PIANISTI DI TUTTI I GENERI E GENERAZIONI
Il compositore e clavicembalista tedesco Johann Sebastian Bach (Eisenach 1685, Lipsia 1750)
fu il padre della composizione moderna. Visse in un’epoca storica dove il pianoforte
contemporaneo non esisteva ancora e perfezionò le sue immense opere sul clavicembalo:
aprì la porta a quelli che vennero dopo, anche di vari stili musicali e strumenti diversi.
Grazie ai tasti di un pianoforte, con la loro articolata meccanica fatta di giochi di leve, di
spinte, pesi ed equilibri, il pianista decide il suo suono con la pronuncia delle note ed è in
grado di produrre numerosissime variazioni di volume. Ed effetti sonori incredibili.
Tutti i pianisti inseriti in questo paragrafo non rappresentano la totalità di quelli esistiti, ma
una selezione che vuol essere la più esauriente e definita possibile, comprendendo un arco
di tempo di quasi trecento anni, dal 1730 circa fino alle figure di spicco attuali. Ognuno di
loro, anche se in modo differente, ha avuto un valore molto importante non solo per
l’epoca in cui è vissuto, ma ha influenzato il senso musicale e pianistico delle generazioni
venute dopo. In alcune fasi delle lezioni, alcuni di questi pianisti saranno citati come
esempio attraverso il rimando alla sezione finale degli Ascolti consigliati dove saranno anche
presenti le date di riferimento, le tracce e i dischi specifici. Mentre nei nomi della classica il
ceppo di base è europeo (soprattutto tedesco e austriaco) e la preparazione musicale di
solito impeccabile e frutto di studi e premi ufficiali, nella corrente della black music si
contano per la maggior parte figure statunitensi spesso neri afroamericani a partire dai primi
jazz man e blues man che hanno animato l’inizio del secolo scorso; una schiera di pianisti
eccelsi, sia come esecutori che come improvvisatori (jazz in quanto hanno la capacità di
inventare di continuo e in modo istantaneo nuove melodie in base a determinate regole e
infrangendole), spesso personaggi eccentrici e figure superlative, a volte senza un diploma
conseguito. Proseguendo a macchia d’olio tra musica soul, funk, rhythm and blues, pop ed
elettronica s’incontreranno anche pianisti che si sono anche rivolti e specializzati a suonare
strumenti elettrici ed elettronici, componenti di gruppi che si sono distinti e che a mio
avviso meritano di stare in queste liste.
Pianisti relativi alla musica classica e contemporanea, dal 1730 fino ai nostri giorni: Franz
Joseph Haydn, Muzio Clementi, Wolfgang Amadeus Mozart, Ludwig van Beethoven , Carl
Maria von Weber, Carl Czerny, Felix Mendelssohn Bartholdy, Fryderyk Chopin, Franz Liszt,
Arthur Rubinstein, Johannes Brahms, Erik Satie, Alfred Cortot, Camille Saint-Saëns, Isaac
Albeniz, Bela Bartok, Alexander Scriabin, Sergej Rachmaninov, Nikolai Medtner, Igor
Stravinsky, Sergei Prokofiev, George Gershwin, Claudio Arrau, Vladimir Horowitz, Dmitri
Shostakovich, Svjatoslav Richter, Leonard Bernstein, Arturo Benedetti Michelangeli, Vladimir
Ashkenazy, Georges Cziffra, Friedrich Gulda, Alfred Brendel, Glenn Gould, Christoph
Eschenbach, Martha Argerich, Daniel Barenboim, Maurizio Pollini, Radu Lupu, Murray
Perahia, Andras Shiff, Ivo Pogorelich, Alexander Lonquich, Jack Gibbons, Alexandre
Tharaud, Roberto Prosseda, Lang Lang.
Pianisti relativi alla musica jazz dalla fine dell’Ottocento fino ai contemporanei: Scott Joplin,
Jelly Roll Morton, James P. Johnson, Hoagy Carmichael, Duke Ellington, Hearl Hines, Count
Basie, Fats Waller, Art Tatum, Mary Lou Williams, Teddy Wilson, Sun Ra, Billy Strayhorn,
Thelonious Monk, Hank Jones, Lennie Tristano, George Shearing, Nat King Cole, Hank
Jones, Dave Brubeck, John Lewis, Erroll Garner, George Russell, Red Garland, Bud Powell,
Oscar Peterson, Mal Waldron, Martial Solal, Horace Silver, Barry Harris, Giorgio Gaslini, Bill
Evans, Cecil Taylor, Ahmad Jamal, Andrew Hill, Winton Kelly, Joe Zawinul, Paul Bley,
Cedar Walton, Carla Bley, Alice Coltrane, McCoy Tyner, Herbie Hancock, Don Pullen, Chick
Corea, Franco D’Andrea, Chucho Valdes, Kenny Barron, George Cables, Keith Jarrett, Keith
Tippett, Enrico Pieranunzi, Lyle Mays, Wayne Horvitz, David Kikoski, Michel Petrucciani,
Michel Camilo, Luca Flores, Esbjörn Svensson, Omar Sosa, Kevin Hays, Vijay Iyer, Brad
Mehldau, Greg Burk, Craig Taborn, Jason Moran, Tigran Hamasyan, Beka Gochiashvili. In
Italia si distinguono inoltre: Renato Sellani, Enrico Intra, Mario Rusca, Riccardo Zegna,
Antonello Salis, Danilo Rea, Paolo Birro, Antonio Zambrini, Rita Marcotulli, Umberto Petrin,
1 Salvatore Bonafede, Mario Zara, Gianni Lenoci, Stefano Battaglia, Antonio Faraò, Francesco
Nastro, Andrea Pozza, Fabrizio Puglisi, Alessandro Gwis, Luca Venitucci, Giorgio Pagoric,
Stefano Bollani, Michele Di Toro, Rossano Sportiello, Riccardo La Barbera, Pierpaolo
Principato, Gianluca Di Ienno, Roberto Tarenzi, Alberto Fiori, Alfonso Santimone, Francesco
Nastro, Simone Daclon, Claudio Filippini, Enrico Zanisi.
Pianisti e tastieristi relativi alla musica blues, soul, rhythm and blues, rock, pop, elettronica
dalla fine dell’Ottocento: Willie “the Lion” Smith, Memphis Slim, Jay McShann, Fats Domino,
Otis Spann, Ray Charles, Little Richards, Jerry Lee Lewis, Dr. John, Randy Newman, Keith
Emerson, Freddie Mercury, Elton John, Tom Waits, Rick Wakeman, Billy Joel, Roy Bittan,
Stevie Wonder.
I generi pianistici
Da quando fu costruito e fino ai primi del ’900, il pianoforte veniva impiegato
essenzialmente per la musica classica e la musica europea dell’Ottocento, eseguita spesso
nei concerti ufficiali e generalmente in teatro. Dall’inizio dell'ultimo secolo, incominciando
dalla rottura al sistema classico da parte dell’avvento della musica contemporanea, si è
cominciato ad utilizzarlo anche come strumento sperimentale e furono studiate
ulteriormente le sue potenzialità acustiche. Intorno ai primi anni del ‘900 nacquero gli stili
della black music (nati in America e chiamati in questo modo perché sono musiche
derivanti dall’apporto di culture africane), come il blues, il jazz, soul, il rock & roll, il funk, il
rap, l’hip hop e le ultime fusioni di generi, in cui il pianoforte fu usato e si usa tuttora sia
acusticamente che con e le sue prime varianti elettriche e le recenti elettroniche.
Nella musica classica il pianoforte può trovarsi all’interno di una grande orchestra o a fare la
parte del solista. Nel jazz i concerti o le esibizioni di questo ultimo tipo si dicono di “piano
solo”.
Oggi si può trovare in innumerevoli combinazioni e con moltissimi altri strumenti musicali,
sia per esecuzioni classiche che specifiche di altri generi; è anche considerato il re
dell’accompagnamento alla voce dei cantanti, dalla lirica al pop.
Il “piano trio” invece (in cui si aggiungono il contrabbasso e la batteria), rappresenta ormai
un sotto-genere e una ritmica consolidata di molti stili come il jazz, il blues o i tempi latini.
Nel cosiddetto “piano preparato” invece, si combinano delle tecniche per suonare all'interno
del pianoforte percuotendo le corde con le mani o facendole vibrare con un plettro, oppure
inserendo spessori di gomma, cunei, chiodi o altri oggetti tra due corde specifiche, con
l'effetto di stoppare il suono invece di diffonderlo. Si appoggiano anche oggetti di varia
natura sulle corde, come dischi di metallo, manufatti in legno e plastica. Occorrono doti
notevoli di bravura e molto allenamento per saper coordinare diversi movimenti sia
all’interno dello strumento che sulla tastiera, magari unendo alcuni punti dell’esecuzione
con l’uso del pedale di risonanza. La funzione canonica del suonare solo sui tasti ottenendo
il determinato suono che conosciamo, viene completamente trasformata e in questo modo è
possibile ascoltare atmosfere musicali molto particolari. Generalmente si usa nella musica
improvvisata e contemporanea sperimentale a partire dal 1950, ed esistono delle tecniche di
base tracciate dai primi pianisti che hanno “suonato” il piano anche in questo modo. Ad
ogni modo rimane un genere in cui l’apporto, l’inventiva e la ricerca personale creano
significative differenze di risultato.
Guardate il Video 5.8 a-l.
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