Una lezione di geografia vista attraverso le lenti di una viaggiatrice "Il mondo è un libro e coloro i quali non viaggiano ne leggono solamente una pagina". La famosa frase di Sant'Agostino, probabilmente al giorno d’oggi, è il miglior punto di partenza per le lezioni di geografia, ed è probabilmente ciò che ha ispirato la Scuola Secondaria di I°grado "A. Delogu "di Ghilarza, un piccolo paese nel cuore della Sardegna, un'isola italiana. Proprio per il mio stile di vita non convenzionale e nomade, un insegnante un giorno mi si avvicinò e mi chiese se fossi disposta ad andare nella sua classe a parlare con i suoi studenti sulle nazioni che avevo visitato, non tanto per impartire una lezione tradizionale di geografia, ma per trasmettere semplicemente le mie impressioni personali, la mia esperienza nel viver là, le mie battaglie, le mie vittorie e i miei insuccessi nel non essere riuscita a capire la società che avevo visitato oltre alle avventure ivi trascorse ed integrate in quel contesto. Ciò che l’insegnante voleva era che i suoi studenti potessero toccare, sentire il profumo, ascoltare e vedere diverse società attraverso i miei occhi e le lenti della fotocamera. Dal momento che il mio lavoro di scrittrice che viaggia richiede più o meno le stesse abilità, non ero tanto preoccupata della presentazione vera e propria, quanto invece delle reazioni degli studenti o, peggio, della loro mancanza . Sarei stata in grado di catturare l'attenzione di ragazzi di 13 anni, nell’aiutarli a capire e ad apprezzare che "diverso" non significa necessariamente "sbagliato"? Non ero preoccupata per la mancanza di foto o di parole, ma per la capacità di riuscire a trasmettere il mio grande amore per i viaggi. Ogniqualvolta parto per un nuovo viaggio, la mia filosofia è che se degli esseri umani possono vivere in quel particolare Paese, posso viverci anch’io, e questo è semplicemente ciò che ho detto agli studenti proprio il primo giorno. Abbiamo parlato di Cina, Iran, India, Libano, gli Emirati Arabi Uniti. La prossima lezione si concentrerà sul Brasile, e la soddisfazione più bella finora è stata quella di percepire quanto fossero interessati e curiosi a riguardo. Ho cercato di fargli toccare le realtà straniere, portando degli oggetti tradizionali come un hijab iraniano, un pezzo di giada cinese e una statua del Signore Ganesha. Abbiamo effettuato una videochiamata con Skype in maniera tale da poterli fare interagire direttamente con le persone che vivono in Paesi diversi e avrebbero desiderato poter chiacchierare più a lungo. Più è particolare il tipo di società presa in esame, maggiore è il livello di curiosità suscitato. Questo non è sorprendente. Gli studenti sono rimasti incantati dai colori dell'India, stupiti quando ho mostrato loro il tempio del ratto di Bikaner ("Sono colpito dal loro rispetto verso gli animali, perfino per i topi!", ha detto Federico), incuriositi dalle tradizioni cinesi e dalla poco conosciuta società iraniana. Hanno molto apprezzato la cultura indiana basata sulla centralità della figura materna, e sono rimasti inevitabilmente confusi riguardo l’Induismo. Come Gabriele ha dichiarato, "quello che mi ha impressionato è stato quanto loro seguano la loro religione, al punto da influenzare il loro stile di vita." Li ha fatti sorridere quando ho spiegato loro che tipo di traffico stradale frenetico esista sia in India che in Cina e volevano sapere di più riguardo le regole Iraniane da seguire nel vestirsi. Hanno fatto domande su ogni tipo di argomento, i diritti umani, i livelli di povertà, i diritti delle donne, la religione, il cibo. Sebbene la maggior parte delle domande fossero state preparate prima della mia presentazione e durante la lezione di geografia, i ragazzi hanno proposto innumerevoli nuovi punti di discussione, mostrando la curiosità e la volontà di visitare loro stessi quei Paesi. Dopo il primo incontro, gli alunni hanno messo in evidenza che le ore destinate a questi incontri probabilmente non erano abbastanza. Si sono perfino resi disponibili ad andare a scuola prima del tempo per installare il video proiettore. "Dopo questi incontri," ha detto Sofia, "è stato più facile e più piacevole studiare e prepararsi all’interrogazione poiché le esperienze della vita vissuta hanno reso le attività scolastiche meno dure." Dal momento che gli studenti, probabilmente, non hanno ancora viaggiato al di fuori dell'Europa, questo genere di lezioni atipiche è servito a mostrare loro l'aspetto umano di Paesi che spesso nei libri di testo vengono rappresentati in maniera poco accattivante, con la speranza che li si aiuti a capire che essi saranno i benvenuti ovunque vadano. "Ho imparato a guardare gli altri Paesi e le loro culture con un occhio diverso. Non sono delle realtà sconosciute del tutto lontane e diverse dalla nostra", ha detto Chiara quando le è stato chiesto che cosa ricordassero di più riguardo le nazioni che avevamo visitato virtualmente. "Queste lezioni ci hanno fatto riflettere", ha aggiunto Valentina. Più viaggio e più sono convinta che una continua interazione con tutto ciò che è "sconosciuto" e "diverso" ha come risultato finale il promuovere la pace nel mondo. La paura (per ciò che non si conosce) terminerà di esistere, e così anche il razzismo e la discriminazione. Molte più persone capiranno che gli esseri umani hanno le stesse necessità e più o meno delle priorità simili indipendentemente dal Paese di provenienza e che il mondo (la realtà) al di fuori di quella d’appartenenza non ha intenzione di farci del male. Ogniqualvolta mi viene data la pur minima possibilità di diffondere questo messaggio, io la colgo. Tutto ciò è alla base del mio voler scrivere e raccontare i miei viaggi, e quando l'insegnante mi ha dato l'opportunità di parlarne di fronte a un pubblico di studenti di 13 anni, ho pensato solo al beneficio che si sarebbe potuto trarre.