BASSIGNANA COMPENDIO DELLA SUA STORIA Pietro Luigi

BASSIGNANA
COMPENDIO DELLA SUA STORIA
Pietro Luigi Garavelli
Introduzione
Sotto il camice di un medico può battere il cuore anche di uno “storico”…
Così lo Scrivente, completata la propria carriera professionale arricchita da oltre
cinquecento pubblicazioni scientifiche di infettivologia, si è dedicato pure a ricerche
storiche sulla propria famiglia, i Caravello di Venezia. In questo modo grazie ai
documenti raccolti precedentemente in venticinque anni ed in parte sistematizzati, tra
il 2010 ed il 2011 ha scritto tre libri sul casato, rispettivamente “I Caravello. Storia di
un’antica famiglia italiana”, “I Caravello. Le origini” e “Durazzo, Anno Domini
1082”.
Visti i buoni esiti del lavoro, al medesimo è stato proposto di compendiare le vicende
del paese, ove la propria famiglia ha vissuto negli ultimi quattro secoli, Bassignana.
Si tratta di un borgo posto su un terrazzo naturale alla confluenza del Tanaro
col Po, quindi in posizione strategica come snodo commerciale e militare. Non a
caso nel 1322, 1745 e 1799 hanno avuto luogo tre battaglie di grande rilevanza
storica.
Giovanni Torti e Flavio Fagnani con un lavoro trentennale, durato dal 1963 al
1990 con la pubblicazione dell’ultimo volume, hanno illustrato compiutamente
gli accadimenti del paese nel “Profilo Storico di Bassignana”, diviso in quattro
parti: nel 1970 fu stampato il Primo Volume “Le linee generali di svolgimento”,
nel 1973 il Secondo “Le chiese, i monasteri, gli ospedali”, nel 1979 il Terzo “Il
Comune. Il Po.” e nel 1990 il Quarto “Documenti di storia”. Fra gli Autori
dell’ultimo libro è anche Angelo Fabbio, in quanto Giovanni Torti era nel
frattempo deceduto e non è riuscito a vedere il completamento della sua fatica.
In questo compendio lo Scrivente ha quindi cercato di riassumere duemila anni di
fatti bassignanesi, cercando di essere il più aderente possibile allo spirito dei tre
insigni Storici locali.
Il lettore pertanto vedrà solo gli aspetti più rilevanti della storia di Bassignana,
oltreché la struttura del paese nel medioevo con le chiese, i monasteri, gli ospedali, i
ponti e i porti fluviali sul Po ed il Tanaro. Si sono volutamente tralasciati gli eventi di
ampio respiro nazionale che hanno fatto da sfondo agli accadimenti del borgo: per
completare la propria sete di sapere si rimanda al “Profilo Storico di Bassignana”, ad
altri Volumi del settore ed a quanto ormai è disponibile in rete tramite Internet.
Pietro Luigi Garavelli
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Capitolo I
Dall’età romana all’ottoniana
Quando si risale il corso medio del Po e si varca la foce del Tanaro appare un terrazzo
naturale che domina la pianura circostante. Su questo modesto rilievo, presso quindi
la confluenza dei fiumi, si sviluppò un centro abitato che assunse in seguito il nome
di Bassignana. Questa collocazione strategica segnò il destino del borgo, da sempre
importante snodo commerciale e militare.
Sicuramente il territorio fu abitato da una popolazione mista ligure e gallica e poi
nell’ambito della centuriazione, cioè il sistema con cui veniva organizzato in modo
regolare il terreno agricolo, coltivato da coloni romani. L’esistenza di una importante
villa, residenza di famiglie aristocratiche e di legionari veterani, nel I secolo d.C. è
testimoniata dal ritrovamento di diverse iscrizioni, delle quali soltanto una, la stele di
Sesto Emilio, figlio di un altro Sesto, appartenente alla legione ottava, è scampata alla
dispersione. Inoltre il nome stesso della località, villa Bassiniana poi nella forma
contratta Bassiniana, è da ricondurre all’eponimo Bassinus di indubbia impronta
romana.
In questo stesso periodo si svolse la leggendaria evangelizzazione di San Siro, primo
vescovo di Pavia. Nelle campagne il Cristianesimo, già introdotto nel IV secolo d.C.,
soltanto nel secolo seguente si organizzò con l’istituzione delle pievi rurali,
subordinate all’autorità dei vescovi: quella di Bassignana dipese in origine fino al X
secolo dalla Diocesi di Tortona e poi venne incardinata in quella di Pavia.
La pieve bassignanese con la chiesa dedicata a San Giovanni Battista fu di antica
istituzione e di vasta estensione territoriale come dal diploma di Ottone II del 22
novembre 977, col quale si confermava al vescovo pavese Pietro il possesso della
pieve stessa. Parti importanti di questo edificio risalenti all’età romanica si possono
ancora osservare nel locale cimitero, che da tempo immemorabile circonda la
struttura.
Caduto l’Impero Romano nel VI secolo il borgo costituì un avamposto – castrum avanzato longobardo, presidiato probabilmente da una guarnigione gepidica. Non a
caso infatti la dedicazione del castello con l’annessa chiesa a San Michele si inquadra
in questo contesto, essendo tali popolazioni particolarmente devote a questo santo.
Con l’età carolingia il paese venne assegnato alla contea di Pavia al pari di tutte le
altre località a meridione del Po, che in epoca dei Comuni costituirono il territorio
indicato come Ultrapadum.
All’ alba del nuovo millennio il territorio era suddiviso fra una folla di piccoli
proprietari, signori laici ed enti ecclesiastici, fra i quali il Monastero di Nonantola, il
vescovo di Tortona, Liutfredo, e soprattutto quelli di Pavia.
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Costoro riuscirono a conservare per molti secoli i loro possedimenti, comprensivi
della pieve con tutti i diritti fiscali che gravavano sull’intera circoscrizione
battesimale.
La lontananza dalla sede vescovile finì col determinare il godimento o forse
l’usurpazione delle proprietà ecclesiastiche da parte della comunità locale, cosicché
nella seconda metà del XIII secolo i vescovi Guglielmo Cipolla e Guido Langosco
cercarono di recuperare i loro beni con scarso successo.
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Capitolo II
Dall’età comunale alla sforzesca
La battaglia del 1322
Il dominio pavese su Bassignana fu riaffermato dai diplomi di Federico I Barbarossa
datato 8 agosto 1164 e di suo figlio Enrico IV del 1191. Nel frattempo i Bassignanesi
iniziarono a costituire una forma embrionale di Comune che consistette
essenzialmente nella facoltà di riunirsi in assemblea per eleggere i propri
rappresentanti e presentare, discutere e approvare le proposte per la gestione degli
affari di interesse collettivo.
Questo Comune rurale si articolò con due consoli annuali, competenti su tutta la
pubblica amministrazione locale, i credentari, i campari, i custodi delle porte, gli
stimatori ed altri organi inferiori.
Inoltre le delibere furono stese da un pubblico notaio in funzione di cancelliere,
divenuto quindi da dipendente occasionale un funzionario pubblico con precisi
obblighi ed incarico ben delimitato nel tempo.
Nell’atto vescovile del 22 maggio 1212 è già delineata una diarchia formata da due
consoli, Giacomo Colli e un Lavezzari, assistiti da un consiglio di credenza composto
da venti membri.
Pochi anni dopo, intensificandosi la lotta politica interna, comparve anche il podestà,
un funzionario venuto dal di fuori cui furono attribuite in particolare le competenze di
carattere giudiziario. Ignota è la sede invece del Broletto.
Nonostante che questo periodo fosse dilaniato da una lunga serie di lotte sanguinose
fra le città padane, a Bassignana l’unico evento degno di nota fu la scelta nel 1206 e
1207 di questo luogo come sede per stipulare la pace fra Alessandria ed Acqui,
ponendo fine ad una lunga guerra.
Persistendo il dominio pavese, il borgo passò quindi dal 1254 al 1268 sotto il governo
di Uberto Pallavicino, di fatto il signore della città sul Ticino.
Alla sua morte numerose famiglie guelfe abbandonarono Pavia per rifugiarsi a
Bassignana, unitamente ai Torriani ed agli altri Guelfi di Milano, Piacenza e Tortona.
Iniziò da questo momento il singolare ruolo svolto per vari decenni dal paese asilo
sicuro dei guelfi pavesi quando le convulsioni politiche nella loro città ne
provocavano l’esilio.
In quest’epoca il castello costituiva una piazzaforte pressoché imprendibile,
soprattutto verso il lato settentrionale difeso dal corso del Po, ed era in stretto
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collegamento con la rocca che sorgeva sulla sponda opposta del fiume, per assicurare
il controllo del ponte e quindi delle comunicazioni con la Lomellina.
Nel 1288 il forte difeso da Uberto Salvatico, fautore dei Visconti, fu assediato dagli
alessandrini e dai loro alleati tortonesi in guerra con Milano.
In aiuto degli assedianti accorse allora il conte Filippone Langosco che costrinse il
castello alla resa e prese prigioniero il Salvatico.
Gli abitanti del luogo temendo il saccheggio si affrettarono a giurare fedeltà al
marchese del Monferrato.
L’anno successivo, 1289, a Bassignana trovarono riparo ancora il conte Filippone
Langosco coi suoi Militi ed il vescovo Guido Zazzi, cacciati tutti da Pavia.
Contro il paese si mossero quindi i tortonesi e gli alessandrini, ma non si giunse ad
alcun combattimento per vicende concomitanti che si stavano svolgendo in
Lomellina.
Il 21 e 22 febbraio del 1290 il marchese Guglielmo riunì i suoi alleati a Bassignana
col proposito, poi non realizzato, di muovere guerra, questa volta ad occidente, ad
Asti. Sul finire dello stesso anno altri profughi guelfi pavesi giunsero nel borgo, come
ormai era consuetudine.
Nel 1321 il comandante Raimondo Cardona si impadronì di Bassignana, che rimase
di fatto sotto le truppe angioine e pontificie fino al 1347. Nell’ estate dell’anno
successivo, 1322, il Cardona nell’intento di aprirsi la strada per Pavia e Milano iniziò
un’operazione militare in grande stile contro la rocca viscontea di Borgofranco, ora
Suardi, al di là del Po.
Il 6 luglio Marco Visconti e Gherardino Spinola mossero contro il Cardona. Poiché le
navi condotte dallo Spinola non riuscirono a raggiungere il castello assediato,
bloccate da una grossa catena posta nel fiume, il Visconti al comando di 2.200 cavalli
e 10.000 fanti si scontrò coi papalini, inferiori di numero, con solo 1.200 cavalli e
2.000 fanti. La battaglia durò a lungo, da 6 a 14 ore secondo le fonti.
Il Visconti nel frattempo perse 300 cavalli contro 150 dei nemici e vide respinti due
suoi attacchi di cavalleria, venendo buttato più volte giù dal ponte coi suoi uomini.
Alla fine però riuscì a prevalere catturando 600 cavalli e 400 fanti pontifici oltreché
lo stesso Cardona, che fuggì e riparò a Valenza dal cardinale Bertrando del Poggetto.
Nell’ intento di liberare le sue truppe rimaste assediate in Bassignana dai viscontei il
Cardinale aderì ad una tregua ed il paese unitamente al castello furono presi in
consegna dai commissari imperiali.
Ad ottobre scaduti i termini della tregua il borgo con la rocca furono consegnati a
Marco Visconti nonostante le proteste angioine.
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Dopo pochi mesi, nel febbraio 1323, i soliti fuoriusciti guelfi di Pavia ripresero
Bassignana sovvenzionati da Avignone. Costoro dovevano essere comunque
numerosi se nel 1324 si dotarono di un capitano generale, un consiglio di savi ed uno
generale. Ufficialmente la Chiesa consegnò il paese a Roberto d’Angiò solo nel 1341,
il quale lo incorporò nel senescallato angioino del Piemonte.
Già nel 1347 Luchino Visconti riprese Bassignana. Alla sua morte gli successe
l’arcivescovo di Milano, Giovanni Visconti, che ricostruì il castello, intuita la
straordinaria importanza strategica come accesso al Piemonte. Gli esuli da Pavia non
mancarono anche in questo periodo, transitandovi nel 1357 i Beccaria, che ebbero
riconosciuto dai loro alleati i Visconti il controllo dell’Oltrepò Pavese. Nel 1396
all’epoca di Gian Galeazzo Visconti l’imperatore Venceslao eresse in contea Pavia
col suo territorio, compresa Bassignana.
Tuttavia nel 1414 il duca Filippo Maria si scontrò proprio con la famiglia Beccaria
che perse e riprese il paese, fino a che l’anno successivo, Lancellotto Beccaria, con la
stipula di un trattato, consegnò il borgo col suo territorio al Visconti. In pochi anni
per motivi ignoti Filippo Maria provvide alla smembramento dell’area infeudando nel
1428 Bartolomeo della Sala di Bassignana e nel 1441 i fratelli Guglielmo, Bonifacio
e Francesco Bellingeri di Rivarone e Franceschino Bellingeri di Mugarone col suo
castello. Poi nel 1447 Carlo Gonzaga ottenne Bassignana in virtù dei servigi prestati
come capitano delle milizie milanesi.
Nello stesso anno morto l’ultimo dei Visconti venne proclamata la Repubblica
Ambrosiana e già nel settembre Milano si impossessò del borgo, che cedette nel 1449
a Ludovico di Savoia per suggellarne l’alleanza.
Il Savoia nominò Guglielmo, signore di Mentone e suo fratello Filiberto, castellani e
custodi della fortezza di Bassignana per il periodo di un anno: il 6 maggio pertanto il
castellano Marchese Visconti affidò la piazzaforte ad Antonio Rabbia, il quale ne
trasferì il possesso ai fratelli Guglielmo e Filiberto di Mentone mediante la simbolica
consegna della chiavi nella sala grande del castello.
La comunità e gli uomini del paese prestarono il giuramento di fedeltà al duca di
Savoia. In questo atto, riportato integralmente in Appendice come dall’originale
conservato nell’Archivio di Stato di Torino, risulta che il 7 maggio nel palazzo nuovo
del Comune, il podestà Paolo de Verano col suono delle campane e la voce
dell’araldo convocò il consiglio generale, che nominò Domenico Girardi e Domenico
Previdi loro sindaci e procuratori, col mandato di prestare il giuramento di fedeltà in
nome del Comune e dei suoi uomini. Nello stesso giorno e nel successivo, tutti gli
uomini si presentarono nella sala grande del castello e a capo riverentemente
scoperto, in ginocchio e con le mani giunte fra le palme di Guglielmo di Mentone,
baciando i pollici del medesimo e toccando i santi vangeli, giurarono per sé e per le
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proprie famiglie di essere fedeli sudditi del duca e di promuovere i suoi interessi,
facendo guerra contro i suoi nemici.
Con quale animo i bassignanesi giurassero fedeltà non è possibile sapere, ma è
probabile che molti di essi cominciassero a volgere il pensiero a Francesco Sforza,
divenuto poi duca di Milano.
Costui recuperò in pochi giorni nel 1454 tramite Tiberio Brandolino tutte le terre che
i Savoiardi avevano occupato oltre il Po, Bassignana compresa.
Lo Sforza introdusse importanti innovazioni nelle strutture amministrative delle terre
sottoposte al suo dominio. Così accanto agli antichi organi comunali ritroviamo il
commissario con funzioni politiche, il podestà con compiti giudiziari, il tesoriere per
la esazione dei tributi ed infine i castellani, funzionari militari per la custodia delle
fortezze.
Mentre sotto Francesco il borgo mantenne la propria autonomia, pochi anni dopo la
sua morte avvenuta nel 1466, il nuovo duca Galeazzo Maria infeudò il paese a suo
fratello minore Filippo Maria.
Nell’atto di investitura del 1473 si dice che il duca desiderando fare una cospicua
donazione a Filippo Maria, suo fratello carissimo, gli elargisce la terra di Bassignana
nella diocesi di Pavia con tutte le sue pertinenze, sottraendola dalla città di Pavia e da
qualsiasi altra città.
La solenne cerimonia d’investitura si svolse a Milano nel castello di porta Giovia:
mediante la consegna della spada sguainata, a nome proprio e della duchessa Bona di
Savoia, Galeazzo Maria Sforza investì della terra di Bassignana Filippo Maria
inginocchiato ai suoi piedi, trasferendogli la giurisdizione ed ogni altro diritto, ad
eccezione delle gabelle del sale, dei dazi sulle mercanzie delle tasse sui cavalli, e
degli alloggiamenti delle truppe e loro stipendi.
La terra di Bassignana veniva eretta in feudo onorifico, nobile e gentilizio,
trasmissibile agli eredi maschi nati e nascituri dal matrimonio legittimo.
Su questa decisione di Galeazzo Maria influì certamente la considerazione che questo
territorio era di rilevante importanza militare, quasi ai confini del Marchesato del
Monferrato ed esposto anche alle influenze francesi e sabaude.
Pertanto per assicurarsi la fedeltà di quella terra procedette ad una investitura feudale
a favore di una persona a lui legata per stretti vincoli di sangue. Purtroppo Filippo
Maria sottopose a continue angherie i bassignanesi che inoltrarono diverse lettere al
duca, ottenendo in qualche modo giustizia.
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In seguito ad un piena eccezionale del Po nel 1470 le acque arrivarono fin sotto le
fondamenta della rocca. Pertanto l’ingegnere ducale Danesio Mainerio diresse i lavori
di riparazione, che si protrassero fino al 1473.
Pochi anni dopo, 1479, il condottiero Roberto Sanseverino per conto di Ludovico
Maria Sforza, in una sorta di guerra familiare, occupava il borgo con le sue truppe.
Nel giugno 1499 la contea di Pavia, dalla quale dipendeva il paese, venne eretta in
principato con diploma dall’ imperatore Massimiliano.
Tuttavia il mese successivo l’esercito del re di Francia Luigi XII d’Orléans, che
avanzava pretese dinastiche sul milanese, sotto la guida di Giacomo Trivulzio varcò
le Alpi ed il 22 agosto ricevette la resa di diverse città, fra le quali Bassignana.
Il 7 settembre 1500 il sovrano francese donò il feudo di Bassignana, sottratto al
Sanseverino, a Beatrice d’Avalos marchesa di Vigevano e moglie del Trivulzio.
Contro gli invasori stranieri il pontefice Giulio II costituì la Lega Santa sconfitta sotto
le mura di Ravenna da Gaston de Foix il giorno 11 aprile 1512, coincidente con la
Pasqua.
Fra i nemici catturati sul campo vi furono parecchi illustri personaggi fra i quali il
cardinale Giovanni de Medici, il futuro papa Leone X.
Poiché nello scontro morì il Foix, il comando passò a Jean François de La Palisse,
che ripiegò prima a Pavia e poi passò il Po a Bassignana, intendendo raggiungere Asti
e quindi la Francia.
La sera del 3 giugno a Pieve del Cairo o meglio durante il passaggio del fiume il
Medici venne liberato grazie all’ intervento di alcuni abitanti del luogo, Rinaldo e
Bernardino Zazzi, Ottaviano Isimbardo e Gentile Beccaria.
L’episodio narrato da un gran numero di storici e riprodotto dal Vasari in un affresco
a Palazzo Vecchio in Firenze e da un Ignoto in un altro nel castello di Cairo riportò il
borgo alla ribalta nazionale.
Dopo la cacciata dei francesi, definitiva poi con la battaglia di Novara, il nuovo duca
Massimiliano Sforza passò il feudo nel 1513 al famoso giurista Giasone del Maino,
maestro del Diplovataccio e dell’Alciati, già signore di Borgofranco, ora Suardi.
Nel 1528 la signoria toccò a Gaspare del Maino, come da ordine di Francesco II.
Nello stesso anno, per conto di Carlo V, Pietro Biraghi occupò il paese commettendo
ogni sorta di efferatezze. Iniziò così il dominio straniero su Bassignana.
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Capitolo III
Dall’età spagnola all’ ottocento
Le battaglie del 1745 e del 1799
Anche Bassignana subì gravi conseguenze dall’ occupazione spagnola accentuatasi in
coincidenza con le guerre combattute verso la metà del XVI secolo con la Francia e si
avviò verso un lento e progressivo declino.
Nei primi mesi del 1552 vennero demolite le mura medievali che circondavano il
borgo.
L’ultimo scorcio di questo secolo si chiude senza avvenimenti di rilievo per un paese
ridotto ormai a semplice località di frontiera, priva di fortificazioni e decimata dalla
peste nel 1576. A settembre dopo la morte di Anna Fioni il morbo rapidamente si
diffuse provocando 163 decessi, non tutti per tale patologia, per spegnersi ad aprile
dell’anno successivo. Nel 1630, dopo due anni di carestia, ebbe luogo una seconda
pestilenza, la più violenta dell’età moderna, anche se lo fonti locali non diedero
alcuna notizia sull’ incidenza.
Durante l’assedio franco-piemontese di Valenza del 1656 la soldataglia nemica fece
la sua comparsa in paese e, nonostante la comunità avesse ottenuto una salvaguardia
per la sua sicurezza, i militari francesi travolsero la guarnigione, entrarono nelle case
le saccheggiarono, uccisero e minacciarono i cittadini. Nel timore che il nemico
dovesse tentare qualche scorreria da Casale e che la caduta di Bassignana potesse
aprire la via della Lombardia, nel 1691 le rimanenti fortificazioni di Bassignana
furono smantellate dagli spagnoli, in modo che i francesi, una volta espugnata la
rocca, non se ne potessero servire per presidiare l’importante passo sul Po.
Comunque un'altra scorreria nemica ebbe luogo sul finire del secolo nel 1696.
Nella prima metà del secolo successivo l’Europa fu dilaniata dalle guerre di
successione – spagnola, polacca ed austriaca – al termine delle quali si raggiunse un
assetto, che fu sconvolto solo dalla tempesta napoleonica. Nel corso della prima i
Piemontesi occuparono il paese fin dal 1707 e lo mantennero dopo un lungo
contenzioso giuridico internazionale, troncato dal conflitto per la successione
austriaca, al termine della quale i Savoia ebbero ulteriori e cospicui compensi
territoriali a danno del principato pavese.
Durante questa guerra, il 27 settembre 1745, ebbe luogo la battaglia di Bassignana tra
l’esercito franco-spagnolo di 70.000 uomini agli ordini di Jean-Baptiste François
Desmarets, marchese di Maillebois, dell’Infante Filippo e di Jean Thierry Dumont,
conte di Gages, e quello sardo di 53.000 effettivi al comando del re di Sardegna,
Carlo Emanuele III di Savoia, supportato dal generale Mathias Johann Graf conte di
Schulenburg con 15.000 austriaci.
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Nella scontro tuttavia le truppe austriache accampate al di là del Po a Pieve del Cairo
furono spettatrici impotenti perché impedite dall’ incendio dei ponti su questo fiume.
Già all’alba i soldati francesi e spagnoli superarono invece il Tanaro in magra e
sorpresero la fanteria sabauda disposta su una linea di fronte eccessivamente lunga da
Pavone a Bassignana, occupando tutti i ponti sui fiumi.
Gli attaccanti presero Rivarone, investirono Montecastello sulla destra e sfondarono
soprattutto a Bassignana, minacciata d’avvolgimento sempre da destra.
Dispersa la cavalleria piemontese da quella spagnola, la fuga dei sabaudi verso
Valenza divenne generale. Costoro ebbero circa 300 morti e 1.200 fra feriti e
prigionieri, i vincitori 200 deceduti e 300 feriti.
Dalle guerre di successione il Piemonte uscì ingrandito territorialmente e Bassignana
fu inserita nuovamente nella provincia di Alessandria.
Con l’arrivo di Napoleone, anche nel borgo furono introdotte le novità portate dai
principi rivoluzionari e, scomparsa ogni traccia degli antichi ordinamenti feudali, nel
1799 fu insediata la nuova Giunta Municipale composta da un Sindaco – Presidente o
Maire, un Segretario, i Consiglieri ed un Esattore.
La nuova Giunta non poté esercitare per molto tempo il proprio mandato per la
reazione austro-russa, che causò una nuova battaglia nel borgo, quella del 12 maggio
1799, fra i francesi di Jean Victor Marie Moreau coadiuvato da Charles Mathieu
Gardanne ed i coalizzati di Aleksandr Vasil’evic Suvorov con Franz Seraph
Rosenberg-Orsini ed il granduca Konstantin Pavlovic Romanov.
Nella notte precedente 7.000 russi si portarono sopra un’isola molto allungata in
mezzo al Po ed al mattino raggiunsero a Bassignana senza trovare alcuna resistenza,
indietreggiando i francesi verso Pecetto. Pertanto gli alleati puntarono verso questo
paese, ma furono respinti verso la strada per Valenza a Pelizzari, dove avvenne lo
scontro decisivo nel tardo pomeriggio.
I francesi comandati da Luigi Leonardo Colli succeduto al ferito François Jean
Baptiste Quesnel stavano per essere sopraffatti dai russi del Rosenberg e del granduca
Konstantin, quando sopraggiunsero i rinforzi del Gardanne da Alessandria, che
sfondarono lo schieramento nemico, lo respinsero a Bassignana, data alle fiamme, e
sull’isola. I coalizzati ebbero circa 800 feriti ed altrettanti morti, molti affogati
nell’attraversamento del fiume in piena.
L’anno dopo con la battaglia di Marengo Napoleone riconquistò il Piemonte e lo
tenne fino alla sua caduta, ripristinando nel paese gli ordinamenti democratici
abbattuti per breve tempo dalla reazione austro-russa.
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Nel 1848 nel borgo venne istituito un corpo di “Milizia Comunale” e dopo la
sconfitta di Carlo Alberto il paese rimase in mano all’ esercito piemontese mentre gli
austriaci occuparono Valenza.
Nella guerra del 1859 il 1 giugno le truppe dell’Austria provenienti dalla Lombardia,
passarono il Po e si spinsero nel territorio di Bassignana per spiare le mosse degli
eserciti alleati, che prontamente le respinsero.
Una gravissima crisi economica colpì l’Italia ed ovviamente Bassignana a cavallo fra
il 1866 ed il 1874, acuita nel 1867 da una epidemia di colera che interessò il paese in
estate con oltre 180 casi ed una novantina di decessi.
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La successiva ripresa fu testimoniata anche dalla crescita costante della popolazione
che nel capoluogo superò i 3.000 abitanti. Alcuni di questi, allora, fecero il grande
passo ed andarono a popolare gli Stati Uniti a Memphis e Saint Louis. Non solo
U.S.A. anche Argentina, Venezuela, Brasile ed altre parti del mondo. Molti di loro
fecero fortuna; taluni non tornarono più al loro paese; altri, tanti, non dimenticarono
mai le loro origini e per molti anni tornarono a rivedere il loro paesello non appena
ne ebbero la possibilità. Ed ancora oggi ogni tanto appaiono in paese, magari anche
solo per una “ toccata e fuga” parenti ed discendenti di quegli antichi emigranti.
E con una certa frequenza in Muncipio arrivano dalle più disparate località del
mondo, lettere di persone che richiedono notizie dei loro antenati.
Ma questa è un’altra storia …
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Capitolo IV
Il borgo
Le chiese, i monasteri e gli ospedali
Sul finire del XII secolo il Comune di Pavia provvide alla rifondazione di
Bassignana, che assunse l’aspetto definitivo visibile ai nostri giorni.
La ricostruzione fu condizionata dalle strutture edilizie preesistenti a causa dell’antica
origine del paese, soprattutto nella zona a nord verso il Po.
L’ossatura interna del borgo ebbe il tipico schema a scacchiera, di forma rettangolare,
a due assi generatori, che si incrociavano perpendicolarmente nella zona centrale di
Bassignana. Il primo di essi, l’attuale Corso Italia, attraversava l’abitato da nord a sud
e collegava le due porte aperte nella cerchia delle mura, fungendo da asse di
scorrimento del traffico di attraversamento; l’altro cardine viario era chiamato Via di
Mezzo e corrisponde ora alle vie Verdi ed Umberto I.
L’abitato era poi intersecato da numerose strade secondarie.
Una ulteriore suddivisione del paese era in una pars superior ed in una pars inferior:
la prima comprendeva tutti gli isolati a sud della Via di Mezzo ed era detta “Capo o
Campo Soprano”; la seconda con tutte le abitazioni a nord si chiamava “Capo o
Campo Sottano”. Le ragioni oggi ci sono ignote.
A contatto diretto con le mura, perimetralmente al nucleo abitato, correva una strada
“di lizza” o di circonvallazione interna, oggi ben identificabile a sud con le attuali vie
4 Novembre, Garibaldi e San Lorenzo, a est Muzio Cortese, a nord Trieste, Diaz e
San Rocco ed infine ad ovest con il tratto inferiore di quest’ ultima.
Nelle mura, distrutte dagli spagnoli nel 1552, che avevano un perimetro di circa
1.700 metri, si aprivano diverse porte delle quali solo della Mezzano si conosce
l’esatta ubicazione, essendo stata restaurata o ricostruita come un arco trionfale in
occasione della visita di Vittorio Amedeo III il 17 settembre 1787.
Il borgo era circondato da un ampio e profondo fossato, corrispondente a sud alle via
Mazzini e Roma, a est Piave, a nord Trieste, Diaz e San Rocco ed ovest San Paolo.
Le chiese
San Giovanni Battista. La prima menzione dell’antica pieve di San Giovanni Battista
risale al diploma del 22 novembre 977, con il quale l’imperatore Ottone II ne
confermò il possesso a Pietro, vescovo di Pavia. Nel 1266 è tramandato il più antico
arciprete nella persona di Berardo de Valide. Il complesso edilizio della pieve di
notevoli dimensioni decadde rapidamente, tanto che nel XV secolo la cura delle
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anime bassignanesi veniva già effettuata in Santo Stefano. Attualmente quel che resta
di San Giovanni Battista all’ interno del cimitero del paese è in stato di completo
abbandono.
Santo Stefano. Sull’ area dell’attuale parrocchiale, entro la cerchia delle mura, sorse
questa chiesa verso la seconda metà del XIII secolo. A partire dal giugno 1833 ebbero
inizio i lavori per la costruzione del nuovo tempio, improntato al gusto neoclassico
imperante.
Santo Spirito poi San Giovanni Battista. Agli inizi del XIV secolo fu eretto un
ospedale dedicato a Santo Spirito con annessa una omonima chiesa. Quando nel
secolo successivo la compagnia dei disciplini di San Giovanni Battista presero
possesso di questa chiesa, essa mutò il nome appunto in San Giovanni Battista.
Ristrutturata agli inizi del Settecento fu abbattuta nel 1952 nell’intento di allargare la
Piazza del Mercato.
San Lorenzo. Già esisteva nel 1460, quando figurava quale sede della omonima
confraternita di disciplini, la più antica del paese. Verso il 1727 i disciplini iniziarono
alcuni importanti lavori di ristrutturazione, al termine dei quali l’edificio assunse
l’aspetto attuale.
Santa Maria Piccola. Questo oratorio fu eretto all’estrema periferia del borgo, presso
l’antica Porta Pavese dalla quale usciva la strada diretta verso il Po. La struttura fu
edificata da Filippo Maria Sforza fra il 1473 ed il 1491 e donata ai carmelitani, il 7
luglio 1491. Verso la metà del secolo successivo fu sede di una confraternita di
disciplini che assunsero il titolo di Santa Maria Piccola. I lavori eseguiti alla fine
dell’Ottocento conferirono alla chiesa l’aspetto che oggi si vede.
San Bernardo. Questo oratorio sorto in mezzo ai campi con ingenue pitture votive dei
secoli XIV e XV decadde rapidamente senza che i carmelitani, ai quali era stato
ceduto, riuscissero a ristrutturarlo. Fu abbattuto dopo il 1802.
San Sebastiano. L’oratorio fu costruito in riva al Po come pubblico voto in seguito a
qualche pestilenza. Fu atterrato agli inizi dell’Ottocento.
San Rocco. Altro oratorio eretto come voto sorse in fondo all’ omonima via.
Rapidamente decaduto, fu restaurato dalla municipalità nel settecento ed abbattuto
agli inizi del secolo successivo.
San Giuseppe. L’oratorio fu costruito per un voto pubblico fuori delle mura ed è
menzionato nel 1576. Essendo andato in rovina fu demolito e rifatto nel 1683, sempre
a spese del Comune. Chiuso al pubblico verso la metà dell’Ottocento, rimangono una
piccola rotonda preceduta da un atrio, con una sacrestia dietro l’altare.
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Chiesa Evangelica. A metà dell’Ottocento in seguito alla predicazione di Secondo
Musso a Bassignana si sviluppò una comunità evangelica. Nel 1877 vennero
inaugurati dei locali destinati al culto in Via Verdi, demoliti nel 1908 per costruire il
nuovo tempio di stile gotico, aperto il 25 luglio dell’anno seguente.
I monasteri
“Domus” ospedaliera degli Antoniniani di Vienne. Il centro monastico di San
Antonio, ubicato al di fuori delle mura occidentali del borgo, lungo la strada per
Valenza, era ancora pienamente efficiente nel 1460. Già in decadenza nel
Cinquecento, numerosi edifici del complesso, fra i quali l’annessa chiesa di San
Antonio, furono poi bruciati dai francesi acquartierati a Bassignana nel 1557. A
cavallo fra il Sei ed il Settecento la struttura fu completamente distrutta e mai più
menzionata.
Monastero di Santa Maria del Carmine. A Bassignana esisteva anticamente un
monastero di carmelitani scalzi, la cui origine risale alla bolla di Urbano VI emessa a
Genova il 2 dicembre 1379 ed indirizzata al generale dei carmelitani stessi ed al
Comune. Il convento, con una chiesa propria dedicata a Santa Maria del Carmine, fu
costruito all’ interno del paese, adiacente alla chiesa di San Lorenzo. Qui sussistono
tuttora cospicue tracce dell’edificio ricostruito nel 1610 ed ulteriormente
rimaneggiato nell’Ottocento con radicali trasformazioni che ne hanno in gran parte
eclissata l’originaria fisionomia architettonica. Il monastero divenne un rilevante
centro spirituale e culturale grazie all’annesso collegio, fino alla soppressione
decretata nel periodo napoleonico.
Monastero di San Paolo. Questo monastero di minori osservanti riformati, detti anche
zoccolanti, sorgeva fuori delle mura meridionali del borgo, verso la strada che porta a
Valenza, ove ancora oggi esiste un‘edicola sacra a ricordo della scomparsa chiesa di
San Paolo, annessa al convento. La struttura fu edificata nel 1490 a spese dei
bassignanesi e nello stesso anno eretta canonicamente con bolla apostolica di
Innocenzo VII. Il monastero fu soppresso nel 1802 e più tardi atterrato con la chiesa:
di entrambi non rimane più traccia con l’eccezione dell’ala settentrionale del chiostro,
adibita a sede della casa di riposo “Muzio Cortese”.
Gli ospedali
Le fondazioni benefiche che si proponevano come obiettivo immediato l’assistenza ai
malati ed ai poveri, ma soprattutto ai pellegrini, assunsero il nome di hospitalia o
hospitia. Anche a Bassignana, data la particolare ubicazione geografica ed essendo
almeno per un certo periodo abituale ricettacolo di esuli politici, si manifestò
l’esigenza di una idonea attrezzatura ospedaliera.
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Primo Ospedale di San Giacomo. Un documento del 1207 menziona una mansio de
Rivu Pulverio sita in territorio de Bassignana. E’ verosimile che la mansio sia da
identificare con l’ospedale di San Giacomo, di patronato della famiglia Bellingeri,
che sorgeva appunto nella valle di San Giacomo, nella pianura tra Pecetto e Rivarone.
Alla fine del Trecento l’ospedale e la chiesa annessa erano ancora efficienti, ma già
nel secolo successivo l’ospedale aveva cessato di esistere, sopravvivendogli la chiesa
di San Giacomo, almeno fino al settecento in desolante rovina.
Secondo Ospedale di San Giacomo. Nel 1439 Giacomo Cani dispose con testamento
che alla chiesa di San Giacomo costruita presso la propria abitazione fosse legato un
piccolo edificio, situato nelle immediate vicinanze, nel quale istituire un ospedale per
i poveri. La struttura pienamente efficiente a metà dello stesso secolo, già nel
Cinquecento per i continui ladrocini e l’impoverirsi della famiglia era ridotta ad una
sordida spelonca e la chiesa ormai abbandonata. Ancora un secolo e l’ospedale di San
Giacomo con la chiesa cessò di esistere.
Ospedale di Santo Spirito. L’ospedale fu istituito per effetto delle disposizioni
testamentarie di Muzio Cortese presago della prossima fine il 31 gennaio 1296.
Costui dispose che tutti i suoi beni fossero attribuiti al Comune ed agli abitanti di
Bassignana al fine di costruire un ospedale per i poveri, nel caso i suoi figli fossero
morti senza discendenti diretti. Essendo morti costoro senza prole la struttura venne
fondata materialmente intorno al 1330, con una annessa chiesa di Santo Spirito, sotto
la partecipazione e la tutela diretta dell’ordinariato diocesano pavese. Nel periodo
1454-1460 con la dominazione sforzesca l’ospedale fu rifatto nelle eleganti forme del
gotico lombardo. Poco dopo si pose mano anche alla chiesa di Santo Spirito.
Di quanto venne realizzato allora, rimane ben poco perché nel Settecento l’edificio fu
quasi integralmente ricostruito. Nonostante le spogliazioni operate intorno al 1557
dalle truppe francesi e spagnole, l’ospedale proseguì a svolgere la sua benefica
attività assistenziale. Nulla si conosce degli accadimenti seicenteschi per l’assenza di
ogni documentazione.
Nel Settecento il nosocomio entrò in un grave stato di crisi, nonostante la favorevole
situazione economica, per il progressivo aumento del numero degli ammalati assistiti,
in parte dovuto alle ricorrenti epidemie come nel 1775.
A sanare almeno in parte la precaria situazione dell’ente intervenne nel 1794 una
generosa donazione di Pio Vincenzo Campo Fregoso. Scarse sono le notizie
dell’epoca napoleonica, mentre negli anni successivi la vita della struttura continuò a
svolgersi regolarmente senza fatti degni di particolare rilievo. A metà dell’Ottocento
grazie a numerosi stanziamenti si riuscì ad assistere anche i poveri del paese pure con
l’acquisto di pane. Si pensò inoltre di ampliare il nosocomio, ma dopo un dibattito
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durato anni si riadattarono solo i locali preesistenti. Finalmente nel 1900 con
l’acquisto da Casa Lenti, poco distante dall’abitato e dotata di ampio giardino, venne
realizzato il progetto di trovare una nuova sede per l’ospedale, trasformato infine in
ricovero per anziani nel 1936.
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Capitolo V
Ponti e porti sul Po e sul Tanaro
Sul finire del XII secolo i pavesi procedettero alla rifondazione di Bassignana,
all’erezione di Borgofranco, ora Suardi, ed alla costruzione del ponte in legno sul Po.
Questa struttura, particolarmente vulnerabile, richiese particolari apprestamenti
difensivi: pertanto all’ imboccatura settentrionale del ponte, verso Borgofranco, fu
costruita una munita rocchetta, i cui resti si vedevano ancora all’inizio del secolo
scorso.
Il ponte di Bassignana è già menzionato nel 1212, stazionando alle due imboccature i
portonarii, i funzionari comunali deputati ad esigere il dazio sulle persone e sulle
merci. L’esule guelfo Opicino de Canistris nel 1310 svolse per qualche tempo questa
attività.
Nel 1322 sul ponte si combatté la battaglia fra le truppe angioine e quelle di Marco
Visconti, senza che abbia subito danni importanti.
Questo collegamento fu momentaneamente chiuso per i danni subiti in seguito alle
piene autunnali del 1439. Purtroppo un’altra piena, improvvisa e terribile, il 22
ottobre 1454, fece crollare il torrione verso Borgofranco, distrusse cinque arcate e
minacciò di trascinare via il rimanente dalla parte di Bassignana. Nel disastro
perirono cinque persone del corpo di guardia all’interno del torrione.
Poiché la ricostruzione del ponte fu giudicata estremamente impegnativa e costosa,
per assicurare i collegamenti fra l’una e l’altra sponda fu allestito un porto o ponte
natante costituito da due o più barconi i quali, mediante una lunga fune assicurata alle
rive e sostenuta da una fila di barchette dette foine, facevano la spola tra le due rive.
Inizialmente il porto fu posto alle dirette dipendenze della camera ducale, che
introitava il dazio sulle persone e le merci che attraversavano il fiume.
Tuttavia nel 1466 il duca Galeazzo Maria Sforza concesse di incassare i tributi a
Gilio da Cortona detta Rizio, privilegio passato alla sua morte a Nicolò de Petraculis
da Cortona e poi alla di lui figlia, la nobile Antonia. Questa famiglia fu spogliata
dalla riscossione del pedaggio verosimilmente dai francesi.
Col ritorno del governo ducale nel 1513 questi cespiti unitamente al feudo di
Bassignana furono trasmessi a Giasone del Maino ed ai suoi eredi fino all’ Ottocento.
Nel 1755 una terribile inondazione del 1755 ruppe le fuine del porto di Bassignana e
le apocalittiche rotte del Po nel 1801 e nel 1808 distrussero l’abitato di Borgofranco,
mutando l’idrografia della zona al punto che in mezzo al fiume venne a crearsi una
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grande isola. Conseguentemente per ristabilire normali comunicazioni fra le due
sponde, fu necessario istituire due porti natanti sui due canali che la corrente del
fiume aveva creato.
Le piene negli anni 1852, 1853 e 1862 indussero i discendenti della famiglia del
Maino a cedere i diritti al Comune, non volendosi accollare le ingenti spese per
riparare i danni subiti dalle strutture. In seguito la municipalità cedette l’esercizio del
porto alla famiglia Pagella fino al 1937 quando fu definitivamente chiuso.
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Nel 1550 esisteva già anche il “porto di Bassignana sopra il Tanaro”, esercitandone i
diritti fiscali il Comune. Questa struttura, chiamata Radice, era ancora in funzione
nell’Ottocento. Il traghetto rimase in funzione sino al 1919 quando venne sostituito
da un ponte di legno utilizzando il materiale del ponte sulla Bormida di Alessandria
nel frattempo( 1915) sostituito da un ponte in muratura tuttora in esercizio. Venne
chiamato Ponte della Vittoria con riferimento alla guerra appena terminata.
Il ponte di legno venne distrutto in seguito alla rottura della diga di Molare il 13
Agosto 1935, sostituito ancora da un traghetto sino al 1938 quando entrò in funzione
un ponte di barche a sua volta distrutto da un bombardamento alleato il 7 agosto
1944 nel corso della seconda guerra mondiale, con lo scopo di ritardare la ritirata
dell’esercito tedesco. Nel dopoguerra i collegamenti vennero assicurati da un
traghetto ed infine le due sponde vennero unite con un ponte, chiamato della
Vittoria, inaugurato nel 1961 e costruito a monte di circa 1 Km.
Le vicende riguardanti il “ Porto sul Tanaro” sono ricavate dal libro “ BassignanaImmagini e Memorie” di Angelo Fabbio
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Bibliografia.
Flavio Fagnani, Giovanni Torti. Profilo Storico di Bassignana. Volume Primo. Le
linee generali di svolgimento. Azzate (Varese): La Varesina Grafica, 1970: 1-280
Flavio Fagnani, Giovanni Torti. Profilo Storico di Bassignana. Volume Secondo. Le
chiese, i monasteri, gli ospedali. Azzate (Varese): La Varesina Grafica, 1973: 1-240
Flavio Fagnani, Giovanni Torti. Profilo Storico di Bassignana. Volume Terzo. Il
Comune. Il Po. Azzate (Varese): La Varesina Grafica, 1979: 1-240
Flavio Fagnani, Giovanni Torti, Angelo Fabbio. Profilo Storico di Bassignana.
Volume Quarto. Documenti di storia. Azzate (Varese): Consorzio Artigiano L.V.G. ,
1990 : 1-280.
I volumi di cui sopra sono esauriti da tempo ed oramai introvabili, tranne il
Volume Quarto che è disponibile sino ad esaurimento facendone richiesta al
Comune di Bassignana.
Altre notizie e curiosità si possono reperire nei seguenti testi entrambi scritti da
Angelo Fabbio:
Bassignana – Immagini e Memorie
An sar cantò – Basgnan-na e u’ so parlà.
Ringraziamenti.
A Mauro Maria Perrot per la revisione linguistica.
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Indice
Introduzione ......................................................................................................... pag. 2
Capitolo I Dall’età romana all’ottoniana ........................................................... pag. 3
Capitolo II Dall’età comunale alla sforzesca La battaglia del 1322 ................. pag. 5
Capitolo III Dall’età spagnola all’ottocento Le battaglie del 1745 e del 1799 . pag. 10
Capitolo IV Il borgo. Le chiese, i monasteri e gli ospedali ................................ pag. 13
Capitolo V Ponti e porti sul Po e sul Tanaro ...................................................... pag. 18
Bibliografia.......................................................................................................... pag. 20
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