BASSIGNANA COMPENDIO DELLA SUA STORIA Pietro Luigi Garavelli Introduzione Sotto il camice di un medico può battere il cuore anche di uno “storico”… Così lo Scrivente, completata la propria carriera professionale arricchita da oltre cinquecento pubblicazioni scientifiche di infettivologia, si è dedicato pure a ricerche storiche sulla propria famiglia, i Caravello di Venezia. In questo modo grazie ai documenti raccolti precedentemente in venticinque anni ed in parte sistematizzati, tra il 2010 ed il 2011 ha scritto tre libri sul casato, rispettivamente “I Caravello. Storia di un’antica famiglia italiana”, “I Caravello. Le origini” e “Durazzo, Anno Domini 1082”. Visti i buoni esiti del lavoro, al medesimo è stato proposto di compendiare le vicende del paese, ove la propria famiglia ha vissuto negli ultimi quattro secoli, Bassignana. Si tratta di un borgo posto su un terrazzo naturale alla confluenza del Tanaro col Po, quindi in posizione strategica come snodo commerciale e militare. Non a caso nel 1322, 1745 e 1799 hanno avuto luogo tre battaglie di grande rilevanza storica. Giovanni Torti e Flavio Fagnani con un lavoro trentennale, durato dal 1963 al 1990 con la pubblicazione dell’ultimo volume, hanno illustrato compiutamente gli accadimenti del paese nel “Profilo Storico di Bassignana”, diviso in quattro parti: nel 1970 fu stampato il Primo Volume “Le linee generali di svolgimento”, nel 1973 il Secondo “Le chiese, i monasteri, gli ospedali”, nel 1979 il Terzo “Il Comune. Il Po.” e nel 1990 il Quarto “Documenti di storia”. Fra gli Autori dell’ultimo libro è anche Angelo Fabbio, in quanto Giovanni Torti era nel frattempo deceduto e non è riuscito a vedere il completamento della sua fatica. In questo compendio lo Scrivente ha quindi cercato di riassumere duemila anni di fatti bassignanesi, cercando di essere il più aderente possibile allo spirito dei tre insigni Storici locali. Il lettore pertanto vedrà solo gli aspetti più rilevanti della storia di Bassignana, oltreché la struttura del paese nel medioevo con le chiese, i monasteri, gli ospedali, i ponti e i porti fluviali sul Po ed il Tanaro. Si sono volutamente tralasciati gli eventi di ampio respiro nazionale che hanno fatto da sfondo agli accadimenti del borgo: per completare la propria sete di sapere si rimanda al “Profilo Storico di Bassignana”, ad altri Volumi del settore ed a quanto ormai è disponibile in rete tramite Internet. Pietro Luigi Garavelli 2 Capitolo I Dall’età romana all’ottoniana Quando si risale il corso medio del Po e si varca la foce del Tanaro appare un terrazzo naturale che domina la pianura circostante. Su questo modesto rilievo, presso quindi la confluenza dei fiumi, si sviluppò un centro abitato che assunse in seguito il nome di Bassignana. Questa collocazione strategica segnò il destino del borgo, da sempre importante snodo commerciale e militare. Sicuramente il territorio fu abitato da una popolazione mista ligure e gallica e poi nell’ambito della centuriazione, cioè il sistema con cui veniva organizzato in modo regolare il terreno agricolo, coltivato da coloni romani. L’esistenza di una importante villa, residenza di famiglie aristocratiche e di legionari veterani, nel I secolo d.C. è testimoniata dal ritrovamento di diverse iscrizioni, delle quali soltanto una, la stele di Sesto Emilio, figlio di un altro Sesto, appartenente alla legione ottava, è scampata alla dispersione. Inoltre il nome stesso della località, villa Bassiniana poi nella forma contratta Bassiniana, è da ricondurre all’eponimo Bassinus di indubbia impronta romana. In questo stesso periodo si svolse la leggendaria evangelizzazione di San Siro, primo vescovo di Pavia. Nelle campagne il Cristianesimo, già introdotto nel IV secolo d.C., soltanto nel secolo seguente si organizzò con l’istituzione delle pievi rurali, subordinate all’autorità dei vescovi: quella di Bassignana dipese in origine fino al X secolo dalla Diocesi di Tortona e poi venne incardinata in quella di Pavia. La pieve bassignanese con la chiesa dedicata a San Giovanni Battista fu di antica istituzione e di vasta estensione territoriale come dal diploma di Ottone II del 22 novembre 977, col quale si confermava al vescovo pavese Pietro il possesso della pieve stessa. Parti importanti di questo edificio risalenti all’età romanica si possono ancora osservare nel locale cimitero, che da tempo immemorabile circonda la struttura. Caduto l’Impero Romano nel VI secolo il borgo costituì un avamposto – castrum avanzato longobardo, presidiato probabilmente da una guarnigione gepidica. Non a caso infatti la dedicazione del castello con l’annessa chiesa a San Michele si inquadra in questo contesto, essendo tali popolazioni particolarmente devote a questo santo. Con l’età carolingia il paese venne assegnato alla contea di Pavia al pari di tutte le altre località a meridione del Po, che in epoca dei Comuni costituirono il territorio indicato come Ultrapadum. All’ alba del nuovo millennio il territorio era suddiviso fra una folla di piccoli proprietari, signori laici ed enti ecclesiastici, fra i quali il Monastero di Nonantola, il vescovo di Tortona, Liutfredo, e soprattutto quelli di Pavia. 3 Costoro riuscirono a conservare per molti secoli i loro possedimenti, comprensivi della pieve con tutti i diritti fiscali che gravavano sull’intera circoscrizione battesimale. La lontananza dalla sede vescovile finì col determinare il godimento o forse l’usurpazione delle proprietà ecclesiastiche da parte della comunità locale, cosicché nella seconda metà del XIII secolo i vescovi Guglielmo Cipolla e Guido Langosco cercarono di recuperare i loro beni con scarso successo. 4 Capitolo II Dall’età comunale alla sforzesca La battaglia del 1322 Il dominio pavese su Bassignana fu riaffermato dai diplomi di Federico I Barbarossa datato 8 agosto 1164 e di suo figlio Enrico IV del 1191. Nel frattempo i Bassignanesi iniziarono a costituire una forma embrionale di Comune che consistette essenzialmente nella facoltà di riunirsi in assemblea per eleggere i propri rappresentanti e presentare, discutere e approvare le proposte per la gestione degli affari di interesse collettivo. Questo Comune rurale si articolò con due consoli annuali, competenti su tutta la pubblica amministrazione locale, i credentari, i campari, i custodi delle porte, gli stimatori ed altri organi inferiori. Inoltre le delibere furono stese da un pubblico notaio in funzione di cancelliere, divenuto quindi da dipendente occasionale un funzionario pubblico con precisi obblighi ed incarico ben delimitato nel tempo. Nell’atto vescovile del 22 maggio 1212 è già delineata una diarchia formata da due consoli, Giacomo Colli e un Lavezzari, assistiti da un consiglio di credenza composto da venti membri. Pochi anni dopo, intensificandosi la lotta politica interna, comparve anche il podestà, un funzionario venuto dal di fuori cui furono attribuite in particolare le competenze di carattere giudiziario. Ignota è la sede invece del Broletto. Nonostante che questo periodo fosse dilaniato da una lunga serie di lotte sanguinose fra le città padane, a Bassignana l’unico evento degno di nota fu la scelta nel 1206 e 1207 di questo luogo come sede per stipulare la pace fra Alessandria ed Acqui, ponendo fine ad una lunga guerra. Persistendo il dominio pavese, il borgo passò quindi dal 1254 al 1268 sotto il governo di Uberto Pallavicino, di fatto il signore della città sul Ticino. Alla sua morte numerose famiglie guelfe abbandonarono Pavia per rifugiarsi a Bassignana, unitamente ai Torriani ed agli altri Guelfi di Milano, Piacenza e Tortona. Iniziò da questo momento il singolare ruolo svolto per vari decenni dal paese asilo sicuro dei guelfi pavesi quando le convulsioni politiche nella loro città ne provocavano l’esilio. In quest’epoca il castello costituiva una piazzaforte pressoché imprendibile, soprattutto verso il lato settentrionale difeso dal corso del Po, ed era in stretto 5 collegamento con la rocca che sorgeva sulla sponda opposta del fiume, per assicurare il controllo del ponte e quindi delle comunicazioni con la Lomellina. Nel 1288 il forte difeso da Uberto Salvatico, fautore dei Visconti, fu assediato dagli alessandrini e dai loro alleati tortonesi in guerra con Milano. In aiuto degli assedianti accorse allora il conte Filippone Langosco che costrinse il castello alla resa e prese prigioniero il Salvatico. Gli abitanti del luogo temendo il saccheggio si affrettarono a giurare fedeltà al marchese del Monferrato. L’anno successivo, 1289, a Bassignana trovarono riparo ancora il conte Filippone Langosco coi suoi Militi ed il vescovo Guido Zazzi, cacciati tutti da Pavia. Contro il paese si mossero quindi i tortonesi e gli alessandrini, ma non si giunse ad alcun combattimento per vicende concomitanti che si stavano svolgendo in Lomellina. Il 21 e 22 febbraio del 1290 il marchese Guglielmo riunì i suoi alleati a Bassignana col proposito, poi non realizzato, di muovere guerra, questa volta ad occidente, ad Asti. Sul finire dello stesso anno altri profughi guelfi pavesi giunsero nel borgo, come ormai era consuetudine. Nel 1321 il comandante Raimondo Cardona si impadronì di Bassignana, che rimase di fatto sotto le truppe angioine e pontificie fino al 1347. Nell’ estate dell’anno successivo, 1322, il Cardona nell’intento di aprirsi la strada per Pavia e Milano iniziò un’operazione militare in grande stile contro la rocca viscontea di Borgofranco, ora Suardi, al di là del Po. Il 6 luglio Marco Visconti e Gherardino Spinola mossero contro il Cardona. Poiché le navi condotte dallo Spinola non riuscirono a raggiungere il castello assediato, bloccate da una grossa catena posta nel fiume, il Visconti al comando di 2.200 cavalli e 10.000 fanti si scontrò coi papalini, inferiori di numero, con solo 1.200 cavalli e 2.000 fanti. La battaglia durò a lungo, da 6 a 14 ore secondo le fonti. Il Visconti nel frattempo perse 300 cavalli contro 150 dei nemici e vide respinti due suoi attacchi di cavalleria, venendo buttato più volte giù dal ponte coi suoi uomini. Alla fine però riuscì a prevalere catturando 600 cavalli e 400 fanti pontifici oltreché lo stesso Cardona, che fuggì e riparò a Valenza dal cardinale Bertrando del Poggetto. Nell’ intento di liberare le sue truppe rimaste assediate in Bassignana dai viscontei il Cardinale aderì ad una tregua ed il paese unitamente al castello furono presi in consegna dai commissari imperiali. Ad ottobre scaduti i termini della tregua il borgo con la rocca furono consegnati a Marco Visconti nonostante le proteste angioine. 6 Dopo pochi mesi, nel febbraio 1323, i soliti fuoriusciti guelfi di Pavia ripresero Bassignana sovvenzionati da Avignone. Costoro dovevano essere comunque numerosi se nel 1324 si dotarono di un capitano generale, un consiglio di savi ed uno generale. Ufficialmente la Chiesa consegnò il paese a Roberto d’Angiò solo nel 1341, il quale lo incorporò nel senescallato angioino del Piemonte. Già nel 1347 Luchino Visconti riprese Bassignana. Alla sua morte gli successe l’arcivescovo di Milano, Giovanni Visconti, che ricostruì il castello, intuita la straordinaria importanza strategica come accesso al Piemonte. Gli esuli da Pavia non mancarono anche in questo periodo, transitandovi nel 1357 i Beccaria, che ebbero riconosciuto dai loro alleati i Visconti il controllo dell’Oltrepò Pavese. Nel 1396 all’epoca di Gian Galeazzo Visconti l’imperatore Venceslao eresse in contea Pavia col suo territorio, compresa Bassignana. Tuttavia nel 1414 il duca Filippo Maria si scontrò proprio con la famiglia Beccaria che perse e riprese il paese, fino a che l’anno successivo, Lancellotto Beccaria, con la stipula di un trattato, consegnò il borgo col suo territorio al Visconti. In pochi anni per motivi ignoti Filippo Maria provvide alla smembramento dell’area infeudando nel 1428 Bartolomeo della Sala di Bassignana e nel 1441 i fratelli Guglielmo, Bonifacio e Francesco Bellingeri di Rivarone e Franceschino Bellingeri di Mugarone col suo castello. Poi nel 1447 Carlo Gonzaga ottenne Bassignana in virtù dei servigi prestati come capitano delle milizie milanesi. Nello stesso anno morto l’ultimo dei Visconti venne proclamata la Repubblica Ambrosiana e già nel settembre Milano si impossessò del borgo, che cedette nel 1449 a Ludovico di Savoia per suggellarne l’alleanza. Il Savoia nominò Guglielmo, signore di Mentone e suo fratello Filiberto, castellani e custodi della fortezza di Bassignana per il periodo di un anno: il 6 maggio pertanto il castellano Marchese Visconti affidò la piazzaforte ad Antonio Rabbia, il quale ne trasferì il possesso ai fratelli Guglielmo e Filiberto di Mentone mediante la simbolica consegna della chiavi nella sala grande del castello. La comunità e gli uomini del paese prestarono il giuramento di fedeltà al duca di Savoia. In questo atto, riportato integralmente in Appendice come dall’originale conservato nell’Archivio di Stato di Torino, risulta che il 7 maggio nel palazzo nuovo del Comune, il podestà Paolo de Verano col suono delle campane e la voce dell’araldo convocò il consiglio generale, che nominò Domenico Girardi e Domenico Previdi loro sindaci e procuratori, col mandato di prestare il giuramento di fedeltà in nome del Comune e dei suoi uomini. Nello stesso giorno e nel successivo, tutti gli uomini si presentarono nella sala grande del castello e a capo riverentemente scoperto, in ginocchio e con le mani giunte fra le palme di Guglielmo di Mentone, baciando i pollici del medesimo e toccando i santi vangeli, giurarono per sé e per le 7 proprie famiglie di essere fedeli sudditi del duca e di promuovere i suoi interessi, facendo guerra contro i suoi nemici. Con quale animo i bassignanesi giurassero fedeltà non è possibile sapere, ma è probabile che molti di essi cominciassero a volgere il pensiero a Francesco Sforza, divenuto poi duca di Milano. Costui recuperò in pochi giorni nel 1454 tramite Tiberio Brandolino tutte le terre che i Savoiardi avevano occupato oltre il Po, Bassignana compresa. Lo Sforza introdusse importanti innovazioni nelle strutture amministrative delle terre sottoposte al suo dominio. Così accanto agli antichi organi comunali ritroviamo il commissario con funzioni politiche, il podestà con compiti giudiziari, il tesoriere per la esazione dei tributi ed infine i castellani, funzionari militari per la custodia delle fortezze. Mentre sotto Francesco il borgo mantenne la propria autonomia, pochi anni dopo la sua morte avvenuta nel 1466, il nuovo duca Galeazzo Maria infeudò il paese a suo fratello minore Filippo Maria. Nell’atto di investitura del 1473 si dice che il duca desiderando fare una cospicua donazione a Filippo Maria, suo fratello carissimo, gli elargisce la terra di Bassignana nella diocesi di Pavia con tutte le sue pertinenze, sottraendola dalla città di Pavia e da qualsiasi altra città. La solenne cerimonia d’investitura si svolse a Milano nel castello di porta Giovia: mediante la consegna della spada sguainata, a nome proprio e della duchessa Bona di Savoia, Galeazzo Maria Sforza investì della terra di Bassignana Filippo Maria inginocchiato ai suoi piedi, trasferendogli la giurisdizione ed ogni altro diritto, ad eccezione delle gabelle del sale, dei dazi sulle mercanzie delle tasse sui cavalli, e degli alloggiamenti delle truppe e loro stipendi. La terra di Bassignana veniva eretta in feudo onorifico, nobile e gentilizio, trasmissibile agli eredi maschi nati e nascituri dal matrimonio legittimo. Su questa decisione di Galeazzo Maria influì certamente la considerazione che questo territorio era di rilevante importanza militare, quasi ai confini del Marchesato del Monferrato ed esposto anche alle influenze francesi e sabaude. Pertanto per assicurarsi la fedeltà di quella terra procedette ad una investitura feudale a favore di una persona a lui legata per stretti vincoli di sangue. Purtroppo Filippo Maria sottopose a continue angherie i bassignanesi che inoltrarono diverse lettere al duca, ottenendo in qualche modo giustizia. 8 In seguito ad un piena eccezionale del Po nel 1470 le acque arrivarono fin sotto le fondamenta della rocca. Pertanto l’ingegnere ducale Danesio Mainerio diresse i lavori di riparazione, che si protrassero fino al 1473. Pochi anni dopo, 1479, il condottiero Roberto Sanseverino per conto di Ludovico Maria Sforza, in una sorta di guerra familiare, occupava il borgo con le sue truppe. Nel giugno 1499 la contea di Pavia, dalla quale dipendeva il paese, venne eretta in principato con diploma dall’ imperatore Massimiliano. Tuttavia il mese successivo l’esercito del re di Francia Luigi XII d’Orléans, che avanzava pretese dinastiche sul milanese, sotto la guida di Giacomo Trivulzio varcò le Alpi ed il 22 agosto ricevette la resa di diverse città, fra le quali Bassignana. Il 7 settembre 1500 il sovrano francese donò il feudo di Bassignana, sottratto al Sanseverino, a Beatrice d’Avalos marchesa di Vigevano e moglie del Trivulzio. Contro gli invasori stranieri il pontefice Giulio II costituì la Lega Santa sconfitta sotto le mura di Ravenna da Gaston de Foix il giorno 11 aprile 1512, coincidente con la Pasqua. Fra i nemici catturati sul campo vi furono parecchi illustri personaggi fra i quali il cardinale Giovanni de Medici, il futuro papa Leone X. Poiché nello scontro morì il Foix, il comando passò a Jean François de La Palisse, che ripiegò prima a Pavia e poi passò il Po a Bassignana, intendendo raggiungere Asti e quindi la Francia. La sera del 3 giugno a Pieve del Cairo o meglio durante il passaggio del fiume il Medici venne liberato grazie all’ intervento di alcuni abitanti del luogo, Rinaldo e Bernardino Zazzi, Ottaviano Isimbardo e Gentile Beccaria. L’episodio narrato da un gran numero di storici e riprodotto dal Vasari in un affresco a Palazzo Vecchio in Firenze e da un Ignoto in un altro nel castello di Cairo riportò il borgo alla ribalta nazionale. Dopo la cacciata dei francesi, definitiva poi con la battaglia di Novara, il nuovo duca Massimiliano Sforza passò il feudo nel 1513 al famoso giurista Giasone del Maino, maestro del Diplovataccio e dell’Alciati, già signore di Borgofranco, ora Suardi. Nel 1528 la signoria toccò a Gaspare del Maino, come da ordine di Francesco II. Nello stesso anno, per conto di Carlo V, Pietro Biraghi occupò il paese commettendo ogni sorta di efferatezze. Iniziò così il dominio straniero su Bassignana. 9 Capitolo III Dall’età spagnola all’ ottocento Le battaglie del 1745 e del 1799 Anche Bassignana subì gravi conseguenze dall’ occupazione spagnola accentuatasi in coincidenza con le guerre combattute verso la metà del XVI secolo con la Francia e si avviò verso un lento e progressivo declino. Nei primi mesi del 1552 vennero demolite le mura medievali che circondavano il borgo. L’ultimo scorcio di questo secolo si chiude senza avvenimenti di rilievo per un paese ridotto ormai a semplice località di frontiera, priva di fortificazioni e decimata dalla peste nel 1576. A settembre dopo la morte di Anna Fioni il morbo rapidamente si diffuse provocando 163 decessi, non tutti per tale patologia, per spegnersi ad aprile dell’anno successivo. Nel 1630, dopo due anni di carestia, ebbe luogo una seconda pestilenza, la più violenta dell’età moderna, anche se lo fonti locali non diedero alcuna notizia sull’ incidenza. Durante l’assedio franco-piemontese di Valenza del 1656 la soldataglia nemica fece la sua comparsa in paese e, nonostante la comunità avesse ottenuto una salvaguardia per la sua sicurezza, i militari francesi travolsero la guarnigione, entrarono nelle case le saccheggiarono, uccisero e minacciarono i cittadini. Nel timore che il nemico dovesse tentare qualche scorreria da Casale e che la caduta di Bassignana potesse aprire la via della Lombardia, nel 1691 le rimanenti fortificazioni di Bassignana furono smantellate dagli spagnoli, in modo che i francesi, una volta espugnata la rocca, non se ne potessero servire per presidiare l’importante passo sul Po. Comunque un'altra scorreria nemica ebbe luogo sul finire del secolo nel 1696. Nella prima metà del secolo successivo l’Europa fu dilaniata dalle guerre di successione – spagnola, polacca ed austriaca – al termine delle quali si raggiunse un assetto, che fu sconvolto solo dalla tempesta napoleonica. Nel corso della prima i Piemontesi occuparono il paese fin dal 1707 e lo mantennero dopo un lungo contenzioso giuridico internazionale, troncato dal conflitto per la successione austriaca, al termine della quale i Savoia ebbero ulteriori e cospicui compensi territoriali a danno del principato pavese. Durante questa guerra, il 27 settembre 1745, ebbe luogo la battaglia di Bassignana tra l’esercito franco-spagnolo di 70.000 uomini agli ordini di Jean-Baptiste François Desmarets, marchese di Maillebois, dell’Infante Filippo e di Jean Thierry Dumont, conte di Gages, e quello sardo di 53.000 effettivi al comando del re di Sardegna, Carlo Emanuele III di Savoia, supportato dal generale Mathias Johann Graf conte di Schulenburg con 15.000 austriaci. 10 Nella scontro tuttavia le truppe austriache accampate al di là del Po a Pieve del Cairo furono spettatrici impotenti perché impedite dall’ incendio dei ponti su questo fiume. Già all’alba i soldati francesi e spagnoli superarono invece il Tanaro in magra e sorpresero la fanteria sabauda disposta su una linea di fronte eccessivamente lunga da Pavone a Bassignana, occupando tutti i ponti sui fiumi. Gli attaccanti presero Rivarone, investirono Montecastello sulla destra e sfondarono soprattutto a Bassignana, minacciata d’avvolgimento sempre da destra. Dispersa la cavalleria piemontese da quella spagnola, la fuga dei sabaudi verso Valenza divenne generale. Costoro ebbero circa 300 morti e 1.200 fra feriti e prigionieri, i vincitori 200 deceduti e 300 feriti. Dalle guerre di successione il Piemonte uscì ingrandito territorialmente e Bassignana fu inserita nuovamente nella provincia di Alessandria. Con l’arrivo di Napoleone, anche nel borgo furono introdotte le novità portate dai principi rivoluzionari e, scomparsa ogni traccia degli antichi ordinamenti feudali, nel 1799 fu insediata la nuova Giunta Municipale composta da un Sindaco – Presidente o Maire, un Segretario, i Consiglieri ed un Esattore. La nuova Giunta non poté esercitare per molto tempo il proprio mandato per la reazione austro-russa, che causò una nuova battaglia nel borgo, quella del 12 maggio 1799, fra i francesi di Jean Victor Marie Moreau coadiuvato da Charles Mathieu Gardanne ed i coalizzati di Aleksandr Vasil’evic Suvorov con Franz Seraph Rosenberg-Orsini ed il granduca Konstantin Pavlovic Romanov. Nella notte precedente 7.000 russi si portarono sopra un’isola molto allungata in mezzo al Po ed al mattino raggiunsero a Bassignana senza trovare alcuna resistenza, indietreggiando i francesi verso Pecetto. Pertanto gli alleati puntarono verso questo paese, ma furono respinti verso la strada per Valenza a Pelizzari, dove avvenne lo scontro decisivo nel tardo pomeriggio. I francesi comandati da Luigi Leonardo Colli succeduto al ferito François Jean Baptiste Quesnel stavano per essere sopraffatti dai russi del Rosenberg e del granduca Konstantin, quando sopraggiunsero i rinforzi del Gardanne da Alessandria, che sfondarono lo schieramento nemico, lo respinsero a Bassignana, data alle fiamme, e sull’isola. I coalizzati ebbero circa 800 feriti ed altrettanti morti, molti affogati nell’attraversamento del fiume in piena. L’anno dopo con la battaglia di Marengo Napoleone riconquistò il Piemonte e lo tenne fino alla sua caduta, ripristinando nel paese gli ordinamenti democratici abbattuti per breve tempo dalla reazione austro-russa. 11 Nel 1848 nel borgo venne istituito un corpo di “Milizia Comunale” e dopo la sconfitta di Carlo Alberto il paese rimase in mano all’ esercito piemontese mentre gli austriaci occuparono Valenza. Nella guerra del 1859 il 1 giugno le truppe dell’Austria provenienti dalla Lombardia, passarono il Po e si spinsero nel territorio di Bassignana per spiare le mosse degli eserciti alleati, che prontamente le respinsero. Una gravissima crisi economica colpì l’Italia ed ovviamente Bassignana a cavallo fra il 1866 ed il 1874, acuita nel 1867 da una epidemia di colera che interessò il paese in estate con oltre 180 casi ed una novantina di decessi. **** La successiva ripresa fu testimoniata anche dalla crescita costante della popolazione che nel capoluogo superò i 3.000 abitanti. Alcuni di questi, allora, fecero il grande passo ed andarono a popolare gli Stati Uniti a Memphis e Saint Louis. Non solo U.S.A. anche Argentina, Venezuela, Brasile ed altre parti del mondo. Molti di loro fecero fortuna; taluni non tornarono più al loro paese; altri, tanti, non dimenticarono mai le loro origini e per molti anni tornarono a rivedere il loro paesello non appena ne ebbero la possibilità. Ed ancora oggi ogni tanto appaiono in paese, magari anche solo per una “ toccata e fuga” parenti ed discendenti di quegli antichi emigranti. E con una certa frequenza in Muncipio arrivano dalle più disparate località del mondo, lettere di persone che richiedono notizie dei loro antenati. Ma questa è un’altra storia … 12 Capitolo IV Il borgo Le chiese, i monasteri e gli ospedali Sul finire del XII secolo il Comune di Pavia provvide alla rifondazione di Bassignana, che assunse l’aspetto definitivo visibile ai nostri giorni. La ricostruzione fu condizionata dalle strutture edilizie preesistenti a causa dell’antica origine del paese, soprattutto nella zona a nord verso il Po. L’ossatura interna del borgo ebbe il tipico schema a scacchiera, di forma rettangolare, a due assi generatori, che si incrociavano perpendicolarmente nella zona centrale di Bassignana. Il primo di essi, l’attuale Corso Italia, attraversava l’abitato da nord a sud e collegava le due porte aperte nella cerchia delle mura, fungendo da asse di scorrimento del traffico di attraversamento; l’altro cardine viario era chiamato Via di Mezzo e corrisponde ora alle vie Verdi ed Umberto I. L’abitato era poi intersecato da numerose strade secondarie. Una ulteriore suddivisione del paese era in una pars superior ed in una pars inferior: la prima comprendeva tutti gli isolati a sud della Via di Mezzo ed era detta “Capo o Campo Soprano”; la seconda con tutte le abitazioni a nord si chiamava “Capo o Campo Sottano”. Le ragioni oggi ci sono ignote. A contatto diretto con le mura, perimetralmente al nucleo abitato, correva una strada “di lizza” o di circonvallazione interna, oggi ben identificabile a sud con le attuali vie 4 Novembre, Garibaldi e San Lorenzo, a est Muzio Cortese, a nord Trieste, Diaz e San Rocco ed infine ad ovest con il tratto inferiore di quest’ ultima. Nelle mura, distrutte dagli spagnoli nel 1552, che avevano un perimetro di circa 1.700 metri, si aprivano diverse porte delle quali solo della Mezzano si conosce l’esatta ubicazione, essendo stata restaurata o ricostruita come un arco trionfale in occasione della visita di Vittorio Amedeo III il 17 settembre 1787. Il borgo era circondato da un ampio e profondo fossato, corrispondente a sud alle via Mazzini e Roma, a est Piave, a nord Trieste, Diaz e San Rocco ed ovest San Paolo. Le chiese San Giovanni Battista. La prima menzione dell’antica pieve di San Giovanni Battista risale al diploma del 22 novembre 977, con il quale l’imperatore Ottone II ne confermò il possesso a Pietro, vescovo di Pavia. Nel 1266 è tramandato il più antico arciprete nella persona di Berardo de Valide. Il complesso edilizio della pieve di notevoli dimensioni decadde rapidamente, tanto che nel XV secolo la cura delle 13 anime bassignanesi veniva già effettuata in Santo Stefano. Attualmente quel che resta di San Giovanni Battista all’ interno del cimitero del paese è in stato di completo abbandono. Santo Stefano. Sull’ area dell’attuale parrocchiale, entro la cerchia delle mura, sorse questa chiesa verso la seconda metà del XIII secolo. A partire dal giugno 1833 ebbero inizio i lavori per la costruzione del nuovo tempio, improntato al gusto neoclassico imperante. Santo Spirito poi San Giovanni Battista. Agli inizi del XIV secolo fu eretto un ospedale dedicato a Santo Spirito con annessa una omonima chiesa. Quando nel secolo successivo la compagnia dei disciplini di San Giovanni Battista presero possesso di questa chiesa, essa mutò il nome appunto in San Giovanni Battista. Ristrutturata agli inizi del Settecento fu abbattuta nel 1952 nell’intento di allargare la Piazza del Mercato. San Lorenzo. Già esisteva nel 1460, quando figurava quale sede della omonima confraternita di disciplini, la più antica del paese. Verso il 1727 i disciplini iniziarono alcuni importanti lavori di ristrutturazione, al termine dei quali l’edificio assunse l’aspetto attuale. Santa Maria Piccola. Questo oratorio fu eretto all’estrema periferia del borgo, presso l’antica Porta Pavese dalla quale usciva la strada diretta verso il Po. La struttura fu edificata da Filippo Maria Sforza fra il 1473 ed il 1491 e donata ai carmelitani, il 7 luglio 1491. Verso la metà del secolo successivo fu sede di una confraternita di disciplini che assunsero il titolo di Santa Maria Piccola. I lavori eseguiti alla fine dell’Ottocento conferirono alla chiesa l’aspetto che oggi si vede. San Bernardo. Questo oratorio sorto in mezzo ai campi con ingenue pitture votive dei secoli XIV e XV decadde rapidamente senza che i carmelitani, ai quali era stato ceduto, riuscissero a ristrutturarlo. Fu abbattuto dopo il 1802. San Sebastiano. L’oratorio fu costruito in riva al Po come pubblico voto in seguito a qualche pestilenza. Fu atterrato agli inizi dell’Ottocento. San Rocco. Altro oratorio eretto come voto sorse in fondo all’ omonima via. Rapidamente decaduto, fu restaurato dalla municipalità nel settecento ed abbattuto agli inizi del secolo successivo. San Giuseppe. L’oratorio fu costruito per un voto pubblico fuori delle mura ed è menzionato nel 1576. Essendo andato in rovina fu demolito e rifatto nel 1683, sempre a spese del Comune. Chiuso al pubblico verso la metà dell’Ottocento, rimangono una piccola rotonda preceduta da un atrio, con una sacrestia dietro l’altare. 14 Chiesa Evangelica. A metà dell’Ottocento in seguito alla predicazione di Secondo Musso a Bassignana si sviluppò una comunità evangelica. Nel 1877 vennero inaugurati dei locali destinati al culto in Via Verdi, demoliti nel 1908 per costruire il nuovo tempio di stile gotico, aperto il 25 luglio dell’anno seguente. I monasteri “Domus” ospedaliera degli Antoniniani di Vienne. Il centro monastico di San Antonio, ubicato al di fuori delle mura occidentali del borgo, lungo la strada per Valenza, era ancora pienamente efficiente nel 1460. Già in decadenza nel Cinquecento, numerosi edifici del complesso, fra i quali l’annessa chiesa di San Antonio, furono poi bruciati dai francesi acquartierati a Bassignana nel 1557. A cavallo fra il Sei ed il Settecento la struttura fu completamente distrutta e mai più menzionata. Monastero di Santa Maria del Carmine. A Bassignana esisteva anticamente un monastero di carmelitani scalzi, la cui origine risale alla bolla di Urbano VI emessa a Genova il 2 dicembre 1379 ed indirizzata al generale dei carmelitani stessi ed al Comune. Il convento, con una chiesa propria dedicata a Santa Maria del Carmine, fu costruito all’ interno del paese, adiacente alla chiesa di San Lorenzo. Qui sussistono tuttora cospicue tracce dell’edificio ricostruito nel 1610 ed ulteriormente rimaneggiato nell’Ottocento con radicali trasformazioni che ne hanno in gran parte eclissata l’originaria fisionomia architettonica. Il monastero divenne un rilevante centro spirituale e culturale grazie all’annesso collegio, fino alla soppressione decretata nel periodo napoleonico. Monastero di San Paolo. Questo monastero di minori osservanti riformati, detti anche zoccolanti, sorgeva fuori delle mura meridionali del borgo, verso la strada che porta a Valenza, ove ancora oggi esiste un‘edicola sacra a ricordo della scomparsa chiesa di San Paolo, annessa al convento. La struttura fu edificata nel 1490 a spese dei bassignanesi e nello stesso anno eretta canonicamente con bolla apostolica di Innocenzo VII. Il monastero fu soppresso nel 1802 e più tardi atterrato con la chiesa: di entrambi non rimane più traccia con l’eccezione dell’ala settentrionale del chiostro, adibita a sede della casa di riposo “Muzio Cortese”. Gli ospedali Le fondazioni benefiche che si proponevano come obiettivo immediato l’assistenza ai malati ed ai poveri, ma soprattutto ai pellegrini, assunsero il nome di hospitalia o hospitia. Anche a Bassignana, data la particolare ubicazione geografica ed essendo almeno per un certo periodo abituale ricettacolo di esuli politici, si manifestò l’esigenza di una idonea attrezzatura ospedaliera. 15 Primo Ospedale di San Giacomo. Un documento del 1207 menziona una mansio de Rivu Pulverio sita in territorio de Bassignana. E’ verosimile che la mansio sia da identificare con l’ospedale di San Giacomo, di patronato della famiglia Bellingeri, che sorgeva appunto nella valle di San Giacomo, nella pianura tra Pecetto e Rivarone. Alla fine del Trecento l’ospedale e la chiesa annessa erano ancora efficienti, ma già nel secolo successivo l’ospedale aveva cessato di esistere, sopravvivendogli la chiesa di San Giacomo, almeno fino al settecento in desolante rovina. Secondo Ospedale di San Giacomo. Nel 1439 Giacomo Cani dispose con testamento che alla chiesa di San Giacomo costruita presso la propria abitazione fosse legato un piccolo edificio, situato nelle immediate vicinanze, nel quale istituire un ospedale per i poveri. La struttura pienamente efficiente a metà dello stesso secolo, già nel Cinquecento per i continui ladrocini e l’impoverirsi della famiglia era ridotta ad una sordida spelonca e la chiesa ormai abbandonata. Ancora un secolo e l’ospedale di San Giacomo con la chiesa cessò di esistere. Ospedale di Santo Spirito. L’ospedale fu istituito per effetto delle disposizioni testamentarie di Muzio Cortese presago della prossima fine il 31 gennaio 1296. Costui dispose che tutti i suoi beni fossero attribuiti al Comune ed agli abitanti di Bassignana al fine di costruire un ospedale per i poveri, nel caso i suoi figli fossero morti senza discendenti diretti. Essendo morti costoro senza prole la struttura venne fondata materialmente intorno al 1330, con una annessa chiesa di Santo Spirito, sotto la partecipazione e la tutela diretta dell’ordinariato diocesano pavese. Nel periodo 1454-1460 con la dominazione sforzesca l’ospedale fu rifatto nelle eleganti forme del gotico lombardo. Poco dopo si pose mano anche alla chiesa di Santo Spirito. Di quanto venne realizzato allora, rimane ben poco perché nel Settecento l’edificio fu quasi integralmente ricostruito. Nonostante le spogliazioni operate intorno al 1557 dalle truppe francesi e spagnole, l’ospedale proseguì a svolgere la sua benefica attività assistenziale. Nulla si conosce degli accadimenti seicenteschi per l’assenza di ogni documentazione. Nel Settecento il nosocomio entrò in un grave stato di crisi, nonostante la favorevole situazione economica, per il progressivo aumento del numero degli ammalati assistiti, in parte dovuto alle ricorrenti epidemie come nel 1775. A sanare almeno in parte la precaria situazione dell’ente intervenne nel 1794 una generosa donazione di Pio Vincenzo Campo Fregoso. Scarse sono le notizie dell’epoca napoleonica, mentre negli anni successivi la vita della struttura continuò a svolgersi regolarmente senza fatti degni di particolare rilievo. A metà dell’Ottocento grazie a numerosi stanziamenti si riuscì ad assistere anche i poveri del paese pure con l’acquisto di pane. Si pensò inoltre di ampliare il nosocomio, ma dopo un dibattito 16 durato anni si riadattarono solo i locali preesistenti. Finalmente nel 1900 con l’acquisto da Casa Lenti, poco distante dall’abitato e dotata di ampio giardino, venne realizzato il progetto di trovare una nuova sede per l’ospedale, trasformato infine in ricovero per anziani nel 1936. 17 Capitolo V Ponti e porti sul Po e sul Tanaro Sul finire del XII secolo i pavesi procedettero alla rifondazione di Bassignana, all’erezione di Borgofranco, ora Suardi, ed alla costruzione del ponte in legno sul Po. Questa struttura, particolarmente vulnerabile, richiese particolari apprestamenti difensivi: pertanto all’ imboccatura settentrionale del ponte, verso Borgofranco, fu costruita una munita rocchetta, i cui resti si vedevano ancora all’inizio del secolo scorso. Il ponte di Bassignana è già menzionato nel 1212, stazionando alle due imboccature i portonarii, i funzionari comunali deputati ad esigere il dazio sulle persone e sulle merci. L’esule guelfo Opicino de Canistris nel 1310 svolse per qualche tempo questa attività. Nel 1322 sul ponte si combatté la battaglia fra le truppe angioine e quelle di Marco Visconti, senza che abbia subito danni importanti. Questo collegamento fu momentaneamente chiuso per i danni subiti in seguito alle piene autunnali del 1439. Purtroppo un’altra piena, improvvisa e terribile, il 22 ottobre 1454, fece crollare il torrione verso Borgofranco, distrusse cinque arcate e minacciò di trascinare via il rimanente dalla parte di Bassignana. Nel disastro perirono cinque persone del corpo di guardia all’interno del torrione. Poiché la ricostruzione del ponte fu giudicata estremamente impegnativa e costosa, per assicurare i collegamenti fra l’una e l’altra sponda fu allestito un porto o ponte natante costituito da due o più barconi i quali, mediante una lunga fune assicurata alle rive e sostenuta da una fila di barchette dette foine, facevano la spola tra le due rive. Inizialmente il porto fu posto alle dirette dipendenze della camera ducale, che introitava il dazio sulle persone e le merci che attraversavano il fiume. Tuttavia nel 1466 il duca Galeazzo Maria Sforza concesse di incassare i tributi a Gilio da Cortona detta Rizio, privilegio passato alla sua morte a Nicolò de Petraculis da Cortona e poi alla di lui figlia, la nobile Antonia. Questa famiglia fu spogliata dalla riscossione del pedaggio verosimilmente dai francesi. Col ritorno del governo ducale nel 1513 questi cespiti unitamente al feudo di Bassignana furono trasmessi a Giasone del Maino ed ai suoi eredi fino all’ Ottocento. Nel 1755 una terribile inondazione del 1755 ruppe le fuine del porto di Bassignana e le apocalittiche rotte del Po nel 1801 e nel 1808 distrussero l’abitato di Borgofranco, mutando l’idrografia della zona al punto che in mezzo al fiume venne a crearsi una 18 grande isola. Conseguentemente per ristabilire normali comunicazioni fra le due sponde, fu necessario istituire due porti natanti sui due canali che la corrente del fiume aveva creato. Le piene negli anni 1852, 1853 e 1862 indussero i discendenti della famiglia del Maino a cedere i diritti al Comune, non volendosi accollare le ingenti spese per riparare i danni subiti dalle strutture. In seguito la municipalità cedette l’esercizio del porto alla famiglia Pagella fino al 1937 quando fu definitivamente chiuso. ***** Nel 1550 esisteva già anche il “porto di Bassignana sopra il Tanaro”, esercitandone i diritti fiscali il Comune. Questa struttura, chiamata Radice, era ancora in funzione nell’Ottocento. Il traghetto rimase in funzione sino al 1919 quando venne sostituito da un ponte di legno utilizzando il materiale del ponte sulla Bormida di Alessandria nel frattempo( 1915) sostituito da un ponte in muratura tuttora in esercizio. Venne chiamato Ponte della Vittoria con riferimento alla guerra appena terminata. Il ponte di legno venne distrutto in seguito alla rottura della diga di Molare il 13 Agosto 1935, sostituito ancora da un traghetto sino al 1938 quando entrò in funzione un ponte di barche a sua volta distrutto da un bombardamento alleato il 7 agosto 1944 nel corso della seconda guerra mondiale, con lo scopo di ritardare la ritirata dell’esercito tedesco. Nel dopoguerra i collegamenti vennero assicurati da un traghetto ed infine le due sponde vennero unite con un ponte, chiamato della Vittoria, inaugurato nel 1961 e costruito a monte di circa 1 Km. Le vicende riguardanti il “ Porto sul Tanaro” sono ricavate dal libro “ BassignanaImmagini e Memorie” di Angelo Fabbio 19 Bibliografia. Flavio Fagnani, Giovanni Torti. Profilo Storico di Bassignana. Volume Primo. Le linee generali di svolgimento. Azzate (Varese): La Varesina Grafica, 1970: 1-280 Flavio Fagnani, Giovanni Torti. Profilo Storico di Bassignana. Volume Secondo. Le chiese, i monasteri, gli ospedali. Azzate (Varese): La Varesina Grafica, 1973: 1-240 Flavio Fagnani, Giovanni Torti. Profilo Storico di Bassignana. Volume Terzo. Il Comune. Il Po. Azzate (Varese): La Varesina Grafica, 1979: 1-240 Flavio Fagnani, Giovanni Torti, Angelo Fabbio. Profilo Storico di Bassignana. Volume Quarto. Documenti di storia. Azzate (Varese): Consorzio Artigiano L.V.G. , 1990 : 1-280. I volumi di cui sopra sono esauriti da tempo ed oramai introvabili, tranne il Volume Quarto che è disponibile sino ad esaurimento facendone richiesta al Comune di Bassignana. Altre notizie e curiosità si possono reperire nei seguenti testi entrambi scritti da Angelo Fabbio: Bassignana – Immagini e Memorie An sar cantò – Basgnan-na e u’ so parlà. Ringraziamenti. A Mauro Maria Perrot per la revisione linguistica. 20 Indice Introduzione ......................................................................................................... pag. 2 Capitolo I Dall’età romana all’ottoniana ........................................................... pag. 3 Capitolo II Dall’età comunale alla sforzesca La battaglia del 1322 ................. pag. 5 Capitolo III Dall’età spagnola all’ottocento Le battaglie del 1745 e del 1799 . pag. 10 Capitolo IV Il borgo. Le chiese, i monasteri e gli ospedali ................................ pag. 13 Capitolo V Ponti e porti sul Po e sul Tanaro ...................................................... pag. 18 Bibliografia.......................................................................................................... pag. 20 21