VENERDI' 5 NOVEMBRE 2010 Anno Pastorale 2010-2011 Anno Pastorale 2010- 2011 Programma Diocesano RESTA CON NOI SIGNORE! (Lc 24,29) Carissimi, come annunciato dal Programma Pastorale 2009-2011 “Chiesa di Tivoli che cosa dici di te stessa? Perché tu sei?”, sono lieto di consegnarvi il tema di quest’anno “Resta con noi Signore!” ad integrazione del medesimo Programma per l’anno pastorale 2010- 2011. Esso ci invita a riflettere sull’ EUCARISTIA e a vivere di essa: fonte e culmine di tutta la vita cristiana, che dà forma e da cui prende forma la Chiesa. + MAURO PARMEGGIANI Vescovo di Tivoli Perché riflettere sull’Eucarestia? Un Anno per vivere l’Eucarestia e lasciare che essa dia forma alla nostra Comunità Parrocchiale. Come i discepoli di Emmaus dobbiamo continuare ad invocare “Resta con noi Signore”, camminando tutti insieme. Nell’Eucarestia Cristo Risorto si fa incontrare e ci trascina nel suo rendimento di Grazie al Padre. L’Eucarestia: realtà bella e sempre nuova da scoprire e vivere per incontri sempre veri e per divenire sempre di più una chiesa ministeriale L’Eucarestia EDUCA alla Comunione e chiede adorazione e coinvolgimento generoso di sé stessi L’Eucarestia e la Domenica Celebrare nel Giorno del Signore La Chiesa celebra l’Eucarestia tutti i giorni. Ma la celebrazione domenicale ha un significato tutto speciale: « Noi celebriamo la domenica a causa della venerabile risurrezione del nostro Signore Gesù Cristo, non soltanto a Pasqua, ma anche a ogni ciclo settimanale »: così scriveva, agli inizi del V° secolo, Papa Innocenzo I, testimoniando una prassi ormai consolidata, che era andata sviluppandosi a partire già dai primi anni successivi alla risurrezione del Signore. San Basilio parla della « santa domenica, onorata dalla risurrezione del Signore, primizia di tutti gli altri giorni ».(16) Sant'Agostino chiama la domenica « sacramento della Pasqua». Dies Domini 19 LETTERA APOSTOLICA: DIES DOMINI sulla santificazione della Domenica del Papa Giovanni Paolo II , del 31 maggio 1998 Struttura del documento: I. DIES DOMINI (Il giorno del Signore) La celebrazione dell’opera del Creatore II. DIES CHRISTI (Il giorno di Cristo) Il giorno del Signore Risorto e del dono dello Spirito Santo III. DIES ECCLESIAE (il giorno della Chiesa) L’assemblea eucaristica come cuore della Domenica IV. DIES HOMINIS (il giorno degli uomini) La domenica giorno di gioia, riposo e solidarietà V. DIES DIERUM (il giorno dei giorni) La domenica festa primordiale , rivelatrice del senso del tempo LA DOMENICA Il giorno del Signore — come fu definita la domenica fin dai tempi apostolici — ha avuto sempre, nella storia della Chiesa, una considerazione privilegiata per la sua stretta connessione col nucleo stesso del mistero cristiano. La domenica infatti richiama, nella scansione settimanale del tempo, il giorno della risurrezione di Cristo. È la Pasqua della settimana, in cui si celebra la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte, il compimento in lui della prima creazione, e l'inizio della « nuova creazione » (cfr 2 Cor 5, 17). È il giorno dell'evocazione adorante e grata del primo giorno del mondo, ed insieme la prefigurazione, nella speranza operosa, dell'« ultimo giorno », quando Cristo verrà nella gloria (cfr At 1, 11; 1 Ts 4, 13-17) e saranno fatte « nuove tutte le cose » (cfr Ap 21, 5). Alla domenica, pertanto, ben s'addice l'esclamazione del Salmista: « Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo in esso » (Sal 118 [117], 24). Dies Domini, 1 1) Aspetto Biblico 2) Aspetto Teologico 3) Aspetto Liturgico 4) Conseguenze pratiche ASPETTO BIBLICO Il sabato dell’Antica Alleanza La Domenica della Nuova Alleanza Testimonianze dei Padri della Chiesa Il Catechismo della Chiesa Cattolica introduce l'articolo relativo al terzo comandamento con due versetti tratti uno dall'Antico e l'altro dal Nuovo Testamento: "Ricordati del giorno del sabato per santificarlo. Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro" (Es 20,8-10). "Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato" (Mc 2,27-28). Si orienta in tal modo a cogliere il nesso profondo tra il sabato ebraico e la domenica cristiana, nella prospettiva dell'anticipazione e del pieno compimento. Al centro c'è la signoria di Dio sul tempo e sulla storia, pienamente svelata nel "Figlio dell'uomo". Signoria a cui l'uomo viene in qualche modo associato nel segno dell'affrancamento da ogni schiavitù. Il sabato dell’Antica Alleanza Il precetto sabbatico si inserisce nel contesto delle "Dieci Parole" che siglano l'Alleanza di Dio con i discendenti di Giacobbe da lui sottratti alla schiavitù degli dei egiziani (cf Es.20,2; Dt.5,6), e sanciscono l'atto di nascita di Israele quale popolo libero. Non quindi imposizione opprimente, ma dono e garanzia della libertà ritrovata, memoriale dell'amore misericordioso di Dio che libera. "Per l'amore che tu hai avuto, Signore Nostro Dio, verso il tuo popolo Israele, e la misericordia che hai testimoniato ai figli della tua alleanza, tu ci hai donato nella tua benevolenza questo settimo giorno, grande e santo". (Dai Tosefta Berakot) Il Sabato ebraico Giorno Sacro a Dio Giorno di assoluto Riposo Giorno di riunione cultuale II sabato, giorno sacro a Dio, giorno di assoluto riposo e di riunione cultuale (cf Es 35,1-2; Lv 23,3), è un segno tra Dio e gli Israeliti, un'alleanza perenne (cf Es 31,12-17), un richiamo a quella santità che Dio stesso dona e che impegna il fedele ad assumere il suo stesso atteggiamento di misericordia. Il precetto sabbatico si apre così spontaneamente a una dimensione umanitaria che porta ad estendere il riposo a ogni vivente: schiavo, forestiero, animale (cf Es 20,10b; 23,12; Dt 5,12-15). Anzi alla stessa terra verrà riservato un anno sabbatico, il settimo, in cui dovrà restare incolta. Ciò che, in tale anno, produrrà spontaneamente andrà agli indigenti (cf Es 23,11). Sabato: Giorno di Riposo di Dio dopo la Creazione Dall'esperienza della liberazione e dell'Alleanza, con uno sguardo retrospettivo, Israele risale all'atto creativo, quando Dio cessò di lavorare (cf Es 20,11; 31,17). II sabato verrà così ad acquisire un'ulteriore e illuminante connotazione, ricollegandosi al riposo di Dio. È proprio questo riposo che l'uomo, creato il giorno precedente, si trova dinanzi al suo emergere alla vita (Gen 1,12,3). L'invito primario che lo raggiunge non è allora quello di assoggettarsi al lavoro, sia pure inteso come esaltante partecipazione all'atto creativo, ma di "entrare nel riposo di Dio" (cf Eb 4,1-10): è stato chiamato all'esistenza nel segno del libero e gioioso espandersi di uno sguardo contemplativo e benedicente e non nel segno di un lavoro oppressivo e schiavizzante. Il Sabato nell'Antica Alleanza In conclusione La celebrazione del sabato affondava, quindi, le radici nell'esperienza dei grandi interventi di Dio a favore dell'uomo e dei suo popolo. Non poteva che colorarsi di esultanza, di lode, di ringraziamento. La gioia sgorgava spontanea: "Questo giorno è consacrato al Signore, vostro Dio; non fate lutto e non piangete!" (Ne 8,9). Una gioia corale, da cui nessuno doveva restare escluso. Di qui la sollecitazione a prestare attenzione agli altri, perché nessuno ne fosse tagliato fuori: "Andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato, perché questo giorno è consacrato al Signore nostro; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza!" (Ne 8,10). • Il sabato al tempo di Gesù: Lungo i secoli la pratica sabbatica (l'osservanza ddel sabato) si andò via via svuotando del suo significato, per ridursi a un'osservanza legalista, puntigliosamente ancorata a forme esteriori. GESU’ SI OPPOSE A CIO’: Molti miracoli e guarigioni sono state compiute da Gesù proprio in giorno di sabato. Ciò provocò il suo scontro con i Farisei Il sabato al tempo di Gesù Opposizione di Gesù Contro questo degrado prende posizione Gesù con i suoi interventi, tesi a ripristinarla nel suo senso originario. Lo vediamo allora operare miracoli, di preferenza, il giorno di sabato, quando a vita dovrebbe potersi espandere in pienezza nel segno della libertà e della gioia. Con il suo chinarsi a sciogliere i lacci del demonio (cf Mc 1,21-26; Lc 13,10-16 ecc.) o il penoso vincolo delle malattie (cf Lc 14,1-6; Gv 5,2-17; 9 ecc.), con il suo affermare che l'uomo è fatto per il sabato e non viceversa (cf Mc 2,27), vuole rimuovere dalle coscienze le incrostazioni del legalismo e del formalismo. Gesù guarisce, libera, salva il giorno di sabato Il sabato al tempo di Gesù La prima giustizia da compiere, principalmente in "giorno di sabato", è prendersi cura di chi, dibattendosi nelle difficoltà, non può gustare il liberante riposo di Dio (cf Mc 3,1-5). CULTO E CARITÀ NON POSSONO ANDARE DISGIUNTE. Perché il passaggio dal sabato alla Domenica? La domenica della Nuova Alleanza Tutto parte dalla morte e resurrezione di Nostro Signore avvenuta il primo giorno dopo il sabato: LA DOMENICA La domenica della Nuova Alleanza Nella Domenica: Si annuncia la liberazione e la gioia messianica, di cui il sabato era prefigurazione, e che troverà compimento con la resurrezione (cf racconti della resurrezione). Il passaggio dalla figura alla realtà determinerà lo scivolamento della celebrazione festiva dal sabato al "primo giorno dopo il sabato", come veniva chiamata allora la domenica. Il primo giorno (dopo il sabato) "Primo giorno", era quello della creazione che l'opera redentiva di Cristo aveva rinnovato dando vita a una nuova creazione; "dopo il sabato", e quindi l'ottavo giorno, spalancava su orizzonti escatologici, proiettando verso la pienezza e definitività del Regno da lui inaugurato. Il giorno festivo veniva così inondato dalla luce del Risorto, che poi da esso si riverberava sugli altri giorni riscattandoli dal non-senso Prima Creazione Nuova Creazione Caduta e peccato Dio e l’uomo Risurrezione Incarnazione Morte Una curiosità: Per questo, nei secoli successivi, venne proibito inginocchiarsi digiunare fare penitenza, non solo a Pasqua e a Pentecoste, ma anche alla domenica "Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci in esso ed esultiamo!“ (Sal 118,24). Due testimonianze dei Padri della Chiesa S. Massimo di Torino Vescovo Torino + 408 d.C. S. Agostino Vescovo d'Ippona + 430 d.C. Due testimonianze dei Padri della Chiesa S. Massimo di Torino Vescovo Torino + 408 d.C. dall’ Omelia per la Pentecoste "La domenica è per noi venerando giorno di Festa perché è il giorno in cui il nostro Salvatore si è alzato ritto, risplendendo come il sole e dissipando le tenebre degli inferi, nella luce della sua Risurrezione. Perciò questo giorno per noi, figli della luce, ha il nome del Signore perché risplende del Cristo che risorge." Due testimonianze dei Padri della Chiesa S. Agostino + 430 d.C. dalSermone 25 "il giorno della domenica è stato ritenuto dagli apostoli e dagli uomini apostolici giorno da celebrare con stabile solennità perché in esso il nostro Redentore è risorto dai morti. E lo diciamo del Signore pure perché in esso serviamo soltanto al culto divino astenendoci dalle opere e dagli impegni del nostro mondo, al giorno domenicale tributando onore e riverenza per la speranza della nostra risurrezione che esso ci infonde. Davvero ornato di grande mistero il giorno eletto ad accogliere il mondo nascente e anche a vederlo risorgere" I martiri e la Domenica È importante citare l'espressione dei martiri della comunità di Abitinia, un gruppo di 49 cristiani colti in flagrante mentre stavano celebrando l'assemblea domenicale nella casa di uno di loro: "Senza domenica non possiamo vivere " Tutti confessano d'aver partecipato all'Assemblea con i fratelli e aver celebrato l'Eucaristia e che non possono fare a meno di essa. I martiri e la Domenica «Sine dominico non possumus: Senza la domenica non possiamo vivere». Questa espressione dei martiri di Abitene è stata scelta quale tema del XXIV Congresso Eucaristico Nazionale che si è tenuto a Bari dal 21 al 29 maggio 2005. Cosa avvenne ad Abitene? Da chi e perché è stata pronunciata questa frase e quale significato profondo è racchiuso nel termine latino dominicum, da spingere i martiri ad affrontare la morte piuttosto che rinunciarvi? I martiri e la Domenica ASPETTO TEOLOGICO DELLA DOMENICA Ogni istituzione ha un nucleo originale preciso cui non può rinunciare; è il suo punto costante di riferimento. Nella vita della Chiesa questo nucleo è la domenica. Dimenticare questa particolarità potrebbe oscurare la verità e impedire la finalità per cui la Chiesa essenzialmente esiste. EVENTO COSTITUTIVO DELLA FEDE CRISTIANA RISURREZIONE DI CRISTO La Domenica nucleo originario ed originale del Cristianesimo Domenica, dunque, come nucleo originario, ed originale, dei cristianesimo che si fonda sull'evento costitutivo della fede nella «Risurrezione di Cristo» e si concretizza nella celebrazione eucaristica in cui «l'ekklesia» riunita, fa memoria del suo Signore. Ora, se da una parte la domenica richiama l'evento pasquale per il quale la Chiesa risorge con Cristo come «popolo di sua conquista», dall'altro il fatto liturgico del momento celebrativo, cioè «l'Eucarestia», da modo alla Chiesa di vivere la sua relazione con il Signore Gesù. Domenica e Eucarestia Per mezzo dell'Eucaristia l'avvenimento della resurrezione da passato diventa presente; da fatto personale di Cristo diventa evento partecipato alla . Chiesa. Per questo dire domenica come «giorno del Signore», è insufficiente se non si spiega che è anche il «giorno della Chiesa» che si riunisce per "fare" — nel senso di diventare essa stessa — l'Eucaristia. Storicamente, le apparizioni del Risorto avvengono soprattutto intorno ad una mensa. Quest'esperienza formerà nei discepoli il senso liturgico della celebrazione da vivere insieme a cadenza settimanale, e il giorno dopo il sabato si; trasformerà nel giorno del Signore. Tuttavia, Gesù si manifesta non solo come il Risorto fra i suoi, nella Chiesa, ma anche per la Chiesa, infatti, la raduna andando alla ricerca dei discepoli che si erano dispersi. Poi, presiede la mensa, la unifica, trasmette il suo Spirito di vita, la gioiosa interpretazione delle Scritture, la missione, eccetera. Il quadro originale della domenica dunque non cambia nei suoi tratti caratteristici che coincidono con l'assemblea eucaristica, cioè: «riunione dei cristiani convocati attorno alla mensa del Risorto». Domenica culmine della vita ecclesiale Noi consideriamo la domenica il «culmine della vita ecclesiale», ma dobbiamo evitare di proporre questo evento come un obbligo. La Chiesa si riunisce per esigenza, per prendere coscienza del suo essere "con-vocazione" che si realizza in questa sua celebrazione per diventare «segno visibile», fra le genti, di Popolo di salvati che rende grazie a Dio. Come il cristiano può non sentire questa necessità di realizzarsi? Il battezzato non potrà mai realizzarsi separandosi dal corpo ecclesiale, perché non fa parte di un gruppo qualsiasi che si riunisce di domenica, ma appartiene al Cristo stesso — nel suo corpo mistico — che rende grazie (Eucaristos) a Dio. ASPETTO LITURGICO DELLA DOMENICA La domenica pasqua settimanale Ogni volta che si celebra la Domenica è Pasqua, la Pasqua settimanale . ASPETTO LITURGICO DELLA DOMENICA : COSA CI DICE IL CONCILIO VATICANO II SACROSANTUM CONCILIUM n° 106 . "Secondo la tradizione apostolica, che ha origine dallo stesso giorno della risurrezione di Cristo, la Chiesa celebra il mistero pasquale ogni otto giorni, in quello che si chiama giustamente «giorno del Signore» o «domenica». In questo giorno infatti i fedeli devono riunirsi in assemblea per ascoltare la parola di Dio e partecipare all'Eucaristia e così far memoria della passione, della risurrezione e della gloria de/Signore Gesù e rendere grazie a Dio, che li «ha rigenerati nella speranza viva per mezzo della risurrezione di Gesù Cristo dai morti» (1Pt 1,3). Per questo la domenica è la festa primordiale che deve essere proposta e inculcato alla pietà dei fedeli, in modo che risulti anche giorno di gioia e di riposo dal lavoro. Non le venga anteposta alcun'altra solennità che non sia di grandissima importanza, perché la domenica è il fondamento e il nucleo di tutto l'anno liturgico". SC n° 106 in sintesi I Cerchiamo di sintetizzare i diversi punti che ci offre questo testo della SC: 1) la Chiesa ha ereditato la Domenica dalla tradizione apostolica, la Chiesa primitiva conosceva solo la domenica come giorno celebrativo della Risurrezione del Signore (la Pasqua annuale è entrata posteriormente); 2) la Domenica è la celebrazione della risurrezione di Cristo: Cristo è risorto di Domenica e le Scritture ci testimoniano che le apparizioni del Risorto sono avvenute sempre di Domenica. Interessante, a questo proposito, è il testo dell'Apocalisse:"lo Giovanni, vostro fratello e compagno nella tribolazione, nel regno e nella perseveranza in Gesù, mi trovavo nell'isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù. 10Fui preso dallo Spirito nel giorno del Signore": La Domenica è il giorno privilegiato in cui il Signore Risorto si manifesta alla Chiesa sua Sposa. 3) la Domenica va connessa con la risurrezione di Cristo e con il nostro Battesimo. Questi due elementi che si ritrovano nella Veglia pasquale devono riemergere in ogni Domenica. Si può, infatti, come atto penitenziale usare il •Rito dell'Aspersione in ricordo del Battesimo. SC n° 106 in sintesi II 4) è il giorno del raduno della comunità cristiana per ascoltare la Parola di Dio e partecipare all'Eucaristia. È significativo il "Oggi la tua famiglia riunita nell'ascolto della Parola e Prefazio X delle Domeniche del tempo ordinario:nella comunione del Pane spezzato fa memoria del Signore risorto nell'attesa della domenica senza tramonto quando l'umanità intera entrerà nel tuo riposo e vedremo il tuo volto e loderemo senza fine la tua misericordia" 5) il Prefazio sopracitato ci dà un'ulteriore indicazione. La Domenica ci proietta verso i cieli nuovi e la terra nuova, nella Domenica senza tramonto, quando l'umanità farà il suo ingresso nel "riposo" stesso di Dio. 6) la Domenica è il giorno della gioia. Per i Padri della Chiesa è inconcepibile essere tristi, digiunare oppure pregare in ginocchio nel giorno in cui lo Sposo, il Cristo, si incontra con la Chiesa sua Sposa nella Pasqua settimanale. È il giorno della fraternità in cui, come esclama S. Girolamo: «Vederci gli uni gli altri è una gioia». Per ulteriori approfondimenti si rimanda alla lettera apostolica che Giovanni Paolo II ha pubblicato il 31 maggio 1998: la "Dies Domini". DALLA LITURGIA ALLA VITA Conseguenze pratiche 1 • La Domenica dovrebbe essere per il cristiano, non un semplice precetto, ma un giorno atteso e desiderato in cui far esperienza, insieme ai fratelli e alle sorelle di fede, dell'amore trinitario: il Padre ci narra di domenica il suo amore perché di domenica ha creato il mondo e ha risuscitato il Figlio dalla morte, per noi ha effuso lo Spirito Santo e prepara l'ottavo giorno in cui lo vedremo faccia a faccia nella vita senza fine, trasfigurati in figli e figlie della luce. riflettiamo ? Quante delle nostre comunità cristiane hanno consapevolezza di ciò che significa la domenica? Non si vive troppo spesso questo giorno solo come l'adempimento di un obbligo? Conseguenze pratiche 2 • L'esodo della popolazione dalle città per il week end comporta che un gran numero di cristiani si allontana dalla propria Parrocchia. Spesso la Domenica sta diventando il giorno dello shopping commerciale: la società dei consumi, purtroppo, si sta appropriando del giorno del riposo domenicale mettendo così a forte rischio il valore della Domenica. Conseguenze pratiche 3 • I rischi e i pericoli da cui è minacciata la Domenica richiedono una forte catechesi che faccia comprendere anche ai credenti di oggi che senza la Domenica non possiamo vivere. Le parrocchie a loro volta devono essere luoghi di autentica accoglienza e fraternità dove le persone sentono di giungere davvero in una comunità dove si respira l'amore evangelico e dove si può far esperienza dell'essere convocati alla mensa del perdono, della Parola e del Pane Spezzato Conseguenze pratiche 4 • In questi termini, possiamo affermare quanto sia nociva la visione di un certo frazionamento di "assemblee", così come un numero eccessivo di celebrazione eucaristiche. Oggi, poi, la domenica è intesa come momento di sollievo da trascorre lontano dalla residenza abituale, caratterizzato da partecipazione ad attività culturali e sportive, per questo «ai discepoli di Cristo è chiesto di non confondere la celebrazione della domenica, come vera santificazione del giorno del Signore, con il fine settimana inteso quale tempo di semplice riposo ed evasione» (DD n. 4). «La domenica è il giorno in cui il Signore ha impresso il suo sigillo» (DD n. 23), perciò il giorno in cui - più che in ogni altro — il cristiano è chiamato a ricordare la salvezza offertagli, gratuitamente, nel Battesimo e che lo ha reso uomo nuovo in Cristo. Uomo che celebra il giorno di Cristo luce; il giorno del dono dello Spirito Santo; il giorno della fede. Conseguenze pratiche 5 • la domenica dovrebbe essere il giorno in cui a Dio viene dato il primato: sarebbe, anche, opportuno iniziare i credenti alla celebrazione della Liturgia delle Ore come complemento alla celebrazione eucaristica. tutta la Chiesa Prega