrivere dei pezzi
facilmente memorizzabili che si leghino
strettamente ai film nel ricordo dello
spettatore, si tratta in genere di temi con un
carattere molto ben definito perché devono
comunicare l'atmosfera prevalente del film
(tristezza, allegria ecc).
Il compositore può decidere invece di creare dei temi legati
ai personaggi del film e ad alcune situazioni ricorrenti; ogni
volta che entra in scena quel certo personaggio o che
avviene quella certa situazione, ricompare il tema.
Questa tecnica fu inventata prima
ancora dell'avvento del cinema dal
compositore ottocentesco Richard
Wagner che la utilizzò nelle sue
opere liriche, chiamando
leit-motive i temi ricorrenti.
Il compositore infine può scegliere di
limitarsi a fare un puro commento
all'azione. In questo caso deve riuscire ad
abbinare ad ogni scena del film la musica
adatta, in modo da coinvolgere sul piano
emotivo lo spettatore ad una scena
d'amore corrisponderà una musica dolce
e sentimentale, ad una scena d’azione
una musica ritmata e scattante, ad una
scena di guerra una musica marziale e
cosi via.
Un caso particolare è quello dei cosiddetti film musicali, che sono
interamente basati sulla musica. In questo caso il compositore non è
costretto ad adeguarsi alle immagini, perché le canzoni o i brani
musicali sono inseriti nel film cosi come sono. In molti casi essi sono
preesistenti al film, che diventa quindi uno strumento per incrementare
le vendite dei dischi. Famosi film musicali furono girati negli anni
sessanta da musicisti rock come Elvis Presley o pop come i Beatles.
Negli ultimi anni i film musicali di maggior successo sono stati invece
quelli legati alla danza in genere.
Il musical
Nato nella seconda metà dell'Ottocento, il musical era una
rappresentazione teatrale con dialoghi parlati, canti e danze. Nei primi
decenni del Novecento i produttori-registi lo arricchirono d’effetti
spettacolari e alcuni grandi compositori ne decretarono la fortuna. Il più
importante autore di musical fu senza dubbio George Gershwin, che
seppe fondere generi diversi come la musica classica, la musica popolare
e il jazz. Con Un americano a Parigi del 1928 e Porgy and Bess del 1935,
Gershwin divenne uno dei compositori di maggior successo della sua
epoca. Molti furono comunque i compositori e i cantanti che, affermatisi in
questo periodo, dominarono nei decenni successivi.
Oltre a Gershwin bisogna infatti ricordare almeno
Cole Porter e Irving Berlin.
Tra i cantanti, Bing Crosby e Frank Sinatra, provenienti
dall'ambiente jazzistico, sono tra gli interpreti bianchi più
noti, mentre Nat "King" Cole è l'unico protagonista di colore
a spezzare il predominio bianco nel musical: gli interpreti
neri, infatti, erano trascurati dalle case discografiche.
Dalla fine degli anni venti, con lo sviluppo del film sonoro, il musical si
trasformò, passando dal teatro al cinema. Molti musicals divennero in
seguito film musicali: tra questi West Side story, del compositore e
direttore d'orchestra Leonard Bernstein: Hair che fu uno dei primi
spettacoli ad affrontare i problemi relativi ai movimenti giovanili degli anni
sessanta: Jesus Christ Superstar del 1971, liberamente tratto dal
racconto della vita di Gesù.
Musica e
pubblicità
Una fra le situazioni nelle quali musica ed immagine sembrano far parte
dello stesso linguaggio o, per meglio dire, dello stesso modo di comunicare
è lo spot pubblicitario. Per spot s’intende quel breve filmato trasmesso dalla
televisione per reclamizzare un prodotto o un servizio. Gli spots pubblicitari
sono ormai divenuti parte della nostra vita quotidiana. Ogni volta che
accendiamo il televisore, inevitabilmente, incappiamo in uno spazio
pubblicitario, spesso riconosciamo lo spot proprio grazie al commento
musicale che lo caratterizza. Ogni spot pubblicitario, infatti, ha un
accompagnamento musicale adatto alle immagini, tale cioè da rafforzarne
la capacità delle immagini stesse di colpire lo spettatore e di indirizzarlo
verso il prodotto proposto. Il commento sonoro di uno spot pubblicitario si
chiama "jingle", una parola inglese che significa "scampanellio". In origine il
jingle era un intermezzo brevissimo della durata di pochi secondi che, via
radio, introduceva un conciso annuncio parlato; in seguito, divenne un
motivetto che direttamente attraverso il proprio testo pubblicizzava un
determinato prodotto. Ai giorni nostri, il jingle si è ormai evoluto in una vera
e propria colonna sonora sincronizzata con le immagini dello spot e può
assumere varie caratteristiche, secondo la lunghezza e del tipo di
comunicato commerciale in questione.
Come si sceglie o s’inventa un jingle? Vi sono varie possibilità. La
prima consiste nell'usare brani di musica molto famosi che
richiamino in qualche modo l'ambientazione dello spot o la
tematica proposta: per esempio, parlando di un prodotto cosmetico
a base naturale si potrebbe usare la Pastorale di Beethoven o la
Primavera di Vivaldi, cioè brani che richiamino nell'ascoltatore
l'idea di un mondo sereno e immerso nella natura. Per
reclamizzare un’auto o una moto agile e scattante, invece si
potrebbe usare un brano di musica rock o rap, molto ritmata e
"dura", e così via. Un altro modo di fare i jingle, consiste nel
comporre musiche originali. Il compositore di jingle, però, non
lavora come gli altri musicisti: egli deve innanzi tutto tener conto
del prodotto e delle immagini che lo accompagneranno; ma deve
anche tener conto dei costi: proprio per questo molti jingle sono
realizzati per mezzo di sintetizzatori elettronici e di computer
programmati dall'autore della musica; in questo modo si riducono i
problemi di registrazione e non è necessario pagare i musicisti.
Se nella pubblicità si pensa di completare delle immagini con della
musica, nel video musicale (detto anche videoclip) invece si segue il
procedimento inverso: si creano immagini da sovrapporre alla
musica. Il video musicale è nato come sistema per promuovere i
dischi ed all'inizio rappresentava soprattutto l'artista che eseguiva la
propria canzone, magari dal vivo, mentre ora spesso questa
situazione e ricreata in modo artificiale: si tratta in altre parole di finti
concerti, messi in scena unicamente per girare il filmato. A poco a
poco attraverso i video musicali i registi hanno iniziato a costruire
delle vere e proprie storie molto brevi, della durata di una canzone: a
volte queste storie sono strettamente attinenti all'argomento del
brano, altre volte invece sono indipendenti ma giocati comunque su
una particolare atmosfera suggerita dalla canzone. Vi fu addirittura
un periodo nel quale sembrava che i musicisti avrebbero da allora in
poi scritto le canzoni espressamente per i video che le avrebbero
accompagnate, ponendo quindi dei limiti visivi alla propria
immaginazione sonora.
Fortunatamente per la musica ciò non e accaduto; ancora l'elemento
predominante. Il video resta tuttora soprattutto strumento
promozionale, per imporre l'immagine di un artista rendendolo noto e
gradito al pubblico in modo da poter incrementare le vendite del
prodotto discografico. Niente paura del videoclip, dunque, ma
attenzione! Un rischio c'è ancora ed è quello di legare la propria
canzone preferita ad un’immagine preconfezionata da altri, limitando
così la nostra fantasia di ascoltatori.
Fine