CARBO FONDAMENTI DI CHIMICA PER LE TECNOLOGIE, LA SALUTE E L’AMBIENTE Direttori Franco V Università degli Studi di Perugia Stefano F Università degli Studi di Perugia Comitato scientifico Vincent L Université Paris XIII Nord – Villetaneuse, France James Martin F University of Rochester, NewYork, USA I volumi accolti nella collana afferiscono ai settori scientifico disciplinari di Fondamenti chimici delle tecnologie (/) e di Chimica dell’ambiente e dei beni culturali (/). CARBO FONDAMENTI DI CHIMICA PER LE TECNOLOGIE, LA SALUTE E L’AMBIENTE Una vita senza ricerche non è degna per l’uomo di essere vissuta. P, Apologia di Socrate La collana nasce dall’interesse di approfondire l’attività di ricerca scientifica e l’attività didattico–formativa, relativa allo studio dei fondamenti chimici applicati a diversi ambiti tecnologici, al settore della sicurezza e della salvaguardia della salute umana, all’ambiente e ai beni culturali. L’obiettivo è quello di divulgare e promuovere ricerche, studi e conoscenze che riguardano i prodotti chimici naturali e di sintesi, le possibili applicazioni tecnologiche, l’impatto sulla salute umana, sull’ambiente e sui beni culturali. Il fine ultimo è favorire l’evoluzione e lo sviluppo economico, sociale e tecnologico delle comunità umane verso ecosistemi caratterizzati da una fruizione più equilibrata e inclusiva dei beni comuni materiali e immateriali. Carbo accoglie volumi di rilevanza scientifica internazionale nell’ambito della chimica di base e della chimica applicata. Le opere sono destinate a soddisfare l’interesse e la curiosità di intellettuali, accademici, ricercatori, studenti universitari e amanti della cultura. Per questi motivi è possibile trovarvi testi sia di taglio scientifico e specialistico, che di taglio didattico e divulgativo. Stefano Falcinelli Franco Vecchiocattivi Radiochimica ambientale Una guida pratica per capire che cos’è e come si misura Copyright © MMXVI Aracne editrice int.le S.r.l. www.aracneeditrice.it [email protected] via Quarto Negroni, Ariccia (RM) () ---- I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore. I edizione: giugno Indice Parte I Fondamenti di radiochimica Capitolo I Nucleo atomico .. Costituzione del nucleo atomico, – .. Energia di legame nucleare, – .. Particelle elementari, – .. Interazioni elementari, – .. Esercizi, . Capitolo II Radioattività .. Il decadimento radioattivo, – .. Legge del decadimento radioattivo, – .. Unità di misura per la radioattività, – .. Banda di stabilità dei nuclidi, – .. Cenni sul decadimento β, – .. Cenni sul decadimento α, – .. Esercizi, . Capitolo III Strumentazione di laboratorio .. Camere di ionizzazione, – .. Moltiplicatori di particelle, – .. Scintillatori, – .. Alcune considerazioni statistiche, – .. Statistica del conteggio d’impulsi, – .. Spettrometria di massa, – .. Esercizi, . Capitolo IV Interazioni tra radiazione nucleare e materia .. Effetti della radiazione α, – .. Effetti delle radiazioni β, – .. Effetti delle radiazioni γ , – .. Radiazione Cerenkov, – .. Effetti prodotti da neutroni, – .. Esercizi, . Indice Capitolo V Reazioni nucleari .. Sezione d’urto di una reazione nucleare, – .. Reazioni di fissione, – .. Reattori a fissione, – .. Reazione di fusione, – .. Evoluzione delle stelle e nucleosintesi, – .. Esercizi, . Capitolo VI Applicazioni radiochimiche .. Uso di traccianti isotopici, – .. Diluizione isotopica, – .. Analisi per attivazione neutronica, – .. Variazioni delle abbondanze isotopiche naturali, – .. Datazione archeologica con carbonio , – .. Esercizi, . Capitolo VII Chimica delle radiazioni .. Resa di una radiolisi, – .. Dosimetria, – .. Radiolisi in fase gassosa, – .. Reazioni ione–molecola, – .. Radiolisi di soluzioni acquose, – .. Radiolisi d’idrocarburi, – .. Radiolisi di solidi, – .. Esercizi, – .. Alcune costanti fisiche, . Parte II Radiazioni ionizzanti e loro determinazione Capitolo I Le radiazioni ionizzanti e i loro effetti sull’uomo .. Generalità e effetti biologici, – .. Unità di misura dosimetriche e proprietà delle radiazioni ionizzanti, – .. Legislazione in materia di radioprotezione, – .. Famiglie o serie radioattive naturali: equilibrio secolare e transitorio, – .. Il Radon e l’ambiente costruito, – .. Presenza di radionuclidi nell’ambiente, . Capitolo II Esposizione a radiazioni ionizzanti in ambienti di lavoro .. Introduzione, – .. Strumentazione utilizzata, modalità ed errore di misura, – .. Misure di radioattività indoor presso la “Ser–Vis” S.r.l., – .. Discussione dei dati e materiali edilizi, – .. Note geologiche, – .. Misure di radioattività su piante e preparati alimentari, – .. Cenni di Spettroscopia γ e suo utilizzo, – .. Va- Indice lutazione dell’esposizione a radiazioni ionizzanti dei lavoratori della “Ser–Vis” S.r.l., – .. Conclusioni e sviluppi futuri, . Capitolo III Esposizione a radiazioni ionizzanti in ambienti civili .. Introduzione, – .. Strumentazione, – .. Rilevazioni di dose efficace indoor nei locali della ex facoltà di Ingegneria di Perugia, – .. Elaborazione dei dati di misura, – .. Analisi dei materiali da costruzione utilizzati, – .. Note geologiche sul territorio di “Pian di Massiano”, – .. Conclusioni e possibili sviluppi futuri, . P I FONDAMENTI DI RADIOCHIMICA Capitolo I Nucleo atomico .. Costituzione del nucleo atomico Il nucleo di un atomo risulta composto da neutroni e protoni. I neutroni sono particelle che non hanno carica mentre i protoni hanno una carica positiva. Il numero dei protoni presenti in un nucleo è chiamato numero atomico, A. In un atomo neutro A determina anche il numero degli elettroni dell’atomo e quindi caratterizza l’elemento chimico stesso. La somma tra il numero dei protoni e quello dei neutroni presenti in un nucleo ne determina la massa. Infatti la massa di un protone e quella di un neutrone sono abbastanza simili ed ambedue sono molto più grandi della massa di un elettrone. La massa di un protone, mp , è di , amu (amu = unità di massa atomica, definita come / della massa dell’isotopo del carbonio; amu = , x − g), quella di un neutrone, mn , è di , amu, mentre quella di un elettrone, me , , amu. Queste masse si riferiscono alle particelle considerate a riposo, cioè quando la loro velocità non è così grande da provocare una sensibile modifica relativistica della loro massa. Il numero totale dei protoni e dei neutroni in un nucleo è chiamato numero di massa, Z. Quando ci si riferisce a nuclei caratterizzati dal solo numero atomico, A, si parla di elemento, mentre quando ci si riferisce a nuclei caratterizzati anche da Z, si parla di nuclide. La notazione che si usa per indicare un dato nuclide è quella di scrivere il simbolo chimico dell’elemento riportando in alto a sinistra il valore di Z. Per esempio scriveremo U, C, Na, ecc. Talvolta per comodità si riporta anche il numero atomico A in basso a sinistra, sebbene non sia strettamente necessario, dato che il simbolo dell’elemento già indica da se un ben preciso numero atomico. Per esempio si scriverà U, O, C, ecc. . Fondamenti di radiochimica Indicheremo con il nome di isotopi quei nuclidi che pur avendo numero atomico uguale, hanno numero di massa diverso. Per esempio sono isotopi C, C e C oppure U, U, U e U. Si diranno invece isobari quei nuclidi che hanno numero di massa eguale, ma numero atomico diverso. Per esempio sono isobari N e C, oppure K e Ar. .. Energia di legame nucleare Facendo uso di alcune tecniche sofisticate come, per esempio, la spettrometria di massa ad altissima risoluzione, di cui avremo modo di parlare in seguito, la massa di un dato nuclide può essere determinata sperimentalmente e con una grande accuratezza. La massa di un nuclide ci può dare informazioni preziose sull’energia di legame tra le particelle che costituiscono il nucleo atomico. Consideriamo per esempio il nuclide He. La massa di un suo atomo, determinata sperimentalmente è di , amu. Se confrontiamo questo valore con quello dato dalla somma della massa di tutte le particelle che costituiscono quest’atomo, cioè due protoni, due neutroni e due elettroni, troviamo un valore di . amu, quindi una massa maggiore di quella dell’atomo del nuclide trovata sperimentalmente. Le particelle costituenti l’atomo, nel legarsi insieme hanno quindi perso una parte della loro massa. Parleremo in questo caso di un difetto di massa, ∆m, che può essere determinato facilmente per tutti i nuclidi. In Figura . vediamo come il difetto di massa relativo, cioè ∆m/Z, varia per i vari nuclidi, in funzione del valore di Z. Per comprendere meglio la natura del difetto di massa dovremo considerare la legge di equivalenza tra massa ed energia che deriva dalla teoria della relatività. Questa legge implica che in un qualsiasi sistema gli scambi di energia siano accompagnati anche da variazioni di massa. Ad esempio un corpo caldo, data la maggiore energia interna, deve avere una massa maggiore di quella di un corpo freddo, oppure, se in una trasformazione si ha produzione di energia, l’energia del sistema e quindi anche la sua massa devono diminuire. La quantità di energia messa in gioco, ∆E, e l’equivalente quantità di massa, ∆m, sono tra loro proporzionali secondo la relazione: . Nucleo atomico ∆E = c ∆m; dove la costante di proporzionalità, c , è il quadrato della velocità della luce (c = , x ms− ). Le quantità di energia messe in gioco nelle reazioni chimiche, che come sappiamo coinvolgono solo variazioni nella composizione del guscio elettronico degli atomi, non sono sufficientemente grandi da provocare variazioni di massa facilmente misurabili. Lo possiamo vedere facilmente considerando, per esempio la reazione di combustione del metano: CH + O → CO + H O; che presenta ∆H = − kJ mol− . La reazione è esotermica e quindi avviene con diminuzione della massa totale del sistema. La Figura .. In questa curva è mostrato l’andamento medio del difetto di massa relativo, cioè diviso per il numero di nucleoni, per i nuclei degli elementi naturali, in funzione del numero di massa, Z. Il difetto di massa relativo può essere convertito in energia di legame/nucleone. Nella figura sono riportati direttamente i valori dell’energia in MeV . Fondamenti di radiochimica massa dei reagenti ( mole di CH + moli di O ) è mtot = , g. La perdita relativa di massa del sistema quando avviene la reazione è quindi ∆m = ∆H/c = −, x − g mol− ; ∆m/mtot = − − . Vediamo come la diminuzione di massa relativa subita dal sistema, a seguito della produzione di calore che si accompagna alla reazione chimica, sia una quantità così piccola da essere difficilmente misurabile. Il ∆m che viene misurato nella formazione dei vari nuclidi è indice di una quantità di energia che viene messa in gioco nei nuclei atomici ed è straordinariamente più grande di quella messa in gioco nei processi chimici. Questa è in pratica determinata dall’energia messa in gioco per legare tra loro protoni e neutroni nel nucleo. Nel caso di He si ha ∆m = , amu da cui si ottiene ∆E = c ∆m = , x − J = MeV. L’energia di legame tra le particelle costituenti il nucleo (dette anche nucleoni) è quindi circa volte più grande di quelle dei legami chimici. La curva di Figura . ci indica l’andamento relativo dell’energia di legame tra le particelle, costituenti il nucleo, in funzione di Z. Il massimo di energia di legame si ha per i nuclidi che hanno numero di massa intorno a circa . Inoltre si può notare che l’aumento di difetto di massa relativo è piuttosto alto andando dai nuclei leggeri verso quelli a massima energia di legame, mentre risulta essere inferiore andando da nuclei pesanti verso quelli intorno al massimo della curva. Si può anche notare che sono possibili due tipi di trasformazioni nucleari in grado di produrre energia: quella in cui nuclei leggeri si fondono per dar luogo a nuclei più pesanti (fusione nucleare) e quella in cui un nucleo pesante si scinde dando luogo a nuclei intorno al massimo di energia di legame nucleare (fissione nucleare). Da quanto considerato sopra, risulta evidente che una reazione di fusione di nuclei leggeri, a parità di massa, produce più energia della reazione di fissione di un nucleo pesante. . Nucleo atomico Occorre notare che i processi nucleari avvengono spontaneamente quando comportano una diminuzione dell’energia totale del sistema. Al contrario delle reazioni chimiche, per le reazioni nucleari il fattore entropico è trascurabile, poiché l’interscambio di energia tra i nuclei nelle condizioni usuali è praticamente nullo. Questo significa che una reazione nucleare avviene spontaneamente ogni volta che si può verificare una diminuzione di energia e quindi di massa. .. Particelle elementari Nei primi decenni del ventesimo secolo veniva usato il termine particelle elementari per elettroni, neutroni, protoni, e fotoni, pensando che queste particelle fossero i costituenti fondamentali ed indivisibili della materia. Nel Hideki Yukawa ipotizzò l’esistenza di particelle con massa intermedia tra i protoni e gli elettroni. Queste particelle sono state poi effettivamente osservate, ma agli inizi sono risultate essere di tre tipi, poi di nove, e così via, fino ad arrivare oggi ad un numero totale di particelle, cosiddette elementari, che, insieme alle loro antiparticelle, sono centinaia. Si può tentare una classificazione di queste particelle. La prima grossa distinzione che possiamo fare tra le numerose particelle note è quella in base al loro spin. Da questo punto di vista si distinguono i bosoni, cioè particelle che seguono la statistica di Bose–Einstein (spin intero, , , ,. . . ), dai fermioni, cioè particelle che seguono la statistica di Fermi–Dirac (spin semi-intero, , , ). Una ulteriore distinzione si fa in base alla massa delle particelle. Sono chiamate leptoni le particelle con piccola massa, come elettroni, neutrini e muoni, insieme alle loro antiparticelle. I leptoni sono tutti fermioni. Barioni sono le particelle più pesanti come protoni e neutroni. Anche i barioni sono fermioni. Mesoni sono particelle con massa intermedia e sono tutti bosoni. I barioni e i mesoni sono particelle complesse, cioè composte da altre particelle, e vengono chiamate adroni. Già alla fine della prima metà del ventesimo secolo, il numero degli adroni scoperti era così grande che si faceva fatica ad orientarsi in mezzo a tante particelle con proprietà e caratteristiche tanto diverse. Nel Murry Gell–Mann tentò una classificazione degli adroni in base alle loro proprietà, in maniera analoga a quanto fatto da Men- . Fondamenti di radiochimica deleev alla fine del diciannovesimo secolo per gli elementi chimici. Questo tentativo riuscì abbastanza bene e mostrò che gli adroni sono raggruppabili in famiglie. Nel Gell-Mann ipotizzò, sulla base di regolarità e periodicità delle caratteristiche degli adroni, l’esistenza di una particella non ancora osservata. Questa particella fu poi effettivamente osservata nel , convalidando i criteri di classificazione di Gell-Mann, anche se al momento non c’era nessuna idea chiara su come si potessero giustificare tali periodicità. Nel sempre Gell-Mann propose un’interpretazione della sua classificazione basata sull’ipotesi che gli adroni siano costituiti da tre particelle e dalle loro corrispondenti tre antiparticelle. A questi costituenti “elementari” dette il nome di quark. Gli esperimenti di collisioni nucleari ad alte energie compiuti negli ultimi quarant’anni hanno completamente confermato l’ipotesi di Gell-Mann. .. Interazioni elementari Nella meccanica quantistica le interazioni sono attribuite allo scambio di particelle chiamate “bosoni gauge”. Si distinguono quattro tipi di interazioni fondamentali tra le particelle: Interazione elettromagnetica, interazione gravitazionale, interazione nucleare forte ed interazione nucleare debole. Yukawa ha determinato che l’interazione elettromagnetica tra particelle cariche è dovuta allo scambio di fotoni e produce repulsione tra cariche di uguale segno ed attrazione tra cariche di segno diverso e questa interazione diminuisce con il quadrato della distanza. L’interazione gravitazionale tra particelle dotate di massa è dovuta allo scambio rapido di particelle dette “gravitoni”, è solo attrattiva ed anche questa diminuisce con il quadrato della distanza. I gravitoni non sono stati ancora osservati direttamente, anche se molti tentativi sono attualmente in corso. L’interazione debole è caratteristica della espulsione di elettroni e neutrini dai neutroni (decadimento beta). È un’interazione che agisce a distanze molto piccole, dell’ordine di − cm, ed è circa volte più debole dell’interazione elettromagnetica. Non produce attrazioni ma è responsabile della trasformazione di certe particelle in altre, come, per esempio, i pioni in muoni. Nel Steven Weinberg . Nucleo atomico riuscì a correlare l’interazione debole con l’elettromagnetica. Questa teoria contemplava l’esistenza di quattro particelle dell’interazione “elettro-debole”: il fotone, che è senza massa ed è già noto, e tre particelle con massa molto grande, le particelle W + e W − per le particelle cariche e la particella Z° per le neutre. Questa teoria ha avuto una conferma sperimentale quando, nel , Carlo Rubbia osservò sperimentalmente le particelle W + e W − e poi, nel , quelle Z°. L’interazione forte è responsabile del legame tra nucleoni nel nucleo ed agisce a distanze dell’ordine di − cm. I barioni e i mesoni rispondono a questa interazione. L’interazione forte fondamentale si ha tra i quark che scambiano un bosone gauge chiamato gluone. .. Esercizi – Il nucleo di deuterio ha una massa di , x − kg. Calcolare l’energia di legame tra protone e neutrone nel nucleo di deuterio. – Le masse dei nuclidi Sn e Sn sono rispettivamente , x − e , x − kg. Quanta energia è richiesta per il processo Sn → Sn + n? – Quanta energia viene prodotta quando un protone e un nucleo di trizio fondono per formare una particella? (massa nucleare di H : , x − kg). – Il nucleo di He non ha spin, mentre quello di He ha spin /. Quale dei due nuclei è un fermione e quale un bosone?