FVG BALLET COMPANY
CORO DEL FRIULI VENEZIA GIULIA
ORCHESTRA DELLA SOCIETÀ FILARMONIA
OPERA LIRICA IN PIAZZA
LA TRAVIATA
OPERA IN TRE ATTI
LIBRETTO DI FRANCESCO MARIA PIAVE
Musica di
GIUSEPPE VERDI
CARRO DI TESPI - Circuito 2010
CON L’ADESIONE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Si ringrazia per la gentile collaborazione
il tenore Beniamino Prior
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Si può dire che la Traviata di Giuseppe Verdi rappresenti l’opera
per antonomasia.
E’, infatti, quella il cui titolo è il primo che viene alla mente anche
a coloro che non frequentano abitualmente la lirica, o addirittura non la conoscono affatto. Questo vuol dire che la storia di
Violetta, e soprattutto, la musica immortale che la racconta, sono
ormai entrate nell’immaginario popolare e costituiscono un
patrimonio culturale irrinunciabile non soltanto per il nostro
Paese, ma per ognuno di noi. Forse dipende dal fatto che la sua
storia ha da sempre affascinato gli spettatori di tutte le età proprio per il su leit motiv: Violetta Valéry, brillante donna mondana parigina, che partecipa a tutte le feste del bel mondo, è un po’
il simbolo di un’epoca, è cioè una dama delle camelie, trasformata in Traviata da Verdi. Ella è giovane e bella, ma è destinata irrimediabilmente come tutte le eroine romantiche - ad una fine
tragica seppur per amore. Nella stessa direzione il successo di
quest’opera lo si può attribuire allo stesso motore narrativo del
melodramma e cioè l'eterno conflitto tra destino e desideri.
Nella "Traviata" il desiderio di Violetta è l'amore, il destino è l'essere cortigiana. Violetta è realmente esistita, anche se con un
nome diverso. La bella dama aveva il vezzo di appuntarsi una
camelia sul vestito. Violetta identifica un personaggio ambiguo,
un riuscito incrocio tra volgarità e raffinatezza. Un’ombra tuttavia oscura la vita di quest’affascinante personaggio senza tempo:
Violetta, proprio durante una delle feste che è solita organizzare
si sente male a causa di una grave malattia che la sta torturando,
la tisi, e si congeda dagli ospiti per superare la crisi. Durante la
suddetta festa conosce, tramite un amico, il giovane Alfredo, che
la soccorre e svela di esserne innamorato da lungo tempo. I due
danzano insieme e promettono di rivedersi, ma alla fine del
ballo, la frivola Violetta si accorge di una cosa per lei incredibile:
crede di essersi innamorata. Lascia così il suo amante abituale e
fugge con Alfredo dalla città, vivendo con lui giorni felici in una
nuova casa in campagna. Ma le condizioni economiche di
Violetta non sono delle migliori ed il padre di Alfredo, Giorgio
Germont si reca a casa sua per accusarla di aver condotto il figlio
alla miseria, lei nega ma è impossibile risolvere la situazione in
quanto dietro al malcontento di Giorgio si celano ben altre motivazioni. Giorgio infatti vuole separare la coppia perchè lo scandalo della loro unione impedisce ad un’altra sua figlia di contrarre matrimonio. A questo punto Violetta accetta di sacrificarsi e
lascia un biglietto di addio ad Alfredo dove lascia intendere che
riprenderà la sua precedente vita mondana; inizia così a frequentare di nuovo il suo vecchio amante, mentre Alfredo, che è
ignaro di quello che è successo tra lei e il padre, la incontra di
nuovo ad una festa. L’amante abbandonato viene colto dalla rabbia e dalla gelosia ed il loro rapporto sembra incrinarsi definitivamente quando Alfredo offende pubblicamente Violetta trat-
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tandola da prostituta. Nel frattempo le condizioni di salute di
Violetta peggiorano sempre di più e Giorgio, finalmente pentito,
decide appena in tempo di raccontare la verità al figlio. Alfredo
riesce a raggiungere l’amata poco prima della morte, anche il vecchio Germont accorre al capezzale della donna per ottenere il perdono. Violetta muore tra le braccia di Alfredo.
Passando alla sua concreta scrittura e messa in scena La Traviata
fu concepita nel 1852, lo stesso anno che la sceneggiatura di
Dumas La Dame aux Camélias fu rappresentata al Vaudeville di
Parigi. A luglio dello stesso anno, Verdi non aveva ancora deciso
su che libretto comporre l’opera commissionatagli dalla Fenice di
Venezia. In una lettera, Verdi scrisse a Marzari, direttore della
Fenice: “Se ci fosse una prima donna a Venezia, non avrei nessun
problema a trovare un soggetto adatto a lei, uno che non potrebbe fallire, ma vista la situazione presente, dovremmo adattarci in
un modo o l’altro.” Verdi trovò il suo soggetto “semplice e pieno
d’amore”, come lo descrisse in un’altra occasione, in Marguerite
Gautier, l’eroina di Dumas. Francesco Maria Piave scrisse il libretto e Verdi compose l’opera a Busseto e a Roma nell’inverno del
1852-53. Durante la composizione Verdi ricevette delle brutte
notizie da Parigi su Fanny Salvini-Donatelli, il soprano scelto per
il ruolo della protagonista. Il compositore si recò a Venezia pronto al peggio. Verdi risiedeva all’Hotel Europa sul Gran Canale. Le
prove cominciarono l’ultima settimana di febbraio ed il compositore era molto preoccupato dai cantanti: non capivano la musica
e la storia, ignoravano le sue istruzioni e parevano disinteressati
nel lavoro. La prima rappresentazione ebbe luogo il 6 marzo 1853.
Il 7 e il 9 Verdi scrisse le seguenti lettere:
Al segretario-pupillo Emanuele Muzio: “La Traviata ieri notte, un
fiasco. È colpa mia o dei cantanti? Si vedrà.” A Ricordi, il suo editore: “Mi dispiace doverti dare queste brutte notizie, ma non
posso celare la verità. La Traviata è un fiasco. Ne troveremo la
causa. Questo è quanto. Addio, addio.” A Luccardi, scultore
romano: “È un fiasco! Un puro fiasco! Non so di chi sia la colpa,
meglio non parlarne. Non dirò niente della musica e permettimi
di non dire niente sui cantanti. Dai queste notizie a Jacovacci
impresario del Teatro Apollo a Roma e digli che questa è la mia
risposta alla sua ultima lettera nella quale mi chiedeva notizie su
qualcuno del cast.”
Per più di un secolo, si accettarono i commenti di Verdi come se
fossero l’unica verità, ma i dati che seguono provano il contrario.
Immediatamente dopo il preludio al primo atto, il pubblico iniziò
a reclamare Verdi, che dovette inchinarsi e ringraziare il pubblico
anche prima del rialzo del sipario. Fu poi richiamato dopo il duetto Alfredo-Violetta e “non so quante altre volte, da solo e con la
prima donna alla fine del primo atto” così scrisse il famoso critico veneziano Tommaso Locatelli, ricensore de La Gazzetta Uffiziale
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di Venezia. In quanto a Salvini, che Verdi non apprezzò totalmente, si scrisse: “Entusiasmò il pubblico che la annaffiò di applausi”.
La recensione continua: “La musica è magnificamente suonata
dall’orchestra, così tanto che il preludio al terzo atto ricevette
un’ondata di applausi unanimi...il pubblico fu sottomesso alle
melodie più deliziose che si siano sentite da tempo...chiunque
non veda la bellezza di Un dì, quando le venerì; chiunque non fosse
emozionato da Piangi, non suonato né cantato, bensì parlato dall’orchestra; chiunque non sentì il cuore tremare quando udì Pietà,
gran Dio, di me; chiunque non fu emozionato da questi momenti,
non ha nessun diritto di parlare di musica.” Il critico nota anche
il seguente: “Vi è bisogno di tre cose nell’arte musicale: voce,
voce, e voce. Verdi ha creato una cosa splendida, e purtroppo non
ha trovato degli artisti che capiscono o possono rappresentare ciò
che lui ha creato. Ieri sera il signor Verdi ebbe la sfortuna di mancare delle tre cose menzionate, e tutti i pezzi non cantati da
Madame Salvini-Donatelli mancarono di panache.” Alcuni pezzi
per il tenore e baritono furono inferiori al resto. Di Provenza il mar
fu cantato nella versione originale e fu dunque troppo lunga. Il
tenore non aveva la voce per l’aria molto difficile all’inizio del
secondo atto. A parte questi pochi momenti, dove il pubblico
rimase un po’ freddo, le rappresentazioni non furono così male.
Niente fischi, né lamentele. Infatti La Traviata fu rappresentata
dieci volte nella stessa stagione alla Fenice, sole quattro di meno
di Rigoletto nel 1851.
Probabilmente Verdi registrò un fiasco personale, non concordante con la reazione del pubblico. In effetti è possibile che il compositore stesse tentando qualcosa di totalmente nuovo, in quanto
musica e storia, con La Traviata e la rappresentazione non azzeccata poteva essere un fallimento personale per Verdi. Il fatto che
le sue intenzioni non fossero state realizzate poteva aver lasciato
il compositore perplesso, chiedendosi se fosse colpa sua o dei
musicisti.
In quanto alla storia dei costumi e del fondo de La Traviata, per
anni critici e musicologi sono stati convinti che fossero troppo
contemporanei per i gusti dell’epoca. In realtà, i fondi ed i costumi alla Fenice erano dell’epoca di Luigi XIV, e disegnati dal famoso Bertoja, come lo dimostrano le locandine ed i giornali dell’epoca. Quando fu rappresentata al Teatro Gallo, si utilizzarono gli
stessi costumi e gli stessi fondi. Quando La Traviata arrivò a
Milano il 10 settembre 1856, fu rappresentata al Teatro
Canobbiana, di nuovo in decoro Luigi XIV. Gli uomini erano in
parrucche a boccoli, con sete blu e rosse, broccati d’oro e colletti
di pizzo, calze bianche di seta, calzoni alla zuava e scarpe con
tanto di cinghia e nappa. Violetta ed Annine erano forse leggermente più moderne, con vestiti del diciottesimo secolo, anche se
il vestito da ballo di Violetta era di un’epoca anteriore. Com’è
possibile allora che si venne a credere che i costumi ed i fondi fos-
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sero contemporanei? La risposta è semplice: lo storico francese
Arthur Pougin, uno dei primi biografi di Verdi, commise l’errore
originale, scrivendo “Con costumi moderni, così freddi, tristi e
monotoni”. Altri scrittori, troppo pigri o fiduciosi dell’infallibilità di Pougin, riscrissero la stessa frase e l’errore si perpetuò nella
storia.
In conclusione a questo discorso si può dunque affermare che è
sempre un piacere ed anche un rischio calcolato interpretare un
grande classico come La Traviata di Giuseppe Verdi. Violetta è un
personaggio femminile grandioso e ingombrante eppure ogni
volta che La Traviata viene messa in scena dopo quel sei marzo
del 1853 non smette di commuoverci con la sua delicatezza. La
Traviata è un personaggio così importante che Verdi stesso si
prese cura per la prima di scegliere una cantante adatta ad ruolo
molto difficile ed è perciò una sfida per l’interprete femminile
avere il ruolo amato e problematico della protagonista, una
donna la cui storia d’amore soccombe al perbenismo borghese
della società parigina di metà Ottocento. Ecco infine alcune curiosità specificatamente musicali che potranno attirare l’interesse
degli appassionati:
In fondo alla cabaletta Sempre libera degg'io, alcuni soprani, come
Maria Callas, Natalie Dessay, Irina Lungu, Mariella Devia, Sumi
Jo, inseriscono un mi bemolle sovracuto che Verdi non scrisse.
Negli ultimi anni numerosi registi hanno deciso di rappresentare
La traviata in chiave moderna. Al festival di Salisburgo ha ottenuto uno strepitoso successo la rappresentazione di Brian Large,
con interpreti del calibro di Anna Netrebko, Rolando Villazón e
Thomas Hampson.
Minor successo ha avuto invece all'Arena di Verona il riuscito
allestimento del 2004 di Graham Vick con Mariella Devia nel
ruolo della protagonista. All'inizio del primo atto si apriva un
cuore di plastica che copriva la visuale agli spettatori del settore
F, e questo fatto ha costretto l'Arena ad annullare i biglietti del
suddetto settore. L'allestimento in chiave moderna non è piaciuto all'Arena, che lo ha ripetutamente fischiato durante l'opera.
L'allestimento è stato replicato nel 2007 (con la soprano albanese
Inva Mula nel ruolo di Violetta), ottenendo più successo del 2004.
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Valentina Coluccia
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LA TRAMA
Atto primo
A Parigi, nella lussuosa casa di Violetta Valéry, «cortigiana» di
alto bordo, è in corso l’ennesima festa. Vi partecipano i soliti
mondani aristocratici, le loro ‘signore’, qualche dama di dubbia
nobiltà e moralità. È un tripudio di chiacchiere, di risate e di
musica. Tra i presenti, per la prima volta e piuttosto a disagio, c’è
il giovane Alfredo Germont: ha chiesto all’amico Gastone di venire introdotto, perché da qualche tempo è segretamente innamorato della padrona di casa. Costei si è accorta delle attenzioni del
giovane, dei suoi complimenti così per bene, e vi risponde schernendosi ironicamente. Gastone propone un brindisi e invita
Alfredo a formularlo («Libiam nei lieti calici»). Rivolto a tutta la
compagnia, in realtà il brindisi diventa un duetto di sottintesi tra
il giovane e Violetta: «La vita è nel tripudio» inneggia lei,
«Quando non s’ami ancora» risponde lui. Intanto nell’attiguo
salone si aprono le danze e tutti vi si dirigono, eccetto Violetta
costretta ad arrestarsi per un violento colpo di tosse; per assisterla resta con lei Alfredo. Così rimangono soli e le profferte del giovane si fanno più serrate («Un dì felice, eterea»), mentre dall’altra
sala giunge attutito il suono di un valzer. La donna da parte sua
ribadisce di esser disposta solo all’amicizia. Il colloquio è interrotto da Gastone, rientrato a vedere che cosa i due stiano facendo. Ottenuto un appuntamento per il giorno dopo, Alfredo se ne
va, mentre Violetta rimasta sola medita, turbata, sulle sue parole
d’amore: forse, pensa, è arrivato anche per lei il momento di un amore
vero e reciproco («È strano!...»… «Ah, forse è lui che l’anima»). Poi,
come timorosa di illudersi troppo, riafferma la sua indipendenza da
ogni legame, la dedizione alla libertà e ai piaceri dei sensi («Follie!...
follie!... delirio vano è questo!...»…«Sempre libera degg’io»).
Atto secondo
Siamo in una casa di campagna nei dintorni di Parigi. Entra
Alfredo, depone il fucile da caccia e canta la sua gioia per i tre
mesi sereni trascorsi finora con l’amata Violetta («Lunge da lei
per me non v’ha diletto!»...«Dei miei bollenti spiriti»). Ma subito
la sua felicità s’incrina, quando scorge la domestica Annina rientrare da Parigi e viene a sapere che è stata mandata dalla signora
a vendere cavalli, cocchi e quant’altro lei possieda: la coppia sta
spendendo troppo, e d’altra parte lei voleva nascondergli le sue
difficoltà economiche. Resosi conto della situazione («O mio
rimorso, o infamia»), Alfredo decide di correre in città per cercare i soldi. Intanto sopraggiunge Violetta. È tranquilla e felice, apre
la posta che le arriva da Parigi; sorride agli inviti dei vecchi amici
che la reclamano a feste che a lei ormai non interessano più,
quando le annunciano l’arrivo di un signore. È il padre di
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Alfredo, Giorgio Germont. Costui prima l’accusa di rovinare economicamente il figlio; poi, quando Violetta gli mostra, documenti alla mano, che è lei che si sta rovinando, cambia il tono recriminatorio in rammarico e le dice di avere una figlia in procinto di
sposarsi («Pura siccome un angelo»), ma il futuro genero ha deciso di lasciarla se Alfredo non interrompe il vergognoso rapporto.
Violetta cerca un compromesso, come allontanarsi dall’amato per
un po’ di tempo, ma Germont insiste: dovrà lasciarlo per sempre.
La donna allora esterna tutta la forza del suo sentimento («Non
sapete quale affetto») e gli dice che preferirebbe morire. Ma il vecchio ipocrita finisce col convincerla insinuandole che l’amore è
legato alla bellezza («Un dì, quando le veneri»), che cede presto
alle prime rughe e alla noia. A questa possibile verità, la donna
china il capo («Dite alla giovane»): farà credere all’amato di non
poter lasciare la vita di prima. Chiede soltanto una grazia al genitore («Morrò!... la mia memoria»): che un giorno Alfredo, quando
lei sarà morta, conosca la verità. Ormai sola, Violetta comincia a
scrivere la lettera che la condannerà, ma vie ne interrotta dal rientro di Alfredo. Egli le chiede che cosa stia scrivendo e a chi, ma è
turbato perché ha saputo dell’arrivo del padre. Violetta è sconvolta, parla e piange, poi esplode in un urlo d’amore («Amami,
Alfredo») e corre in giardino. Poco dopo ad Alfredo viene recapitata una lettera, quella di Violetta; la legge e, disperato, si abbandona nelle braccia del padre rimasto nei pressi. Germont tenta di
convincere il figlio a tornare a casa («Di Provenza il mar, il suol»).
Ma questi lo respinge, non lo ascolta, pensa a un probabile rivale
(il barone Douphol), fugge a precipizio per raggiungere la donna
e vendicarsi dell’abbandono.
Siamo ora nel palazzo di Flora, l’amica di Violetta, nel pieno di
una festa in maschera. Ci sono signore vestite da zingare («Noi
siamo zingarelle») e signori, tra cui Gastone, abbigliati da toreri
(«Di Madride noi siam mattadori»). E tutti sanno già che i due
amanti rifugiatisi in campagna si sono separati. Tuttavia l’arrivo
alla festa di Alfredo coglie di sorpresa i presenti. Poco dopo arriva anche Violetta, al braccio di Douphol. L’incontro è imbarazzante, la tensione è estrema. Alfredo vince al gioco tutti, perfino
il suo rivale barone. Viene annunciata la cena e i convitati si recano in sala da pranzo. Violetta chiama in disparte Alfredo, cerca di
giustificare il suo comportamento ma, per non svelare la trama
paterna, è costretta a mentire, a dichiarare che ama il barone.
Infuriato, il giovane invita tutti gli altri ad ascoltarlo e alla loro
presenza denuncia la donna («Ogni suo aver tal femmina»), gettandole ai piedi con disprezzo una borsa di denari. Per un gesto
così volgare unanime è la riprovazione («Oh, infamia orribile»), a
cui si unisce quella del padre Germont entrato appena in tempo
per assistere alla scena («Di sprezzo degno se stesso rende»).
L’atto termina con un concertato che assomma la condanna dei
convitati alla disperazione di Violetta e al rimorso di Alfredo.
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Atto terzo
Siamo ai momenti estremi della sventurata giovane; la tubercolosi ormai, come dirà il medico ad Annina, non le accorda che
poche ore. In scena infatti, accanto a lei, vigila la fedele domestica; in seguito arriva il dottore, a chiedere come la malata abbia
passato la notte. Fuori il carnevale impazza, si sentono i canti e le
danze. Violetta si consola leggendo e rileggendo la lettera ricevuta da Germont, che la informa del duello tra il barone e suo figlio,
in cui il primo è rimasto ferito ma lievemente; inoltre le scrive che
Alfredo sa ora la verità sul suo sacrificio e che dall’estero sta tornando precipitosamente da lei. E lei aspetta tra speranza, timore
e la consapevolezza che ormai è troppo tardi («Addio del passato»). Torna Annina in grande agitazione, e non fa a tempo ad
annunciarle l’arrivo dell’amante che lui entra e l’abbraccia. Alla
commozione e alla gioia segue un duetto di illuso ottimismo
(«Parigi, o cara»).Violetta vorrebbe alzarsi e partire subito, ma le forze
la tradiscono e ricade sul canapè («Gran Dio!... morir sì giovane»), tra
il dolore e la costernazione di Alfredo. Sopraggiunge anche Germont,
pieno di rimorsi. «Oimè, tardi giungeste!» gli mormora l’infelice. Poi
Violetta lascia nelle mani dell’amato un suo ritratto dei tempi migliori («Prendi, quest’è l’immagine»). Per un attimo sembra riprendersi;
invece muore tra le braccia dei suo i cari.
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LA SCENOGRAFIA PER “LA TRAVIATA” DI GIUSEPPE VERDI
Per quanto riguarda la scenografia prevarranno grandi tele dipinte che caratterizzano gli
interni della casa di Violetta, della casa di campagna e di quella di Flora, con messaggi iconografici motivati. I dipinti simuleranno un'ambientazione degli anni Trenta dell'Ottocento
francese; pertanto, filologicamente si riferiranno al Romanticismo d'oltralpe ed, in particolar modo, al contributo letterario di Alexandre Dumas figlio, autore del romanzo breve intitolato "La signora delle camelie", punto di partenza dell'elaborazione musicale.
Il primo atto verterà sulla dimora di Violetta, caratterizzato da grandi tele che suggellano il
momentaneo successo in società della protagonista, rappresentanti figure femminili tratte
dalla contemporaneità ottocentesca, dalla tradizione mitologica antica e da qualche soggetto esotico (come ad esempio le odalische). Sullo sfondo si noterà una grande veranda che
lascia intravedere una Parigi notturna, evocata da uno skyline di tetti e camini. Nel secondo atto, la prima parte dello stesso prevede un interno di casa di campagna, con tele dai soggetti consoni all'ambiente (paesaggi naturali, scene di caccia...) ed una veranda sullo sfondo
prospiciente un giardino ed un bosco dalle caratteristiche primaverili ed estive. La seconda
scena è dedicata alla casa di Flora, laddove il destino gioca le sue "carte" anche iconograficamente. Il terzo ed ultimo atto è ambientato nella camera di Violetta: le pareti saranno ricoperte da bianche tele tirate, come se si trattasse di un ambiente ormai in "disarmo", ossia un
"pendant" della vita di Violetta che va sfumando inesorabilmente (quindi, un'anticamera
della morte).
Michele Ugo Galliussi
Atto primo
Scena prima
Salotto in casa di Violetta. Nel fondo è la porta che
mette ad altra sala; ve ne sono altre due laterali; a sinistra, un caminetto con sopra uno specchio. Nel mezzo
è una tavola riccamente imbandita.
Violetta, seduta sopra un divano, sta discorrendo col
Dottore e con alcuni Amici, mentre altri vanno ad
incontrare quelli che sopraggiungono, tra i quali sono
il Barone e Flora al braccio del Marchese.
CORO
I°
Dell'invito trascorsa è già l'ora...
voi tardaste...
II°
Giocammo da Flora...
e giocando quell'ore volar.
VIOLETTA (va loro incontro)
Flora, amici, la notte che resta
d'altre gioie qui fate brillar...
fra le tazze è più viva la festa...
FLORA E MARCHESE
E goder voi potrete?
VIOLETTA
Lo voglio;
al piacere m'affido, ed io soglio
col tal farmaco i mali sopir.
GASTONE (ad Alfredo)
T'ho detto:
l'amistà qui s'intreccia al diletto.
(i servi frattanto avranno imbandite le vivande)
VIOLETTA (ai servi)
Pronto è il tutto?...
(un servo accenna di sì)
Miei cari, sedete;
è al convito che s'apre ogni cor.
TUTTI
Ben diceste... le cure segrete
fuga sempre l'amico licor.
Siedono in modo che Violetta resti tra Alfredo
e Gastone; di fronte vi sarà Flora tra il Marchese
ed il Barone, gli altri siedono a piacere.
V'ha un momento di silenzio; frattanto passano
i piatti, e Violetta e Gastone parlano sottovoce
tra loro, poi:
GASTONE (piano, a Violetta)
Sempre Alfredo a voi pensa.
VIOLETTA
Scherzate?
GASTONE
Egra foste, e ogni dì con affanno
qui volò, di voi chiese...
VIOLETTA
Nulla son io per lui...
TUTTI
Sì, la vita s'addoppia al gioir.
GASTONE
Non v'inganno.
Scena seconda
VIOLETTA (ad Alfredo)
Vero è dunque?... onde ciò?... No 'l comprendo.
Detti, il Visconte Gastone de Letorières, Alfredo
Germont; Servi affacendati intorno alla mensa.
GASTONE
In Alfredo Germont, o signora,
ecco un altro che molto vi onora;
pochi amici a lui simili sono...
ALFREDO (sospirando)
Si, egli è ver.
VIOLETTA (ad Alfredo)
Le mie grazie vi rendo.
(al Barone)
Voi Barone non feste altrettanto...
VIOLETTA
(dà la mano ad Alfredo, che gliela bacia)
Mio visconte, mercé di tal dono.
BARONE
Vi conosco da un anno soltanto.
MARCHESE
Caro Alfredo..
VIOLETTA
Ed ei solo da qualche minuto.
ALFREDO
Marchese... (si stringono la mano)
FLORA (piano al Barone)
Meglio fora se avesse taciuto.
BARONE (piano a Flora)
M'è increscioso quel giovin...
FLORA
Perché?
A me invece simpatico gli è.
GASTONE (ad Alfredo)
E tu dunque non apri più bocca?
MARCHESE (a Violetta)
È a madama che scuoterlo tocca...
VIOLETTA (mesce ad Alfredo)
Sarò l'Ebe che versa...
ALFREDO (con galanteria)
E ch'io bramo
immortal come quella.
TUTTI
Beviamo.
e la fuggevol ora
s'inebri a voluttà.
Libiam ne' dolci fremiti
che suscita l'amore,
poiché quell'occhio al core
(indicando Violetta)
onnipotente va.
TUTTI
Libiamo; amor fra i calici
più caldi baci avrà.
VIOLETTA (s'alza)
Tra voi saprò dividere
il tempo mio giocondo;
tutto è follia nel mondo
ciò che non è piacer.
Godiam, fugace e rapido
è il gaudio dell'amore;
è un fior che nasce e muore,
né più si può goder.
GASTONE
O barone, né un verso, un viva
troverete in quest'ora giuliva?...
(il Barone accenna che no)
TUTTI
Godiam... la tazza e il cantico
le notti abbella e il riso;
in questo paradiso
ne scopra il nuovo dì.
GASTONE (ad Alfredo)
Dunque a te...
VIOLETTA (ad Alfredo)
La vita è nel tripudio...
TUTTI
Sì, sì, un brindisi.
ALFREDO (a Violetta)
Quando non s'ami ancora.
ALFREDO
L'estro non m'arride...
VIOLETTA (ad Alfredo)
No 'l dite a chi lo ignora...
GASTONE
E non se' tu maestro?
ALFREDO (a Violetta)
È il mio destin così.
ALFREDO (a Violetta)
Vi fia grato?...
TUTTI
Godiam... la tazza e il cantico
le notti abbella e il riso;
in questo paradiso
ne scopra il nuovo dì.
S'ode musica dall'altra sala.
VIOLETTA
Sì.
ALFREDO (s'alza)
Sì?... L'ho già in cor.
MARCHESE
Dunque attenti...
TUTTI
Sì, attenti al cantor
.
ALFREDO
Libiam ne' lieti calici
che la bellezza infiora,
TUTTI
Che è ciò?
VIOLETTA
Non gradireste ora le danze?
TUTTI
Oh, il gentil pensier!... tutti accettiamo.
VIOLETTA
Usciamo dunque...
(s'avviano alla porta di mezzo, ma Violetta colta da
subito pallore dice)
Oimè!...
TUTTI
Che avete?
VIOLETTA
Nulla, nulla.
TUTTI
Che mai v'arresta?
VIOLETTA
Usciamo...
(fa qualche passo, ma è obbligata a nuovamente
fermarsi e sedere)
Oh dio!...
TUTTI
Ancora!...
ALFREDO
Ah, in cotal guisa v'ucciderete...
aver v'è d'uopo cura dell'esser vostro...
VIOLETTA
E lo potrei?
ALFREDO
Se mia foste, custode io veglierei
pe' vostri soavi dì.
VIOLETTA
Che dite?... ha forse alcuno cura di me?
ALFREDO (con fuoco)
Perché nessuno al mondo v'ama...
VIOLETTA
Nessun?...
ALFREDO
Tranne sol io.
ALFREDO
Voi soffrite!
VIOLETTA (ridendo)
Gli è vero!...
Sì grande amor dimenticato avea...
TUTTI
O ciel!... ch'è questo!
ALFREDO
Ridete!... e in voi v'ha un core?...
VIOLETTA
Un tremito che provo... or là passate.
(indica l'altra sala)
Tra poco anch'io sarò...
VIOLETTA
Un cor?... Sì... forse... e a che lo richiedete?...
TUTTI
Come bramate.
(tutti passano all'altra sala,
meno Alfredo che resta indietro)
ALFREDO
Oh, se ciò fosse non potreste allora celiar...
VIOLETTA
Dite davvero?...
ALFREDO
Io non v'inganno.
Scena terza
Violetta, Alfredo, e Gastone a tempo.
VIOLETTA (guardandosi allo specchio)
Oh qual pallor!...
(volgendosi, s'accorge d'Alfredo)
Voi qui!...
ALFREDO
Cessata è l'ansia che vi turbò?
VIOLETTA
Sto meglio.
VIOLETTA
Da molto è che mi amate?...
ALFREDO
Ah sì, da un anno.
ALFREDO
Un dì, felice, eterea,
mi balenaste innante,
e da quel dì tremante
vissi d'ignoto amor.
Di quell'amor ch'è l'anima
dell'universo intero,
misterioso, altero,
croce e delizia al cor.
VIOLETTA
Ah, se ciò è ver, fuggitemi
solo amistade io v'offro:
amar non so, né soffro
di così eroico ardor.
Io sono franca, ingenua;
altra cercar dovete;
non arduo troverete
dimenticarmi allor.
VIOLETTA
Partite?...
GASTONE (si presenta sulla porta di mezzo)
Ebbene? Che diavol fate?
ALFREDO
Di più non bramo.
(esce)
ALFREDO (torna a lei le bacia la mano)
Parto.
VIOLETTA
Addio.
VIOLETTA
Si folleggiava...
Scena quarta
GASTONE
Ah! ah!... Sta ben... restate.
(rientra)
VIOLETTA
Amor dunque non più... vi garba il patto?
ALFREDO
Io v'obbedisco... Parto.
(per andarsene)
VIOLETTA
A tal giungeste?
(si toglie un fiore dal seno)
Prendete questo fiore.
ALFREDO
Perché?...
Violetta, e tutti gli altri che tornano dalla sala
riscaldati dalle danze.
TUTTI
Si ridesta in ciel l'aurora,
e n'è forza ripartir;
mercé a voi, gentil signora,
di sì splendido gioir.
La città di feste è piena,
volge il tempo dei piacer;
nel riposo ancor la lena
si ritempri per goder.
(partono alla destra)
Scena quinta
Violetta sola.
VIOLETTA
Per riportarlo...
ALFREDO (tornando)
Quando?
VIOLETTA
Quando sarà appassito.
ALFREDO
Allor domani...
VIOLETTA
Ebbene; domani.
ALFREDO (prende con trasporto il fiore)
Io son felice!
VIOLETTA
D'amarmi dite ancora?
ALFREDO (per partire)
Oh, quanto v'amo!...
[N. 3 - Aria Violetta; Finale atto I]
VIOLETTA
È strano!... è strano!... in core
scolpiti ho quegli accenti!
Sarìa per mia sventura un serio amore?...
Che risolvi, o turbata anima mia?...
Null'uom ancora t'accendeva... o gioia
ch'io non conobbi, essere amata amando!...
E sdegnarla poss'io
per l'aride follie del viver mio?
VIOLETTA
Ah, forse è lui che l'anima
solinga ne' tumulti
godea sovente pingere
de' suoi colori occulti!...
Lui che modesto e vigile
all'egre soglie ascese,
e nuova febbre accese,
destandomi all'amor.
A quell'amor ch'è palpito
dell'universo intero,
misterioso, altero,
croce e delizia al cor.
A me fanciulla, un candido
e trepido desire
questi effigiò dolcissimo
signor dell'avvenire,
quando ne' cieli il raggio
di sua beltà vedea,
e tutta me pascea
di quel divino error.
Sentìa che amore è palpito
dell'universo intero,
misterioso, altero,
croce e delizia al cor!
VIOLETTA (resta concentrata un istante, poi dice)
Follie!... follie!... delirio vano è questo!...
in quai sogni mi perdo,
povera donna, sola
abbandonata in questo
popoloso deserto
che appellano Parigi,
che spero or più?... che far degg'io?... Gioire,
di voluttà nei vortici finire.
VIOLETTA
Sempre libera degg'io
trasvolar di gioia in gioia,
perché ignoto al viver mio
nulla passi del piacer.
Nasca il giorno, il giorno muoia,
sempre me la stessa trovi;
le dolcezze a me rinnovi
ma non muti il mio pensier.
(entra a sinistra)
e le pompose feste,
ove, agli omaggi avvezza,
vedea schiavo ciascun di sua bellezza...
Ed or contenta in questi ameni luoghi
solo esiste per me... qui presso a lei
io rinascer mi sento,
e dal soffio d'amor rigenerato
scordo ne' gaudii suoi tutto il passato.
ALFREDO (depone il fucile)
De' miei bollenti spiriti
il giovanile ardore
ella temprò col placido
sorriso dell'amore!
Dal dì che disse: vivere
io voglio a te fedel,
dell'universo immemore
mi credo quasi in ciel.
Scena seconda
Detto ed Annina in arnese da viaggio.
ALFREDO
Annina, donde vieni?
ANNINA
Da Parigi.
ALFREDO
Chi te 'l commise?
ANNINA
Fu la mia signora.
ALFREDO
Perché?
AT T O S E C O N D O
Scena prima
ANNINA
Per alienar cavalli, cocchi,
e quanto ancor possiede...
Casa di campagna presso Parigi. Salotto terreno.
Nel fondo in faccia agli spettatori, è un camino,
sopra il quale uno specchio ed un orologio,
fra due porte chiuse da cristalli che mettono
ad un giardino. Al primo piano, due altre porte,
una di fronte all'altra. Sedie, tavolini, qualche
libro, l'occorrente per scrivere.
Alfredo entra in costume da caccia.
ALFREDO
Che mai sento!
[N. 4 - Aria Alfredo]
ANNINA
Mi fu il silenzio imposto.
Lunge da lei per me non v'ha diletto!...
Volaron già tre lune
dacché la mia Violetta
agi per me lasciò, dovizie, amori,
ANNINA
Lo spendio è grande a viver qui solinghi.
ALFREDO
E tacevi?...
ALFREDO
Imposto!... e v'abbisognan?...
ANNINA
Mille luigi.
ALFREDO
Or vanne... andrò a Parigi...
Questo colloquio ignori la signora...
Il tutto valgo a riparare ancora...
(Annina parte)
Scena quinta
Violetta, quindi il signor Germont, introdotto da
Giuseppe che avanzate due sedie, riparte.
VIOLETTA (legge la lettera)
Ah! ah!... scopriva Flora il mio ritiro!...
E m'invita a danzar per questa sera!...
Invan m'aspetterà...
(getta il foglio sul tavolino e siede)
Scena terza
Alfredo solo.
ALFREDO
Oh mio rimorso! Oh infamia!...
e vissi in tale errore!...
ma il turpe sogno a frangere
il ver mi balenò.
Per poco in seno acquetati,
o grido dell'onore;
m'avrai securo vindice,
quest'onta laverò.
(esce)
GIUSEPPE
Giunse un signore.
VIOLETTA
(Ah! sarà lui che attendo...)
(accenna a Giuseppe d'introdurlo)
GERMONT
Madamigella Valéry?...
VIOLETTA
Son io.
GERMONT
D'Alfredo il padre in me vedete.
Scena quarta
Violetta ch'entra con alcune carte, parlando con
Annina, poi Giuseppe a tempo.
[N. 5 - Duetto Violetta]
VIOLETTA
Alfredo?
ANNINA
Per Parigi or or partiva.
VIOLETTA
E tornerà?...
ANNINA
Pria che tramonti il giorno...
dirvel m'impose...
VIOLETTA
È strano!...
GIUSEPPE (presenta una lettera)
Per voi...
VIOLETTA (prende la lettera)
Sta bene... In breve
giungerà un uom d'affari... entri all'istante...
(Annina e Giuseppe escono)
VIOLETTA (sorpresa gli accenna di sedere)
Voi!
GERMONT (sedendo)
Sì, dell'incauto che a rovina corre,
ammaliato da voi.
VIOLETTA (alzandosi risentita)
Donna son io, signore, ed in mia casa;
ch'io vi lasci assentite,
più per voi che per me.
(per uscire)
GERMONT
(Quai modi!) Pure...
VIOLETTA
Tratto in error voi foste...
(torna a sedere)
GERMONT
De' suoi beni
dono vuol farvi...
VIOLETTA
Non l'osò finora; rifiuterei.
GERMONT (guardandosi intorno)
Pur tanto lusso...
VIOLETTA
A tutti è mistero quest'atto... a voi no 'l sia.
(gli dà le carte)
GERMONT (dopo averle scorse coll'occhio)
D'ogni avere pensate dispogliarvi?
Ah, il passato perché, perché v'accusa!...
VIOLETTA
Più non esiste... or amo Alfredo,
e diolo cancellò col pentimento mio.
GERMONT
Nobili sensi invero!...
VIOLETTA
Oh, come dolce mi suona il vostro accento!
GERMONT (alzandosi)
Ed a tai sensi un sacrifizio chieggo...
VIOLETTA (alzandosi)
Ah no... tacete...
terribil cosa chiedereste certo...
il previdi... v'attesi... era felice... troppo...
GERMONT
D'Alfredo il padre la sorte, l'avvenir domanda
or qui de' suoi due figli.
VIOLETTA
Di due figli!...
GERMONT
Sì.
GERMONT
Pura siccome un angelo
iddio mi diè una figlia;
se Alfredo nega riedere
in seno alla famiglia,
l'amato e amante giovane,
cui sposa andar dovea,
or si ricusa al vincolo
che lieti ne rendea...
deh, non mutate in triboli
le rose dell'amor.
Ai preghi miei resistere
non voglia il vostro cor.
VIOLETTA
Ah, comprendo... dovrò per alcun tempo
da Alfredo allontanarmi...
doloroso fora per me... pur...
GERMONT
Non è ciò che chiedo...
VIOLETTA
Cielo... che più cercate? offersi assai!
GERMONT
Pur non basta.
VIOLETTA
Volete che per sempre
a lui rinunzi?...
GERMONT
È d'uopo!
VIOLETTA
No... giammai!
VIOLETTA
Non sapete quale affetto
vivo, immenso m'arda in petto?...
Che né amici, né parenti
io non conto tra' viventi?...
E che Alfredo m'ha giurato
che in lui tutto io troverò?
Non sapete che colpita
d'altro morbo è la mia vita?
Che già presso il fin ne vedo?...
Ch'io mi separi da Alfredo?...
Ah, il supplizio è si spietato,
che morir preferirò.
GERMONT
È grave il sacrifizio,
ma pur tranquilla udite...
Bella voi siete e giovane...
col tempo...
VIOLETTA
Ah, più non dite
v'intendo... m'è impossibile...
lui solo amar vogl'io...
GERMONT
Sia pure... ma volubile sovente è l'uom...
VIOLETTA (colpita)
Gran dio!
GERMONT
Un dì, quando le veneri
il tempo avrà fugate,
fia presto il tedio a sorgere...
che sarà allor? Pensate...
Per voi non avran balsamo
i più soavi affetti;
poiché dal ciel non furono
tai nodi benedetti...
VIOLETTA
È vero!...
GERMONT
Or che pensate?
GERMONT
Ah, dunque sperdasi
tal sogno seduttore,
siate di mia famiglia
l'angiol consolatore...
Violetta, deh, pensateci,
ne siete in tempo ancor...
È dio che ispira, o giovine
tai detti a un genitor.
VIOLETTA
Sapendol, v'opporreste al pensier mio.
VIOLETTA
(Così alla misera ~ ch'è un dì caduta,
di più risorgere ~ speranza è muta!...
se pur benefico ~ le indulga iddio,
l'uomo implacabile ~ per lei sarà...)
(a Germont, piangendo)
Dite alla giovine ~ sì bella e pura
ch'avvi una vittima ~ della sventura,
cui resta un unico ~ raggio di bene...
che a lei il sacrifica ~ e che morrà!
GERMONT
Sì, piangi, o misera... ~ supremo, il veggo,
è il sacrifizio ~ ch'or io ti chieggo...
Sento nell'anima ~ già le tue pene...
coraggio e il nobile ~ cor vincerà.
Silenzio.
VIOLETTA
Or imponete.
GERMONT
Non amarlo ditegli.
VIOLETTA
No 'l crederà.
GERMONT
Generosa!... e per voi che far poss'io?...
VIOLETTA (tornando a lui)
Morrò!... la mia memoria
non fia ch'ei maledica,
se le mie pene orribili
vi sia chi almen gli dica.
Conosca il sacrifizio
ch'io consumai d'amor
che sarà suo fin l'ultimo
sospiro del mio cor.
GERMONT
No, generosa, vivere,
e lieta voi dovrete;
mercé di queste lagrime
dal cielo un giorno avrete;
premiato il sacrifizio
sarà del vostro cor;
d'un opra così nobile
andrete fiera allor.
VIOLETTA
Qui giunge alcun, partite!...
GERMONT
Ah, grato v'è il cor mio!...
VIOLETTA
Non ci vedrem più forse...
(s'abbracciano)
GERMONT
Partite.
VIOLETTA E GERMONT
Felice siate... Addio!...
(Germont esce per la porta del giardino)
VIOLETTA
Seguirammi.
Scena sesta
GERMONT
Allor...
Violetta, poi Annina, quindi Alfredo.
[N. 6 - Scena Violetta]
VIOLETTA
Qual figlia m'abbracciate... forte così sarò.
(s'abbracciano)
VIOLETTA
Tra breve ei vi fia reso,
ma afflitto oltre ogni dire...
A suo conforto di colà volerete.
(indicandogli il giardino, va per scrivere)
VIOLETTA
Dammi tu forza, o cielo!...
Siede, scrive, poi suona il campanello.
ANNINA
Mi richiedeste?
VIOLETTA
Sì, reca tu stessa questo foglio...
(Annina ne guarda la direzione e se ne mostra
sorpresa)
(mal frena il pianto)
Ai piedi suoi mi getterò... divisi
ei più non ne vorrà... sarem felici...
perché tu m'ami, Alfredo, non è vero?...
VIOLETTA
Silenzio... va' all'istante.
(Annina parte)
ALFREDO
Oh, quanto!... perché piangi?...
VIOLETTA
Ed ora si scriva a lui...
che gli dirò?... Chi me n' darà il coraggio!
(scrive e poi suggella) (entrando)
VIOLETTA
Di lagrime avea d'uopo... or son tranquilla.
(sforzandosi)
Lo vedi? ti sorrido sarò là, tra quei fior
presso a te sempre...
Amami, Alfredo, quant'io t'amo... Addio.
(corre in giardino)
ALFREDO
Violetta che fai?...
Scena settima
VIOLETTA (nascondendo la lettera)
Nulla.
ALFREDO
Scrivevi?
VIOLETTA (confusa)
No... sì...
ALFREDO
Qual turbamento!... a chi scrivevi?...
Alfredo, poi Giuseppe, indi un Commissionario
a tempo.
ALFREDO
Ah, vive sol quel core all'amor mio!...
(siede, prende a caso un libro, legge alquanto,
quindi si alza guarda l'ora sull'orologio
sovrapposto al camino)
È tardi: ed oggi forse
più non verrà mio padre.
ALFREDO
Dammi quel foglio.
GIUSEPPE (entrando frettoloso)
La signora è partita...
l'attendeva un calesse, e sulla via
già corre di Parigi... Annina pure
prima di lei spariva.
VIOLETTA
No, per ora...
ALFREDO
Il so, ti calma...
ALFREDO
Mi perdona... son io preoccupato.
GIUSEPPE
(Che vuol dir ciò?)
(parte)
VIOLETTA
A te...
VIOLETTA (alzandosi)
Che fu!...
ALFREDO
Giunse mio padre...
VIOLETTA
Lo vedesti?
ALFREDO
No, no, severo scritto mi lasciava...
ma verrà, t'amerà in vederti...
VIOLETTA (molto agitata)
Ch'ei qui non mi sorprenda...
lascia che m'allontani... tu lo calma...
ALFREDO
Va forse d'ogni avere
ad affrettar la perdita... ma Annina la impedirà...
(si vede il padre attraversare in lontananza
il giardino)
Qualcuno è nel giardino!...
Chi è là?
(per uscire)
COMMISSIONARIO (alla porta)
Il signor Germont?
ALFREDO
Son io.
COMMISSIONARIO
Una dama da un cocchio, per voi,
di qua non lunge mi diede questo scritto...
(dà una lettera ad Alfredo, ne riceve qualche
moneta e parte)
ALFREDO (risoluto)
(Oh vendetta!)
GERMONT
Non più indugi; partiamo t'affretta.
Scena ottava
ALFREDO
(Ah, fu Douphol!)
Alfredo, poscia il signor Germont ch'entra
in giardino.
GERMONT
M'ascolti tu?
ALFREDO
Di Violetta!... Perché son io commosso?...
A raggiungerla forse ella m'invita...
Io tremo!... Oh ciel!... Coraggio!...
(apre e legge)
«Alfredo, al giungervi di questo foglio»...
(come fulminato grida)
Ah!...
(volgendosi si trova a fronte del padre, nelle cui
braccia si abbandona esclamando:)
Padre mio!
ALFREDO
No.
GERMONT
Mio figlio!...
Oh, quanto soffri... tergi, ah, tergi il pianto,
ritorna di tuo padre orgoglio e vanto.
Alfredo, disperato, siede presso il tavolino col volto
tra le mani.
GERMONT
Di Provenza il mar, il suol ~ chi dal cor
ti cancellò?
Al natio fulgente sol ~ qual destino ti furò?...
Oh, rammenta pur nel duol ~ ch'ivi gioia
a te brillò,
e che pace colà sol ~ su te splendere ancor può.
Dio mi guidò!
Ah! il tuo vecchio genitor ~ tu non sai quanto
soffrì!...
te lontano, di squallor ~ il suo tetto si coprì...
ma se alfin ti trovo ancor, ~ se in me speme
non fallì,
se la voce dell'onor ~ in te appien non ammutì.
Dio m'esaudì!
GERMONT
Dunque invano trovato t'avrò!
GERMONT
No, non udrai rimproveri;
copriam d'oblio il passato;
l'amor che m'ha guidato,
sa tutto perdonar.
Vieni, i tuoi cari in giubilo
con me rivedi ancora;
a chi penò finora
tal gioia non negar.
Un padre ed una suora
t'affretta a consolar.
ALFREDO (scuotendosi, getta a caso gli occhi sulla
tavola, vede la lettera di Flora, la scorre ed esclama:)
Ah!... ell'è alla festa!... volisi
l'offesa a vendicar.
(fugge precipitoso seguìto dal padre)
Scena nona
Galleria nel palazzo di Flora, riccamente addobbata e
illuminata. Una porta nel fondo e due laterali.
A destra più avanti, un tavoliere, con quanto occorre
pe 'l giuoco; a sinistra, ricco tavolino con fiori
e rinfreschi, varie sedie e un divano.
Flora, il Marchese, il Dottore ed altri Invitati
entrano dalla sinistra discorrendo fra loro.
GERMONT (abbracciandolo)
Né rispondi d'un padre all'affetto?
[N. 7 - Finale atto II]
ALFREDO
Mille serpi divoranmi il petto...
(respingendolo)
Mi lasciate...
FLORA
Avrem lieta di maschere la notte;
n'è duce il viscontino...
Violetta ed Alfredo anco invitai...
GERMONT
Lasciarti!
MARCHESE
La novità ignorate?...
Violetta e Germont sono disgiunti.
DOTTORE E FLORA
Fia vero?...
MARCHESE
Ella verrà qui col Barone.
DOTTORE
Li vidi ieri ancor... parean felici.
(s'ode rumore a destra)
FLORA
Silenzio... udite?...
TUTTI (vanno verso la destra)
Giungono gli amici.
Scena decima
Detti, e molte signore mascherate da Zingare,
che entrano dalla destra.
ZINGARE
Noi siamo zingarelle
venute da lontano;
d'ognuno sulla mano
leggiamo l'avvenir.
Se consultiam le stelle
null'avvi a noi d'oscuro,
e i casi del futuro
possiamo altrui predir.
ZINGARE I.
Vediamo!... Voi, signora,
(prendono la mano a Flora e l'osservano)
rivali alquante avete...
ZINGARE II.
(fanno lo stesso al Marchese)
Marchese,
voi non siete model di fedeltà.
FLORA (al Marchese)
Fate il galante ancora?
Ben, vo' me la paghiate...
MARCHESE (a Flora)
Che dianci vi pensate?...
L'accusa è falsità.
FLORA
La volpe lascia il pelo,
non abbandona il vizio
Marchese mio, giudizio,
o vi farò pentir.
TUTTI
Su via, si stenda un velo
sui fatti del passato;
già quel ch'è stato è stato,
badiamo all'avvenir.
(Flora ed il Marchese si stringono la mano)
Scena undicesima
Detti, Gastone ed altri amici mascherati da
Mattadori, Piccadori spagnuoli, ch'entrano
vivamente dalla destra.
GASTONE E MATTADORI
Di Madride noi siam mattadori,
siamo i prodi del circo de' tori,
testé giunti a godere del chiasso
che a Parigi si fa pe 'l bue grasso;
e una storia, se udire vorrete,
quali amanti noi siamo, saprete.
GLI ALTRI
Sì, sì, bravi, narrate, narrate,
con piacere l'udremo...
GASTONE E MATTADORI
Ascoltate.
GASTONE E MATTADORI
È Piquillo un bel gagliardo
biscaglino mattador:
forte il braccio, fiero il guardo,
delle giostre egli è signor.
D'andalusa giovinetta
follemente innamorò;
ma la bella ritrosetta
così al giovane parlò:
«Cinque tori in un sol giorno
vo' vederti ad atterrar;
e, se vinci, al tuo ritorno
mano e cor ti vo' donar.»
«Sì» gli disse, e il mattadore,
alle giostre mosse il piè;
cinque tori, vincitore
sull'arena egli stendé.
GLI ALTRI
Bravo invero il mattadore,
ben gagliardo si mostrò
se alla giovane l'amore
in tal guisa egli provò!
GASTONE E MATTADORI
Poi, tra plausi, ritornato
alla bella del suo cor,
colse il premio desïato
tra le braccia dell'amor.
GLI ALTRI
Con tai prove i mattadori
san le amanti conquistar!
VIOLETTA
(Ah perché venni! Incauta... Pietà di me,
gran dio!)
GASTONE E MATTADORI
Ma qui son più miti i cori;
a noi basta folleggiar...
FLORA (a Violetta)
Meco t'assidi, narrami, quai novità vegg'io?...
Flora fa sedere Violetta presso di sé; il Dottore si
avvicina ad esse, che sommessamente conversano.
Il Marchese si trattiene a parte col Barone,
Gastone taglia, Alfredo ed altri puntano,
altri passeggiano.
TUTTI
Sì, sì, allegri... Or pria tentiamo
della sorte il vario umor;
la palestra dischiudiamo
agli audaci giocator.
(gli uomini si tolgono la maschera, e chi passeggia
e chi si accinge a giocare)
ALFREDO
Un quattro!
GASTONE
Ancora hai vinto.
Scena dodicesima
Detti ed Alfredo, quindi Violetta col Barone.
Un Servo a tempo.
ALFREDO (punta e vince)
Sfortuna nell'amore
vale fortuna al gioco!...
TUTTI
Alfredo!... Voi!...
TUTTI
È sempre vincitore!...
ALFREDO
Sì, amici...
ALFREDO
Oh, vincerò stasera; e l'oro guadagnato
poscia a goder fra' campi ritornerò beato.
FLORA
Violetta?
ALFREDO
Non ne so.
TUTTI
Ben disinvolto!... Bravo!... Or via, giocar si può.
(Gastone si pone a tagliare, Alfredo ed altri puntano)
(Violetta entra al braccio del Barone)
FLORA
Solo?
ALFREDO
No, no, con tale che vi fu meco ancor,
poi mi sfuggìa...
VIOLETTA
(Mio dio!)
FLORA (andandole incontro)
Qui desïata giungi...
GASTONE (ad Alfredo indicando Violetta)
(Pietà di lei!)
VIOLETTA
Cessi al cortese invito.
BARONE (ad Alfredo, con mal frenata ira)
Signor!...
FLORA
Grata vi son, barone, d'averlo pur gradito.
VIOLETTA (piano al Barone)
Frenatevi, o vi lascio.
BARONE (piano a Violetta)
Germont è qui!... il vedete!...
ALFREDO (disinvolto)
Barone, m'appellaste?
VIOLETTA (piano)
(Ciel! egli è vero.) Il vedo.
BARONE
Siete in sì gran fortuna, che al gioco mi tentaste.
BARONE (cupo)
Da voi non un sol detto si volga
a questo Alfredo.
ALFREDO (ironico)
Sì?... la disfida accetto...
VIOLETTA
(Che fia?... morir mi sento.)
Tutti entrano nella porta di mezzo: la scena
rimane un istante vuota.
BARONE (puntando)
Cento luigi a destra...
Scena tredicesima
ALFREDO (puntando)
Ed alla manca cento...
GASTONE
Un asse... un fante... hai vinto!...
BARONE
Il doppio?...
ALFREDO
Il doppio sia.
GASTONE (tagliando)
Un quattro... un sette...
TUTTI
Ancora!...
ALFREDO
Pur la vittoria è mia!
CORO
Bravo davver!... la sorte è tutta per Alfredo!...
FLORA
Del villeggiar la spesa farà il Baron, già il vedo.
ALFREDO (al Barone)
Seguite pur...
DOMESTICO
La cena è pronta.
CORO (s'avviano)
Andiamo.
(tra loro a parte)
ALFREDO
Se continuar v'aggrada...
BARONE
Per ora no 'l possiamo.
Più tardi la rivincita.
ALFREDO
Al gioco che vorrete.
BARONE
Seguiam gli amici; poscia...
ALFREDO
Sarò qual mi vorrete.
Violetta che ritorna affannata, indi Alfredo.
VIOLETTA
Invitato a qui seguirmi,
verrà desso?... vorrà udirmi?...
Ei verrà... ché l'odio atroce
puote in lui più di mia voce...
ALFREDO
Mi chiamaste?... che bramate?...
VIOLETTA
Questi luoghi abbandonate,
un periglio vi sovrasta...
ALFREDO
Ah, comprendo!... Basta... basta...
E sì vile mi credete?...
VIOLETTA
Ah, no, mai...
ALFREDO
Ma che temete?...
VIOLETTA
Tremo sempre del Barone...
ALFREDO
È tra noi mortal quistione...
s'ei cadrà per mano mia
un sol colpo vi torrìa
coll'amante il protettore...
V'atterrisce tal sciagura?
VIOLETTA
Ma s'ei fosse l'uccisore?...
Ecco l'unica sventura
ch'io pavento a me fatale.
ALFREDO
La mia morte!... che ve n' cale?
VIOLETTA
Deh, partite, e sull'istante.
ALFREDO
Partirò, ma giura innante
che dovunque seguirai
i miei passi...
VIOLETTA
Ah, no, giammai.
ALFREDO
No.
ALFREDO
No!... giammai!...
ALFREDO
Ogni suo aver tal femmina
per amor mio sperdea...
io cieco, vile, misero,
tutto accettar potea.
Ma è tempo ancora, tergermi
da tanta macchia bramo...
qui testimoni vi chiamo,
ch'ora pagata io l'ho.
Getta con furente sprezzo una borsa ai piè di
Violetta, che sviene tra le
braccia di Flora e del Dottore.
In tal momento entra il Padre.
VIOLETTA
Va', sciagurato.
Scorda un nome ch'è infamato...
Va'... mi lascia sul momento...
di fuggirti un giuramento
sacro io feci...
ALFREDO
E chi potea?...
VIOLETTA
Chi diritto pien ne avea.
Scena quindicesima
ALFREDO
Fu Douphol?...
VIOLETTA (con supremo sforzo)
Sì.
ALFREDO
Dunque l'ami?
VIOLETTA
Ebben... l'amo.
ALFREDO (corre furente a spalancare la porta
e grida)
Or tutti a me.
Scena quattordicesima
Detti, e tutti i precedenti che confusamente ritornano.
TUTTI
Ne appellaste?... Che volete?...
(additando Violetta che abbattuta si appoggia
al tavolino)
ALFREDO
Questa donna conoscete?
TUTTI
Chi?... Violetta?
ALFREDO
Che facesse non sapete?
VIOLETTA
Ah, taci.
Detti, ed il signor Germont ch'entra
all'ultime parole.
TUTTI
Oh, infamia orribile
tu commettesti!...
Un cor sensibile!
Così uccidesti!...
Di donne ignobile
insultator,
di qua allontanati,
ne desti orror.
GERMONT (con dignitoso fuoco)
Di sprezzo degno sé stesso rende
chi pur nell'ira la donna offende...
Dov'è mio figlio?... più non lo vedo;
in te più Alfredo ~ trovar non so.
(Io sol fra tanti so qual virtude
di quella misera il sen racchiude...
io so che l'ama, che gli è fedele;
eppur, crudele, tacer dovrò!)
ALFREDO
(Ah sì!... che feci! ne sento orrore!...
gelosa smania, deluso amore
mi strazian l'alma... più non ragiono...
da lei perdono ~ più non avrò.
Volea fuggirla non ho potuto...
dall'ira spinto son qui venuto!...
or che lo sdegno ho disfogato,
me sciagurato!... rimorso io n'ho!)
VIOLETTA (riavendosi)
Alfredo, Alfredo, di questo core
non puoi comprendere tutto l'amore...
tu non conosci che fino a prezzo
del tuo disprezzo ~ provato io l'ho.
Ma verrà giorno, in che il saprai...
com'io t'amassi conoscerai...
dio dai rimorsi ti salvi allora...
io spenta ancora ~ pur t'amerò.
BARONE (piano ad Alfredo)
A questa donna l'atroce insulto
qui tutti offese, ma non inulto
fia tanto oltraggio... provar vi voglio
che tanto orgoglio ~ fiaccar saprò.
TUTTI (a Violetta)
Ahi quanto peni... ma pur fa core...
qui soffre ognuno del tuo dolore;
fra cari amici qui sei soltanto,
rasciuga il pianto ~ che t'inondò.
(il signor Germont trae seco il figlio, il Barone li
segue. Violetta è condotta in altra stanza dal Dottore
e da Flora, gli altri si dispedono)
AT T O T E R Z O
ANNINA
Son sett'ore.
VIOLETTA
Dà accesso a un po' di luce.
(apre le imposte e guarda nella via)
ANNINA
Il signor di Grenvil!...
VIOLETTA
Oh, il vero amico!...
Alzar mi vo': m'aita...
(si alza e ricade; poi, sostenuta da Annina, va lentamente verso il canapè, ed il Dottore entra in tempo
per assisterla ad adagiarvisi. Annina vi aggiunge dei
cuscini)
Scena seconda
Dette ed il Dottore.
VIOLETTA
Quanta bontà!... pensaste a me per tempo!...
Scena prima
Camera da letto di Violetta. Nel fondo è un letto con
cortine mezze tirate; una finestra chiusa da imposte
interne; presso il letto uno sgabello su cui una bottiglia di acqua, una tazza di cristallo, diverse medicine.
A metà della scena una toilette, vicino un canapè;
più distante un altro mobile, sui cui arde un lume da
notte, varie sedie ed altri mobili. La porta è a sinistra;
di fronte v'è un caminetto con fuoco acceso.
Violetta dorme sul letto. Annina, seduta presso il
caminetto, è pure addormita.
[N. 8 - Scena e Aria]
VIOLETTA (destandosi)
Annina?...
ANNINA (svegliandosi confusa)
Comandate?...
VIOLETTA
Dormivi, poveretta?
ANNINA
Sì, perdonate...
VIOLETTA
Dammi d'acqua un sorso.
(Annina eseguisce)
VIOLETTA
Osserva, è pieno il giorno?
DOTTORE (le tocca il polso)
Or, come vi sentite?
VIOLETTA
Soffre il mio corpo, ma tranquilla ho l'alma.
Mi confortò iersera un pio ministro.
Religione è sollievo a' sofferenti.
DOTTORE
E questa notte?
VIOLETTA
Ebbi tranquillo il sonno.
DOTTORE
Coraggio adunque... la convalescenza
non è lontana.
VIOLETTA
Oh, la bugia pietosa
a' medici è concessa.
DOTTORE (le stringe la mano)
Addio... a più tardi.
VIOLETTA
Non mi scordate.
ANNINA (piano al Dottore accompagnandolo)
Come va, signore?
DOTTORE (piano)
La tisi non le accorda che poc'ore. (parte)
Scena terza
Violetta e Annina.
ANNINA
Or fate cor...
VIOLETTA
Giorno di festa è questo?...
ANNINA
Tutta Parigi impazza... è carnevale...
VIOLETTA
Oh, nel comun tripudio, sallo il cielo quanti
infelici gemon! Quale somma v'ha in
quello stipo?
VIOLETTA
Addio, del passato bei sogni ridenti,
le rose del volto già son pallenti;
l'amore d'Alfredo pur esso mi manca,
conforto, sostegno dell'anima stanca...
Ah, della traviata sorridi al desïo;
a lei, deh, perdona, tu accoglila, o dio.
Or tutto finì.
Le gioie, i dolori tra poco avran fine,
la tomba ai mortali di tutto è confine!
Non lagrima o fiore avrà la mia fossa,
non croce col nome che copra quest'ossa!
Ah, della traviata sorridi al desïo;
a lei, deh, perdona; tu accoglila, o dio.
Or tutto finì!
(siede)
[N. 9 - Baccanale, Coro]
ANNINA (apre e conta)
Venti luigi.
VIOLETTA
Dieci ne reca ai poveri tu stessa.
ANNINA
Poco rimanvi allora...
VIOLETTA (sospirando)
Oh, mi sarà bastante!...
cerca poscia mie lettere.
ANNINA
Ma voi?...
VIOLETTA
Nulla occorrà... sollecita, se puoi.
(Annina esce)
Scena quarta
CORO BACCANALE (all'esterno)
Largo al quadrupede
sir della festa,
di fiori e pampini
cinto la testa...
Largo al più docile
d'ogni cornuto,
di corni e pifferi
abbia il saluto.
Parigini, date passo
al trionfo del bue grasso.
L'Asia, né l'Africa
vide il più bello,
vanto ed orgoglio
d'ogni macello...
Allegre maschere,
pazzi garzoni
tutti plauditelo
con canti e suoni.
Parigini, date passo
al trionfo del bue grasso.
Violetta, sola.
Scena quinta
VIOLETTA (trae dal seno una lettera e legge)
«Teneste la promessa... la disfida ebbe luogo!
il Barone fu ferito, però migliora... Alfredo
è in stranio suolo; il vostro sacrifizio
io stesso gli ho svelato.
Egli a voi tornerà pe 'l suo perdono;
io pur verrò... Curatevi... mertate
un avvenir migliore; Giorgio Germont.»
(desolata)
È tardi! (Si alza)
Attendo, attendo... né a me giungon mai!...
(si guarda allo specchio)
Oh, come son mutata!...
Ma il dottore a sperar pure m'esorta!...
Ah, con tal morbo ogni speranza è morta!...
Detta ed Annina, che torna frettolosa.
[N.10 - Duetto]
ANNINA (esitando)
Signora...
VIOLETTA
Che t'accadde?
ANNINA
Quest'oggi, è vero?... vi sentite meglio?...
VIOLETTA
Sì, perché?
ANNINA
D'esser calma promettete?
VIOLETTA
Sì, che vuoi dirmi?...
ANNINA Prevenir vi volli...
una gioia improvvisa...
VIOLETTA
Una gioia!... dicesti?...
ANNINA
Sì, o signora...
VIOLETTA
Alfredo!... Ah, tu il vedesti?... ei vien!...
l'affretta...
(Annina afferma col capo, e va ad aprire la porta)
Scena sesta
Violetta, Alfredo e Annina.
VIOLETTA (andando verso l'uscio)
Alfredo?...
(Alfredo comparisce pallido per la commozione, ed
ambedue, gettandosi le braccia al collo, esclamano:)
VIOLETTA
Amato Alfredo!...
ALFREDO
Mia Violetta!...
ALFREDO
Colpevol sono... so tutto, o cara...
VIOLETTA
Io so che alfine reso mi sei!...
ALFREDO
Da questo palpito s'io t'ami impara,
senza te esistere più non potrei.
VIOLETTA
Ah, s'anco in vita m'hai ritrovata,
credi che uccidere non può il dolor.
ALFREDO
Scorda l'affanno, donna adorata,
a me perdona e al genitor.
VIOLETTA Ch'io ti perdoni?... la rea son io:
ma solo amore tal mi rendé...
Insieme
VIOLETTA
Null'uomo o demone, angelo mio,
mai più staccarti potrà da me.
Parigi, o caro noi lasceremo,
la vita uniti trascorreremo:
de' corsi affanni compenso avrai,
la mia salute rifiorirà.
Sospiro e luce tu mi sarai,
tutto il futuro ne arriderà.
ALFREDO
Null'uomo o demone, angelo mio,
mai più staccarti potrà da me.
Parigi, o cara noi lasceremo,
la vita uniti trascorreremo:
de' corsi affanni compenso avrai,
la tua salute rifiorirà.
Sospiro e luce tu mi sarai,
tutto il futuro ne arriderà.
VIOLETTA
Ah, non più, a un tempio... Alfredo, andiamo,
del tuo ritorno grazie rendiamo...
(vacilla)
ALFREDO
Tu impallidisci...
VIOLETTA
È nulla, sai!...
Gioia improvvisa non entra mai
senza turbarlo un mesto core...
(si abbandona come sfinita sopra una sedia col capo
cadente all'indietro)
ALFREDO (spaventato, sorreggendola)
Gran dio!... Violetta!...
VIOLETTA (sforzandosi)
È il mio malore...
Fu debolezza!... ora son forte...
(sforzandosi)
Vedi?... Sorrido...
ALFREDO (desolato)
(Ahi, cruda sorte!...)
VIOLETTA
Fu nulla; Annina, dammi a vestire...
ALFREDO
Adesso!... Attendi...
VIOLETTA (alzandosi)
No... voglio uscire.
(Annina le presenta una veste ch'ella fa per indossare
e impedita dalla debolezza, esclama:)
Gran dio non posso!...
(getta con dispetto la veste e ricade sulla sedia)
ALFREDO (ad Annina)
(Cielo!... che vedo!...)
Va' pe 'l dottore...
(Annina parte)
VIOLETTA (ad Annina)
Digli... che Alfredo
è ritornato all'amor mio...
Digli che vivere ancor vogl'io...
(Annina parte)
VIOLETTA (ad Alfredo)
Ma se tornando non m'hai salvato,
a niuno in terra salvarmi è dato.
VIOLETTA (sorgendo impetuosa)
Gran dio!... morir sì giovane,
io che penato ho tanto!...
Morir sì presso a tergere
il mio sì lungo pianto!
Ah, dunque fu delirio
la credula speranza;
invano di costanza
armato avrò il mio cor!
Alfredo... oh, il crudo termine
serbato al nostro amor!...
ALFREDO
Oh mio sospiro, oh palpito,
diletto del cor mio!...
Le mie colle tue lagrime
confondere degg'io...
Or più che mai, nostr'anime
han d'uopo di costanza,
ah! tutto alla speranza
non chiudere il tuo cor.
Violetta mia, deh, calmati,
m'uccide il tuo dolor...
(Violetta s'abbandona sul canapè)
Scena ultima
ALFREDO
Mio padre!...
VIOLETTA
Non mi scordaste?
GERMONT
La promessa adempio...
A stringervi qual figlia vengo al seno,
o generosa.
VIOLETTA
Ohimè, tardi giungeste!...
Pure, grata ven sono...
(lo abbraccia)
Grenvil, vedete?... tra le braccia io spiro
di quanti ho cari al mondo...
GERMONT
Che mai dite!
(osservando Violetta)
(Oh cielo!... è ver!)
ALFREDO
La vedi, padre mio?
GERMONT
Di più non lacerarmi...
Troppo rimorso l'alma mi divora...
Quasi fulmin m'atterra ogni suo detto...
Oh, malcauto vegliardo!...
Ah, tutto il mal ch'io feci ora sol vedo!
VIOLETTA
(frattanto avrà aperto a stento un ripostiglio della
toilette, e toltone un medaglione dice:)
Prendi, quest'è l'immagine
de' miei passati giorni;
a rammentar ti torni
colei che sì t'amò.
Se una pudica vergine
degli anni suoi nel fiore
a te donasse il core...
sposa ti sia... lo vo'.
Le porgi questa effigie:
dille che dono ell'è
di chi nel ciel tra gli angeli
prega per lei, per te.
Detti, Annina, il signor Germont ed il Dottore.
[N. 11 - Finale ultimo]
GERMONT (entrando)
Ah, Violetta!...
VIOLETTA
Voi, signor!...
ALFREDO
No, non morrai, non dirmelo
déi viver, amor mio...
a strazio così terribile
qui non mi trasse iddio.
Sì presto, ah no, dividerti
morte non può da me...
Ah, vivi, o un solo feretro
m'accoglierà con te.
GERMONT
Cara, sublime vittima
d'un generoso amore,
perdonami lo strazio
recato al tuo bel core.
GERMONT, DOTTORE E ANNINA
Finché avrà il ciglio lacrime
io piangerò per te;
vola a' beati spiriti;
iddio ti chiama a sé.
VIOLETTA (alzandosi animata)
È strano!...
TUTTI
Che!
VIOLETTA
Cessarono
gli spasmi del dolore,
in me rinasce... m'anima
insolito vigore!...
Ah! io ritorno a vivere!...
(trasalendo)
Oh gioia!...
(ricade sul canapè)
TUTTI
O cielo!... muor!...
ALFREDO
Violetta?...
ANNINA E GERMONT
Oh dio, soccorrasi...
DOTTORE (dopo averle toccato il polso)
È spenta!...
TUTTI
Oh mio dolor!
FINE
LINDA KAZANI
soprano
Nasce a Tirana (Albania)
e fin da piccola inizia gli
studi di musica e pianoforte che perfeziona alla
Music High School
“Jordan Misja” di Tirana e
poi all’Academy of Fine
ALESSIA NADIN
mezzosoprano
Si è diplomata nel giugno
2003 con il massimo dei
voti e con l’assegnazione
di una borsa di studio
nella classe del Mezzosoprano Stella Silva presso il Conservatorio di Musica B. Marcello di
Venezia. Successivamente inizia gli studi di
perfezionamento con i maestri: M. Arena, R.
Kettelson, T. Fabbricini, L. Serra, B. Prior e
attualmente studia con il Soprano Paola
Lazzarini.
Nel 2003 ha debuttato a Venezia con il ruolo di
Apollonia ne La Canterina di J. Haydn, cui ha
fatto seguito nello stesso anno il ruolo di Lisetta
ne Il caffè di Campagna di B. Galoppi diretta
dal M° Pirona. Ha interpretato i ruoli di Ines (Il
Trovatore) a Pordenone, di Livietta (La partenza e il ritorno dei marinai di Galuppi) e di
Zayda alla Conferenza-Concerto organizzata
dal Teatro Donizetti di Bergamo per la presentazione della nuova partitura del Don
Sebastien.
Nel 2005 è finalista e ottiene l’idoneità al
Concorso per giovani cantanti lirici di Spoleto,
partecipando poi alle produzioni di Rigoletto
nel ruolo di Giovanna e Le Nozze di Figaro nel
ruolo di Cherubino del Circuito Lirico
Lombardo. Ha interpretato Berta (Il barbiere di
Siviglia) a Udine e Angelina (La Cenerentola) al
Teatro Malibran di Venezia in collaborazione
con il Teatro La Fenice.
Nel 2006 vince il terzo premio al Concorso
Internazionale Voci Nuove della Lirica
“Giovan Battista Velluti” e interpreta i ruoli di
Papagena e III Dama ne Il flauto magico nell’ambito del progetto Pocket Opera. E’ stata
Arts di Tirana. Ha debuttato nel 1990 come
soprano con il compositore albanese K. Laro
alla National Opera di Tirana. Tra le partecipazioni più importanti si annovera il ruolo di
Bestienne nell’opera “Basiten und Bastienne”
di Mozart, Violetta in Traviata di G. Verdi. Dal
1999 lavora presso la Stadttheater di Klagenfurt
dove ha ricoperto il ruoli di Norina nel Don
Pasquale, di Adian ne L’elisir d’amore, Gilda
nel Rigoletto.
ospite de” I Pomeriggi Musicali “per La betulia
liberata, ha cantato nella Petite Messe
Solennelle di Rossini per il Teatro Verdi di
Trieste sotto la direzione di L. Frattini ed è stata
Lola in Cavalleria rusticana a Udine sotto la
direzione di A. Barchi e al Teatro Donizetti di
Bergamo. Ottiene, inoltre, 3° Premio al
Concorso Lirico Internazionale “Ottavio Ziino”
promosso dall’Associazione “Il villaggio della
musica” di Roma.
Nel 2007 vince il 58° Concorso per giovani cantanti lirici d’Europa promosso dall’Associazione As.Li.Co. in collaborazione con la
“Fondazione Teatro alla Scala di Milano”. Ha
interpretato il ruolo di Dorabella nel Così fan
tutte di Mozart diretto dal M° D. Fasolis per il
Circuito Lirico Lombardo (Teatro Grande di
Brescia, Ponchielli di Cremona, Sociale di
Como, Fraschini di Pavia) e ha cantato per il
Teatro di Pisa nel “Messiah” di Handel diretta
dal M° Bressan.
Nel 2008 ha interpretato il ruolo di Vespina de
“ Il matrimonio Inaspettato “ di Paisiello sotto
la direzione del M° Riccardo Muti a Salisburgo,
Pisa, Ravenna e Piacenza e Nakamti dall’
Opera-Ballet “ Padmavati” di A. Roussel a
Spoleto al Festival dei due Mondi.
Ha collaborato con la National Opera di Atene,
con il Polski Chor Kameralny Polacco, con
Girona per i Concerti di Primavera e con
l’Orchesta del Festival Puccini di Torre del
Lago diretta dal M° Beltrami.
I prossimi impegni la vedranno in scena con
“Romeo e Juliette” di. Gounod al Teatro Verdi
di Trieste e con “El amor brujo” di M. De Falla
presso il Teatro di Pordenone.
GIULIA DELLA PERUTA
soprano lirico-leggero
Giulia Della Peruta, nata
a Palmanova (Udine) il
15-03-1986, si è diplomata
presso il Conservatorio
“Jacopo Tomadini” di
Udine
al
Triennio
Sperimentale di canto col
massimo dei voti, lode e
menzione d’onore, con il prof. Francesco Moi e
sotto la guida del mezzosoprano Liana
Tarussio. Ha preso parte all’esecuzione della
Madama Butterfly a Lignano, opera allestita
per i vincitori del Concorso “M. Martini” della
città e nel 2002 ha partecipato al concorso nazionale ravennate “I Giovani per i Giovani”, classificandosi prima assoluta nella sua categoria.
Ha seguito vari corsi di perfezionamento, tra i
quali: i seminari di belcanto tenuti dal soprano
Raina Kabaiwanska, il laboratorio “L’operetta
nelle sue diverse forme” curato dal soprano
Sonia Dorigo in collaborazione con il
Conservatorio di Udine; masterclass con il
GIONATA MARTON
baritono
Nato nel 1966, Diplomato
in Canto Lirico presso il
Conservatorio di Parma
nel 1997. Ha studiato
Pianoforte con i maestri
Ennio Dario, Mauro Ebert
e Giorgio Lovato, e Canto Lirico con il Maestro
Romano Roma, di cui è ancora allievo. Ha lavorato tra le fila del Coro del Teatro Comunale di
Treviso e, ancora attualmente, del Teatro “La
Fenice” di Venezia. Ha partecipato a Concorsi
Internazionali di Canto, quali il “Corradetti” di
Padova e il “Toti dal Monte” di Treviso. Svolge
ancora attività solistica sia nell'ambito della
Musica da Camera -anche in formazione- che
della
Musica
Sacra,
Operistica
e
Contemporanea. Nel 1997 ha preso parte alla
esclusiva produzione dello “IO, FRAMMENTO DA PROMETEO” di Luigi Nono; nel 2003
ha cantato in prima assoluta l'opera multimediale “ROSSO CORALLO” su musiche di
mezzosoprano Luciana D’Intino, con Francesca
Scaini e Sherman Lowe, Alfredo Mariotti,
Daniela Barcellona e Alessandro Vitiello; un
corso di Liederistica con Dalton Boldwin.
Recentemente ha preso parte all’allestimento
della regione Friuli Venezia Giulia di Traviata
di Giuseppe Verdi nel ruolo di Annina.
È stata finalista per il ruolo di Lauretta per il
“Teatro Bonci” di Cesena e si è esibita nelle stagioni concertistiche organizzate dal conservatorio “Tomadini” di Udine. Svolge attività solistica con numerose formazioni regionali ed
estere, non ultime un progetto con la Giovane
Orchestra della Stiria/Lituania/Italia e la partecipazione al concerto d’apertura del “II
Festival internazionale di Mazeikiai 2008” in
Lituania sotto la guida del M° Saulius
Sondeckis.
Nel 2009 ha frequentato in Germania la
Opernschule della Musikhochschule di
Mannheim sotto la guida della regista Jutta
Gleue e attualmente studia con il soprano
Alessandra Gavazzeni.
Puccio Migliaccio e versi del pittore Claudio
Massini.
Nel 2000 ha debuttato in “TOSCA” di
G.Puccini presso il Teatro Comunale di
Vigonza (PD).
Per il Teatro “La Fenice” ha cantato brani dal
repertorio americano del Musical, sotto la
guida del Maestro Giovanni Andreoli; inoltre
ha cantato parti da comprimario nel “BILLY
BUDD” di B.Britten, e nella “THAIS” di J.
Massenet.
Dal 2003 è Direttore Artistico e Musicale del
Coro Polifonico “Laeta Corda” con il quale esegue Musica Sacra a cappella, anche a scopo di
beneficenza, in tutto il territorio nazionale.
JAEWOO KIM
tenore
Di origine coreana, nel
1993 inizia gli studi
a l Q u e e n s l a n d
Conservatorium of Music.
Successivamente ha ottenuto la laurea in Musica, e
il diploma alla Canberrra
School of Music e si è classificato
primo
all’Australian
Singing
Competition nel 2002 al Glyndebourne Festival
Opera Award. Nel 2007 ha recitato il ruolo di
Ottavio nel Don Giovanni per l’Opera Australia
di Melbourne, Tamino nel Faluto magico per la
Lyruc Opera Productions di Dublino, Alfredo ne
La Traviata per laLongborough Opera e la
Mendelssonhn’s Symphony n. 2 con la
FRANCESCO MILANESE
basso
Nato a Conegliano il
29/05/1980, fin dall’infanzia partecipa a formazioni corali riconosciute a
livello internazionale. Nel
1998 inizia la sua attività
artistica intraprendendo
lo studio del canto con la
maestra Erica Baecki. Nel 2005 dopo un primo
ciclo di studi accede al CONSERVATORIO
STATALE DI MUSICA J.Tomadini di Udine e
successivamente a quello A.Steffani di
Castelfranco Veneto (TV) perfezionandosi con
la maestra Cristina Mantese. Ha intrapreso lo
studio dell’arte scenica con le insegnanti
Annamaria Vallin, Rosalba Trevisan e Renata
BADÌ SCARPA
tenore
Inizia la sua formazione
musicale con lo studio del
violino
presso
il
Conservatorio di Musica
“G. Tartini” di Trieste. Si è
avvicinato al canto corale
con il M° Cazzaniga. Da
qualche anno collabora con
il Coro del Friuli Venezia Giulia; ha partecipato
alle produzioni di Cavalleria Rusticana ed Elisir
d'amore dirette dal M° Barchi. Ha al suo attivo
Tasmanian Symphony. È un membro dei giovani artisti dell’Opera Austaliana de la 2000 è l’artista principale della compagnia. Sta ampliando
i suoi repertori musicali e corali con le Messe di
Haydn e di Schubert, con l’Elia di Mendelssohn
per la Società del Coro di Camberra; per la stessa si esibisce nell’Ottava Sinfonia di Mahler per
il Festival Nazionale Multiculturale di
Camberra. Ha eseguito anche l’Oratorio di
Natale di Bach in Corea, il Messia di Haendel
nel municipio di Sydney e nella sala Llewellyn;è
performer, inoltre, nella Passione di San
Giovanni di Bach, nella Sinfonia di Primavera di
Britten e nella Messa Glagolitica di Janacek per
il Coro Llewellyn. Si è esibito, inoltre, con il Coro
dell’Orchestra Filarmonica Coreana nel municipio di Sydney e con l’Ensemble XXI a Sakhalin e
Mosca,in Russia, sotto la conduzione del
Maestro Lygia O’Riordan.
Baldisseri. Ha svolto attività concertistiche con
diversi cori in qualità di solista sia in ambito
nazionale che estero, partecipando a rassegne
in qualche caso facenti parte di trasmissioni
televisive. Nel giugno 2008 debutta nei ruoli di
Plutone e Caronte nell’Orfeo di Monteverdi,
nell’opera Betly di Donizetti e in Traviata.
Nello stesso anno conosce il baritono Romano
Roma che lo indirizza verso il repertorio
Verdiano. Ha potuto approfondire lo studio del
repertorio con il basso Roberto Scandiuzzi e
attualmente sta frequentando l’accademia di
alto perfezionamento con il soprano Mirella
Freni. Ha in repertorio i ruoli di Ramfis
(AIDA); Re (AIDA); Ferrando (Trovatore);
Padre Guardiano (Forza del Destino); Caronte,
Plutone (Orfeo); Zaccaria (Nabucco); Oroveso
(Norma); Dottor Grenvil (Traviata); Requiem
(Verdi); Petite Messe (Rossini).
un’attività concertistica svolta in prevalenza nell’ambito del Friuli Venezia Giulia. In occasione
dell'apertura della Stagione Lirica invernale di
Piacenza “Gli amici della lirica”, ha partecipato al
concerto per soli tenori in onore del tenore
Beniamino Prior con il quale attualmente studia.
Nel 2008, in prima esecuzione nazionale, ha
debuttato Liriche per Tenore del M° B. Urban.
Nell´ambito della musica sacra ha cantato la Missa
in angustiis Hob. XXII n°11 - Nelsonmesse, Wolfgang
Amadeus Mozart Vesperae solemnes de Confessore in
Do maggiore K 339 accompagnato dall'Orchestra
da camera Arteviva di Milano presso la Basilica di
Santa Maria delle Grazie di Udine.
MIRKO QUARELLO
baritono
Diplomato nell’autunno
2003 al Conservatorio “J.
Tomadini” di Udine ha
studiato con Sherman
Lowe, Romano Roma e
frequentato corsi con
Barbara Frittoli, Tiziana
Fabbricini, Luciana Serra e Alfonso Antoniozzi
attualmente studia con Manuela Meneghello.
Nel 1999 debutta con “Elisir d’Amore” di G.
Donizetti nel ruolo di Dulcamara. Da allora
vanta un gran numero di titoli nel suo repertorio: “Il fanatico in berlina” di G.Paisiello, “A
Midsummer Night’s Dream” di B. Britten, “I
quatro rusteghi” di E.Wolf Ferrari, “Il matrimonio segreto” di D. Cimarosa, “Opera Bestiale”
di Aldo Tarabella, “Don Giovanni” e “Il Flauto
Magico” di W.A.Mozart, “Italiana in Algeri” di
G.Rossini. Nel gennaio 2007 registra per la
TDK un DVD, con la collaborazione della RAI,
il ruolo di Marco nel “ Gianni Schicchi” di G.
Puccini con la direzione di Julian Reynolds e la
regia di Cristina Pezzoli. Nel febbraio 2008
vince il 59° CONCORSO PER GIOVANI CANTANTI
LIRICI
D’EUROPA
indetto
dall’As.Li.Co. per il ruolo di Don Alfonso nell’opera “Così fan tutte” di W.A.Mozart.
Nell’ aprile 2008 vince il 2° premio e il premio
del pubblico nel CONCORSO INTERNAZIONALE DI CANTO LIRICO CITTA’ DI BRESCIA (VII edizione). Nel giugno 2008 vince al
XXXVIII° CONCORSO INTERNAZIONALE
EMILIO MARCUCCI
baritono
Dopo gli studi con il
soprano Aida Claretto
Prestia, ha cantato il suo
primo recital eseguendo
arie italiane da diversi
compositori. Ha fatto il
suo debutto professionale
in prima mondiale di "L'Aurora di
Gerusalemme", opera di Andrea Arnaboldi,
libretto di T. Tasso. Nell’ultimo anno affianca
alla sua insegnante lo studio con il Baritono
Carlo Meliciani.
Nella sua carriera ha interpretato diversi ruoli
di rilievo tra i quali nel 2007 Figaro ne il
DI CANTO LIRICO “TOTI DAL MONTE” per
il ruolo del Sagrestano nell'opera “Tosca” di
G.Puccini. Nel settembre 2008 interpreta il
ruolo del Conte Brontolone nell'opera “Li puntigli delle donne” di G.Spontini con la regia di
Francesco Micheli e la direzione di Corrado
Rovaris ne “VIII Festival Pergolesi Spontini” di
Jesi. Nell'ottobre 2008 vince il “Premio
Bellussi” per la miglior interpretazione nell'opera “Tosca” di G.Puccini organizzata dal
XXXVIII° CONCORSO INTERNAZIONALE
DI CANTO LIRICO “TOTI DAL MONTE”.
Nel gennaio 2009 interpreta il ruolo di Taddeo
ne “L'italiana in Algeri” di G. Rossini con la
regia di Roberto Recchia e la direzione di
Nicoletta Conti al Teatro Sociale di Como organizzata dall' As.Li.Co.
Nel marzo 2009 interpreta il ruolo di Bill ne
“Aufstieg und fall der Stadt Mahagonny” di
Kurt Weill nei Teatri di Livorno, Pisa e Lucca
con la regia di Alessio Pizzech e la direzione di
Jonathan Webb. Nel giugno 2009 interpreta il
ruolo del Dottor Annibale Pistacchio ne “Il
campanello” di G. Donizetti con la regia di
Roberto Recchia e la direzione di Nicoletta
Conti a Down Patrick in Irlanda del nord nel
Festival Opera Fringe. Nel gennaio 2010 interpreta il ruolo di Leporello ne “Don Giovanni”
di W.A.Mozart con la regia di Stefano De Luca
e la direzione di Oliver Gooch nei Teatri del circuito Lombardo organizzata dall’As.Li.Co.
Nel febbraio 2010 interpreta il ruolo di Don
Pasquale ne “Don Pasquale” di G.Donizetti con
la direzione di Massimo Lambertini presso il
Teatro di Mikkeli in Finlandia
Barbiere di Siviglia al Festival Estivo di Chieri,
Pasquale nel Don Pasquale di Donizetti al
Teatro Comunale di Asti. Nel 2008 ha interpretato Don Magnifico nella Cenerentola di
Rossini, Marcello nella Boheme di Puccini al
teatro Vittoria di Ortona. L’anno scorso tra i
suoi personaggi più interessanti ha recitato il
ruolo di Figaro nelle Nozze di Figaro di
Mozart, Don Pippo nell’Oca del Cairo di
Mozart e Scarpia nella Tosca di Puccini.
ALFREDO BARCHI
ORCHESTRA SOCIETÀ
FILARMONIA
Titolare dal 1989 della cattedra
di
Esercitazioni
Orchestrali
presso
il
Conservatorio “J. Tomadini”
di Udine, ha studiato oboe
con Gino Siviero e direzione
d’orchestra con Gianfranco
Masini. Ha svolto attività concertistica con il Sestetto
Poulenc. Nel 1979 è stato premiato da Goffredo
Petrassi al 2° Concorso Internazionale di Ancona ed
è stato invitato al Festival Internazionale di
Langeais. Tra le registrazioni effettuate si annoverano Un concerto per domani, trasmesso sulla prima
rete nazionale a cura di G. Carli Ballola, e Nuovi
Concertisti sulla terza rete R.A.I. In seguito ha scelto
la strada della direzione d’orchestrafrequentando un
corso di perfezionamento a Brescia tenuto da Alceo
Galliera. Ha collaborato come assistente preparatore
di Daniel Oren per l’allestimento di Lucia di
Lammermoor al Teatro Regio di Parma, indi per
Adriana Lecouvreur al Teatro La Fenice di Venezia.
La sua prima direzione risale al 1984 al Teatro
dell’Aquila di Fermo con il Requiem di Mozart. Dal
1991 al 1996 è stato direttore artistico e direttore
principale dell’Orchestra Filarmonica di Udine, alla
direzione della quale ha eseguito il maggiore repertorio sinfonico, Don Pasquale (1995) e La Bohème
(1996). Nel corso di questi anni ha accompagnato
cantanti quali B. Prior, L. Mazzaria, L. D’Intino, B.
Giaiotti, A. Mariotti, M. Pecile ed altri. Per il ventennale del terremoto in Friuli ha diretto il Requiem di
Luigi Cherubini, trasmesso sulla prima rete nazionale. Nel 1998 Alfredo Barchi è stato tra i fondatori di
Società Filarmonìa, di cui è direttore artistico e direttore d’orchestra principale per tutti i progetti concertistici promossi ed organizzati dalla stessa.
L’Associazione Società Filarmonìa è sorta con lo
scopo di promuovere la cultura musicale e proporre
concerti di alto profilo artistico riunendo esperienze
e competenze musicali diversificate. Musicisti operanti nelle maggiori orchestre italiane sono quindi
entrati a far parte di una struttura assai duttile, al
fine di assicurare la presenza di esecutori di elevato
livello e di offrire opportunità ai talenti emergenti,
sia in qualità di solisti che di membri dei due organici costituitisi al suo interno”, l’Orchestra della
Società Filarmonia e I Virtuosi di Aquileia.
La Società Filarmonìa è stata protagonista di numerosi appuntamenti concertistici di grande rilievo, tra
i quali vanno ricordati: il concerto inaugurale della
stessa, tenuto nell’ambito del cartellone Udine
d’Estate 1998, i concerti udinesi per il “FAI - Fondo
per l’Ambiente Italiano” del 1998 e 1999, il “Grande
Concerto d’Estate” per Udine d’Estate 1999,
“Rossiniana” in collaborazione con Friuli Doc 1999.
Tra marzo ed aprile 1999 Alfredo Barchi ha diretto la
sua orchestra in “Mozart, Concerti e Sinfonie” al
Teatro Nuovo di Udine (cinque appuntamenti che
hanno ottenuto il prestigioso patrocinio
dell’Internationale Stiftung Mozarteum Salzburg);
nel novembre dello stesso anno è stato invitato nell’ambito del prestigioso cartellone della Società dei
Concerti del Teatro Regio di Parma presentando un
analogo programma mozartiano. A questo è seguita
una seconda edizione di “Mozart, Concerti e
Sinfonie” presso il Giovanni da Udine tra gennaio e
maggio 2001. Subito dopo è stato nuovamente invitato dalla Società dei Concerti di Parma nella stagione 2000-2001.
Nell’aprile 2000 si è esibito nel concerto inserito
nella stagione musicale del Teatro Nuovo di Udine
(solista, Stefan Milenkovich). Il mese seguente è
stato varato il progetto culturale Musica per il Friuli
2000, ricerca d’archivio, trascrizione ed esecuzione,
spesso in prima assoluta, di pagine del repertorio
sinfonico e sinfonico-vocale di autori friulani, giuliani ed istriani. I tre concerti tenuti al Teatro Nuovo
Giovanni da Udine nel maggio 2000 e nel marzo
2003, gli appuntamenti al Teatro “Adelaide Ristori”
di Cividale del Friuli nel novembre 2000, presso la
Chiesa di S. Francesco di Cividale del Friuli e la Sala
Maggiore del Mozarteum di Salisburgo nel giugno
2001, e le esecuzioni di pagine sacre in diversi contesti liturgici presso il duomo di Udine e il duomo di
Pordenone, la basilica di Aquileia e l’abbazia di
Rosazzo (Manzano), hanno riportato alla luce pagine dimenticate dei più importanti compositori della
Regione Friuli-Venezia Giulia, contribuendo notevolmente all’attuale dibattito sulla cultura e l’arte in
Friuli negli ultimi due secoli. A tutto questo si
aggiungono: l’omaggio a Giuseppe Verdi nel centenario della scomparsa; concerti sinfonico-vocali
tenuti nel luglio 2001 all’Arena Alpe Adria di
Lignano Sabbiadoro; il concerto tenuto a Udine per
il cartellone di Udine d’Estate, (serata ripetuta ad
Aquileia e Klagenfurt); il concerto per la Croce Rossa
Italiana al Teatro Nuovo di Udine nel novembre
2001; il progetto per l’estate 2002, “I’ mi trovai, fanciulle, un bel mattino...- Un itinerario nella fiaba
musicale” interpretato da Paolo Villaggio.
Nel 2003 ha realizzato il CD “Musiche in Friuli –Rare
works of musicians from Friuli”, per l’etichetta
Bongiovanni. Nell’estate dello stesso anno ha presentato “Mediterraneo - Un itinerario fra poesia,
canzone d’autore e…”, al quale hanno partecipato le
voci di Pamela Villoresi e Omero Antonutti, concerto svolto nell’ambito del “Mittelfest 2003” di
Cividale del Friuli, il progetto “Suite 1797”, dedicato
alla figura di Napoleone in Friuli e ai compositori
contemporanei Valter Sivilotti, Marco Sofianopulo e
Daniele Zanettovich (progetto inserito nel cartellone
2003-2004 del Teatro Nuovo Giovanni da Udine), il
concerto-intervista “Omaggio del Friuli a Fellini” il
23 settembre 2004 con musiche di Rota, Bacalov,
Plenizio eseguite da “I Virtuosi di Aquileia”, con
l’intervista all’attrice Sandra Milo curata dalla gior-
nalista Gloria De Antoni. Nel maggio 2005, presso il
Teatro Nuovo Giovanni da Udine, ha diretto l’opera
inedita multimediale “Cagion d’Honore” di Walter
Sivilotti su testo di Renato Stroili Gurisatti (Teatro
Nuovo Giovanni da Udine). Il mese seguente, per il
progetto Il Carro di Tespi ha diretto l’opera lirica “Il
Barbiere di Siviglia” di Gioacchino Rossini, itinerante in sei piazze del Friuli Venezia Giulia.
Il 27 maggio per il cartellone 2006 del Teatro udinese, l’Orchestra della Società Filarmonìa è stata protagonista dell’evento musicale “Il segreto della tredicesima luna” del drammaturgo Renato Stroili
Gurisatti, con le musiche di Cristian Carrara,
Daniela Terranova e Giulia D’Andrea (balletto-fiaba
per attori, danzatori, solisti e orchestra che ha coinvolto le migliori risorse artistiche giovanili della
regione Friuli-Venezia Giulia). Nell’estate 2006 nuovamente nell’ambito del Il Carro di Tespi ha realizzato l’opera lirica “Cavalleria Rusticana” di Pietro
Mascagni in cinque città della Regione Friuli Venezia
Giulia tra cui Udine e Pordenone. Poco tempo dopo
ha realizzato un concerto celebrativo per i cinquant’anni di fondazione della Banca Credem, filiale di
Boretto (RE). Ha poi inciso il disco “Mozart”, realizzato con l’Orchestra dei Virtuosi d’Aquileia, per
l’etichetta Stradivarius.
Nel maggio del 2007, l’Orchestra della Società
Filarmonia si è resa interprete all’interno della stagione musicale del Teatro Giovanni da Udine, dello
spettacolo di canzoni d’autore “Il Fuoco del
Mondo”, e successivamente per Il Carro di Tespi,
Alfredo Barchi ha diretto “L’elisir d’amore”di
Gaetano Donizetti, e in occasione del Natale
“Celebri concerti per oboe” con i solisti A. Negroni,
S. Rava, L. Vignali. Il 21 maggio 2008, sempre con
l’Orchestra Società Filarmonia, ha diretto “Lyric
Concert - ouvertures, arie e concertati” per il decennale della fondazione della Società Filarmonia presso il Teatro Nuovo di Udine.
Nel mese di luglio per il progetto Il Carro di Tespi ha
diretto l’opera lirica “La Cenerentola” di Gioacchino
Rossini.
In occasione del Natale 2008, l’Orchestra I virtuosi di
Aquileia è stata protagonista del suggestivo concerto “A Lume di Candela” che si è svolto il 23 dicembre 2008 presso la Chiesa di S. Pietro Martire di
Udine nell’ambito della manifestazione Dicembre a
Udine
organizzata
dall’Amministrazione
Comunale.
Nel maggio 2009, in cartellone al Teatro Giovani da
Udine, l’Orchestra della Società Filarmonia è in concerto con il solista Davide Cabassi e propone un
repertorio tra classico e contemporaneo con la scelta
di un brano del compositore Renato Miani.
Nell’estate 2009 il progetto Il Carro di Tespi giunge
alla sua quinta edizione e mette in scena l’opera
buffa “Don Pasquale” di Gaetano Donizetti che,
oltre all’ormai collaudato tour nelle piazze friulane,
ha l’onore di essere invitato nella città di Zagabria
nella prestigiosa piazza del Parlamento. Il maestro
Alfredo Barchi incide per Bongiovanni e
Stradivarius.
CORO DEL FRIULI VENEZIA GIULIA
gine di sperimentare nuove forme di espressione.
Significative anche le collaborazioni con cantanti
pop quali Andrea Bocelli, Edoardo De Angelis e
Tosca. È stato diretto da E. Rojatti, P. Paroni, F. Belli,
D. Pitis, P. Faldi, H. Moody, E. Hoetzel, A. Barchi, D.
De Lucia, R. Gessi, V. Sivilotti, A. Marchiol, M.
Lessky, C. Coin, D. Cantalupi. Degne di nota le collaborazioni e l'amicizia instaurate con il Maestro
Gustav Leonhardt, che ha diretto un ciclo di Cantate
bachiane. Ha collaborato inoltre con solisti del calibro di Emma Kirkby, al fianco della quale è comparso in un documentario inglese andato
in onda più volte in Inghilterra, e
Luisa Castellani. Il coro tiene circa 25 concerti all´anno e, fin dalla sua fondazione, è diretto
da Cristiano. Nell’allestimento dell’opera Don
Pasquale il coro sarà diretto da Fabiana Noro.
Il Coro del Friuli Venezia Giulia è nato nel 2001. Al
fianco dell´Orchestra Sinfonica del Friuli Venezia
Giulia ha tenuto numerosi concerti in Regione con
trasferte a Roma e Vienna. La collaborazione con
l´orchestra ha prodotto anche la registrazione di
quattro dischi (Cori verdiani, Requiem di Mozart, IX
Sinfonia di Beethoven e brani sacri del giovane
Mozart).Tiene numerosi concerti con l´orchestra
barocca ungherese capella Savaria, L´Ensemble
L´Aura Soave, la Junge Philarmonie Wien, la Società
Filarmonìa ecc. Ha inoltre preso parte, spesso inaugurandole, a stagioni musicali tra cui Carniarmonie,
Nei Suoni dei luoghi, Festival di Cremona, Stagione
del Comunale di Modena, Musica e Poesia a S.
Maurizio di Milano, Talos Festival di Ruvo di Puglia,
Musikverein di Klagenfurt, Stadttheater di
Klagenfurt, Mittelfest, Wien Musikwoche, Amici
della Musica di Padova ecc.. Le performances, inoltre, con celebri esponenti del Jazz quali Kenny
Wheeler, John Surman, John Taylor, Markus
Stockhausen, Enrico Rava, Andrea Tofanelli, Klaus
Gesing e Glauco Venier hanno permesso alla compa-
LA FVG NEW SPACE BALLET COMPANY
La Compagnia nasce nel 2004 ed è composta da giovani talenti della danza classica e moderna, di nazionalità diverse ed operanti in regione, scelti per le
loro capacità tecniche e per la loro sensibilità artistica. La direzione artistica è affidata alla coreografa
Nicoleta Josifescu, artista di grande esperienza e già
prima ballerina del Teatro dell'Opera di Bucarest, la
quale si avvale della collaborazione di maestri e professionisti, italiani e stranieri, di lunga esperienza
teatrale. La Compagnia ha portato i suoi spettacoli
nei teatri di Udine, Gorizia, Pordenone, Casarsa
della Delizia, Zoppola, Macerata, Montagnana,
Fagagna, S. Giorgio di Nogaro, S. Vito al
Tagliamento, Cormons, S. Michele al Tagliamento,
Lignano Sabbiadoro, Tolmezzo, Artegna, Portorose
(SLO), Kapodistria (SLO). Per ben due volte inoltre
la Compagnia è stata inserita nel calendario degli
spettacoli del Teatro della "Casa de Cultura a municipiului" di Sibiu, città scelta quale Capitale Europea
della Cultura per il 2007, nell'ambito dei festeggiamenti in onore dell'ingresso della Romania
nell'Unione Europea. Nel 2008 ha avuto l'onore di
poter mettere in scena due dei suoi spettacoli presso
il Teatro Nazionale di Opera e Balletto di Constanza
e presso l'Opera Nazionale di Bucarest.
Il debutto ha avuto luogo il 25 Aprile 2004 con lo
spettacolo "Nuove magiche Gorizie", in occasione
dell'entrata della Slovenia nella Comunità Europea,
con le coreografie di N. Josifescu, in collaborazione
con il Piccolo Teatro di Capodistria (Koper, Slovenia)
diretto da L. Krevatin. Sempre nel 2004 la
Compagnia ha portato in scena "Paquita", musiche
di Minkus, coreografie di repertorio e rielaborate da
N. Josifescu. Nel 2005 la Compagnia ha collaborato
con l'Orchestra della Società Filarmonia e con il Coro
del Friuli Venezia Giulia per la messa in scena di
"Cagion d'Honore" al Teatro Nuovo Giovanni da
Udine, con regia di C. Mezzelani e la partecipazione
straordinaria di Franco ed Antonellina Interlenghi.
Con lo spettacolo "Tra la danza e la poesia" la
NewSpace Ballet Company è partner artistico per la
danza con il Piccolo Teatro di Capodistria (Slovenia).
CAV. RAFFAELE GUERRA
impresa lirica
Iscritto nell’elenco delle
imprese liriche istituito presso il Ministero per i Beni e le
Attività Culturali il 26 marzo
1983. L’ attività di Direttore
Artistico ed Organizzatore
Teatrale nel settore balletto
classico e della lirica ha inizio nel 1976 con una tournée,
di 30 spettacoli in tutta Italia,
L'anno 2006 ha visto la Compagnia impegnata ne "Il
segreto della tredicesima luna", una fantasia poetica
scritta e diretta da Renato Stroili Gurisatti, con musiche originali di Carrara, D'Andrea e Terranova e le
coreografie di N. Josifescu. In occasione della ricorrenza dei 250 anni dalla nascita di W. A. Mozart, la
New Space Ballet Company ha omaggiato il grande
genio con lo spettacolo "Serata Viennese", su musiche di J. Strauss e W. A. Mozart e coreografie di N.
Josifescu. Nel 2007 la Compagnia ha messo in scena
"El tango de la vida", spettacolo in due atti su musiche di A. Piazzolla e regia di N. Josifescu. Primo atto,
"Le quattro Stagioni?" su coreografie di D. Heuline;
secondo atto "Una noche en la Taverna" su coreografie di N. Josifescu, F. Comello e J. Rizzardi. Nello
stesso anno ha debuttato lo spettacolo di teatrodanza "Don Quixote, un sogno" in collaborazione
con il "Gruppo teatrale Sipario!", su musiche di
Minkus, coreografie di repertorio e rielaborate da N.
Josifescu, regia e drammaturgia di T. Pecile e scenografie di P. Caneparo. Questo spettacolo è stato il
vincitore della 13^ Rassegna teatrale nazionale "Un
castello di Musical & Risate!", organizzata dal
Collettivo Terzo Teatro in collaborazione con
l'Assessorato al Parco culturale del Comune di
Gorizia. Nel 2008 è stato portato in scena "Il violinista sul tetto", spettacolo di danza ispirato alla favola
omonima, nonché dai colori dell'omonimo quadro
di Marc Chagall, su musiche di H. Berlioz, D.
Shostakovich, C. Pugni, coreografie di N. Josifescu e
scenografie di P. Caneparo. Il 2008 è stato anche l'anno di "Hyades", coreografia ispirata dalla mitologia
greca trascritta da Omero, su musiche di Debussy e
coreografie di J. Rizzardi. Il 2009 si è aperto con la
collaborazione della New Space Ballet Company con
il Teatro Nazionale di Opera e Balletto di Constanza
(Romania) nella realizzazione de "Sulle Ali
dell'Operetta", spettacolo che ha visto in scena i
nostri ballerini assieme ad una compagine di cantanti lirici rumeni. Attualmente la Compagnia è impegnata nella realizzazione dell'Opera "Don Pasquale",
in collaborazione con Società Filarmonia e del balletto "Coppelia", su coreografie di F. Maatescu (prima
assoluta, ottobre 2009).
del balletto “Giselle”, interpretato dai primi Ballerini
del teatro dell’Opera di Roma. Dal 1980 è Direttore
Artistico del Concorso Internazionale per Cantanti
Lirici e organizza il Premio ”Mattia Battistini” dal
quale sono usciti i più grandi interpreti oggi in carriera. Inizia così l’attività di produzione lirica in
Italia e all’estero realizzando le opere di repertorio
più conosciute e rappresentate.
GIANPAOLO ZENNARO
regia
Regista internazionale, realizza le sue produzioni nei
Teatri d'Opera più importanti del mondo, con proposte
attuali, che ne esaltano il
contenuto musicale, in una
ricerca storico emozionale, e
traducono in immagini
attraverso interpretazioni
gestuali l'intimo umano, in spazi scenici e architetture affascinanti di interesse e ricerca culturale, provocando nuove letture, che seguono l'evolversi di
un’esperienza maturata nel Teatro lirico d’oggi e la
conoscenza profonda della partizione. Nato a
Venezia, ha studiato architettura, scenografia e
coreografia all'accademia Diaghilev diretta Serge
Lifar, teatro drammatico, e cinematografia a Roma.
Inizia l’attività di regista nei Teatri Emiliani ATER
nel 1967 per poi proseguire verso gli altri Enti Lirici
Italiani e l'Opera di Genova, Teatro ove per dieci
anni ricopre l'incarico di regista stabile firmando
molte regie di nuove produzioni, prestigiose inaugurazioni e tournée internazionali.
Sempre a Genova assume per tre anni la direzione
NICOLETA JOSEFESCU
coreografie
Nel 1963 termina gli studi
presso l'Accademia di Danza
dell'Opera Nazionale di
Bucarest, metodo Vaganova,
studiando con nomi di fama
internazionale
come
Romanovsky, Umrihin, Ross
e molti altri. Nel 1964 entra a
far parte del corpo di ballo dell'Opera Nazionale di
Bucarest. Nel 1966 vince il primo premio al
Concorso Nazionale di Danza dei Giovani Talenti
Rumeni. Dal 1968 al 1985 è Prima Ballerina
dell'Opera Nazionale di Bucarest ed interpreta il
ruolo di solista, tra gli altri, nei balletti Il Lago dei
Cigni, La Bella Addormentata del Bosco, Giselle,
Don Chisciotte, Coppelia, Il Cappello a Tre Punte,
L'Amore Stregone, Romeo e Giulietta, Serata
Viennese, Le Stagioni di Vivaldi, La Fille Malgardée,
Esmeralda, Sinfonia in Do, Carmen, Il Pippistrello,
La Notte della Valpurgia, Lo Schiaccianoci, Tristano
e Isotta, Chopiniana. Nello stesso periodo partecipa
anche a tournée internazionali, sempre con l'Opera
Nazionale di Bucarest, in Italia, Francia, Germania,
Spagna, Portogallo, Grecia, Libano, Messico, Cuba,
Lussemburgo, Svizzera, Bulgaria, Ungheria,
Polonia, Cecoslovacchia, Jugoslavia e URSS. Prende
parte inoltre a spettacoli di diversi teatri rumeni
degli allestimenti del Festival Internazionale del
Balletto di Nervi.
Fa seguito una carriera europea ed internazionale
che lo porta in breve tempo ai grandi Teatri del
mondo, dal Colon di Buenos Aires all’Opera di
Madrid, Barcellona, alle capitali francesi, al Teatro di
Lipsia, alle capitali dell'Est, alle grandi scene italiane, alla Fujara Opera Di Tokio ed all’Opera
Metropolitan di Seoul; numerose regie sono state
riprese e trasmesse in televisione.
E' stato Direttore Artistico di diversi Teatri Lirici di
Tradizione, in Italia e all'estero, nominato membro
ad onore dell'Unione Europea di Relazioni
Pubbliche a Bruxelles (U.E.R.P.).
Durante la sua carriera, accanto a Direttori d’orchestra prestigiosi , ha diretto la maggior parte dei più
famosi interpreti lirici del mondo. Ha ideato e realizzato moltissime scenografie, sia per produzioni proprie che per allestimenti di Enti Lirici.
come ospite solista. Dal 1986 lavora in qualità di
insegnante di danza e coreografa al Piccolo Teatro
della Città di Udine. Successivamente la sua collaborazione, anche in qualità di direttrice artistica, viene
richiesta presso altre importanti scuole di danza
della regione. Molte delle sue allieve ottengono riconoscimenti e premi partecipando a concorsi di danza
nazionali ed internazionali ed alcune intraprendono
la carriera professionale presso diversi teatri europei. Dal 1990 presiede a numerosi concorsi di danza
come presidente della commissione valutatrice. Dal
2000 è direttrice artistica della Libera Università di
Danza e Teatro di Mantova. Dal 2004 è direttrice artistica e maitre de ballet della FVG New Space Ballet
Company.
EMMANUELA COSSAR
costumi
Nata a Palmanova nel 1978, ha
conseguito il diploma di operatore della moda nel 1997
all´istituto
“Raimondo
d´Aronco” di Gemona del
Friuli. Successivamente, è stata
ammessa al corso di laurea in
Progettazione della moda specializzazione Costume
teatrale dell´Università degli
Studi di Firenze. Durante la frequenza ha partecipato alla realizzazione di due sfilate, esponendo i propri costumi su modelli rinascimentali alla Mostra
dell´Artigianato di Firenze (Fortezza da basso).
Inoltre, nel 1999 e 2000 ha partecipato, sempre nel
capoluogo toscano, alla realizzazione di trucchi e
costumi per gli spettacoli Sogno di una notte di mezza
estate e Striga. Ha partecipato anche a uno stage alla
sartoria teatrale De Valle di Torino. Nel 2002 poi si è
brillantemente laureata discutendo una tesi multimediale (costumi, testi e immagini video) intitolata
Il costume rock nelle copertine dei dischi dagli anni´60
agli anni `80. Ha partecipato inoltre alla realizzazione dei costumi per la Clavicola di re Salomone e Il
giardino dei ciliegi per l´Accademia d´arte drammatica “Nico Pepe” di Udine. Nel 2003 progetta i costumi per l´Otello di Giuseppe Verdi per la regia di
Paolo Bosisio: i bozzetti sono stati esposti al Teatro
MICHELE UGO GALLIUSSI
scenografia
E' nato a Udine nel 1963, ove
vive e lavora. Divide il proprio tempo tra l'insegnamento di Lettere e Storia
presso istituti superiori della
provincia di Udine e le attività pittoriche e grafiche, da
anni rivolte anche all'ideazione ed alla realizzazione di scenografie teatrali. Le
sue prime sperimentazioni scenografiche risalgono
alle “via crucis” rappresentate sul sagrato del
Duomo di Udine nel 1981 e 1982; successivamente
cura l'allestimento di sacre rappresentazioni a
Ciconicco di Fagagna (1987-1992; 1999-2000; 2006) e
dipinge gli sfondi per le rievocazioni storiche dell'epifania tarcentina (1993-2005). Nel 1987 realizza le
scene per la commedia in lingua friulana “Il quilibrio”, di Alviero Negro, rappresentata al Palamostre
di Udine. Nel 1994 progetta l'allestimento cittadino
di Udine in occasione del “Palio di S. Giorgio”,
dipingendo anche l'omonimo stendardo (ora conservato presso la parrocchia del Carmine). Nel 2001
dipinge l'ambone ligneo della parrocchia udinese
delle Erbe di Milano. Nel 2004 e nel 2005 ha lavorato alla Jato, azienda di ricami per l´alta moda, di San
Lazzaro di Savena. Nel 2006 progetta e realizza a
Udine i costumi per lo spettacolo Il segreto della tredicesima luna con la regia di Renato Stroili Gurisatti e
nell´autunno dello stesso anno lavora come assistente costumista presso lo "Stadttheather Klagenfurt"
lavorando all´allestimento dell´opera Elisir d´Amore
di Gaetano Donizetti con la regia di Valentina
Simeonova. Nel 2007 ha collaborato con Società
Filarmonia per la quale ha curato i costumi per
l´opera Elisir d´amore di Gaetano Donizetti con la
regia di Antonio Petris. Nel 2008 ha collaborato con
“Il Piccolo Festival” di Reana del Rojale per il quale
ha curanto i costumi per lo spettacolo La Piccola
Butterfly e Piccola Turandot per la regia di Antonio
Petris; ha curato successivamente la realizzazione
dei costumi per La Cenerentola con la regia di
Gianpaolo Zennaro.
del Ss. Redentore. Da diverso tempo, Galliussi si
dedica alla scenografia teatrale, spesso legata alla
tradizione dell'opera lirica. Le collaborazioni con la
“Società Filarmonia” di Udine ed il M° Alfredo
Barchi hanno origine con le scene dipinte del “Don
Pasquale” di Donizetti, opera presentata a Udine nel
1995. Nel 1996, invece, realizza scene per i “Diari
delle identità – testi di giovani friulani, giuliani, sloveni, istriani nel mondo”, opera presentata al
Mittelfest di Cividale del Friuli. Progetta e dipinge le
scene per la “Cavalleria rusticana” di Mascagni
(2006), l’ “Elisir d'amore” di Donizetti (2007) e la
“Cenerentola” di Rossini (2008), opere che sono state
rappresentate in varie piazze della Regione (Udine,
Fagagna, Latisana, Venzone, Pordenone).