Elementi di
retorica aristotelica
“La parola è un potente signore che, pur dotato di corpo piccolissimo
e invisibile compie le opere più divine . Essa può far cessare il timore, togliere
il dolore, dare una gioia, accrescere la compassione. Chi la ascolta è invaso
da un brivido, dal terrore, da una compassione che strappa le lacrime e da
una struggente brama di dolore. Il fascino divino che suscita la parola è
anche generatore di piacere e può liberare dal dolore. La forza
dell'incantesimo, accompagnandosi all'opinione dell'anima, la seduce,
persuade e trasforma per mezzo del suo incanto."
Gorgia da Lentini, Elogio di Elena
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Aristotele 384 – 322 a.C.
Allievo di Platone, fondò il Liceo ad
Atene, e sviluppò un sapere di
enorme ampiezza.
Intuì o definì alcune delle principali
nozioni su cui poi si sviluppò il
pensiero occidentale: sostanza,
atto, virtù, spazio e tempo, ecc.
Descrisse il sillogismo dando la
base a tutta la logica successiva.
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Opere di Aristotele
Scritti “essoterici”
Scritti “esoterici”
Opere destinate alla lettura
del grande pubblico, scritte in bello
stile, su una grande varietà di
argomenti.
Un insieme di testi realizzati
come appunti di studio, come
dispense per un utilizzo interno al
Peripato. Hanno uno stile non
letterario.
Tutte le Opere che ci sono
pervenute, - anche la Retorica appartengono a questo insieme di
scritti.
Sono andate tutte perdute.
Ci restano qua e là pochi frammenti
sparsi
Organon (scritti di logica) - Etica Nicomachea – Etica Eudemia - Grande Etica
Il cielo – La generazione e la corruzione – Ricerche sugli animali
Metereologici - Fisica – Metafisica – L’Anima – Politica – Costituzione degli
Ateniesi – Retorica – Poetica – Altre opere minori
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La Retorica
Aristotele rappresenta sicuramente il
più accreditato studioso e insegnante
di retorica di tutti i tempi. Il suo trattato
sull’arte retorica è l’unico del mondo
greco che ci sia pervenuto.
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Cos’è la retorica

La retorica è una conoscenza che riguarda cose che in certa
misura sono patrimonio comune di tutti gli uomini, e non
appartengono a nessuna scienza specifica. Tutti partecipano in un
certo senso della retorica, perché tutti in un qualche modo sono
impegnati ad esaminare e sostenere un certo argomento, a
difendersi, a giudicare.

«Gli uomini, per la maggior parte fanno tutto ciò o senza
alcun metodo, o con una familiarità che sorge da una disposizione
acquisita. Ma è possibile esaminare la causa e la ragione per cui
quelli che sono bravi in questo raggiungono il proprio scopo».

La retorica è definita come la facoltà di scoprire il
possibile mezzo di persuasione riguardo a ciascun soggetto.
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La divisione del trattato
I libro: l’oratore
Vi si tratta principalmente della
concezione delle argomentazioni, nella
misura in cui dipendono dall’oratore, dal
suo adattarsi al pubblico, e questo
secondo i tre generi riconosciuti del
discorso
II libro: il pubblico
Vi si tratta delle emozioni e di nuovo delle
argomentazioni, ma questa volta in quanto
sono recepite (e non più, come nel primo,
concepite)
III libro: il messaggio
Vi si tratta della elocutio, cioè delle figure
e della dispositio, cioè dell’ordine delle
parti del discorso. Originariamente il
terzo libro costituiva un trattato a sé, che
poi venne integrato con gli altri due
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I tre generi di discorso retorico
Deliberativo
Nelle assemblee che devono
fare le leggi. Si deve persuadere
il proprio pubblico soprattutto sul
futuro
Giudiziario
Nei tribunali. Si deve persuadere
circa azioni passate
Epidittico
Discorso di pubblica lode di
qualcuno, o di celebrazione: si
riferisce soprattutto al presente
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Che relazione hanno queste
occasioni della vita sociale greca
con noi e il nostro tempo?
L’essenza di questi discorsi la
ritroviamo anche oggi
- nelle riunioni di lavoro, nei consigli
per prendere delle decisioni in
azienda, in una associazione, in
università.
- Quando si tratta di giudicare un
fatto o di difendere una persona.
- quando semplicemente bisogna
fare un brindisi o salutare il
pubblico in un evento.
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Una premessa etica
La retorica non è una tecnica o un’arte sganciata dal contenuto etico
delle argomentazioni, o delle questioni. Qualcuno potrebbe criticarla
in questo senso (ricordiamo le accuse mosse ai sofisti). Ma Aristotele
la difende…
1) I contenuti non sono mai indifferenti, ma quelli veri e buoni
sono per loro natura più adatti all’argomentazione e più persuasivi
2) In ogni caso la retorica è come tanti beni (denaro, potere, forza,
ecc.) che possono essere utilizzati per fini buoni o per fini
cattivi. Non basta possedere l’arte, ma bisogna farne buon uso.
3) Se è vergognoso non sapersi difendere con le proprie braccia,
sarebbe ben più vergognoso non sapersi difendere per mezzo
della parola, il cui uso è più proprio dell’uomo di quello delle braccia.
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L’argomentazione
I trattati di tecnica retorica che lo avevano preceduto,
secondo Aristotele non avevano afferrato l’essenziale. E si erano
occupati solo degli elementi accessori del discorso
trascurando il nucleo centrale dell’arte di persuadere:
l’argomentazione.
Le argomentazioni possono essere non tecniche, come le
testimonianze, le confessioni (anche quelle ottenute sotto
tortura…), i documenti scritti. Oppure possono essere
argomentazioni tecniche
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Argomentazioni Tecniche
Il discorso stesso
«La persuasione si ottiene quando
mostriamo il vero o ciò che appare tale
attraverso i mezzi di persuasione più
appropriati in ogni caso»
Quest’ultimo è il
tipo più essenziale
di argomentazione
persuasiva
Il “carattere” dell’oratore
«La persuasione si realizza per mezzo del carattere
quando il discorso sia fatto in modo da rendere
credibile l’oratore: noi infatti crediamo alle persone
affidabili in misura maggiore e con più prontezza
riguardo ad ogni questione in generale, e
completamente, in quelle che non comportano
certezza assoluta ma varietà di opinioni»
La capacità di predisporre il pubblico
«La persuasione avviene anche quando gli
ascoltatori siano condotti dal discorso a provare
un’emozione. I giudizi non vengono emessi allo
stesso modo se si è infuenzati da sentimenti di
dolore
o di gioia, oppure di amicizia o di odio»
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L’argomentazione
C’è un parallelismo tra la retorica e la dialettica. L’una è l’arte
della persuasione, l’altra è l’arte della dimostrazione.
La dialettica dimostra le cose attraverso
Induzione: trarre da vari casi particolari una regola generale
Deduzione: partendo dai principi dimostrare un caso particolare
(questo avviene con il sillogismo)
Parallelamente la retorica produce le sue argomentazioni in due modi:
L’esempio: detto anche induzione retorica, che consiste nel
convincere che un certo fatto avviene sempre in un certo modo
mostrando casi concreti.
L’entimema: detto anche sillogismo retorico, che consiste
nell’argomentare logicamente da alcune premesse alcune
conclusioni
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L’esempio
Esempio reale
Esempio inventato
Si racconta un fatto storico o
attuale, ma comunque reale
simile a quello su cui bisogna
convincere.
Si tratta delle favole che
vengono raccontate. Vanno
create come le parabole, e
devono contenere una analogia
che deve essere colta dal
pubblico
(P.es. il Gran Re
conquista dell’Egitto)
e
la
- Metodo molto usato nei
giornali al giorno d’oggi per
dimostrare un’idea si racconta
una storia che la incarna.
(esempi in Ret. II, 20.
Stesicoro, sorteggio degli alteti)
 Gli esempi vanno utilizzati quando non si dispone di entimemi. Oppure
vanno messi alla conclusione del ragionamento, per arricchire e dare
forza agli entimemi, ma non hanno la stessa forza persuasiva di questi.
 Quando li si pone in principio dell’argomentazione devono essere
molti, perché un esempio da solo non è credibile.
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L’entimema
Cos’è un sillogismo?
Un ragionamento formato da tre proposizioni di cui le prime due
sono premesse e la terza conclusione. Esistono vari generi di sillogismo,
che Aristotele ha definito in una serie di figure, operando diverse distinzioni
tra i vari generi di proposizione.
Due esempi
Sillogismo BARBARA
(tre universali affermative)
Tutti gli uomini sono mortali
Socrate è un uomo
Socrate è mortale
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Sillogismo BAROCO
(una univ. aff. e due particolari negative)
Tutti gli uomini sono razionali
Alcuni animali non sono razionali
Alcuni animali non sono uomini
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L’entimema
L’entimema si basa sullo stesso principio del sillogismo ma ha
alcune caratteristiche specifiche legate al fatto che non deve essere
una dimostrazione logica stringente, ma una dimostrazione col fine di
persuadere.
 Non è necessario che si basi su premesse assolutamente vere,
ma più spesso si basa su premesse probabili o verosimili.
 Può riguardare anche argomenti futuri, facendo previsioni, proprio
perchè non si basa sulla certezza, ma sulla verosimiglianza.
 Deve essere di facile comprensione, e deve costituire un
ragionamento chiaro, lineare, ed espresso con termini comuni.
 L’entimema si fonda su probabilità, segni e prove
Non tutto, nel discorso va dimostrato con un
entimema: si devono solo dimostrare i punti in questione.
Sarebbe assurdo sforzarsi di argomentare su un punto che
già tutti condividono.
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Oggetto dell’argomentazione e luoghi comuni
Il fine specifico dei discorsi è convincere riguardo a tre categorie
Giusto – ingiusto
ret. giudiziaria
Utile – nocivo
ret. deliberativa
Bello – brutto
ret. epidittica
La retorica deve studiare i “luoghi comuni” che sono come
gli schemi concettuali all’interno dei quali si formano gli entimemi. Le
diverse scienze hanno ciascuna i suoi “luoghi specifici”. La retorica
ha come dei macroschemi, molto generali, che le servono da guida
per costruire le argomentazioni.
Possibile – impossibile
Esistente – inesistente
Maggiore – minore
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Questo vuol dire che generalmente
un’argomentazione ha come obbiettivo
di mostrare la possibilità o l’impossibilità
di una cosa, la sua maggiore o minore
utilità, la verità di un fatto o la sua falsità
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Altri “luoghi” (topoi) su cui
si costruiscono gli entimemi
I contrari (essere temperanti è un bene poiché l’intemperanza è dannosa)
Termini in rapporto reciproco (se è buona l’azione subita è buona anche quella
fatta)
Il più e il meno (se neppure gli déi sanno tutto difficilmente lo sapranno gli
uomini)
Il tempo
Volgere accuse ricevute (mostrare che chi accusa compie le stesse azioni)
Dalla definizione
Distinguere i diversi significati di una parola
Dalla Divisione
Da un giudizio precedente
Dalle parti
Partire dalla conseguenza
Sviluppare conseguenze degli opposti
Il fine e la causa
Il vero non verosimile (è vero proprio perché non è verosimile)
Esaminare le contraddizioni della parte avversa
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Informazione
L’informazione è alla base della capacità retorica, e
della possibilità di costruire argomentazioni, perché queste si
basano sulle informazioni a nostra disposizione. Non è un buon
oratore chi non è capace di raccogliere informazioni su ciò di cui
deve parlare.
L’informazione deve essere completa, congruente e
ben selezionata. Bisogna aver chiaro fin dall’inizio cosa si deve
conoscere per poter parlare con proprietà di un certo argomento.
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Considerazioni sull’uomo
Una grande parte della Retorica è dedicata ad osservazioni di
carattere generale sulla vita umana, Sono considerazioni molto intelligenti
e azzeccate, e manifestano lo spirito di osservazione di Aristotele, ma
anche la sua convinzione che per tenere dei discorsi efficaci bisogna
conoscere l’animo umano
Ciò che la gente pensa o crede
Come le persone tendono
comportarsi in certe situazioni
a
Cosa apprezzano, cosa ammirano
Cosa e chi tendono ad amare e
cosa li rende aggressivi
Qual è il modello di vita ideale.
Ecc.
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 In cosa consiste la ricchezza
Alcuni esempi
 Cosa vuol dire essere fisicamente forte
 Cos’è l’onestà
 Che vuol dire godere di buona reputazione
 Le virtù proprie dell’uomo e quelle proprie della donna
 Cos’è un bene, e cosa gli uomini considerano beni (cit. p.51)
 Come si stabilisce cosa è più utile o più buono tra due possibilità?
 Virtù e vizio
 Giustizia, ingiustizia
 Desiderio (cit. p.89)
 Il piacere
 Perché l’uomo vuole vendetta
 Chi è che commette ingiustizia, e per quali motivi (cit.p.100)
 Chi è che subisce ingiustizia e per quali motivi (cit. p. 103)
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Cosa ci trasmette questa attenzione enorme di Aristotele
per la comprensione di tutto ciò che riguarda gli uomini?
 Che è importante farsi molte domande, cercare i perché delle
cose che succedono. Risulta convincente e chiaro nel discorso chi
mostra di aver capito i motivi delle azioni, chi è capace di fare
previsioni fondate su considerazioni intelligenti e non superficiali.
 Per Aristotele il retore deve saper elaborare la forma di un
discorso, ma soprattutto deve essere in grado di padroneggiare il
contenuto
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Il carattere dell’oratore
È la seconda delle argomentazioni tecniche, dopo il discorso stesso.
La trattazione di Aristotele è molto rapida.
A rendere un oratore credibile sono
Intelligenza
Virtù
Benevolenza
Ed è mancare di una di queste tre caratteristiche che può
compromettere la sua credibilità
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Le emozioni
Il libro II della Retorica contiene una delle trattazioni più acute sulle
emozioni umane.
Considerate nell’ottica del retore, le emozioni sono
disposizioni che si possono indurre nel pubblico, per ottenere più
facilmente l’effetto persuasivo del discorso.
Per suscitare un’emozione nel pubblico bisogna conoscere tre cose
In quali disposizioni d’animo si è soliti provarla
Nei confronti di chi la si prova
In quali circostanze questo è solito avvenire.
Aristotele fa un elenco di emozioni (e sentimenti) e per ciascuna
espone tutte queste caratteristiche. Noi vedremo solo le
definizioni generali
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Un desiderio di aperta
vendetta, accompagnato da
dolore, per una palese
offesa alla nostra persona, o
a qualcuno a noi legato,
quando l’offesa non era
meritata
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L’ira
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La paura
Una forma di sofferenza o
uno sconvolgimento che
deriva dalla prefigurazione
di un male imminente che
causa rovina o dolore
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La vergogna
Una forma di sofferenza o di sconvolgimento
relativa ad azioni colpevoli presenti, passate o
future, che portano disonore
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La riconoscenza
(Charis) È un
atteggiamento positivo nei
confronti di qualcuno che
ha
compiuto
un’azione
concreta di servizio –
gratuito e senza altri fini –
ad uno che ne aveva
bisogno.
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La compassione
Una forma di sofferenza di fronte alla visione di un male
manifestamente rovinoso o doloroso che ricade su una persona
che non lo merita. Un male che anche noi possiamo attenderci
di subire
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Lo sdegno
Al
contrario
della
compassione, che è sofferenza di
fronte alla sfortuna altrui immeritata,
lo sdegno è dolore di fronte a una
grande fortuna capitata a chi non la
merita
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L’invidia
Simile allo sdegno, l’invidia si rivolge
però verso i simili e quelli di pari condizione.
Essa è dolore per il semplice fatto che l’altro
abbia un certo bene di cui io sono privo
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L’emulazione
Una forma di sofferenza nel constatare la presenza, in
persone simili a noi per natura, di beni tenuti in grande
considerazione e che è possibile anche per noi ottenere,
sofferenza che deriva non dal fatto che un altro possiede questi
beni, ma dal fatto che non li abbiamo noi (per questo l’emulazione
è un sentimento onesto, mentre l’invidia è spregevole, in quanto il
primo si accinge ad ottenere quei beni, il secondo a impedire che
chi gli è vicino li abbia). L’emulazione comporta una certa stima, e
porta ad imitare l’altra persona, per eguagliarla.
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Siamo vicini alla
conclusione
Anche Aristotele
suggerisce di far sì che
l’ascoltatore intravveda
la fine del discorso,
perché è come un
atleta, che quando ha
in vista l’arrivo si fa
coraggio e continua a
correre
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Lo stile
 La chiarezza: Usare i termini in senso proprio
 Non adottare un registro troppo alto né troppo basso
 Ornare talvolta lo stile con termini esotici, che attraggono
l’attenzione, ma farlo in maniera non artificiosa: deve riuscire
naturale e sempre chiaro
 Lo stile va adeguato alla questione di cui si tratti
 Lo stile deve anche rispecchiare l’oratore, per renderlo
credibile (un giovane non può parlare come parlerebbe un
vecchio, e viceversa)
 Lo stile infine deve adattarsi al tipo di coloritura emotiva che si
vuole creare.
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Lo stile
 Quando si dice qualcosa di esagerato bisogna autocensurarsi in
anticipo, per mostrare che si sa che si sta esagerando. (dirò
un’enormità: …)
 Avere un certo ritmo
 Esporre con ordine le premesse del discorso, perché il resto
diventi comprensibile
 Trarre le conclusioni in maniera chiara
 Quando si racconta una storia, dividerla in parti perché non ne
risulti una narrazione unica, che si seguirebbe con difficoltà
 Limitarsi a richiamare cose o vicende note, senza rispiegarle: il
pubblico già le conosce, e si annoierebbe
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Espressioni brillanti
Si può imparare a crearle per talento naturale o per esercizio.
Sono quelle espressioni che fanno comprendere qualcosa di nuovo.
Affermazioni che non sono scontate e banali, ma neanche oscure e
incomprensibili. Detti intelligenti che aprono un nuovo “orizzonte di
senso” sulle cose. La più importante delle espressioni brillanti è per
Aristotele la Metafora
Questi argomenti sono stati molto ripresi nel barocco, che ha avuto
un grande interesse per l’uso sorprendente del linguaggio
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Metafora
È lo strumento più bello e più efficace perché è al tempo stesso chiara,
originale, e piacevole. Per costruire metafore è necessario saper vedere
l’analogia.
Le metafore sono una sorta di enigma. Istituiscono come una proporzione
Dato che A : B = C : D, utilizzo A e B per parlare di C e D.
(Cit. p. 333.)
La Metafora mette davanti agli occhi ciò di cui si parla, condensandolo in
un’immagine.
La metafora è un oggetto linguistico molto studiato anche al giorno d’oggi, in
quanto è ricchissimo di valenze (oltre che di fascino) nella filosofia, la
poesia, la logica, la retorica, la semiotica
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Metafora
Tu fior de la mia pianta percossa e inaridita (Carducci)
Non ho voglia di tuffarmi in un gomitolo di strade (Ungaretti)
e prego anch’io nel tuo porto quiete (Foscolo)
Piove senza rumore sul prato del mare (Pavese)
Sono i tuoi puri occhi due miracolose corolle,
sbocciate a lavarmi lo sguardo. (A. Pozzi)
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Catturare l’attenzione
A quattro cose noi prestiamo attenzione, e
questo un retore deve saperlo
 Ciò che è grande
 Ciò che è piacevole
 Ciò che ci riguarda
 Ciò che è sorprendente
 L’attenzione tende a calare durante il discorso più che
all’inizio. Per questo non serve richiamarla all’inizio, ma solo
da un certo punto in poi
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Fine
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