Rinascimento Età moderna Dalla scoperta dell’America Fino al 1650 Sintesi dei fenomeni storici Rinascimento – Età moderna Cultura Mondo Religione Umanesimo e Rinascimento Le scoperte geografiche e la nascita del mondo moderno Riforma Carlo V, Filippo La rivoluzione protestante e II, Elisabetta I inglese Controriforma. Guerre di Religione Protagonisti Rivoluzione CULTURA Umanesimo e Rinascimento Umanesimo Fine '300 – inizi '400: in Italia inizia con l'Umanesimo una grande rivoluzione culturale. Cultura classica = modello da imitare → riscoprire la dignità dell'uomo. Petrarca fu il primo a proporre la necessità di un ritorno agli autori antichi. Grandi progressi nella conoscenza della lingua e letteratura greca antica (Valla, con metodo filologico, dimostrò la falsità della donazione di Costantino) Antonello da Messina, San Gerolamo nello studio, 1460-75 Antonello opera una rivoluzione nell'iconografia del santo che riprende i motivi dell'umanesimo, non più rappresentato come eremita, ma come studioso. La leggenda della spina tolta al leone passa in secondo piano, sono invece illuminati il personaggio (dignità, statura morale e intellettuale) e gli oggetti. Altre immagini di San Gerolamo POLITICA > IMPERO E MONARCHIE FEUDALI Rinascimento All'Umanesimo si accompagnò la straordinaria fioritura delle arti e del pensiero cui si dà il nome di Rinascimento (l'idea di una “rinascita” dopo un Medioevo visto come epoca barbara e oscura). Nell'Italia di questo periodo e soprattutto a Firenze, vi fu una straordinaria concentrazione di ingegni, molti dei quali rivoluzionarono le loro discipline. Leonardo da Vinci, L'uomo vitruviano, 1490 Ispirato al De architectura di Vitruvio. Cerchio = divino. Quadrato = umano. Uomo misura di tutte le cose. Centro = ombelico. Piero della Francesca, Ritratti di Battista Sforza e di Federico da Montefeltro, 1465-72. Personaggi con paesaggi sullo sfondo: dominio dell'uomo sulla natura. La storia e la politica Il fallimento della politica dell'equilibrio e l'invasione dell'Italia (da parte della Francia di Carlo VIII) portarono con Guicciardini e Macchiavelli a una lucida indagine sui moventi che guidano l'operare degli uomini. Macchiavelli Macchiavelli cercò di individuare alcune leggi immutabili: gli uomini sono guidati soltanto dal proprio interesse e dal loro agire è escluso ogni intervento divino; la virtù del politico (volpe e leone) consiste nella comprensione dei comportamenti umani. Egli constatò l'assenza della morale nelle leggi che governano le azioni politiche ed esaltò la virtù del Principe come capacità di far prosperare lo Stato. Le scienze naturali La natura non più regno del peccato, ma immagine di Dio. Una mentalità razionale, che però convive con credenze magiche. Teoria copernicana, rivoluzione non solo astronomica ma anche filosofica e mentale Mappa tolemaica Mappa copernicana Lavoro Rivalutazione del lavoro dell'artigiano e dell'artista La rivoluzione delle comunicazioni Invenzione della stampa (da parte di Gutenberg, il quale nel 1457 realizza il primo libro a stampa, la Bibbia in latino) che aumentò enormemente il numero di libri in circolazione facendone calare i costi. Scomparvero gli errori dovuti alla ricopiatura e la possibilità che un'opera andasse perduta per sempre. Si diffuse una mentalità più sistematica (indici e ordine alfabetico) e critica (confronto fra testi e pensiero critico) La Bibbia di Gutenberg Cultura: Università, Corti, Accademie Oltre alle Università (moltiplicazione dei centri, riduzione a dimensioni localistiche, limitazioni delle libertà da parte dei principi e signori territoriali, aristocratizzazione del corpo insegnanti), centri di cultura divengono le Corti (Principi, signori, pontefici, per ragioni di prestigio, si circondano di artisti, musicisti, intellettuali). Nascita delle Accademie, cenacoli dove gli studiosi si incontravano per conversare, discutere, scambiarsi conoscenze. MONDO La nascita del mondo moderno Le principali correnti di traffico marittimo nell'Europa del XV secolo Il mediterraneo nei secoli XV-XVI La comparsa dell'Impero ottomano sullo scenario politico mediorientale pone fine al predominio commerciale delle città marinare italiane nell'area mediterranea. Sin dal XIV secolo, i turchi ottomani premevano sia lungo i confini dell'Europa orientale, minacciando l'Impero germanico, sia sul Mediterraneo, dove a più riprese si erano scontrati con Venezia e con la Spagna. I turchi assalivano i convogli cristiani ed effettuavano incursioni e razzie lungo le coste. Il mediterraneo nei secoli XV-XVI Ma la rottura dell'unità del Mediterraneo avvenne solo nel 1453, con la conquista ottomana di Costantinopoli. Il crollo del secolare Impero bizantino (erede di quello romano) per mano degli “infedeli” - gli ottomani erano infatti musulmani – destò un'enorme impressione nella Cristianità, suscitando un diffuso senso di colpa: di fronte alla catastrofe annunciata, i paesi cattolici erano infatti rimasti inerti, abbandonando i cristiani di Bisanzio al loro destino. Il lungo conflitto che oppose le potenze cristiane a quella ottomana ebbe un momento decisivo nel 1571, con la battaglia di Lepanto. La grave sconfitta degli ottomani bloccò il loro prorompente espansionismo e consentì alla marineria cristiana di riprendere l'iniziativa economica e militare. Il Mediterraneo, un “lago turco” Con la battaglia di Mohacs del 1526 ben due terzi dell'Ungheria furono occupati dai turchi L'Impero di Tamerlano Tamerlano, dopo aver sconfitto gli Ottomani, si trovò a controllare un vastissimo territorio (dall'Eufrate all'Indo). Dopo la sua morte l'Impero da lui edificato si sfasciò. La sua cattura lasciò i turchi disorganizzati, e lo Stato fu preda di in una guerra civile che durò fino al 1413, con gli scontri tra i figli di Bayezid per la successione. Terminò quando Mehmet I conquistò il titolo di sultano e ripristinò il potere ottomano, mettendo fine all’interregno. Battaglia di Lepanto La battaglia di Lèpanto è uno storico scontro navale avvenuto il 7 ottobre 1571, nel corso della guerra di Cipro, tra le flotte musulmane dell'Impero ottomano e quelle cristiane della Lega Santa che riuniva le forze navali della Repubblica di Venezia, dell'Impero Spagnolo (con il Regno di Napoli e di Sicilia), dello Stato pontificio, della Repubblica di Genova, dei Cavalieri di Malta, del Ducato di Savoia, del Granducato di Toscana e del Ducato d'Urbino federate sotto le insegne pontificie. Dell'alleanza cristiana faceva parte anche la Repubblica di Lucca, che pur non avendo navi coinvolte nello scontro, concorse con denaro e materiali all'armamento della flotta genovese. L'Europa alla scoperta del mondo Lo sbarramento ottomano nel Mediterraneo, rendendo particolarmente difficoltoso il raggiungimento dei mercati orientali, spinse gli europei a volgere il loro sguardo in altre direzioni, e ad allargare i propri orizzonti sull'Atlantico. Contestualmente si andava affermando l'idea che fosse possibile raggiungere l'Oriente navigando verso Occidente: essa si basava su un principio esatto (la sfericità della Terra), ma su due valutazioni errate: si riteneva infatti che il pianeta fosse molto più piccolo di quanto realmente era e non si contemplava l'ipotesi che tra l'Europa e l'Oriente si trovasse un altro continente. Il XV e il XVI secolo furono l'era delle scoperte e dei grandi viaggi, inaugurata dal celebre viaggio di Cristoforo Colombo che nel 1492 scoprì l'America. Nel 1519 poi Magellano fece la prima circumnavigazione del globo. L'avventura di Cristoforo Colombo L'era delle grandi scoperte geografiche si aprì con la più importante di tutte, quella dell'America, a opera di Cristoforo Colombo (1492). Nell'impresa di Colombo si mescolavano nuove cognizioni scientifiche e spirito di avventura. Ottenuto il sostegno della regina di Spagna, che sperava di ricavare dall'impresa grandi ricchezze, egli navigò verso occidente pensando di giungere in Asia. In realtà Colombo giunse in una delle isole Bahama. Fu Vespucci, dieci anni dopo, a rivelare che Colombo non aveva scoperto la via più breve per le Indie, ma un nuovo continente. L'era delle scoperte I sovrani spagnoli e portoghesi, nel 1494, firmarono il trattato di Tordesillas, con il quale si stabilivano le rispettive sfere di influenza economica e politica relativamente alle terre scoperte. Attirati dalle prospettive economiche dei viaggi di Colombo, Spagna, Portogallo e Inghilterra promossero altre scoperte. Nel 1487 Bartolomeo Diaz doppiò il Capo di Buona Speranza, mentre nel 1519-20 Ferdinando Magellano compì la prima circumnavigazione del globo. Suddivisione del Mondo tra Castiglia e Portogallo Viaggi verso oriente Gli imperi coloniali La scoperta dell'America cambiò la vita dell'Europa e del Nuovo Mondo. All'indomani della scoperta, infatti, gli europei intrapresero la conquista armata dell'America centromeridionale, provocando la scomparsa delle antiche civiltà dei maya, degli incas e degli aztechi. Ebbe così inizio un processo di colonizzazione e di sfruttamento dei nuovi territori che, in breve tempo, portò allo sterminio delle popolazioni indigene. Gli imperi coloniali Spagna e Portogallo introdussero nei loro possedimenti forme di organizzazione sociale e politica di stampo feudale. I conquistatori si trovarono di fronte a popoli nuovi, che avevano usanze completamente diverse, e che furono percepiti come “selvaggi”. Il comportamento da adottarsi nei confronti di queste popolazioni fu oggetto di dibatti e polemiche. ● ● Alcuni ritenevano che gli indigeni dovessero essere asserviti e sterminati come animali, perché in loro non c'era nulla di umano: erano infatti idolatri, e praticavano il cannibalismo e i sacrifici umani. Altri sottolineavano il loro grado di civiltà e la loro bontà e denunciavano i crimini dei conquistatori. Con lo sbarco in Messico dello spagnolo Cortés (1519) iniziò la conquista delle terre del Nuovo Mondo e la sottomissione delle civiltà indigene. Oltre ai domini aztechi, gli spagnoli conquistarono l'Impero inca, mentre la colonizzazione portoghese riguardò principalmente il Brasile. Gli Imperi precolombiani Plastico dell'antica città di Tenochtitlán (o México-Tenochtitlán), capitale dell'impero azteco. Fondata nel 1325, sorgeva su un'isola nel lago Texcoco, nell'attuale Messico centrale. La città fu rasa al suolo nel 1521 dai conquistadores spagnoli: sulle sue macerie fu costruita Città del Messico e nel corso dei secoli gran parte del lago Texcoco fu prosciugato. Il tempio maya di Kukulcan, in Messico. Chichén Itzá è un importante complesso archeologico maya situato nel Messico, nel nord della penisola dello Yucatan. Le rovine, che si estendono su un'area di 3 km², appartenevano a una grande città che fu uno dei più importanti centri della regione intorno al periodo epiclassico della civiltà maya, fra il VI e l'XI secolo. Il sito comprende numerosi edifici, rappresentativi di diversi stili architettonici; fra i più celebri si possono indicare la piramide di Kukulkan (nota come El Castillo), l'osservatorio astronomico (il Caracol) e il Tempio dei guerrieri. Il Machu Picchu è un sito archeologico inca situato in Perù. Il nome, deriva dai termini quechua, machu (vecchio) e pikchu (cima o montagna). Diego de Rivera, Fernando Cortés sbarca a Veracruz La brutale trasformazione degli antichi imperi sudamericani in colonie, operata dai conquistatori europei, segnò il destino delle popolazioni indigene ridotte in schiavitù. In questo murale del pittore del '900, Diego de Rivera, raffigurante l'arrivo di Cortés (capo dei soldati spagnoli) a Veracruz (Messico), sono riassunte le conseguenze drammatiche della colonizzazione: lo sfruttamento degli indigeni (in fondo), la loro evangelizzazione forzata (in alto a sinistra), l'importazione dall'Africa di schiavi neri (in primo piano), necessari per aiutare la manodopera indigena Film Mission di Roland Joffe ● ● The Mission - Gabriel's Oboe (4 minuti) Mission (1986) - Chant des Indiens Guarani (3 minuti) Economia e società nel '500 Al progressivo venir meno della centralità economica del Mediterraneo, causato dall'apertura delle rotte oceaniche, si accompagnò una dilatazione mondiale dei traffici. Nel '500 furono poste le basi per lo sviluppo in senso capitalistico dell'economia europea: i capitali ricavati dai proventi dell'agricoltura, delle manifatture e del commercio, furono reinvestiti in altre attività, comprese quelle finanziarie. Gli strumenti della finanza furono perfezionati attraverso l'ampliamento delle banche e delle Borse. Quentin Metsys Il cambiavalute e sua moglie (1514) I due coniugi sono assorti nei proopri compiti, di cui valutano le implicazioni pratiche e morali: il marito esamina il livello della bilancia, e si inclina leggermente verso la moglie per chiederle consiglio. La donna, tenendo la mano sul libro di preghiere per non perdere il segno, osserva con la trepidazione di chi è consapevole che non c'è niente di divino nel commercio. Le preoccupazioni della coppia sono antitetiche: alla scaltrezza mercantile fa riscontro l'umiltà della fede e l'opposizione tra sacro e profano è ribadita da particolari accessori. Lo specchio convesso sul tavolo - motivo eyckiano per eccellenza - riflette un lettore seduto accanto a una finestra a forma di croce, evidente richiamo alla religione. I due personaggi che si intravedono a destra, all'esterno della stanza, suggeriscono che anche questo mondo ben governato è circondato da chiacchiere oziose. RELIGIONE La Riforma protestante I mali della Chiesa ● Il concubinato (detto nicolaismo) degli ecclesiastici; ● La simonia (la vendita delle cariche ecclesiastiche); ● Il mancato rispetto dell'obbligo della residenza di vescovi, abati e curati nel luogo dell'ufficio; ● Il cumulo delle prebende e dei benefici; ● Le esenzioni dall'obbligo dell'esercizio del ministero ecclesiastico; ● Il malcostume dei sacerdoti (libertà sessuale, ubriachezza, corruzione, ecc.); ● ● La loro ignoranza (spesso i curati non sapevano leggere, ignoravano il latino, amministravano i sacramenti e celebravano in modo approssimativo i riti). Un problema particolarmente scottante era quello delle indulgenze, ovvero la remissione delle pene canoniche (digiuni e penitenze di vario genere) inflitte per ottenere il perdono dei peccati. Verso il 1500 era enormemente diffusa la pratica dell'acquisto dell'indulgenza dietro versamento di somme di denaro. Lucas Cranach, incisioni antipapali, 1521 Cranach mette a confronto il passo evangelico in cui Cristo caccia i mercanti del Tempio (a sinistra) con la pratica a lui contemporanea della vendita delle indulgenze (a destra) Cristo caccia i mercanti del Tempio vendita delle indulgenze La dottrina luterana Il 31 ottobre 1517 Lutero affisse sulla porta della chiesa del castello di Wittemberg un documento contenente 95 tesi contro le indulgenze. Le idee centrali della predicazione di Lutero erano: ● ● ● ● La giustificazione per fede: tutti gli uomini sono peccatori e nulla li può salvare se non la fede nella misericordia divina, quindi “non è giusto l'uomo che opera molto, ma colui che, senza operare, crede molto in Cristo”. Le opere buone non servono a salvare l'uomo interiore, che si salva unicamente per fede. L'assenza del libero arbitrio e quindi dell'incapacità di decidere il proprio destino, essendo l'uomo completamento sottomesso alla volontà divina. Contro questa tesi si scagliò l'umanista Erasmo da Rotterdam. Il sacerdozio universale: tutti i credenti sono sacerdoti, perché tutti avevano ricevuto il battesimo. La lettura e l'interpretazione delle Sacre Scritture (libero esame) erano un diritto di tutti i credenti e non un monopolio riservato ai sacerdoti (i quali quindi perdevano il loro ruolo di intermediari tra Dio e fedeli). La riduzione dei 7 sacramenti (eucarestia, battesimo, penitenza, matrimonio, cresima, ordine, estrema unzione) a 2: battesimo e eucarestia, unici, a suo avviso, ad essere fondati sulle Sacre Scritture. Lucas Cranach, La predica di Lutero (La vera e la falsa Chiesa), 1545 A sinistra Lutero predica dal suo pulpito rivolto a un attento pubblico. I ministri di Lutero amministrano i due sacramenti del battesimo e della comunione. Il papa (a destra) vende le indulgenze. Si noti le diversità del cielo La sfida di Lutero Con la bolla Exurge Domine del 1520, il papa Leone X condannava le idee di Lutero, ordinava che i suoi scritti fossero messi al rogo e gli lasciava due mesi di tempo per abiurare. Tuttavia, Lutero iniziò a conquistarsi importanti appoggi: ● L'elettore di Sassonia, Federico il Savio, gli diede protezione. ● Le frange più popolari del proletariato urbano e i contadini lo appoggiavano con entusiamo. ● ● ● I borghesi apprezzavano l'aspetto sociale delle tesi di Lutero, vedendovi un incitamento alla rassegnazione, all'obbedienza e al rispetto dell'ordine. L'azione di Lutero non dispiaceva nemmeno ai principi tedeschi che vi vedevano l'occasione per indebolire il potere del papa e per impadronirsi delle vastissime terre che il clero possedeva in Germania. Gli intellettuali apprezzavano la rivendicazione luterana del diritto di tutti gli uomini di pensare e scrivere seguendo la propria coscienza. ● Molti ecclesiastici vedevano nell'azione di Lutero un'occasione per riformare in profondità il cattolicesimo. ● Più in generale, nel popolo tedesco si risvegliò una potente ondata di fervore nazionale. La sfida di Lutero Sulla strada del ritorno da Worms (dove Lutero si era recato convocato da una Dieta imperiale che aveva comunque finito per sconfessare le sue tesi), Lutero fu rapito dagli emissari di Federico il Savio e messo in salvo nello sperduto castello della Wartburg, in Turingia. Mentre Lutero, ormai al sicuro, attendeva alla traduzione tedesca della Bibbia e alla stesura dei nuovi scritti, le sue idee dilagavano: la città di Costanza, seguita da molte altre, rifiutò di applicare la condanna imperiale di Worms e adottò il luteranesimo. Monaci e monache abbandonarono a migliaia i conventi. La diffusione delle idee di Lutero fu agevolata da un ampio ricorso all'uso della stampa e della lingua volgare. La Bibbia, tradotta da Lutero, divenne un libro accessibile a chiunque sapesse leggere. Si trattò di una vera rivoluzione culturale: per la prima volta, un grande pubblico di lettori (e ascoltatori) prese coscienza di idee rivoluzionarie attraverso un mezzo di comunicazione che faceva uso di una tecnologia moderna (la stampa) e delle lingue locali. Al fine di facilitare l'accesso alla parola divina, Lutero promosse una lotta contro l'analfabetismo. In Sassonia, una legge del 1580 stabilì che anche nei più sperduti villaggi, almeno un sagrestano fosse disponibile per l'insegnamento della lettura e della scrittura. Lucas Cranach (il Vecchio e il Giovane), Lutero e altri riformati al tavolo dell'Ultima Cena, 1565 Il sostegno dei principi tedeschi è rappresentato in questa tela. Il principe George di Anhalt (a sinistra del Messia) si fa ritrarre accanto a Lutero e a Melantone, rappresentati come gli apostoli dell'Ultima Cena. A sinistra in primo piano il committente, di fronte a lui si è autoritratto Cranach il Giovane La guerra dei contadini Gli sconvolgimenti politici e religiosi della Riforma si incrociarono con i movimenti sociali. I cavalieri tedeschi (la piccola nobiltà) scatenarono una guerra civile (1521-23) che fu duramente repressa dai vecchi feudatari laici ed ecclesiastici. Molto più grave fu la rivolta dei contadini, che vivevano in condizioni di asservimento molto dure. Essi elaborarono un documento di rivendicazioni (dodici articoli) in cui si chiedeva, tra l'altro, l'abolizione di qualsiasi forma di servitù personale, l'uso delle foreste e dei boschi, l'esercizio libero della caccia e della pesca, la possibilità di eleggere e destituire i parroci, l'abolizione delle decime (tasse) e delle prestazioni non previste dalla consuetudine. I contadini invocavano Lutero come loro paladino, ma il monaco agostiniano reagì con una dura critica delle rivendicazioni dei rivoltosi. Il più noto dei riformatori estremisti, delusi da Lutero, fu Thomas Müntzer, che divenne il capo della rivolta contadina. Nel maggio 1525 i soldati e i cavalieri inviati dai principi tedeschi annientarono un esercito contadino a Frankenhausen, in Turingia. Dalla Germania alla Svizzera La diffusione della Riforma in Germania sancì una spaccatura tra i principi alla Dieta di Spira del 1529: 6 principi e 14 città tedesche protestarono apertamente contro il tentativo di rendere efficace su tutto il suolo germanico l'editto di Worms del 1521 che condannava il luteranesimo (per questo furono chiamati protestanti). Alla successiva Dieta di Augusta del 1530 i principi protestanti presentarono la loro professione di fede, detta Confessione augustea, e nel 1531 strinsero un'alleanza militare, la Lega di Smalcalda. Il Luteranesimo si diffuse a macchia d'olio in Germania (rimasero cattoliche la Baviera e le regioni occidentali). L'altro grande centro di diffusione della Riforma fu la Svizzera, dove le nuove dottrine furono introdotte da Zwingli, canonico della cattedrale di Zurigo, il quale agì in accordo con le autorità cittadine. Di contro alla prudenza di Zwinglii, invece, gli anabattisti (negavano la validità del battesimo dei fanciulli e sostenevano che tutti dovessero essere ribattezzati) sostenevano la necessità di dar vita immediatamente a una comunità di fedeli puri (Munster, 1534). Il calvinismo L'attività del francese Calvino ebbe il suo centro a Ginevra, dove egli riuscì a costruire un modello di società imperniato sull'idea di predestinazione. Tutta la vita sociale veniva a essere strettamente controllata. Con il calvinismo, che riconosceva un ruolo importante alle attività commerciali (successo segno di predestinazione), tramontava l'etica medievale. La dottrina di Calvino Per volontà imperscrutabile di Dio, alcuni eletti erano predestinati per sempre alla salvazione; tutti gli altri erano dannati. La salvezza non dipendeva dai meriti dell'individuo, ma dalla Grazia divina. L'individuo però non doveva rassegnarsi passivamente al proprio destino, ma ricercare continuamente dentro di sé i segni della sua appartenenza alla schiera degli eletti. Nella vita di ogni giorno ci si doveva impegnare: il successo personale, il lavoro ben eseguito erano segni di appartenenza al gruppo degli eletti. Ciò dava vita a una nuova etica: il denaro doveva essere impiegato, oltre che per il proprio sostentamento e per quello dei poveri, in attività produttive che generassero a loro volta nuovi guadagni. Anche negli affari il successo era un segno della predestinazione divina. Vi fu nella comunità organizzata da Calvino un rigido controllo morale: furono vietati i giochi d'azzardo, gli spettacoli, il lusso, le taverne. I peccatori venivano esclusi dalla comunione e la sanzione provocava di fatto l'emarginazione sociale. Fu addirittura mandato al rogo uno dei più noti intellettuali dell'epoca, Michele Serveto, reo di aver esposto a Calvino la sua posizione antitrinitaria. L'Europa riformata L'area di diffusione della Riforma in Europa fu molto vasta. ● In Francia ebbe successo il calvinismo, che si diffuse anche in Ungheria e nei Paesi Bassi. ● Il luteranesimo si impose invece in Europa settentrionale. ● ● In Inghilterra, Enrico VIII desiderava annullare il suo matrimonio con Caterina d'Aragona, dalla quale non aveva avuto eredi maschi, e sposare una dama di corte di cui era innamorato, Anna Bolena. Il pontefice Clemente VII non concesse l'annullamento e il rifiuto provocò una durissima reazione del sovrano, che sposò ugualmente Anna Bolena. Da Roma partì immediatamente la scomunica per Enrico e la sua sposa. Enrico VIII si fece proclamare, con l'Atto di supremazia, votato dal Parlamento nel 1534, capo supremo della Chiesa d'Inghilterra (chiamata Chiesa anglicana) e vietò il pagamento delle decime a Roma, si arrogò il diritto di scomunicare, designò i candidati all'episcopato, abolì i monasteri e ne incamerò i beni. Il filosofo Tommaso Moro, già cancelliere del re, rifiutò di aderire alla politica del sovrano e fu decapitato. La nascita della Chiesa anglicana rappresentava uno scisma, ma in realtà senza rotture irreparabili sul piano teologico con la Chiesa di Roma. Solo in seguito la Chiesa anglicana aderì al protestantesimo. La Scozia invece, grazie alla predicazione di Knox, aderì al calvinismo. Tommaso Moro (Londra, 7 febbraio 1478 – Londra, 6 luglio 1535), fu un umanista, scrittore e politico cattolico inglese; è venerato come santo dalla Chiesa cattolica, canonizzato come martire da Pio XI nel 1935. Tommaso Moro, ritratto di Hans Holbein il Giovane (1527) La torre di Londra dove Moro fu imprigionato Nel corso della sua vita si guadagnò fama a livello europeo come autore umanista e occupò numerose cariche pubbliche, compresa quella di Lord Cancelliere d'Inghilterra tra il 1529 e il 1532 sotto il re Enrico VIII. Cattolico, il suo rifiuto di accettare l'Atto di Supremazia del re sulla Chiesa in Inghilterra e di disconoscere il primato del Papa misero fine alla sua carriera politica e lo condussero alla pena capitale con l'accusa di tradimento. La Chiesa cattolica lo venera come santo; nel 2000 papa Giovanni Paolo II lo proclamò patrono dei governanti e dei politici cattolici. Dal 1980 è commemorato anche dalla Chiesa anglicana, come martire della riforma protestante. La Riforma in Italia In Italia la Riforma ebbe una limitata diffusione e non diventò mai un movimento popolare, sia per la mancanza della profonda avversione alla Chiesa di Roma che c'era invece in altri paesi, sia per la dipendenza dei signori dal papa e dall'imperatore. Grande influenza ebbe Valdés, spagnolo sfuggito all'Inquisizione iberica e trasferitosi in Campania, i cui seguaci furono giustiziati o dovettero emigrare La candela con intorno la scritta lux lucet in tenebris, simbolo del valdismo RELIGIONE La Controriforma Il peso delle parole La reazione cattolica al dilagare del protestantesimo si sviluppò tra il 1550 e il 1660, ed è comunemente nota come Controriforma. I cattolici parlavano di una riforma vera (la loro), contrapposta a una riforma falsa (la protestante), mentre i protestanti distinguevano una riforma vera e unica (quella protestante) da una riforma falsa (cattolica). Il concilio di Trento (1545 -1563) Il pontefice Paolo III Farnese insediò nel 1537 una commissione per analizzare i motivi della crisi e proporre soluzioni (Consilium emendanda Ecclesia). Il Concilio di Trento o Concilio Tridentino fu il XIX concilio ecumenico della Chiesa cattolica, aperto da papa Paolo III nel 1545 e chiuso, dopo numerose interruzioni, nel 1563. Già prima che il concilio cominciasse erano tramontate le speranze di farne un'occasione di riconciliazione. I protestanti decisero di non prendervi parte: non accettarono il ruolo preminente che il papa pretendeva di avervi e la partecipazione dei soli ecclesiastici (contraddiceva il principio del sacerdozio universale). Sul piano della dottrina il concilio segnò una netta chiusura nei confronti del protestantesimo. Sul piano della disciplina fu stabilito l'obbligo del celibato ecclesiastico e quello della residenza; ai vescovi fu imposto di effettuare visite regolari nelle parrocchie della loro diocesi (visite pastorali). Fu imposto l'uso del latino come lingua ufficiale della Chiesa. Per combattere la tradizionale ignoranza del clero fu creata una rete di seminari. Venne istituito il catechismo e fu fatto obbligo ai curati di insegnare la dottrina ai fedeli nella lingua corrente. L'arcivescovo di Milano Carlo Borromeo fu incaricato di redigere un Catechismo romano (1566). Sebastiano Ricci, Papa Paolo III ha la visione del Concilio di Trento Dipinto di Pasquale Cati La Chiesa trionfante schiaccia l'eresia, sullo sfondo del Concilio di Trento (1588) San Carlo Borromeo comunica gli appestati, in un dipinto del 1616. Controllo e repressione Papa Paolo III su incitamento del cardinale Carafa (futuro Paolo IV) diede nuovo vigore al Tribunale dell'Inquisizione per la lotta contro l'eresia e la stregoneria. Paolo IV Carafa, ostile a qualsiasi innovazione che non discendesse dall'alto, interruppe il Concilio di Trento per un decennio. Egli perseguitò gli ebrei e istituì il ghetto di Roma. Paolo IV riorganizzò la censura sulla stampa e fissò i criteri per la compilazione dell'Indice dei libri proibiti. Padre Berruguete, San Domenico ordina un rogo di libri eretici Spinte al cambiamento Compagnia di Gesù, fondata da Ignazio di Loyola nel 1534. I gesuiti si sforzarono di penetrare al massimo nella società che dovevano riconquistare, soprattutto attraverso la collaborazione con i governi (diventarono confessori ufficiali di principi e sovrani) e la promozione di istituzioni educative, nonché attraverso la promozione del culto delle immagini sacre. La Compagnia di Gesù non trascurò attività missionarie oltremare: san Francesco Saverio, uno dei primi collaboratori di Ignazio di Loyola, si recò in India e Giappone, padre Matteo Ricci in Cina. Miniatura raffigurante Matteo Ricci con indosso tradizionali vesti cinesi Interno della Chiesa del Gesù a Roma La costruzione della chiesa, che si affaccia su piazza del Gesù, è considerata come una svolta importante nella storia dell'arte, perché fu costruita secondo lo spirito dei decreti del Concilio di Trento: è stata progettata a navata unica, perché l'attenzione dei fedeli fosse concentrata sull'altare e sul celebrante. PROTAGONISTI Carlo V L'ascesa di Carlo V Nel 1500 nasce Carlo d'Asburgo, da Giovanna la Pazza (figlia di Ferdinando d'Aragona e Isabella di Castiglia) e Filippo il Bello (figlio di Massimiliano I). Nel 1519 Carlo fu eletto imperatore (grazie all'appoggio finanziario dei banchieri tedeschi) col nome di Carlo V. Re di Spagna dal 1516, Carlo V si trovò a governare, oltre che sulla Spagna – con i territori annessi di Napoli, Sicilia e Sardegna – anche sulle terre degli Asburgo in Austria e Boemia, sulla Fiandra e i Paesi Bassi e sui territori dell'Impero. Era dai tempi di Carlo Magno che un sovrano non possedeva in Europa un così vasto dominio. (a destra Tiziano, Carlo V in poltrona, 1548) Il progetto di Carlo V Il suo progetto di restaurazione dell'autorità imperiale era ostacolato sul fronte esterno dall'ostilità della Francia e dalla minaccia dei turchi ottomani, e sul fronte interno dalla diffidenza dei ceti dirigenti e delle comunità cittadine in Spagna (rivolta dei comuneros) e dalla questione della Riforma protestante in Germania (molti principi tedeschi aderirono alla Riforma in funzione anti-imperiale). Malgrado i tentativi di conciliazione promossi dall'imperatore, si giunse allo scontro armato fra Carlo V e i principi protestanti, uniti nella Lega di Smalcalda. Nell'Impero si formarono due fazioni, una cattolica e una protestante. Carlo V contro Francesco I di Francia La lotta tra Spagna e Francia ebbe come teatro l'Italia. Sconfitto il re francese Francesco I nel 1525, anche grazie a nuove tecniche di combattimento basate sulla fanteria, Carlo V insediò Francesco II Sforza come suo vassallo nel Ducato di Milano (strategico perché controllando i porti liguri metteva in comunicazione Spagna e Germania). Il re di Francia diede vita a un'alleanza antiasburgica (Lega di Cognac) cui aderì anche il papa. Migliaia di mercenari al servizio dell'imperatore scesero in Italia e posero al sacco Roma (1527). Nel 1529 la pace di Cambrai sanciva le rispettive sfere di influenza tra Carlo V, che a Bologna fu incoronato dalle mani del pontefice, e Francesco I. Cuadro de Juan de la Corte, La cattura di Francesco I, 1525 Francesco I fu duramente sconfitto nella battaglia di Pavia. Catturato dall'esercito spagnolo, fu costretto a una pace mortificante, con la quale dovette rinunciare definitivamente a ogni pretesa sui territori italiani Taddeo Zuccari, Ingresso a Parigi di Carlo V, Francesco I e del cardinal Farnese, 1561-66 Nel 1540 Carlo V, re di Spagna e imperatore del Sacro romano Impero, organizza un viaggio ufficiale di due mesi attraverso la Francia per andare a reprimere la ribellione dei luterani. Il re di Francia, Francesco I, sperando di ottenere concessioni dall'imperatore, accoglie il suo grande avversario, con molti onori. La minaccia turca Una delle insidie all'egemonia di Carlo V fu rappresentata dall'espansione degli ottomani, che con Solimano, raggiunsero il cuore dell'Europa (occuparono l'Ungheria e arrivarono ad assediare Vienna). Il Sultano Solimano I il Magnifico Il tramonto dell'idea di Cristianità è ben testimoniato dall'alleanza del re di Francia con il sultano in funzione antiasburgica. Attacco a La Goletta e Tunisi, 1533. Dinanzi alla minacciosa avanzata turca nell'Europa cristiana e nei domini spagnoli del Mediterraneo Carlo V mosse un vittorioso attacco contro le armate turche, che gli permise di conquistare la città di Tunisi La ripresa della guerra e la pace di Crépy Alla morte del duca di Milano, Carlo V occupò quella regione e ciò riaccese la lotta con la Francia, che ne uscì sconfitta. Ma il re di Francia riuscì comunque a firmare una pace favorevole a Crépy nel 1544. La guerra riprese con il nuovo re di Francia Enrico II, che spostò l'asse del conflitto dall'Italia alla Germania (ove ebbe l'appoggio dei principi luterani). La pace di Augusta e la rinuncia di Carlo V Il primo a rendersi conto della fine dell'idea di Impero fu lo stesso Carlo V. Egli, nel 1555 risolse il conflitto con i principi protestanti, con la pace di Augusta, che sanciva la divisione della Germania tra cattolici e luterani e affermava l'obbligo per i sudditi di seguire la confessione del loro sovrano (Cuius regio eius religio). L'anno successivo Carlo V abdicò, dividendo l'Impero tra il fratello Ferdinando I (che ebbe la corona imperiale, le terre degli Asburgo, Boemia e Ungheria) e il figlio Filippo II (Spagna, Milano, Napoli, Sicilia, Sardegna, Paesi Bassi, colonie americane). Con questo atto riconosceva l'irrealizzabilità dell'Impero universale. Carlo si ritirò in un monastero fino alla morte, che sopraggiunse nel 1558. Uno strascico nella lotta tra Francia e Spagna si ebbe con la guerra tra Enrico II (nuovo monarca Francese) e Filippo II (re di Spagna), conclusasi con la pace di CateauCambrésis (1559). Carlo V riceve la Confessio Augustana. Dopo la vittoria sulla lega Smalcalda, Carlo V intervenne alla sessione del 1547-48 dove il tentativo di dare la priorità al cattolicesimo venne respinto da molti principi. La risoluzione delle tensioni religiose venne rimandata alla sessione del 1555, dove venne conclusa la Pace di Augusta. Il trattato riconobbe la Confessio Augustana e codificò il principio cuius regio, eius religio, secondo il quale ogni principe aveva il potere di decidere la religione dei suoi sudditi. La pace di Cateau-Cambrésis, 1559. Un abbraccio e una stretta di mano suggellano la pace di Cateau-Cambrésis, l'accordo stipulato tra Filippo II di Spagna ed Enrico II di Francia, nel 1559, a chiudere una lunga lotta fra Asburgo e Valois durata circa quarant'anni. PROTAGONISTI Filippo II Filippo II Filippo II, il nuovo re di Spagna (figlio di Carlo V) fu il campione della Controriforma nella seconda metà del XVI secolo. Il suo regno durò oltre 40 anni (1556-98). Al contrario di Carlo V, che viaggiò tutta la vita da un capo all'altro dei suoi domini europei, Filippo II non si mosse dalla Castiglia e decise di trasferire la corte a Madrid, nel palazzo dell'Escorial. Palazzo dell'Escorial. Tra il 1563 e il 1584, Filippo II fece erigere questo palazzo-monastero per accogliere le salme dei membri della famiglia reale. Stile austero e imponente. La camera da letto comunicava direttamente con la Chiesa I problemi del governo: burocrazia L'attività governativa della corte era affiancata da una serie di Consigli (simili ai moderni ministeri). Era pratica comune la vendita delle cariche: l'aspirante a un posto statale doveva sborsare una somma corrispondente all'importanza dell'incarico. Il funzionario, una volta nominato, cercava di recuperare la somma con i proventi della carica. Oltre allo stipendio, modesto, il funzionario percepiva dai privati, per ogni atto amministrativo, altri emolumenti. Questa situazione diede luogo a una diffusa corruzione. I problemi del governo: economia Dopo il 1560 cominciarono ad affluire in Spagna grossi quantitativi di oro e d'argento dalle miniere del Perù e del Messico. Questa enorme ricchezza non fu però utilizzata per promuovere lo sviluppo economico del paese, ma finì per transitare verso mercati esteri. Infatti, all'incremento della domanda di merci (determinato dalla maggiore disponibilità di metalli preziosi) non corrispondeva un adeguato incremento dell'offerta (l'apparato produttivo spagnolo restava inadeguato). Ciò determinò un aumento dei prezzi, di cui fece le spese gran parte della popolazione. La Spagna arrivò addirittura per tre volte a dichiarare la bancarotta, che comportava la mancata restituzione dei capitali avuti in prestito. La pirateria e la lotta contro i turchi (la battaglia di Lepanto) Lo scontro tra cristiani e musulmani nel Mediterraneo si riassumeva in quello tra Impero ottomano e Spagna. Alla guerra aperta si mischiava la pirateria. La tensione tra spagnoli e musulmani precipitò in conseguenza della conquista turca di Cipro. Il papa Pio V organizzò una Lega santa contro i turchi, insieme alla Spagna e a Venezia, guidata da Giovanni d'Austria, fratello di Filippo II. Nel 1571 nelle acque di Lepanto (città greca nel golfo di Corinto) si fronteggiarono due grandi flotte e fu una disfatta per i turchi. Giorgio Vasari, La battaglia di Lepanto, 1572-73 In questo affresco del Vasari, alla raffigurazione della battaglia navale fra la Lega santa e i turchi si affianca una rappresentazione della lotta fra il Bene e il Male: in cielo (a sinistra) Cristo impugna la folgore e gli apostoli brandiscono le loro spade contro le forze demoniache (a destra). In basso la Fede cristiana è incoronata d'alloro per la sua vittoria contro i turchi “infedeli” La rivolta dei Paesi Bassi Gli abitanti dei Paesi Bassi mal sopportavano l'ingerenza spagnola, per ragioni di ordine fiscale, politico e religioso (nei Paesi Bassi era molto diffuso il calvinismo). Filippo II intraprese una politica di persecuzione a danno dei calvinisti. Nel 1566 in alcune importanti città dei Paesi Bassi scoppiò una rivolta messa in atto da masse popolari sobillate dai calvinisti. Le province del Nord, guidate da Guglielmo d'Orange, riuscirono a sottrarsi al dominio spagnolo dando vita alla Repubblica delle sette Province Unite, che saranno formalmente riconosciute dalla Spagna con la pace di Vestfalia Pieter Bruegel il Vecchio, La strage degli innocenti, 1566 Bruegel dipinse il quadro prendendo spunto dall'episodio evangelico in cui si narra di Erode che ordinò l'uccisione di tutti i neonati maschi di Betlemme. La strage è ambientata in un villaggio fiammingo, sotto gli occhi di un gruppo di cavalieri che tengono le loro aste in perfetta verticale, una caratteristica peculiare delle truppe spagnole PROTAGONISTI Elisabetta I Elisabetta I d'Inghilterra Alla morte del protestante Edoardo VI vi fu, con Maria la Cattolica, una brutale restaurazione del cattolicesimo. La situazione si normalizzò con il lungo regno (1558-1603) di Elisabetta, che orientò il paese verso il protestantesimo ma ostacolando le frange più radicali (i puritani). Il maggior problema politico fu quello dei rapporti con la regina di Scozia, Maria Stuart. Una torbida vicenda di corte costrinse quest'ultima ad abdicare, riparando in Inghilterra. Mogli e figli di Enrico VIII Da Caterina d'Aragona: Maria I d'Inghilterra (Maria la Sanguinaria) Da Anna Bolena: Elisabetta I Da Jane Seymour: Edoardo VI Da queste mogli ebbe anche altri figli morti prematuri. In tutto ebbe 7 mogli Elisabetta I col setaccio di Tuccia, simbolo di castità. Dipinto di Quentyn Metsys il Giovane, 1583. La regina Elisabetta nel giorno della sua incoronazione. Il ritratto è del primo decennio del XVII secolo ed è una copia dell'originale del 1559, andato perduto. Maria Stuarda si avvia al patibolo. Dipinto di Scipione Vannutelli (1861) La condanna a morte di Maria firmata da Elisabetta. L'Inghilterra elisabettiana Durante il regno di Elisabetta l'Inghilterra si affermò come una delle maggiori potenze. Si verificò una fase di notevole crescita economica. L'incremento della produzione tessile stimolò la trasformazione delle colture, l'aumento delle esportazioni e un miglioramento dei livelli di vita. La ricchezza si accrebbe anche grazie al bottino delle navi corsare inglesi. La flotta inglese conquistò le rotte oceaniche; nello stesso periodo, i primi tentativi di fondare colonie in America. Sviluppo culturale e civile Il regno di Elisabetta non solo segnò l'esordio dell'Inghilterra come grande potenza nella scena europea, ma fu caratterizzato da un grande sviluppo culturale e civile, che è passato alla storia come "età elisabettiana". Tale fioritura si estrinsecò in letteratura e principalmente nel teatro, soprattutto con William Shakespeare, Christopher Marlowe, Ben Jonson, John Webster, John Ford e altri. Grande sviluppo ebbero anche la musica (William Byrd, John Bull) e l'architettura, influenzata dalla cultura rinascimentale italiana e da quella fiamminga. Scena dal dramma storico Enrico VI, basato sulla vita del monarca Enrico VI d'Inghilterra, William Shakespeare nel ritratto eseguito da Martin Droeshout La guerra tra Spagna e Inghilterra Il papato e la monarchia spagnola cercarono attraverso varie trame di abbattere il regno di Elisabetta. Attizzarono anche la ribellione dell'Irlanda cattolica; alla rivolta gli inglesi risposero con vere e proprie misure di sterminio. Le trame anti-inglesi della Santa Sede e della Spagna provocarono la fine di Maria Stuart, condannata a morte dopo la scoperta di un'ennesima cospirazione. Divenne allora inevitabile la guerra tra Spagna e Inghilterra: ma il disegno di Filippo II fu vanificato dalla sconfitta della sua flotta, l'Invincibile Armata (1558) Il ritratto di Elisabetta fu dipinto intorno al 1588 per commemorare la disfatta dell'Invincibile Armata. Elisabetta tiene la mano sul globo, simbolo di autorità, mentre sullo sfondo è raffigurato l'evento. RELIGIONE Guerre di religione Guerre di religione e conflitti tra potenze Tra gli anni '70 del XVI secolo e il 1648, l'Europa fu insanguinata da una serie ininterrotta di guerre di religione. Alla lotta religiosa tra cattolici e protestanti si intrecciò il conflitto tra gli Asburgo (che regnavano sulla Spagna e sull'Impero) e la Francia. I paesi cattolici sostenevano gli Asburgo e quelli protestanti la Francia. Solo nel 1648, con la pace di Vestfalia, si raggiunse l'equilibrio religioso e tramonta definitivamente il sogno degli Asburgo di unificare l'Europa sotto la religione cattolica; mentre l'Impero si frammentava, la Francia diveniva la principale potenza europea. Le guerre di religione in Francia In Francia, il contrasto tra cattolici e protestanti (gli ugonotti) è sempre più profondo e sprofonda in una guerra civile, il cui episodio più grave fu la notte di San Bartolomeo (nel 1572), quando migliaia di ugonotti, convenuti per una cerimonia, furono massacrati da popolani parigini, accanitamente antiprotestanti, sobillati dalle autorità. La situazione si normalizzò solo quando salì al trono Enrico IV di Borbone, il quale si convertì al cattolicesimo e promulgò l'editto di Nantes (1598) che sanciva un compromesso tra cattolici e ugonotti (agli ugonotti venivano concessi diritti politici e piena libertà di culto, ad eccezione della città di Parigi; inoltre, agli ugonotti venivano concesse 100 Piazzeforti nel paese). François Dubois (1529–1584), Il massacro di san Bartolomeo. La notte di San Bartolomeo è il nome con il quale è passata alla storia la strage compiuta nella notte tra il 23 ed il 24 agosto 1572 dalla fazione cattolica ai danni degli ugonotti a Parigi in un clima di rivincita indotto dalla battaglia di Lepanto e dal crescente prestigio della Spagna. Guerra dei Trent'anni Di fronte alla politica di “tedeschizzazione” e cattolicizzazione perseguita dal Ferdinando, nuovo sovrano di Boemia e Ungheria e futuro Imperatore (Ferdinando II), il popolo della Boemia si ribellò (1618): una folla invase il Palazzo Reale, gettò dalla finestra due rappresentanti imperiali (defenestrazione di Praga) e proclamo nuovo re il capo dell'Unione evangelica (il calvinista Federico V). Da questo episodio prese avvio la guerra dei trent'anni che avrebbe interessato l'Europa per trent'anni. L'Imperatore riuscì a sconfiggere la Boemia, poi la Svezia. Fu la Francia di Luigi XIII e Richelieau che bloccò l'Impero e costrinsero Ferdinando III a firmare la pace di Vestfalia Praga Praga sorge al centro della pianura boema. Fin dall'XI secolo è stata sede dei re di Boemia e dal '500 è stata una delle sedi più rappresentative, insieme a Vienna e Budapest, dell'Impero Asburgico. La terza defenestrazione di Praga (dipinto di Matthäus Merian il vecchio ) La politica di intolleranza cattolica intrapresa da Ferdinando di Stira, nominato re di Boemia nel 1617, dopo la morte dell'Imperatore Rodolfo II d'Asburgo, provoca la ribellione dei calvinisti. Il 23 maggio del 1618, una delegazione di riformati entra nel castello di Praga. Non trovando il re, i ribelli sfogano la loro rabbia scaraventando dalle finestre due delegati imperiali con il loro segretario. L'episodio segna l'inizio della guerra dei Trent'anni. Pace di Vestfalia La pace di Vestfalia segnò il definitivo crollo del disegno politico e religioso asburgico di unificare l'Impero sotto il vessillo della religione cattolica e sancì la divisione della Germania in una miriade di staterelli autonomi. Gli Asburgo esercitavano ormai la loro sovranità solo sui domini ereditari di Austria, Boemia e Ungheria, mentre la Francia raggiungeva un'incontrastata egemonia continentale. La guerra dei Trent'anni, che concluse la lunga fase delle guerre di religione, ebbe conseguenze immediate gravissime: molte regioni europee subirono enormi devastazioni, le finanze degli Stati belligeranti furono ridotte allo stremo. RIVOLUZIONE La Rivoluzione inglese La crisi del '600 I primi decenni del '600 furono caratterizzati da una nuova fase di stagnazione economica e demografica e da una crisi generalizzata, a causa di guerre, pestilenze e carestie. La rivoluzione dei prezzi del '500 ebbe effetti di lungo periodo, determinando una contrazione della domanda di beni. Anche le trasformazioni del commercio a lunga distanza accentuarono gli squilibri tra le aree avviate verso lo sviluppo capitalistico (Olanda e Inghilterra) e quelle afflitte da stagnazione economica (Spagna e Italia). Sul piano culturale nasce una nuova fase chiamata barocco. Luigi Scaramuccia, Federico Borromeo visita il lazzaretto di Milano durante la peste del 1630 Adriaen Pieterz va de Venne, Allegoria della povertà, 1630 Jacques Callot, Lo storpio Job Berckheyde – La Borsa di Amsterdam, 1668 Il peso della crescente pressione fiscale da parte dello Stato, lo sforzo di ripresa economica della feudalità e la formazione di nuove fortune borghesi ricaddero direttamente sui contadini e sulle classi popolari urbane, inasprendo i conflitti sociali già in atto. In contrapposizione alla situazione dei contadini, il quadro qui sotto rappresenta lo sviluppo della Borsa e dell'economia di mercato Stato moderno e monarchie assolute Nel corso della prima metà del '600, i sovrani accentuarono il processo di centralizzazione dello Stato. Il potere dei re assunse un rilievo e un peso sempre maggiori e i poteri locali subirono un drastico ridimensionamento. Si aprì l'età dell'assolutismo. La sovranità dello Stato coincide con la volontà del monarca, libera da vincoli giuridici e da controlli parlamentari. Il progetto assolutistico incontrò l'ostilità dei ceti aristocratici (gelosi dei propri privilegi), dei Parlamenti (decisi a difendere le proprie prerogative) e dei ceti popolari. In molti luoghi l'opposizione si tramutò in aperta rivolta. Mentre in alcuni paesi, come la Francia, l'assolutismo si impose, in altri fallì, come in Inghilterra, dove si giunse a una monarchia costituzionale, in cui il potere del re fu affiancato e limitato da quello del Parlamento. L'Inghilterra di Giacomo I Estintasi, con la morte di Elisabetta, la dinastia Tudor, salì sul trono d'Inghilterra Giacomo I Stuart (1603), che seguì una politica di forte accentramento monarchico basata sulla riaffermazione dell'autorità della Chiesa anglicana (persecuzione dei puritani → fuga dei Padri Pellegrini), sull'esautorazione della Camera dei Comuni, sulla creazione di tribunali regi, su un inasprimento della tassazione. Tale politica suscitò un forte malcontento che trovò il suo centro nel Parlamento. Mayflower in Plymouth Harbor di William Halsall, 1882. Padri Pellegrini, appena sbarcati Il progetto di Carlo I I contrasti tra re e Parlamento si accentuarono durante il regno di Carlo I Stuart. La politica di repressione dell'opposizione politica e religiosa attuata da sovrano, gli inasprimenti fiscali legati alla vendita delle cariche pubbliche, furono tutti elementi che scavarono un fossato tra il re, da un lato, e la gentry (piccola nobiltà) e la borghesia dall'altro. La lotta contro il puritanesimo portò a una guerra con la Scozia, per far fronte alla quale Carlo I fu costretto a convocare il Parlamento, dove si manifestò una forte opposizione che riuscì infine a imporsi al re. La situazione si aggravò con lo scoppio della rivolta cattolica irlandese, che il re era accusato di aver fomentato. Il fallimento di un tentativo di colpo di Stato di Carlo I provocò la guerra civile (1642). Scene di massacri compiuti nel XVII secolo ai danni degli irlandesi, che da decenni si ribellavano al dominio inglese. Si calcola che la repressione delle rivolte fu spietata: la popolazione irlandese scese da 1500000 a 600000 individui. La guerra civile Dalla parte del re si schierarono i cosiddetti “cavalieri”, ovvero i nobili e l'altissima borghesia; i sostenitori del Parlamento erano detti invece “Teste rotonde” (così erano chiamati i puritani per l'uso di portare i capelli corti) e fra essi vi erano i membri della borghesia medio-alta, dei commercianti, dei bottegai, degli artigiani, tutti interessati a un regime di maggiore libertà dal giogo fiscale regio e di maggiore partecipazione politica. Lo scontro ebbe una svolta, allorché si affacciò sulla scena politica e militare il puritano Oliver Cromwell, che riorganizzò le truppe parlamentari nel New Model Army: i soldati eleggevano liberamente i loro ufficiali ed erano oggetto di un indottrinamento politico e religioso di stampo puritano, che li motivava fortemente alla lotta. Ernest Croft, Oliver Cromwell alla testa delle sue truppe. Questo dipinto ottocentesco raffigura l'immagine vittoriosa di Cromwell dopo la battaglia di Marston Moor 1644. Il successo di Cromwell e delle truppe parlamentari su quelle reali fu favorito da un'efficiente riorganizzazione dell'esercito, il New Model Army Morte del re e proclamazione della Repubblica Il successo delle truppe parlamentari provocò la divisione dello schieramento dei vincitori. Nel 1648 Cromwell fu accusato di tradimento per aver cercato di salvare l'istituto monarchico, ma riuscì a superare il momento di difficoltà grazie ad altri successi militari e politici: sconfisse gli scozzesi (capeggiati dal re) e i rivoltosi realisti, occupò Londra ed espulse gli oppositori dal Parlamento. Dopo la condanna a morte e l'esecuzione del re (1649) fu proclamata la Repubblica. Disegno tedesco raffigurante l'esecuzione capitale di Carlo I. Il potere di Cromwell: l'Atto di navigazione Ottenuto il potere, Cromwell mise a tacere le frange estremiste (levellers e diggers) e ristabilì l'ordine in Irlanda e Scozia. In politica estera, Cromwell riuscì a incrementare la potenza commerciale e coloniale inglese: nel 1651 promulgò l'Atto di navigazione, in base al quale i collegamenti commerciali con l'Inghilterra venivano riservati alle navi inglesi o dei paesi da cui provenivano le merci; inoltre, il commercio con le colonie inglesi d'oltremare era monopolio della madrepatria. La Battaglia di Scheveningen del 10 agosto 1653, dipinta nel 1654 circa da Jan Abrahamsz Beerstraaten, illustra la battaglia finale della prima guerra sull'Atto di Navigazione. Vanno sotto il nome di atti di navigazione (in inglese Navigation Acts) alcuni atti legislativi dell'Inghilterra, emanati a partire dal 1651, tesi a limitare l'attracco del naviglio estero presso tutti i porti britannici, compresi quelli delle colonie. Lo scopo era quello di alimentare un imponente commercio nazionale inglese a discapito delle nazioni concorrenti, quali Province Unite e Portogallo. Stabiliva, inoltre, che il commercio con le colonie inglesi d'oltremare era monopolio della madrepatria. Fu il primo esempio di una politica protezionista; l'Atto portò a tre guerre sull'Atto di Navigazione tra Inghilterra e Province Unite (1652-1654; 1665-1667; 1672-1674), che vide la prima vincitrice, portandola ad avere il primato marittimo. Da quel momento l'Inghilterra fece in modo di avere una marina grande quanto l'equivalente della somma della seconda e terza marine più grandi. Il potere di Cromwell: Lord protettore In politica interna Cromwell si trovò di fronte a una costante opposizione del Parlamento, che nel 1653 venne disciolto (dopo essere stato in precedenza ulteriormente epurato), mentre Cromwell assumeva il titolo di Lord protettore di Inghilterra, Scozia e Irlanda. Il potere di Cromwell assumeva sempre più i connotati di una dittatura militare, fino al progetto di trasformazione del Protettorato in una vera e propria monarchia ereditaria. Il Commonwealth of England o Repubblica inglese è il nome del governo repubblicano che esercitò il potere dapprima nel regno d'Inghilterra (compreso il Galles) e poi in quello d'Irlanda e in quello di Scozia dal 1649 al 1660, nel pieno delle cosiddette guerre dei tre regni. Dopo l'esecuzione capitale di Carlo I, avvenuta il 30 gennaio 1649, l'esistenza del commonwealth fu inizialmente dichiarata da un atto del Rump Parliament il 19 maggio 1649. Il governo che durò dal 1653 al 1659 è propriamente chiamato Protectorate, e prese forma di un governo personale tenuto da Oliver Cromwell e, dopo la sua morte, dal figlio Richard, come Lord Protector. Il termine Commonwealth è tuttavia vagamente usato per descrivere il sistema di governo che durò per tutto il periodo dal 1649 al 1660. Gli anni dell Interregnum inglese e non deve essere confuso con il Commonwealth delle nazioni che è l'organizzazione che è succeduta al British Commonwealth nel 1949. Il Commonwealth delle Nazioni (CN), solitamente indicato come Commonwealth, è un'organizzazione intergovernativa di 54 Stati membri indipendenti e tutti, a parte il Mozambico ed il Ruanda, precedentemente facenti parte dell'impero britannico del quale è una sorta di sviluppo su base volontaria, con una popolazione di 2.132.708.561 (circa). Restaurazione degli Stuart Morto Cromwell nel 1658, il figlio Richard assunse il potere, ma dovette lasciarlo dopo pochi mesi in un dilagare di sommosse popolari che annunciavano la fine della Repubblica. Nel maggio 1660 il generale George Monk, con l'approvazione del Parlamento, marciò su Londra e mise sul trono l'erede di Carlo I, Carlo II Stuart (1660-85). Nel 1660, il nuovo Parlamento esortò il ritorno del legittimo sovrano (Carlo II). Londra era pronta ad accogliere il suo re. Ben presto Carlo emanò la dichiarazione di Breda, con la quale accettava di divenire re e garantiva un «perdono libero e generale» a qualunque vecchio nemico del futuro re e di suo padre, che lo riconoscesse come proprio legittimo sovrano, fatta eccezione per alcuni dei regicidi. Si impegnò infatti a firmare Act of Indemnity and Oblivion con il quale escludeva dal perdono solamente cinquanta famiglie particolarmente coinvolte. Promise anche il mantenimento di un Parlamento libero, che si ergesse come rappresentante del popolo e la garanzia di tolleranza religiosa. Il Parlamento decise di accettare le condizioni di Carlo e di farlo rientrare in patria. Il sovrano ricevette queste notizie a Breda l'8 maggio 1660. Anche in Irlanda Carlo era già riconosciuto come legittimo sovrano. Carlo partì sull'ammiraglia di quella che era la sua nuova flotta e che fu chiamata in suo onore Royal Charles e giunse a Dover il 25 maggio 1660; arrivò a Londra il 29 dello stesso mese, giorno del suo trentesimo compleanno. In breve tempo furono condannati a morte i regicidi, undici in tutto (Dipinto di Lieve Pietersz Verschuier che raffigura la Royal Chalres nel porto di Rotterdam, il giorno prima dell'arrivo a Dover). La Francia di Luigi XIII e Richieleau Luigi XIII, assunto in pieno il potere (dopo la reggenza di Maria dei Medici), si valse dell'aiuto di Richielieu, che si dedicò con successo alla sottomissione degli ugonotti, alla repressione dei nobili dissidenti e potenziò il ruolo dei funzionari regi; non riuscì però a risolvere il problema delle agitazioni popolari causate dal forte fiscalismo. Mazzarino e la Fronda Alla morte di Richelieu, Mazzarino ne prese il posto e ne proseguì la politica. La prosecuzione della guerra con la Spagna imponeva un forte impegno finanziario cui Mazzarino cercò di far fronte attraverso una riforma del sistema di riscossione delle imposte che suscitò l'opposizione dei Parlamenti, roccaforti della nobiltà di toga. L'opposizione degenerò in aperta rivolta (la Fronda parlamentare, 164849), placatasi soltanto dopo l'accettazione delle rivendicazioni parlamentari (poi vanificate da Mazzarino). Nel 1650 prese l'avvio la Fronda dei principi, causata dall'ostilità dell'aristocrazia allo strapotere di Mazzarino e dalla forte pressione fiscale. Domata la rivolta (1653), Mazzarino, alleatosi con l'Inghilterra di Cromwell, poté riprendere la guerra contro la Spagna che, sconfitta, sottoscrisse nel 1659 la pace dei Pirenei. I capi della Fronda si sottomettono al giovane Luigi XIV, 1653. I capi della Fronda dei principi, sconfitti nel 1652 nei pressi di Parigi, rientrano nella capitale e sono costretti al gesto formale della sottomissione al cospetto di Luigi XIV. Il giovane sovrano rimane impassibile sotto lo sguardo vigile della regina madre (Anna d'Asburgo).