Cesare de Seta La città Da Babilonia alla smart city Proprietà letteraria riservata © 2017 Rizzoli Libri S.p.A. / Rizzoli, Milano ISBN 978-88-17-09472-6 Prima edizione: aprile 2017 Realizzazione editoriale: studio pym / Milano La città Sono in debito con i molti amici del progetto di ricerca Atlas de la ville europŽenne che dal 1987 diressi grazie a Maurice Aymard e alla Maison des Sciences de l’Homme, Parigi. l Le origini della città dalla Mesopotamia alla Grecia e all’Italia La città è oggetto di una sterminata letteratura che ha interessato archeologi, storici, urbanisti, geografi, architetti, demografi, economisti, igienisti, sociologi, statistici che ne hanno narrato le origini millenarie, talvolta in contemporanea con la nascita o l’evoluzione di queste diverse discipline nel corso del tempo. Per tale ragione negli ultimi decenni s’è venuto affermando un ambito di ricerca che si indica come storia urbana. Il termine «città», derivante dal latino civitas, riunisce in sé sia il significato originario di «insieme dei cittadini», legato al concetto di civile convivenza, sia quello acquisito, per estensione, di luogo di residenza dei cives. Nella cultura classica, infatti, la civitas come corpo sociale è distinta dall’urbs, parola con cui viene indicata la realtà fisica del costruito. La p—lis ha quale primo riferimento il Palazzo di Micene. Questo il seme, in Occidente, di una forma di governo poi messa in atto dalle comunità greche arcaiche: esse si raccolgono nell’agorà, fondano l’acropoli – sul 9 La città luogo più alto dell’insediamento –, dedicano un tempio alla divinità protettrice e alzano le mura di difesa, come avviene per esempio in Attica con Clistene. Vi sono elementi costanti che si consolidano nelle città della Grecia classica, ma la composizione tipologica dell’abitato può variare. In realtà, già Alceo o Tucidide scrivono che una città non è solo di pietra e marmo, ma formata da una comunità (dèmos) di cittadini ben distinti socialmente. Tuttavia, la pólis è preceduta dalla prima organizzazione urbana che ha origine nel Vicino Oriente e, in particolare, nella bassa Mesopotamia, che in greco significa «terra in mezzo a due fiumi», compresa tra il Tigri e l’Eufrate. La sua fortuna culmina sul finire del IV millennio a.C.: essa è la regione più avanzata in termini agricoli, tecnologici e produttivi, e il suo «periodo» di Uruk e di Ur, i nomi delle città dominanti, corrisponde alle sue trasformazioni nel tempo e nello spazio. La posizione della regione diede la stura ad autentiche rivoluzioni sociali e culturali, come l’irrigazione e lo sviluppo agricolo. Uruk si può considerare, grazie alla posizione propizia per la coltivazione, «la prima città» ove si sancisce la divisione e la specializzazione del lavoro attraverso l’emergere di una classe dirigente centralizzata al cui vertice c’è un re sacerdote. Questi introduce una riforma nel governo della città: prevede la distribuzione dei pagamenti in razioni alimentari e la tassazione dei sudditi, per registrare 10 Le origini della città le quali si inventa la scrittura cuneiforme e un sistema di calcolo. Innovazioni, queste, utili anche a contabilizzare transazioni e commerci. Uruk ha un tempio, vero fulcro della città, dedicato alla dea Inanna, signora del cielo e dell’amore, e le sue dinastie sono narrate nell’Epopea di Gilgamesh, il celebre poema letterario che porta il nome di un leggendario sovrano. Intorno al 2300-2200 a.C. si assiste al declino di Uruk e alla nascita dell’impero di Akkad, con il re guerriero Sargon che trasforma radicalmente i caratteri istituzionali della Mesopotamia e stende il suo dominio e i suoi commerci fino alle sponde del Mediterraneo. All’inizio del II millennio a.C., poi, l’impero neosumerico di Ur entra in profonda crisi, sotto la spinta della potenza egemone di Babilonia (in accadico significa «porta di dio») che non indica solo un agglomerato urbano, ma un’intera regione e la millenaria civiltà irakena, assai più tardi dominata dalla figura leggendaria di Sardanapalo. Fu la più estesa città del mondo antico, tra stagioni di fioritura e di decadenza, e fu sottoposta a diversi domini politici: amorrei, cassiti, elamiti. La città era enorme e ricca di monumenti, con le sue ziqqurat che si innalzavano al cielo, ed erano celebri i suoi giardini pensili, vero centro urbano del mondo. La componente simbolica di Babilonia deriva in massima parte dalla Bibbia, i cui echi ricorrono con la Torre di Babele, ispirata a una gigantesca ziqqurat, e poi dall’Apocalisse che ne profetizza la rovina. Babilonia, 11 La città sotto il re Nabucodonosor, abbatté le mura di Gerusalemme e incendiò il Tempio, divenendo così il simbolo di ogni degenerazione e tirannia politica. La caduta della dinastia babilonese prende avvio sotto l’attacco degli assiri, tra il 745 e il 612 a.C.: il Palazzo di Ninive diviene il centro del potere del Vicino Oriente. Ma l’alleanza tra la risorta Babilonia e l’Egitto segna la fine della civiltà assira e la distruzione della sua capitale. Questa intesa prelude a un ulteriore scontro tra i vincitori e sono gli egizi a essere sconfitti nel 605. Aspre contese che si concludono nel 539 a.C. con la vittoria di Ciro il Grande, re dei persiani, che conquista Babilonia e fonda un impero che sarà la più grande potenza mondiale fino all’arrivo dei macedoni. Altri insediamenti si formarono lungo il Nilo, la valle dell’Indo e in Cina. Prima di questi sono rari i casi di organizzazione urbana di dimensioni significative oltre quelli già citati: un’eccezione è Gerico – vicina al Mar Morto e celebre per le sue possenti mura – che risale all’8000 a.C., ben quattro millenni e mezzo prima di Uruk e Ur. Le prime città, dunque, si sviluppano in aree fertili, lungo grandi fiumi e vaste pianure agricole o in snodi che costituiscono passaggi obbligati delle vie commerciali. Nella civiltà occidentale la città diviene un organismo collettivo che raccoglie una popolazione caratterizzata da una specifica composizione sociale ed etnica, legata all’ambiente circostan12 Le origini della città te da vincoli di varia forza e natura. L’esistenza di tali vincoli giustifica l’estensione del termine «città» dalla comunità urbana al luogo dell’insediamento, inteso non solo come spazio fisico, ma anche come spazio giuridico, economico e sociale. La parola «politica» non a caso deriva da pólis. Isidoro di Siviglia (560 ca.-636 d.C.) è di una precisione esemplare: «La città è una moltitudine di uomini uniti da un vincolo societario che prende nome dagli stessi cittadini. Infatti urbs sono le mura stesse, ma la civitas non sono le pietre ma gli abitanti». Alla definizione di città concorre anche la presenza di una serie di elementi caratterizzanti. Per quanto riguarda lo spazio fisico essi sono: la contiguità delle abitazioni, una certa densità edilizia e demografica, la compattezza del tessuto urbano, la sua articolazione in percorsi, luoghi e riferimenti a emergenze monumentali. La normativa giuridica, le leggi, i regolamenti, le disposizioni che disciplinano la convivenza ebbero origine nella città per garantire ai suoi abitanti il godimento di alcuni diritti detti, appunto, «civili». Nello spazio economico si fa riferimento alle attività produttive che tendono nella città a svilupparsi soprattutto nei settori dell’artigianato, dell’industria, del commercio, delle professioni e dei servizi. Nello spazio sociale, infine, l’aspetto rilevante è la stratificazione della popolazione in classi, che articola l’originaria comunità dei cives in un corpo sociale altamente 13