Rinascimento Età moderna

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Rinascimento
Età moderna
Dalla scoperta dell’America
Fino al 1650
Sintesi dei fenomeni storici
Rinascimento – Età moderna
Cultura
Mondo
Religione
Umanesimo e
Rinascimento
Le scoperte
geografiche e
la nascita del
mondo
moderno
Riforma
Carlo V, Filippo La rivoluzione
protestante e
II, Elisabetta I inglese
Controriforma.
Guerre di
Religione
Protagonisti
Rivoluzione
CULTURA
Umanesimo e Rinascimento
Umanesimo
Fine '300 – inizi '400: in Italia inizia con l'Umanesimo una grande
rivoluzione culturale.
Cultura classica = modello da imitare → riscoprire la dignità
dell'uomo.
Petrarca fu il primo a proporre la necessità di un ritorno agli autori
antichi.
Grandi progressi nella conoscenza della lingua e letteratura greca
antica (Valla, con metodo filologico, dimostrò la falsità della
donazione di Costantino)
Antonello da Messina, San
Gerolamo nello studio, 1460-75
Antonello opera una rivoluzione
nell'iconografia del santo che
riprende i motivi
dell'umanesimo, non più
rappresentato come eremita, ma
come studioso.
La leggenda della spina tolta al
leone passa in secondo piano,
sono invece illuminati il
personaggio (dignità, statura
morale e intellettuale) e gli
oggetti.
Altre immagini di San Gerolamo
POLITICA > IMPERO E MONARCHIE FEUDALI
Rinascimento
All'Umanesimo si accompagnò la straordinaria fioritura delle arti
e del pensiero cui si dà il nome di Rinascimento (l'idea di una
“rinascita” dopo un Medioevo visto come epoca barbara e
oscura).
Nell'Italia di questo periodo e soprattutto a Firenze, vi fu una
straordinaria concentrazione di ingegni, molti dei quali
rivoluzionarono le loro discipline.
Leonardo da Vinci, L'uomo
vitruviano, 1490
Ispirato al De architectura
di Vitruvio.
Cerchio = divino.
Quadrato = umano.
Uomo misura di tutte le
cose.
Centro = ombelico.
Piero della Francesca,
Ritratti di Battista Sforza e di Federico da Montefeltro, 1465-72.
Personaggi con paesaggi sullo sfondo: dominio dell'uomo sulla natura.
La storia e la politica
Il fallimento della politica dell'equilibrio e
l'invasione dell'Italia (da parte della Francia di
Carlo VIII) portarono con Guicciardini e
Macchiavelli a una lucida indagine sui moventi
che guidano l'operare degli uomini.
Macchiavelli
Macchiavelli cercò di individuare alcune leggi
immutabili: gli uomini sono guidati soltanto dal
proprio interesse e dal loro agire è escluso ogni
intervento divino; la virtù del politico (volpe e
leone) consiste nella comprensione dei
comportamenti umani. Egli constatò l'assenza
della morale nelle leggi che governano le azioni
politiche ed esaltò la virtù del Principe come
capacità di far prosperare lo Stato.
Le scienze naturali
La natura non più regno del peccato, ma
immagine di Dio.
Una mentalità razionale, che però convive con
credenze magiche.
Teoria copernicana, rivoluzione non solo
astronomica ma anche filosofica e mentale
Mappa tolemaica
Mappa copernicana
Lavoro
Rivalutazione del lavoro dell'artigiano e
dell'artista
La rivoluzione delle comunicazioni
Invenzione della stampa (da parte di Gutenberg, il
quale nel 1457 realizza il primo libro a stampa, la Bibbia
in latino) che aumentò enormemente il numero di libri
in circolazione facendone calare i costi.
Scomparvero gli errori dovuti alla ricopiatura e la
possibilità che un'opera andasse perduta per sempre.
Si diffuse una mentalità più sistematica (indici e ordine
alfabetico) e critica (confronto fra testi e pensiero
critico)
La Bibbia di Gutenberg
Cultura: Università, Corti, Accademie
Oltre alle Università (moltiplicazione dei centri,
riduzione a dimensioni localistiche, limitazioni delle
libertà da parte dei principi e signori territoriali,
aristocratizzazione del corpo insegnanti), centri di
cultura divengono le Corti (Principi, signori, pontefici,
per ragioni di prestigio, si circondano di artisti,
musicisti, intellettuali).
Nascita delle Accademie, cenacoli dove gli studiosi si
incontravano per conversare, discutere, scambiarsi
conoscenze.
MONDO
La nascita del mondo moderno
Le principali correnti di traffico marittimo nell'Europa del XV secolo
Il mediterraneo nei secoli XV-XVI
La comparsa dell'Impero ottomano sullo scenario
politico mediorientale pone fine al predominio
commerciale delle città marinare italiane nell'area
mediterranea. Sin dal XIV secolo, i turchi ottomani
premevano sia lungo i confini dell'Europa orientale,
minacciando l'Impero germanico, sia sul Mediterraneo,
dove a più riprese si erano scontrati con Venezia e con
la Spagna.
I turchi assalivano i convogli cristiani ed effettuavano
incursioni e razzie lungo le coste.
Il mediterraneo nei secoli XV-XVI
Ma la rottura dell'unità del Mediterraneo avvenne solo nel 1453,
con la conquista ottomana di Costantinopoli. Il crollo del
secolare Impero bizantino (erede di quello romano) per mano
degli “infedeli” - gli ottomani erano infatti musulmani – destò
un'enorme impressione nella Cristianità, suscitando un diffuso
senso di colpa: di fronte alla catastrofe annunciata, i paesi
cattolici erano infatti rimasti inerti, abbandonando i cristiani di
Bisanzio al loro destino. Il lungo conflitto che oppose le potenze
cristiane a quella ottomana ebbe un momento decisivo nel 1571,
con la battaglia di Lepanto. La grave sconfitta degli ottomani
bloccò il loro prorompente espansionismo e consentì alla
marineria cristiana di riprendere l'iniziativa economica e militare.
Il Mediterraneo, un “lago turco”
Con la battaglia di Mohacs del 1526 ben due terzi dell'Ungheria furono occupati dai turchi
L'Impero di Tamerlano
Tamerlano, dopo aver sconfitto gli Ottomani, si trovò a controllare un vastissimo territorio
(dall'Eufrate all'Indo).
Dopo la sua morte l'Impero da lui edificato si sfasciò.
La sua cattura lasciò i turchi disorganizzati, e lo Stato fu preda di in una guerra civile che durò fino
al 1413, con gli scontri tra i figli di Bayezid per la successione. Terminò quando Mehmet I
conquistò il titolo di sultano e ripristinò il potere ottomano, mettendo fine all’interregno.
Battaglia di Lepanto
La battaglia di Lèpanto è uno
storico scontro navale avvenuto il
7 ottobre 1571, nel corso della
guerra di Cipro, tra le flotte
musulmane dell'Impero
ottomano e quelle cristiane
della Lega Santa che riuniva le
forze navali della Repubblica di
Venezia, dell'Impero Spagnolo
(con il Regno di Napoli e di
Sicilia), dello Stato pontificio,
della Repubblica di Genova, dei
Cavalieri di Malta, del Ducato di
Savoia, del Granducato di
Toscana e del Ducato d'Urbino
federate sotto le insegne
pontificie. Dell'alleanza cristiana
faceva parte anche la Repubblica
di Lucca, che pur non avendo navi
coinvolte nello scontro, concorse
con denaro e materiali
all'armamento della flotta
genovese.
L'Europa alla scoperta del mondo
Lo sbarramento ottomano nel Mediterraneo, rendendo particolarmente
difficoltoso il raggiungimento dei mercati orientali, spinse gli europei a
volgere il loro sguardo in altre direzioni, e ad allargare i propri orizzonti
sull'Atlantico.
Contestualmente si andava affermando l'idea che fosse possibile raggiungere
l'Oriente navigando verso Occidente: essa si basava su un principio esatto (la
sfericità della Terra), ma su due valutazioni errate: si riteneva infatti che il
pianeta fosse molto più piccolo di quanto realmente era e non si
contemplava l'ipotesi che tra l'Europa e l'Oriente si trovasse un altro
continente.
Il XV e il XVI secolo furono l'era delle scoperte e dei grandi viaggi, inaugurata
dal celebre viaggio di Cristoforo Colombo che nel 1492 scoprì l'America. Nel
1519 poi Magellano fece la prima circumnavigazione del globo.
L'avventura di Cristoforo Colombo
L'era delle grandi scoperte geografiche si aprì con la più
importante di tutte, quella dell'America, a opera di Cristoforo
Colombo (1492). Nell'impresa di Colombo si mescolavano nuove
cognizioni scientifiche e spirito di avventura. Ottenuto il
sostegno della regina di Spagna, che sperava di ricavare
dall'impresa grandi ricchezze, egli navigò verso occidente
pensando di giungere in Asia. In realtà Colombo giunse in una
delle isole Bahama. Fu Vespucci, dieci anni dopo, a rivelare che
Colombo non aveva scoperto la via più breve per le Indie, ma
un nuovo continente.
L'era delle scoperte
I sovrani spagnoli e portoghesi, nel 1494, firmarono il
trattato di Tordesillas, con il quale si stabilivano le
rispettive sfere di influenza economica e politica
relativamente alle terre scoperte. Attirati dalle
prospettive economiche dei viaggi di Colombo, Spagna,
Portogallo e Inghilterra promossero altre scoperte. Nel
1487 Bartolomeo Diaz doppiò il Capo di Buona
Speranza, mentre nel 1519-20 Ferdinando Magellano
compì la prima circumnavigazione del globo.
Suddivisione del Mondo tra Castiglia e Portogallo
Viaggi verso oriente
Gli imperi coloniali
La scoperta dell'America cambiò la vita dell'Europa e del Nuovo
Mondo. All'indomani della scoperta, infatti, gli europei
intrapresero la conquista armata dell'America centromeridionale, provocando la scomparsa delle antiche civiltà dei
maya, degli incas e degli aztechi. Ebbe così inizio un processo di
colonizzazione e di sfruttamento dei nuovi territori che, in breve
tempo, portò allo sterminio delle popolazioni indigene.
Gli imperi coloniali
Spagna e Portogallo introdussero nei loro possedimenti forme di organizzazione
sociale e politica di stampo feudale.
I conquistatori si trovarono di fronte a popoli nuovi, che avevano usanze
completamente diverse, e che furono percepiti come “selvaggi”. Il comportamento da
adottarsi nei confronti di queste popolazioni fu oggetto di dibatti e polemiche.
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Alcuni ritenevano che gli indigeni dovessero essere asserviti e sterminati come
animali, perché in loro non c'era nulla di umano: erano infatti idolatri, e praticavano
il cannibalismo e i sacrifici umani.
Altri sottolineavano il loro grado di civiltà e la loro bontà e denunciavano i crimini
dei conquistatori.
Con lo sbarco in Messico dello spagnolo Cortés (1519) iniziò la conquista delle terre
del Nuovo Mondo e la sottomissione delle civiltà indigene. Oltre ai domini aztechi, gli
spagnoli conquistarono l'Impero inca, mentre la colonizzazione portoghese riguardò
principalmente il Brasile.
Gli Imperi precolombiani
Plastico dell'antica città di Tenochtitlán (o México-Tenochtitlán), capitale
dell'impero azteco. Fondata nel 1325, sorgeva su un'isola nel lago Texcoco,
nell'attuale Messico centrale. La città fu rasa al suolo nel 1521 dai
conquistadores spagnoli: sulle sue macerie fu costruita Città del Messico e nel
corso dei secoli gran parte del lago Texcoco fu prosciugato.
Il tempio maya di Kukulcan, in Messico. Chichén Itzá è un importante complesso archeologico maya
situato nel Messico, nel nord della penisola dello Yucatan. Le rovine, che si estendono su un'area di 3
km², appartenevano a una grande città che fu uno dei più importanti centri della regione intorno al
periodo epiclassico della civiltà maya, fra il VI e l'XI secolo. Il sito comprende numerosi edifici,
rappresentativi di diversi stili architettonici; fra i più celebri si possono indicare la piramide di Kukulkan
(nota come El Castillo), l'osservatorio astronomico (il Caracol) e il Tempio dei guerrieri.
Il Machu Picchu è un sito archeologico inca situato in Perù. Il nome, deriva dai termini quechua, machu (vecchio) e
pikchu (cima o montagna).
Diego de Rivera, Fernando
Cortés sbarca a Veracruz
La brutale trasformazione
degli antichi imperi
sudamericani in colonie,
operata dai conquistatori
europei, segnò il destino
delle popolazioni indigene
ridotte in schiavitù.
In questo murale del
pittore del '900, Diego de
Rivera, raffigurante l'arrivo
di Cortés (capo dei soldati
spagnoli) a Veracruz
(Messico), sono riassunte le
conseguenze drammatiche
della colonizzazione: lo
sfruttamento degli indigeni
(in fondo), la loro
evangelizzazione forzata
(in alto a sinistra),
l'importazione dall'Africa
di schiavi neri (in primo
piano), necessari per
aiutare la manodopera
indigena
Film Mission di Roland Joffe
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The Mission - Gabriel's Oboe (4 minuti)
Mission (1986) - Chant des Indiens Guarani (3
minuti)
Economia e società nel '500
Al progressivo venir meno della centralità economica del
Mediterraneo, causato dall'apertura delle rotte oceaniche, si
accompagnò una dilatazione mondiale dei traffici.
Nel '500 furono poste le basi per lo sviluppo in senso
capitalistico dell'economia europea: i capitali ricavati dai
proventi dell'agricoltura, delle manifatture e del commercio,
furono reinvestiti in altre attività, comprese quelle finanziarie.
Gli strumenti della finanza furono perfezionati attraverso
l'ampliamento delle banche e delle Borse.
Quentin Metsys
Il cambiavalute e sua moglie
(1514)
I due coniugi sono assorti nei proopri
compiti, di cui valutano le
implicazioni pratiche e morali: il
marito esamina il livello della
bilancia, e si inclina leggermente
verso la moglie per chiederle
consiglio. La donna, tenendo la mano
sul libro di preghiere per non
perdere il segno, osserva con la
trepidazione di chi è consapevole che
non c'è niente di divino nel
commercio. Le preoccupazioni della
coppia sono antitetiche: alla
scaltrezza mercantile fa riscontro
l'umiltà della fede e l'opposizione tra
sacro e profano è ribadita da
particolari accessori. Lo specchio
convesso sul tavolo - motivo
eyckiano per eccellenza - riflette un
lettore seduto accanto a una
finestra a forma di croce, evidente
richiamo alla religione. I due
personaggi che si intravedono a
destra, all'esterno della stanza,
suggeriscono che anche questo
mondo ben governato è circondato
da chiacchiere oziose.
RELIGIONE
La Riforma protestante
I mali della Chiesa
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Il concubinato (detto nicolaismo) degli ecclesiastici;
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La simonia (la vendita delle cariche ecclesiastiche);
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Il mancato rispetto dell'obbligo della residenza di vescovi, abati e curati nel luogo dell'ufficio;
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Il cumulo delle prebende e dei benefici;
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Le esenzioni dall'obbligo dell'esercizio del ministero ecclesiastico;
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Il malcostume dei sacerdoti (libertà sessuale, ubriachezza, corruzione, ecc.);
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La loro ignoranza (spesso i curati non sapevano leggere, ignoravano il latino, amministravano i
sacramenti e celebravano in modo approssimativo i riti).
Un problema particolarmente scottante era quello delle indulgenze, ovvero la remissione delle
pene canoniche (digiuni e penitenze di vario genere) inflitte per ottenere il perdono dei peccati.
Verso il 1500 era enormemente diffusa la pratica dell'acquisto dell'indulgenza dietro versamento
di somme di denaro.
Lucas Cranach,
incisioni
antipapali, 1521
Cranach mette a
confronto il passo
evangelico in cui
Cristo caccia i
mercanti del
Tempio (a sinistra)
con la pratica a lui
contemporanea
della vendita delle
indulgenze (a
destra)
Cristo caccia i mercanti del Tempio
vendita delle indulgenze
La dottrina luterana
Il 31 ottobre 1517 Lutero affisse sulla porta della chiesa del castello di Wittemberg un documento
contenente 95 tesi contro le indulgenze. Le idee centrali della predicazione di Lutero erano:
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La giustificazione per fede: tutti gli uomini sono peccatori e nulla li può salvare se non la fede
nella misericordia divina, quindi “non è giusto l'uomo che opera molto, ma colui che, senza
operare, crede molto in Cristo”. Le opere buone non servono a salvare l'uomo interiore, che si
salva unicamente per fede.
L'assenza del libero arbitrio e quindi dell'incapacità di decidere il proprio destino, essendo
l'uomo completamento sottomesso alla volontà divina. Contro questa tesi si scagliò l'umanista
Erasmo da Rotterdam.
Il sacerdozio universale: tutti i credenti sono sacerdoti, perché tutti avevano ricevuto il
battesimo. La lettura e l'interpretazione delle Sacre Scritture (libero esame) erano un diritto di
tutti i credenti e non un monopolio riservato ai sacerdoti (i quali quindi perdevano il loro ruolo di
intermediari tra Dio e fedeli).
La riduzione dei 7 sacramenti (eucarestia, battesimo, penitenza, matrimonio, cresima, ordine,
estrema unzione) a 2: battesimo e eucarestia, unici, a suo avviso, ad essere fondati sulle Sacre
Scritture.
Lucas Cranach, La predica di Lutero (La vera e la falsa Chiesa), 1545
A sinistra Lutero predica dal suo pulpito rivolto a un attento pubblico. I ministri di Lutero amministrano i due sacramenti del
battesimo e della comunione. Il papa (a destra) vende le indulgenze. Si noti le diversità del cielo
La sfida di Lutero
Con la bolla Exurge Domine del 1520, il papa Leone X condannava le idee di Lutero, ordinava che i suoi scritti
fossero messi al rogo e gli lasciava due mesi di tempo per abiurare. Tuttavia, Lutero iniziò a conquistarsi
importanti appoggi:
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L'elettore di Sassonia, Federico il Savio, gli diede protezione.
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Le frange più popolari del proletariato urbano e i contadini lo appoggiavano con entusiamo.
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I borghesi apprezzavano l'aspetto sociale delle tesi di Lutero, vedendovi un incitamento alla rassegnazione,
all'obbedienza e al rispetto dell'ordine.
L'azione di Lutero non dispiaceva nemmeno ai principi tedeschi che vi vedevano l'occasione per indebolire il
potere del papa e per impadronirsi delle vastissime terre che il clero possedeva in Germania.
Gli intellettuali apprezzavano la rivendicazione luterana del diritto di tutti gli uomini di pensare e scrivere
seguendo la propria coscienza.
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Molti ecclesiastici vedevano nell'azione di Lutero un'occasione per riformare in profondità il cattolicesimo.
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Più in generale, nel popolo tedesco si risvegliò una potente ondata di fervore nazionale.
La sfida di Lutero
Sulla strada del ritorno da Worms (dove Lutero si era recato convocato da una Dieta imperiale che
aveva comunque finito per sconfessare le sue tesi), Lutero fu rapito dagli emissari di Federico il
Savio e messo in salvo nello sperduto castello della Wartburg, in Turingia. Mentre Lutero, ormai al
sicuro, attendeva alla traduzione tedesca della Bibbia e alla stesura dei nuovi scritti, le sue idee
dilagavano: la città di Costanza, seguita da molte altre, rifiutò di applicare la condanna imperiale di
Worms e adottò il luteranesimo. Monaci e monache abbandonarono a migliaia i conventi.
La diffusione delle idee di Lutero fu agevolata da un ampio ricorso all'uso della stampa e della
lingua volgare. La Bibbia, tradotta da Lutero, divenne un libro accessibile a chiunque sapesse
leggere. Si trattò di una vera rivoluzione culturale: per la prima volta, un grande pubblico di lettori
(e ascoltatori) prese coscienza di idee rivoluzionarie attraverso un mezzo di comunicazione che
faceva uso di una tecnologia moderna (la stampa) e delle lingue locali. Al fine di facilitare l'accesso
alla parola divina, Lutero promosse una lotta contro l'analfabetismo. In Sassonia, una legge del 1580
stabilì che anche nei più sperduti villaggi, almeno un sagrestano fosse disponibile per
l'insegnamento della lettura e della scrittura.
Lucas Cranach (il Vecchio e il
Giovane), Lutero e altri riformati al
tavolo dell'Ultima Cena, 1565
Il sostegno dei principi tedeschi è
rappresentato in questa tela. Il
principe George di Anhalt (a
sinistra del Messia) si fa ritrarre
accanto a Lutero e a Melantone,
rappresentati come gli apostoli
dell'Ultima Cena. A sinistra in
primo piano il committente, di
fronte a lui si è autoritratto Cranach
il Giovane
La guerra dei contadini
Gli sconvolgimenti politici e religiosi della Riforma si incrociarono con i movimenti sociali.
I cavalieri tedeschi (la piccola nobiltà) scatenarono una guerra civile (1521-23) che fu duramente
repressa dai vecchi feudatari laici ed ecclesiastici.
Molto più grave fu la rivolta dei contadini, che vivevano in condizioni di asservimento molto dure.
Essi elaborarono un documento di rivendicazioni (dodici articoli) in cui si chiedeva, tra l'altro,
l'abolizione di qualsiasi forma di servitù personale, l'uso delle foreste e dei boschi, l'esercizio libero
della caccia e della pesca, la possibilità di eleggere e destituire i parroci, l'abolizione delle decime
(tasse) e delle prestazioni non previste dalla consuetudine. I contadini invocavano Lutero come
loro paladino, ma il monaco agostiniano reagì con una dura critica delle rivendicazioni dei rivoltosi.
Il più noto dei riformatori estremisti, delusi da Lutero, fu Thomas Müntzer, che divenne il capo della
rivolta contadina. Nel maggio 1525 i soldati e i cavalieri inviati dai principi tedeschi annientarono
un esercito contadino a Frankenhausen, in Turingia.
Dalla Germania alla Svizzera
La diffusione della Riforma in Germania sancì una spaccatura tra i principi alla Dieta di
Spira del 1529: 6 principi e 14 città tedesche protestarono apertamente contro il
tentativo di rendere efficace su tutto il suolo germanico l'editto di Worms del 1521 che
condannava il luteranesimo (per questo furono chiamati protestanti).
Alla successiva Dieta di Augusta del 1530 i principi protestanti presentarono la loro
professione di fede, detta Confessione augustea, e nel 1531 strinsero un'alleanza
militare, la Lega di Smalcalda. Il Luteranesimo si diffuse a macchia d'olio in Germania
(rimasero cattoliche la Baviera e le regioni occidentali).
L'altro grande centro di diffusione della Riforma fu la Svizzera, dove le nuove dottrine
furono introdotte da Zwingli, canonico della cattedrale di Zurigo, il quale agì in accordo
con le autorità cittadine. Di contro alla prudenza di Zwinglii, invece, gli anabattisti
(negavano la validità del battesimo dei fanciulli e sostenevano che tutti dovessero essere
ribattezzati) sostenevano la necessità di dar vita immediatamente a una comunità di
fedeli puri (Munster, 1534).
Il calvinismo
L'attività del francese Calvino ebbe il suo centro a
Ginevra, dove egli riuscì a costruire un modello di
società imperniato sull'idea di predestinazione.
Tutta la vita sociale veniva a essere strettamente
controllata. Con il calvinismo, che riconosceva un
ruolo importante alle attività commerciali
(successo segno di predestinazione), tramontava
l'etica medievale.
La dottrina di Calvino
Per volontà imperscrutabile di Dio, alcuni eletti erano predestinati per sempre alla
salvazione; tutti gli altri erano dannati. La salvezza non dipendeva dai meriti
dell'individuo, ma dalla Grazia divina. L'individuo però non doveva rassegnarsi
passivamente al proprio destino, ma ricercare continuamente dentro di sé i segni della
sua appartenenza alla schiera degli eletti. Nella vita di ogni giorno ci si doveva
impegnare: il successo personale, il lavoro ben eseguito erano segni di appartenenza al
gruppo degli eletti. Ciò dava vita a una nuova etica: il denaro doveva essere impiegato,
oltre che per il proprio sostentamento e per quello dei poveri, in attività produttive che
generassero a loro volta nuovi guadagni. Anche negli affari il successo era un segno
della predestinazione divina. Vi fu nella comunità organizzata da Calvino un rigido
controllo morale: furono vietati i giochi d'azzardo, gli spettacoli, il lusso, le taverne. I
peccatori venivano esclusi dalla comunione e la sanzione provocava di fatto
l'emarginazione sociale. Fu addirittura mandato al rogo uno dei più noti intellettuali
dell'epoca, Michele Serveto, reo di aver esposto a Calvino la sua posizione antitrinitaria.
L'Europa riformata
L'area di diffusione della Riforma in Europa fu molto vasta.
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In Francia ebbe successo il calvinismo, che si diffuse anche in Ungheria e nei Paesi Bassi.
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Il luteranesimo si impose invece in Europa settentrionale.
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In Inghilterra, Enrico VIII desiderava annullare il suo matrimonio con Caterina d'Aragona, dalla
quale non aveva avuto eredi maschi, e sposare una dama di corte di cui era innamorato, Anna
Bolena. Il pontefice Clemente VII non concesse l'annullamento e il rifiuto provocò una durissima
reazione del sovrano, che sposò ugualmente Anna Bolena. Da Roma partì immediatamente la
scomunica per Enrico e la sua sposa. Enrico VIII si fece proclamare, con l'Atto di supremazia,
votato dal Parlamento nel 1534, capo supremo della Chiesa d'Inghilterra (chiamata Chiesa
anglicana) e vietò il pagamento delle decime a Roma, si arrogò il diritto di scomunicare, designò i
candidati all'episcopato, abolì i monasteri e ne incamerò i beni. Il filosofo Tommaso Moro, già
cancelliere del re, rifiutò di aderire alla politica del sovrano e fu decapitato. La nascita della
Chiesa anglicana rappresentava uno scisma, ma in realtà senza rotture irreparabili sul piano
teologico con la Chiesa di Roma. Solo in seguito la Chiesa anglicana aderì al protestantesimo.
La Scozia invece, grazie alla predicazione di Knox, aderì al calvinismo.
Tommaso Moro (Londra, 7 febbraio 1478
– Londra, 6 luglio 1535), fu un umanista,
scrittore e politico cattolico inglese; è
venerato come santo dalla Chiesa
cattolica, canonizzato come martire da
Pio XI nel 1935.
Tommaso Moro, ritratto di
Hans Holbein il Giovane
(1527)
La torre di Londra dove
Moro fu imprigionato
Nel corso della sua vita si guadagnò fama
a livello europeo come autore umanista e
occupò numerose cariche pubbliche,
compresa quella di Lord Cancelliere
d'Inghilterra tra il 1529 e il 1532 sotto il re
Enrico VIII. Cattolico, il suo rifiuto di
accettare l'Atto di Supremazia del re sulla
Chiesa in Inghilterra e di disconoscere il
primato del Papa misero fine alla sua
carriera politica e lo condussero alla pena
capitale con l'accusa di tradimento. La
Chiesa cattolica lo venera come santo; nel
2000 papa Giovanni Paolo II lo proclamò
patrono dei governanti e dei politici
cattolici. Dal 1980 è commemorato anche
dalla Chiesa anglicana, come martire della
riforma protestante.
La Riforma in Italia
In Italia la Riforma ebbe una limitata
diffusione e non diventò mai un
movimento popolare, sia per la
mancanza della profonda avversione alla
Chiesa di Roma che c'era invece in altri
paesi, sia per la dipendenza dei signori
dal papa e dall'imperatore. Grande
influenza ebbe Valdés, spagnolo sfuggito
all'Inquisizione iberica e trasferitosi in
Campania, i cui seguaci furono giustiziati
o dovettero emigrare
La candela con intorno la scritta lux lucet in
tenebris, simbolo del valdismo
RELIGIONE
La Controriforma
Il peso delle parole
La reazione cattolica al dilagare del
protestantesimo si sviluppò tra il 1550 e il 1660,
ed è comunemente nota come Controriforma. I
cattolici parlavano di una riforma vera (la loro),
contrapposta a una riforma falsa (la protestante),
mentre i protestanti distinguevano una riforma
vera e unica (quella protestante) da una riforma
falsa (cattolica).
Il concilio di Trento (1545 -1563)
Il pontefice Paolo III Farnese insediò nel 1537 una commissione per analizzare i motivi della crisi e
proporre soluzioni (Consilium emendanda Ecclesia).
Il Concilio di Trento o Concilio Tridentino fu il XIX concilio ecumenico della Chiesa cattolica, aperto
da papa Paolo III nel 1545 e chiuso, dopo numerose interruzioni, nel 1563.
Già prima che il concilio cominciasse erano tramontate le speranze di farne un'occasione di
riconciliazione. I protestanti decisero di non prendervi parte: non accettarono il ruolo preminente
che il papa pretendeva di avervi e la partecipazione dei soli ecclesiastici (contraddiceva il principio
del sacerdozio universale).
Sul piano della dottrina il concilio segnò una netta chiusura nei confronti del protestantesimo.
Sul piano della disciplina fu stabilito l'obbligo del celibato ecclesiastico e quello della residenza; ai
vescovi fu imposto di effettuare visite regolari nelle parrocchie della loro diocesi (visite pastorali).
Fu imposto l'uso del latino come lingua ufficiale della Chiesa. Per combattere la tradizionale
ignoranza del clero fu creata una rete di seminari. Venne istituito il catechismo e fu fatto obbligo ai
curati di insegnare la dottrina ai fedeli nella lingua corrente. L'arcivescovo di Milano Carlo
Borromeo fu incaricato di redigere un Catechismo romano (1566).
Sebastiano Ricci, Papa Paolo III ha la visione del Concilio di Trento
Dipinto di Pasquale
Cati
La Chiesa trionfante
schiaccia l'eresia,
sullo sfondo del
Concilio di Trento
(1588)
San Carlo Borromeo
comunica gli
appestati, in un
dipinto del 1616.
Controllo e repressione
Papa Paolo III su incitamento del cardinale Carafa (futuro
Paolo IV) diede nuovo vigore al Tribunale
dell'Inquisizione per la lotta contro l'eresia e la
stregoneria.
Paolo IV Carafa, ostile a qualsiasi innovazione che non
discendesse dall'alto, interruppe il Concilio di Trento per
un decennio. Egli perseguitò gli ebrei e istituì il ghetto di
Roma. Paolo IV riorganizzò la censura sulla stampa e
fissò i criteri per la compilazione dell'Indice dei libri
proibiti.
Padre Berruguete,
San Domenico
ordina un rogo di
libri eretici
Spinte al cambiamento
Compagnia di Gesù, fondata da Ignazio di Loyola nel 1534.
I gesuiti si sforzarono di penetrare al massimo nella società
che dovevano riconquistare, soprattutto attraverso la
collaborazione con i governi (diventarono confessori ufficiali
di principi e sovrani) e la promozione di istituzioni educative,
nonché attraverso la promozione del culto delle immagini
sacre. La Compagnia di Gesù non trascurò attività
missionarie oltremare: san Francesco Saverio, uno dei primi
collaboratori di Ignazio di Loyola, si recò in India e Giappone,
padre Matteo Ricci in Cina.
Miniatura raffigurante
Matteo Ricci con indosso
tradizionali vesti cinesi
Interno della Chiesa
del Gesù a Roma
La costruzione della
chiesa, che si affaccia
su piazza del Gesù, è
considerata come
una svolta
importante nella
storia dell'arte,
perché fu costruita
secondo lo spirito dei
decreti del Concilio
di Trento: è stata
progettata a navata
unica, perché
l'attenzione dei fedeli
fosse concentrata
sull'altare e sul
celebrante.
PROTAGONISTI
Carlo V
L'ascesa di Carlo V
Nel 1500 nasce Carlo d'Asburgo, da Giovanna
la Pazza (figlia di Ferdinando d'Aragona e
Isabella di Castiglia) e Filippo il Bello (figlio di
Massimiliano I). Nel 1519 Carlo fu eletto
imperatore (grazie all'appoggio finanziario dei
banchieri tedeschi) col nome di Carlo V. Re di
Spagna dal 1516, Carlo V si trovò a governare,
oltre che sulla Spagna – con i territori annessi
di Napoli, Sicilia e Sardegna – anche sulle
terre degli Asburgo in Austria e Boemia, sulla
Fiandra e i Paesi Bassi e sui territori
dell'Impero. Era dai tempi di Carlo Magno che
un sovrano non possedeva in Europa un così
vasto dominio.
(a destra Tiziano, Carlo V in poltrona, 1548)
Il progetto di Carlo V
Il suo progetto di restaurazione dell'autorità imperiale era
ostacolato sul fronte esterno dall'ostilità della Francia e dalla
minaccia dei turchi ottomani, e sul fronte interno dalla
diffidenza dei ceti dirigenti e delle comunità cittadine in
Spagna (rivolta dei comuneros) e dalla questione della
Riforma protestante in Germania (molti principi tedeschi
aderirono alla Riforma in funzione anti-imperiale). Malgrado
i tentativi di conciliazione promossi dall'imperatore, si giunse
allo scontro armato fra Carlo V e i principi protestanti, uniti
nella Lega di Smalcalda. Nell'Impero si formarono due
fazioni, una cattolica e una protestante.
Carlo V contro Francesco I di Francia
La lotta tra Spagna e Francia ebbe come teatro l'Italia. Sconfitto il
re francese Francesco I nel 1525, anche grazie a nuove tecniche di
combattimento basate sulla fanteria, Carlo V insediò Francesco II
Sforza come suo vassallo nel Ducato di Milano (strategico perché
controllando i porti liguri metteva in comunicazione Spagna e
Germania).
Il re di Francia diede vita a un'alleanza antiasburgica (Lega di
Cognac) cui aderì anche il papa. Migliaia di mercenari al servizio
dell'imperatore scesero in Italia e posero al sacco Roma (1527).
Nel 1529 la pace di Cambrai sanciva le rispettive sfere di influenza
tra Carlo V, che a Bologna fu incoronato dalle mani del pontefice,
e Francesco I.
Cuadro de Juan de la Corte, La cattura di
Francesco I, 1525
Francesco I fu duramente sconfitto nella
battaglia di Pavia. Catturato dall'esercito
spagnolo, fu costretto a una pace mortificante,
con la quale dovette rinunciare definitivamente
a ogni pretesa sui territori italiani
Taddeo Zuccari, Ingresso a Parigi di Carlo V,
Francesco I e del cardinal Farnese, 1561-66
Nel 1540 Carlo V, re di Spagna e imperatore del
Sacro romano Impero, organizza un viaggio
ufficiale di due mesi attraverso la Francia per
andare a reprimere la ribellione dei luterani. Il re
di Francia, Francesco I, sperando di ottenere
concessioni dall'imperatore, accoglie il suo
grande avversario, con molti onori.
La minaccia turca
Una delle insidie all'egemonia di Carlo V
fu rappresentata dall'espansione degli
ottomani, che con Solimano, raggiunsero
il cuore dell'Europa (occuparono
l'Ungheria e arrivarono ad assediare
Vienna).
Il Sultano Solimano
I il Magnifico
Il tramonto dell'idea di Cristianità è ben
testimoniato dall'alleanza del re di
Francia con il sultano in funzione
antiasburgica.
Attacco a La Goletta e Tunisi, 1533. Dinanzi alla minacciosa avanzata turca nell'Europa cristiana
e nei domini spagnoli del Mediterraneo Carlo V mosse un vittorioso attacco contro le armate
turche, che gli permise di conquistare la città di Tunisi
La ripresa della guerra e la pace di Crépy
Alla morte del duca di Milano, Carlo V occupò quella
regione e ciò riaccese la lotta con la Francia, che ne uscì
sconfitta. Ma il re di Francia riuscì comunque a firmare
una pace favorevole a Crépy nel 1544.
La guerra riprese con il nuovo re di Francia Enrico II, che
spostò l'asse del conflitto dall'Italia alla Germania (ove
ebbe l'appoggio dei principi luterani).
La pace di Augusta e la rinuncia di Carlo V
Il primo a rendersi conto della fine dell'idea di Impero fu lo stesso Carlo V. Egli, nel 1555
risolse il conflitto con i principi protestanti, con la pace di Augusta, che sanciva la
divisione della Germania tra cattolici e luterani e affermava l'obbligo per i sudditi di
seguire la confessione del loro sovrano (Cuius regio eius religio).
L'anno successivo Carlo V abdicò, dividendo l'Impero tra il fratello Ferdinando I (che
ebbe la corona imperiale, le terre degli Asburgo, Boemia e Ungheria) e il figlio Filippo II
(Spagna, Milano, Napoli, Sicilia, Sardegna, Paesi Bassi, colonie americane). Con questo
atto riconosceva l'irrealizzabilità dell'Impero universale. Carlo si ritirò in un monastero
fino alla morte, che sopraggiunse nel 1558.
Uno strascico nella lotta tra Francia e Spagna si ebbe con la guerra tra Enrico II (nuovo
monarca Francese) e Filippo II (re di Spagna), conclusasi con la pace di CateauCambrésis (1559).
Carlo V riceve la Confessio Augustana.
Dopo la vittoria sulla lega Smalcalda, Carlo V intervenne alla sessione del 1547-48 dove il
tentativo di dare la priorità al cattolicesimo venne respinto da molti principi. La risoluzione delle
tensioni religiose venne rimandata alla sessione del 1555, dove venne conclusa la Pace di
Augusta. Il trattato riconobbe la Confessio Augustana e codificò il principio cuius regio, eius
religio, secondo il quale ogni principe aveva il potere di decidere la religione dei suoi sudditi.
La pace di Cateau-Cambrésis, 1559. Un abbraccio e una stretta di mano
suggellano la pace di Cateau-Cambrésis, l'accordo stipulato tra Filippo II
di Spagna ed Enrico II di Francia, nel 1559, a chiudere una lunga lotta fra
Asburgo e Valois durata circa quarant'anni.
PROTAGONISTI
Filippo II
Filippo II
Filippo II, il nuovo re di Spagna (figlio di Carlo V) fu il
campione della Controriforma nella seconda metà del
XVI secolo. Il suo regno durò oltre 40 anni (1556-98). Al
contrario di Carlo V, che viaggiò tutta la vita da un capo
all'altro dei suoi domini europei, Filippo II non si mosse
dalla Castiglia e decise di trasferire la corte a Madrid, nel
palazzo dell'Escorial.
Palazzo dell'Escorial. Tra il 1563 e il 1584, Filippo II fece erigere questo palazzo-monastero per accogliere le salme dei
membri della famiglia reale. Stile austero e imponente. La camera da letto comunicava direttamente con la Chiesa
I problemi del governo: burocrazia
L'attività governativa della corte era affiancata da una serie
di Consigli (simili ai moderni ministeri).
Era pratica comune la vendita delle cariche: l'aspirante a un
posto statale doveva sborsare una somma corrispondente
all'importanza dell'incarico. Il funzionario, una volta
nominato, cercava di recuperare la somma con i proventi
della carica. Oltre allo stipendio, modesto, il funzionario
percepiva dai privati, per ogni atto amministrativo, altri
emolumenti. Questa situazione diede luogo a una diffusa
corruzione.
I problemi del governo: economia
Dopo il 1560 cominciarono ad affluire in Spagna grossi quantitativi di
oro e d'argento dalle miniere del Perù e del Messico. Questa enorme
ricchezza non fu però utilizzata per promuovere lo sviluppo economico
del paese, ma finì per transitare verso mercati esteri. Infatti,
all'incremento della domanda di merci (determinato dalla maggiore
disponibilità di metalli preziosi) non corrispondeva un adeguato
incremento dell'offerta (l'apparato produttivo spagnolo restava
inadeguato). Ciò determinò un aumento dei prezzi, di cui fece le spese
gran parte della popolazione. La Spagna arrivò addirittura per tre volte a
dichiarare la bancarotta, che comportava la mancata restituzione dei
capitali avuti in prestito.
La pirateria e la lotta contro i turchi (la
battaglia di Lepanto)
Lo scontro tra cristiani e musulmani nel Mediterraneo si
riassumeva in quello tra Impero ottomano e Spagna. Alla guerra
aperta si mischiava la pirateria.
La tensione tra spagnoli e musulmani precipitò in conseguenza
della conquista turca di Cipro. Il papa Pio V organizzò una Lega
santa contro i turchi, insieme alla Spagna e a Venezia, guidata da
Giovanni d'Austria, fratello di Filippo II. Nel 1571 nelle acque di
Lepanto (città greca nel golfo di Corinto) si fronteggiarono due
grandi flotte e fu una disfatta per i turchi.
Giorgio Vasari, La
battaglia di
Lepanto, 1572-73
In questo affresco
del Vasari, alla
raffigurazione
della battaglia
navale fra la Lega
santa e i turchi si
affianca una
rappresentazione
della lotta fra il
Bene e il Male: in
cielo (a sinistra)
Cristo impugna la
folgore e gli
apostoli
brandiscono le
loro spade contro
le forze
demoniache (a
destra). In basso la
Fede cristiana è
incoronata
d'alloro per la sua
vittoria contro i
turchi “infedeli”
La rivolta dei Paesi Bassi
Gli abitanti dei Paesi Bassi mal sopportavano l'ingerenza
spagnola, per ragioni di ordine fiscale, politico e religioso (nei
Paesi Bassi era molto diffuso il calvinismo). Filippo II intraprese
una politica di persecuzione a danno dei calvinisti.
Nel 1566 in alcune importanti città dei Paesi Bassi scoppiò una
rivolta messa in atto da masse popolari sobillate dai calvinisti.
Le province del Nord, guidate da Guglielmo d'Orange, riuscirono
a sottrarsi al dominio spagnolo dando vita alla Repubblica delle
sette Province Unite, che saranno formalmente riconosciute dalla
Spagna con la pace di Vestfalia
Pieter Bruegel il
Vecchio, La strage
degli innocenti,
1566
Bruegel dipinse il
quadro prendendo
spunto
dall'episodio
evangelico in cui si
narra di Erode che
ordinò l'uccisione
di tutti i neonati
maschi di
Betlemme. La
strage è
ambientata in un
villaggio
fiammingo, sotto
gli occhi di un
gruppo di cavalieri
che tengono le
loro aste in
perfetta verticale,
una caratteristica
peculiare delle
truppe spagnole
PROTAGONISTI
Elisabetta I
Elisabetta I d'Inghilterra
Alla morte del protestante Edoardo VI vi fu, con Maria la
Cattolica, una brutale restaurazione del cattolicesimo. La
situazione si normalizzò con il lungo regno (1558-1603) di
Elisabetta, che orientò il paese verso il protestantesimo ma
ostacolando le frange più radicali (i puritani).
Il maggior problema politico fu quello dei rapporti con la
regina di Scozia, Maria Stuart. Una torbida vicenda di corte
costrinse quest'ultima ad abdicare, riparando in Inghilterra.
Mogli e figli di Enrico VIII
Da Caterina d'Aragona: Maria I d'Inghilterra
(Maria la Sanguinaria)
Da Anna Bolena: Elisabetta I
Da Jane Seymour: Edoardo VI
Da queste mogli ebbe anche altri figli morti
prematuri. In tutto ebbe 7 mogli
Elisabetta I col setaccio di Tuccia, simbolo di castità.
Dipinto di Quentyn Metsys il Giovane, 1583.
La regina Elisabetta nel giorno della sua incoronazione. Il
ritratto è del primo decennio del XVII secolo ed è una
copia dell'originale del 1559, andato perduto.
Maria Stuarda si avvia al patibolo.
Dipinto di Scipione Vannutelli
(1861)
La condanna a morte di Maria
firmata da Elisabetta.
L'Inghilterra elisabettiana
Durante il regno di Elisabetta l'Inghilterra si affermò
come una delle maggiori potenze. Si verificò una fase di
notevole crescita economica. L'incremento della
produzione tessile stimolò la trasformazione delle
colture, l'aumento delle esportazioni e un
miglioramento dei livelli di vita.
La ricchezza si accrebbe anche grazie al bottino delle
navi corsare inglesi. La flotta inglese conquistò le rotte
oceaniche; nello stesso periodo, i primi tentativi di
fondare colonie in America.
Sviluppo culturale e civile
Il regno di Elisabetta non solo segnò l'esordio dell'Inghilterra
come grande potenza nella scena europea, ma fu
caratterizzato da un grande sviluppo culturale e civile, che è
passato alla storia come "età elisabettiana". Tale fioritura si
estrinsecò in letteratura e principalmente nel teatro,
soprattutto con William Shakespeare, Christopher Marlowe,
Ben Jonson, John Webster, John Ford e altri. Grande sviluppo
ebbero anche la musica (William Byrd, John Bull) e
l'architettura, influenzata dalla cultura rinascimentale
italiana e da quella fiamminga.
Scena dal dramma storico Enrico VI,
basato sulla vita del monarca
Enrico VI d'Inghilterra,
William Shakespeare nel ritratto
eseguito da Martin Droeshout
La guerra tra Spagna e Inghilterra
Il papato e la monarchia spagnola cercarono attraverso
varie trame di abbattere il regno di Elisabetta.
Attizzarono anche la ribellione dell'Irlanda cattolica; alla
rivolta gli inglesi risposero con vere e proprie misure di
sterminio. Le trame anti-inglesi della Santa Sede e della
Spagna provocarono la fine di Maria Stuart, condannata
a morte dopo la scoperta di un'ennesima cospirazione.
Divenne allora inevitabile la guerra tra Spagna e
Inghilterra: ma il disegno di Filippo II fu vanificato dalla
sconfitta della sua flotta, l'Invincibile Armata (1558)
Il ritratto di Elisabetta fu dipinto intorno al 1588 per commemorare la disfatta dell'Invincibile Armata.
Elisabetta tiene la mano sul globo, simbolo di autorità, mentre sullo sfondo è raffigurato l'evento.
RELIGIONE
Guerre di religione
Guerre di religione e conflitti tra potenze
Tra gli anni '70 del XVI secolo e il 1648, l'Europa fu insanguinata
da una serie ininterrotta di guerre di religione.
Alla lotta religiosa tra cattolici e protestanti si intrecciò il conflitto
tra gli Asburgo (che regnavano sulla Spagna e sull'Impero) e la
Francia. I paesi cattolici sostenevano gli Asburgo e quelli
protestanti la Francia.
Solo nel 1648, con la pace di Vestfalia, si raggiunse l'equilibrio
religioso e tramonta definitivamente il sogno degli Asburgo di
unificare l'Europa sotto la religione cattolica; mentre l'Impero si
frammentava, la Francia diveniva la principale potenza europea.
Le guerre di religione in Francia
In Francia, il contrasto tra cattolici e protestanti (gli ugonotti) è
sempre più profondo e sprofonda in una guerra civile, il cui
episodio più grave fu la notte di San Bartolomeo (nel 1572),
quando migliaia di ugonotti, convenuti per una cerimonia, furono
massacrati da popolani parigini, accanitamente antiprotestanti,
sobillati dalle autorità.
La situazione si normalizzò solo quando salì al trono Enrico IV di
Borbone, il quale si convertì al cattolicesimo e promulgò l'editto
di Nantes (1598) che sanciva un compromesso tra cattolici e
ugonotti (agli ugonotti venivano concessi diritti politici e piena
libertà di culto, ad eccezione della città di Parigi; inoltre, agli
ugonotti venivano concesse 100 Piazzeforti nel paese).
François Dubois (1529–1584), Il massacro di san Bartolomeo.
La notte di San Bartolomeo è il nome con il quale è passata alla storia la strage compiuta nella notte tra il 23 ed il 24
agosto 1572 dalla fazione cattolica ai danni degli ugonotti a Parigi in un clima di rivincita indotto dalla battaglia di
Lepanto e dal crescente prestigio della Spagna.
Guerra dei Trent'anni
Di fronte alla politica di “tedeschizzazione” e cattolicizzazione
perseguita dal Ferdinando, nuovo sovrano di Boemia e Ungheria
e futuro Imperatore (Ferdinando II), il popolo della Boemia si
ribellò (1618): una folla invase il Palazzo Reale, gettò dalla finestra
due rappresentanti imperiali (defenestrazione di Praga) e
proclamo nuovo re il capo dell'Unione evangelica (il calvinista
Federico V). Da questo episodio prese avvio la guerra dei
trent'anni che avrebbe interessato l'Europa per trent'anni.
L'Imperatore riuscì a sconfiggere la Boemia, poi la Svezia.
Fu la Francia di Luigi XIII e Richelieau che bloccò l'Impero e
costrinsero Ferdinando III a firmare la pace di Vestfalia
Praga
Praga sorge al
centro della
pianura boema.
Fin dall'XI
secolo è stata
sede dei re di
Boemia e dal
'500 è stata una
delle sedi più
rappresentative,
insieme a
Vienna e
Budapest,
dell'Impero
Asburgico.
La terza defenestrazione di Praga
(dipinto di Matthäus Merian il
vecchio )
La politica di intolleranza cattolica
intrapresa da Ferdinando di Stira,
nominato re di Boemia nel 1617,
dopo la morte dell'Imperatore
Rodolfo II d'Asburgo, provoca la
ribellione dei calvinisti.
Il 23 maggio del 1618, una
delegazione di riformati entra nel
castello di Praga. Non trovando il
re, i ribelli sfogano la loro rabbia
scaraventando dalle finestre due
delegati imperiali con il loro
segretario. L'episodio segna
l'inizio della guerra dei Trent'anni.
Pace di Vestfalia
La pace di Vestfalia segnò il definitivo crollo del disegno politico e
religioso asburgico di unificare l'Impero sotto il vessillo della
religione cattolica e sancì la divisione della Germania in una
miriade di staterelli autonomi.
Gli Asburgo esercitavano ormai la loro sovranità solo sui domini
ereditari di Austria, Boemia e Ungheria, mentre la Francia
raggiungeva un'incontrastata egemonia continentale.
La guerra dei Trent'anni, che concluse la lunga fase delle guerre
di religione, ebbe conseguenze immediate gravissime: molte
regioni europee subirono enormi devastazioni, le finanze degli
Stati belligeranti furono ridotte allo stremo.
RIVOLUZIONE
La Rivoluzione inglese
La crisi del '600
I primi decenni del '600 furono caratterizzati da una nuova fase di
stagnazione economica e demografica e da una crisi
generalizzata, a causa di guerre, pestilenze e carestie.
La rivoluzione dei prezzi del '500 ebbe effetti di lungo periodo,
determinando una contrazione della domanda di beni.
Anche le trasformazioni del commercio a lunga distanza
accentuarono gli squilibri tra le aree avviate verso lo sviluppo
capitalistico (Olanda e Inghilterra) e quelle afflitte da
stagnazione economica (Spagna e Italia).
Sul piano culturale nasce una nuova fase chiamata barocco.
Luigi Scaramuccia, Federico Borromeo visita il lazzaretto di Milano durante la peste del 1630
Adriaen Pieterz va de Venne,
Allegoria della povertà, 1630
Jacques Callot, Lo storpio
Job Berckheyde – La Borsa di
Amsterdam, 1668
Il peso della crescente pressione fiscale da
parte dello Stato, lo sforzo di ripresa
economica della feudalità e la formazione di
nuove fortune borghesi ricaddero direttamente
sui contadini e sulle classi popolari urbane,
inasprendo i conflitti sociali già in atto.
In contrapposizione alla situazione dei
contadini, il quadro qui sotto rappresenta lo
sviluppo della Borsa e dell'economia di
mercato
Stato moderno e monarchie assolute
Nel corso della prima metà del '600, i sovrani accentuarono il processo di
centralizzazione dello Stato. Il potere dei re assunse un rilievo e un peso
sempre maggiori e i poteri locali subirono un drastico ridimensionamento.
Si aprì l'età dell'assolutismo. La sovranità dello Stato coincide con la volontà
del monarca, libera da vincoli giuridici e da controlli parlamentari.
Il progetto assolutistico incontrò l'ostilità dei ceti aristocratici (gelosi dei propri
privilegi), dei Parlamenti (decisi a difendere le proprie prerogative) e dei ceti
popolari. In molti luoghi l'opposizione si tramutò in aperta rivolta. Mentre in
alcuni paesi, come la Francia, l'assolutismo si impose, in altri fallì, come in
Inghilterra, dove si giunse a una monarchia costituzionale, in cui il potere del
re fu affiancato e limitato da quello del Parlamento.
L'Inghilterra di Giacomo I
Estintasi, con la morte di Elisabetta, la dinastia Tudor,
salì sul trono d'Inghilterra Giacomo I Stuart (1603), che
seguì una politica di forte accentramento monarchico
basata sulla riaffermazione dell'autorità della Chiesa
anglicana (persecuzione dei puritani → fuga dei Padri
Pellegrini), sull'esautorazione della Camera dei Comuni,
sulla creazione di tribunali regi, su un inasprimento
della tassazione. Tale politica suscitò un forte
malcontento che trovò il suo centro nel Parlamento.
Mayflower in Plymouth Harbor di William Halsall, 1882.
Padri Pellegrini, appena sbarcati
Il progetto di Carlo I
I contrasti tra re e Parlamento si accentuarono durante il regno di Carlo
I Stuart. La politica di repressione dell'opposizione politica e religiosa
attuata da sovrano, gli inasprimenti fiscali legati alla vendita delle
cariche pubbliche, furono tutti elementi che scavarono un fossato tra il
re, da un lato, e la gentry (piccola nobiltà) e la borghesia dall'altro.
La lotta contro il puritanesimo portò a una guerra con la Scozia, per far
fronte alla quale Carlo I fu costretto a convocare il Parlamento, dove si
manifestò una forte opposizione che riuscì infine a imporsi al re.
La situazione si aggravò con lo scoppio della rivolta cattolica irlandese,
che il re era accusato di aver fomentato.
Il fallimento di un tentativo di colpo di Stato di Carlo I provocò la guerra
civile (1642).
Scene di massacri compiuti nel XVII secolo ai
danni degli irlandesi, che da decenni si
ribellavano al dominio inglese. Si calcola che la
repressione delle rivolte fu spietata: la
popolazione irlandese scese da 1500000 a
600000 individui.
La guerra civile
Dalla parte del re si schierarono i cosiddetti “cavalieri”, ovvero i nobili e
l'altissima borghesia; i sostenitori del Parlamento erano detti invece
“Teste rotonde” (così erano chiamati i puritani per l'uso di portare i
capelli corti) e fra essi vi erano i membri della borghesia medio-alta, dei
commercianti, dei bottegai, degli artigiani, tutti interessati a un regime
di maggiore libertà dal giogo fiscale regio e di maggiore partecipazione
politica.
Lo scontro ebbe una svolta, allorché si affacciò sulla scena politica e
militare il puritano Oliver Cromwell, che riorganizzò le truppe
parlamentari nel New Model Army: i soldati eleggevano liberamente i
loro ufficiali ed erano oggetto di un indottrinamento politico e religioso
di stampo puritano, che li motivava fortemente alla lotta.
Ernest Croft, Oliver Cromwell alla testa delle sue truppe.
Questo dipinto ottocentesco raffigura l'immagine vittoriosa di Cromwell dopo
la battaglia di Marston Moor 1644. Il successo di Cromwell e delle truppe
parlamentari su quelle reali fu favorito da un'efficiente riorganizzazione
dell'esercito, il New Model Army
Morte del re e proclamazione della
Repubblica
Il successo delle truppe parlamentari provocò la
divisione dello schieramento dei vincitori. Nel 1648
Cromwell fu accusato di tradimento per aver cercato di
salvare l'istituto monarchico, ma riuscì a superare il
momento di difficoltà grazie ad altri successi militari e
politici: sconfisse gli scozzesi (capeggiati dal re) e i
rivoltosi realisti, occupò Londra ed espulse gli
oppositori dal Parlamento.
Dopo la condanna a morte e l'esecuzione del re (1649)
fu proclamata la Repubblica.
Disegno tedesco raffigurante l'esecuzione capitale di Carlo I.
Il potere di Cromwell: l'Atto di
navigazione
Ottenuto il potere, Cromwell mise a tacere le frange
estremiste (levellers e diggers) e ristabilì l'ordine in
Irlanda e Scozia.
In politica estera, Cromwell riuscì a incrementare la
potenza commerciale e coloniale inglese: nel 1651
promulgò l'Atto di navigazione, in base al quale i
collegamenti commerciali con l'Inghilterra venivano
riservati alle navi inglesi o dei paesi da cui provenivano
le merci; inoltre, il commercio con le colonie inglesi
d'oltremare era monopolio della madrepatria.
La Battaglia di Scheveningen del 10 agosto
1653, dipinta nel 1654 circa da Jan
Abrahamsz Beerstraaten, illustra la battaglia
finale della prima guerra sull'Atto di
Navigazione.
Vanno sotto il nome di atti di navigazione (in
inglese Navigation Acts) alcuni atti legislativi
dell'Inghilterra, emanati a partire dal 1651,
tesi a limitare l'attracco del naviglio estero
presso tutti i porti britannici, compresi quelli
delle colonie. Lo scopo era quello di
alimentare un imponente commercio
nazionale inglese a discapito delle nazioni
concorrenti, quali Province Unite e
Portogallo. Stabiliva, inoltre, che il
commercio con le colonie inglesi d'oltremare
era monopolio della madrepatria. Fu il primo
esempio di una politica protezionista; l'Atto
portò a tre guerre sull'Atto di Navigazione tra
Inghilterra e Province Unite (1652-1654;
1665-1667; 1672-1674), che vide la prima
vincitrice, portandola ad avere il primato
marittimo. Da quel momento l'Inghilterra
fece in modo di avere una marina grande
quanto l'equivalente della somma della
seconda e terza marine più grandi.
Il potere di Cromwell: Lord protettore
In politica interna Cromwell si trovò di fronte a una
costante opposizione del Parlamento, che nel 1653
venne disciolto (dopo essere stato in precedenza
ulteriormente epurato), mentre Cromwell assumeva il
titolo di Lord protettore di Inghilterra, Scozia e Irlanda.
Il potere di Cromwell assumeva sempre più i connotati di
una dittatura militare, fino al progetto di trasformazione
del Protettorato in una vera e propria monarchia
ereditaria.
Il Commonwealth of England o Repubblica inglese è il nome del
governo repubblicano che esercitò il potere dapprima nel regno
d'Inghilterra (compreso il Galles) e poi in quello d'Irlanda e in quello di
Scozia dal 1649 al 1660, nel pieno delle cosiddette guerre dei tre regni.
Dopo l'esecuzione capitale di Carlo I, avvenuta il 30 gennaio 1649,
l'esistenza del commonwealth fu inizialmente dichiarata da un atto del
Rump Parliament il 19 maggio 1649. Il governo che durò dal 1653 al
1659 è propriamente chiamato Protectorate, e prese forma di un
governo personale tenuto da Oliver Cromwell e, dopo la sua morte, dal
figlio Richard, come Lord Protector. Il termine Commonwealth è
tuttavia vagamente usato per descrivere il sistema di governo che durò
per tutto il periodo dal 1649 al 1660. Gli anni dell Interregnum inglese e
non deve essere confuso con il Commonwealth delle nazioni che è
l'organizzazione che è succeduta al British Commonwealth nel 1949.
Il Commonwealth delle Nazioni (CN), solitamente indicato come
Commonwealth, è un'organizzazione intergovernativa di 54 Stati
membri indipendenti e tutti, a parte il Mozambico ed il Ruanda,
precedentemente facenti parte dell'impero britannico del quale è una
sorta di sviluppo su base volontaria, con una popolazione di
2.132.708.561 (circa).
Restaurazione degli Stuart
Morto Cromwell nel 1658, il figlio Richard
assunse il potere, ma dovette lasciarlo dopo
pochi mesi in un dilagare di sommosse popolari
che annunciavano la fine della Repubblica. Nel
maggio 1660 il generale George Monk, con
l'approvazione del Parlamento, marciò su Londra
e mise sul trono l'erede di Carlo I, Carlo II Stuart
(1660-85).
Nel 1660, il nuovo Parlamento esortò il ritorno del legittimo sovrano (Carlo II). Londra era pronta ad accogliere il suo re.
Ben presto Carlo emanò la dichiarazione di Breda, con la quale accettava di divenire re e garantiva un «perdono libero e
generale» a qualunque vecchio nemico del futuro re e di suo padre, che lo riconoscesse come proprio legittimo sovrano,
fatta eccezione per alcuni dei regicidi. Si impegnò infatti a firmare Act of Indemnity and Oblivion con il quale escludeva
dal perdono solamente cinquanta famiglie particolarmente coinvolte. Promise anche il mantenimento di un Parlamento
libero, che si ergesse come rappresentante del popolo e la garanzia di tolleranza religiosa. Il Parlamento decise di
accettare le condizioni di Carlo e di farlo rientrare in patria. Il sovrano ricevette queste notizie a Breda l'8 maggio 1660.
Anche in Irlanda Carlo era già riconosciuto come legittimo sovrano.
Carlo partì sull'ammiraglia di quella che era la sua nuova flotta e che fu chiamata in suo onore Royal Charles e giunse a
Dover il 25 maggio 1660; arrivò a Londra il 29 dello stesso mese, giorno del suo trentesimo compleanno. In breve tempo
furono condannati a morte i regicidi, undici in tutto (Dipinto di Lieve Pietersz Verschuier che raffigura la Royal Chalres
nel porto di Rotterdam, il giorno prima dell'arrivo a Dover).
La Francia di Luigi XIII e Richieleau
Luigi XIII, assunto in pieno il potere (dopo la
reggenza di Maria dei Medici), si valse dell'aiuto
di Richielieu, che si dedicò con successo alla
sottomissione degli ugonotti, alla repressione
dei nobili dissidenti e potenziò il ruolo dei
funzionari regi; non riuscì però a risolvere il
problema delle agitazioni popolari causate dal
forte fiscalismo.
Mazzarino e la Fronda
Alla morte di Richelieu, Mazzarino ne prese il posto e ne proseguì la
politica. La prosecuzione della guerra con la Spagna imponeva un forte
impegno finanziario cui Mazzarino cercò di far fronte attraverso una
riforma del sistema di riscossione delle imposte che suscitò
l'opposizione dei Parlamenti, roccaforti della nobiltà di toga.
L'opposizione degenerò in aperta rivolta (la Fronda parlamentare, 164849), placatasi soltanto dopo l'accettazione delle rivendicazioni
parlamentari (poi vanificate da Mazzarino). Nel 1650 prese l'avvio la
Fronda dei principi, causata dall'ostilità dell'aristocrazia allo strapotere
di Mazzarino e dalla forte pressione fiscale. Domata la rivolta (1653),
Mazzarino, alleatosi con l'Inghilterra di Cromwell, poté riprendere la
guerra contro la Spagna che, sconfitta, sottoscrisse nel 1659 la pace dei
Pirenei.
I capi della Fronda si sottomettono al giovane Luigi XIV, 1653.
I capi della Fronda dei principi, sconfitti nel 1652 nei pressi di Parigi, rientrano nella capitale e sono costretti al
gesto formale della sottomissione al cospetto di Luigi XIV. Il giovane sovrano rimane impassibile sotto lo sguardo
vigile della regina madre (Anna d'Asburgo).
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