Diapositiva 1 - Symposia Congressi

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Azienda Ospedaliera Pediatrica
SANTOBONO – PAUSILIPON – ANNUNZIATA
S.S.D.
Centro di Riferimento Regionale per la Diagnosi ed il Trattamento
della Retinopatia della Prematurità
Direttore dott. Salvatore Capobianco
www.salvatorecapobianco.it
“Patologia infettiva oculare coesistente”
 Le infezioni in
gravidanza sono un
evento abbastanza
frequente, perché le
difese immunitarie
della donna in questo
periodo calano
leggermente.
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CITOMEGALOVIRUS
 Il Citomegalovirus è un virus facile da trasmettere ma
che non provoca nella maggior parte degli individui
alcun sintomo. Molte donne infatti non sanno di averlo
contratto fino al momento dell’analisi del sangue prescritta
dal proprio ginecologo all’inizio di una gravidanza.
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CITOMEGALOVIRUS
 Purtroppo però, pur non
causando danni di alcun tipo,
una volta contratta l’infezione
il virus rimane latente
all’interno dell’organismo per
tutta la vita, e può riattivarsi
in caso di indebolimento del
sistema immunitario. E’
proprio questo il caso di una
donna in gravidanza, che
può pertanto trasmetterlo
al feto, con il rischio di gravi
danni.
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CITOMEGALOVIRUS
 L’uomo è l’unico serbatoio di infezione del
Cmv, la cui trasmissione avviene da
persona a persona tramite i fluidi del
corpo, tra cui sangue, saliva, urina, liquidi
seminali, secrezioni vaginali e latte.
 Il contagio può avvenire per contatto
persona-persona (per esempio tramite
rapporti sessuali, baci sulla bocca, contatto
della bocca con mani sporche di urina o
saliva), per trasmissione madre-feto
durante la gravidanza o madre-figlio
durante l’allattamento, per trasfusioni e
trapianti di organi infetti.
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CITOMEGALOVIRUS
 La maggior parte degli
individui sani, adulti o
bambini, che contraggono la
malattia non manifesta
sintomi e non si accorge
dell’infezione, mentre alcuni
soggetti sviluppano una
forma leggera della
malattia con febbre, mal di
gola, affaticamento e
ingrossamento dei linfonodi.
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CITOMEGALOVIRUS
 Si parla di “infezione congenita”
quando il virus è trasmesso da
madre a feto. L’infezione materna
viene classificata come primaria
quando è acquisita per la prima
volta durante la gravidanza in una
donna precedentemente
sieronegativa, e secondaria
quando avviene per riattivazione del
virus latente o per reinfezione da un
nuovo ceppo in una donna che
aveva già contratto l’infezione.
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CITOMEGALOVIRUS
 Il rischio di trasmissione al feto non
sembra essere correlato al periodo
gestazionale durante il quale viene
contratta l’infezione, anche se si
ipotizza un maggior rischio di
severità della malattia quando la
trasmissione avviene nei primi
tre mesi di gravidanza.
 Il rischio di trasmissione al feto
varia fra il 30 e il 40% nella forma
primaria e fra lo 0,5 e il 2% nella
forma secondaria.
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CITOMEGALOVIRUS
 Fortunatamente, l’85-90%
dei neonati con infezione
congenita è asintomatico,
anche se il 10% circa dei
neonati asintomatici presenta
comunque sequele tardive,
generalmente difetti uditivi di
severità variabile, con
possibili decorsi fluttuanti o
progressivi.
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CITOMEGALOVIRUS
Retinite da CMV
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CITOMEGALOVIRUS
Retinite da CMV
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CITOMEGALOVIRUS
Retinite da CMV
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ROSOLIA
 La rosolia si diffonde tramite le
goccioline respiratorie
diffuse nell’aria dal malato o il
contatto diretto con le secrezioni
nasofaringee. La malattia, che
ha una incubazione di 2-3
settimane prima della comparsa
dei sintomi, è contagiosa nella
settimana che precede
l’apparizione dell’eruzione
cutanea e per i 4 giorni
successivi.
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ROSOLIA
 Un periodo molto più lungo di contagiosità riguarda invece il neonato
che nasce con sindrome congenita. Infatti in un neonato affetto da
sindrome congenita poiché colpito da infezione durante la gravidanza,
il virus viene messo in circolazione per lunghi periodi di tempo.
 Il periodo di contagio quindi può durare anche mesi o
addirittura più di un anno, con una potenzialità infettiva molto elevata
che richiede l’isolamento, sia durante il ricovero nella nursery che al
ritorno a casa.
ROSOLIA
 La rosolia presenta alti rischi per il feto, soprattutto se la
madre contrae la malattia all’inizio della gravidanza.
 Nelle prime settimane l’infezione può generare un aborto
spontaneo o morte intra-uterina.
ROSOLIA
 Il feto però può anche venire infettato, soprattutto nei primi sei mesi di
gravidanza, e contrarre la cosiddetta sindrome della rosolia congenita,
che può provocare gravi problemi oculari (cataratta, retinopatia,
glaucoma, microftalmia), malformazioni cardiache, ritardo
mentale.
 Dopo tale periodo, la placenta esplica un’azione protettiva ed è quindi
più raro che si verifichi un’infezione fetale.
TOXOPLASMOSI
 La toxoplasmosi è una malattia causata da
un parassita, il Toxoplasma gondii, un
microorganismo che compie il suo ciclo
vitale, estremamente complesso e diverso
a seconda dell’ospite, solo all'interno delle
cellule.
 Il parassita può infettare moltissimi
animali (dai mammiferi agli uccelli, dai
rettili ai molluschi) e può trasmettersi
da un animale all’altro attraverso
l’alimentazione con carne infetta.
 Il Toxoplasma condii non si trova solo
nella carne, ma anche nelle feci di gatto e
nel terreno in cui abbia defecato un gatto o
un altro animale infetto.
TOXOPLASMOSI
 La toxoplasmosi è ad alto
rischio nel caso in cui venga
contratta in gravidanza:
l'infezione può infatti passare
al bambino attraverso la
placenta, provocando in
determinate circostanze
malformazioni o addirittura
l'aborto o la morte in utero.
 Classica complicanza oculare
è rappresentata dalla
corioretinite.
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TOXOPLASMOSI
 Con le attuali possibilità di
trattamento, almeno il 90%
dei bambini con toxoplasmosi
congenita nasce senza
sintomi evidenti e risulta
negativo alle visite
pediatriche di routine.
 I feti contagiati nelle prime
settimane di gravidanza sono
quelli che subiscono le
conseguenze più gravi
dell’infezione congenita
TOXOPLASMOSI
 Nel caso in cui la donna
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dovesse essere contagiata
durante la gravidanza, è
possibile bloccare la
trasmissione dell'infezione al
bambino attraverso un
trattamento antibiotico
mirato. Il trattamento più
utilizzato è quello con
spiramicina, un antibiotico
ben tollerato sia dalla madre
sia dal feto.
VARICELLA
 Dato che circa il 95% delle
persone adulte sono immuni,
la varicella è veramente rara
in gravidanza (1-5 casi su
10.000 donne). La probabilità
di passaggio transplacentare è
circa del 12%, mentre il rischio
di lesioni fetali va dallo 0.4%
nel primo trimestre, al 2% nel
secondo e al 1% nei mesi
successivi.
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VARICELLA
 La prevenzione della varicella si
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basa sulla somministrazione di
immunoglobuline
specifiche alle donne non
immuni entro 72 ore, in caso di
contatto con un bambino
affetto.
 Sembrerebbe inutile, invece, la
somministrazione dopo la
comparsa clinica delle vescicole.
 È consigliabile, comunque, che
le donne in gravidanza non
immuni evitino il più possibile
contatti con bambini piccoli.
HERPES SIMPLEX
 A differenza delle malattie
precedenti, in questo caso non
si ha, se non rarissimamente,
un passaggio del virus dalla
madre al feto attraverso la
placenta. L’infezione è
trasmessa durante il
parto dalla donna che
presenta le manifestazioni
dell’herpes a livello vaginale.
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HERPES SIMPLEX
 Di solito il neonato presenterà
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entro le prime due-quattro
settimane di vita le classiche
vescicole a carico della bocca,
degli occhi, e della pelle, che
possono rappresentare l’unica
forma di malattia.
 Spesso però c’è anche una
encefalite o un
interessamento
generalizzato dei visceri quali
fegato, polmoni, e grave
compromissione generale. In
questo secondo caso la mortalità è
elevata.
HERPES SIMPLEX
 Naturalmente la complicanza
più temuta, in tali casi, è quella
di una cheratocongiuntivite
erpetica.
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SIFILIDE
 Una sifilide in atto o contratta durante
la gravidanza e non sottoposta a
adeguata terapia penicillinica può
portare, oltre al rischio di aborto o
morte del feto, alla nascita di bambini
con ritardo mentale, idrocefalo,
alterazioni a carico delle ossa, delle
unghie, della pelle (con bolle sulle
palme delle mani e sulle piante dei
piedi, o ragadi attorno alla bocca), degli
occhi (con cecità per atrofia del
nervo ottico o con il classico quadro
di retinopatia «sale e pepe»).
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SIFILIDE
 Particolarità dell’infezione da
Lue sta nel fatto che fino al
quarto mese circa il
Treponema, l’agente
etiologico della sifilide, non
riesce ad attraversare la
placenta e quindi con una
corretta terapia entro questo
termine la sifilide non
provocherà disturbi o
malformazioni al bambino.
Dr. Salvatore Capobianco – Ospedale Santobono – Napoli
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Grazie per l’attenzione !!!
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