Guido Monaco Inno a San Giovanni Ut queant laxis Resonare fibris Mira gestorum Famuli tuorum Solve polluti Labii reatum Sancte Iohannes Tutti i testi riportano il seguente episodio: mentre Guido ascoltava nell’Abbazia di Pomposa l’inno di S. Giovanni Battista, si rese conto che ad ogni inciso il suono aumentava di un tono o di un semitono. Queste sei note, in successione crescente costituiranno la scala musicale che ancor oggi viene utilizzata (il si verrà aggiunto in seguito), chiarendo la distinzione fra toni, ma con un numero limitato (solo sei) e quindi facilmente memorizzabile di note. Per la corretta intonazione delle note venne utilizzato il monocordo, uno strumento già conosciuto ed antichissimo, formato di un’unica corda, sulla cui cassa di risonanza erano indicati i punti su cui imprimere le vibrazioni, per ottenere la nota desiderata. Già questa organizzazione dei suoni, in toni e semitoni di un esacordo sarebbe stata una invenzione straordinaria, ma Guido non si fermò a questo, andò oltre, con il rigo musicale. Guido non ha inventato il rigo musicale, perché veniva usato, (composto da un’unica riga) per indicare i segni mnemonici che aiutavano i cantori. Guido, accorgendosi che le tonalità musicali erano crescenti o decrescenti, ideò un rigo a più linee (dopo aver provato con due o tre linee arrivò a quattro), inventando così una scala grafica che rappresentasse la scala musicale ascendente e discendente. A questo punto era possibile scrivere e leggere la musica ed apprendere il canto senza necessariamente imitare l’esecuzione del maestro, il cantore dopo aver appreso la scala musicale con la distinzione degli intervalli (solfeggio) poteva leggere qualsiasi melodia fosse trascritta su un pentagramma (come diverrà in seguito, con l’aggiunta della quinta riga). Il compito del maestro di musica non veniva meno, ma era sicuramente cambiato. Si passava da un apprendimento per imitazione ad un apprendimento per conoscenza. Il maestro spiegava il valore e il significato del rigo musicale e delle note, con esercizi fissava nella memoria degli alunni la successione di toni e semitoni, finché l’alunno non diveniva autonomo nella lettura e nell’esecuzione di canti. Nei secoli successivi, proprio grazie al metodo guidoniano di scrittura musicale, fu possibile arrivare velocemente alla musica polifonica, che era certamente già praticata nel XIII secolo. Non è possibile fissare con precisione l'anno di nascita di Guido e nemmeno il luogo in cui ebbe i natali. Sappiamo soltanto che la sua attività musicale si svolse nella prima metà del 1000: nelle sue opere vi sono infatti riferimenti a persone e fatti che si collocano negli anni fra il 1023 e il 1036 circa, cioè il tempo in cui fu vescovo di Arezzo il suo protettore Teodaldo. Quanto alla biografia, le uniche notizie certe sono quelle che egli stesso racconta in una lettera inviata al monaco Michele, già suo confratello a Pomposa, la celebre abbazia situata sul delta del Po, presso Codigoro (Ferrara). A un certo punto della sua vita, dunque, Guido si era fatto monaco a Pomposa. Ma da dove proveniva? Le tradizioni lo vogliono nato a Talla ma non vi è certezza. Lasciata Pomposa, Guido si trasferisce ad Arezzo, accolto dal vescovo Teodaldo. Poiché l'episcopato di Teodaldo, come abbiamo detto, si svolge fra il 1023 e il 1036, è in questi anni che si colloca il momento più importante dell'attività del musico; sempre in questi anni scrive i suoi trattati sulla musica. Nella città toscana Guido abitò probabilmente presso il palazzo vescovile, non in un monastero; forse fece parte dei canonici della cattedrale. Tanto il vescovado quanto la cattedrale a quell'epoca non si trovavano nella posizione odierna, ma fuori dalle mura, sul colle di Pionta: oggi ne rimangono soltanto le rovine. Talla e Guido Monaco Secondo la tradizione, nella località denominata Castellaccia, su un colle che domina l'abitato di Talla, è nato Guido in una casa modesta vicina alla chiesa detta appunto della Castellaccia. In questa casa è stato allestito un museo dedicato alla figura del Monaco ed alla storia della musica in epoca medievale. Vi si trovano riproduzioni di documenti autografi, pagine di antichi codici, pannelli illustrativi. Vi è poi illustrata, con il suo tetragramma, la così detta manoarmonica o guidoniana. E' possibile inoltre, attraverso una interessante installazione, rendersi conto compiutamente dell'innovazione musicale di Guido.