L’esame di Stato per Biologi Manuale teorico per la preparazione all’esame di abilitazione professionale L’esame di Stato per Biologi – Manuale teorico per la preparazione all’esame di abilitazione professionale Copyright © 2013, EdiSES S.r.l. – Napoli 9 8 2018 7 6 2017 5 4 2016 3 2 1 0 2015 2014 2013 Le cifre sulla destra indicano il numero e l’anno dell’ultima ristampa effettuata STOP A norma di legge, le pagine di questo volume non possono essere fotocopiate o ciclostilate o comunque riprodotte con alcun mezzo meccanico. La casa editrice sarebbe particolarmente spiacente di dover promuovere, a sua tutela, azioni legali verso coloro che arbitrariamente non si adeguano a tale norma. L’Editore Autori: Francesco ALIBERTI – Università degli Studi di Napoli “Federico II” Marco GUIDA – Università degli Studi di Napoli “Federico II” Fiorenzo PASTONI – Università degli Studi di Pavia Redazione: EdiSES S.r.l. Progetto grafico e composizione: EdiSES S.r.l. Fotoincisione e stampa: Tipolitografia Petruzzi Corrado & Co. s.n.c. – Zona Ind. Regnano – Città di Castello (PG) per conto della EdiSES S.r.l. – Napoli http://www.edises.it ISBN e-mail: [email protected] 978 88 6584 387 1 Prefazione Rivolto ai candidati che intendono sostenere l’esame di Stato per l’abilitazione alla professione di Biologo, il presente volume contiene una sintetica ma esaustiva trattazione teorica delle materie d’esame. Il testo è suddiviso in tre sezioni, ciascuna delle quali suddivisa in capitoli. La prima sezione è dedicata agli aspetti legislativi e deontologici ed esamina la principale regolamentazione professionale, le competenze professionali nei diversi ambiti lavorativi e il codice deontologico dei Biologi. La seconda sezione tratta le conoscenze disciplinari acquisite nel corso di studi; partendo dalle molecole biologiche e dalla cellula, vengono toccati i diversi ambiti disciplinari, quali la genetica, la biologia evoluzionistica, la sistematica, la fisiologia animale e vegetale, l’anatomia, la zoologia, la botanica, l’ecologia e l’igiene. La sezione di “Conoscenze applicative” riporta una varietà di tecniche di laboratorio comunemente utilizzate nei campi della biologia cellulare, della microbiologia, della chimica biologica, della biologia molecolare e dell’ingegneria genetica. Per completare la preparazione è inoltre disponibile il volume ➣ L’Esame di Stato per Biologi – raccolta di elaborati su tracce ufficiali: una raccolta di oltre 100 elaborati che simulano lo svolgimento di prove d’esame. Indice generale Sezione I Aspetti giuridici e deontologici della professione di Biologo Premessa 3 1 Leggi “strutturali” che regolamentano la professione di Biologo 5 1.1 1.3 1.4 1.5 1.6 1.7 Legge n. 396 del 24 maggio 1967: la Legge istitutiva l’ordinamento della professione di biologo Il Decreto Legislativo n. 980 del 28 giugno 1982: l’introduzione dell’Esame di Stato di abilitazione all’esercizio della professione di biologo Il Decreto del Ministero di Grazia e Giustizia n. 362 del 22 luglio 1993 Il Decreto del Presidente della Repubblica n. 328 del 5 giugno 2001 Il Codice Deontologico della professione di Biologo La formazione e l’aggiornamento professionale continui L’Ente Nazionale di Previdenza ed Assistenza in favore dei Biologi (ENPAB) 2 Legislazione “trasversale” 2.1 2.2 2.3 Il settore della sicurezza dei prodotti destinati all’alimentazione L’evoluzione concettuale dei criteri di qualità La sicurezza e la tutela della salute nei luoghi di lavoro 2.3.1 Ambienti nei quali gli agenti biologici rappresentano l’oggetto dell’attività 2.3.2 Ambienti nei quali ciò che è oggetto di attività può costituire serbatoio o veicolo di agenti biologici 2.3.3 Ambienti nei quali non vi è alcuna relazione tra quanto oggetto di attività e gli agenti biologici 2.3.4 Microrganismi reperibili negli ambienti di lavoro 2.3.5 Campionamenti dall’aria di ambienti di lavoro 2.3.6 Campionamenti dalle superfici di ambienti di lavoro 2.3.7 Campionamenti da strumenti ed attrezzature o da superfici contraddistinte da particolari conformazioni Le acque destinate al consumo umano 2.4.1 Controlli microbiologici sulle acque destinate al consumo umano 1.2 2.4 5 8 9 10 14 17 21 23 23 30 32 34 34 35 35 36 37 37 37 39 vi 2.5 Indice generale I prodotti cosmetici Riferimenti normativi e bibliografici Sezione II 41 45 Conoscenze teoriche 3 La chimica dei viventi 3.1 3.2 3.3 3.4 3.5 Bioelementi Importanza biologica delle interazioni deboli Proprietà dell’acqua Le biomolecole 3.4.1 I lipidi 3.4.2 Carboidrati o glicidi 3.4.3 Gli amminoacidi e le proteine 3.4.4 Acidi nucleici, nucleosidi e nucleotidi Ruolo degli enzimi 4 La cellula come base della vita 4.1 4.2 4.3 4.4 Teoria cellulare Dimensioni cellulari Microscopi Cellula procariotica ed eucariotica 4.4.1 Cellula procariotica 4.4.2 Cellula eucariotica 4.4.3 Differenze tra cellula procariotica ed eucariotica 4.4.4 Differenze tra cellula vegetale ed animale Membrana cellulare e sue funzioni 4.5.1 Struttura della membrana 4.5.2 Funzioni della membrana 4.5.3 Trasporto attraverso la membrana Strutture cellulari e loro specifiche funzioni 4.6.1 Nucleo, citoplasma, reticolo endoplasmatico, apparato di Golgi, mitocondri, lisosomi, altri organuli 4.6.2 Citoscheletro 4.6.3 Matrice extracellulare 4.6.4 Giunzioni cellulari La comunicazione cellulare 4.7.1 Segnalazione cellulare: una visione d’insieme 4.7.2 L’invio di segnali 4.7.3 La ricezione 4.7.4 Trasduzione del segnale 4.7.5 Le risposte ai segnali 4.7.6 Amplificazione e terminazione del segnale Riproduzione cellulare: mitosi e meiosi. Corredo cromosomico 4.8.1 Ciclo cellulare 4.5 4.6 4.7 4.8 51 51 51 51 53 53 56 59 63 66 69 69 69 70 70 70 71 72 73 74 74 76 76 82 82 86 88 88 89 89 90 91 93 93 94 95 96 Indice generale 4.9 4.8.2 Mitosi e meiosi 4.8.3 Corredo cromosomico Tessuti animali 4.9.1 Tessuto epiteliale 4.9.2 Tessuto connettivo 4.9.3 Tessuto muscolare 4.9.4 Tessuto nervoso 5 Bioenergetica 5.1 5.2 5.3 La valuta energetica delle cellule: ATP Le ossido-riduzioni biologiche e i coenzimi delle ossido-riduzioni: NAD e FAD Fotosintesi 5.3.1 Le reazioni della fase luminosa della fotosintesi 5.3.2 Le reazioni della fase oscura della fotosintesi L’utilizzazione della materia e dell’energia da parte degli organismi eterotrofi 5.4.1 Le fermentazioni e la glicolisi 5.4.2 La respirazione cellulare 5.4.3 La fosforilazione ossidativa 5.4.4 Ruolo dei mitocondri nelle ossidazioni cellulari 5.4 6 Riproduzione ed ereditarietà 6.1 6.2 Cicli vitali Riproduzione asessuata e sessuata 6.2.1 Conseguenze genetiche della meiosi 6.2.2 Gametogenesi 6.2.3 Fecondazione Genetica mendeliana 6.3.1 Terminologia genetica 6.3.2 Leggi di Mendel 6.3.3 Interazione tra alleli (dominanza completa, incompleta, codominanza) 6.3.4 Reincrocio 6.3.5 Alleli multipli 6.3.6 Geni associati e geni indipendenti 6.3.7 Crossing-over e ricombinazione Genetica classica 6.4.1 Teoria cromosomica dell’ereditarietà 6.4.2 Cromosomi sessuali 6.4.3 Determinazione del sesso 6.4.4 Eredità legata al sesso 6.4.5 Mappe cromosomiche Genetica molecolare 6.5.1 Dogma centrale della biologia 6.5.2 DNA 6.5.3 Duplicazione del DNA 6.5.4 Riparazione del DNA 6.3 6.4 6.5 vii 96 97 99 99 102 117 123 131 132 135 137 138 140 142 145 147 149 150 153 153 153 155 157 158 158 158 160 161 164 165 165 165 168 168 168 168 169 171 173 173 174 176 179 viii 6.6 6.7 6.8 6.9 Indice generale 6.5.5 DNA e geni 6.5.6 Ipotesi un gene-un enzima 6.5.7 Il DNA dei procarioti 6.5.8 Il cromosoma degli eucarioti 6.5.9 RNA 6.5.10 Trascrizione 6.5.11 Maturazione dell’RNA 6.5.12 Ribosomi 6.5.13 tRNA 6.5.14 Sintesi proteica (traduzione) 6.5.15 Modificazioni post-traduzionali, folding e degradazione delle proteine 6.5.16 Codice genetico 6.5.17 Regolazione dell’espressione genica Mutazioni 6.6.1 Mutazioni geniche 6.6.2 Mutazioni cromosomiche 6.6.3 Mutazioni genomiche 6.6.4 Elementi genetici mobili Genetica umana 6.7.1 Alberi genealogici 6.7.2 Trasmissione dei caratteri monofattoriali 6.7.3 Gruppi sanguigni 6.7.4 Malattie ereditarie 6.7.5 Caratteri multifattoriali Le nuove frontiere della genetica: DNA ricombinante e sue applicazioni 6.8.1 Alcune applicazioni della tecnologia del DNA ricombinante 6.8.2 Ingegneria genetica e biotecnologie Genetica dello sviluppo 6.9.1 Il differenziamento cellulare e l’equivalenza nucleare 6.9.2 Il controllo genetico dello sviluppo 6.9.3 Il cancro e lo sviluppo cellulare 7 Eredità e ambiente 7.1 Le teorie evolutive 7.1.1 Teoria di Lamarck 7.1.2 Teoria di Darwin 7.1.3 Prove dell’evoluzione Basi genetiche dell’evoluzione 7.2.1 Legge di Hardy-Weinberg I fattori evolutivi 7.3.1 Mutazione 7.3.2 Selezione 7.3.3 Deriva genetica 7.3.4 Migrazioni Modelli evolutivi La speciazione 7.2 7.3 7.4 7.5 180 181 181 181 183 183 185 186 186 187 189 191 192 194 194 197 197 199 199 199 199 201 202 204 204 205 205 206 206 208 209 211 211 211 211 212 213 214 215 215 215 217 217 217 217 Indice generale 8 Anatomia e fisiologia degli animali e dell’uomo 8.1 Principali apparati e rispettive funzioni 8.1.1 Apparato locomotore 8.1.2 Apparato tegumentario 8.1.3 Apparato digerente 8.1.4 Apparato respiratorio 8.1.5 Apparato circolatorio 8.1.6 Apparato uro-genitale 8.1.7 Il sistema nervoso 8.1.8 Organi di senso Omeostasi e sistema endocrino 8.2.1 Sistema endocrino 8.2.2 Ipofisi 8.2.3 Tiroide 8.2.4 Termoregolazione 8.2.5 Paratiroidi 8.2.6 Omeostasi degli ioni calcio 8.2.7 Pancreas 8.2.8 Ghiandole surrenali 8.2.9 Omeostasi glicemica 8.2.10 Risposta allo stress 8.2.11 Regolazione del pH del sangue 8.2.12 Mantenimento dell’equilibrio idrico-salino 8.2.13 Gonadi 8.2.14 Timo 8.2.15 Ghiandola pineale 8.2.16 Organi endocrini secondari L’impulso nervoso 8.3.1 I tessuti eccitabili 8.3.2 Potenziali d’azione La risposta immunitaria 8.4.1 Immunità innata 8.4.2 Infiammazione 8.4.3 Immunità acquisita 8.4.4 Alterazioni del sistema immunitario 8.4.5 Anticorpi monoclonali Embriologia 8.5.1 Foglietti embrionali 8.5.2 Organogenesi 8.5.3 Annessi embrionali 8.2 8.3 8.4 8.5 ix 219 219 219 234 237 252 256 273 294 313 328 329 331 335 336 337 338 338 339 341 343 344 345 346 346 346 347 347 347 347 347 349 350 351 361 363 363 363 369 373 9 Struttura e processi vitali delle piante 375 9.1 Struttura, crescita e differenziamento delle piante 9.1.1 Struttura e durata di vita delle piante 9.1.2 Il corpo della pianta 9.1.3 I meristemi delle piante 375 375 375 377 x 9.2 9.3 9.4 9.5 9.6 Indice generale Struttura e funzione della foglia 9.2.1 Forma e struttura delle foglie 9.2.2 L’apertura e la chiusura degli stomi 9.2.3 Traspirazione e guttazione 9.2.4 L’abscissione delle foglie 9.2.5 Le foglie modificate Fusti e trasporto nelle piante vascolari 9.3.1 La struttura esterna del fusto nei ramoscelli legnosi 9.3.2 La crescita e la struttura del fusto 9.3.3 Il trasporto nel corpo della pianta Radici e nutrizione minerale 9.4.1 Struttura e funzione delle radici 9.4.2 Le associazioni delle radici con funghi e batteri 9.4.3 Il suolo La riproduzione nelle angiosperme 9.5.1 Il ciclo vitale delle angiosperme 9.5.2 L’impollinazione 9.5.3 La fecondazione e lo sviluppo del seme e del frutto 9.5.4 La germinazione e le prime fasi di crescita 9.5.5 La riproduzione asessuata nelle angiosperme 9.5.6 Un confronto tra riproduzione sesssuata e asessuata Crescita e sviluppo delle piante 9.6.1 I tropismi 9.6.2 Ormoni vegetali e sviluppo 9.6.3 I segnali luminosi e lo sviluppo delle piante 10 La diversità della vita 10.1 Comprendere la diversità: la sistematica 10.1.1 La classificazione degli organismi 10.1.2 La determinazione delle principali ramificazioni dell’albero della vita 10.1.3 La ricostruzione della filogenesi 10.1.4 La costruzione degli alberi filogenetici 10.2 Virus e procarioti 10.2.1 I virus 10.2.2 Viroidi e prioni 10.2.3 I procarioti 10.2.4 I due domini procariotici 10.2.5 L’impatto dei procarioti sull’ambiente 10.3 I protisti 10.3.1 Introduzione ai protisti 10.3.2 L’evoluzione degli eucarioti 10.3.3 Protisti rappresentativi 10.4 Il regno Fungi 10.4.1 Le caratteristiche dei funghi 10.4.2 La diversità nei funghi 10.4.3 L’importanza ecologica dei funghi 10.4.4 L’importanza economica, biologica e medica dei funghi 377 377 379 380 380 380 380 380 381 382 384 384 386 386 387 387 389 389 390 390 390 391 391 391 393 395 395 395 395 397 398 398 398 400 400 402 403 403 403 404 405 407 407 407 409 410 Indice generale 10.5 Il regno Plantae: le piante senza semi 10.5.1 Gli adattamenti delle piante 10.5.2 Le briofite 10.5.3 Le piante vascolari senza semi 10.6 Il regno Plantae: le piante con seme 10.6.1 Un’introduzione alle piante con seme 10.6.2 Le gimnosperme 10.6.3 Le angiosperme 10.6.4 L’evoluzione delle piante con seme 10.7 Il regno Animalia: una introduzione alla diversità animale 10.7.1 Le caratteristiche degli animali 10.7.2 Gli adattamenti agli habitat 10.7.3 Le origini degli animali 10.7.4 La ricostruzione della filogenesi animale 10.7.5 I parazoi: le spugne 10.7.6 I radiati 10.8 Il regno Animalia: i protostomi 10.8.1 L’importanza del celoma 10.8.2 I lofotrocozoi 10.8.3 Gli ecdisozoi 10.9 Il regno Animalia: i deuterostomi 10.9.1 Cosa sono i deuterostomi? 10.9.2 Gli echinodermi 10.9.3 Le caratteristiche dei cordati 10.9.4 I cordati invertebrati 10.9.5 Una introduzione ai vertebrati 10.9.6 I pesci senza mascelle 10.9.7 L’evoluzione delle mascelle e degli arti: i pesci con mascelle e gli anfibi 10.9.8 Gli amnioti 11 Ecologia: le interazioni della vita 11.1 Ecologia delle popolazioni 11.1.1 Le caratteristiche delle popolazioni 11.1.2 Cambiamenti nelle dimensioni delle popolazioni 11.1.3 I fattori che influenzano le dimensioni di una popolazione 11.1.4 Le strategie di sopravvivenza 11.1.5 Le metapopolazioni 11.1.6 Le popolazioni umane 11.2 Ecologia delle comunità 11.2.1 La struttura e il funzionamento delle comunità 11.2.2 La biodiversità delle comunità 11.2.3 Lo sviluppo delle comunità 11.3 Ecosistemi e biosfera 11.3.1 Il flusso di energia attraverso gli ecosistemi 11.3.2 I cicli della materia negli ecosistemi 11.3.3 La regolazione bottom-up e top-down degli ecosistemi 11.3.4 I fattori abiotici negli ecosistemi xi 410 410 411 411 413 413 414 415 415 416 416 417 417 417 420 420 420 420 421 423 423 423 424 424 425 425 426 426 427 429 429 429 429 430 430 431 431 432 432 434 434 435 435 435 436 436 xii Indice generale 11.3.5 Lo studio dei processi degli ecosistemi 11.4 Ecologia e biogeografia 11.4.1 I biomi 11.4.2 Gli ecosistemi acquatici 11.4.3 Gli ecotoni 11.4.4 La biogeografia 11.5 Questioni ambientali globali 11.5.1 Il declino della biodiversità 11.5.2 La biologia della conservazione 11.5.3 La deforestazione 11.5.4 Il riscaldamento globale 11.5.5 La diminuzione dell’ozono stratosferico 11.5.6 Le connessioni tra i problemi ambientali 12 Igiene 12.1 Malattie infettive 12.1.1 Contaminazione 12.1.2 Penetrazione 12.1.3 Localizzazione 12.1.4 Infezione 12.1.5 Modalità di trasmissione 12.1.6 Prevenzione 12.2 Epidemiologia 12.3 Matrice alimentare 12.3.1 Pericoli biologici 12.3.2 Pericoli chimici 12.3.3 Pericoli fisici 12.3.4 Carne 12.3.5 Prodotti della pesca 12.3.6 Latte e derivati 12.3.7 Uova 12.3.8 Vegetali e frutta 12.3.9 Cereali e derivati 12.3.10 Normativa 12.3.11 Metodiche analitiche per lo studio delle matrici alimentari 12.4 Epidemiologia delle malattie trasmesse con gli alimenti 12.4.1 Malattie trasmesse con gli alimenti 12.4.2 Patogeni classici 12.4.3 Patogeni emergenti 12.5 Matrice acqua 12.5.1 Riferimenti legislativi 12.5.2 Potabilizzazione 12.5.3 Malattie veicolate dall’acqua 12.5.4 Reflui 12.6 Rifiuti solidi 12.6.1 Raccolta e allontanamento 12.6.2 Smaltimento 437 438 438 439 441 441 442 442 442 443 443 444 444 445 445 445 446 446 446 446 448 459 463 464 464 464 465 466 467 469 469 470 471 473 473 474 475 475 476 480 481 483 486 488 489 489 Indice generale 12.6.3 Classificazione dei rifiuti 12.6.4 Gestione dei rifiuti: Decreto Legislativo n. 152/06 12.6.5 Riutilizzo, reimpiego e riciclaggio dei rifiuti 12.7 Rischio biologico 12.7.1 Identificazione del pericolo 12.7.2 Valutazione della relazione dose-risposta 12.7.3 Valutazione dell’esposizione 12.7.4 Caratterizzazione del rischio 12.7.5 Rischio biologico in ambiente sanitario 12.7.6 Rischio biologico in ambiente non sanitario Bibliografia Sezione III xiii 491 491 492 493 495 496 497 497 498 499 502 Conoscenze applicative 13 Tecniche di biologia cellulare 13.1 Microscopia 13.1.1 Microscopia ottica 13.1.2 Microscopia elettronica 13.2 Visualizzazione del rilascio di calcio nelle cellule 13.3 Frazionamento cellulare 13.4 Colture cellulari 13.4.1 Coltura di cellule vegetali 13.5 Replica plating 13.6 Misurazione del potenziale di membrana 13.7 Produzione di anticorpi monoclonali 14 Tecniche microbiologiche 14.1 Colture di microrganismi 14.2 Tecniche di analisi dei microrganismi 14.2.1 Metodi fenotipici per l’identificazione dei microrganismi 14.2.2 Metodi molecolari per l’identificazione dei microrganismi 14.3 Antibiogramma 14.4 Valutazione microbiologica delle urine 14.5 Tecniche diagnostiche 14.5.1 Diagnosi delle malattie batteriche 14.5.2 Diagnosi delle malattie virali 14.5.3 Tecniche di diagnosi sierologiche 14.5.4 Diagnostica delle infezioni da HIV Bibliografia 15 Tecniche di purificazione e caratterizzazione delle proteine 15.1 Estrazione delle proteine dalle cellule 15.2 Cromatografia su colonna 505 505 505 506 508 509 510 511 512 513 513 517 517 518 518 523 524 526 528 529 530 530 532 533 535 535 537 xiv Indice generale 15.2.1 Cromatografia per esclusione molecolare 15.2.2 Cromatografia di affinità 15.2.3 Cromatografia a scambio ionico 15.3 Elettroforesi 15.3.1 Elettroforesi su gel di agarosio e su gel di poliacrilammide 15.4 Determinazione della struttura primaria di una proteina 15.4.1 Scissione della proteina in peptidi 15.4.2 Determinazione della sequenza dei peptidi: il metodo di Edman 16 Tecniche di biotecnologia degli acidi nucleici 16.1 Purificazione e rivelazione degli acidi nucleici 16.1.1 Tecniche di separazione 16.1.2 Metodi di rivelazione 16.2 Endonucleasi di restrizione 16.2.1 Molte endonucleasi di restrizione producono estremità coesive 16.3 Clonaggio 16.3.1 Utilizzo delle estremità coesive per costruire il DNA ricombinante 16.3.2 Clonaggio 16.3.3 Plasmidi 16.4 Ingegneria genetica 16.4.1 La ricombinazione avviene in natura 16.4.2 I batteri come fabbriche di proteine 16.4.3 Vettori di espressione 16.4.4 Ingegneria genetica negli eucarioti 16.5 Librerie di DNA 16.5.1 Trovare un singolo clone in una libreria di DNA 16.6 La reazione a catena della polimerasi 16.6.1 I vantaggi della PCR 16.7 Il DNA fingerprinting 16.7.1 I polimorfismi di lunghezza dei frammenti di restrizione nell’analisi forense 16.8 Il sequenziamento del DNA 16.9 Genomica e proteomica 16.9.1 DNA microarray 16.9.2 Array di proteine 538 539 540 541 542 543 544 545 549 549 549 550 551 552 553 553 554 554 559 560 560 561 562 563 565 566 568 568 569 570 572 573 573 Guida all’esame di abilitazione alla professione di Biologo L’iscrizione all’albo professionale dell’Ordine Nazionale dei Biologi (ONB) richiede il superamento dell’esame di Stato per l’abilitazione alla professione. Tale albo professionale comprende due sezioni: agli iscritti alla sezione A, alla quale si accede con il titolo di laurea specialistica, spetta il titolo professionale di Biologo, mentre agli iscritti alla sezione B, alla quale si accede con il titolo di laurea, spetta il titolo professionale di Biologo junior. Le materie oggetto d’esame sono contenute negli artt. 32 e 33 del D.P.R. 328/2001. L’esame di Stato per l’iscrizione alla sezione A è articolato in due prove scritte, una prova orale e una prova pratica. La prima prova scritta verte su argomenti di ambito biofisico, biochimico, biomolecolare, biotecnologico, biomatematico e biostatistico, biomorfologico, clinico biologico, ambientale e microbiologico. La seconda prova scritta verte su temi di igiene, management e legislazione professionale, certificazione e gestione della qualità. La prova orale ha per oggetto le materie delle prove scritte, nonché la legislazione e la deontologia professionale. La prova pratica consta di valutazioni epidemiologiche e statistiche, utilizzo di strumenti per la gestione e la valutazione della qualità, valutazione dei risultati sperimentali ed esempi di finalizzazione di esiti. L’esame di Stato per l’iscrizione alla sezione B è anch’esso articolato in due prove scritte, una prova orale e una prova pratica. La prima prova scritta verte su argomenti di ambito biofisico, biochimico, biomolecolare, biomatematico e statistico. La seconda prova scritta verte su temi di ambito biomorfologico, ambientale, microbiologico e merceologico. La prova orale ha per oggetto le materie delle prove scritte, nonché la legislazione e la deontologia professionale. La prova pratica consiste nella soluzione di problemi o casi coerenti con i diversi ambiti disciplinari e nell’esecuzione diretta o con mezzi informatici di esperimenti relativi agli ambiti disciplinari di competenza. LE PROVE SCRITTE Per l’abilitazione alla professione di Biologo junior i temi dovrebbero essere di carattere prevalentemente tecnico, mentre per l’abilitazione alla professione di Biologo dovrebbero essere di carattere più scientifico. In entrambi i casi, per ogni prova vengono proposte tre tracce fra le quali il candidato può scegliere. Trattandosi di un programma molto vasto, un primo consiglio da non sottovalutare è quello di informarsi sulle materie insegnate dai Commissari designati dall’Università e sui settori professionali in cui operano i Commissari designati dall’Ordine: normalmente, infatti, le tracce assegnate riguardano gli argomenti di competenza o di maggiore interesse dei Commissari. Circa lo svolgimento, dal momento che l’Università non abitua a svolgere temi, ma relazioni, tesi e tesine che sono ben altra cosa, è bene tenere a mente poche semplici regole. xvi Guida all’esame di abilitazione alla professione di Biologo In un tema si deve dimostrare la propria capacità di sintesi, senza cadere nell’ovvio e nel banale, mentre nelle relazioni e nelle tesine si descrive dettagliatamente e, laddove si sintetizza, lo si fa per riassumere o per spiegare con parole diverse; in un tema il candidato, più che spiegare, deve saper cogliere e descrivere in poche pagine le linee essenziali ed i principi che regolano un certo fenomeno, una certa metodica o una tecnica, ecc. Per prima cosa si consiglia di leggere attentamente la traccia del tema per capire che cosa la commissione chiede, dal momento che uno stesso argomento può essere affrontato in modi diversi: riuscire a comprendere il “giusto taglio” da dare al tema è un primo importante passo per la corretta stesura; particolare attenzione va posta sul tipo di traccia: se ad esempio viene richiesto lo sviluppo della parte tecnica oltre a quella teorica (normalmente è sottinteso un riferimento alla parte tecnica, a meno che il tipo di argomento assegnato lo escluda). Una volta compreso l’argomento e definito il taglio da dare al tema, è utile preparare una “scaletta” che comprenda i punti da affrontare e che preveda quanto spazio (in termini di righe) andrà dedicato ad ogni punto. Si tratta di un utile esercizio perché un elemento fondamentale nella valutazione di un elaborato è l’equilibrio delle sue parti ed il rischio che si corre in assenza di uno schema iniziale è una sproporzione nella trattazione o una lunghezza eccessiva dell’elaborato nel suo complesso. La scaletta normalmente prevede una breve introduzione, l’esposizione degli argomenti punto per punto ed eventualmente qualche riga di conclusione. Nel corso della stesura può risultare utile una rilettura della traccia e della scaletta al fine di verificare la coerenza concettuale del nostro elaborato rispetto alle consegne e l’equilibrio delle parti rispetto a quanto ipotizzato. Si consiglia, inoltre, di prestare attenzione alla forma, rispettando ortografia e punteggiatura ma anche evitando espressioni troppo personali (secondo me, credo che, etc.) o abbreviazioni colloquiali (per es., xché, etc.). In fase di esercitazione, si consiglia inoltre di scrivere a mano e non su pc e di leggere qualche abstract scientifico. Talvolta alcune commissioni indicano una lunghezza media per gli elaborati (tra le quattro e le cinque pagine) ma, anche in assenza di indicazioni, appare controproducente dilungarsi troppo, sia per dimostrare le proprie capacità di sintesi sia per evitare di impegnare la commissione in correzioni troppo lunghe e laboriose. LA PROVA ORALE L’orale verte sulla discussione delle prove scritte e sulla Legislazione e Deontologia professionale. Per la discussione del tema è buona prassi rivedere (su libri o appunti) gli argomenti richiesti dalla traccia e trattati nell’elaborato, in modo da poter chiarire quanto si è scritto, discuterlo ed eventualmente (nel caso ci si rendesse conto di aver scritto delle inesattezze) difenderlo. Quanto alla legislazione, sarà naturalmente opportuno approfondire le tematiche legate all’argomento (per esempio, le tecniche o le procedure) delle prove scritte. In tal modo si potrà cercare di orientare la discussione a proprio vantaggio mantenendosi nell’ambito di argomenti noti. PROVA PRATICA Le materie oggetto della prova pratica sono elencate negli artt. 32 e 33 del D.P.R. 328/2001. In genere la commissione dà al candidato la possibilità di scegliere una prova tra quelle proposte. È anche possibile che la prova pratica (soprattutto quando non prevede una prova di laboratorio) possa essere composta da due prove differenti (ad esempio, riconoscimento di preparato istologico e lettura e commento di emocromo o di tracciato elettroforetico). 4 La cellula come base della vita 4.1 TEORIA CELLULARE La teoria cellulare, la cui elaborazione risale circa a metà dell’Ottocento da parte di Schleiden e Schwann, segna la nascita della biologia moderna ed afferma che: – la cellula è l’unità fondamentale della materia vivente; – tutti gli organismi viventi sono formati da cellule; – le cellule derivano esclusivamente dalla divisione di altre cellule. 4.2 DIMENSIONI CELLULARI Pur essendo le dimensioni cellulari molto variabili, la maggior parte delle cellule ha dimensioni microscopiche ed è visibile al microscopio ottico (Fig. 4.1). p Figura 4.1 Dimensioni cellulari. 70 Sezione II: Conoscenze teoriche Per misurare le cellule, conviene utilizzare il micrometro (μm), che corrisponde a un milione–6 simo di metro (10 m). Gli organuli cellulari si misurano utilizzando il nanometro (nm), che cor–9 –10 risponde a un millesimo di micrometro (10 m). L’angstrom (Å) corrisponde a 10 m. Le cellule procariotiche sono più piccole delle cellule eucariotiche (hanno le dimensioni circa di un mitocondrio) (Tabella 4.1). 4.3 MICROSCOPI Lo studio delle cellule può essere effettuato con vari metodi, tra cui il più utilizzato è la microscopia. Il microscopio ottico consente di analizzare cellule fissate e colorate oppure cellule vive. Al suo massimo ingrandimento (circa 1000 volte) si possono osservare i batteri. Attenzione: al microscopio ottico non si vedono i virus! Con il microscopio elettronico (a scansione o a trasmissione) si osservano le cellule (che sono state fissate, quindi sono morte!) a un ingrandimento di circa 250.000 volte. 4.4 CELLULA PROCARIOTICA ED EUCARIOTICA Si distinguono due tipi di cellule: le cellule procariotiche e le cellule eucariotiche1. 4.4.1 CELLULA PROCARIOTICA 2 Le cellule procariotiche sono prive di un nucleo delimitato da membrana e costituiscono organismi detti procarioti (organismi unicellulari, cioè formati da una sola cellula)3. Un esempio sono i batteri (attenzione: i batteri sono unicellulari, anche se formano colonie!). I batteri, invisibili ad occhio nudo, sono visibili al microscopio ottico. La struttura dei batteri (Fig. 4.2) comprende: i flagelli batterici4, la capsula, la parete cellulare5, la membrana plasmatica, il citosol dove si trovano i ribosomi (70S)6 e il nucleoide o area nucleare (una zona dove si trova il cromosoma batterico, costituito da una singola molecola di DNA circolare). I batteri possono contenere anche altre piccole molecole di DNA circolari, dette plasmidi, capaci di replicarsi autonomamente e utilizzati in ingegneria genetica. (1) In realtà, è stato scoperto un terzo tipo di cellula, quella degli archeobatteri, che presenta alcune caratteristiche sia delle cellule procariotiche che di quelle eucariotiche. (2) Il termine procariotico (dal greco pro-, precedente, e karyon, nucleo) sottolinea che queste cellule sono comparse sulla Terra prima delle cellule eucariotiche. (3) Attualmente, i procarioti vengono suddivisi in eubatteri ed archeobatteri. (4) I flagelli batterici non devono essere confusi con i flagelli delle cellule eucariotiche. Entrambi sono appendici mobili, ma diversa è la struttura. I flagelli batterici sono formati da polimeri di una sola proteina, la flagellina, mentre i flagelli eucariotici (analogamente alle ciglia) sono formati da microtubuli. (5) La parete delle cellule batteriche è diversa per composizione e struttura da quella delle cellule vegetali. Nei batteri, essa è formata da peptidoglicano, un polimero complesso di due aminozuccheri legati a corti polipeptidi. (6) I ribosomi sono caratterizzati dal coefficiente di sedimentazione o valore di S (unità Svedberg), una misura della loro velocità di sedimentazione, che è funzione della forma e delle dimensioni. I ribosomi delle cellule eucariotiche sono più grossi (80S). 4 La cellula come base della vita Flagello batterico 71 Ribosomi Nucleoide Citoplasma Capsula Pili Membrana Parete plasmatica cellulare p Figura 4.2 Struttura di una cellula batterica. I batteri sono privi di organuli citoplasmatici circondati da membrana. Gli enzimi necessari per le funzioni vitali del batterio possono essere localizzati sulla membrana plasmatica, sui mesosomi (ripiegature della membrana plasmatica) o nel citoplasma. Alcuni batteri formano endospore, cellule “a riposo” capaci di sopravvivere per molto tempo in condizioni ambientali avverse. La riproduzione dei batteri è una riproduzione asessuata che avviene mediante scissione binaria (scissione della cellula in due parti uguali) (Fig. 4.3). Attenzione: nei batteri non avviene né la mitosi né la meiosi! In condizioni ottimali, i batteri si riproducono circa ogni 20 minuti; un fattore limitante la crescita dei batteri in coltura è l’esaurimento delle sostanze nutritive nel terreno di coltura. p Figura 4.3 La riproduzione dei batteri. 4.4.2 CELLULA EUCARIOTICA La parola eucariote significa “vero” nucleo. Infatti, le cellule eucariotiche sono caratterizzate dalla presenza di un nucleo delimitato da un involucro membranoso. Nelle cellule eucariotiche, si osserva, inoltre, una compartimentazione (presenza di molteplici compartimenti intracellulari delimitati da membrana con funzioni diverse, Fig. 4.4) del tutto assente nelle cellule procariotiche. Gli organismi formati da cellule eucariotiche possono essere organismi unicellulari (alcuni protisti) oppure organismi pluricellulari (piante, funghi, animali). Le diverse dimensioni degli organismi pluricellulari, ad es. elefante e formica, sono dovute ad un numero diverso di cellule che compongono l’organismo. 72 Sezione II: Conoscenze teoriche Membrana plasmatica Vescicola endocitosica Lisosoma Involucro nucleare Vescicole di trasporto Mezzo extracellulare Spazio perinucleare Endosoma precoce Endosoma tardivo Complesso di Golgi Vescicole secretorie Reticolo endoplasmatico liscio Ribosomi Perossisomi Citosol Reticolo endoplasmatico rugoso p Figura 4.4 Alcuni compartimenti di una cellula eucariotica: nucleo, reticolo endoplasmatico, apparato di Golgi, mitocondri, lisosomi, perossisomi. Involucro nucleare, reticolo endoplasmatico, apparato di Golgi, mitocondri, cloroplasti (nelle cellule vegetali), lisosomi (ma non i perossisomi) costituiscono il sistema di endomembrane. 4.4.3 DIFFERENZE TRA CELLULA PROCARIOTICA ED EUCARIOTICA Le principali differenze tra cellula procariotica ed eucariotica sono riassunte nella Tabella 4.1. Tabella 4.1 Differenze tra cellula procariotica ed eucariotica Caratteristica Cellula procariotica (eubatteri) Cellula eucariotica (protisti, funghi, piante, animali) Dimensione (diametro) 0,3-2 µm 2-25 µm Nucleo avvolto da involucro assente presente Nucleolo assente presente Cromosomi 1, circolare molti, in genere lineari Organuli cellulari (mitocondri, cloroplasti, assenti ret. endoplasm., app. Golgi, lisosomi, ecc.) presenti Ribosomi 70 S 80 S Citoscheletro assente presente Mesosomi presenti assenti Flagelli composti da flagellina composti da microtubuli Parete cellulare presente (peptidoglicano) assente (cellule animali); presente (piante, cellulosa, e funghi, chitina) Divisione cellulare scissione binaria mitosi o meiosi Metabolismo anaerobico o aerobico aerobico 9 9.1 9.1.1 STRUTTURA E PROCESSI VITALI DELLE PIANTE STRUTTURA, CRESCITA E DIFFERENZIAMENTO DELLE PIANTE STRUTTURA E DURATA DI VITA DELLE PIANTE Le piante possono essere erbacee (non legnose) o legnose. Nei climi temperati, le parti aeree delle piante erbacee muoiono, mentre quelle delle piante legnose persistono. Le piante erbacee annuali (come il mais, il geranio e la calendula) crescono, si riproducono e muoiono nell’arco di un anno o meno; le piante erbacee biennali (come la carota) impiegano due anni per completare il loro ciclo vitale, prima di morire e le piante perenni (come l’asparago e la quercia) possono essere erbacee o legnose e possono vivere più di due anni. Le piante mostrano diverse strategie di sopravvivenza che assicurano loro il successo riproduttivo e la sopravvivenza. Sembra che in certi ambienti sia vantaggioso un periodo di vita lungo, mentre in altri uno corto può aumentare le possibilità riproduttive di una specie. Ad esempio, gli alberi longevi prosperano nelle foreste pluviali tropicali, dove la competizione impedisce alla maggior parte delle piccole piante a vita breve di stabilirsi, mentre le piccole piante a vita breve prosperano in ambienti relativamente sfavorevoli, come i deserti dopo un periodo di pioggia. 9.1.2 IL CORPO DELLA PIANTA Il corpo di una pianta vascolare è tipicamente costituito da un sistema di radici e da un sistema di germogli (Fig. 9.1). Il sistema radicale è generalmente sotterraneo e assorbe l’acqua e i minerali necessari alla pianta. Le radici hanno anche il compito di ancorare saldamente la pianta al suolo. Il sistema dei germogli è normalmente aereo, assorbe l’energia solare ed effettua lo scambio di gas, come l’ossigeno, l’anidride carbonica e il vapore acqueo. Il sistema dei germogli è costituito da un fusto verticale che sostiene le foglie (i principali organi della fotosintesi) e le strutture riproduttive (nelle angiosperme, fiori e frutti). Le gemme (germogli embrionali non sviluppati) si sviluppano sui fusti. Nonostante la pianta possieda organi separati (radici, fusti, foglie, strutture floreali e frutti), i sistemi di tessuti sono tra loro integrati in tutto il corpo della pianta, fornendo continuità tra i vari organi. Il corpo di una pianta è costituito da tre sistemi tissutali: fondamentale, vascolare e dermico. Il sistema dei tessuti fondamentali è costituito da tre tessuti con una varietà di funzioni. Il parenchima è un tessuto costituito da cellule parenchimatiche viventi con una sottile parete cellulare primaria. Le funzioni del parenchima includono la fotosintesi, l’accumulo e la secrezione. Il collenchima è un tessuto costituito da cellule collenchimatiche con pareti cellulari primarie irregolarmente ispessite. Questo tessuto fornisce un sostegno strutturale flessibile. Lo sclerenchima è un tessuto costituito da cellule sclerenchimatiche (sclereidi o fibre) con pareti cellulari primarie e pareti cellulari secondarie. Le cellule sclerenchimatiche sono spesso morte alla maturità, ma forniscono un sostegno strutturale. 376 Sezione II: Conoscenze teoriche Frutto in sviluppo Nodi (zone di attacco delle foglie e delle gemme ascellari) Fiore Sistema dei germogli Gemma ascellare Internodo (zona tra nodi adiacenti) Picciolo Lamina Foglia Antera dello stame Fusto Stigma del pistillo Rosetta di foglie basali Ovario del pistillo (costituito da due carpelli) Sepalo Sistema delle radici Petalo Apparato radicale a fittone Radici ramificate p Figura 9.1 Il corpo delle piante. Il corpo di una pianta è costituito da un sistema radicale, in genere sotterraneo, e da un sistema di germogli, in genere aereo. Nella figura è mostrata Arabidopsis thaliana, una piccola pianta della famiglia delle crucifere, che costituisce una pianta modello nella ricerca biologica. Arabidopsis è originaria del Nord Africa e dell'Eurasia ed è stata naturalizzata (è stata introdotta in natura e ora cresce in modo spontaneo) in California e nella parte orientale degli Stati Uniti. Il sistema dei tessuti vascolari trasporta le sostanze in tutta la pianta e fornisce sostegno e rigidità. È costituito da due tessuti complessi: xilema e floema. Lo xilema è deputato alla conduzione dell’acqua e dei minerali in soluzione e fornisce sostegno strutturale. Le cellule dello xilema effettivamente coinvolte nel trasporto sono le tracheidi e gli elementi vasali (trachee). Il floema trasporta le sostanze nutritive, vale a dire i carboidrati, e fornisce sostegno strutturale. È costituito da quattro differenti tipi cellulari: gli elementi dei tubi cribrosi, le cellule compagne, le fibre e le cellule parenchimatiche. Gli elementi dei tubi cribrosi sono le cellule di conduzione del floema e sono coadiuvati dalle cellule compagne. Il sistema dei tessuti dermici formato dall’epidermide e dal periderma costituisce la copertura protettiva esterna della pianta. L’epidermide è un tessuto complesso che riveste la superficie delle piante erbacee e le cellule epi- 9 Struttura e processi vitali delle piante 377 dermiche delle parti aeree secernono una cuticola cerosa che riduce la perdita d’acqua dalla superficie della pianta. Gli stomi, piccoli pori presenti sull’epidermide, permettono lo scambio di gas tra i tessuti interni del sistema dei germogli e l’atmosfera circostante. L’epidermide può anche contenere i tricomi, appendici, o peli, con forme e dimensioni diverse, che svolgono molteplici funzioni. Il periderma è un tessuto complesso che riveste la superficie delle piante legnose. 9.1.3 I MERISTEMI DELLE PIANTE La crescita delle piante, a differenza di quella degli animali, è localizzata in aree specifiche, chiamate meristemi, e coinvolge tre processi: divisione, allungamento e differenziamento cellulare. Nelle piante si osservano due tipi di crescita: primaria e secondaria. La crescita primaria consiste nell’aumento della lunghezza di fusto e radice e avviene in tutte le piante ed è dovuta all’attività dei meristemi apicali, localizzati agli apici della radice e dei germogli dei fusti e all’interno delle gemme dei fusti. La crescita secondaria, un aumento del diametro (spessore) di fusto e radice, è localizzata, poiché avviene normalmente in lunghi cilindri di cellule meristematiche per tutta la lunghezza delle radici e dei fusti più vecchi, e avviene a livello dei due meristemi laterali: il cambio cribrolegnoso (vascolare) e il cambio suberofellodermico. 9.2 9.2.1 STRUTTURA E FUNZIONE DELLA FOGLIA FORMA E STRUTTURA DELLE FOGLIE Le foglie sono tipicamente costituite da una lamina, larga e appiattita, e da un picciolo, simile ad un gambo. Alcune foglie presentano anche delle piccole estroflessioni a forma di foglia, dette stipole, emergenti dalla loro base (Fig. 9.2). Le foglie possono essere semplici (con lamina singola) o composte (con lamina suddivisa in due o più foglioline). Lamina Venature Picciolo Gemma ascellare Stipole Fusto p Figura 9.2 Parti di una foglia. Una foglia di geranio è costituita da una lamina, un picciolo e due stipole alla base della foglia. Da notare la gemma ascellare nell’ascella della foglia. 378 Sezione II: Conoscenze teoriche La disposizione delle foglie sul fusto può essere alternata (una foglia in ogni nodo), opposta (due foglie in ogni nodo) o verticillata (tre o più foglie in ogni nodo). Le lamine delle foglie possono mostrare venature parallele o reticolate. Le venature reticolate possono essere palmate (con diverse venature principali che si dipartono da un punto) o pennate (con diverse venature che si diramano dalla venatura centrale per tutta la lunghezza). La foglia è costituita da epidermide, tessuto fondamentale (mesofillo) e tessuto vascolare. Le superfici superiore ed inferiore della foglia sono rivestite dall’epidermide, ricoperta da una cuticola cerosa che permette alla pianta di sopportare le condizioni di siccità della vita terrestre (Fig. 9.3). L’epidermide è tipicamente ricoperta dagli stomi, piccoli pori che permettono lo scambio dei gas necessario alla fotosintesi. Ogni poro è circondato da due cellule di guardia, deputate al controllo dell’apertura e della chiusura degli stomi, spesso associate a cellule epidermiche speciali, dette cellule sussidiarie, le quali rappresentano una riserva di acqua e ioni, che entrano ed escono dalle cellule di guardia quando esse cambiano forma durante l’apertura e la chiusura degli stomi. Il mesofillo è costituito da cellule parenchimatiche fotosintetiche ed è diviso in mesofillo a palizzata, che è il sito della fotosintesi, e mesofillo spugnoso, che permette soprattutto la diffusione dei gas. Le nervature, o fasci vascolari, possiedono due tipi di tessuto vascolare: lo xilema, per la conduzione dell’acqua e dei minerali essenziali alla foglia, e il floema, per il trasporto degli zuccheri prodotti durante la fotosintesi in tutti i distretti della pianta. La struttura della foglia differisce nelle monocotiledoni e nelle dicotiledoni; ad esempio, le foglie delle monocotiledoni hanno venature parallele, mentre le foglie delle dicotiledoni hanno venature reticolate. Mesofillo a palizzata Nervatura (fascio vascolare) Cuticola Epidermide superiore Mesofillo spugnoso Guaina del fascio Xilema Floema Stoma Spazio aereo Epidermide inferiore Stoma Cellule di guardia p Figura 9.3 I tessuti di una tipica lamina fogliare. La lamina fogliare è coperta da un’epidermide superiore e un’epidermide inferiore. Il tessuto fondamentale fotosintetico, il mesofillo, è spesso organizzato in strati a palizzata e spugnosi. Le nervature si diramano in tutto il mesofillo.