METODOLOGIA DELLE SCIENZE SOCIALI 1 LEZIONE - Il problema del metodo alle origini delle scienze sociali: il positivismo (La prima parte della lezione, è stata dedicata alla presentazione dell’argomento del corso, e dei testi di riferimento). Il tema dell’uomo in società attraversa la storia della filosofia occidentale. Fra i tanti temi affrontati, in questo corso ci occuperemo in particolare del tema della razionalità: l’uomo viene considerato in Grecia come “razionale”, e per questo profondamente diverso dagli animali tale concezione determina il rivolgersi dell’attenzione sugli aspetti razionali della condotta umana nella gran parte di quelle che saranno poi le scienze sociali, quando non sulla forza necessitante della ragione. Alla fine dell’Ottocento, osserviamo un progressivo incrinarsi di tale visione dell’uomo, con il Romanticismo ed alcune filosofie posthegeliane (ad es. Nietzsche), con la psicanalisi, ma anche con gli sviluppi delle scienze naturali, che mettono in crisi l’unità di “logos ed essere”, di metodo e contenuti (i modelli matematici rappresentano il mondo, ma il mondo non è regolato da leggi matematiche). Entro tale crisi si colloca la nascita della sociologia. La sociologia nasce come disciplina autonoma allorché si pone i seguenti problemi (a) il campo di applicazione: di cosa si occupa la sociologia, che tipo di fenomeni indaga; (b) qual è, se esiste, il metodo proprio della sociologia. Il problema viene posto da Comte per la prima volta, entro una concezione della scienza ancora di tipo tradizionale: la scienza deve “scoprire” le leggi della natura, che sono di causa-effetto (meccanicismo). Osserviamo l’influenza di tale visione tradizionale della scienza anche nel pensiero di Marx (del resto, in Hegel troviamo la massima espressione dell’identità fra logos ed essere). Comuni alle diverse utopie sociali di Comte e Marx alcune premesse epistemologiche, ed in particolare la fiducia nella possibilità di un’adeguamento reciproco fra razionalità della storia e razionalità dell’uomo (quando l’uomo comprende le leggi della storia, vi si adegua naturalmente). 2 LEZIONE - Il problema del metodo alle origini delle scienze sociali: Durkheim Durkheim può essere considerato a tutti gli effetti il padre della sociologia, in quanto: - Individua nel fatto sociale l’oggetto della sociologia, e dunque ne definisce un ambito di applicazione specifico. Tale definizione risente della concezione tradizionale della scienza e del positivismo, ed è stato ripetutamente messo in discussione, ma di fatto è la prima volta che si tenta una definizione di un dominio specifico per la sociologia. - Individua nel metodo delle scienze naturali il metodo proprio della sociologia (mentre Comte propone una filosofia della storia). Anche qui troviamo l’influenza del positivismo (ad es. neutralità dell’osservatore) - Pone un confine fra sociologia ed altre discipline (sociologismo), rifiutando ogni tipo di riduzionismo: i fatti sociali vanno spiegati con altri fatti sociali, e non sono ammesse spiegazione di ordine psicologico, biologico ecc. Si tratta di un aspetto caratteristico della scienza tradizionale moderna, superato in altre scienze ma presente nelle scienze sociali (mentre è accettata la biochimica, viene rifiutata non solo sul piano dei contenuti, ma proprio sul piano del metodo la sociobiologia; la psicologia sociale è una disciplina di confine che viene considerata “estranea” alla sociologia); - Collega costantemente teoria sociale e ricerca empirica. Questo può ben dirsi il principale insegnamento che possiamo trarre oggi dal suo modo di “fare” sociologia: sia che si tratti del Suicidio, sia che si tratti dell’analisi funzionale nelle Forme elementari della vita religiosa. Si ricorda infine che Durkheim è il padre del funzionalismo, e si ricorda il concetto di integrazione sociale (che verrà ripreso quando si parlerà di attore/sistema). 3 LEZIONE - Il problema del metodo alle origini delle scienze sociali: Dilthey Lo storicismo tedesco riprende alcuni temi dell’idealismo tedesco e costituisce anche una forte reazione al positivismo francese; nel considerare il contributo di Dilthey dobbiamo peraltro tenere conto che si tratta di una filosofia della storia: - Individua nell’individuo (singolare) l’oggetto della scienze dell’uomo. Le scienze dello spirito sono dunque idiografiche, debbono cioè descrivere il singolo fatto storico, o meglio la specificità di un determinato evento, o epoca storica. In particolare, è reale ciò che acquista il carattere dell’evidenza e della certezza nella coscienza. - Individua il fondamento della distinzione scienze della natura / scienze dello spirito nell’Erlebnis - l’esperienza dell’oggetto in quanto interno alla coscienza: se un oggetto del mondo naturale appare estraneo alla nostra coscienza, tutto ciò che pertiene l’uomo ci appare inevitabilmente in rapporto alla nostra esperienza di essere umani (proiettiamo su di esso la nostra esperienza, partecipando della sua natura). Esiste dunque un preciso ambito conoscitivo definito da questo orientamento della coscienza. Si tratta di un tema che verrà ampiamente ripreso anche nella Fenomenologia di Scheler e Schutz. - Individua nel Verstehen (comprendere dall’interno, rivivendo), il metodo proprio delle scienze dello spirito; è dunque posto come padre delle sociologie “comprendenti”; - Dilthey propone infine due metodi per “cogliere l’universale nel singolare” che avranno ampia risonanza nelle scienze sociali (a) il Metodo biografico, il Verstehen applicato a vite esemplari (il cui contenuto è manifestazione dello Spirito del Tempo); (b) l’Idealtipo (che verrà ripreso in Weber) La distinzione fra scienze della natura e scienze dello spirito trova i suoi eredi anche nella sociologia di oggi. Tale distinzione è di tipo ontologico (oggetto interno / esterno) e metodologico (comprensione / spiegazione).